Back Index Next

COMMENTO

Il sacro Corano ha usato diverse volte l’espressione “non credano” a proposito dei miscredenti, dei munâfiqûn e dei mussulmani dalla debole fede, e ciò perché essi sono privi di ragione e non sono in grado di valutare correttamente la realtà. Essi considerano la creazione come cosa inutile, il martirio come l’annientamento dell’essere umano, il mondo come eterno, essi non conoscono altra gloria che il denaro e il potere, e desiderano essere immortali in questo mondo.

A volte, i miscredenti considerano le loro ricchezze, i loro successi e le loro vittorie, come segno della loro dignità e superiorità, mentre Iddio per il loro ostinato rifiuto della verità, per la loro miscredenza, e per i loro peccati, dà loro del tempo affinché sprofondino totalmente nel male e nel peccato.

La storia ci dice che dopo che l’imam Husayn fu ucciso per ordine dell’empio e maledetto Yazîd, la famiglia del nobile Imam fu fatta prigioniera e condotta a Damasco da Yazîd, il quale, con estrema superbia, si rivolse alla santa Zaynab dicendo: “Hai visto che Dio è con noi!”. La nobile donna recitò allora il versetto in esame, e dopodiché disse: “Io ti considero abietto e vile, e degno di ogni forma di umiliazione. Fai quello che vuoi, ma giuro su Dio che non potrai spegnere la luce di Dio”

Certo, per simili individui il Signore Eccelso ha preparato un castigo umiliante, per accompagnare abominio e infamia alla loro falsa gloria terrena.

Possiamo distinguere i peccatori in due ben distinti gruppi:

1.       i peccatori correggibili, che vengono ammoniti e corretti da Dio, attraverso consigli, dolori e gioie;

2.       i peccatori incorreggibili, i quali vengono abbandonati da Dio, affinché dimostrino tutta la loro empietà. A tal proposito, in una tradizione del santo imam Bâqir (A) leggiamo: “La morte è un dono per i miscredenti, poiché vivendo di più peccano maggiormente”[342]

OSSERVAZIONI

1.       Le concessioni di tempo ai miscredenti non sono segno di benevolenza, non fatevi perciò ingannare dalle apparenze!

2.       I doni divini giovano solo a condizione che vengano usati sulla via della verità, del bene e della crescita spirituale.

3.       Non conta quanto si vive, ma come si vive, e che profitto si trae dalla vita. Il santo imam Sajjad (A), nella celebre supplica Makârimu-l’aķlâq, chiede al Signore Eccelso: “Se la mia vita dovesse diventare il pascolo di Satana, ebbene, accorciala!”[343]

4.       Non esprimete mai giudizi affrettati, tenete presente anche l’aldilà.

5.       Il benessere e la sovranità dei tiranni non è segno del fatto che essi sono nel vero, o che Allah è soddisfatto di loro, e non deve essere una scusa per non combatterli.

VERSETTO 179

ãøóÇ ßóÇäó Çááøåõ áöíóÐóÑó ÇáúãõÄúãöäöíäó Úóáóì ãó ÃóäÊõãú Úóáóíúåö ÍóÊøóìó íóãöíÒó ÇáúÎóÈöíËó ãöäó ÇáØøóíøöÈö æóãóÇ ßóÇäó Çááøåõ áöíõØúáöÚóßõãú Úóáóì ÇáúÛóíúÈö æóáóßöäøó Çááøåó íóÌúÊóÈöí ãöä ÑøõÓõáöåö ãóä íóÔóÇÁ ÝóÂãöäõæÇú ÈöÇááøåö æóÑõÓõáöåö æóÅöä ÊõÄúãöäõæÇú æóÊóÊøóÞõæÇú Ýóáóßõãú ÃóÌúÑñ ÚóÙöíãñ ﴿179﴾

184.  Allah non lascia i credenti nello stato in cui vi trovate [ora] voi, [se non] fino a distinguere il cattivo dal buono. Allah non vi informa sull’occulto, ma elegge chi vuole dei Suoi messaggeri. Credete dunque in Allah e nei Suoi messaggeri, e [sappiate che] se crederete e sarete timorati, avrete un immenso premio.

COMMENTO

Questo versetto è l’ultimo dei versetti di questa sura che parlano della vicenda di Uhud, e ci ricorda che in questo nostro mondo Iddio mette alla prova i credenti. Chiunque dice di essere credente deve dimostrarlo superando le prove alle quali lo sottopone il suo Signore. Le vittorie e le sconfitte sono un esempio di queste prove, come la sconfitta dei mussulmani a Uhud, che ha permesso a tutti di distinguere i veri credenti dai munâfiqûn.

Il Signore Altissimo non informa tutti gli esseri umani del male e del bene occulto, poiché se facesse ciò la gente perderebbe ogni speranza, i legami sociali si sfalderebbero, e regnerebbe il disordine nella vita degli uomini. È quindi meglio che essi non conoscano le cose che Allah ha tenuto loro nascoste, affinché la loro vita proceda in modo normale, e il male e il bene si manifestino gradualmente attraverso le prove alle quali Iddio li sottopone.

OSSERVAZIONI

1.       Iddio abbandona i miscredenti, mentre non abbandona i credenti, nei confronti dei quali è benevolo e sollecito.

2.       Allah distingue il puro dall’impuro mettendo alla prova la gente.

3.       La vita deve svolgersi in modo ordinario. Se gli uomini venissero a conoscenza dei segreti che Iddio ha tenuto loro nascosti, la loro vita si paralizzerebbe.

4.       Dio dona solo a particolari persone la conoscenza dell’occulto.

5.       Dio dona la conoscenza dell’occulto a quelle persone a cui ha affidato una missione.

6.       Alcuni profeti sono superiori ad altri.

7.       Solo Iddio conosce l’occulto. Egli informa i Suoi eletti di alcuni aspetti dell’occulto.

VERSETTO 180

æóáÇó íóÍúÓóÈóäøó ÇáøóÐöíäó íóÈúÎóáõæäó ÈöãóÇ ÂÊóÇåõãõ Çááøåõ ãöä ÝóÖúáöåö åõæó ÎóíúÑðÇ áøóåõãú Èóáú åõæó ÔóÑøñ áøóåõãú ÓóíõØóæøóÞõæäó ãóÇ ÈóÎöáõæÇú Èöåö íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö æóáöáøåö ãöíÑóÇËõ ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑñ ﴿180﴾

185.  E non credano coloro che sono avari di quello che Allah ha concesso loro della Sua grazia, che ciò sia un bene per loro, anzi, è un male; presto, nel Giorno del Giudizio, porteranno appeso al collo ciò di cui furono avari. Ad Allah appartiene l’eredità dei cieli e della terra, e Allah è ben informato di quello che fate.

COMMENTO

Questo versetto espone la fine che faranno gli avari nel Giorno del Giudizio, la fine di coloro che si sforzano di accumulare averi e ricchezze, e che si rifiutano di aiutare i bisognosi.

Anche se il versetto non parla espressamente della zakâħ, le tradizioni dell’Ahlulbayt e le parole degli esegeti, c’insegnano che esso riguarda coloro che si rifiutano di dare la zakâħ.

Il versetto si apre dicendo: E non credano coloro che sono avari di quello che Allah ha concesso loro della Sua grazia, che ciò sia un bene per loro, anzi, è un male”

Poi descrive la fine che faranno il Giorno del Giudizio: Presto, nel Giorno del Giudizio, porteranno appeso al collo ciò di cui furono avari”

Da questa frase si può dedurre che i beni dei quali la gente non s’è giovata, dei quali non è stata pagata la zakâħ, i beni che sono stati spesi puramente per scopi personali, o che sono stati accumulati senza una valida ragione, ebbene, tutti questi beni, nel Giorno del Giudizio, si manifesteranno sottoforma di pesanti catene che gli avari dovranno portare al collo, come punizione del loro abietto comportamento.

Il versetto continua ricordando che, in ogni caso, un giorno questi beni si separeranno dai loro possessori, poiché invero: Ad Allah appartiene l’eredità dei cieli e della terra”

Ora che le cose stanno così, non è forse meglio trarre vantaggio spirituale dagli averi prima di separarsi da essi?

Il versetto si conclude ricordando che: Allah è ben informato di quello che fate”

Insomma, Iddio sa quello che voi fate dei vostri beni, e se li donerete sulla Sua via, Egli vi ricompenserà generosamente.

VERSETTO 181

áøóÞóÏú ÓóãöÚó Çááøåõ Þóæúáó ÇáøóÐöíäó ÞóÇáõæÇú Åöäøó Çááøåó ÝóÞöíÑñ æóäóÍúäõ ÃóÛúäöíóÇÁ ÓóäóßúÊõÈõ ãóÇ ÞóÇáõæÇú æóÞóÊúáóåõãõ ÇáÃóäÈöíóÇÁ ÈöÛóíúÑö ÍóÞøò æóäóÞõæáõ ÐõæÞõæÇú ÚóÐóÇÈó ÇáúÍóÑöíÞö ﴿181﴾

186.  In verità, Allah ha udito le parole di quelli che hanno detto: “Allah è povero e noi siamo ricchi!”. Scriveremo quello che hanno detto, e il fatto che hanno ingiustamente ucciso i profeti, e diremo loro: “Gustate il castigo del rogo!”

COMMENTO

Questo versetto, e il successivo, sono stati rivelati per biasimare i giudei.

Il sommo Profeta scrisse una lettera ai giudei della tribù dei Banî Qaynuqâº, invitandoli a pregare, a dare la zakâħ, e a concedere prestiti a Dio, e cioè fare la carità ai bisognosi.

L’inviato del sommo Profeta si recò in una casa che era il centro d’insegnamento religioso dei giudei, e che si chiamava Baytu-l-madâris, e consegnò la lettera del Messaggero di Allah a Finhâş, che era un eminente dotto giudeo. Egli dopo aver letto la lettera, con tono beffardo disse: “Se le vostre parole sono giuste, allora bisogna proprio dire che Dio è povero, mentre noi siamo ricchi, poiché se Egli non fosse stato povero non ci avrebbe domandato prestiti. Inoltre, Muhammad è convinto che Dio vi ha vietato l’usura, mentre egli stesso vi promette interessi e profitti in cambio della vostra carità”

In seguito, Finhâş negò di avere detto ciò, e furono perciò rivelati il versetto in esame e quello successivo.

Il versetto afferma: «In verità, Allah ha udito le parole di quelli che hanno detto: “Allah è povero e noi siamo ricchi!”»

È perciò inutile che neghino, poiché: Scriveremo quello che hanno detto”, non solo, scriveremo anche che hanno ingiustamente ucciso i profeti!

Scriveremo tutto ciò per farlo vedere loro il Giorno del Giudizio, e dire loro: “Gustate il castigo del rogo!”

VERSETTO 182

Ðóáößó ÈöãóÇ ÞóÏøóãóÊú ÃóíúÏöíßõãú æóÃóäøó Çááøåó áóíúÓó ÈöÙóáÇøóãò áøöáúÚóÈöíÏö ﴿182﴾

187.  Questo, per ciò [di male] che avete commesso, e perché, in verità, Allah non è żallâm [assai iniquo] con i [Suoi] servi.

COMMENTO

Il sacro Corano, in questo versetto continua il discorso iniziato nel precedente, e aggiunge: “Questo, per ciò [di male] che avete commesso, e perché, in verità, Allah non è żallâm [assai iniquo] con i [Suoi] servi”

Se Iddio non punisse i peccatori e li trattasse come i probi, ciò costituirebbe un’immensa ingiustizia, ed è questo il motivo per il quale il versetto usa il termine “żallâm”, che significa “assai iniquo”, al posto di “żâlim”, che significa “iniquo”

VERSETTO 183

ÇáøóÐöíäó ÞóÇáõæÇú Åöäøó Çááøåó ÚóåöÏó ÅöáóíúäóÇ ÃóáÇøó äõÄúãöäó áöÑóÓõæáò ÍóÊøóìó íóÃúÊöíóäóÇ ÈöÞõÑúÈóÇäò ÊóÃúßõáõåõ ÇáäøóÇÑõ Þõáú ÞóÏú ÌóÇÁßõãú ÑõÓõáñ ãøöä ÞóÈúáöí ÈöÇáúÈóíøöäóÇÊö æóÈöÇáøóÐöí ÞõáúÊõãú Ýóáöãó ÞóÊóáúÊõãõæåõãú Åöä ßõäÊõãú ÕóÇÏöÞöíäó ﴿183﴾

188.  [Essi sono] gli stessi che hanno detto: “In verità, Allah ha pattuito con noi che non credessimo a nessun messaggero finché non ci porti una vittima sacrificale che il fuoco [celeste] consumi”. Di’: “In verità, prima di me, sono venuti a voi dei messaggeri con prove evidenti e [anche] con la prova che avete detto. Ebbene, perché li avete uccisi, se siete sinceri?”

COMMENTO

Alcuni per non accettare l’Islam, inventavano scuse, dicendo: “Noi abbiamo promesso a Dio di prestare fede solo al profeta che sacrifichi una bestia che venga poi colpita da un fulmine che la bruci davanti agli occhi della gente”. Fu allora rivelato il versetto in esame e ordinò al Profeta di dire a questi protervi cavillatori: “In verità, prima di me, sono venuti a voi dei messaggeri con prove evidenti e [anche] con la prova che avete detto. Ebbene, perché li avete uccisi, se siete sinceri?”

OSSERVAZIONI

1.       La storia è in grado di testimoniare meglio di ogni altra cosa i crimini dei popoli del passato.

2.       Non giustificate il rifiuto della verità con la religione.

3.       I pretesti che i nemici della verità hanno addotto lungo la storia si assomigliano fra di loro.[344]

4.       Quando l’uomo diventa superbo e ribelle, inventa menzogne contro Dio, si rifiuta di ubbidire ai profeti, e pretende che essi facciano i miracoli che piacciono a lui.

VERSETTO 184

ÝóÅöä ßóÐøóÈõæßó ÝóÞóÏú ßõÐøöÈó ÑõÓõáñ ãøöä ÞóÈúáößó ÌóÂÄõæÇ ÈöÇáúÈóíøöäóÇÊö æóÇáÒøõÈõÑö æóÇáúßöÊóÇÈö ÇáúãõäöíÑö ﴿184﴾

189.  Ebbene, se ti danno del bugiardo, [sappi che essi] fecero altrettanto con i profeti che vennero prima di te con le chiare prove, i Zubur [le Salde Scritture] e con il Libro che Illumina.

COMMENTO

Con questo versetto, il Signore rincuora il Suo Messaggero, dicendo: “Ebbene, se ti danno del bugiardo, [sappi che essi] fecero altrettanto con i profeti che vennero prima di te”

Ti smentiscono come furono smentiti gli inviati del passato, nonostante essi, come te, avessero con sé chiari segni, palesi miracoli e salde scritture!

VERSETTO 185

ßõáøõ äóÝúÓò ÐóÂÆöÞóÉõ ÇáúãóæúÊö æóÅöäøóãóÇ ÊõæóÝøóæúäó ÃõÌõæÑóßõãú íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö Ýóãóä ÒõÍúÒöÍó Úóäö ÇáäøóÇÑö æóÃõÏúÎöáó ÇáúÌóäøóÉó ÝóÞóÏú ÝóÇÒó æóãÇ ÇáúÍóíóÇÉõ ÇáÏøõäúíóÇ ÅöáÇøó ãóÊóÇÚõ ÇáúÛõÑõæÑö ﴿185﴾

190.  Ogni anima gusterà la morte, e, senza dubbio, le vostre mercedi vi saranno date completamente nel Giorno del Giudizio. Chi dunque sarà allontanato dal Fuoco e introdotto nel Paradiso, si sarà certamente salvato. [Ricordate che] la vita terrena non è che una merce ingannevole.

COMMENTO

Questo versetto ricorda una costante legge della natura: “Ogni anima gusterà la morte”

Molte persone preferiscono dimenticare che sono mortali, ma è bene sapere che la morte non dimentica nessuno!

Dopo la vita di questo mondo, i peccati saranno puniti e le buone azioni premiate: “Senza dubbio, le vostre mercedi vi saranno date completamente nel Giorno del Giudizio”

Poi il versetto aggiunge: “Chi dunque sarà allontanato dal Fuoco e introdotto nel Paradiso, si sarà certamente salvato”

È come se l’Inferno attirasse con tutte sue forze gli uomini verso di sé. Di certo, i fattori che spingono l’uomo verso l’Inferno possiedono un’incredibile attrazione! Non si sente forse l’uomo attratto dalle fuggevoli passioni, dalla lascivia, dal potere e dagli averi illeciti?

La successiva frase di questo versetto, completa il discorso dicendo: “La vita terrena non è che una merce ingannevole”

Ciò che conta, è non fare di questo mondo materiale, e dei suoi fugaci piaceri, il nostro obiettivo finale. È bene poi ricordare che servirsi del mondo materiale e dei doni che Iddio ha posto in esso, non solo non è biasimevole, ma è addirittura necessario.

VERSETTO 186

áóÊõÈúáóæõäøó Ýöí ÃóãúæóÇáößõãú æóÃóäÝõÓößõãú æóáóÊóÓúãóÚõäøó ãöäó ÇáøóÐöíäó ÃõæÊõæÇú ÇáúßöÊóÇÈó ãöä ÞóÈúáößõãú æóãöäó ÇáøóÐöíäó ÃóÔúÑóßõæÇú ÃóÐðì ßóËöíÑðÇ æóÅöä ÊóÕúÈöÑõæÇú æóÊóÊøóÞõæÇú ÝóÅöäøó Ðóáößó ãöäú ÚóÒúãö ÇáÃõãõæÑö ﴿186﴾

191.  Sarete certamente messi alla prova nei vostri beni e nelle vostre vite, sentirete, da quelli a cui è stato dato il Libro prima di voi e da quelli che hanno associato [ad Allah dei pari], molte parole che vi faranno soffrire, e se pazienterete e sarete timorati, ebbene [sappiate che], in verità, questa [condotta] è la più salda delle cose.

COMMENTO

Quando i mussulmani emigrarono dalla Mecca a Medina, i politeisti depredarono i loro beni, molestando e torturando chiunque capitasse loro per le mani.

A Medina venivano poi scherniti dai giudei. Alcuni di loro, con assoluta spudoratezza, recitavano poesie d’amore per le mogli e le figlie dei mussulmani, motteggiandole.

Questi vili attacchi erano guidati da un infame individuo chiamato Kaºb Bin Ašraf, che il santo Messaggero di Allah aveva condannato a morte, e che fu ucciso.

Questo versetto, oltre a confortare i mussulmani, chiede loro di portare pazienza di fronte a questi soprusi, e di essere timorati, poiché questa è la più sicura delle cose che possono fare.

OSSERVAZIONI

1.       Sarete messi seriamente alla prova, preparatevi dunque!

2.       Dio vi mette alla prova in questo modo: dovete sopportare i soprusi del nemico, essere pazienti e timorati.

3.       Le cose con le quali Iddio prova maggiormente la gente, sono i beni e la vita.

VERSETTO 187

æóÅöÐó ÃóÎóÐó Çááøåõ ãöíËóÇÞó ÇáøóÐöíäó ÃõæÊõæÇú ÇáúßöÊóÇÈó áóÊõÈóíøöäõäøóåõ áöáäøóÇÓö æóáÇó ÊóßúÊõãõæäóåõ ÝóäóÈóÐõæåõ æóÑóÇÁ ÙõåõæÑöåöãú æóÇÔúÊóÑóæúÇú Èöåö ËóãóäÇð ÞóáöíáÇð ÝóÈöÆúÓó ãóÇ íóÔúÊóÑõæäó ﴿187﴾

192.  E [ricorda] quando Allah accettò il patto di quelli cui era stato dato il Libro [dicendo loro]: “Lo esporrete alla gente e non lo occulterete!”. Se lo gettarono invece dietro le spalle e lo vendettero a vil prezzo. Ben turpe è quello che hanno acquistato!

COMMENTO

Se oggi milioni di cristiani, ebrei e zoroastriani sono lontani dall’Islam, è colpa dei loro dotti. In base a quanto dice il tafsîr “Atiyabu-l-Bayân”, in almeno sei punti della Bibbia si parla dell’Islam e del profeta Muhammad (S), ma i dotti delle suddette religioni hanno sempre ignorato queste chiare prove.

Occultare la verità è un peccato così grave che il sacro Corano minaccia coloro che lo commettono con terribili espressioni, che non usa a proposito di nessun altro peccato: “Essi sono maledetti da Allah e da coloro che maledicono!”[345]

OSSERVAZIONI

1.            Ogni occultamento della verità che faccia rimanere la gente nel politeismo, nella miscredenza, nell’ignoranza e nella corruzione, dev’essere considerato un enorme peccato, e colui che occulta la verità, è in parte responsabile dei peccati che derivano da questo suo turpe atto.

2.            Si occulta la verità per ottenere o conservare poteri e ricchezze.

3.            I dotti sono responsabili di quello che fa la gente.

4.            Bisogna esporre le verità alla gente in modo che nulla rimanga loro nascosto.

5.            Le conoscenze da sole non sono in grado di donare all’uomo la beatitudine e di salvarlo, è anche necessario riuscire a domare le passioni ed essere timorati di Dio.

VERSETTO 188

áÇó ÊóÍúÓóÈóäøó ÇáøóÐöíäó íóÝúÑóÍõæäó ÈöãóÇ ÃóÊóæÇú æøóíõÍöÈøõæäó Ãóä íõÍúãóÏõæÇú ÈöãóÇ áóãú íóÝúÚóáõæÇú ÝóáÇó ÊóÍúÓóÈóäøóåõãú ÈöãóÝóÇÒóÉò ãøöäó ÇáúÚóÐóÇÈö æóáóåõãú ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿188﴾

193.  Non pensare che coloro che gioiscono per ciò [di cattivo] che hanno fatto e che amano essere elogiati per ciò [di buono] che non hanno fatto, non pensare che siano al riparo dal castigo [divino]: essi avranno un doloroso castigo.

COMMENTO

I munâfiqûn, nella società, amano sempre essere trattati come vengono trattati i credenti. Il loro caso è simile a quello dei vigliacchi che amano essere trattati dalla gente come essa tratta gli uomini prodi e coraggiosi, o a quello degli ignoranti che desiderano essere considerati dotti e sapienti. A volte, la loro finzione raggiunge livelli tali, che pretendono che la gente creda che essi possiedono le migliori virtù. Essi però non fanno altro che ingannare la gente, e perciò non raggiungeranno mai la beatitudine.

In linea di principio, è possibile suddividere gli uomini in tre categorie:

1.       coloro che compiono il bene, e amano che solo Dio ne sia a conoscenza;

2.       coloro che compiono il bene, con l’unico intento di farlo sapere alla gente ed essere da essa lodati;

3.       coloro che pretendono di essere lodati per le buone azioni che non hanno mai compiuto.

Il versetto in esame parla della terza delle tre sopraccitate categorie.

VERSETTO 189

æóáöáøåö ãõáúßõ ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóÇááøåõ Úóáóìó ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿189﴾

194.  Ad Allah appartiene il regno dei cieli e della terra, e Allah è onnipotente.

COMMENTO

Questo versetto costituisce, da una parte, una lieta novella per i credenti, e, dall’altra, una minaccia per i miscredenti. Il versetto dice: “Ad Allah appartiene il regno dei cieli e della terra, e Allah è onnipotente”

Non v’è ragione che i credenti usino mezzi illeciti per progredire, essi possono usufruire dell’onnipotenza divina per raggiungere i loro obiettivi.

VERSETTO 190

Åöäøó Ýöí ÎóáúÞö ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóÇÎúÊöáÇóÝö Çááøóíúáö æóÇáäøóåóÇÑö áÂíóÇÊò áøöÃõæúáöí ÇáÃáúÈóÇÈö ﴿190﴾

195.  In verità, nella creazione dei cieli e della terra e nell’alternarsi della notte e del giorno, certamente, ci sono segni per coloro che sono dotati di sano intelletto,

COMMENTO

I tafâsîr di Faķr Razî, Qurtubiyy e Marâġiyy, narrano la seguente tradizione islamica: «Fu chiesto ad ºAyišaħ: “Qual è il miglior ricordo che hai del Profeta?”. Ella disse: “Tutti gli atti del Profeta erano straordinari, ma superiore a tutti era che una sera il Profeta riposava a casa mia, e ancora prima di addormentarsi, si alzò, si vestì, compì l’abluzione, si mise a pregare, e pianse così tanto da bagnarsi la veste; eseguì poi una prosternazione, e pianse così tanto da bagnare la terra. Quando fece mattina, venne Bilâl e chiese al Profeta il perché di quel lungo pianto. Egli disse: “Ieri sera mi sono stati rivelati dei versetti [versetti 190-194 della presente sura]”. Poi disse: “Guai a chi legge questi versetti e non riflette!”»

In una tradizione del santo Principe dei Credenti (A), narrata nel tafsîr di Faķr Razî leggiamo che il Messaggero di Allah, prima della preghiera della notte, recitava questi versetti. Un altro hadiŝ raccomanda a tutti i mussulmani di leggere questi versetti.

Nûf Bikâliyy, uno dei compagni di Alì (A), narra la seguente tradizione islamica: «Una sera ero al cospetto di Alì, quando ad un tratto si alzò dal letto, recitò questi versetti, e poi mi chiese: “Dormi o sei sveglio?”, ed io risposi: “Sono sveglio”. Disse allora: “Beati coloro che non hanno accolto le impurità della terra”»

OSSERVAZIONI

1.       La creazione dell’universo ha un ben determinato fine.

2.       Conoscendo il creato possiamo conoscere il Creatore.

3.       Ogni piccola cosa di questo sterminato universo parla del Creatore Sublime.

4.       I segni di Dio parlano solo a coloro che sono dotati di sano intelletto.

5.       Nell’universo nulla è a caso!

VERSETTO 191

ÇáøóÐöíäó íóÐúßõÑõæäó Çááøåó ÞöíóÇãðÇ æóÞõÚõæÏðÇ æóÚóáóìó ÌõäõæÈöåöãú æóíóÊóÝóßøóÑõæäó Ýöí ÎóáúÞö ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö ÑóÈøóäóÇ ãóÇ ÎóáóÞúÊó åóÐÇ ÈóÇØöáÇð ÓõÈúÍóÇäóßó ÝóÞöäóÇ ÚóÐóÇÈó ÇáäøóÇÑö ﴿191﴾

196.  che in piedi, seduti e [coricati] sui fianchi ricordano Allah e meditano sulla creazione dei cieli e della terra, [dicendo]: “O nostro Signore, non hai creato [tutto] questo invano. Tu sei puro [immune da qualsiasi difetto]! Preservaci allora dal castigo del Fuoco.

COMMENTO

Ricordare Iddio, è, in ogni caso, segno di saggezza. Coloro che sono dotati di sano intelletto, ricordano Iddio e riflettono sui Suoi segni. Ha valore la fede basata sulla riflessione. Noi dobbiamo sapere che più ci allontaniamo dagli obiettivi divini, più ci avviciniamo all’Inferno. L’universo non è stato creato invano, anche se noi non ne conosciamo tutti i segreti.

VERSETTO 192

ÑóÈøóäóÇ Åöäøóßó ãóä ÊõÏúÎöáö ÇáäøóÇÑó ÝóÞóÏú ÃóÎúÒóíúÊóåõ æóãóÇ áöáÙøóÇáöãöíäó ãöäú ÃóäÕóÇÑò ﴿192﴾

197.  O nostro Signore, in verità, chiunque Tu fai entrare nel Fuoco, di certo, lo umìli, e per gli iniqui non vi sono soccorritori.

COMMENTO

Essere umiliati di fronte a tutti gli uomini è di certo castigo ben peggiore del castigo corporale del fuoco dell’Inferno.

Gli iniqui non godranno né dell’intercessione degli amici di Dio né del soccorso divino.

VERSETTO 193

ÑøóÈøóäóÇ ÅöäøóäóÇ ÓóãöÚúäóÇ ãõäóÇÏöíðÇ íõäóÇÏöí áöáÅöíãóÇäö Ãóäú ÂãöäõæÇú ÈöÑóÈøößõãú ÝóÂãóäøóÇ ÑóÈøóäóÇ ÝóÇÛúÝöÑú áóäóÇ ÐõäõæÈóäóÇ æóßóÝøöÑú ÚóäøóÇ ÓóíøöÆóÇÊöäóÇ æóÊóæóÝøóäóÇ ãóÚó ÇáÃÈúÑóÇÑö ﴿193﴾

198.  O nostro Signore, in verità, noi abbiamo udito una voce [quella del Tuo Messaggero] che invitava alla fede [dicendo]: ‘Credete nel vostro Signore!’, e così noi abbiamo creduto. O nostro Signore, perdona dunque i nostri peccati [maggiori], purificaci dalle nostre colpe [minori] e facci morire con i probi.

COMMENTO

È possibile che in questo versetto il termine “zunûb” indichi i peccati maggiori, e “sayyi’ât” quelli minori. Nel trentunesimo versetto della Sura delle Donne: Se v’asterrete dai maggiori di quei [peccati] che vi vengono proibiti, elimineremo da voi le vostre colpe [minori], e vi faremo entrare in un nobile luogo”, il termine “kabã’ir”, che significa “peccati maggiori”, viene usato accanto a “sayyi’ât”, che assume perciò il significato di “peccati minori”

È anche possibile che “sayyi’ât” indichi gli effetti e le conseguenze dei peccati.

I saggi, quando vengono invitati alla fede, dicono: “Abbiamo sentito e creduto!”, mentre coloro che in questo mondo avranno ignorato tale invito, il Giorno del Giudizio, con estremo rimpianto, diranno: “Poveri noi! Avremmo dovuto ascoltare le parole di Dio e ubbidire ai Suoi ordini!”

OSSERVAZIONI

1.            I saggi sono pronti ad accettare la verità, ed essi, oltre ad accogliere l’invito della loro natura primordiale, accolgono le parole dei profeti e delle guide divine.

2.            Chiedere perdono a Dio è segno di saggezza e intelligenza.

3.            Morire assieme ai probi è un dono divino.

4.            La gente saggia e lungimirante aspira a morire assieme ai probi, e mira all’eterna beatitudine.

VERSETTO 194

ÑóÈøóäóÇ æóÂÊöäóÇ ãóÇ æóÚóÏÊøóäóÇ Úóáóì ÑõÓõáößó æóáÇó ÊõÎúÒöäóÇ íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö Åöäøóßó áÇó ÊõÎúáöÝõ ÇáúãöíÚóÇÏó ﴿194﴾

199.  O nostro Signore, donaci quello che ci hai promesso attraverso i Tuoi messaggeri e non umiliarci nel Giorno del Giudizio, ché, in verità, Tu non manchi alla promessa”

COMMENTO

In questi ultimi versetti, il Signore Eccelso descrive il sentiero dei saggi, di coloro che sono dotati di sano intelletto, nel seguente modo: ricordare Iddio, riflettere sui Suoi segni, raggiungere la saggezza, ubbidire ai profeti, chiedere perdono al Signore Clemente, morire bene assieme ai probi, attendere la grazia divina, e cercare la salvezza.

Nei versetti precedenti si parlava della fede della gente saggia in Dio e nel Giorno del Giudizio, mentre qui si parla della loro fede nei profeti.

OSSERVAZIONI

1.       L’estrema aspirazione dei saggi, è ottenere la grazia divina e la salvezza.

2.       I veri saggi credono in tutti i profeti e in tutte le promesse divine.

VERSETTO 195

ÝóÇÓúÊóÌóÇÈó áóåõãú ÑóÈøõåõãú Ãóäøöí áÇó ÃõÖöíÚõ Úóãóáó ÚóÇãöáò ãøöäßõã ãøöä ÐóßóÑò Ãóæú ÃõäËóì ÈóÚúÖõßõã ãøöä ÈóÚúÖò ÝóÇáøóÐöíäó åóÇÌóÑõæÇú æóÃõÎúÑöÌõæÇú ãöä ÏöíóÇÑöåöãú æóÃõæÐõæÇú Ýöí ÓóÈöíáöí æóÞóÇÊóáõæÇú æóÞõÊöáõæÇú áÃõßóÝøöÑóäøó Úóäúåõãú ÓóíøöÆóÇÊöåöãú æóáÃõÏúÎöáóäøóåõãú ÌóäøóÇÊò ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ËóæóÇÈðÇ ãøöä ÚöäÏö Çááøåö æóÇááøåõ ÚöäÏóåõ ÍõÓúäõ ÇáËøóæóÇÈö ﴿195﴾

200.  Ebbene, il loro Signore li esaudisce [dicendo]: “In verità, Io non manderò perduta nessuna [buona] azione di nessuno [di voi] che esegue [il bene], uomini o donne che siate, gli uni [provenienti] dagli altri. Coloro che sono emigrati, che sono stati scacciati dalle loro case, che sono stati perseguitati sulla Mia via, che hanno combattuto e che sono stati uccisi, di certo, li purificherò dalle loro colpe e li farò sicuramente entrare in paradisi sotto i quali scorrono i rivi. [Questa è una] ricompensa da parte di Allah, e presso Allah c’è la buona [o la migliore] mercede!

COMMENTO

Anche questo versetto parla dei saggi, di coloro che sono dotati di retto e sano intelletto, e dei fausti effetti del loro retto agire.

A proposito dell’occasione in cui fu rivelato questo versetto si narra che un giorno Ummu Salamaħ, una delle mogli del sommo Profeta, gli disse: “Il Corano parla molto della jihâd, dell’emigrazione e dei sacrifici degli uomini sulla via di Allah. Ciò riguarda anche le donne?”. Fu allora rivelato il versetto in esame e rispose alla domanda della nobile donna dicendo: “In verità, Io non manderò perduta nessuna [buona] azione di nessuno [di voi] che esegue [il bene], uomini o donne che siate, gli uni [provenienti] dagli altri”

Da ciò è possibile comprendere quanto siano lontani dalla verità coloro che accusano l’Islam di essere una religione maschilista, soprattutto riflettendo sull’espressione gli uni [provenienti] dagli altri”, gli uomini provengono dalle donne e le donne dagli uomini.

Poi, nella frase successiva, il sacro Verbo di Allah afferma che: “Coloro che sono emigrati, che sono stati scacciati dalle loro case, che sono stati perseguitati sulla Mia via, che hanno combattuto e che sono stati uccisi, di certo, li purificherò dalle loro colpe”, e, oltre a perdonare i loro peccati: Li farò sicuramente entrare in paradisi sotto i quali scorrono i rivi”

Con questa ricompensa Allah premia i loro sacrifici… e presso Allah c’è la migliore mercede!

Non è possibile descrivere alla gente di questo mondo le ricompense divine, basti dunque loro sapere che i premi divini sono superiori a qualsiasi altro premio.

VERSETTO 196

áÇó íóÛõÑøóäøóßó ÊóÞóáøõÈõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú Ýöí ÇáúÈöáÇóÏö ﴿196﴾

201.  Non t’inganni l’attività dei miscredenti nelle città:

COMMENTO

I politeisti della Mecca e i giudei di Medina, grazie ai viaggi di affari che compivano, erano ricchi e potenti, mentre i mussulmani, a causa della loro emigrazione a Medina, dell’abbandono delle proprie case e dei propri beni alla Mecca, e del blocco economico imposto loro dai crudeli miscredenti, si trovavano in serie difficoltà economiche. Il versetto in esame li conforta, dicendo al Profeta: “Non t’inganni l’attività dei miscredenti nelle città”

VERSETTO 197

ãóÊóÇÚñ Þóáöíáñ Ëõãøó ãóÃúæóÇåõãú Ìóåóäøóãõ æóÈöÆúÓó ÇáúãöåóÇÏõ ﴿197﴾

202.  [ciò che guadagnano è] un’esigua merce, e poi, la loro dimora sarà l’Inferno. Che brutta dimora!

COMMENTO

In una tradizione del santo Alì (A) leggiamo: “Non v’è alcun bene in un piacere seguito dal Fuoco [dell’Inferno]”[346]

I piaceri fuggevoli seguiti dalla dannazione eterna appartengono ai miscredenti, mentre le difficoltà temporanee seguite dall’eterna beatitudine appartengono ai sinceri credenti.

VERSETTO 198

áóßöäö ÇáøóÐöíäó ÇÊøóÞóæúÇú ÑóÈøóåõãú áóåõãú ÌóäøóÇÊñ ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó ÝöíåóÇ äõÒõáÇð ãøöäú ÚöäÏö Çááøåö æóãóÇ ÚöäÏó Çááøåö ÎóíúÑñ áøöáÃóÈúÑóÇÑö ﴿198﴾

203.  Coloro invece che temono il loro Signore, avranno paradisi, sotto i quali scorrono i rivi, nei quali saranno eterni. [Tutto questo è solo un] ‘nuzul’ [la prima cosa che si offre all’ospite] da parte del loro Signore, e ciò che è presso Allah è meglio per i probi.

COMMENTO

Il termine ‘nuzul’ denota la prima cosa che si offre all’ospite. È come se con questa espressione il sacro Corano voglia confortare i credenti, dicendo loro: “Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà, quando vedete i miscredenti vivere nel benessere, poiché i giardini del Paradiso saranno appena la prima cosa con la quale verrete ricevuti nell’aldilà.

VERSETTO 199

æóÅöäøó ãöäú Ãóåúáö ÇáúßöÊóÇÈö áóãóä íõÄúãöäõ ÈöÇááøåö æóãóÇ ÃõäÒöáó Åöáóíúßõãú æóãó ÃõäÒöáó Åöáóíúåöãú ÎóÇÔöÚöíäó áöáøåö áÇó íóÔúÊóÑõæäó ÈöÂíóÇÊö Çááøåö ËóãóäðÇ ÞóáöíáÇð ÃõæúáóÜÆößó áóåõãú ÃóÌúÑõåõãú ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú Åöäøó Çááøåó ÓóÑöíÚõ ÇáúÍöÓóÇÈö ﴿199﴾

204.  In verità, tra la gente del Libro, ci sono alcuni che credono in Allah e in quello che è stato fatto discendere su di voi e in quello che è stato fatto discendere su di loro, umili davanti ad Allah, che non vendono a vil prezzo i segni di Allah. Essi, hanno la propria mercede presso il loro Signore. In verità, Allah è ‘sarîºu-l-hisâb’ [rapido al conto].

COMMENTO

Alcuni esegeti sono dell’idea che questo versetto riguardi il Negus, morto nel nono anno dell’egira, nel mese di rajab.

Quando il Messaggero di Allah venne a sapere della sua morte, disse alla gente: “Uno dei vostri fratelli, fuori dei confini dello Hijâz, è morto, preparatevi dunque ad elevare una preghiera per lui, come segno di riconoscimento per i suoi servigi”. La gente chiese allora: “Chi è questa persona?”, ed egli rispose: “Il Negus!”. Fu così che i mussulmani si recarono assieme al Profeta nel cimitero di Baqiº, ed elevarono una preghiera per il Negus.

VERSETTO 200

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÇÕúÈöÑõæÇú æóÕóÇÈöÑõæÇú æóÑóÇÈöØõæÇú æóÇÊøóÞõæÇú Çááøåó áóÚóáøóßõãú ÊõÝúáöÍõæäó ﴿200﴾

205.  O voi che avete prestato fede, pazientate, resistete [ai nemici], preparatevi a combattere [contro di loro] e temete Allah, sì che possiate divenire beati.

COMMENTO

Questo versetto raccomanda ai credenti di portare pazienza e resistere di fronte agli attacchi dei nemici di Dio, e di combatterli valorosamente.

Il versetto prima dice “işbirû”, e cioè “pazientate” di fronte alle difficoltà personali che vi affliggono, poi dice “şâbirû”, e cioè pazientate maggiormente di fronte alle pressioni del nemico, e infine dice “râbitû”, e cioè combattete il nemico interiore ed esteriore, difendete la vostra fede e la vostra terra.

Il termine “ribât” significa legare una cosa in un luogo, e si usa anche per indicare il caravanserraglio, poiché è un luogo dove si ricoverano le carovane per la notte o il riposo, e dove vengono custodite le merci e le bestie.

Questo termine viene usato anche per indicare il cuore saldo e legato strettamente alla grazia divina. Le parole irtibât, marbût e ribât derivano tutte da una stessa radice.

Nelle tradizioni islamiche la parola “râbitû” compare col significato di “attesa della preghiera”. È come se i mussulmani rinforzassero il proprio cuore e la propria anima entrando in relazione con Dio durante la preghiera.

LA SURA «AN-NISÃ’» (LE DONNE)

Questa sura, composta di 176 versetti, rivelata a Medina, invita alla fede, alla giustizia, a trarre insegnamento dalle nazioni passate, a interrompere i rapporti di amicizia con i nemici di Dio, a proteggere e difendere gli orfani, e tratta altresì diverse questioni, tra le quali il matrimonio, l’eredità, l’obbligo di ubbidire alle guide divine, e la jihâd. Siccome i primi trentacinque versetti di questa sura trattano questioni inerenti la famiglia, essa è stata chiamata “Sura delle Donne”

VERSETTO 1

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáäøóÇÓõ ÇÊøóÞõæÇú ÑóÈøóßõãõ ÇáøóÐöí ÎóáóÞóßõã ãøöä äøóÝúÓò æóÇÍöÏóÉò æóÎóáóÞó ãöäúåóÇ ÒóæúÌóåóÇ æóÈóËøó ãöäúåõãóÇ ÑöÌóÇáÇð ßóËöíÑðÇ æóäöÓóÇÁ æóÇÊøóÞõæÇú Çááøåó ÇáøóÐöí ÊóÓóÇÁáõæäó Èöåö æóÇáÃóÑúÍóÇãó Åöäøó Çááøåó ßóÇäó Úóáóíúßõãú ÑóÞöíÈðÇ ﴿1﴾

1. O uomini, temete il vostro Signore che vi ha creati da una persona sola [Adamo], e da essa ha creato la sua sposa [Eva], e da loro ha sparso [sulla terra] molti uomini e donne. E temete Allah, in nome del Quale vi chiedete [favori] l’un l’altro, e gli ‘arhâm’ [i legami di sangue]: in verità, Allah vigila su di voi.

COMMENTO

È NECESSARIO COMBATTERE LE DISCRIMINAZIONI

Il primo versetto di questa sura si rivolge a tutti gli uomini, invitandoli ad essere timorati di Dio: “O uomini, temete il vostro Signore…”

Poi ci ricorda uno degli attributi divini, che è l’origine dell’unità sociale umana: “…che vi ha creati da una persona sola [Adamo]…”

Il sacro Corano, con l’espressione “una persona sola”, intende il primo essere umano, il padre degli uomini, il santo Adamo (A). Quando il sacro Corano chiama gli uomini “banî Ãdam”, che significa “figli di Adamo”, allude invero al fatto che il santo profeta Adamo è il padre dell’umanità.

Poi aggiunge: “…e da essa ha creato la sua sposa [Eva]…”

Questa frase significa che Iddio ha creato la sposa di Adamo, Eva, dello stesso genere di questo santo profeta, non che l’ha creata da una parte del suo corpo, e l’imam Bâqir (A), in una tradizione, smentisce decisamente coloro che sostengono che Eva sia stata creata da una costola di Adamo, affermando espressamente che ella fu creata da ciò che rimase dell’argilla con la quale fu creato Adamo.

Poi aggiunge: “…e da loro ha sparso [sulla terra] molti uomini e donne…”

Da questa frase è possibile dedurre che la moltiplicazione della progenie di Adamo avvenne puramente per opera sua e della sua sposa.

Poi, per sottolineare il fondamentale ruolo del timor di Dio nella costruzione di una società sana e retta, il versetto invita nuovamente gli uomini al timor di Dio: “E temete Allah, in nome del Quale vi chiedete [favori] l’un l’altro”, ricordando altresì un’altra fondamentale questione, il rispetto dei parenti: “…e gli ‘arhâm’ [i legami di sangue]…”. Questo dimostra la straordinaria importanza data dal sacro Corano alla questione dei legami di sangue, e del rispetto dei parenti e dei consanguinei.

Il versetto si conclude dicendo: “In verità, Allah vigila su di voi”, vede e conosce ogni cosa che fate e pensate, e vi dona la Sua protezione.

VERSETTO 2

æóÂÊõæÇú ÇáúíóÊóÇãóì ÃóãúæóÇáóåõãú æóáÇó ÊóÊóÈóÏøóáõæÇú ÇáúÎóÈöíËó ÈöÇáØøóíøöÈö æóáÇó ÊóÃúßõáõæÇú ÃóãúæóÇáóåõãú Åöáóì ÃóãúæóÇáößõãú Åöäøóåõ ßóÇäó ÍõæÈðÇ ßóÈöíÑðÇ ﴿2﴾

2. E date agli orfani di padre i loro beni e non sostituite il buono con il cattivo né incamerate i loro beni [spendendoli illecitamente insieme] ai vostri, ché, in verità, questo è un peccato grande.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Uno dei membri della tribù dei Banî Ġatafân perse un fratello ricco, e gli furono affidati i figli di questo, e si assunse altresì la responsabilità di gestire per gli orfani l’eredità lasciata dal loro padre. Quando gli orfani raggiunsero la maggiore età egli calpestò i loro diritti. Il sommo Profeta (S) fu informato dell’indegno comportamento dell’uomo, e fu così rivelato il versetto in esame. L’uomo sentendo il sacro versetto, si pentì, e restituì i beni ai nipoti, e disse: “Mi rifugio in Allah dal commettere peccato grande!”