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Il versetto riguarda la fuga dei mussulmani nella battaglia di Uhud. In base a quanto affermano i tafâsîr, in questa battaglia fuggirono tutti all’infuori di tredici persone: cinque combattenti dei muhâjirûn, e otto degli Ansâr. Su chi fossero queste tredici persone esistono opinioni contrastanti, ma ciò che è certo è che il nobile Alì (A) era una di esse.
È inoltre possibile suddividere i mussulmani che parteciparono alla battaglia di Uhud, in quattro diversi e ben distinti gruppi:
1. i martiri;
2. i pazienti, coloro che perseverarono e continuarono a combattere;
3. i fuggitivi che furono perdonati;
4. gli ipocriti, i falsi, i munâfiqûn.
1. Il peccato, prepara il terreno alle tentazioni di Satana.
2. Una delle ragioni che fece fuggire i mussulmani nella battaglia di Uhud, fu il peccato; esso distrugge il timor di Dio, e scoraggia l’individuo, e fa sì che Satana si insinui nel suo cuore.
3. I mujâhidûn prima di iniziare a combattere devono purificarsi e liberarsi del peccato.
íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú áÇó ÊóßõæäõæÇú ßóÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú æóÞóÇáõæÇú áÅöÎúæóÇäöåöãú ÅöÐóÇ ÖóÑóÈõæÇú Ýöí ÇáÃóÑúÖö Ãóæú ßóÇäõæÇú ÛõÒøðì áøóæú ßóÇäõæÇú ÚöäÏóäóÇ ãóÇ ãóÇÊõæÇú æóãóÇ ÞõÊöáõæÇú áöíóÌúÚóáó Çááøåõ Ðóáößó ÍóÓúÑóÉð Ýöí ÞõáõæÈöåöãú æóÇááøåõ íõÍúíöÜí æóíõãöíÊõ æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÈóÕöíÑñ ﴿156﴾
161. O voi che avete creduto, non siate come quelli che hanno negato la fede e detto dei loro fratelli che erano andati in viaggio o a combattere in guerra: “Se fossero rimasti con noi non sarebbero morti, non sarebbero stati uccisi”. Allah ne voleva fare un [motivo di] rimpianto nei loro cuori. Allah dà la vita e fa morire, Allah vede bene quello che fate.
Bisogna contrastare la propaganda del nemico che cerca di scoraggiare i mussulmani, bisogna impedire che le voci e le menzogne dei malevoli si diffondano nella società islamica. È necessario ricordare sempre che la vita e la morte sono solo nelle mani di Dio, e non dipendono dalla guerra e dal viaggio. Il nemico, fingendosi benevolo e sollecito nei vostri confronti, vi spinge di nascosto al male e alla ribellione, state dunque in guardia, e ricordate sempre che Allah vede bene quello che fate!
æóáóÆöä ÞõÊöáúÊõãú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö Ãóæú ãõÊøõãú áóãóÛúÝöÑóÉñ ãøöäó Çááøåö æóÑóÍúãóÉñ ÎóíúÑñ ãøöãøóÇ íóÌúãóÚõæäó ﴿157﴾
162. E se sarete uccisi o morirete sul sentiero di Allah, [sappiate che] in verità, il perdono di Allah e la [Sua] misericordia sono migliori di ciò che essi accumulano,
Secondo l’Islam, vivere e morire sul sentiero di Allah, valgono più di ogni altro bene terreno.
Il perdono e la misericordia divina, hanno effetti eterni, contrariamente ai beni terreni che sono caduchi.
Ciò che conta è essere sul sentiero di Allah: Allah ama sia il martire sia colui che vive e muore (di morte naturale) sul Suo sentiero.
æóáóÆöä ãøõÊøõãú Ãóæú ÞõÊöáúÊõãú áÅöáóì Çááå ÊõÍúÔóÑõæäó ﴿158﴾
163. e, che moriate o che siate uccisi, in verità, è [dinanzi] ad Allah che sarete adunati.
Gli uomini non hanno che una via, quella che li riporta al loro Signore. Perché allora non ritornano verso di Lui nel migliore dei modi, puri e devoti? Se la morte e il martirio è ritorno a Dio, perché l’uomo ha paura di lasciare questo mondo?
In una tradizione del santo imam Husayn (A) leggiamo: “Se i corpi sono stati preparati per la morte, ebbene, il martirio dell’uomo con la spada sulla via di Allah, è la migliore morte!”
ÝóÈöãóÇ ÑóÍúãóÉò ãøöäó Çááøåö áöäÊó áóåõãú æóáóæú ßõäÊó ÝóÙøðÇ ÛóáöíÙó ÇáúÞóáúÈö áÇóäÝóÖøõæÇú ãöäú Íóæúáößó ÝóÇÚúÝõ Úóäúåõãú æóÇÓúÊóÛúÝöÑú áóåõãú æóÔóÇæöÑúåõãú Ýöí ÇáÃóãúÑö ÝóÅöÐóÇ ÚóÒóãúÊó ÝóÊóæóßøóáú Úóáóì Çááøåö Åöäøó Çááøåó íõÍöÈøõ ÇáúãõÊóæóßøöáöíäó ﴿159﴾
164. [O Profeta, sappi che] è per misericordia divina che sei stato dolce nei loro confronti. Se fossi stato duro, crudele, si sarebbero allontanati da te. Perdonali dunque e invoca il perdono [divino] per loro; consultati con loro sulle questioni, e quando hai deciso, abbi fiducia in Allah, ché, in verità, Allah ama coloro che confidano in Lui.
Il versetto in esame, nonostante contenga precetti generali, è stato rivelato a proposito della battaglia di Uhud. I mussulmani che, in questa battaglia, fuggirono di fronte al nemico, si crucciavano, si rammaricavano; essi circondavano il sommo Profeta e si scusavano per l’indegno atto che avevano commesso. Il Signore Eccelso, con questo versetto, ordina al Suo Messaggero di perdonarli tutti.
1. La dolcezza di carattere è un dono divino.
2. Le persone crudeli e severe non possono avere buoni rapporti sociali con la gente.
3. Una corretta guida e direzione della società è sempre accompagnata da gentilezza e tatto.
4. Bisogna recuperare coloro che hanno fallito e i peccatori che si vergognano dei loro peccati, trattandoli con garbo e gentilezza.
5. Nel consigliarsi con la gente sono nascosti innumerevoli vantaggi: interessamento, sviluppo delle capacità intellettive, distinzione degli amici dai nemici, riconoscimento e scelta delle migliori opinioni, amore e fratellanza, e insegnamento pratico per gli altri.
6. Perdona il male ti è stato fatto, invoca il perdono divino per i peccatori, e mantienili sulla retta via consultandoti con loro sulle questioni politiche e sociali.
7. Oltre a pensare e consigliarsi, bisogna sicuramente fare affidamento su Allah.
8. Allah ama coloro che si consigliano e fanno affidamento su di Lui, a prescindere dai risultati da loro ottenuti.
9. La guida, a volte deve essere dolce, gentile e comprensiva con la gente, “Perdonali dunque e…”, e, a volte, quando è necessario, deve essere decisa e severa, “…sii severo nei loro confronti…” [Corano LXVI: 9].
Åöä íóäÕõÑúßõãõ Çááøåõ ÝóáÇó ÛóÇáöÈó áóßõãú æóÅöä íóÎúÐõáúßõãú Ýóãóä ÐóÇ ÇáøóÐöí íóäÕõÑõßõã ãøöä ÈóÚúÏöåö æóÚóáóì Çááøåö ÝóáúíóÊóæóßøöáö ÇáúãõÄúãöäõæäó ﴿160﴾
165. Se Allah vi aiuterà, nessuno potrà sconfiggervi, ma se vi abbandonerà, chi vi aiuterà allora? È in Allah che devono confidare i credenti!
Il versetto precedente ci raccomanda di fare sempre affidamento su Allah, mentre il versetto in esame ci ricorda la ragione di ciò, dicendo: “Se Allah vi aiuterà, nessuno potrà sconfiggervi, ma se vi abbandonerà, chi vi aiuterà allora?”
In una tradizione islamica leggiamo che un giorno il santo Messaggero di Allah (S) chiese all’arcangelo Gabriele (A): “Che cosa significa fare affidamento su Allah?”. Gabriele (A) rispose: “Significa essere consapevoli che nessuna creatura può danneggiarti o giovarti, né donarti o sottrarti nulla, significa non sperare in ciò che è diverso da Allah. Quando l’uomo raggiunge questo grado tutto quello che fa lo fa per Dio, non teme che Lui, e non spera che in Lui. Questo vuol dire fare affidamento su Dio!”[338]
1. È la volontà divina che ci fa vincere o perdere di fronte al nemico.
2. Le vittorie naturali possono essere eclissate da altre cause, ma nulla può eclissare la vittoria donata da Dio.
æóãóÇ ßóÇäó áöäóÈöíøò Ãóä íóÛõáøó æóãóä íóÛúáõáú íóÃúÊö ÈöãóÇ Ûóáøó íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö Ëõãøó ÊõæóÝøóì ßõáøõ äóÝúÓò ãøóÇ ßóÓóÈóÊú æóåõãú áÇó íõÙúáóãõæäó ﴿161﴾
166. È impossibile che un profeta tradisca [la gente]! [Sappiate che] chi tradisce dovrà, nel Giorno del Giudizio, venire [dinanzi ad Allah] con il proprio tradimento. A ognuno sarà completamente dato quello che si sarà guadagnato, e nessuno subirà [la minima] ingiustizia.
Forse questo versetto riguarda quei mussulmani che, nella battaglia di Uhud, hanno abbandonato le posizioni strategiche conquistate per andare a fare bottino. Essi, timorosi di perdere la loro parte di bottino, ignorarono le parole del santo Messaggero di Allah che li rassicurava dicendo loro: “Non preoccupatevi, avrete la vostra parte di bottino, il Messaggero di Allah non trascurerà di darvela!”
1. I profeti sono fedeli e leali, non tradiscono mai la fiducia di nessuno, poiché essi sono stati inviati da Dio agli uomini per guidarli al bene e alla virtù, e chi non è fedele e leale, non può guidare la gente alla lealtà e alla fedeltà, chi tradisce non può impedire alla gente di tradire. Ovviamente, ciò non vale per le guide non divine, tra le quali i traditori non sono pochi.
2. Alcuni compagni del sommo Profeta, non avevano la necessaria fede e fiducia in lui, e credevano possibile che egli li tradisse.
3. Nessuno è al sicuro dai sospetti della gente.
4. Portare via i beni alla gente oggi, in questo mondo, e riportarli loro il Giorno del Giudizio, è una forma di castigo. Turpe è il destino di colui che viene condotto di fronte al giudizio divino con i beni che ha ottenuto usurpando e tradendo la fiducia della gente, alla presenza dei Profeti, degli Imam, dei martiri e del resto della gente!
5. Il ricordo del Giorno del Giudizio, impedisce all’uomo di tradire la fiducia altrui.
6. Allah è assolutamente giusto, punisce e premia con perfetta giustizia.
7. È necessario difendere i devoti amici di Dio e gli uomini puri e probi.
8. La fede debole, da una parte, e l’amore per le cose del mondo dall’altra, inducono l’uomo a dubitare e sospettare degli amici di Dio.
9. Il Giorno del Giudizio, i probi porteranno le loro buone azioni, mentre gli empi e i traditori, porteranno con sé i propri peccati e tradimenti.
ÃóÝóãóäö ÇÊøóÈóÚó ÑöÖúæóÇäó Çááøåö ßóãóä ÈóÇÁ ÈöÓóÎúØò ãøöäó Çááøåö æóãóÃúæóÇåõ Ìóåóäøóãõ æóÈöÆúÓó ÇáúãóÕöíÑõ ﴿162﴾
167. Colui che persegue il compiacimento di Allah è forse come chi ha meritato la Sua ira? La sua dimora sarà l’inferno, e che brutta fine [farà]!
Nei tafâsîr sciiti e sunniti leggiamo che quando il Messaggero di Allah ordinò ai mussulmani di partire verso la località di Uhud, i munâfiqûn, con la scusa di non essere sicuri del verificarsi della battaglia, rimasero a Medina, e il loro cattivo esempio, fu purtroppo seguito da alcuni mussulmani di debole fede, che disubbidirono come loro al comando del sommo Profeta. Questo versetto parla proprio di questa gente, dicendo: “Colui che persegue il compiacimento di Allah è forse come chi ha meritato la Sua ira?”. Certo che no! Chi ubbidendo al sommo Profeta, bramoso del compiacimento di Allah, parte per combattere, e mette in pericolo la propria vita, non è certamente pari a chi disubbidisce a Dio e al Suo Messaggero, e, invece di andare a combattere sulla via di Allah, preferisce starsene a casa a godersi i caduchi piaceri e beni di questo basso mondo.
1. Nella società islamica non bisogna trattare allo stesso modo i mujâhidûn e coloro che si rifiutano di combattere sulla via di Allah.
2. L’obbiettivo dei veri mujâhidûn è ottenere il consenso divino.
3. Chi si rifiuta di fare jihâd incorre nell’ira divina.
åõãú ÏóÑóÌóÇÊñ ÚöäÏó Çááøåö æÇááøåõ ÈóÕöíÑñ ÈöãóÇ íóÚúãóáõæäó ﴿163﴾
168. Essi [quelli che perseguono il consenso divino] sono gradi presso Allah, il Quale vede bene quello che fanno.
In alcuni versetti del sacro Corano leggiamo che alcuni possiedono determinati gradi spirituali:
“Per essi vi sono dei gradi presso il loro Signore”[339]
“Essi hanno alti gradi”[340]
In questo versetto troviamo però la singolare espressione: “Essi sono gradi presso Allah”. Certo, essi sono gli stessi gradi di spiritualità presso il loro Signore, come del resto colui che inizia a operare secondo giustizia, poi diventa la stessa giustizia, o colui che ricorda Iddio, e poi diventa lo stesso ricordo divino, o ancora chi segue la verità e poi diventa la stessa verità.
áóÞóÏú ãóäøó Çááøåõ Úóáóì ÇáúãõÄãöäöíäó ÅöÐú ÈóÚóËó Ýöíåöãú ÑóÓõæáÇð ãøöäú ÃóäÝõÓöåöãú íóÊúáõæ Úóáóíúåöãú ÂíóÇÊöåö æóíõÒóßøöíåöãú æóíõÚóáøöãõåõãõ ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍößúãóÉó æóÅöä ßóÇäõæÇú ãöä ÞóÈúáõ áóÝöí ÖóáÇáò ãøõÈöíäò ﴿164﴾
169. In verità, Allah ha concesso grande grazia ai credenti quando ha suscitato fra loro un [Suo] messaggero, a loro stessi appartenente, che recita loro i Suoi versetti, li purifica e insegna loro il Libro e la sapienza, mentre prima erano certamente in manifesto errore.
Il termine minnaħ significa “grande grazia”. Elargire un grande dono è cosa lodevole, ma esagerare il valore di un piccolo dono è cosa biasimevole.
1. L’invio dei profeti è stato il più grande dono fatto da Dio all’uomo.
2. I profeti appartenevano alla stessa gente alla quale venivano inviati.
3. La purificazione viene prima dell’insegnamento.
4. Nonostante i profeti siano stati inviati a tutti gli uomini, sono solo i credenti che ringraziano il Signore Eccelso per questo supremo dono, e che riescono a giovarsi della luce della loro retta guida.
5. La crescita spirituale deve realizzarsi sotto la guida dei profeti, attraverso il verbo divino: “…che recita loro i Suoi versetti…”
6. Per conoscere meglio il dono dell’invio di ciascun profeta, bisogna studiare la storia degli uomini che lo hanno preceduto.[341]
7. È possibile guidare la gente anche in un ambiente assai corrotto e sviato.
ÃóæóáóãøóÇ ÃóÕóÇÈóÊúßõã ãøõÕöíÈóÉñ ÞóÏú ÃóÕóÈúÊõã ãøöËúáóíúåóÇ ÞõáúÊõãú Ãóäøóì åóÜÐóÇ Þõáú åõæó ãöäú ÚöäÏö ÃóäúÝõÓößõãú Åöäøó Çááøåó Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿165﴾
170. Non è forse vero che quando [a Uhud] foste colpiti da una disgrazia – e già [a Badr] ne avevate provocata una doppia [ai vostri nemici] – diceste: “Da dove [ci] viene questa [disgrazia]?”? Di’: “Viene da voi stessi!”. In verità, Allah è onnipotente.
Quando i mussulmani, a Uhud, lasciarono sul campo di battaglia settanta uomini, e furono sconfitti, si domandarono il perché di questa sconfitta. Allah rispose a questa loro domanda dicendo: “Voi, l’anno scorso, a Badr, infliggeste una pesante sconfitta ai vostri nemici. Se infatti oggi, a Uhud, i vostri nemici hanno ucciso settanta dei vostri, ieri, a Badr, voi ne uccideste altrettanti, e ne imprigionaste settanta. Vi chiedete il perché di questa sconfitta? È colpa vostra: avete disubbidito al Messaggero!”
1. Quando si giudica, bisogna tenere presente sia le vittorie sia le sconfitte: non dovete guardare solo alla sconfitta di Uhud, ricordate anche il trionfo di Badr!
2. Nel ricercare le cause di una sconfitta, prima di ogni altra causa, devono essere considerate le cause interne.
3. Allah può tutto, ma noi dobbiamo essere degni del Suo aiuto!
4. Non basta essere mussulmani per conseguire la vittoria, oltre alla fede è necessaria la disciplina! Bisogna inoltre sempre ricordare come Allah si è comportato con i popoli del passato.
æóãóÇ ÃóÕóÇÈóßõãú íóæúãó ÇáúÊóÞóì ÇáúÌóãúÚóÇäö ÝóÈöÅöÐúäö Çááøåö æóáöíóÚúáóãó ÇáúãõÄúãöäöíäó ﴿166﴾
171. E quello che vi toccò il giorno in cui le due schiere si incontrarono [a Uhud], ebbene, avvenne con il permesso di Allah, affinché riconoscesse i credenti,
Iddio per ogni cosa ha stabilito una causa. Le vittorie e le sconfitte hanno le loro ragioni. Voi a Uhud siete stati sconfitti per una chiara e precisa ragione: siete stati indisciplinati, avete disubbidito al vostro capo, al sommo Profeta, e ciò per raccogliere i caduchi beni di questo mondo. Queste sono le leggi che Iddio ha stabilito per ogni guerra!
1. Si vince e si perde per volere divino, questa è una delle costanti leggi divine!
2. Iddio prova gli uomini con le gioie e i dolori.
æóáúíóÚúáóãó ÇáøóÐöíäó äóÇÝóÞõæÇú æóÞöíáó áóåõãú ÊóÚóÇáóæúÇú ÞóÇÊöáõæÇú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö Ãóæö ÇÏúÝóÚõæÇú ÞóÇáõæÇú áóæú äóÚúáóãõ ÞöÊóÇáÇð áÇøóÊøóÈóÚúäóÇßõãú åõãú áöáúßõÝúÑö íóæúãóÆöÐò ÃóÞúÑóÈõ ãöäúåõãú áöáÅöíãóÇäö íóÞõæáõæäó ÈöÃóÝúæóÇåöåöã ãøóÇ áóíúÓó Ýöí ÞõáõæÈöåöãú æóÇááøåõ ÃóÚúáóãõ ÈöãóÇ íóßúÊõãõæäó ﴿167﴾
172. e riconoscesse gli ipocriti. E fu detto loro: “Venite, combattete sul sentiero di Allah o [almeno] difendete!”. Dissero: “Se sapessimo combattere, vi seguiremmo certamente”. In quel giorno essi erano più vicini alla miscredenza che alla fede. Essi dicono con le loro bocche ciò che non è nei loro cuori, [ma] Allah conosce meglio [di chiunque altro] ciò che essi nascondono.
In questo versetto, il sacro Corano ricorda un altro effetto della guerra di Uhud, dicendo: “…e riconoscesse gli ipocriti”
Poi ricorda le parole che alcuni mussulmani scambiarono con i munâfiqûn, dicendo: “Un mussulmano (che in base a una tradizione di Bin Abbâs, era “ºAbdullâh Bin ºUmar Bin Ķarrâm”) quando vide che “ºAbdullâh Bin Salûl e i suoi compagni si divisero dai mussulmani e decisero di ritornare a Medina, disse: “Venite, combattete sul sentiero di Allah o [almeno] difendete!”. Ma essi inventarono un’assurda scusa e dissero: “Se sapessimo combattere, vi seguiremmo certamente”
Ma questa non era che una scusa. Il verificarsi della battaglia era cosa certa, e i mussulmani all’inizio piegarono i miscredenti, e se in seguito furono sconfitti, non fu che per i loro errori. A tal proposito, il Signore Eccelso dice: “In quel giorno essi erano più vicini alla miscredenza che alla fede”
Da questa frase si deduce che la fede e la miscredenza possiedono diversi gradi e livelli, che dipendono dal pensiero e dalla condotta dell’uomo.
Il versetto aggiunge poi: “Essi dicono con le loro bocche ciò che non è nei loro cuori”. Essi si ostinarono a sostenere che era meglio scontrarsi col nemico a Medina, e per paura di essere danneggiati dal nemico, o per indifferenza nei confronti dell’Islam, si rifiutarono di partecipare alla battaglia di Uhud.
Il versetto si conclude dicendo: “[Ma] Allah conosce meglio [di chiunque altro] ciò che essi nascondono”
Il Signore Eccelso, in questo mondo, manifesta ai credenti ciò che questi empi individui nascondono dentro di sé, e, nell’aldilà, li colpirà col Suo castigo.
ÇáøóÐöíäó ÞóÇáõæÇú áÅöÎúæóÇäöåöãú æóÞóÚóÏõæÇú áóæú ÃóØóÇÚõæäóÇ ãóÇ ÞõÊöáõæÇ Þõáú ÝóÇÏúÑóÄõæÇ Úóäú ÃóäÝõÓößõãõ ÇáúãóæúÊó Åöä ßõäÊõãú ÕóÇÏöÞöíäó ﴿168﴾
173. [Questi ipocriti sono] gli stessi che, [rimasti tranquillamente] seduti [in casa], dissero dei loro fratelli [caduti in battaglia]: “Se ci avessero obbedito, non sarebbero stati uccisi!” Di’ [loro]: “Allontanate allora la morte da voi stessi, se siete sinceri!”
I munâfiqûn, oltre a rifiutarsi di combattere, ritornando a Medina, iniziarono a biasimare i mujâhidûn. Il sacro Corano, in questo versetto, ribatte le assurde affermazioni di questa empia gente, dicendo che se veramente sono in grado di prevedere gli eventi futuri, devono allora anche essere in grado di allontanare da se stessi la morte: “Allontanate allora la morte da voi stessi, se siete sinceri!”
æóáÇó ÊóÍúÓóÈóäøó ÇáøóÐöíäó ÞõÊöáõæÇú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö ÃóãúæóÇÊðÇ Èóáú ÃóÍúíóÇÁ ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú íõÑúÒóÞõæäó ﴿169﴾
174. Non considerare morti quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah, anzi, sono vivi, sostentati presso il loro Signore,
Questo versetto, e i due successivi, furono rivelati dopo la battaglia di Uhud, ma hanno un significato generale, non limitato alle vicende di questa battaglia, e riguardano tutti i martiri dell’Islam. Il versetto, rivolgendosi al sommo Profeta per fare effetto sugli altri, afferma: “Non considerare morti quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah, anzi, sono vivi, sostentati presso il loro Signore”
Questo versetto non parla ovviamente della vita di questo mondo, ma intende la vita di un mondo intermedio chiamato “barzaķ”, con la quale le anime degli uomini continuano la loro esistenza dopo la morte terrena. Tutti gli uomini passano per questa vita intermedia, martiri e non martiri, ma siccome i martiri trascorrono una felice e straordinaria esistenza spirituale nel barzaķ, cosa che non avviene per gli altri, ebbene, è come se fossero vivi solo loro in questo mondo intermedio, e la vita delle altre anime, in confronto alla loro, è così insignificante da non essere nemmeno degna di nota.
ÝóÑöÍöíäó ÈöãóÇ ÂÊóÇåõãõ Çááøåõ ãöä ÝóÖúáöåö æóíóÓúÊóÈúÔöÑõæäó ÈöÇáøóÐöíäó áóãú íóáúÍóÞõæÇú Èöåöã ãøöäú ÎóáúÝöåöãú ÃóáÇøó ÎóæúÝñ Úóáóíúåöãú æóáÇó åõãú íóÍúÒóäõæäó ﴿170﴾
175. lieti di quello che Allah ha loro concesso della Sua grazia. Essi danno a quelli che, dietro di loro, non li hanno ancora raggiunti, la lieta novella che non avranno nulla da temere e non saranno mai tristi.
In questo versetto, il sacro Corano ricorda una piccola parte della grazia concessa da Dio ai martiri nel barzaķ, e dice: “Lieti di quello che Allah ha loro concesso della Sua grazia”
Essi sono anche felici di dare ai mujâhidûn che non li hanno ancora raggiunti, ai futuri martiri, una lietissima novella: “Non avranno nulla da temere e non saranno mai tristi”. In effetti, essi ben vedono il sublime grado di coloro che combattono e cadono martiri sulla via di Allah.
íóÓúÊóÈúÔöÑõæäó ÈöäöÚúãóÉò ãøöäó Çááøåö æóÝóÖúáò æóÃóäøó Çááøåó áÇó íõÖöíÚõ ÃóÌúÑó ÇáúãõÄúãöäöíäó ﴿171﴾
176. Annunciano la lieta novella di grazia e favore [provenienti] da Allah, e [la felice notizia] che, in verità, Allah non rovina il compenso dei credenti.
Questo versetto ribadisce e spiega maggiormente la lieta novella della quale parla il versetto precedente. Essi sono felici per due motivi:
1. perché ricevono i doni e la grazia del loro Signore;
2. perché sono sicuri che: “Allah non rovina il compenso dei credenti”, né di quelli che sono caduti martiri né dei veri mujâhidûn non ancora martiri.
ÇáøóÐöíäó ÇÓúÊóÌóÇÈõæÇú áöáøåö æóÇáÑøóÓõæáö ãöä ÈóÚúÏö ãó ÃóÕóÇÈóåõãõ ÇáúÞóÑúÍõ áöáøóÐöíäó ÃóÍúÓóäõæÇú ãöäúåõãú æóÇÊøóÞóæÇú ÃóÌúÑñ ÚóÙöíãñ ﴿172﴾
177. Gli stessi che, pur feriti, risposero all’appello di Allah e del Messaggero: quelli di loro che hanno operato il bene e temuto Allah avranno un immenso premio.
Abbiamo già detto che alla fine della battaglia di Uhud, il vittorioso esercito di Abû Sufiyân, che era il capo dei miscredenti, dopo aver vinto l’esercito mussulmano, si diresse verso la Mecca. Quando i miscredenti arrivarono alla località di Rawhã’, si pentirono di non aver sterminato i mussulmani sopravvissuti, e tornarono a Medina a completare la loro opera. Quando il sommo Profeta venne a conoscenza di questa decisione di Abû Sufiyân e dei suoi empi uomini, ordinò immediatamente all’esercito di Uhud, di prepararsi per affrontare una nuova battaglia. Quando questa notizia giunse ai miscredenti rimasero terrorizzati da questa incredibile resistenza e risolutezza dei credenti.
In questo momento, un’altra vicenda scoraggiò i miscredenti: un politeista di nome Maºbad Al-ķuzaiyy, rimase scosso a vedere la determinazione del sommo Profeta e dei suoi compagni, e disse al Profeta: “Per noi è assai difficile vedervi così decisi e determinati”. Disse queste parole e se ne andò. A Rawhã’ incontrò l’esercito di Abû Sufiyân, il quale gli chiese notizie del sommo Profeta. Maºbad disse: “Ho visto Muhammad inseguirvi con un imponente esercito”. Fu così che Abû Sufiyân e i suoi uomini decisero d’indietreggiare, e chiesero a un gruppo di persone appartenenti alla tribù degli ºAbdu-l-qays che passavano di lì, di dire al sommo Profeta (S) che Abû Sufiyân e gli idolatri stavano ritornando a Medina a uccidere gli altri suoi compagni.
Quando questa notizia giunse al sommo Profeta, egli disse: “Ci basta Allah, ed Egli è il miglior difensore!”
Aspettarono, ma l’armata nemica non si fece viva, e dopo tre giorni ritornarono a Medina.
Questo versetto, e i due successivi, ricordano questa vicenda, lodando i mussulmani che obbedirono al Profeta, e pur stanchi e feriti, dopo la battaglia di Uhud, si prepararono a respingere gli attacchi degli idolatri: “Gli stessi che, pur feriti, risposero all’appello di Allah e del Messaggero: quelli di loro che hanno operato il bene e temuto Allah avranno un immenso premio”
ÇáøóÐöíäó ÞóÇáó áóåõãõ ÇáäøóÇÓõ Åöäøó ÇáäøóÇÓó ÞóÏú ÌóãóÚõæÇú áóßõãú ÝóÇÎúÔóæúåõãú ÝóÒóÇÏóåõãú ÅöíãóÇäÇð æóÞóÇáõæÇú ÍóÓúÈõäóÇ Çááøåõ æóäöÚúãó Çáúæóßöíáõ ﴿173﴾
178. Gli stessi ai quali la gente disse: “In verità, la gente si è riunita [per combattere] contro di voi, temetela dunque!”. Ma questo accrebbe la loro fede, e dissero: “Ci basta Allah, Egli è buon difensore!”
Gli infiltrati e la gente credula e pusillanime, consigliano e suggeriscono alla gente rivoluzionaria, che il nemico è forte, ed è dunque necessario evitare di affrontarlo, ma i veri mussulmani, senza alcun timore, fanno assegnamento su Allah, e affrontano il nemico con assoluto coraggio!
1. Non bisogna farsi intimorire dalle minacce del nemico.
2. Bisogna stare attenti agli infiltrati.
3. La migliore arma contro il nemico, è la fede e la fiducia in Dio.
4. Il vero credente, quando viene colto da una disgrazia, fa maggiore affidamento sul Signore Eccelso.
ÝóÇäÞóáóÈõæÇú ÈöäöÚúãóÉò ãøöäó Çááøåö æóÝóÖúáò áøóãú íóãúÓóÓúåõãú ÓõæÁñ æóÇÊøóÈóÚõæÇú ÑöÖúæóÇäó Çááøåö æóÇááøåõ Ðõæ ÝóÖúáò ÚóÙöíãò ﴿174﴾
179. Ritornarono con grazia e favore [provenienti] da Allah, non li colse nessun male e perseguirono il compiacimento di Allah. [Ricordate che] Allah possiede grazia immensa.
Dopo che i feriti della battaglia di Uhud, ubbidendo all’ordine del Messaggero di Allah, si prepararono a respingere i nemici, e iniziarono ad inseguirli, essi rimasero terrorizzati dallo zelo mussulmano, e rinunciarono a riprendere le ostilità. Questo versetto loda ed elogia questi devoti e volenterosi mussulmani.
1. Molti sono i coraggiosi che sono andati incontro al pericolo, e sono ritornati sani e salvi, e molti sono i vigliacchi che sono fuggiti dal pericolo, ma sono stati colpiti lo stesso dalla disgrazia.
2. Per gli uomini di Dio, al di sopra di ogni cosa v’è il consenso divino, tutto il resto viene dopo, il martirio, la salvezza, la salute, il benessere ecc.
3. Solo i veri e sinceri mujâhidûn potranno godere delldereoeri e sinceri muj’immensa grazia divina.
ÅöäøóãóÇ Ðóáößõãõ ÇáÔøóíúØóÇäõ íõÎóæøöÝõ ÃóæúáöíóÇÁåõ ÝóáÇó ÊóÎóÇÝõæåõãú æóÎóÇÝõæäö Åöä ßõäÊõã ãøõÄúãöäöíäó ﴿175﴾
180. In verità, questo è Satana che intimorisce i propri amici. Non abbiate dunque paura di loro, [ma] temete Me, se siete credenti!
I veri credenti temono solo Allah, e fede e coraggio non si separano mai fra di loro. I mujâhidûn devono temere solo Allah, ed essere probi e timorati.
Le grandi potenze cercano sempre di intimorire gli altri stati per scoraggiarli e impedire loro di combattere e resistere.
æóáÇó íóÍúÒõäßó ÇáøóÐöíäó íõÓóÇÑöÚõæäó Ýöí ÇáúßõÝúÑö Åöäøóåõãú áóä íóÖõÑøõæÇú Çááøåó ÔóíúÆÇð íõÑöíÏõ Çááøåõ ÃóáÇøó íóÌúÚóáó áóåõãú ÍóÙøðÇ Ýöí ÇáÂÎöÑóÉö æóáóåõãú ÚóÐóÇÈñ ÚóÙöíãñ ﴿176﴾
181. Non ti rattristino quelli che gareggiano nel rifiuto alla fede: in verità, essi non potranno mai arrecare alcun danno ad Allah. Allah intende non concedere loro alcun beneficio nell’aldilà. Essi avranno un immane castigo.
È come se gli sconfitti della battaglia di Uhud si chiedessero: “Ora che siamo stati sconfitti, e che i miscredenti sono ritornati vittoriosi alla Mecca, cosa succederà?”. Il versetto rincuora i mussulmani, consigliando loro di non rattristarsi, poiché Allah ha concesso del tempo ai miscredenti affinché continuino ad errare, e non abbiano così più alcun beneficio nell’aldilà.
1. Non perdete la calma, poiché i nemici non riusciranno mai a distruggere l’Islam!
2. Chi gareggia nel rifiuto della fede, perde ogni possibilità di pentirsi e di ricevere la misericordia divina.
3. La miscredenza della gente non è in grado di arrecare il minimo danno al Signore Eccelso.
4. Allah concede del tempo ai miscredenti affinché essi continuino a peccare, ad errare, rovinandosi completamente, e non perché non è a conoscenza di quello che fanno, o non è in grado di punirli.
5. L’ira e la grazia di Allah sono immense! Nei due versetti precedenti si parla della grazia immensa concessa da Dio ai feriti della battaglia di Uhud, per aver ubbidito al Messaggero di Allah preparandosi a ricombattere dopo la dura sconfitta subita, e qui si parla dell’immane castigo che avranno i miscredenti.
Åöäøó ÇáøóÐöíäó ÇÔúÊóÑóæõÇú ÇáúßõÝúÑó ÈöÇáÅöíãóÇäö áóä íóÖõÑøõæÇú Çááøåó ÔóíúÆðÇ æóáåõãú ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿177﴾
182. In verità, quelli che hanno barattato la fede con la miscredenza, non potranno mai arrecare alcun danno ad Allah, e avranno un doloroso castigo.
Nel sacro Corano si parla spesso di baratti, profitti e perdite, immaginati in un immenso bazar nel quale gli uomini vendono la propria fede e il proprio pensiero, e gli acquirenti sono, a volte, il Signore Eccelso, e, volte gli altri. In questo bazar la vendita è obbligatoria, ma la scelta dell’acquirente è lasciata agli uomini. In altre parole, noi non possiamo abbandonare il nostro pensiero e il nostro operato, possiamo però indirizzarli verso il bene o il male. Il sacro Corano loda coloro che hanno barattato se stessi e i loro beni con Dio, acquistando in cambio il Suo consenso e l’eterna beatitudine, biasimando invece coloro che hanno scambiato la propria fede e l’eterna beatitudine, con la miscredenza e la perpetua dannazione.
æóáÇó íóÍúÓóÈóäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú ÃóäøóãóÇ äõãúáöí áóåõãú ÎóíúÑñ áøöÃóäÝõÓöåöãú ÅöäøóãóÇ äõãúáöí áóåõãú áöíóÒúÏóÇÏõæÇú ÅöËúãðÇ æóáóåúãõ ÚóÐóÇÈñ ãøõåöíäñ ﴿178﴾
183. E non credano coloro che sono diventati miscredenti, che il tempo che accordiamo loro sia un bene per essi. In verità, diamo loro del tempo affinché aumentino in peccato. Essi avranno un umiliante castigo.