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COMMENTO

Un giorno una donna andò dal sommo Profeta, e disse: “Io ero sposata con mio cugino (paterno) Rufaa´ah, ed egli mi ripudiò tre volte, dopodiché io mi risposai con un altro uomo, Abdu-r-rahmaan, dal quale fui ripudiata, ma non ebbi con lui alcun rapporto sessuale. Posso ora risposarmi con il mio primo marito?

Il nobile Profeta disse: “No! Se tu avessi avuto rapporti sessuali con il tuo secondo marito avresti potuto risposarti con il primo”. Dopodiché fu rivelato il versetto in esame.

Nel versetto precedente abbiamo detto che dopo il secondo ripudio, l’uomo deve decidere se tenere la propria moglie o se ripudiarla per la terza volta senza possibilità di annullare il ripudio.

Questo versetto spiega in modo piú dettagliato il precetto esposto nel versetto precedente: “E se [l’uomo] la ripudia [per la terza volta] non sarà piú lecita per lui finché essa non abbia sposato un altro. Se poi quest’ultimo la ripudia, possono allora ricongiungersi, se pensano di riuscire a osservare i limiti di Allah”

OSSERVAZIONI

  1. Gli uomini non devono approfittare dei diritti che Allah ha loro concesso. In una tradizione dell’ottavo Imam leggiamo: “Non sottovalutate il ripudio, e non danneggiate le donne”[293]
  2. Non tutti conoscono i segreti e le ragioni delle norme divine, e alcuni, forse, rimangono stupiti dinanzi a questi precetti, ma… “Questi sono i limiti di Allah, che Egli mostra chiaramente alla gente che sa”
  3. I limiti di Allah devono essere osservati, non solo nei fondamentali precetti – quali la preghiera, l’hajj, la zakaah ecc. – ma anche nelle questioni familiari.

VERSETTO 231

æóÅöÐóÇ ØóáøóÞúÊõãõ ÇáäøóÓóÇÁ ÝóÈóáóÛúäó ÃóÌóáóåõäøó ÝóÃóãúÓößõæåõäøó ÈöãóÚúÑõæÝò Ãóæú ÓóÑøöÍõæåõäøó ÈöãóÚúÑõæÝò æóáÇó ÊõãúÓößõæåõäøó ÖöÑóÇÑðÇ áøóÊóÚúÊóÏõæÇú æóãóä íóÝúÚóáú Ðóáößó ÝóÞóÏú Ùóáóãó äóÝúÓóåõ æóáÇó ÊóÊøóÎöÐõæóÇú ÂíóÇÊö Çááøåö åõÒõæðÇ æóÇÐúßõÑõæÇú äöÚúãóÊó Çááøåö Úóáóíúßõãú æóãóÇ ÃóäÒóáó Úóáóíúßõãú ãøöäó ÇáúßöÊóÇÈö æóÇáúÍößúãóÉö íóÚöÙõßõã Èöåö æóÇÊøóÞõæÇú Çááøåó æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó Èößõáøö ÔóíúÁò Úóáöíãñ ﴿231﴾

231.  Quando ripudiate le [vostre] donne ed esse si avvicinano al termine del periodo di tempo stabilito [per le donne ripudiate, in cui non possono risposarsi], trattenetele degnamente o mandatele via degnamente. Non trattenetele dunque per recare [loro] danno, facendo cosí ingiustizia. E chi fa ciò, in verità, fa ingiustizia a sé stesso. Non prendetevi gioco dei segni di Allah e ricordate la grazia che Allah vi ha concesso e ciò che ha fatto discendere su di voi del Libro e della sapienza, con il quale vi consiglia. Temete Allah e sappiate che, in verità, Allah è onnisciente.

COMMENTO

Questo versetto espone le limitazioni imposte dall’Islam nel ripudio per salvaguardare i diritti della donna: “Quando ripudiate le [vostre] donne ed esse si avvicinano al termine del periodo di tempo stabilito [per le donne ripudiate, in cui non possono risposarsi], trattenetele degnamente o mandatele via degnamente”

“Non trattenetele dunque per recare [loro] danno, facendo cosí ingiustizia. E chi fa ciò, in verità, fa ingiustizia a sé stesso”

Quest’ultima frase è la spiegazione dell’espressione “bi ma´ruf”, da noi tradotta con “degnamente”. Chi usa il ripudio per vendicarsi e per molestare la donna, oltre a farle torto, fa torto a se stesso, forse perché si priva della sua tranquillità e quiete, e danneggia la propria “metà”.

NON PRENDETEVI GIOCO DEI SEGNI DI ALLAH!

“Non prendetevi gioco dei segni di Allah e ricordate la grazia che Allah vi ha concesso e ciò che ha fatto discendere su di voi del Libro e della sapienza, con il quale vi consiglia”

Spesso capita che alcuni commettano un gran numero di peccati, e per sfuggire ai rimproveri della propria coscienza e al castigo divino, s’inventano mille scuse, e s’appigliano ai comandamenti di Allah per giustificare il proprio vergognoso comportamento. Il sacro Corano considera questo modo di fare una presa in giro dei precetti e dei comandamenti divini. Purtroppo molti dei comandamenti di Allah vengono trattati in questo turpe modo, tra cui quelli riguardanti il ripudio. Come abbiamo già detto la norma del diritto di ruju´ è stata rivelata per salvare i matrimoni e permettere ad essi di durare il piú possibile. Purtroppo però molti uomini usano questo diritto per vendicarsi della donna, e per molestarla, e nascondono empiamente la propria iniquità dietro la sacra legge di Allah. Ebbene, questo, come dice il sacro Corano, significa prendersi gioco dei precetti del Signore Eccelso.

“Temete Allah e sappiate che, in verità, Allah è onnisciente”

Alla fine del versetto, in difesa dei diritti della donna, e per impedire che alcuni usino i precetti divini per coprire i loro peccati, il sacro Corano invita la gente al timor di Dio, e ricorda loro che Allah è onnisciente.

VERSETTO 232

æóÅöÐóÇ ØóáøóÞúÊõãõ ÇáäøöÓóÇÁ ÝóÈóáóÛúäó ÃóÌóáóåõäøó ÝóáÇó ÊóÚúÖõáõæåõäøó Ãóä íóäßöÍúäó ÃóÒúæóÇÌóåõäøó ÅöÐóÇ ÊóÑóÇÖóæúÇú Èóíúäóåõã ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö Ðóáößó íõæÚóÙõ Èöåö ãóä ßóÇäó ãöäßõãú íõÄúãöäõ ÈöÇááøåö æóÇáúíóæúãö ÇáÂÎöÑö Ðóáößõãú ÃóÒúßóì áóßõãú æóÃóØúåóÑõ æóÇááøåõ íóÚúáóãõ æóÃóäÊõãú áÇó ÊóÚúáóãõæäó ﴿232﴾

232.  E quando ripudiate le [vostre] donne ed esse raggiungono la fine del periodo di tempo stabilito [per le donne ripudiate, nel quale non possono risposarsi], non impedite loro di sposarsi [nuovamente] con i loro [precedenti] mariti, se si accordano degnamente fra di loro. Con ciò vengono consigliati quelli di voi che credono in Allah e nel Giorno Estremo; questa è cosa piú integra e pura per voi. Allah sa [ciò che è meglio per voi] e voi [invece] non [lo] sapete.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO IN ESAME?

Uno dei compagni del santo Profeta, Ma´qal Bin Yassaar, impediva alla propria sorella Jumlaa’ di risposarsi con il suo primo marito ´Asim Bin ´Uday, poiché quest’ultimo, in passato, l’aveva ripudiata. Dopo il completamento della ´iddah della donna i due volevano risposarsi. Fu allora rivelato il versetto e impedí ad ´Asim di opporsi a questo nuovo matrimonio.

Si narra anche che questo versetto fu rivelato a proposito di Jaabir Bin Abdillah, quando si oppose al matrimonio di una sua cugina (paterna) con il suo precedente marito. Forse nell’era preislamica i parenti avevano un simile diritto.

Indubbiamente, nel rito jafarita, fratelli e cugini non hanno alcun diritto di vietare alle proprie sorelle e alle proprie cugine di risposare i loro mariti precedenti, e come loro qualsiasi altra persona, sia essa parente o meno. In questi casi la donna è libera di scegliere, e non ha bisogno del permesso di nessuno.

UN’ALTRA CATENA SPEZZATA DALL’ISLAM

Come abbiamo già ricordato in precedenza, un tempo molte donne erano oppresse dagl’uomini prepotenti, che non lasciavano loro alcuna libertà, e decidevano per loro.

Ad esempio, la donna non era libera di scegliersi il marito che voleva, nemmeno nel caso in cui volesse risposarsi col il suo precedente marito, ed erano i parenti a decidere per lei.

Il sacro Corano condanna espressamente questo comportamento, e afferma chiaramente che i parenti non hanno alcun diritto di impedire a una donna di risposarsi col il suo precedente marito. Perciò da questo versetto è possibile dedurre che la donna che si è già sposata una volta, non ha bisogno del permesso di nessuno per risposarsi. Rimane solo da appurare il caso delle donne vergini, riguardo al quale il versetto non dice nulla. Esaurienti spiegazioni riguardo al caso di questo tipo di donne possono essere trovate nei trattati di fiqh.

“Con ciò vengono consigliati quelli di voi che credono in Allah e nel Giorno Estremo”

Questo precetto è a vostro favore, e giova a coloro che credono nel Creatore dei Mondi e nel Giorno del Giudizio, non ai superbi miscredenti.

“Questa è cosa piú integra e pura per voi. Allah sa [ciò che è meglio per voi] e voi [invece] non [lo] sapete”

Il versetto si conclude con questa significativa frase, e ci ricorda che siamo noi a trarre vantaggio dal rispetto di tali precetti, anche se non riusciamo a comprendere i segreti e le ragioni che stanno dietro ad essi; ma Allah, l’Onnisciente, sa ciò che è meglio per noi, ciò che è in grado di purificarci ed elevarci spiritualmente.

VERSETTO 233

æóÇáúæóÇáöÏóÇÊõ íõÑúÖöÚúäó ÃóæúáÇóÏóåõäøó Íóæúáóíúäö ßóÇãöáóíúäö áöãóäú ÃóÑóÇÏó Ãóä íõÊöãøó ÇáÑøóÖóÇÚóÉó æóÚáóì ÇáúãóæúáõæÏö áóåõ ÑöÒúÞõåõäøó æóßöÓúæóÊõåõäøó ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö áÇó ÊõßóáøóÝõ äóÝúÓñ ÅöáÇøó æõÓúÚóåóÇ áÇó ÊõÖóÂÑøó æóÇáöÏóÉñ ÈöæóáóÏöåóÇ æóáÇó ãóæúáõæÏñ áøóåõ ÈöæóáóÏöåö æóÚóáóì ÇáúæóÇÑöËö ãöËúáõ Ðóáößó ÝóÅöäú ÃóÑóÇÏóÇ ÝöÕóÇáÇð Úóä ÊóÑóÇÖò ãøöäúåõãóÇ æóÊóÔóÇæõÑò ÝóáÇó ÌõäóÇÍó ÚóáóíúåöãóÇ æóÅöäú ÃóÑóÏÊøõãú Ãóä ÊóÓúÊóÑúÖöÚõæÇú ÃóæúáÇóÏóßõãú ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú ÅöÐóÇ ÓóáøóãúÊõã ãøó ÂÊóíúÊõã ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö æóÇÊøóÞõæÇú Çááøåó æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÈóÕöíÑñ ﴿233﴾

233.  Le madri allatteranno i loro figli per due anni completi, [ciò] per chi vuole completare l’allattamento. I padri hanno il dovere di nutrirle e vestirle degnamente. Nessuno viene obbligato a fare se non ciò che può: la madre non deve essere danneggiata a causa del figlio e nemmeno il padre. Lo stesso obbligo per l’erede. Se poi [i genitori] vorranno interrompere l’allattamento di comune accordo e dopo essersi consultati, non faranno alcun peccato. E se volete fare allattare i vostri figli da una nutrice, non ci sarà nessun peccato, a condizione che versiate degnamente ciò che dovete dare [a esse]. Temete Allah e sappiate che, in verità, Egli osserva quello che fate.

COMMENTO

Waalidah, il cui plurale, waalidaat, è stato da noi tradotto col termine madri, in lingua araba significa madre, mentre il termine umm ha un significato piú ampio, e viene usato per indicare la madre o la nonna materna. In un significato ancor piú generale può essere usato per indicare l’origine di ogni cosa.

Il sacro Corano, in questo versetto, espone diverse norme a proposito dell’allattamento materno, in tutto sette precetti, che ora ci proponiamo di trattare.

SETTE NORME A PROPOSITO DELL’ALLATTAMENTO MATERNO

  1. L’allattamento fino ai due anni di età del bambino è da considerarsi uno dei diritti specifici della madre. Spetta a lei allattare e tenere la propria creatura in questo periodo. Nonostante la tutela dei figli minorenni spetti al padre, siccome in questo primo periodo di vita i bambini hanno bisogno del latte e dell’affetto materno, ebbene, in esso sono stati affidati alle cure delle loro madri. È inoltre doveroso rispettare i sentimenti della madre, che, in un momento cosí delicato, non può stare lontana dalla sua amata creatura. È per questi motivi che il versetto dice: “Le madri allatteranno i loro figli per due anni completi”
  2. Non è necessario allattare i figli per due anni completi, tale periodo è un limite fissato dal sacro Corano per chi voglia allattare in modo completo la propria creatura: “…[ciò] per chi vuole completare l’allattamento”. In una tradizione dell’Ahlulbayt (A) leggiamo che il periodo completo di allattamento è di due anni completi, mentre, quello incompleto è di ventuno mesi. Forse ciò deriva dall’accostamento del versetto in esame al quindicesimo versetto della quarantaseiesima sura del sacro Corano, che dice: “…la gravidanza e lo svezzamento [l’allattamento] durano trenta mesi…”. Tutti sanno che di solito la gravidanza dura all’incirca nove mesi, perciò i ventuno mesi rimanenti sono il normale periodo di allattamento.
  3. Il padre del bambino è tenuto a passare gli alimenti alla madre, anche nel caso di ripudio, per tutto il periodo dell’allattamento, affinché essa possa allattare il bambino in assoluta tranquillità: “I padri hanno il dovere di nutrirle e vestirle degnamente”, ovviamente i doveri del padre non sono illimitati, ed egli è tenuto a fare solo quello che è nelle sue possibilità: “Nessuno viene obbligato a fare se non ciò che può”
  4. La quarta norma esposta nel versetto è: “La madre non deve essere danneggiata a causa del figlio e nemmeno il padre”. Gli uomini devono fare attenzione a non violare il diritto di tutela delle madri nel periodo dell’allattamento, e le madri, a loro volta non devono approfittare di questo diritto, astenendosi dall’allattare il figlio, o non permettendo al padre di vederlo.
  5. Dopo la morte del padre, sono gli eredi che devono assicurare gli alimenti alla madre durante il periodo dell’allattamento: “Lo stesso obbligo per l’erede”
  6. Lo svezzamento del bambino è lasciato ai genitori, che possono di comune accordo, consultandosi, interrompere l’allattamento del bambino: “Se poi [i genitori] vorranno interrompere l’allattamento di comune accordo e dopo essersi consultati, non faranno alcun peccato”. La madre non è obbligata ad allattare, e può interrompere l’allattamento quando vuole. Tuttavia, per il bene del bambino, è meglio che lo svezzamento avvenga di comune accordo tra i genitori.
  7. La madre ha il diritto di tenere ed allattare il bambino per tutto il periodo dell’allattamento, ma se si rifiuta di allattarlo, o ha qualche impedimento, ebbene, il versetto prescrive: “E se volete fare allattare i vostri figli da una nutrice, non ci sarà nessun peccato, a condizione che versiate degnamente ciò che dovete dare [a esse]”. Il versetto si conclude dicendo: “Temete Allah e sappiate che, in verità, Egli osserva quello che fate”, per ricordare all’uomo e alla donna che devono astenersi dalla vendetta, e dal farsi del male a vicenda.

VERSETTO 234

æóÇáøóÐöíäó íõÊóæóÝøóæúäó ãöäßõãú æóíóÐóÑõæäó ÃóÒúæóÇÌðÇ íóÊóÑóÈøóÕúäó ÈöÃóäÝõÓöåöäøó ÃóÑúÈóÚóÉó ÃóÔúåõÑò æóÚóÔúÑðÇ ÝóÅöÐóÇ ÈóáóÛúäó ÃóÌóáóåõäøó ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú ÝöíãóÇ ÝóÚóáúäó Ýöí ÃóäÝõÓöåöäøó ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑñ ﴿234﴾

234.  Quanto a quelli di voi che muoiono lasciando delle spose, queste devono attendere quattro mesi e dieci giorni [prima di rimaritarsi]. Trascorso questo periodo, ebbene, non sarete responsabili di ciò che esse faranno di sé secondo virtú. Allah è ben informato di quello che fate.

COMMENTO

Prima dell’avvento dell’Islam, uno dei fondamentali problemi della donna era il matrimonio dopo la morte del marito. Dal momento che non è giusto che le donne si risposino immediatamente dopo la morte del marito, e ciò per diversi motivi, tra i quali, il rispetto del marito defunto e dei suoi parenti, e la certezza di non essere incinta, il versetto in esame afferma: “Quanto a quelli di voi che muoiono lasciando delle spose, queste devono attendere quattro mesi e dieci giorni [prima di rimaritarsi]”

Il rispetto della memoria del marito defunto è un sentimento naturale nelle donne, ed è per questo che in tutte le tribú, le donne che perdevano il proprio marito dovevano rispettare determinate regole, ed eseguire particolari riti. Tuttavia, a volte venivano oppresse, o addirittura uccise dopo la morte del loro marito. In alcune tribú, dopo la morte del marito, la moglie veniva bruciata o sepolta viva assieme al marito. Altri invece impedivano alla donna di risposarsi, e la emarginavano. In altre tribú, le donne venivano obbligate a vivere per un periodo di tempo sotto una tenda nera e sporca, con addosso vestiti logori e sudici, e non veniva permesso loro di truccarsi, di abbellirsi, e, addirittura, nemmeno di lavarsi e di curare la propria igiene.[294]

“Trascorso questo periodo, ebbene, non sarete responsabili di ciò che esse faranno di sé secondo virtú”

Siccome a volte i parenti del defunto, per assurde superstizioni, impedivano alla donna di risposarsi, ebbene, il sacro Corano ricorda loro che dopo la morte dell’uomo, la moglie è libera di risposarsi, e assicura loro che essi non saranno piú responsabili delle future scelte della donna, e li ammonisce dicendo: “Allah è ben informato di quello che fate”

VERSETTO 235

æóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú ÝöíãóÇ ÚóÑøóÖúÊõã Èöåö ãöäú ÎöØúÈóÉö ÇáäøöÓóÇÁ Ãóæú ÃóßúäóäÊõãú Ýöí ÃóäÝõÓößõãú Úóáöãó Çááøåõ Ãóäøóßõãú ÓóÊóÐúßõÑõæäóåõäøó æóáóÜßöä áÇøó ÊõæóÇÚöÏõæåõäøó ÓöÑøðÇ ÅöáÇøó Ãóä ÊóÞõæáõæÇú ÞóæúáÇð ãøóÚúÑõæÝðÇ æóáÇó ÊóÚúÒöãõæÇú ÚõÞúÏóÉó ÇáäøößóÇÍö ÍóÊøóìó íóÈúáõÛó ÇáúßöÊóÇÈõ ÃóÌóáóåõ æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó íóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí ÃóäÝõÓößõãú ÝóÇÍúÐóÑõæåõ æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó ÛóÝõæÑñ Íóáöíãñ ﴿235﴾

235.  Non peccherete se [in questo periodo] farete velate proposte di matrimonio a queste donne, o se ne coltiverete segretamente l’intenzione. Allah sa che presto vi ricorderete di loro. Ma non fate loro promesse [di matrimonio] in segreto, salvo che diciate [loro] parole degne. E non decidete di unirvi con loro in matrimonio prima che sia trascorso il termine prescritto. Badate che, in verità, Allah conosce quello che c’è nei vostri cuori. Temetelo dunque e sappiate che, in verità, Allah è clemente e paziente.

COMMENTO

Si può chiedere in moglie una donna che è in istato di ´iddah?

Questo versetto espone una delle importanti norme riguardanti le donne in istato di ´iddah: “Non peccherete se [in questo periodo] farete velate proposte di matrimonio a queste donne, o se ne coltiverete segretamente l’intenzione. Allah sa che presto vi ricorderete di loro. Ma non fate loro promesse [di matrimonio] in segreto, salvo che diciate [loro] parole degne”

È naturale che le vedove, dopo la morte del proprio marito, pensino al proprio futuro, ed è possibile che alcuni uomini intendano prenderle in moglie.

Poi il versetto aggiunge: “E non decidete di unirvi con loro in matrimonio prima che sia trascorso il termine prescritto”

È certo che il matrimonio con una donna in istato di ´iddah è nullo, anzi, se un uomo sposa consapevolmente una donna in tale stato, ebbene, tale donna gli sarà per sempre proibita.

Il versetto si conclude affermando: “Badate che, in verità, Allah conosce quello che c’è nei vostri cuori. Temetelo dunque e sappiate che, in verità, Allah è clemente e paziente.”

VERSETTO 236

áÇøó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú Åöä ØóáøóÞúÊõãõ ÇáäøöÓóÇÁ ãóÇ áóãú ÊóãóÓøõæåõäøõ Ãóæú ÊóÝúÑöÖõæÇú áóåõäøó ÝóÑöíÖóÉð æóãóÊøöÚõæåõäøó Úóáóì ÇáúãõæÓöÚö ÞóÏóÑõåõ æóÚóáóì ÇáúãõÞúÊöÑö ÞóÏúÑõåõ ãóÊóÇÚðÇ ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö ÍóÞøðÇ Úóáóì ÇáúãõÍúÓöäöíäó ﴿236﴾

236.  Non peccherete se ripudierete le donne con le quali non avete avuto rapporti sessuali o alle quali non avete stabilito il dono nuziale. Beneficatele allora degnamente [facendo loro un dono], il ricco secondo le sue possibilità e il povero secondo le sue possibilità. Cosí si devono comportare le persone benefiche.

COMMENTO

Il sacro Corano continua ad esporre le norme relative al ripudio: “Non peccherete se ripudierete le donne con le quali non avete avuto rapporti sessuali o alle quali non avete stabilito il dono nuziale”

In tali condizioni è molto piú semplice separarsi, se veramente non si vuole piú vivere insieme.

Poi espone un’altra norma a tal proposito: “Beneficatele allora degnamente [facendo loro un dono], il ricco secondo le sue possibilità e il povero secondo le sue possibilità. Cosí si devono comportare le persone benefiche”

È possibile che a causa della rottura del legame matrimoniale nascano rancori e inimicizie, ed è per questo motivo che il versetto ordina all’uomo di fare un dono alla donna al momento della separazione, e descrive questo gesto attraverso la significativa frase: “Cosí si devono comportare le persone benefiche”

VERSETTO 237

æóÅöä ØóáøóÞúÊõãõæåõäøó ãöä ÞóÈúáö Ãóä ÊóãóÓøõæåõäøó æóÞóÏú ÝóÑóÖúÊõãú áóåõäøó ÝóÑöíÖóÉð ÝóäöÕúÝõ ãóÇ ÝóÑóÖúÊõãú ÅóáÇøó Ãóä íóÚúÝõæäó Ãóæú íóÚúÝõæó ÇáøóÐöí ÈöíóÏöåö ÚõÞúÏóÉõ ÇáäøößóÇÍö æóÃóä ÊóÚúÝõæÇú ÃóÞúÑóÈõ áöáÊøóÞúæóì æóáÇó ÊóäÓóæõÇú ÇáúÝóÖúáó Èóíúäóßõãú Åöäøó Çááøåó ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÈóÕöíÑñ ﴿237﴾

237.  E se le ripudierete prima di avere avuto con loro rapporti sessuali ma dopo aver stabilito loro un dono nuziale, date loro la metà di quello che avete stabilito, a meno che esse non vi rinuncino o vi rinunci colui che ha in mano il contratto di matrimonio. Se rinunciate voi, è comunque piú vicino alla virtú. Non dimenticate di essere generosi fra di voi, ché, in verità, Allah osserva quello che fate.

COMMENTO

Questo versetto parla delle donne per le quali è stato stabilito un mahr, e che non hanno avuto rapporti sessuali prima della separazione: “E se le ripudierete prima di avere avuto con loro rapporti sessuali ma dopo aver stabilito loro un dono nuziale, date loro la metà di quello che avete stabilito”

Questa legge permette alle donne di avere, alle sopraccitate condizioni, metà del dono nuziale in caso di separazione. Poi il versetto cura gli aspetti affettivi e morali della questione, dicendo: “…a meno che esse non vi rinuncino o vi rinunci colui che ha in mano il contratto di matrimonio. Se rinunciate voi, è comunque piú vicino alla virtú. Non dimenticate di essere generosi fra di voi, ché, in verità, Allah osserva quello che fate”

Tutto deve svolgersi in un’atmosfera di pace e benevolenza, persino un evento triste e amaro come la separazione tra un uomo e una donna.

VERSETTO 238

ÍóÇÝöÙõæÇú Úóáóì ÇáÕøóáóæóÇÊö æÇáÕøóáÇóÉö ÇáúæõÓúØóì æóÞõæãõæÇú áöáøåö ÞóÇäöÊöíäó ﴿238﴾

238.  Curate le [vostre] preghiere e [soprattutto] la ‘salaah mediana’, e, umilmente, state ritti dinanzi ad Allah.

COMMENTO

Un gruppo di munaafiqun, prendendo come scusa l’elevata temperatura dell’aria, cercarono di dividere i mussulmani boicottando la preghiera in congregazione. Alcuni credenti li seguirono, e anche loro si astennero dal partecipare alla preghiera. Il sommo Profeta era molto preoccupato per ciò, e aveva anche minacciato coloro che non partecipavano alla preghiera. In una tradizione leggiamo che il santo Profeta, in estate, nel cocente caldo di mezzogiorno, eseguiva la preghiera di mezzodí in congregazione, e questa preghiera era la piú difficile per i suoi compagni, tanto che solo pochi vi partecipavano. Per questo motivo il sommo Profeta disse: “Io ho deciso di bruciare le case di coloro che non partecipano alla nostra preghiera”. Fu allora rivelato il versetto, e ricordò alla gente l’importanza della preghiera di mezzogiorno (eseguita in congregazione).

Il sacro Corano sottolinea un gran numero di volte l’importanza della salaah, della preghiera rituale, poiché essa è il piú efficace rapporto tra l’uomo e il Signore Eccelso: “Curate le [vostre] preghiere e [soprattutto] la ‘salaah mediana’, e, umilmente, state ritti dinanzi ad Allah”

Non sia che il caldo, il freddo, i problemi della vita, i beni materiali, la famiglia vi distolgano dall’eseguire degnamente la preghiera. La salaah mediana, è la preghiera di mezzogiorno.

Il sacro Corano ricorda in particolare la preghiera di mezzogiorno, poiché, a causa del caldo e del lavoro, veniva trascurata.

VERSETTO 239

ÝóÅäú ÎöÝúÊõãú ÝóÑöÌóÇáÇð Ãóæú ÑõßúÈóÇäðÇ ÝóÅöÐóÇ ÃóãöäÊõãú ÝóÇÐúßõÑõæÇú Çááøåó ßóãóÇ Úóáøóãóßõã ãøóÇ áóãú ÊóßõæäõæÇú ÊóÚúáóãõæäó ﴿239﴾

239.  Ma se temete [qualche pericolo], [pregate] allora [mentre siete] a piedi o a cavallo. Quando poi sarete al sicuro, ricordate Allah, come [segno di riconoscimento per il fatto che] Egli vi ha insegnato quello che non sapevate.

COMMENTO

Questo versetto sottolinea il fatto che la preghiera non deve mai essere trascurata, nemmeno durante una difficile battaglia, durante la quale molte delle condizioni di validità della preghiera, quali la direzione, il ruku´ e il sujud, non sussistono piú: “Ma se temete [qualche pericolo], [pregate] allora [mentre siete] a piedi o a cavallo”

Impariamo quindi che bisogna curare le proprie preghiere in qualsiasi circostanza, anche nelle piú difficili condizioni.

“Quando poi sarete al sicuro, ricordate Allah, come [segno di riconoscimento per il fatto che] Egli vi ha insegnato quello che non sapevate”

Voi non conoscevate le norme della preghiera in istato di battaglia, e Allah ve le ha insegnate. DimostrateGli dunque la vostra gratitudine, mettendo in pratica tali precetti.

VERSETTO 240

æóÇáøóÐöíäó íõÊóæóÝøóæúäó ãöäßõãú æóíóÐóÑõæäó ÃóÒúæóÇÌðÇ æóÕöíøóÉð áøöÃóÒúæóÇÌöåöã ãøóÊóÇÚðÇ Åöáóì ÇáúÍóæúáö ÛóíúÑó ÅöÎúÑóÇÌò ÝóÅöäú ÎóÑóÌúäó ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú Ýöí ãóÇ ÝóÚóáúäó Ýöíó ÃóäÝõÓöåöäøó ãöä ãøóÚúÑõæÝò æóÇááøåõ ÚóÒöíÒñ Íóßöíãñ ﴿240﴾

240.  Quanto a quelli di voi che moriranno lasciando delle spose, [facciano] un testamento a loro favore, affinché possano giovarsi per un anno [dei beni dei loro mariti], senza essere scacciate [di casa]. Se però esse vorranno andarsene, non sarete responsabili di ciò di degno che esse faranno di sé stesse. E Allah è invincibile, saggio.

COMMENTO

È possibile che questo versetto voglia dire che Allah vi raccomanda di passare alle vedove gli alimenti per un intero anno, quand’anche ciò non sia stato disposto nel testamento dal marito.

Il sacro Corano in questo versetto ritorna a trattare le norme riguardanti il matrimonio e il ripudio. Inizia dunque a parlare di quegli uomini sposati che sono vicini alla morte: “Quanto a quelli di voi che moriranno lasciando delle spose, [facciano] un testamento a loro favore, affinché possano giovarsi per un anno [dei beni dei loro mariti], senza essere scacciate [di casa]”

“Se però esse vorranno andarsene, non sarete responsabili di ciò di degno che esse faranno di sé stesse”

Alla fine del versetto, è come se dicesse a queste donne di non preoccuparsi del loro futuro, poiché: “E Allah è invincibile, saggio”

VERSETTO 241

æóáöáúãõØóáøóÞóÇÊö ãóÊóÇÚñ ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö ÍóÞøðÇ Úóáóì ÇáúãõÊøóÞöíäó ﴿241﴾

241.  In questo versetto il sacro Corano espone un’altra delle norme del ripudio, e dice: “E [anche] le donne ripudiate hanno diritto a ricevere un degno dono. Questo è un dovere per i timorati [di Allah]”

Accostando questo versetto al duecento trentaseiesimo di questa stessa sura, si comprende che la norma esposta nel versetto in esame riguarda le donne alle quali non è stato determinato il mahr al momento del matrimonio, e che sono state ripudiate prima di avere avuto rapporti sessuali.

VERSETTO 242

ßóÐóáößó íõÈóíøöäõ Çááøåõ áóßõãú ÂíóÇÊöåö áóÚóáøóßõãú ÊóÚúÞöáõæäó ﴿242﴾

242.  In questo versetto, che è l’ultimo che parla del ripudio, leggiamo: “Cosí Allah vi mostra i Suoi segni affinché possiate ragionare”

È ovvio che il sacro Corano invita a riflettere per mettere in pratica i principi e i precetti della religione, e non a limitarsi a ragionare senza fare seguire alla riflessione la pratica.

VERSETTO 243

Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó ÎóÑóÌõæÇú ãöä ÏöíóÇÑöåöãú æóåõãú ÃõáõæÝñ ÍóÐóÑó ÇáúãóæúÊö ÝóÞóÇáó áóåõãõ Çááøåõ ãõæÊõæÇú Ëõãøó ÃóÍúíóÇåõãú Åöäøó Çááøåó áóÐõæ ÝóÖúáò Úóáóì ÇáäøóÇÓö æóáóÜßöäøó ÃóßúËóÑó ÇáäøóÇÓö áÇó íóÔúßõÑõæäó ﴿243﴾

243.  Non hai forse visto coloro che a migliaia uscirono dalle loro case per timore della morte? Ebbene, Allah disse loro: “Morite!”, poi li risuscitò. In verità, Allah è generoso con gli uomini, ma la maggior parte di loro non [Lo] ringrazia.

COMMENTO

Questo versetto parla delle vicende di uno dei popoli del passato, che fu colpito da una terribile malattia epidemica che fece fuggire migliaia di persone: “Non hai forse visto coloro che a migliaia uscirono dalle loro case per timore della morte?”

Poi il nobile versetto racconta la loro fine dicendo: «Ebbene, Allah disse loro: “Morite!”, poi li risuscitò». Fu il santo profeta Hizqil (A) a pregare per loro, e a chiedere ad Allah di resuscitarli. Dal momento che tale miracoloso atto è un dono di Dio, e un ammonimento per le genti, alla fine del versetto leggiamo: “In verità, Allah è generoso con gli uomini, ma la maggior parte di loro non [Lo] ringrazia”

Allah è stato generoso con questo popolo, e lo è con tutti gli uomini.

Il celebre sapiente sciita, il defunto Saduq, che Allah lo benedica, usa questo versetto per dimostrare la possibilità del raj´ah, dicendo: “Una delle nostre convinzioni è il cosiddetto raj´ah, che consiste nel ritorno in vita di alcuni uomini del passato. Questo versetto può anche essere una prova della resurrezione”

VERSETTO 244 E 245

æóÞóÇÊöáõæÇú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó ÓóãöíÚñ Úóáöíãñ ﴿244﴾ ãøóä ÐóÇ ÇáøóÐöí íõÞúÑöÖõ Çááøåó ÞóÑúÖðÇ ÍóÓóäðÇ ÝóíõÖóÇÚöÝóåõ áóåõ ÃóÖúÚóÇÝðÇ ßóËöíÑóÉð æóÇááøåõ íóÞúÈöÖõ æóíóÈúÓõØõ æóÅöáóíúåö ÊõÑúÌóÚõæäó ﴿245﴾

244.  Qui iniziano i versetti della gihad: “Combattete sulla via di Allah e sappiate che, in verità, Allah è Colui che ascolta e sa [tutto]”

245.  Chi è colui che vorrà fare ad Allah un prestito sincero, affinché Egli glielo raddoppi un grande numero di volte? Allah ‘stringe’ e ‘allenta’, e a Lui sarete fatti ritornare.

COMMENTO

Si narra che un giorno il sommo Profeta disse: “A chiunque elargisca un’elemosina sarà dato il doppio di essa nel Paradiso”. Abu-d-dahdaah Al’ansaariyy chiese allora: “O Messaggero di Allah, io ho due giardini, se ne elargisco uno in beneficenza, avrò il doppio in Paradiso?”. Il sommo Profeta rispose: “Sí!”. Poi egli consegnò al Profeta il migliore dei due giardini. Fu in questa occasione che discese il versetto in esame.

Questo versetto dice: “Chi è colui che vorrà fare ad Allah un prestito sincero, affinché Egli glielo raddoppi un grande numero di volte?”

Deduciamo dunque che fare un prestito ad Allah significa elargire elemosine per la gihad.

Alla fine del versetto leggiamo: “Allah ‘stringe’ e ‘allenta’, e a Lui sarete fatti ritornare”

Questa frase c’insegna che la ristrettezza e l’abbondanza sono ambedue nelle mani del Creatore Eccelso.

Ma perché viene usata l’espressione “prestito ad Allah” nel versetto?

In diversi versetti coranici l’elemosina viene considerata come un prestito fatto ad Allah. Ciò costituisce, da una parte, la dimostrazione dell’infinita grazia del Signore Altissimo agli uomini, e, dall’altra, una prova della fondamentale importanza data dall’Islam alla beneficenza.

Il santo imam Alí (A) afferma: “Allah v’ha chiesto un prestito, quand’Egli possiede i tesori dei cieli e della terra, ed è autosufficiente e lodato. Ma Egli vuole solo mettervi alla prova, per dimostrare chi di voi è piú benefico”[295]

VERSETTO 246

Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáúãóáÅö ãöä Èóäöí ÅöÓúÑóÇÆöíáó ãöä ÈóÚúÏö ãõæÓóì ÅöÐú ÞóÇáõæÇú áöäóÈöíøò áøóåõãõ ÇÈúÚóËú áóäóÇ ãóáößðÇ äøõÞóÇÊöáú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö ÞóÇáó åóáú ÚóÓóíúÊõãú Åöä ßõÊöÈó Úóáóíúßõãõ ÇáúÞöÊóÇáõ ÃóáÇøó ÊõÞóÇÊöáõæÇú ÞóÇáõæÇú æóãóÇ áóäóÇ ÃóáÇøó äõÞóÇÊöáó Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö æóÞóÏú ÃõÎúÑöÌúäóÇ ãöä ÏöíóÇÑöäóÇ æóÃóÈúäóÂÆöäóÇ ÝóáóãøóÇ ßõÊöÈó Úóáóíúåöãõ ÇáúÞöÊóÇáõ ÊóæóáøóæúÇú ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ãøöäúåõãú æóÇááøåõ Úóáöíãñ ÈöÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿246﴾

246.  Non hai forse visto i notabili dei figli di Israele quando, dopo Mosè, dissero a un loro profeta: “Suscitaci un re [e] noi combatteremo sul sentiero di Allah”? Disse: “Potrebbe mai accadere che, se vi fosse prescritto di combattere, non combattereste?”. Dissero: “Perché non dovremmo combattere sulla via di Allah, dal momento che ci hanno scacciato dalle nostre case e [allontanato] dai nostri figli?!”. Ma quando fu loro prescritto di combattere, si rifiutarono [tutti], salvo pochi di loro. E Allah conosce [bene] gli iniqui.

COMMENTO

Il Signore Altissimo in questi versetti racconta un’edificante storia riguardante un gruppo di persone appartenenti ai figli d’Israele, e risalente all’epoca successiva a quella di Mosè.

I giudei, per anni indeboliti e oppressi dal Faraone, grazie alla guida del santo Mosè erano riusciti a liberarsi, e ad acquistare grandezza e potere. Il Signore Eccelso attraverso questo santo profeta, aveva loro concesso grazia immensa, infiniti doni, tra i quali l’Arca dell’Alleanza[296]. I giudei portando quest’arca davanti alla loro armata acquistavano quiete e sicurezza. Questo stato di cose, questa forza e potenza, si conservò per un certo periodo dopo Mosè, ma le vittorie e i doni ricevuti pian piano cominciarono a insuperbirli, fino a far perdere loro quel potere e quella grandezza. Essi persero la propria terra e la santa Arca dell’Alleanza. Di conseguenza insorsero tra di loro grandi divergenze, al punto che essi non riuscirono piú a difendersi nemmeno dal piú debole dei loro nemici. Molti di loro furono cosí scacciati dalla propria terra, e i loro figli furono fatti prigionieri.

Questo stato di cose proseguí per diversi anni, fino a quando Allah mandò un profeta, di nome Ishmu’il (A), a salvarli e a guidarli sulla retta via. Essi erano stanchi di essere oppressi dai nemici, e chiesero a Ishmu’il (A) di scegliere per loro un capo, per potere, sotto la sua guida, riacquistare la grandezza perduta, la forza che avevano in passato.

Ishmu’il (A), che ben conosceva i giudei, rispose: “Ho paura che voi disubbidiate, e vi rifiutiate di combattere sotto la sua guida”. Essi dissero: “Come è possibile che ciò accada? Il nemico ci ha scacciati dalla nostra patria, ha occupato le nostre terre, e ha fatto prigionieri i nostri figli!”

Fu cosí che Ishmu’il (A) pregò per i figli d’Israele, e Allah scelse per loro Taalut [Saul] come guida. Ishmu’il (A) disse allora: “O Signore, io non ho mai visto Taalut, e non lo conosco”. Allah gli rivelò: “Noi lo manderemo verso di te, e quando verrà da te, consegnagli il comando dell’armata”. Quando però fu dato l’ordine di combattere quasi tutti disubbidirono, e abbandonarono il campo di battaglia.

VERSETTO 247

æóÞóÇáó áóåõãú äóÈöíøõåõãú Åöäøó Çááøåó ÞóÏú ÈóÚóËó áóßõãú ØóÇáõæÊó ãóáößðÇ ÞóÇáõæóÇú Ãóäøóì íóßõæäõ áóåõ Çáúãõáúßõ ÚóáóíúäóÇ æóäóÍúäõ ÃóÍóÞøõ ÈöÇáúãõáúßö ãöäúåõ æóáóãú íõÄúÊó ÓóÚóÉð ãøöäó ÇáúãóÇáö ÞóÇáó Åöäøó Çááøåó ÇÕúØóÝóÇåõ Úóáóíúßõãú æóÒóÇÏóåõ ÈóÓúØóÉð Ýöí ÇáúÚöáúãö æóÇáúÌöÓúãö æóÇááøåõ íõÄúÊöí ãõáúßóåõ ãóä íóÔóÇÁ æóÇááøåõ æóÇÓöÚñ Úóáöíãñ ﴿247﴾

247.  E il loro profeta disse loro: “Ecco che, in verità, Allah vi ha suscitato Taalut [Saul] a re”. Dissero: “Come potrebbe mai regnare su di noi, dal momento che noi siamo piú degni di lui a regnare e a lui non è stata data abbondanza di beni!”. Disse: “In verità, Allah lo ha preferito a voi e gli ha donato grande sapienza e forza fisica. [Sappiate che] Allah dà il Suo regno a chi vuole, Egli è immenso e sapiente”