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COMMENTO

Un gruppo di oppressi dei figli d’Israele, per liberarsi degli oppressori, avevano chiesto ai loro profeti di scegliere per loro una guida, un capo. Quando i loro profeti scelsero Taalut, che era un giovane pastore, povero e sconosciuto, come loro capo, essi, a causa della loro superbia e della distorta idea che avevano della guida, dissero: “Come può egli essere la nostra guida, quando è povero e sconosciuto? Noi siamo piú adatti ad essere guide, per le ricchezze che abbiamo”. Quando il loro profeta sentí queste scuse, disse: “Senza dubbio egli è stato scelto per voi da Dio, ed egli, è sí povero, ma ha le conoscenze e le forze necessarie per guidare una guerra, e Dio sceglie chi vuole – per la sua dignità e le sue capacità – come [vostro] capo e guida”

VERSETTO 248

æóÞóÇáó áóåõãú äöÈöíøõåõãú Åöäøó ÂíóÉó ãõáúßöåö Ãóä íóÃúÊöíóßõãõ ÇáÊøóÇÈõæÊõ Ýöíåö ÓóßöíäóÉñ ãøöä ÑøóÈøößõãú æóÈóÞöíøóÉñ ãøöãøóÇ ÊóÑóßó Âáõ ãõæÓóì æóÂáõ åóÇÑõæäó ÊóÍúãöáõåõ ÇáúãóáÂÆößóÉõ Åöäøó Ýöí Ðóáößó áÂíóÉð áøóßõãú Åöä ßõäÊõã ãøõÄúãöäöíäó ﴿248﴾

248.  E il loro profeta disse loro: “In verità, la prova del suo regno sarà che verrà a voi l’Arca [dell’Alleanza], contenente pace [proveniente] dal vostro Signore e quel che è rimasto di ciò che le famiglie di Mosè e di Aronne hanno lasciato: saranno gli angeli a portarla. In verità, in questo [avvenimento], v’è sicuramente una [chiara] prova per voi, se siete credenti”

COMMENTO

Affinché i giudei si fidassero di Taalut, i profeti dissero loro che essi avrebbero riavuto l’Arca dell’Alleanza come segno della giustezza della scelta del Signore Eccelso di Taalut come guida dei figli d’Israele. L’Arca dell’Alleanza era quella cassa di legno nella quale la madre di Mosè, per ordine divino, depose Mosè neonato, e lo lasciò sulle acque del Nilo. La cassa cadde nelle mani delle guardie del Faraone, e il neonato fu portato dal Faraone.

Quella cassa rimase alla corte del Faraone, e quando Mosè diventò profeta vi depose le tavole della Legge, e dopo la sua morte vi furono deposti lo scudo e gli altri cimeli di Mosè.

Questa sacra cassa, che veniva chiamata Arca dell’Alleanza, era nelle mani dei Figli d’Israele, e nelle guerre veniva portata davanti all’armata giudea. Tuttavia, pian piano fu profanata e rubata. In alcuni versi della Torà[297] si parla di questa cassa.

Iddio, attraverso i Suoi angeli, restituí, nel periodo della guida di Taalut, questa sacra arca ai figli d’Israele, per donare loro quiete e tranquillità.

VERSETTO 249

ÝóáóãøóÇ ÝóÕóáó ØóÇáõæÊõ ÈöÇáúÌõäõæÏö ÞóÇáó Åöäøó Çááøåó ãõÈúÊóáöíßõã ÈöäóåóÑò Ýóãóä ÔóÑöÈó ãöäúåõ ÝóáóíúÓó ãöäøöí æóãóä áøóãú íóØúÚóãúåõ ÝóÅöäøóåõ ãöäøöí ÅöáÇøó ãóäö ÇÛúÊóÑóÝó ÛõÑúÝóÉð ÈöíóÏöåö ÝóÔóÑöÈõæÇú ãöäúåõ ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ãøöäúåõãú ÝóáóãøóÇ ÌóÇæóÒóåõ åõæó æóÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ãóÚóåõ ÞóÇáõæÇú áÇó ØóÇÞóÉó áóäóÇ Çáúíóæúãó ÈöÌóÇáõæÊó æóÌõäæÏöåö ÞóÇáó ÇáøóÐöíäó íóÙõäøõæäó Ãóäøóåõã ãøõáÇóÞõæ Çááøåö ßóã ãøöä ÝöÆóÉò ÞóáöíáóÉò ÛóáóÈóÊú ÝöÆóÉð ßóËöíÑóÉð ÈöÅöÐúäö Çááøåö æóÇááøåõ ãóÚó ÇáÕøóÇÈöÑöíäó ﴿249﴾

249.  E quando Taalut uscí con le [sue] truppe, disse: “In verità, Allah vi metterà alla prova per mezzo di un fiume: chi ne berrà non sarà dei miei e chi non ne gusterà affatto sarà dei miei; salvo chi [ne] prenderà un po’ con [il cavo de] la mano”. Ebbene, tutti bevvero, eccetto pochi di loro. E quando egli e i credenti che erano con lui ebbero attraversato il fiume, [gli altri] dissero: “Oggi non siamo in grado di fronteggiare Jaalut [Golia] e le sue truppe!”. [Ma] quelli che sapevano che avrebbero incontrato Allah, dissero: “Quante volte, con il permesso di Allah, un piccolo gruppo ha battuto un grande gruppo!”. E Allah è con i pazienti.

COMMENTO

Questo versetto parla di quei giudei che non riuscirono a superare una prova divina: «E quando Taalut uscí con le [sue] truppe, disse: “In verità, Allah vi metterà alla prova per mezzo di un fiume: chi ne berrà non sarà dei miei e chi non ne gusterà affatto sarà dei miei; salvo chi [ne] prenderà un po’ con [il cavo de] la mano”. Ebbene, tutti bevvero, eccetto pochi di loro»

Coloro invece che riuscirono a superare questa prova, furono messi alla prova una seconda volta: «E quando egli e i credenti che erano con lui ebbero attraversato il fiume, [gli altri] dissero: “Oggi non siamo in grado di fronteggiare Jaalut [Golia] e le sue truppe!”. [Ma] quelli che sapevano che avrebbero incontrato Allah, dissero: “Quante volte, con il permesso di Allah, un piccolo gruppo ha battuto un grande gruppo!”»

VERSETTO 250

æóáóãøóÇ ÈóÑóÒõæÇú áöÌóÇáõæÊó æóÌõäõæÏöåö ÞóÇáõæÇú ÑóÈøóäóÇ ÃóÝúÑöÛú ÚóáóíúäóÇ ÕóÈúÑðÇ æóËóÈøöÊú ÃóÞúÏóÇãóäóÇ æóÇäÕõÑúäóÇ Úóáóì ÇáúÞóæúãö ÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿250﴾

250.  E quando incontrarono Jaalut e le sue truppe, dissero: “O nostro Signore, colmaci di pazienza, fai saldi i nostri passi e aiutaci contro la gente infedele”

COMMENTO

Questo versetto parla dello scontro dei due eserciti, e dice: «E quando incontrarono Jaalut e le sue truppe, dissero: “O nostro Signore, colmaci di pazienza, fai saldi i nostri passi e aiutaci contro la gente infedele”»

In realtà, Taalut e la sua armata chiesero a Dio tre cose: “colmaci di pazienza”, “fai saldi i nostri passi”, “aiutaci contro la gente infedele”

In realtà, la prima preghiera è di carattere spirituale, interiore, mentre la seconda e la terza sono di carattere pratico ed esteriore. Ha i passi saldi chi ha pazienza, e vince contro il nemico chi ha i passi saldi.

VERSETTO 251

ÝóåóÒóãõæåõã ÈöÅöÐúäö Çááøåö æóÞóÊóáó ÏóÇæõÏõ ÌóÇáõæÊó æóÂÊóÇåõ Çááøåõ Çáúãõáúßó æóÇáúÍößúãóÉó æóÚóáøóãóåõ ãöãøóÇ íóÔóÇÁ æóáóæúáÇó ÏóÝúÚõ Çááøåö ÇáäøóÇÓó ÈóÚúÖóåõãú ÈöÈóÚúÖò áøóÝóÓóÏóÊö ÇáÃóÑúÖõ æóáóÜßöäøó Çááøåó Ðõæ ÝóÖúáò Úóáóì ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿251﴾

251.  Ebbene, con il permesso di Allah, li sconfissero. Davide uccise Jaalut e Allah gli diede il regno e la sapienza, e gli insegnò di ciò che volle. Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di altri, sicuramente la terra si corromperebbe, ma Allah è pieno di grazia per gli uomini.

COMMENTO

Di sicuro, Allah non lascia mai soli i Suoi devoti servi, anche se sono in piccolo numero contro una folta schiera di nemici: “Ebbene, con il permesso di Allah, li sconfissero. Davide uccise Jaalut”

Davide era un prode giovane che combatteva nell’armata di Taalut. Egli con la sua fionda riuscí ad uccidere l’empio Jaalut [Golia], il quale gridò e cadde a terra, al che l’esercito nemico fuggi in preda al panico. Allah in tal modo mostrò la Sua infinita forza: un giovane con un’arma apparentemente innocua sconfisse un potente re protetto da un’immensa armata!

Poi il versetto aggiunge: “…e Allah gli diede il regno e la sapienza, e gli insegnò di ciò che volle”

Anche se non viene espressamente detto nel versetto, Davide era uno dei grandi profeti dei figli d’Israele, e padre del santo Salomone. Dal versetto si può tuttavia dedurre che egli divenne profeta.

Alla fine del versetto il sacro Corano c’insegna un principio generale: “Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di altri, sicuramente la terra si corromperebbe, ma Allah è pieno di grazia per gli uomini”

VERSETTO 252

Êöáúßó ÂíóÇÊõ Çááøåö äóÊúáõæåóÇ Úóáóíúßó ÈöÇáúÍóÞøö æóÅöäøóßó áóãöäó ÇáúãõÑúÓóáöíäó ﴿252﴾

252.  Questi sono i Segni di Allah che noi ti recitiamo in verità. Certo, tu appartieni sicuramente ai messaggeri [di Allah].

COMMENTO

Questo versetto segna la fine della seconda parte del sacro Corano. In esso, si afferma che le vicende finora raccontate sono segni di Allah, dai quali si possono trarre innumerevoli insegnamenti: migliaia di persone che muoiono in un istante e che resuscitano con la preghiera di un santo profeta, un sapiente e degno pastore che diventa guida dei giudei, la vittoria di un piccolo numero di persone contro un potente esercito, e l’incredibile coraggio di un giovane ragazzo che riesce a uccidere un potente condottiero con una semplice arma, e a mettere in fuga il suo esercito. Questi sono tutti segni di Allah, e prove della sincerità del Profeta dell’Islam.

I versetti precedenti dimostrano che i fattori che determinano la vittoria contro il nemico sono:

- una guida potente e degna;

- dei seguaci fedeli e devoti;

- pazienza e perseveranza;

- combattere per la causa del Signore Eccelso;

VERSETTO 253

Êöáúßó ÇáÑøõÓõáõ ÝóÖøóáúäóÇ ÈóÚúÖóåõãú Úóáóì ÈóÚúÖò ãøöäúåõã ãøóä ßóáøóãó Çááøåõ æóÑóÝóÚó ÈóÚúÖóåõãú ÏóÑóÌóÇÊò æóÂÊóíúäóÇ ÚöíÓóì ÇÈúäó ãóÑúíóãó ÇáúÈóíøöäóÇÊö æóÃóíøóÏúäóÇåõ ÈöÑõæÍö ÇáúÞõÏõÓö æóáóæú ÔóÇÁ Çááøåõ ãóÇ ÇÞúÊóÊóáó ÇáøóÐöíäó ãöä ÈóÚúÏöåöã ãøöä ÈóÚúÏö ãóÇ ÌóÇÁÊúåõãõ ÇáúÈóíøöäóÇÊõ æóáóÜßöäö ÇÎúÊóáóÝõæÇú Ýóãöäúåõã ãøóäú Âãóäó æóãöäúåõã ãøóä ßóÝóÑó æóáóæú ÔóÇÁ Çááøåõ ãóÇ ÇÞúÊóÊóáõæÇú æóáóÜßöäøó Çááøåó íóÝúÚóáõ ãóÇ íõÑöíÏõ ﴿253﴾

253.  [Di] questi messaggeri, alcuni li abbiamo resi superiori ad altri. Fra essi c’è chi con il quale Allah ha parlato, e altri li ha elevati di [diversi] gradi. A Gesú, figlio di Maria, abbiamo dato prove chiare e lo abbiamo confermato tramite lo Spirito di Santità [l’arcangelo Gabriele]. E se Allah avesse voluto, quelli che vennero dopo di loro non si sarebbero fatti guerra, dopo ciò che giunse loro delle chiare prove. Ma dissentirono: alcuni di loro prestarono fede e altri negarono. Se Allah avesse voluto, non si sarebbero combattuti. Allah però, fa ciò che vuole.

COMMENTO

Questo versetto parla degli attributi caratteristici di alcuni dei profeti divini.

Mosè parlava con Dio, come conferma anche il sacro Corano: “O Mosè, in verità, io ti ho eletto sulla gente con le Mie missioni, e la Mia parola”[298]

Il santo Profeta dell’Islam (S), è stato l’ultimo dei profeti, il sigillo della profezia; il libro da lui portato, il nobile Corano, è immune da ogni forma di falsificazione, ed egli era grazia e misericordia per l’intera umanità[299]

I santi profeti Abramo e Noè hanno ricevuto da parte del Signore dei Mondi il migliore saluto.

Il nobile Gesú è stato appoggiato da Dio attraverso lo Spirito Santo.

Questo versetto afferma inoltre che se Dio avesse voluto, dopo l’invio dei Profeti, avrebbe potuto eliminare ogni discordia tra gli uomini, e guidarli tutti sulla retta via, ma è volontà di Allah lasciare gli uomini liberi di scegliere la via da seguire.

VERSETTO 254

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÃóäÝöÞõæÇú ãöãøóÇ ÑóÒóÞúäóÇßõã ãøöä ÞóÈúáö Ãóä íóÃúÊöíó íóæúãñ áÇøó ÈóíúÚñ Ýöíåö æóáÇó ÎõáøóÉñ æóáÇó ÔóÝóÇÚóÉñ æóÇáúßóÇÝöÑõæäó åõãõ ÇáÙøóÇáöãõæäó ﴿254﴾

254.  O voi che credete, elargite di quello che vi abbiamo concesso, prima che venga il Giorno in cui non ci saranno piú commerci, né amicizie né intercessioni. E gli ingiusti sono i miscredenti.

COMMENTO

Questo versetto è un ammonimento ai credenti, e li invita a fare provvista di buone azioni per l’aldilà, donando parte dei loro beni in elemosina.

Nel Giorno del Giudizio non vi sono né mezzi né amici e parenti per potere salvarsi e raggiungere la beatitudine, che può essere raggiunta solo avendo mantenuto una corretta condotta durante la vita terrena.

Coloro che si rifiutano di donare dei propri beni in elemosina, non potranno godere nemmeno dell’intercessione degli intercessori del Giorno del Giudizio, poiché nella vita terrena hanno privato la gente del proprio aiuto.

VERSETTO 255

Çááøåõ áÇó ÅöáóÜåó ÅöáÇøó åõæó ÇáúÍóíøõ ÇáúÞóíøõæãõ áÇó ÊóÃúÎõÐõåõ ÓöäóÉñ æóáÇó äóæúãñ áøóåõ ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö ãóä ÐóÇ ÇáøóÐöí íóÔúÝóÚõ ÚöäúÏóåõ ÅöáÇøó ÈöÅöÐúäöåö íóÚúáóãõ ãóÇ Èóíúäó ÃóíúÏöíåöãú æóãóÇ ÎóáúÝóåõãú æóáÇó íõÍöíØõæäó ÈöÔóíúÁò ãøöäú Úöáúãöåö ÅöáÇøó ÈöãóÇ ÔóÇÁ æóÓöÚó ßõÑúÓöíøõåõ ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖó æóáÇó íóÄõæÏõåõ ÍöÝúÙõåõãóÇ æóåõæó ÇáúÚóáöíøõ ÇáúÚóÙöíãõ ﴿255﴾

255.  Allah! Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, il Vivo, l’Assoluto. Non Lo prende mai né sopore né sonno. A Lui appartiene ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. Chi mai potrebbe intercedere presso di Lui senza il Suo permesso? Egli conosce quello che è davanti a loro e quello che è dietro di loro ed essi non comprendono della Sua scienza se non ciò che Egli vuole. Il Suo Trono abbraccia i cieli e la terra, e custodirli non Gli costa sforzo alcuno. Egli è il Sublime, l’Immenso.

COMMENTO

Questo versetto, chiamato Ayatu-l-kursiyy, è uno dei piú importanti versetti coranici.

Per comprendere l’importanza e la superiorità di questo versetto, è sufficiente conoscere la seguente tradizione del sommo Profeta (S). Un giorno il santo Profeta chiese ad Abu Bin Ka´b: “Qual è il migliore versetto del Libro di Allah?”. Egli rispose: «Il versetto: “Allah! Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, il Vivo, l’Assoluto…”». Il sommo Profeta gli batté una mano sul petto e gli disse: “Complimenti! Giuro su Colui nelle cui mani è la vita di Muhammad [S] che questo versetto ha bocca e labbra che lodano e santificano Allah ai piedi del Suo Trono”[300]

In un hadith del santo imam Baqir (A) leggiamo: “Chiunque legga (anche solo una volta) l’Ayatu-l-kursiyy, sarà liberato da Allah da mille dispiaceri di questo mondo, il minore dei quali è l’indigenza, e mille dispiaceri dell’aldilà, il minore dei quali è il castigo che Allah infligge all’uomo dentro la sua sepoltura”[301]

Il versetto inizia con il sommo nome del santissimo essere divino, con la questione dell’unicità divina, e con i sacri nomi e attributi del Signore Eccelso: “Allah! Non v’è altra divinità all’infuori di Lui”. Allah è il nome dell’unica divinità esistente, e indica l’essere che possiede tutti gli attributi di perfezione, di grandezza e di bellezza. Poi aggiunge: “…il Vivo, l’Assoluto”, Colui che per esistere non ha bisogno di niente e nessuno, e che tutti gli altri esseri traggono la propria esistenza da Lui.

È ovvio che il Signore Eccelso è dotato di vita reale, che non si estingue mai, e che è un’unica cosa con il Suo essere, la Sua sapienza e la Sua potenza. La Sua vita è imperitura, al contrario della nostra che deriva da Lui e alla fine si estingue. Ciò è confermato anche dal cinquantottesimo versetto della sura Al-furqaan, che dice: “Appoggiati al Vivo che non muore mai”

Il versetto in esame aggiunge poi: “Non Lo prende mai né sopore né sonno”, è sempre attento a tutto e tutti, e dirige continuamente con assoluta forza e perfetta attenzione tutto il creato.

Poi ricorda il Suo assoluto regno dicendo: “A Lui appartiene ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra”, e questo è il quinto attributo divino che leggiamo nel versetto. È chiaro che riflettendo su questo sacro attributo divino, è possibile trarre un prezioso insegnamento: quando l’uomo è consapevole del fatto che tutto ciò che ha, appartiene al Creatore Eccelso, ebbene si astiene dal calpestare i diritti altrui, e tiene lontano da sé turpi vizi quali la cupidigia e l’avarizia.

Il sesto attributo ricordato nel versetto è: “Chi mai potrebbe intercedere presso di Lui senza il Suo permesso?”. Nessuno può intercedere presso di Lui senza il Suo permesso!

Dell’intercessione abbiamo già parlato nel commento del quarantottesimo versetto di questa stessa sura.

Il settimo attributo ricordato nel versetto è: “Egli conosce quello che è davanti a loro e quello che è dietro di loro”. La scienza divina non ha limiti temporali né spaziali, perciò tutto si realizza con il Suo permesso, persino l’intercessione.

Arriviamo dunque all’ottavo attributo: “…ed essi non comprendono della Sua scienza se non ciò che Egli vuole”

Ciò dimostra che la limitata scienza degli altri esseri deriva dalla Sua infinita sapienza, ed Egli fa conoscere di essa ciò che vuole, e a chi vuole.

Atri due attributi esposti nel versetto in esame sono: “Il Suo Trono abbraccia i cieli e la terra, e custodirli non Gli costa sforzo alcuno”

Perciò l’impero e il potere del Signore Eccelso dominano in modo assoluto i cieli e la terra, e il trono della Sua scienza e sapienza abbracciano questi mondi, e nulla può sfuggire al Suo dominio e alla Sua sapienza.

Alcune tradizioni dimostrano che il trono divino è molto piú grande dei cieli e della terra, come afferma la seguente tradizione del santo imam Sadiq (A): “I cieli e la terra in confronto al trono divino sono come un anello in mezzo a un deserto, e il trono in confronto allo ´Arsh [empireo] è [anch’esso] come un anello in mezzo a un deserto”[302]

È chiaro che le conoscenze umane non sono ancora in grado di comprendere tali concetti.

Gli ultimi due attributi esposti dal versetto sono: “Egli è il Sublime, l’Immenso”

È importante sapere che, contrariamente a quanto è noto, la Ayatu-l-kursiyy è composta solamente da questo versetto.

VERSETTO 256

áÇó ÅößúÑóÇåó Ýöí ÇáÏøöíäö ÞóÏ ÊøóÈóíøóäó ÇáÑøõÔúÏõ ãöäó ÇáúÛóíøö Ýóãóäú íóßúÝõÑú ÈöÇáØøóÇÛõæÊö æóíõÄúãöä ÈöÇááøåö ÝóÞóÏö ÇÓúÊóãúÓóßó ÈöÇáúÚõÑúæóÉö ÇáúæõËúÞóìó áÇó ÇäÝöÕóÇãó áóåóÇ æóÇááøåõ ÓóãöíÚñ Úóáöíãñ ﴿256﴾

256.  Non c’è costrizione nella Religione: la rettitudine si è ben distinta dal traviamento. Ebbene, chi nega fede al taaghut [Satana, gli idoli, i tiranni, gli empi] e crede in Allah, si è invero aggrappato alla ‘Presa Salda’, che non si rompe mai. Allah è Colui che ascolta e sa [tutto].

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO IN ESAME?

Un uomo della città di Medina, chiamato Abu Hussain, aveva due figli, sui quali aveva fatto incredibile effetto l’invito al Cristianesimo di alcuni commercianti cristiani che portavano merci a Medina.

Abu Hussain rimase assai contrariato da questo fatto, e andò dal sommo Profeta affinché facesse ritornare i suoi due figli alla loro religione originale. Fu cosí rivelato il versetto, ed espresse la seguente verità: “Non c’è costrizione nella Religione: la rettitudine si è ben distinta dal traviamento”

COMMENTO

L’Ayatu-l-kursiyy è, in realtà, un insieme di princípi teologici riguardanti l’unicità di Dio e i Suoi attributi di bellezza e grandezza, che costituiscono il fondamento della religione, e siccome possono essere dimostrati con argomentazione logica, non v’è alcun bisogno di costringere la gente ad accettarli con la forza. È per questo che ora il sacro Corano afferma: “Non c’è costrizione nella Religione: la rettitudine si è ben distinta dal traviamento”

Questo versetto chiarisce che l’Islam non è una religione dogmatica, che bisogna accettare per forza; non è cresciuta con la forza, con la violenza, con la spada, come alcune persone malevoli vogliono far credere.

Poi come il versetto trae una conclusione dicendo: “Ebbene, chi nega fede al taaghut [Satana, gli idoli, i tiranni, gli empi] e crede in Allah, si è invero aggrappato alla ‘Presa Salda’, che non si rompe mai”

E per concludere afferma: “Allah è Colui che ascolta e sa [tutto]”

VERSETTO 257

Çááøåõ æóáöíøõ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú íõÎúÑöÌõåõã ãøöäó ÇáÙøõáõãóÇÊö Åöáóì ÇáäøõæõÑö æóÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú ÃóæúáöíóÂÄõåõãõ ÇáØøóÇÛõæÊõ íõÎúÑöÌõæäóåõã ãøöäó ÇáäøõæÑö Åöáóì ÇáÙøõáõãóÇÊö ÃõæúáóÜÆößó ÃóÕúÍóÇÈõ ÇáäøóÇÑö åõãú ÝöíåóÇ ÎóÇáöÏõæäó ﴿257﴾

257.  Allah è il signore di coloro che credono, li trae dalle tenebre verso la luce. Coloro invece che non credono hanno per signori [quelli de] il tagút, che li traggono dalla luce alle tenebre. Questa è la gente del fuoco [dell’Inferno], dove rimarrà in eterno.

COMMENTO

Nel versetto precedente il sacro Corano parla della fede e della miscredenza. Qui chiarisce la via seguita dai credenti e quella persorsa dagli infedeli, e afferma: “Allah è il signore di coloro che credono, li trae dalle tenebre verso la luce. Coloro invece che non credono hanno per signori [quelli de] il tagút, che li traggono dalla luce alle tenebre”

Il versetto di conclude dicendo: “Questa è la gente del fuoco [dell’Inferno], dove rimarrà in eterno”

VERSETTO 258

Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöí ÍóÂÌøó ÅöÈúÑóÇåöíãó Ýöí ÑöÈøöåö Ãóäú ÂÊóÇåõ Çááøåõ Çáúãõáúßó ÅöÐú ÞóÇáó ÅöÈúÑóÇåöíãõ ÑóÈøöíó ÇáøóÐöí íõÍúíöÜí æóíõãöíÊõ ÞóÇáó ÃóäóÇ ÃõÍúíöÜí æóÃõãöíÊõ ÞóÇáó ÅöÈúÑóÇåöíãõ ÝóÅöäøó Çááøåó íóÃúÊöí ÈöÇáÔøóãúÓö ãöäó ÇáúãóÔúÑöÞö ÝóÃúÊö ÈöåóÇ ãöäó ÇáúãóÛúÑöÈö ÝóÈõåöÊó ÇáøóÐöí ßóÝóÑó æóÇááøåõ áÇó íóåúÏöí ÇáúÞóæúãó ÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿258﴾

258.  Non hai forse visto colui che per il fatto che Allah gli aveva dato il regno, disputava con Abramo a proposito del suo Signore? Quando Abramo disse: “Il mio Signore è Colui che dà la vita e la morte”, disse: “[Anche] io che do la vita e la morte!”. Disse [allora] Abramo: “In verità, Allah fa sorgere il sole da levante, fallo dunque nascere da ponente”. Il Miscredente rimase allora confuso. Allah non guida la gente iniqua!

COMMENTO

Nelle tradizioni si narra che Nimrud, uno dei re di Babilonia, discusse e disputò con il santo Abramo a proposito di Dio. Quando il nobile Abramo disse: “Il mio Signore è Colui che dà la vita e la morte”, egli ribatté dicendo: “[Anche] io che do la vita e la morte!”; fece poi liberare due prigionieri, ne liberò uno e uccise l’altro. Quando Abramo vide questo sofisma, disse: “In verità, Allah fa sorgere il sole da levante, fallo dunque nascere da ponente”. L’empio Nimrud rimase allora confuso, e tacque.

VERSETTO 259

Ãóæú ßóÇáøóÐöí ãóÑøó Úóáóì ÞóÑúíóÉò æóåöíó ÎóÇæöíóÉñ Úóáóì ÚõÑõæÔöåóÇ ÞóÇáó Ãóäøóìó íõÍúíöÜí åóÜóÐöåö Çááøåõ ÈóÚúÏó ãóæúÊöåóÇ ÝóÃóãóÇÊóåõ Çááøåõ ãöÆóÉó ÚóÇãò Ëõãøó ÈóÚóËóåõ ÞóÇáó ßóãú áóÈöËúÊó ÞóÇáó áóÈöËúÊõ íóæúãðÇ Ãóæú ÈóÚúÖó íóæúãò ÞóÇáó Èóá áøóÈöËúÊó ãöÆóÉó ÚóÇãò ÝóÇäÙõÑú Åöáóì ØóÚóÇãößó æóÔóÑóÇÈößó áóãú íóÊóÓóäøóåú æóÇäÙõÑú Åöáóì ÍöãóÇÑößó æóáöäóÌúÚóáóßó ÂíóÉð áøöáäøóÇÓö æóÇäÙõÑú Åöáóì ÇáÚöÙóÇãö ßóíúÝó äõäÔöÒõåóÇ Ëõãøó äóßúÓõæåóÇ áóÍúãðÇ ÝóáóãøóÇ ÊóÈóíøóäó áóåõ ÞóÇáó ÃóÚúáóãõ Ãóäøó Çááøåó Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿259﴾

259.  O come [avvenne a] colui che passò presso un villaggio totalmente distrutto e disse: “Come potrà Allah ridare la vita a [la gente di] questa [borgata] dopo che essa è morta?”. Allah lo fece quindi morire per cento anni, poi lo resuscitò e gli disse: “Quanto [tempo] sei rimasto [in quelle condizioni]?”. Rispose: “Ci sarò rimasto un giorno o parte di un giorno”. Disse [allora il Signore]: “No, sei rimasto cento anni. Guarda dunque il tuo cibo e la tua bevanda: non si sono alterati. Guarda [invece] il tuo asino[: le sue ossa si sono putrefatte]! E [abbiamo fatto tutto ciò] per fare di te una prova per gli uomini. Guarda come riuniamo le ossa e poi le rivestiamo di carne”. Ebbene, quando gli si palesò [questa verità] disse: “[Ora] so che Allah può tutto”

COMMENTO

Questo versetto parla della questione della resurrezione, dimostrando questo fondamentale principio con un esempio pratico. In alcune tradizioni leggiamo che il nome della persona della quale parla questo versetto era ´Uzayr, e il Tafsiru-l-Mizaan afferma che egli doveva essere un profeta col quale il Signore parlò.

OSSERVAZIONI

  1. L’esempio pratico è il miglior modo per far comprendere un principio generale: “Guarda dunque il tuo cibo e la tua bevanda…”
  2. Cento anni di morte per imparare un principio fondamentale!
  3. Anche se siete dotti, sforzatevi lo stesso di acquisire nuove conoscenze, attraverso l’esperienza, chiedendo a chi sa di piú.
  4. Si può imparare molto osservando e interrogando i villaggi distrutti, e i resti delle antiche civiltà.
  5. L’essere umano sarà resuscitato nelle stesse condizioni nelle quali è morto: “…poi lo resuscitò…”
  6. Il tempo non è in grado di vincere l’onnipotenza divina: “Allah lo fece quindi morire per cento anni, poi lo resuscitò…”
  7. Per volontà divina le dure ossa si decompongono, ma il cibo, che in poche ore si deteriora, è in grado di rimanere intatto anche dopo cento anni.
  8. Allah mostra la Sua potenza per guidare la gente alla retta via: “E [abbiamo fatto tutto ciò] per fare di te una prova per gli uomini”
  9. Questo è un esempio e una prova del Giorno del Giudizio in questo mondo: “Guarda [invece] il tuo asino[: le sue ossa si sono putrefatte]!”
  10. La risurrezione riguarda anche il corpo: “Guarda come riuniamo le ossa e poi le rivestiamo di carne”
  11. A volte basta un esempio per comprendere una verità, un principio generale: «Ebbene, quando gli si palesò [questa verità] disse: “[Ora] so che Allah può tutto”»

VERSETTO 260

æóÅöÐú ÞóÇáó ÅöÈúÑóÇåöíãõ ÑóÈøö ÃóÑöäöí ßóíúÝó ÊõÍúíöÜí ÇáúãóæúÊóì ÞóÇáó Ãóæóáóãú ÊõÄúãöä ÞóÇáó Èóáóì æóáóÜßöä áøöíóØúãóÆöäøó ÞóáúÈöí ÞóÇáó ÝóÎõÐú ÃóÑúÈóÚóÉð ãøöäó ÇáØøóíúÑö ÝóÕõÑúåõäøó Åöáóíúßó Ëõãøó ÇÌúÚóáú Úóáóì ßõáøö ÌóÈóáò ãøöäúåõäøó ÌõÒúÁðÇ Ëõãøó ÇÏúÚõåõäøó íóÃúÊöíäóßó ÓóÚúíðÇ æóÇÚúáóãú Ãóäøó Çááøåó ÚóÒöíÒñ Íóßöíãñ ﴿260﴾

260.  E quando Abramo disse: “Signore, mostrami come resusciti i morti”. [Allah] disse: “Non credi forse?”. Disse [Abramo]: “Sí, ma [Ti chiedo ciò] affinché il mio cuore possa acquietarsi [maggiormente]”. Disse [Allah]: “Prendi allora quattro uccelli, traili a te e [dopo averli sgozzati] falli a pezzi; mettine dunque una parte su ogni monte, poi chiamali ed essi verranno a te correndo. Sappi che, in verità, Allah è invincibile, saggio”

COMMENTO

L’infallibile imam Alí (A) disse: “Se tutti i veli [dell’occulto] venissero tolti, la mia certezza non aumenterebbe [ossia, io sono arrivato al massimo livello di certezza]”[303]

Questa tradizione dimostra la superiorità del Principe dei Credenti (A) sul nobile Abramo (A), che, in base a quanto affermano i tafaasir, un giorno, passando davanti a una carogna caduta in riva al mare, vide alcuni uccelli e animali di mare che si stavano nutrendo di essa. Pensò: “Se ciò dovesse succedere a un essere umano, e le bestie dovessero nutrirsi del suo corpo, il Giorno del Giudizio, come farà il suo corpo a ritornare in vita”. Fu per questo che invocò il Signore Eccelso, e disse: “Signore, mostrami come resusciti i morti”

OSSERVAZIONI

  1. Dobbiamo sempre sforzarci di migliorare ed elevare la nostra fede, fino a raggiungere la certezza: “…[Ti chiedo ciò] affinché il mio cuore possa acquietarsi [maggiormente]…”
  2. Solo coloro che hanno compreso attraverso l’argomentazione e la fede la verità, sono degni di vederla.
  3. La preghiera e l’invito dei profeti hanno effetto sugli atomi dell’universo: “Prendi allora quattro uccelli, traili a te e [dopo averli sgozzati] falli a pezzi; mettine dunque una parte su ogni monte, poi chiamali ed essi verranno a te correndo…”
  4. Anche il corpo risorgerà, e, nel Giorno del Giudizio, lo spirito si ricongiungerà ad esso.

VERSETTO 261

ãøóËóáõ ÇáøóÐöíäó íõäÝöÞõæäó ÃóãúæóÇáóåõãú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö ßóãóËóáö ÍóÈøóÉò ÃóäÈóÊóÊú ÓóÈúÚó ÓóäóÇÈöáó Ýöí ßõáøö ÓõäÈõáóÉò ãøöÆóÉõ ÍóÈøóÉò æóÇááøåõ íõÖóÇÚöÝõ áöãóä íóÔóÇÁ æóÇááøåõ æóÇÓöÚñ Úóáöíãñ ﴿261﴾

261.  [Le opere di beneficenza di] quelli che donano i loro beni sulla via di Allah, sono come un chicco [di grano] che fa germinare sette spighe, ognuna delle quali contiene cento chicchi. Allah accresce [il merito] a chi vuole Lui, Allah è immenso e sapiente.

COMMENTO

Fare l’elemosina e astenersi dallo spreco, è il miglior modo per eliminare le differenze esistenti tra le varie classi sociali. Al contrario, la comparsa e la diffusione dell’usura ha creato queste differenze. Nei versetti del sacro Corano troviamo il dovere di fare l’elemosina e il divieto dell’usura l’uno accanto all’altro.[304]

Dobbiamo inoltre sapere che un qualsiasi chicco piantato in un qualsiasi terreno non è in grado di dare gli straordinari frutti ricordati nel versetto: “Sette spighe, ognuna delle quali contiene cento chicchi”. Per ottenere tali frutti bisogna seminare un chicco sano, in un terreno fertile, nel momento adatto, e con le necessarie cure. Allo stesso modo, chi dona dei beni ottenuti lecitamente, con purissima intenzione, nel momento giusto, e nel modo giusto, può sperare di raccogliere simili frutti.

OSSERVAZIONI

  1. Gli esempi pratici possono servire a tutti, in tutte le età, in ogni condizione, a comprendere alcune verità.
  2. Spronare gli uomini al bene promettendo premi e ricompense è il piú efficace metodo per indurli alla pratica, all’azione.
  3. La grazia divina non ha limiti: “Allah accresce [il merito] a chi vuole Lui, Allah è immenso e sapiente”
  4. L’elemosina ha valore quando è fatta per Dio: “…quelli che donano i loro beni sulla via di Allah…”
  5. Il sacro Corano loda solo coloro che fanno l’elemosina in modo costante, non in modo sporadico.
  6. Il miglior esempio è quello che è riscontrabile nella realtà.[305]
  7. Se donare qualcosa sulla via di Allah frutta fino a settanta volte, donare allora la vita deve avere un immenso valore.

VERSETTO 262

ÇáøóÐöíäó íõäÝöÞõæäó ÃóãúæóÇáóåõãú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö Ëõãøó áÇó íõÊúÈöÚõæäó ãóÇ ÃóäÝóÞõæÇõ ãóäøðÇ æóáÇó ÃóÐðì áøóåõãú ÃóÌúÑõåõãú ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú æóáÇó ÎóæúÝñ Úóáóíúåöãú æóáÇó åõãú íóÍúÒóäõæäó ﴿262﴾

262.  Quelli che donano i loro beni sulla via di Allah, senza però rinfacciare quello che hanno dato in dono né molestare [le persone alle quali hanno fatto la carità], hanno la loro ricompensa presso il loro Signore e non avranno nulla da temere né saranno mai tristi.

COMMENTO

QUALE ELEMOSINA HA VALORE?

Il versetto precedente ha esposto in modo completo l’importanza della carità fatta sulla via del Signore Eccelso. In questo versetto vengono esposte alcune delle condizioni della beneficenza: “Quelli che donano i loro beni sulla via di Allah, senza però rinfacciare quello che hanno dato in dono né molestare [le persone alle quali hanno fatto la carità], hanno la loro ricompensa presso il loro Signore e non avranno nulla da temere né saranno mai tristi”

Perciò coloro che donano dei propri beni molestando coloro ai quali hanno fatto la carità e rinfacciandoli ad essi, ebbene, in verità, invece di guadagnare qualcosa, rimangono anche in debito, poiché la reputazione delle persone e la loro quiete interna vale molto di piú del denaro e dei beni materiali.

VERSETTO 263

Þóæúáñ ãøóÚúÑõæÝñ æóãóÛúÝöÑóÉñ ÎóíúÑñ ãøöä ÕóÏóÞóÉò íóÊúÈóÚõåó ÃóÐðì æóÇááøåõ Ûóäöíøñ Íóáöíãñ ﴿263﴾

263.  Una parola gentile e un perdono sono migliori di un’elemosina seguita da una molestia. Allah è autosufficiente e paziente.

COMMENTO

Questo versetto completa in realtà il concetto espresso nel precedente, e dice: una parola gentile detta ai bisognosi e il perdono dinanzi alla loro aggressività sono migliori di un’elemosina seguita da molestia.

Questo versetto espone la logica della religione islamica riguardo al valore sociale degli individui, alla reputazione della gente.

Da quanto abbiamo detto sopra, risulta chiaro che l’espressione “parola gentile” ha un significato ampio, e comprende ogni parola gentile, ogni forma di consolazione, ogni dimostrazione di affetto, e ogni tipo di guida e consiglio.

Con il termine perdono s’intende invece il perdonare i bisognosi che si comportano in modo aggressivo e violento nel questuare. Il tafsir Nuru-th-thaqalayn, riporta la seguente tradizione del sommo Profeta (S): “Quando un bisognoso vi chiede qualcosa, non interrompetelo, lasciatelo parlare, poi rispondete decorosamente e gentilmente, oppure dategli ciò che potete, o respingete la sua richiesta in modo degno, poiché è possibile che sia un angelo a chiedere, incaricato di mettervi alla prova, per vedere come vi comportate dinanzi a ciò che Allah vi ha donato”[306]

VERSETTI 264 E 265

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú áÇó ÊõÈúØöáõæÇú ÕóÏóÞóÇÊößõã ÈöÇáúãóäøö æóÇáÃÐóì ßóÇáøóÐöí íõäÝöÞõ ãóÇáóåõ ÑöÆóÇÁ ÇáäøóÇÓö æóáÇó íõÄúãöäõ ÈöÇááøåö æóÇáúíóæúãö ÇáÂÎöÑö ÝóãóËóáõåõ ßóãóËóáö ÕóÝúæóÇäò Úóáóíúåö ÊõÑóÇÈñ ÝóÃóÕóÇÈóåõ æóÇÈöáñ ÝóÊóÑóßóåõ ÕóáúÏðÇ áÇøó íóÞúÏöÑõæäó Úóáóì ÔóíúÁò ãøöãøóÇ ßóÓóÈõæÇú æóÇááøåõ áÇó íóåúÏöí ÇáúÞóæúãó ÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿264﴾ æóãóËóáõ ÇáøóÐöíäó íõäÝöÞõæäó ÃóãúæóÇáóåõãõ ÇÈúÊöÛóÇÁ ãóÑúÖóÇÊö Çááøåö æóÊóËúÈöíÊðÇ ãøöäú ÃóäÝõÓöåöãú ßóãóËóáö ÌóäøóÉò ÈöÑóÈúæóÉò ÃóÕóÇÈóåóÇ æóÇÈöáñ ÝóÂÊóÊú ÃõßõáóåóÇ ÖöÚúÝóíúäö ÝóÅöä áøóãú íõÕöÈúåóÇ æóÇÈöáñ ÝóØóáøñ æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÈóÕöíÑñ ﴿265﴾

264.  O voi che avete prestato fede, non vanificate le vostre elemosine rinfacciandole e molestando, come colui che dona i propri beni per far mostra di sé alla gente e non crede in Allah e nel Giorno Estremo. Egli è come una roccia liscia, ricoperta di terra, sulla quale si rovescia un acquazzone e la lascia nuda. Essi [coloro che amano far mostra di sé] non avranno alcun potere su nulla di ciò che avranno guadagnato. Allah non guida la gente infedele!

265.  Coloro che invece elargiscono i loro averi, desiderosi solo di ottenere il consenso di Allah e di confermare sé stessi, sono come un giardino sopra un’altura che viene colpito da un acquazzone che ne raddoppia i frutti. E se l’acquazzone non lo raggiunge, [su di esso, cade almeno] una leggera pioggia. Allah osserva quello che fate.