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COMMENTO

I cristiani d’Abissinia si commossero e piansero in due occasioni ascoltando i versetti del sacro Corano:

1.       quando Jaºfar Bin Abî Tâlib recitò loro, in Abissinia, i versetti della Sura di Maria;

2.       quando alcuni di loro, che erano venuti a Medina assieme a Jaºfar, sentirono i versetti della sura “Yã Sĩn”

La persona il cui cuore è preparato ad accettare la verità, appena la sente, l’accetta con tutto il cuore, a differenza degli empi, che rimangono indifferenti anche quando la vedono palesemente.

La pura natura primordiale umana ama la verità, e quando la raggiunge si commuove e versa lacrime di gioia.

VERSETTI 84-86

æóãóÇ áóäóÇ áÇó äõÄúãöäõ ÈöÇááøåö æóãóÇ ÌóÂÁóäóÇ ãöäó ÇáúÍóÞø æóäóØúãóÚõ Ãóä íõÏúÎöáóäóÇ ÑóÈøõäóÇ ãóÚó ÇáúÞóæúãö ÇáÕøóÇáöÍöíäó ﴿84﴾ ÝóÇóËóÇÈóåõãõ Çááøåõ ÈöãóÇ ÞóÇáõæÇ ÌóäøóÇÊò  ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó ÝöíåóÇ æóÐáößó ÌóÒóÂÁõ ÇáúãõÜÍúÓöäöíäó ﴿85﴾ æóÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ æóßóÐøóÈõæÇ ÈöÇíóÇÊöäó ÇõæúáóÆößó ÃóÕúÍóÇÈõ ÇáúÌóÍöíãö ﴿86﴾

84.       E perché non dovremmo credere in Allah e in ciò che è venuto a noi della Verità, dal momento che bramiamo che il nostro Signore ci introduca nella schiera della gente proba?”

85.       Ebbene, Allah li ricompenserà per quello che hanno detto, con paradisi sotto i quali scorrono i rivi, in cui saranno eterni. Questa è la mercede dei muhsinîn [delle persone benefiche].

86.       E coloro che sono diventati miscredenti e hanno smentito i Nostri segni, quella è la gente del Jahîm [Inferno].

COMMENTO

Coloro che, dopo aver compreso la verità, la ammettano coraggiosamente, espressamente e sinceramente, e non si facciano intimorire dall’ambiente né dai propri correligionari, ebbene, appartengono ai migliori probi, poiché con la loro ammissione, oltre a salvare se stessi, aprono anche la strada agli altri.

Il premio della fede è il Paradiso, e il castigo della miscredenza è l’Inferno.

Nel primo versetto la parola “Verità” indica il Corano, l’Islam e il sommo Profeta.

VERSETTO 87

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇ ÊõÍóÑøãõæÇ ØóíøÈóÇÊö ãó ÃóÍóáøó Çááøåõ áóßõãú æóáÇó ÊóÚúÊóÏõæÇ Åöäøó Çááøåó áÇ íõÍöÈøõ ÇáúãõÚúÊóÏöíäó ﴿87﴾

87.       O voi che avete prestato fede, non proibite le tayyibât[509] che Allah vi ha reso lecite, e non trasgredite, ché, in verità, Allah non ama i trasgressori.

COMMENTO

Un giorno il Messaggero di Allah parlò del Giudizio Universale. La gente rimase così colpita dalle parole del sommo Profeta, che alcuni giurarono di non mangiare più cibi buoni e di vietarsi ogni agio, di digiunare, di abbandonare le proprie mogli e di dormire di meno la notte. Quando il Profeta venne a conoscenza della decisione di queste persone, riunì la gente in moschea e disse: “Io mangio, la notte dormo, e non abbandonò le mie mogli. La nostra religione non è la religione dell’isolamento e del monachesimo. Il monachesimo del mio popolo è la jihâd. Chiunque si comporti contrariamente alla mia condotta, ebbene, non è mussulmano!”

Alcuni chiesero: “Come dobbiamo comportarci rispetto ai giuramenti che abbiamo fatto?”, e discese dunque il versetto ottantanovesimo della presente sura: “Allah non vi riprenderà per i giuramenti da voi fatti senza intenzione…”

OSSERVAZIONI

1.       L’Islam non permette l’isolamento e il monachesimo, e, in generale, non ammette alcun eccesso!

2.       Il vero mussulmano è totalmente sottomesso ai comandamenti divini: non considera proibito ciò che Iddio ha permesso, e non considera lecito quello che Egli ha vietato. A tal proposito, in una tradizione del sommo Profeta leggiamo: “O gente, ciò che io ho permesso, è permesso fino al Giorno del Giudizio, e ciò che ho proibito, è proibito fino al Giorno del Giudizio”[510]

3.       Iddio ha creato i piaceri materiali affinché l’uomo se ne giovasse.

4.       Non bisogna eccedere nell’usufruire dei beni e dei piaceri materiali: “…e non trasgredite…”

5.       Ogni voto, patto e giuramento contrario a uno degli espliciti divieti del sacro Corano, è da considerarsi nullo, privo di validità.

VERSETTO 88

æóßõáõæÇ ãöãøóÇ ÑóÒóÞóßõãõ Çááøåõ ÍóáÇóáÇð ØóíøÈÇð æóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó ÇáøóÐöí ÃóäúÊõãú Èöåö ãõÄúãöäõæäó ﴿88﴾

88.       Mangiate ciò che Allah v’ha destinato [di] lecito, [di] tayyib[511], e temete Allah, Colui nel Quale credete.

COMMENTO

Nel versetto precedente, il sacro Corano ha vietato ai credenti di proibirsi ciò che Iddio ha permesso, mentre in questo ordina loro di giovarsi dei doni che Egli ha concesso loro: “Mangiate ciò che Allah v’ha destinato [di] lecito, [di] tayyib”, ma a una condizione: “…temete Allah, Colui nel Quale credete”

In altre parole, il sacro Corano vuole dire che la fede del credente richiede che egli si sottometta a tutti i comandamenti divini, sia a quelli che gli ordinano di usufruire dei doni divini, sia a quelli che gli prescrivono di essere moderato nel giovarsi di tali doni.

Riguardo a questo argomento esistono molte tradizioni; di seguito, ne citiamo alcune a titolo d’esempio.

1.       Il sommo Profeta (S) disse: “La ricerca dello halâl [ciò che è lecito] è un dovere per ogni uomo mussulmano e donna mussulmana”[512]

2.       Il sommo Profeta (S) disse: “Il culto è composto da settanta parti, la migliore delle quali è la ricerca dello halâl”[513]

3.       Il Messaggero di Allah (S) disse: “La ricerca dello halâl è jihâd sulla via di Allah”[514]

4.       Il Messaggero di Allah (S) disse: “Guadagnarsi da vivere onestamente è la migliore delle azioni”[515]

VERSETTO 89

áÇó íõÄóÇÎöÐõßõãõ Çááøåõ ÈöÇááøóÛúæö Ýöí ÃóíúãóÇäößõãú æóáßöä íõÄóÇÎöÐõßõã ÈöãóÇ ÚóÞøóÏÊøõãõ ÇáÇóíúãóÇäó  ÝóßóÝøóÇÑóÊõåõ ÅöØúÚóÇãõ ÚóÔóÑóÉö ãóÓóÇßöíäó ãöäú ÃóæúÓóØö ãóÇ ÊõØúÚöãõæäó  Ãóåúáöíßõãú Ãóæú ßöÓúæóÊõåõãú Ãóæú ÊóÍúÑöíÑõ ÑóÞóÈóÉò Ýóãóä áóãú íóÌöÏú ÝóÕöíóÇãõ ËóáÇóËóÉö ÃóíøóÇãò Ðáößó ßóÝøóÇÑóÉõ ÃóíúãóÇäößõãú ÅöÐóÇ ÍóáóÝúÊõãú æóÇÍúÝóÙõæÇ ÃóíúãóÇäóßõãú ßóÐóáößó íõÈóíøäõ Çááøåõ áóßõãú ÁóÇíóÇÊöåö áóÚóáøóßõãú ÊóÔúßõÑõæäó ﴿89﴾

89.       Allah non vi riprenderà per i giuramenti da voi fatti senza intenzione, ma vi riprenderà per [aver violato] i giuramenti fatti [con intenzione]. Ebbene, l’espiazione sua [dell’aver violato il giuramento], consisterà nel nutrire dieci poveri – di [cibo] medio, con cui nutrite la vostra famiglia – o nel vestirli, o nel liberare uno schiavo. Chi dunque non trova [i mezzi per fare ciò], digiuni allora tre giorni. Questa è l’espiazione per [la violazione de] i giuramenti da voi fatti. Tenete fede ai giuramenti! Così Allah vi espone i Suoi segni nella speranza che [Gli] siate riconoscenti.

COMMENTO

Questo versetto parla dei giuramenti, suddividendoli in due categorie generali.

1.       La prima categoria è quella dei giuramenti fatti senza intenzione: “Allah non vi riprenderà per i giuramenti da voi fatti senza intenzione”

2.       La seconda è invece quella dei giuramenti intenzionali: “Ma vi riprenderà per [aver violato] i giuramenti fatti [con intenzione]”

Oltre all’intenzione, ci sono anche altre condizioni per la validità del giuramento. Ad esempio, se si giura di compiere un atto illecito, ebbene, il giuramento è nullo. Affinché il giuramento sia valido, è infatti necessario che l’azione che s’intende compiere sia lecita. Chi giura deve inoltre sapere che il giuramento è valido solo se si giura sul nome di Dio. Perciò se qualcuno giura intenzionalmente sul nome di Dio di compiere un’azione lecita, ebbene, questa azione diventa obbligatoria, anche se non lo è di per sé. Se si rompe un giuramento, oltre ad aver peccato, bisogna espiare la propria colpa con una delle seguenti tre cose:

1.           “Ebbene, l’espiazione sua [dell’aver violato il giuramento], consisterà nel nutrire dieci poveri – di [cibo] medio, con cui nutrite la vostra famiglia…”

2.           “…o nel vestirli…”

3.           “…o nel liberare uno schiavo”

È però possibile che alcune persone non abbiano il potere di fare nessuna delle tre sopraccitate cose, perciò il sacro Corano afferma: “Chi dunque non trova [i mezzi per fare ciò], digiuni allora tre giorni”

Poi ribadisce dicendo: “Questa è l’espiazione per [la violazione de] i giuramenti da voi fatti”. Poi, affinché non si pensi che il pagamento dell’espiazione dia il diritto di rompere un giuramento valido, ordina: “Tenete fede ai giuramenti!”

Il versetto si conclude dicendo: “Così Allah vi espone i Suoi segni nella speranza che [Gli] siate riconoscenti”

VERSETTO 90

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÅöäøóãóÇ ÇáúÎóãúÑõ æóÇáúãóíúÓöÑõ æóÇáÃóäúÕóÇÈõ æóÇáÃóÒúáÇóãõ ÑöÌúÓñ ãöäú Úóãóáö ÇáÔøóíúØóÇäö ÝóÇÌúÊóäöÈõæåõ áóÚóáøóßõãú ÊõÝúáöÍõæäó ﴿90﴾

90.       O voi che avete prestato fede, in verità, il vino, il gioco d’azzardo, gli idoli[516], e le frecce con le quali si tira a sorte, sono sozzure, opere di Satana. Evitatele dunque, forse così potrete salvarvi.

COMMENTO

Gli Arabi dell’era preislamica amavano svisceratamente la poesia, il vino e la guerra. È per questo che il divieto del vino è stato rivelato gradualmente.

Prima fu rivelato un versetto che dice che dal dattero e dall’uva è possibile trarre sia un sostentamento sia una sostanza inebriante, per far comprendere che è biasimevole bere vino.[517]

Poi, in un altro versetto, il sacro Corano ricorda che il peccato che c’è nel gioco d’azzardo e nel vino è maggiore dei vantaggi che offrono.[518]

Poi fu rivelato un versetto che vietò di pregare in istato di ebbrezza.[519]

Infine discese il versetto in esame, che vieta il vino e lo considera una sozzura e un’opera di Satana.[520]

Il termine “ķamr”, da noi tradotto con “vino”, è della stessa radice della parola “ķumr”, che significa “coprire”. Inoltre, il “ķimâr” è un tipo di copricapo femminile. Del resto, anche il “ķamr”, il vino, copre l’intelletto e la ragione di colui che lo beve.

Il “maysir”, da noi tradotto con “gioco d’azzardo”, deriva dal termine “yusr”, che significa “facilità”. In effetti, l’individuo che gioca d’azzardo può con estrema facilità guadagnare ingenti somme di denaro.

Il termine “azlâm”, da noi tradotto con “frecce”, indica una forma di lotteria eseguita con delle frecce, in uso fra gli Arabi prima dell’avvento dell’Islam.

OSSERVAZIONI

1.       Il vino è in antitesi con la fede.

2.       Il peccato del vino e del gioco d’azzardo è stato ricordato accanto a quello dell’idolatria: “…il vino, il gioco d’azzardo, gli idoli…”[521]

3.       Gli ordini e i divieti dell’Islam hanno sempre una valida ragione: “…sono sozzure, opere di Satana. Evitatele dunque, forse così potrete salvarvi”

4.       Non solo non bisogna bere vino, ma è anche necessario tenersi lontano da esso, evitarlo: “…Evitatele dunque…”

5.       L’Islam proibisce ogni forma di collaborazione nella produzione, distribuzione e nel consumo del vino, e, in generale, delle bevande alcoliche. In una tradizione del sommo Profeta, narrata dal santo imam Bâqir (A), leggiamo: “È maledetto chi lo pianta, chi lo raccoglie, chi lo spreme, chi lo beve, chi loro serve, chi lo trasporta, chi lo riceve, chi lo vende, chi lo compra e chi ne trae vantaggio”[522]

VERSETTO 91

ÅöäøóãóÇ íõÑöíÏõ ÇáÔøóíúØóÇäõ Ãóäú íõæÞöÚó Èóíúäóßõãõ ÇáúÚóÏóÇæóÉó æóÇáúÈóÛúÖóÂÁó Ýöí ÇáúÎóãúÑö æóÇáúãóíúÓöÑö æóíóÕõÏøóßõãú Úóä ÐößúÑö Çááøåö æóÚóäö ÇáÕøóáÇóÉö Ýóåóáú ÃóäúÊõãú ãõäúÊóåõæäó ﴿91﴾

91.       In verità, col vino e il gioco d’azzardo, Satana vuole gettare l’inimicizia e l’odio fra di voi, e trattenervi dal ricordo di Allah e dalla şalâħ. Cesserete dunque?

COMMENTO

In base alle statistiche, nelle società in cui si fa uso di alcol la causa di molti dei crimini, degli omicidi e degli incidenti è il consumo di bevande alcoliche. In questo versetto il sacro Corano ricorda due delle ragioni della proibizione del vino e delle bevande alcoliche in generale:

1.      “In verità, col vino e il gioco d’azzardo, Satana vuole gettare l’inimicizia e l’odio fra di voi…”

2.      “…e trattenervi dal ricordo di Allah e dalla şalâħ”

OSSERVAZIONI

1.       L’esposizione delle ragioni dei precetti è un modo per esortare la gente ad accettarli e rispettarli.

2.       Bisogna combattere tutti i fattori che causano odio e inimicizia fra i credenti.

3.       Chiunque getti odio e inimicizia fra i credenti, è satanico.

4.       L’Islam disapprova tutto ciò che trattiene il credente dal ricordo di Allah e dalla şalâħ, come il vino e il gioco d’azzardo.

5.       È necessario abbandonare qualsiasi interesse materiale che è causa di odio e inimicizia fra i credenti, come il vino e il gioco d’azzardo.

6.       I danni che provoca il vino allo spirito sono più importanti di quelli che provoca al corpo. Nonostante il vino arrechi anche danno fisico, il sacro Corano ricorda i danni spirituali: “…Satana vuole gettare l’inimicizia e l’odio fra di voi, e trattenervi dal ricordo di Allah e dalla şalâħ”. Perciò il vino e il gioco d’azzardo sono stati vietati dall’Islam per il bene terreno e oltremondano dell’uomo. Bin ºAbbâs disse: “Il versetto si riferisce a Saºd Bin Abî Waqqâş e ad un uomo appartenente agli anşâr, che avevano stretto fra di loro un patto di fratellanza. L’uomo appartenente agli anşâr invitò Saºd a casa sua, e gli mise davanti del cibo e del vino. Bevvero così tanto che si ubriacarono. Iniziarono a vantarsi dei propri meriti, finché fra i due scoppiò una lite. L’uomo appartenente agli anşâr, con un pezzo d’osso, colpì Saºd al naso così forte da romperglielo. Iddio Eccelso rivelò allora questo versetto a proposito di questi due uomini”. Qutâdaħ disse: “Alcuni individui si giocavano i propri beni e le proprie mogli, e quando li perdevano, afflitti, tramavano contro i loro avversari per vendicarsi”. Ecco dunque che anche il gioco d’azzardo, al pari del vino, crea inimicizia e odio nella società.

VERSETTO 92

æóÃØöíÚõæÇ Çááøåó æóÃóØöíÚõæÇ ÇáÑøóÓõæáó æóÇÍúÐóÑõæÇ ÝÅöä ÊóæóáøíúÊõãú ÝóÇÚúáóãõæÇ ÃóäøóãóÇ Úóáóì ÑóÓõæáöäóÇ ÇáúÈóáÇóÛõ ÇáúãõÈöíäõ ﴿92﴾

92.       E ubbidite ad Allah, ubbidite al Messaggero e state in guardia! Ebbene, se gli volgerete le spalle, sappiate dunque che, in verità, il Nostro Messaggero ha solo il dovere di trasmettere in modo chiaro [ciò che Noi gli riveliamo].

COMMENTO

Gli ordini politici e governativi del Messaggero di Allah sono ordini del Signore Eccelso, e devono essere ubbiditi. Chi disubbidisce agli ordini divini viene punito, e il Messaggero ha solo il dovere di trasmettere in modo chiaro ciò che gli viene rivelato dal Signore Eccelso.

VERSETTO 93

áóíúÓó Úóáóì ÇáøóÐöíäó ÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ÌõäóÇÍñ ÝöíãóÇ ØóÚöãõæÇ ÅöÐóÇ ãóÇ ÇÊøóÞóæúÇ æóÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö Ëõãøó ÇÊøóÞóæúÇ æóÇãóäõæÇ Ëõãøó ÇÊøóÞóæúÇ æóÃóÍúÓóäõæÇ æóÇááøåõ íõÍöÈøõ ÇáúãõÜÍúÓöäöíäó ﴿93﴾

93.       Per coloro che hanno prestato fede ed eseguito le buone opere non ci sarà peccato in quello che hanno mangiato [prima della proibizione], purché temano [Allah], credano e compiano le buone opere, poi temano [Allah] e credano, poi temano [Allah] e compiano il bene. E Allah ama i muhsinîn [le persone benefiche].

COMMENTO

Questo versetto è una risposta a coloro che chiedevano di coloro che hanno bevuto vino o giocato d’azzardo prima della proibizione, o di coloro ai quali non era ancora giunta questa proibizione: “Per coloro che hanno prestato fede ed eseguito le buone opere non ci sarà peccato in quello che hanno mangiato [prima della proibizione]”

Poi condiziona questo precetto al timore di Dio, alla fede e al retto agire: “…purché temano [Allah], credano e compiano le buone opere…”

Poi ripete questa condizione, ricordando altre due volte il timor di Dio: “…poi temano [Allah] e credano, poi temano [Allah] e compiano il bene…”

Il versetto si conclude dicendo: “E Allah ama i muhsinîn [le persone benefiche]”

Ognuna delle tre volte in cui è stato ripetuto il timor di Dio, simboleggiano una delle fasi del senso di responsabilità e della timorazione.

Inoltre, i grandi dotti ed esegeti sunniti e sciiti, commentando questo versetto, soprattutto l’espressione “in quello che hanno mangiato”, e la ripetizione del timor di Dio per ben tre volte, hanno esposto una dettagliata trattazione, che noi per brevità evitiamo di citare. Invitiamo i lettori a consultare i tafâsîr degli eminenti dotti sunniti[523] e sciiti[524].

VERSETTO 94

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áóíóÈúáõæóäøóßõãõ Çááøåõ ÈöÔóíúÁò ãöäó ÇáÕøóíúÏö ÊóäóÇáõåõ ÃóíúÏöíßõãú æóÑöãóÇÍõßõãú áöíóÚúáóãó Çááøåõ ãöä íóÎóÇÝõåõ ÈöÇáúÛóíúÈö Ýóãóäö ÇÚúÊóÏóì ÈóÚúÏó Ðáößó Ýóáóåõ ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿94﴾

94.       O voi che avete prestato fede, Allah certamente, di sicuro, vi metterà alla prova con qualche cosa della caccia che cadrà nelle vostre mani o sotto le vostre lance, affinché Allah sappia chi Lo teme nel ġayb[525]. Chi dunque trasgredirà dopo di ciò, avrà doloroso castigo!

COMMENTO

Nel periodo dello hajj, in istato di ihrâm, il pellegrino non ha il diritto di cacciare. A volte, in quel periodo, gli animali si avvicinano al pellegrino, il quale può prenderle facilmente, ma Iddio lo mette alla prova ordinandogli di non toccare quegli animali, e lo minaccia promettendogli un doloroso castigo. Iddio non lo punisce per la caccia in sé, ma per aver violato la Sua legge. Nella terra in cui Abramo (A) ha risparmiato Ismaele (A), il pellegrino deve risparmiare gli animali.

VERSETTO 95

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÞúÊõáõæÇ ÇáÕøóíúÏó æóÃóäúÊõãú ÍõÑõãñ æóãóä ÞóÊóáóåõ ãöäßõã ãõÊóÚóãøÏÇð ÝóÌóÒóÂÁñ ãöËúáõ ãóÇ ÞóÊóáó ãöäó ÇáäøóÚóãö íóÍúßõãõ Èöåö ÐóæÇ ÚóÏúáò ãöäßõãú åóÏúíÇð ÈóÇáöÛó ÇáúßóÚúÈóÉö Ãóæú ßóÝøóÇÑóÉñ ØóÚóÇãõ ãóÓóÇßöíäó Ãóæú ÚóÏúáõ Ðóáößó ÕöíóÇãÇð áöíóÐõæÞó æóÈóÇáó ÃóãúÑöåö ÚóÝóÇ Çááøåõ ÚóãøóÇ ÓóáóÝó æóãóä ÚóÇÏó ÝóíóäÊóÞöãõ Çááøåõ ãöäúåõ æóÇááøåõ ÚóÒöíÑñ Ðõæ ÇäÊöÞóÇãò ﴿95﴾

95.       O voi che avete prestato fede, non uccidete la selvaggina mentre siete hurum[526]. E chi di voi la ucciderà intenzionalmente, la pena è simile [pari] a ciò che ha ucciso, [da pagare con] del bestiame – giudichino due [uomini] giusti tra voi – [e sarà] un’offerta che dovrà giungere alla Kaºbaħ. Oppure espii nutrendo i poveri o con l’equivalente di ciò in [forma di] digiuno, per gustare le conseguenze della sua azione. Allah ha perdonato ciò che è passato, e chi ritornerà [a commettere questo peccato], ebbene, Allah si vendicherà di lui. E Allah è ºazîz [invincibile], zu-ntiqâm[527].

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano, più espressamente, con maggiore decisione, e in modo generale, proibisce la caccia in istato di ihrâm, dicendo: “O voi che avete prestato fede, non uccidete la selvaggina mentre siete hurum”

Poi ricorda l’espiazione del peccato della caccia in istato di ihrâm, dicendo: “E chi di voi la ucciderà intenzionalmente, la pena è simile [pari] a ciò che ha ucciso, [da pagare con] del bestiame”. In altre parole, chi caccia in istato di ihrâm, oltre ad aver peccato, deve espiare la propria colpa immolando una bestia simile a quella cacciata, e dandone la carne agli indigenti.

La somiglianza della quale parla il versetto riguarda le dimensioni e la forma dell’animale. Così, se, ad esempio, il pellegrino uccide uno struzzo, può espiare la propria colpa immolando, ad esempio, un cammello delle stesse dimensioni, mentre se la bestia uccisa è, ad esempio, un cervo, l’espiazione potrà essere eseguita immolando, ad esempio, una pecora delle stesse dimensioni.

Dal momento poi che potrebbero sorgere dubbi sulla questione della somiglianza fra la bestia cacciata e la bestia da immolare, il sacro Corano prescrive: “…giudichino due [uomini] giusti tra voi…”

A proposito del luogo in cui deve essere immolata la bestia, dice: “…[e sarà] un’offerta che dovrà giungere alla Kaºbaħ”

Poi aggiunge che il pellegrino che ha peccato cacciando in istato di ihrâm, può anche espiare la propria colpa in modo diverso da quello poc’anzi citato: Oppure espii nutrendo i poveri o con l’equivalente di ciò in [forma di] digiuno…”, e ciò: “…per gustare le conseguenze della sua azione”

Il versetto si conclude dicendo: “Allah ha perdonato ciò che è passato, e chi ritornerà [a commettere questo peccato], ebbene, Allah si vendicherà di lui. E Allah è ºazîz [invincibile], zu-ntiqâm”

VERSETTO 96

ÇõÍöáøó áóßõãú ÕóíúÏõ ÇáúÈóÍúÑö æóØóÚóÇãõåõ ãóÊóÇÚóÇð áóßõãú æóáöáÓøóíøóÇÑóÉö æóÍõÑøãó Úóáóíúßõãú ÕóíúÏõ ÇáúÈóÑø ãóÇ ÏõãúÊõãú ÍõÑõãÇð æóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó ÇáøóÐöí Åöáóíúåö ÊõÍúÔóÑõæäó ﴿96﴾

96.       V’è stata resa lecita la pesca e di cibarvene, [come] godimento per voi e per i membri delle carovane. V’è stata [invece] proibita la caccia per tutto il tempo in cui siete hurum[528]. E temete Allah, Colui [dinanzi] al Quale sarete [tutti resuscitati e] adunati.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano parla della pesca, dicendo: “V’è stata resa lecita la pesca e di cibarvene…”

Poi espone la ragione di questo precetto: “…[come] godimento per voi e per i membri delle carovane”, e ribadisce poi il divieto precedente dicendo: “V’è stata [invece] proibita la caccia per tutto il tempo in cui siete hurum”

Il versetto si conclude esortando il pellegrino al rispetto dei precetti esposti: “E temete Allah, Colui [dinanzi] al Quale sarete [tutti resuscitati e] adunati”

LE RAGIONI DELLA PROIBIZIONE DELLA CACCIA IN ISTATO DI IHRÂM

È noto che lo hajj e la ºumraħ sono atti di culto che separano l’uomo dal mondo materiale, elevandolo ad alti gradi di spiritualità. Le cose della vita materiale, le guerre, le dispute, le liti, le passioni, i piaceri materiali, durante i riti dello hajj devono essere messi da parte, e il pellegrino deve combattere e vincere le sue passioni e i suoi istinti. La proibizione della caccia rientra in questo divino programma di formazione spirituale del pellegrino.

Inoltre, considerato in gran numero di persone che ogni anno si recano alla Mecca per eseguire il pellegrinaggio, se Iddio avesse permesso la caccia, i già pochi animali di quella secca e desertica zona si sarebbero estinti, soprattutto considerando che la caccia e il taglio e l’estirpazione degli alberi di quella zona sono atti vietati anche fuori dallo stato di ihrâm.

VERSETTO 97

ÌóÚóáó Çááøåõ ÇáúßóÚúÈóÉó ÇáúÈóíúÊó ÇáúÍóÑóÇãó  ÞöíóÇãÇð áöáäøóÇÓö æóÇáÔøóåúÑó ÇáúÍóÑóÇãó æóÇáúåóÏúíó æóÇáúÞóáÂÆöÏó Ðáößó áöÊóÚúáóãõæÇ Ãóäøó Çááøåó íóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóÃóäøó Çááøåó Èößõáø ÔóíúÁò Úóáöíãñ ﴿97﴾

97.       Allah ha fatto della Kaºbah, la Casa Sacra, un qiyâm [sostegno] per gli uomini. [Lo stesso vale] per il mese sacro[529], lo hadiy[530] e i qalã’id[531]. Ciò affinché sappiate che Allah conosce ciò che v’è nei cieli e sulla terra, e, in verità, Allah è onnisciente.

COMMENTO

In una tradizione del nobile imam Şâdiq (A) leggiamo: “La Baytu-l-harâm [Casa Sacra], si chiama così perché l’ingresso dei miscredenti in essa è harâm [proibito]”[532]

Per sostenere, sostentare e dirigere un sistema, sono necessarie le seguenti cose:

1.       centralizzazione;

2.       sicurezza;

3.       alimento.

Iddio ha donato alla Kaºbaħ, alla Sacra Casa, tutte e tre queste cose: essa è il centro del mondo islamico, in essa nessuno ha il diritto di fare del male agli altri, e le bestie immolate accanto ad essa servono da alimento ai mussulmani che si trovano in quella sacra zona.

Solo l’Islam ha il potere di riunire milioni di fedeli, in pace e parità. Molti sono i vantaggi dello hajj. I pellegrini, prima di partire per lo hajj, chiedono alla gente di perdonarli, pagano la zakâħ e il ķums. Durante lo hajj conoscono la propria religione e gli altri popoli mussulmani. In quel sacro luogo, che è la più antica roccaforte del monoteismo, in assoluta parità, i credenti calpestano la stessa terra calpestata dai profeti, pregano dove hanno pregato i profeti. Piangono e implorano il perdono divino nelle località di ºArafât e Mašºar. In questi sacri luoghi i pellegrini ricordano il giudizio universale, e manifestano il proprio odio per i nemici di Dio. Questi e altri vantaggi offerti dallo hajj ci fanno comprendere che i riti di questo eccezionale precetto divino non possono che derivare dall’infinita sapienza di Allah, l’Onnisciente.

VERSETTI 98 E 99

ÇÚúáóãõæÇ Ãóäøó Çááøåó  ÔóÏöíÏõ ÇáúÚöÞóÇÈö æóÃóäøó Çááøåó ÛóÝõæÑñ ÑóÍöíãñ ﴿98﴾  ãóÇ Úóáóì ÇáÑøóÓõæáö ÅöáÇøó ÇáúÈóáÇóÛõ æóÇááøåõ íóÚúáóãõ ãóÇ ÊõÈúÏõæäó æóãóÇ ÊóßúÊõãõæäó ﴿99﴾

98.       Sappiate che, in verità, Allah è šadîdu-lºiqâb [severo nel castigare] e che, in verità, è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].

99.       E il Messaggero non ha altro obbligo che quello di annunciare [ciò che gli viene rivelato da Allah]. E Allah conosce quello che manifestate e quello che tenete nascosto.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano, nello stesso tempo, intimorisce (šadîdu-lºiqâb) e incoraggia (ġafûr, rahîm) la gente.

Voi siete responsabili delle vostre azioni, e il Profeta non obbliga nessuno a seguire la retta via, egli ha solo il dovere di comunicare ciò che gli viene rivelato dal Signore Eccelso.

Dal momento che Iddio è onnisciente, è inutile che nascondiate o manifestiate la verità presso di Lui; la vostra accettazione o il vostro rifiuto non arrecano alcun danno al Profeta.

VERSETTO 100

Þõá áÇó íóÓúÊóæöí ÇáúÎóÈöíËõ æóÇáØøóíøÈõ æóáóæú ÃóÚúÌóÈóßó ßóËúÑóÉõ ÇáúÎóÈöíËö ÝóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó íó Çõæáöí ÇáÃóáúÈóÇÈö áóÚóáøóßõãú ÊõÝúáöÍõæäó ﴿100﴾

100.  Di’: “Non sono pari il cattivo e il buono, anche se ti stupisce l’abbondanza che c’è nel male. Temete dunque Allah, o dotati di intelletto, forse così potrete salvarvi”