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Questo versetto, assieme ad altri successivi, tratta una delle più importanti questioni islamiche, l’imamato, e determina le reali autorità dei mussulmani nelle questioni religiose e sociali.
Come prima cosa ordina ai fedeli: “O voi che avete prestato fede, ubbidite ad Allah”
È ovvio che per un credente, ogni ubbidienza deve fare ritorno all’ubbidienza a Dio, e ogni dominio e guida deve derivare dal sommo Signore, e deve essere permessa e ordinata da Lui, poiché Egli è il padrone, il signore dell’intero creato.
Poi aggiunge: “…e ubbidite al Messaggero”
Certo, è anche necessario ubbidire al Profeta, che è infallibile, le cui parole non sono mai dettate dalla passione; egli è il vicario di Dio fra la gente, le sue parole sono le parole di Dio, poiché Egli lo ha fatto profeta e lo ha inviato alle genti.
Poi aggiunge: “…e agli Uli-l’amr [Detentori d’Autorità] a voi stessi appartenenti”
Il versetto si conclude dicendo: “Se dunque dissentite tra di voi su qualche cosa, rimettetela ad Allah e al Messaggero, se credete in Allah e nel Giorno Estremo. Questo è meglio, e ha un esito migliore”
Ma chi sono gli “Uli-l’amr” dei quali parla il sacro Corano?
Tutti gli esegeti sciiti concordano sul fatto che gli “Uli-l’amr” dei quali parla il versetto in esame, sono solo i dodici purissimi Imam dell’Ahlulbayt (A), preposti da Dio e dal sommo Profeta alla guida temporale e spirituale della società islamica. A tal proposito, nel tafsîr Al-burhân sono riportate trentadue tradizioni islamiche (vol. I, pagg. 381-386, ed. II)
È bene inoltre sapere che, sotto determinate condizioni, è necessario ubbidire anche coloro che vengono preposti dai nobili Imam a delle cariche, non perché anche essi sono degli “Uli-l’amr”, ma perché sono i loro vicari e luogotenenti.
1. Il fatto che il versetto richiede ubbidienza assoluta al Messaggero e agli “Uli-l’amr”, dimostra che essi sono “maºşûm”, infallibili, lontani da ogni peccato ed errore, e chiunque non sia “maºşûm” non può essere considerato “Uli-l’amr”.
2. La ripetizione del termine “atîºû” (ubbidite) nel versetto, riguarda il tipo di ordine dato: il sommo Profeta a volte esponeva alla gente i comandamenti divini, e a volte dava ordini governativi. Egli era messaggero e capo del governo islamico.
3. Il fatto che gli “Uli-l’amr” compaiono nel versetto accanto al Messaggero e ad Allah, assieme all’ordine di ubbidienza assoluta, dimostra la grande santità e l’elevato grado spirituale di queste nobili Guide divine, che, come abbiamo già detto nel commento al versetto in esame, in base a molte tradizioni islamiche, non sono altro che i dodici infallibili Imam dell’Ahlulbayt (A).
4. La gente deve accettare il governo islamico, ubbidire alle guide divine e sostenerle.
5. Bisogna sempre tenere presenti i gradi dell’ubbidienza (Allah, il Messaggero e gli “Uli-l’amr”)
6. Una delle vie della conoscenza è il “confronto con gli opposti”. Il sacro Corano ordina di non seguire i corrotti, gli sperperatori, i traviati, gli ignoranti e i tiranni, vieta di prestare loro ubbidienza. Si può dunque dedurre che è permesso ubbidire solo a coloro la cui ubbidienza non è stata proibita.
7. È proibito prestare ubbidienza al tâġût.
8. Se tutti i gruppi accettassero l’autorità del sacro Corano e della tradizione del Profeta e degli “Uli-l’amr”, non esisterebbe alcun dissenso nella società.
9. Una religione completa deve essere in grado di eliminare ogni dissenso esistente fra gli uomini.
10. Chi si oppone ai comandamenti divini, agli ordini del Messaggero e degli “Uli-l’amr”, non è credente: “…se credete in Allah e nel Giorno Estremo…”
Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó íóÒúÚõãõæäó Ãóäøóåõãú ÁóÇãóäõæÇ Èöãó ÇõäúÒöáó Åöáóíúßó æóãó ÇõäúÒöáó ãöä ÞóÈúáößó íõÑöíÏõæäó Ãóä íóÊóÍóÇßóãõæÇ Åöáóì ÇáØøóÇÛõæÊö æóÞóÏú ÇõãöÑõæÇ Ãóä íóßúÝõÑõæÇ Èöåö æóíõÑöíÏõ ÇáÔøóíúØóÇäõ Ãóä íõÖöáøóåõãú ÖóáÇóáÇð ÈóÚöíÏÇð ﴿60﴾
60. Non hai forse visto coloro che pensano d’aver prestato fede in ciò che è stato fatto discendere su di te e in ciò che è stato fatto discendere prima di te? Vogliono rimettersi al giudizio del tâġût, mentre è stato loro ordinato di negarlo. E Satana vuole traviarli di traviamento lontano.
Scoppiò una lite fra un munâfiq e un giudeo, e i due decisero di rivolgersi a un arbitro. Il giudeo scelse come arbitro il sommo Profeta, per la sua proverbiale onestà ed equità, mentre l’empio munâfiq scelse Kaºb Bin Ašraf, che era uno dei maggiorenti giudei, perché sapeva che poteva corromperlo con dei regali. Discese il versetto e biasimò il comportamento dell’empio munâfiq.
In una tradizione islamica, l’imam Şâdiq (A) definisce il tâġût: “Tâġût è chi non giudica secondo verità, dà ordini in contrapposizione ai comandamenti divini e viene ubbidito”[364]
Il sacro Corano, nel versetto precedente, ha presentato Allah e il Suo Messaggero come le autorità alle quali bisogna rivolgersi per risolvere i dissensi, e in questo versetto biasima fortemente coloro che si rivolgono al tâġût per risolvere i propri dissensi. I veri credenti si tengono ben lontani dal tâġût, e ubbidiscono e si rivolgono per ogni cosa al Signore Ecceslo.
æóÅöÐóÇ Þöíáó áóåõãú ÊóÚóÇáóæúÇ Åöáóì ãó ÃóäúÒóáó Çááøóåõ æóÅöáóì ÇáÑøóÓõæáö ÑóÃóíúÊó ÇáúãõäóÇÝöÞöíäó íóÕõÏøõæäó Úóäßó ÕõÏõæÏÇð ﴿61﴾
61. E quando si dice loro: “Venite verso ciò che Allah ha fatto discendere, e verso il Messaggero”, tu vedi i munâfiqûn [gli ipocriti] allontanarsi da te, [e che] allontanamento!]
Rimettersi al giudizio del tâġût, non può essere considerato un fatto accidentale, è piuttosto l’abitudine dei munâfiqûn, i quali si oppongono sempre alle guide divine, e si allontanano dalla via del giusto.
1. I munâfiqûn non si sottomettono mai alle legge e ai comandamenti di Allah, è tuttavia nostro dovere invitarli al bene e alla verità.
2. I munâfiqûn non sono contrari alla fede degli uomini, odiano bensì che la gente segua le guide divine.
3. I munâfiqûn cercano sempre di dividere la gente dai profeti.
ÝóßóíúÝó ÅöÐó ÃóÕóÇÈóÊúåõã ãõÕöíÈóÉñ ÈöãóÇ ÞóÏøóãóÊú ÃóíúÏöíåöãú Ëõãøó ÌóÂÁõæßó íóÍúáöÝõæäó ÈöÇááøóåö Åöäú ÃóÑóÏúäó ÅöáÂøó ÅöÍúÓóÇäÇð æóÊóæúÝöíÞÇð ﴿62﴾
62. Come [faranno a salvarsi] dunque, quando li colpirà una disgrazia per ciò che ‘le loro mani avranno fatto precedere’[365]? Allora verranno da te giurando su Allah: “Non volemmo che bene e concordia!”
I munâfiqûn giustificavano il loro rimettersi al giudizio del tâġût, dicendo che intendevano preservare l’onore del Profeta. In altre parole, giustificavano questo loro turpe atto affermando che se si fossero rimessi al giudizio del sommo Profeta, ed egli avesse giudicato a favore di un delle parti, le altre si sarebbero risentite per il suo giudizio, e avrebbero polemizzato, e ciò avrebbe intaccato la sua reputazione.
1. I munâfiqûn, quando si sentono in pericolo, cercano rifugio presso le guide divine.
2. I munâfiqûn giustificano sempre le loro colpe.
3. I munâfiqûn nascondono le loro malefatte dietro ai loro falsi giuramenti
4. I munâfiqûn nascondono sempre la loro vile ipocrisia, mostrandosi benevoli e pacifici.
ÇõæúáóÆößó ÇáøóÐöíäó íóÚúáóãõ Çááøåõ ãóÇ Ýöí ÞõáõæÈöåöãú ÝóÇóÚúÑöÖú Úóäúåõãú æóÚöÙúåõãú æó Þõá áóåõãú Ýöí ÃóäúÝõÓöåöãú ÞóæúáÇð ÈóáöíÛÇð ﴿63﴾
63. Essi sono quelli che Allah conosce ciò che hanno in cuor loro. Abbandonali dunque, [solo] consigliali e di’ loro parola eloquente[366] [che li tocchi] nelle loro anime.
Gli sforzi dei munâfiqûn sono vani, poiché Allah conosce ogni loro pensiero, tutte le loro intenzioni, e, al momento opportuno, svela alla gente le loro segrete trame.
Le scuse dei munâfiqûn non sono affatto sincere, se no il sacro Corano non avrebbe mai ordinato: “Abbandonali dunque…”
æóãó ÃóÑúÓóáúäóÇ ãöä ÑóÓõæáò ÅöáÇøó áöíõØóÇÚó ÈÅöÐúäö Çááøåö æóáóæú Ãóäøóåõãú ÅöÐ ÙóáóãõæÇ ÃóäúÝõÓóåõãú ÌóÂÁõæßó ÝóÇÓúÊóÛúÝóÑõæÇ Çááøóåó æóÇÓúÊóÛúÝóÑó áóåõãõ ÇáÑøóÓõæáõ áóæóÌóÏõæÇ Çááøóåó ÊóæøóÇÈÇð ÑóÍöíãÇð ﴿64﴾
64. E non inviammo [alcun] messaggero se non perché fosse ubbidito per ordine di Allah. E se essi – quando fecero torto a se stessi – fossero venuti da te, e avessero dunque implorato il perdono di Allah, e se il Messaggero avesse implorato il perdono [di Allah] per loro, avrebbero sicuramente trovato Allah tawwâb [assai indulgente], benevolo.
Il sacro Corano, nei versetti precedenti, ha condannato duramente il rimettersi al giudizio del tâġût, e in questo versetto ribadisce che: “E non inviammo [alcun] messaggero se non perché fosse ubbidito per ordine di Allah”
In effetti, essi erano sia messaggeri del Signore Eccelso, sia capi di governo, perciò la gente era tenuta a seguirli sia sotto l’aspetto dell’esposizione dei principi e dei precetti divini, sia sotto quello delle modalità di esecuzione di questi principi e precetti.
Poi il versetto ricorda la questione del pentimento e del perdono divino: “E se essi – quando fecero torto a se stessi – fossero venuti da te, e avessero dunque implorato il perdono di Allah, e se il Messaggero avesse implorato il perdono [di Allah] per loro, avrebbero sicuramente trovato Allah tawwâb [assai indulgente], benevolo”
Questo versetto mostra inoltre l’inconsistenza delle obiezioni di coloro che considerano il ricorso al Profeta e agli Imam una forma di širk, poiché esso afferma espressamente che ricorrere al sommo Profeta (S), giovarsi delle sua intercessione presso Dio, e delle sue preghiere per ottenere il perdono divino, sono tutte cose permesse e assolutamente efficaci, procurano il perdono del Signore Eccelso e fanno discendere la Sua misericordia.
ÝóáÇó æóÑóÈøößó áÇó íõÄúãöäõæäó ÍóÊøóì íõÍóßøöãõæßó ÝöíãóÇ ÔóÌóÑó Èóíúäóåõãú Ëõãøó áÇó íóÌöÏõæÇ Ýöí ÃóäúÝõÓöåöãú ÍóÑóÌÇð ãöãøóÇ ÞóÖóíúÊó æóíõÓóáøöãõæÇ ÊóÓúáöíãÇð ﴿65﴾
65. Ebbene no! [Giuro] sul tuo Signore che non avranno prestato fede [non saranno credenti] finché non ti avranno costituito giudice di ciò che provoca discordia fra di loro, [a condizione che] poi non trovino dentro di sé alcun disagio per ciò che avrai deciso, e si sottomettano di sottomissione [completa].
Un giorno fra Zubayr Bin ºAwâm, che era un muhâjir, e un uomo appartenente agli ansâr, scoppiò una lite a causa dell’irrigazione di un palmeto. Il sommo Profeta stabilì allora che siccome la parte superiore del palmeto apparteneva a Zubayr, egli poteva per primo dare acqua alla sua parte di piantagione. L’uomo appartenente agli ansâr non gradì il giudizio del sommo Profeta, e gli disse: “Tu hai giudicato in favore di Zubayr in quanto egli è tuo cugino paterno”. Allah fece allora discendere il versetto in esame sul sommo Profeta.
Il santo imam Şâdiq (A) disse: “Coloro che adorano Iddio, pregano, compiono il pellegrinaggio rituale alla Mecca, pagano la zakâħ… ma sospettano del Messaggero di Allah , ebbene, in realtà, non sono credenti”. Poi recitò il versetto in esame.[367]
In ogni caso, i segni della vera fede sono tre:
1. Rimettersi al giudizio del sommo Profeta, e rifiutare quello del tâġût.
2. Non sospettare del giudizio del Profeta.
3. Ubbidire con assoluta devozione agli ordini del Profeta.
æóáóæú ÃóäøóÇ ßóÊóÈúäóÇ Úóáóíúåöãú Ãóäö ÇÞúÊõáõæÇ ÃóäúÝõÓóßõãú Ãóæö ÇÎúÑõÌõæÇ ãöä ÏöíóÇÑößõã ãóÇ ÝóÚóáõæåõ ÅöáÇøó Þóáöíáñ ãöäúåõãú æóáóæú Ãóäøóåõãú ÝóÚóáõæÇ ãóÇ íõæÚóÙõæäó Èöåö áóßóÇäó ÎóíúÑÇð áóåõãú æóÃóÔóÏøó ÊóËúÈöíÊÇð ﴿66﴾
66. E se avessimo loro prescritto: “Uccidetevi!”, oppure: “Abbandonate le vostre case!”, non l’avrebbero fatto, se non pochi di loro. E se essi avessero fatto ciò che veniva loro consigliato, sarebbe sicuramente stato meglio per loro, e più forte nel consolidare [la loro fede];
Qui, per completare il discorso iniziato nei versetti precedenti, il sacro Corano, ricorda, a coloro che rifiutavano gli equi giudizi del sommo Profeta, i pesanti doveri religiosi che avevano i popoli del passato: “Noi non abbiamo prescritto loro alcun dovere troppo pesante e difficile. Se avessimo ordinato loro di uccidersi a vicenda o di abbandonare le loro case, come facemmo con i giudei, dopo che adorarono il Vitello, come avrebbero potuto ubbidire e sottomettersi al volere divino? Di certo, non l’avrebbero fatto se non pochi di loro! Se non riescono ad accettare un semplice giudizio riguardante l’irrigazione di un palmeto, come faranno a superare le altre prove divine?”
Poi il sacro Corano ricorda altri due vantaggi dell’ubbidire ai comandamenti divini: “E se essi avessero fatto ciò che veniva loro consigliato, sarebbe sicuramente stato meglio per loro, e più forte nel consolidare [la loro fede]”
È interessante notare che in questo sacro versetto, per indicare i precetti e i comandamenti divini, si usa l’espressione “ciò che veniva loro consigliato”. Ciò è dovuto al fatto che gli unici a trarre vantaggio da questi comandamenti sono coloro ai quali sono rivolti, gli uomini.
æóÅöÐÇð áÇóÊóíúäóÇåõã ãöä áóÏõäøó ÃóÌúÑÇð ÚóÙöíãÇð ﴿67﴾ æóáóåóÏóíúäóÇåõãú ÕöÑóÇØÇð ãõÓúÊóÞöíãÇð ﴿68﴾
67. e allora, sicuramente, avremmo dato loro, da presso noi, una grande ricompensa,
68. e, di sicuro, li avremmo guidati su una retta via.
Nel primo versetto in esame, il sacro Corano ricorda il terzo vantaggio della sottomissione a Dio: “…e allora, sicuramente, avremmo dato loro, da presso noi, una grande ricompensa”, e nel secondo ricorda il quarto vantaggio di questo sacro atto: “…e, di sicuro, li avremmo guidati su una retta via”
Questa guida consiste in nuova grazia proveniente dal Signore Eccelso sottoforma di guida secondaria, come premio per queste degne persone.
æóãóä íõØöÚö Çááøóåó æóÇáÑøóÓõæáó ÝóÇõæúáóÆößó ãóÚó ÇáøóÐöíäó ÃóäúÚóãó Çááøóåõ Úóáóíúåöã ãöäó ÇáäøóÈöíøöíäó æóÇáÕøöÏøöíÞöíäó æóÇáÔøõåóÏóÂÁö æóÇáÕøóÇáöÍöíäó æóÍóÓõäó ÇõæáÆößó ÑóÝöíÞÇð ﴿69﴾
69. E coloro che ubbidiscono ad Allah e al Messaggero, ebbene, essi [nel Giorno del Giudizio] saranno con quelli ai quali Allah ha concesso la Sua grazia: i profeti, i şiddîqîn [coloro che dicono sempre la verità], i šuhadã’ [i caduti sulla via d’Allah], i probi. E buoni sono essi, come compagni!
Coloro che ubbidiscono ad Allah e al Suo Messaggero, il Giorno del Giudizio, saranno riuniti con coloro ai quali Allah ha concesso la Sua grazia, come i Profeti, i sempre sinceri, i martiri e i probi, e che ottimi compagni!
A proposito della circostanza nella quale fu rivelato questo versetto e il successivo, in una tradizione islamica leggiamo: «Uno dei compagni del sommo Profeta, “Nawbân”, che lo amava profondamente, un giorno si recò da lui confuso e smarrito. Il nobile Profeta, gli chiese la ragione di questo suo stato di confusione e smarrimento, ed egli disse: “Oggi stavo pensando che, nel Giorno del Giudizio, se andrò in Paradiso, di sicuro non sarò al vostro livello e grado, se invece non sarò beato, è ben chiaro cosa sarà di me. Insomma, in ogni caso sarò privato della tua compagnia. Perché dunque non dovrei essere depresso?”. Furono allora rivelati il versetto in esame e quello successivo ad esso, dando una lieta novella a coloro che sono sottomessi a Dio e al Suo Messaggero: “E coloro che ubbidiscono ad Allah e al Messaggero, ebbene, essi [nel Giorno del Giudizio] saranno con quelli ai quali Allah ha concesso la Sua grazia…”. Poi il santo Profeta disse: “Giuro su Allah, che la fede di un mussulmano non è completa se non mi ama più di se stesso, dei suoi genitori, e di tutti i suoi parenti, e non si sottomette alle mie parole”»
Nei precedenti versetti, il sacro Corano ha parlato della superiorità di coloro che ubbidiscono e si sottomettono ai comandamenti del Signore Eccelso e del sommo Profeta. Questo versetto completa il discorso dicendo: “E coloro che ubbidiscono ad Allah e al Messaggero, ebbene, essi [nel Giorno del Giudizio] saranno con quelli ai quali Allah ha concesso la Sua grazia”, quelli, secondo quanto dice la Sura Aprente, che sono sempre sul retto sentiero, nei quali non v’è mai il minimo traviamento.
Poi specifica a chi si riferisce con l’espressione “quelli ai quali Allah ha concesso la Sua grazia”, affermando: “I profeti, i şiddîqîn [coloro che dicono sempre la verità], i šuhadã’ [i caduti sulla via d’Allah], i probi”
1. I profeti e i messaggeri del Signore Eccelso, sono i primi a impegnarsi nella guida della gente sul retto sentiero.
2. I sempre sinceri, che dicono sempre la verità e agiscono sempre conformemente ad essa. Essi dimostrano in ogni circostanza di essere dei sinceri e autentici credenti, e credono e si sottomettono di buon grado ai comandamenti divini. In una tradizione islamica leggiamo che il miglior esempio di questa categoria di persone sono i santi Imam e la nobile figlia del sommo Profeta, Fatima la Splendente (pace su di loro).
3. I martiri e i caduti sulla via di Dio, per la Sua sacra causa. È possibile altresì tradurre il termine «šuhadã’», con “testimoni”, identificando questo termine con coloro che il Giorno del Giudizio saranno testimoni delle azioni terrene degl’uomini.
4. I probi e i timorati, che eseguendo buone, rette e utili azioni, e seguendo gli ordini dei santi profeti, raggiungono alte stazioni spirituali
Il versetto si conclude dicendo: “E buoni sono essi, come compagni!”
Da questo versetto è possibile dedurre chiaramente che la questione dell’avere buoni amici e compagni è così importante da costituire il completamento della grazia concessa a coloro che hanno ubbidito e si sono sottomessi ai comandamenti divini e agli ordini del sommo Profeta.
Ðóáößó ÇáúÝóÖúáõ ãöäó Çááøóåö æóßóÝóì ÈöÇááøóåö ÚóáöíãÇð﴿70﴾
70. Questa è la grazia da Allah [proveniente], e basta Allah come ºalîm [sapiente].
In questo versetto, il sacro Corano, per mettere in evidenza il valore della compagnia degli eletti dei quali ha parlato nel versetto precedente, afferma: “Questo è un dono del Signore Sublime, il Quale conosce bene i Suoi servi, le loro intenzioni, e i loro meriti”
íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÎõÐõæÇ ÍöÐúÑóßõãú ÝóÇäÝöÑõæÇ ËõÈóÇÊò Ãóæö ÇäÝöÑõæÇ ÌóãöíÚÇð﴿71﴾
71. O voi che avete prestato fede, prendete le vostre armi e partite dunque in guerra, a gruppi sparsi o tutti insieme.
In questo versetto, il sacro Corano esorta i credenti a impugnare le armi e partire per combattere i nemici di Dio e della religione.
Il termine hizr, da noi tradotto con “armi”, può assumere diversi significati: consapevolezza, vigilanza, mezzi di difesa.
La parola “ŝubât”, da noi tradotta con l’espressione “a gruppi sparsi”, indica quei gruppi di partigiani che entrando in territorio nemico, lo stordiscono e lo privano della concentrazione necessaria per combattere.
1. I mussulmani devono sempre stare all’erta, conoscere alla perfezione i loro nemici, e combatterli con mezzi adeguati.
2. I mussulmani devono imparare a difendersi e combattere.
3. I mussulmani devono mobilitarsi contro i nemici di Dio.
4. I mussulmani devono servirsi delle migliore tattiche di guerra.
5. I mussulmani devono difendere valorosamente i confini delle nazioni islamiche.
æÅöäøó ãöäßõãú áóãóä áóíõÈóØøöÆóäøó ÝÅöäú ÃóÕóÇÈóÊúßõãú ãõÕöíÈóÉñ ÞóÇáó ÞóÏú ÃóäúÚóãó Çááøóåõ Úóáóíøó ÅöÐú áóãú Ãóßõä ãóÚóåõãú ÔóåöíÏÇð ﴿72﴾
72. E in verità, tra voi c’è chi indugia [o fa indugiare la gente, a partire in guerra], dunque, se vi colpisce sventura, dice: “Certamente Allah mi ha fatto la grazia, che non sono stato presente con loro”,
Dopo l’ordine generale della jihâd, esposto nel versetto precedente, il sacro Corano, in questo versetto, parla di un gruppo di munâfiqûn, dicendo che quest’ipocriti individui che vivono fra di voi, cercano in ogni modo di sfuggire alla jihâd, e quando i mujâhidûn vengono colpiti da disgrazia, ebbene, dicono con estrema gioia: “Certamente Allah ci ha fatto la grazia, che non siamo stati presenti con loro”
æóáóÆöäú ÃóÕóÇÈóßõãú ÝóÖúáñ ãöäó Çááøóåö áóíóÞõæáóäøó ßóÃóä áóã Êóßõäú Èóíúäóßõãú æóÈóíúäóåõ ãóæóÏøóÉñ íóÇ áóíúÊóäöí ßõäÊõ ãóÚóåõãú ÝóÇóÝõæÒó ÝóæúÒÇð ÚóÙöíãÇð ﴿73﴾
73. e se vi giunge [invece] una grazia da parte di Allah, dice, come se non ci fosse alcuna amicizia tra voi e lui: “Ohimè, avrei voluto essere con loro per trionfare di grande trionfo!”
Allorché vengono a sapere che i veri credenti hanno vinto, e hanno conquistato del bottino, ebbene, come se non ci fosse alcun rapporto d’amicizia fra loro e i credenti, si rammaricano e dicono: “Ahinoi, avremmo voluto essere con loro per trionfare di grande trionfo!”
È chiaro che chi considera il martirio sulla via di Allah una disgrazia, e il non cadere martire una grazia di Dio, non può avere che una visione materialistica della guerra, vedendola solo come un mezzo per raccogliere bottini e ricchezze.
ÝóáúíõÞóÇÊöáú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö ÇáøóÐöíäó íóÔúÑõæäó ÇáúÍóíóÇÉó ÇáÏøõäúíóÇ ÈöÇáÇóÎöÑóÉö æóãóä íõÞóÇÊöáú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö ÝóíõÞúÊóáú Ãóæú íóÛúáöÈú ÝóÓóæúÝó äõÄúÊöíåö ÃóÌúÑÇð ÚóÙöíãÇð ﴿74﴾
74. Combattano dunque sul sentiero d’Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’aldilà, e a chi combatte sul sentiero d’Allah, e viene ucciso o vince, daremo una grande ricompensa.
In questo versetto e in alcuni prossimi, il sacro Corano esorta i veri credenti alla jihâd. Il versetto in esame inizia dicendo: “Combattano dunque sul sentiero d’Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’aldilà”. Solo i veri mujâhidûn sono disposti a fare questo baratto!
Il versetto aggiunge poi: “…e a chi combatte sul sentiero d’Allah, e viene ucciso o vince, daremo una grande ricompensa”
Di certo, questi devoti combattenti, con questo divino spirito, sono sempre vincenti. Molti dotti non mussulmani ammettono che fu questo stesso divino spirito che donò ai mussulmani dell’epoca del sommo Profeta incredibili vittorie, e provocò la rapida espansione dell’Islam.
æóãóÇ áóßõãú áÇó ÊõÞóÇÊöáõæäó Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö æóÇáúãõÓúÊóÖúÚóÝöíäó ãöäó ÇáÑøöÌóÇáö æóÇáäøöÓóÂÁö æóÇáúæöáúÏóÇäö ÇáøóÐöíäó íóÞõæáõæäó ÑóÈøóäó ÃóÎúÑöÌúäóÇ ãöäú åÐöåö ÇáúÞóÑúíóÉö ÇáÙøóÇáöãö ÃóåúáõåóÇ æóÇÌúÚóá áóäóÇ ãöä áóÏõäúßó æóáöíøÇð æóÇÌúÚóáú áóäóÇ ãöä áóÏõäßó äóÕöíÑÇð ﴿75﴾
75. Che avete dunque che non combattete sul sentiero d’Allah e [in difesa] dei mustađºafîn[368], di uomini, donne e bambini che dicono: “O nostro Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua, e assegnaci, da presso Te, un waliyy [padrone], assegnaci, da presso Te, un soccorritore”?
Il versetto precedente invitava i credenti alla jihâd appoggiandosi alla fede e all’argomentazione, questo versetto invita invece a questo sacro precetto servendosi della pura coscienza umana: “Che avete dunque che non combattete sul sentiero d’Allah e [in difesa] dei mustađºafîn, di uomini, donne e bambini?”
Poi, per sensibilizzare maggiormente i credenti, ricorda le preghiere di queste deboli e oppresse persone: “O nostro Signore, facci uscire da questa città di gente iniqua, e assegnaci, da presso Te, un waliyy [signore], assegnaci, da presso Te, un soccorritore”
In realtà, il versetto vuole dire che Iddio ha esaudito le loro preghiere, assegnando questa grande missione umana a mujâhidûn, che sono stati scelti da Dio per difenderli.
In alcune tradizioni islamiche leggiamo che i mustađºafîn dei quali parla il versetto in esame sono i nobili membri dell’Ahlulbayt (A), per il cui governo la gente deve combattere.[369]
ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ íõÞóÇÊöáõæäó Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö æóÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ íõÞóÇÊöáõæäó Ýöí ÓóÈöíáö ÇáØøóÇÛõæÊö ÝóÞóÇÊöáõæÇ ÃóæúáöíóÂÁó ÇáÔøóíúØóÇäö Åöäøó ßóíúÏó ÇáÔøóíúØóÇäö ßóÇäó ÖóÚöíÝÇð ﴿76﴾
76. Coloro che hanno prestato fede combattono sul sentiero d’Allah, e coloro che sono diventati miscredenti combattono sul sentiero del tâġût. Combattete dunque gli amici di Satana: in verità, l’insidia di Satana è debole.
In questo versetto, il sacro Corano incoraggia i mujâhidûn a combattere i nemici dell’Islam, e specifica da che parte devono stare e che obiettivi devono perseguire: “Coloro che hanno prestato fede combattono sul sentiero d’Allah, e coloro che sono diventati miscredenti combattono sul sentiero del tâġût”
Poi aggiunge: “Combattete dunque gli amici di Satana”
Il tâġût e le tirannie, anche se all’apparenza sembrano grandi e potenti, sono interiormente deboli e incapaci. Non bisogna dunque farsi intimorire da loro, e bisogna costantemente ricordare che: “In verità, l’insidia di Satana è debole”
Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó Þöíáó áóåõãú ßõÝøõæÇ ÃóíúÏöíóßõãú æóÃóÞöíãõæÇ ÇáÕøóáÇóÉó æÁóÇÊõæÇ ÇáÒøóßóÇÉó ÝóáóãøóÇ ßõÊöÈó Úóáóíúåöãõ ÇáúÞöÊóÇáõ ÅöÐóÇ ÝóÑöíÞñ ãöäúåõãú íóÎúÔóæúäó ÇáäøóÇÓó ßóÎóÔúíóÉö Çááøóåö Ãóæú ÃóÔóÏøó ÎóÔúíóÉð æóÞóÇáõæÇ ÑóÈøóäóÇ áöãó ßóÊóÈúÊó ÚóáóíúäóÇ ÇáúÞöÊóÇáó áóæúá ÃóÎøóÑúÊóäó Åöáóì ÃóÌóáò ÞóÑöíÈò Þõáú ãóÊóÇÚõ ÇáÏøõäúíóÇ Þóáöíáñ æóÇáÇóÎöÑóÉõ ÎóíúÑñ áöãóäö ÇÊøóÞóì æóáÇó ÊõÙúáóãõæäó ÝóÊöíáÇð ﴿77﴾
77. Non hai forse visto coloro ai quali fu detto: “[Per ora] trattenete le vostre mani [dal combattere], elevate la şalâħ e date la zakâħ”? Ebbene, quando fu loro prescritta la battaglia, allora un gruppo di loro temeva la gente, come [aveva] timore d’Allah, o di più forte timore; e dissero: “O nostro Signore, perché ci hai prescritto la battaglia? Oh se potessi concederci tempo fino a un ajal [termine] vicino!”. Di’: “Il godimento terreno è esiguo, e l’aldilà è meglio per chi è timorato [di Allah], e non vi sarà fatto [alcun] torto, nemmeno tanto quanto un fatîl[370]”
Bin ºAbbâs narra che un gruppo di mussulmani che vivevano alla Mecca, venivano costantemente torturati e molestati dai politeisti di questa città. Essi andarono allora dal sommo Profeta (S), e gli dissero: “Noi, prima dell’avvento dell’Islam, eravamo onorati e rispettati, poi però abbiamo perso l’onore e il rispetto che possedevamo, e veniamo costantemente torturati e molestati dai nemici. Se ce lo permetterai, combatteremo i nostri nemici per riconquistare l’onore e la stima che avevamo un tempo”. Il sommo Profeta (S) rispose: “Per ora non ho ricevuto da Dio l’ordine di combattere”. Quando però Iddio fece discendere l’ordine della jihâd, alcune di quelle persone che chiedevano insistentemente al Profeta il permesso di combattere, esitarono. Fu così rivelato il versetto, incoraggiò i veri mujâhidûn, e biasimò i mussulmani che esitavano a lanciarsi contro il nemico.
Il versetto si apre dicendo che è incredibile come alcuni, che inizialmente, in un momento decisamente inopportuno, chiedevano insistentemente di combattere il nemico, cambiarono idea, ed esitarono ad eseguire la jihâd: «Non hai forse visto coloro ai quali fu detto: “[Per ora] trattenete le vostre mani [dal combattere], elevate la şalâħ e date la zakâħ”? Ebbene, quando fu loro prescritta la battaglia, allora un gruppo di loro temeva la gente, come [aveva] timore d’Allah, o di più forte timore…»
Questi incoscienti, dinanzi al sacro ordine divino, protestarono e si lamentarono, dicendo: “O nostro Signore, perché ci hai prescritto la battaglia? Oh se potessi concederci tempo fino a un ajal [termine] vicino!”
Ma il Signore Eccelso ordinò al Suo servo Muhammad (S) di ricordare a questa gente che:
1. il godimento terreno è cosa esigua;
2. l’aldilà è meglio per chi è timorato di Allah;
3. non sarà fatto loro alcun torto.
ÃóíúäóãóÇ ÊóßõæäõæÇ íõÏúÑößßøõãõ ÇáúãóæúÊõ æóáóæú ßõäÊõãú Ýöí ÈõÑõæÌò ãõÔóíøóÏóÉò æóÅöä ÊõÕöÈúåõãú ÍóÓóäóÉñ íóÞõæáõæÇ åóÐöåö ãöäú ÚöäÏö Çááøóåö æóÅöä ÊõÕöÈúåõãú ÓóíøöÆóÉñ íóÞõæáõæÇ åóÐöåö ãöä ÚöäÏößó Þõáú ßõáøñ ãöäú ÚöäÏö Çááøóåö ÝóãóÇáö åóÄõáÂÁö ÇáúÞóæúãö áÇó íóßóÇÏõæäó íóÝúÞóåõæäó ÍóÏöíËÇð ﴿78﴾
78. La morte vi coglierà ovunque sarete, foste anche in torri fortificate! E se giunge loro un bene [una vittoria], dicono: “Questo [viene] da parte di Allah”. E se giunge loro un male [una sconfitta], dicono: “[O Muhammad] questo [viene] da parte tua”. Di’: “[Viene] tutto da parte di Allah”. Che ha dunque questa gente che non vuole intendere parola?
Il versetto è un’esortazione alla jihâd e a non avere paura della morte, ed è una decisa risposta ai munâfiqûn, che invece di esaminare e capire in modo corretto le vicende, attribuiscono il male e le disgrazie al Signore Eccelso.
Questo versetto c’insegna inoltre che la diffamazione delle guide divine, è un comportamento da munâfiqûn: non bisogna giustificare i propri errori facendo ricadere le proprie colpe sugli altri.
È inoltre necessario sapere che la vittoria e la sconfitta, la vita e la morte, le gioie e i dolori, sono tutte cose che dipendono dalla saggia volontà divina.
ãó ÃóÕóÇÈóßó ãöäú ÍóÓóäóÉò Ýóãöäó Çááøóåö æóãó ÃóÕóÇÈóßó ãöä ÓóíøöÆóÉò Ýóãöä äóÝúÓößó æóÃóÑúÓóáúäóÇßó áöáäøóÇÓö ÑóÓõæáÇð æóßóÝóì ÈöÇááøóåö ÔóåöíÏÇð ﴿79﴾
79. [Tutto] ciò di buono che ti giunge, [viene] da Allah, e [tutto] ciò di cattivo che ti giunge, [viene] da te stesso. E t’abbiamo inviato alla gente [come] messaggero, e basta Allah come šahîd [testimone].