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Questo versetto continua il discorso iniziato in quello precedente, continuando a parlare della gente superba: “…gli stessi che sono avari e ordinano agl’uomini l’avarizia [d’essere avari], e nascondono quello che Allah ha dato loro della Sua Grazia”
Infine, il sacro Corano ricorda la fine che farà quest’empia gente: “Abbiamo preparato un umiliante castigo per i miscredenti”
Forse la ragione per la quale nel versetto viene usato il termine “miscredenti” per indicare questa gente, è che l’avarizia è per lo più originata dalla miscredenza. In realtà, gli avari non credono nell’infinita grazia che Allah concede alle persone benefiche.
Per concludere ricordiamo che Iddio punirà questa gente con un castigo umiliante per mostrare loro le tristi conseguenze della superbia e della vanagloria.
æóÇáøóÐöíäó íõäúÝöÞõæäó ÃóãúæóÇáóåõãú ÑöÆóÂÁó ÇáäøóÇÓö æóáÇó íõÄúãöäõæäó ÈöÇááøóåö æóáÇ ÈöÇáúíóæúãö ÇáÇóÎöÑö æóãóä íóßõäö ÇáÔøóíúØóÇäõ áóåõ ÞóÑöíäÇð ÝóÓóÂÁó ÞóÑöíäÇð ﴿38﴾
38. E gli stessi che donano i propri beni per farsi vedere dalla gente, e non credono in Allah e nemmeno nel Giorno Estremo. Chi ha Satana per compagno, [sappia] dunque che egli è un cattivo compagno!
A volte Satana insinua il male nel cuore degli uomini da lontano, altre volte, lo fa invece da vicino. I veri credenti fuggono dalle insidie e dalle tentazioni di Satana, il quale è invece amico e compagno di coloro che sono lontani da Dio, come del resto conferma il trentaseiesimo versetto della sura Az-zuķruf: “Chi si distoglie dal ricordo del Misericordioso, gli susciteremo un diavolo che gli sarà sempre vicino”
1. Astenersi dal fare la carità o farla per farsi vedere dalla gente, sono ambedue atti biasimevoli.
2. Chi fa del bene per farsi vedere dalla gente, non ha vera fede nel Signore Eccelso e nel Giorno del Giudizio. Una simile persona vive per la gente, di conseguenza avrà ben poco della ricompensa divina.
3. L’obiettivo della carità non è solo quello di aiutare e soccorrere chi la riceve, è anche utile alla crescita spirituale di colui che la fa.
æóãóÇÐóÇ Úóáóíúåöãú áóæú ÁóÇãóäõæÇ ÈöÇááøóåö æóÇáúíóæúãö ÇáÇóÎöÑö æóÃóäúÝóÞõæÇ ãöãøóÇ ÑóÒóÞóåõãõ Çááøóåõ æóßóÇäó Çááøóåõ Èöåöãú ÚóáöíãÇð ﴿39﴾
39. E cosa sarebbe loro costato, credere in Allah e nel Giorno Estremo, e donare [sinceramente] di quello che Allah aveva loro destinato? Allah li conosce [perfettamente]!
In questo versetto, il sacro Corano, a proposito della gente della quale ha parlato nel versetto precedente, afferma con rammarico: “E cosa sarebbe loro costato, credere in Allah e nel Giorno Estremo, e donare [sinceramente] di quello che Allah aveva loro destinato?”. Così avrebbero potuto raggiungere l’eterna beatitudine dell’aldilà!
Il versetto si conclude ricordando che: “Allah li conosce [perfettamente]!”, e sa come punirli!
Åöäøó Çááøóåó áÇó íóÙúáöãõ ãöËúÞóÇáó ÐóÑøóÉò æÅöä Êóßõ ÍóÓóäóÉð íõÖóÇÚöÝúåóÇ æóíõÄúÊö ãöä áóÏõäúåõ ÃóÌúÑÇð ÚóÙöíãÇð ﴿40﴾
40. In verità, Allah non commette nemmeno un atomo d’ingiustizia, e se si tratta di una buona azione, Egli la raddoppierà, e darà, da parte Sua, una grande ricompensa.
In questo versetto, il sacro Corano si rivolge alla gente senza fede e avara della quale ha parlato nel precedente, dicendo: “In verità, Allah non commette nemmeno un atomo d’ingiustizia”
Il termine “zarraħ”, in origine, denotava un particolare tipo di formica che, ad occhio nudo, era possibile vedere a stento, ma in seguito, gradualmente, questo termine fu usato per indicare ogni cosa di piccole dimensioni, e oggi viene usato anche per indicare l’atomo, che viene definito come la più piccola parte dei corpi. Dal momento che la parola “miŝqâl” significa peso, l’espressione “miŝqâla zarraħ”, può essere più precisamente tradotta con “peso di un corpo straordinariamente piccolo”
Poi aggiunge che Iddio non solo non fa alcuna ingiustizia, ma: “…se si tratta di una buona azione, Egli la raddoppierà, e darà, da parte Sua, una grande ricompensa”
Per concludere, ricordiamo che di solito si commette ingiustizia per ignoranza, per paura, per bisogno, per cupidigia o per altri difetti, e siccome Iddio è immune da ogni forma di difetto e colpa, ebbene, è impossibile che Egli commetta ingiustizia.
ÝóßóíúÝó ÅöÐóÇ ÌöÆúäóÇ ãöä ßõáøö ÇõãøóÉò ÈöÔóåöíÏò æóÌöÆúäóÇ Èößó Úóáóì åóÄõáÂÁö ÔóåöíÏÇð ﴿41﴾
41. E come [si sentiranno] dunque, quando porteremo da ogni popolo un testimone, e ti porteremo come testimone contro di loro?
Questo versetto vuole dire che il sommo Profeta (S) è testimone sul suo popolo, sui mussulmani. Ciò è confermato anche da altri versetti coranici (Al-baqaraħ v. 143; An-nahl v. 89; Al-hajj ultimo versetto).
Quando Bin Masºûd recitava questo versetto in presenza del Messaggero di Allah, questi piangeva (tafâsîr di Faķr Râzi e Marâġiyy, dai sihâh di Buķâriyy, Tirmiziyy e Nisâiyy)
Iddio non ha alcun bisogno di testimoni, è l’essere umano che necessita di avere, intorno a sé, gente che sia testimone del suo operato per crescere spiritualmente e rinforzare il suo timor di Dio.
I versetti c’insegnano che nel Giorno del Giudizio ci saranno molti testimoni, tra cui Iddio stesso, i nobili Profeti, gl’infallibili Imam, gli angeli, la terra, il tempo, e le varie parti del corpo umano. Il Giorno del Giudizio è il giorno in cui saranno sentiti i testimoni!
1. I Profeti sono, per gli uomini, un modello di virtù in questo mondo, e una salda prova contro di loro nel Giorno del Giudizio.
2. Iddio ha stabilito che il profeta di ogni popolo sia testimone su di loro. Dopo la morte del sommo Profeta, i suoi vicari sono testimoni sul suo popolo. Il santo imam Şâdiq (A) disse: “In ogni secolo, un imam, appartenente a noi Ahlulbayt, è testimone sulla gente, e il Messaggero di Allah è testimone su di noi”[353]
íóæúãóÆöÐò íóæóÏøõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ æóÚóÕóæõÇ ÇáÑøóÓõæáó áóæú ÊõÓóæøóì Èöåöãõ ÇáÃóÑúÖõ æóáÇó íóßúÊõãõæäó Çááøóåó ÍóÏöíËÇð ﴿42﴾
42. In quel giorno coloro che sono diventati miscredenti e hanno disubbidito al Messaggero, ameranno essere completamente rasi al suolo, e non riusciranno a nascondere ad Allah parola [alcuna].
Nel Giorno del Giudizio, i miscredenti peccatori, prima della testimonianza dei testimoni dei quali abbiamo parlato nel versetto precedente, negheranno di aver peccato e di essere stati corrotti, e cercheranno una via di scampo, dicendo: “Giuriamo su Dio, che non eravamo miscredenti!”, ma quando i testimoni parleranno, e diranno la verità, ebbene: “…ameranno essere completamente rasi al suolo, e non riusciranno a nascondere ad Allah parola [alcuna]”
1. Disubbidire ai comandi del sommo Profeta, è grave peccato, paragonabile alla miscredenza: “…coloro che sono diventati miscredenti e hanno disubbidito al Messaggero…”
2. Il Giorno del Giudizio, i peccatori e i miscredenti si pentiranno e si rammaricheranno del male che hanno fatto nella loro vita terrena.
3. Nel Giorno del Giudizio nulla rimarrà nascosto, tutto si paleserà!
íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÞúÑóÈõæÇ ÇáÕøóáÇóÉó æóÃóäúÊõãú ÓõßóÇÑóì ÍóÊøóì ÊóÚúáóãõæÇ ãóÇ ÊóÞõæáõæäó æóáÇó ÌõäõÈÇð ÅöáÇøó ÚóÇÈöÑöí ÓóÈöíáò ÍóÊøóì ÊóÛúÊóÓöáõæÇ æÅöä ßõäÊõã ãóÑúÖóì Ãóæú Úóáóì ÓóÝóÑò Ãóæú ÌóÂÁó ÃóÍóÏñ ãöäßõã ãöäó ÇáúÛóÂÆöØö Ãóæú áÇóãóÓúÊõãõ ÇáäøöÓóÂÁó Ýóáóãú ÊóÌöÏõæÇ ãóÂÁð ÝóÊóíóãøóãõæÇ ÕóÚöíÏÇð ØóíøöÈÇð ÝóÇãúÓóÍõæÇ ÈöæõÌõæåößõãú æóÃóíúÏöíßõãú Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÚóÝõæøÇð ÛóÝõæÑÇð ﴿43﴾
43. O voi che avete prestato fede, non accostatevi alla şalâħ quando siete ebbri, finché non siate in grado di comprendere ciò che dite; e nemmeno quando siete junub[354] – a meno che non siate pellegrini – finché non abbiate fatto il ġusl[355]. Se siete malati o in viaggio, o se uno di voi viene da una latrina [dopo aver fatto i propri bisogni], o se avete avuto rapporto con le donne, e non trovate acqua, fate allora il tayammum[356] su della terra pura, e passatevi dunque [le palme delle mani] sui visi e sulle mani [sui dorsi], ché, in verità, Allah è indulgente, clemente.
Da questo versetto è possibile dedurre alcuni precetti islamici.
1. In istato di ebbrezza la preghiera è invalida: “O voi che avete prestato fede, non accostatevi alla şalâħ quando siete ebbri, finché non siate in grado di comprendere ciò che dite”. Le ragioni di ciò sono chiare: durante la preghiera la creatura parla e si confida col Creatore Sublime, e ciò richiede assoluta lucidità e coscienza.
2. La preghiera del junub è invalida: “…e nemmeno quando siete junub”. Ma esiste un’eccezione: “…a meno che non siate pellegrini”.
3. Il junub potrà eseguire la preghiera solo dopo il ġusl: “…finché non abbiate fatto il ġusl”
4. E chi non ha la possibilità di eseguire il ġusl dovrà fare il tayammum: “Se siete malati o in viaggio, o se uno di voi viene da una latrina [dopo aver fatto i propri bisogni], o se avete avuto rapporto con le donne, e non trovate acqua, fate allora il tayammum su della terra pura, e passatevi dunque [le palme delle mani] sui visi e sulle mani [sui dorsi]”
Il versetto si conclude, ricordando che il precetto del tayammum è in realtà un’agevolazione concessa dal Signore Eccelso ai Suoi servi, poiché: “In verità, Allah è indulgente, clemente”
Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó ÇõæÊõæÇ äóÕöíÈÇð ãöäó ÇáúßöÊóÇÈö íóÔúÊóÑõæäó ÇáÖøóáÇóáóÉó æóíõÑöíÏõæäó Çóä ÊóÖöáøõæÇ ÇáÓøóÈöíáó ﴿44﴾
44. Non hai forse visto coloro ai quali fu dato un nasîb [giovamento assegnato] del Libro? Comprano la perdizione, e vogliono che [anche] voi smarriate la [retta] via.
In questo versetto, il Signore Eccelso dice al nobile profeta Muhammad (S): “Non hai forse visto coloro ai quali fu dato un nasîb [giovamento assegnato] del Libro? Comprano la perdizione, e vogliono che [anche] voi smarriate la [retta] via”
Essi hanno dunque fatto in modo che ciò che era in grado di guidare loro e gli altri sulla retta via, si trasformasse in un mezzo di traviamento e perdizione per loro e per gli altri: essi non hanno mai amato e cercato la verità, essi sono falsi, ipocriti, lividi, maligni e avidi!
æóÇááøóåõ ÃóÚúáóãõ ÈöÇóÚúÏóÂÆößõãú æóßóÝóì ÈöÇááøóåö æóáöíøÇð æóßóÝóì ÈöÇááøóåö äóÕöíÑÇð ﴿45﴾
45. Allah conosce meglio [di chiunque altro] i vostri nemici. Basta Egli come waliyy [signore], basta Egli come soccorritore.
In questo versetto, il sacro Corano afferma che gli ipocriti individui dei quali ha parlato nel versetto precedente, si presentano ai credenti come amici, ma, in realtà, essi non sono altro che nemici: “Allah conosce meglio [di chiunque altro] i vostri nemici”
Esiste forse nemico peggiore di chi vuole vedervi traviati e dannati? Essi tentano in ogni modo di allontanarvi dalla retta via!
Ma voi non dovete temerli, poiché non siete soli, Iddio è con voi, e sappiate che: “Basta Egli come waliyy [padrone], basta Egli come soccorritore”
ãöäó ÇáøóÐöíäó åóÇÏõæÇ íõÍóÑøöÝõæäó Çáúßóáöãó Úóä ãóæÇÖöÚöåö æóíóÞõæáõæäó ÓóãöÚúäóÇ æóÚóÕóíúäóÇ æóÇÓúãóÚú ÛóíúÑó ãõÓúãóÚò æóÑóÇÚöäóÇ áóíøÇð ÈöÃóáúÓöäóÊöåãú æóØóÚúäÇð Ýöí ÇáÏøöíäö æóáóæú Ãóäøóåõãú ÞóÇáõæÇ ÓóãöÚúäóÇ æóÃóØóÚúäóÇ æóÇÓúãóÚú æóÇäúÙõÑúäóÇ áóßóÇäó ÎóíúÑÇð áóåõãú æóÃóÞúæóãó æóáóßöä áøóÚóäóåõãõ Çááøóåõ ÈößõÝúÑöåöãú ÝóáÇó íõÄúãöäõæäó ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ﴿46﴾
46. Tra coloro che sono diventati giudei, [ci sono alcuni che] travisano le parole, e dicono: “Samiºnâ wa ºaşaynâ” [abbiamo sentito e disubbidito], “Ismaº [Senti!] ġayra musmaº [possa tu non sentire mai o non essere mai ascoltato]”, e “Râºinâ”[357], torcendo la propria lingua [dalla verità], e dileggiando la religione [islamica]. Se invece dicessero: “Samiºnâ wa ataºnâ” [abbiamo sentito e ubbidito], “Ismaº” [Senti!], e “Unżurnâ” [Dacci tempo!], sarebbe sicuramente meglio per loro, e [comportamento] più retto. Ma Allah li ha maledetti per la loro miscredenza. Non credono dunque, se non pochi [di loro].
In lingua araba, dire “Samiºnâ wa ºaşaynâ”, è come dire, in italiano: “Parla pure, tanto noi non badiamo minimamente alle tue parole, e facciamo quello che vogliamo”
I mussulmani dicevano al santo Messaggero di Allah “râºinâ”, intendendo “dacci del tempo”, mentre i giudei empi, cambiando il significato di questa parola, la trasformavano in un grave insulto. Infatti, se si fa derivare questa parola dalla radice “raºy”, essa assume il significato di “concedici del tempo”, mentre se la si fa derivare da “raºûnaħ” assume il significato di “turlupinaci”
I giudei, “torcendo” le proprie lingue, alterando il significato delle parole, schernivano così i mussulmani e la loro sacra religione.
Anche nel versetto precedente si era parlato di questo argomento, e cioè delle loro turpi intenzioni, e del loro tentativo di traviare i credenti. È per questa loro empia condotta che Iddio li ha maledetti: “Allah li ha maledetti per la loro miscredenza”
íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÇõæÊõæÇ ÇáúßöÊóÇÈó ÁóÇãöäõæÇ ÈöãóÇ äóÒøóáúäóÇ ãõÕóÏøöÞÇð áöãóÇ ãóÚóßõã ãöä ÞóÈúáö Ãóä äóØúãöÓó æõÌõæåÇð ÝóäóÑõÏøóåóÇ Úóáóì ÃóÏúÈóÇÑöåó Ãóæú äóáúÚóäóåõãú ßóãóÇ áóÚóäøó ÃóÕúÍóÇÈó ÇáÓøóÈúÊö æóßóÇäó ÃóãúÑõ Çááøóåö ãóÝúÚõæáÇð ﴿47﴾
47. O voi che v’è stato dato il Libro, credete in quello che abbiamo fatto discendere, che conferma quel [Libro] che è con voi, prima che annientiamo dei volti rovesciandoli, o li malediciamo come maledicemmo gli Aşhâbu-s-sabt[358]. E [badate che] il decreto di Allah si realizza sempre.
Cosa intende il sacro Corano quando dice: “Prima che annientiamo dei volti rovesciandoli”?
È possibile che intenda l’annientamento e il rovesciamento del cuore, della pura natura primordiale e del sano intelletto dell’uomo, e il loro allontanamento dal sentiero della beatitudine, e ciò a causa dell’ostinata negazione dei segni divini.
È anche possibile che intenda che, nel Giorno del Giudizio, i volti di alcuni saranno girati indietro, e assumeranno un’altra forma.
Gli “Aşhâbu-s-sabt”, erano i giudei che disubbidirono ad Allah, e, contrariamente al Suo sacro volere, con un vile trucco, pescarono di sabato, e incorsero così nella Sua ira: trasformò i loro visi, facendoli diventare come quelli delle scimmie.[359]
1. I princìpi generali dei programmi di tutti i profeti sono in assoluta armonia fra di loro, ciò che cambia sono i metodi. Bisogna quindi rispettare ciò di vero e giusto in cui credono gli altri.
2. L’Islam invita anche i seguaci delle altre religioni alla Religione di Allah.
3. La religione si rivolge soprattutto ai dotti, che hanno la maggiore responsabilità.
4. La gente testarda e ostinata deve essere minacciata e intimorita!
5. Affinché le minacce abbiano maggiore effetto, bisogna accompagnarle a reali esempi.
6. Allah non manca mai di colpire gli empi ostinati.
7. Non bisogna assolutamente disubbidire ai sacri ordini del Signore Eccelso.
Åöäøó Çááøóåó áÇó íóÛúÝöÑõ Ãóä íõÔúÑóßó Èöåö æóíóÛúÝöÑõ ãóÇ Ïõæäó Ðóáößó áöãóä íóÔóÂÁõ æóãóä íõÔúÑößú ÈöÇááøóåö ÝóÞóÏö ÇÝúÊóÑóì ÅöËúãÇð ÚóÙöíãÇð ﴿48﴾
48. In verità, Allah non perdona che Gli si attribuiscano pari, e, al di sotto di ciò, perdona a chi vuole. E chi attribuisce pari ad Allah, commette invero un grande peccato.
La questione dello “širk” (attribuire pari e soci al Signore Eccelso), è stata trattata più di duecento volte nel sacro Corano, dedotta da concetti quali idolatria, materialismo, ostentazione ecc. Ritroviamo il significato di questo versetto, nel centosedicesimo versetto di questa stessa sura.
Se il mušrik si pente realmente, e smette di attribuire ad Allah soci e pari, viene invero perdonato da Lui. Nel cinquantaquattresimo versetto della sura Az-zumar leggiamo che Iddio perdona tutti i peccati, e che non bisogna quindi disperare della Sua misericordia, e bisogna pentirsi sinceramente delle proprie colpe. In una tradizione del nobile Alì (A) leggiamo che il versetto ora citato è uno dei più rincuoranti versetti del sacro Corano.
I fattori del perdono sono: il pentimento, l’esecuzione di buone opere, l’astensione dai peccati maggiori, l’intercessione e il diretto perdono divino.
1. Lo širk è il peggiore dei peccati, e allontana da colui che lo commette il perdono divino.
2. Il perdono dipende dalla saggia volontà divina.
Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó íõÒóßøõæäó ÃóäúÝõÓóåõã Èóáö Çááøóåõ íõÒóßøöíú ãóä íóÔóÂÁõ æóáÇó íõÙúáóãõæäó ÝóÊöíáÇð ﴿49﴾
49. Non hai visto coloro che si considerano puri? No, è Allah che purifica chi vuole Lui. E non sarà fatto loro [alcun] torto, nemmeno tanto quanto un fatîl[360].
La boria è stata biasimata anche da altri versetti (An-najm, v. 32).
Il santo Alì (A), in una delle sue celebri tradizioni, afferma che uno dei segni dei timorati di Dio, è che, ogni volta che vengono lodati, s’intimoriscono.
È inoltre necessario ricordare che le punizioni divine, sono sempre la conseguenza dei peccati delle creature, e non devono essere assolutamente considerate un male proveniente dal Signore Eccelso, perché Egli è bene assoluto, e da Lui non proviene che bene.
ÇäúÙõÑú ßóíúÝó íóÝúÊóÑõæäó Úóáóì Çááøóåö ÇáúßóÐöÈó æóßóÝóì Èöåö ÅöËúãÇð ãõÈöíäÇð ﴿50﴾
50. Guarda come inventano menzogne contro Allah! Basta esso come peccato palese!
La pretesa dei giudei di essere il popolo eletto e i diletti del Signore, i Suoi figli, è un immane menzogna contro di Lui, poiché Egli non ha alcun figlio, e ciò che distingue gli uomini dinanzi a Lui è la fede e il timor di Dio.
Chi calunnia, oltre a mentire, fa ingiustizia alla gente, ne rovina la reputazione e la molesta.
Bisogna anche ricordare che mentire contro Iddio annulla anche il digiuno rituale.
Il santo imam Bâqir (A) afferma: “Chi mente commette peccato peggiore di chi beve vino, e la calunnia è ancora peggio della menzogna”
Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó ÇõæÊõæÇ äóÕöíÈÇð ãöäó ÇáúßöÊóÇÈö íõÄúãöäõæäó ÈöÇáúÌöÈúÊö æóÇáØøóÇÛõæÊö æóíóÞõæáõæäó áöáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ åóÄõáÂÁö ÃóåúÏóì ãöäó ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÓóÈöíáÇð ﴿51﴾
51. Non hai visto coloro ai quali fu dato un naşîb del Libro, prestare fede a gibt [idoli] e tâġût [idolatri, o protettori degl’idoli], e dire, a proposito di coloro che sono diventati miscredenti: “Essi sono meglio guidati, sulla retta via, di coloro che hanno prestato fede”
Dopo la battaglia di Uhud, un gruppo di giudei si recò alla Mecca per allearsi con i politeisti contro i mussulmani. Per compiacere e rassicurare gli idolatri, questi empi giudei si prosternarono dinanzi ai loro idoli, sostenendo che la loro idolatria era meglio dell’Islam dei mussulmani.
Il termine “gibt”, che viene usato per indicare gli idoli, gli stregoni, e gl’indovini, compare una volta sola nel sacro Corano, mentre “tâġût”, che deriva da “tuġiyân”, compare otto volte. È possibile che “gibt” e “tâġût”, siano gli idoli dinanzi ai quali i giudei si prosternarono, oppure indichino rispettivamente gli idoli e gli idolatri.
1. I nemici dell’Islam, per combattere e sconfiggere questa sacra religione, sono pronti addirittura a rinnegare la propria fede, e a prosternarsi, ad esempio, dinanzi a idoli e feticci.
2. L’ostinatezza e la testardaggine, sono in grado di deviare i giudizi, e di occultare la verità.
ÇõæúáóÆößó ÇáøóÐöíäó áóÚóäóåõãõ Çááøóåõ æóãóä íóáúÚóäö Çááøóåõ Ýóáóä ÊóÌöÏó áóåõ äóÕöíÑÇð ﴿52﴾
52. Essi sono coloro che Allah ha maledetto. E chiunque è maledetto da Allah, ebbene, non gli troverai mai alcun soccorritore.
I profani patti dei nemici dell’Islam ai danni di questa sacra religione, non potranno mai raggiungere i loro scopi, come il patto fra i giudei e gli idolatri della Mecca, che non ebbe alcun effetto. Chiunque viene colpito dall’ira di Dio, è destinato a soccombere.
Ãóã áóåõãú äóÕöíÈñ ãöäó Çáúãõáúßö ÝÅöÐÇð áÇó íõÄúÊõæäó ÇáäøóÇÓó äóÞöíÑÇð ﴿53﴾
53. O hanno forse un naşîb del regno? Quando [anche se l’avessero] non donerebbero alla gente nemmeno un naqîr [la tacca di un seme di dattero].
Commentando i due precedenti versetti, abbiamo detto che i giudei per compiacere e rassicurare gli idolatri della Mecca, affermarono che l’idolatria dei Qurayš era meglio del sincero culto monoteista dei mussulmani! Arrivarono addirittura a prosternarsi dinanzi ai loro idoli!
In questo versetto, e in quello successivo, vengono esposte le seguenti due prove per confutare la suddetta affermazione dei giudei:
1. “O hanno forse un naşîb del regno?”
2. “Quando [anche se l’avessero] non donerebbero alla gente nemmeno un naqîr [la tacca di un seme di dattero]”
Ãóãú íóÍúÓõÏõæäó ÇáäøóÇÓó Úóáóì ãóÂÁóÇÊóÇåõãõ Çááøóåõ ãöä ÝóÖúáöåö ÝóÞóÏú ÁóÇÊóíúäó ÁóÇáó ÅöÈÑóÇåöíãó ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍößúãóÉó æóÁóÇÊóíúäóÇåõã ãõáúßÇð ÚóÙöíãÇð ﴿54﴾
54. O invidiano forse gli uomini per ciò che Allah ha dato loro della Sua grazia? In verità, Noi demmo alla famiglia di Abramo il Libro e la saggezza, e demmo loro un grande regno.
Nel versetto precedente, il sacro Corano ha parlato dell’avarizia dei giudei, mentre in questo parla della loro invidia. L’invidia è peggio dell’avarizia, poiché chi è avaro è restio a donare i propri beni, mentre l’invidioso non ama che giunga del bene al prossimo.
I giudei erano invidiosi del sommo Profeta e della sua casta Famiglia, per ciò che Iddio aveva loro donato della Sua grazia, e considerando l’idolatria migliore dell’Islam dimostravano tutta la loro ostilità nei confronti di questa sacra religione.
Il versetto poi aggiunge: “In verità, Noi demmo alla famiglia di Abramo il Libro e la saggezza, e demmo loro un grande regno”. Perché allora invidiate il Profeta dell’Islam e la sua casta Famiglia, per ciò che Allah ha donato loro? Voi però siete purtroppo discendenti degeneri del santo Abramo (A), e la vostra empietà ha distrutto l’immensa eredità spirituale e materiale lasciatavi da quel nobile profeta.
In una tradizione del santo imam Şâdiq (A) leggiamo che egli fu interrogato a proposito di questo versetto, e disse: “Eravamo noi che venivamo invidiati”
I danni arrecati dall’invidia alla società e all’individuo sono straordinariamente grandi, e vengono ricordati dalle tradizioni islamiche, tra le quali la seguente dell’imam Şâdiq (A), che dice: “L’invidia e la malevolenza derivano dalla caligine del cuore e dall’ingratitudine nei confronti dei doni divini, e queste sono le due ali della miscredenza, che causano la rovina dell’uomo”
Ýóãöäúåõã ãóäú ÁóÇãóäó Èöåö æóãöäúåõã ãóä ÕóÏøó Úóäúåõ æóßóÝóì ÈöÌóåóäøóãó ÓóÚöíÑÇð ﴿55﴾
55. Ebbene, fra loro, alcuni gli prestarono fede e altri s’allontanarono da lui [gli negarono fede]. E basta l’Inferno come fuoco [come rogo]!
Questo versetto consola e conforta il sommo Profeta e i mussulmani, e li esorta a non affliggersi per la miscredenza della gente, poiché i miscredenti sono sempre esistiti, e tutti i profeti hanno avuto a che fare con gente che rifiutava fede alla religione del Signore Eccelso.
Åöäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ ÈöÇóíóÇÊöäóÇ ÓóæúÝó äõÕúáöíåöãú äóÇÑÇð ßõáøóãóÇ äóÖöÌóÊú ÌõáõæÏõåõã ÈóÏøóáúäóÇåõãú ÌõáõæÏÇð ÛóíúÑóåóÇ áöíóÐõæÞõæÇ ÇáúÚóÐóÇÈó Åöäøó Çááøóåó óßóÇäó ÚóÒöíÒÇð ÍóßöíãÇð ﴿56﴾
56. In verità, coloro che hanno negato i Nostri segni, li introdurremo in un fuoco [nel quale] ogni volta che la loro pelle sarà cotta, cambieremo loro pelle, affinché gustino il castigo. In verità, Allah è invincibile, saggio.
Siccome essi erano costantemente ostili, e con continua ostinatezza combattevano la religione di Dio, ebbene, il loro castigo sarà costante e continuo: “…li introdurremo in un fuoco [nel quale] ogni volta che la loro pelle sarà cotta, cambieremo loro pelle, affinché gustino il castigo”
Bin Abi-lºawjã’, uno degli oppositori dell’Islam nell’epoca degli Imam, chiese all’imam Şâdiq (A): “Qual è il peccato della nuova pelle?”. L’Imam rispose: “La nuova pelle è composta dai resti dalla vecchia pelle bruciata, come i mattoni che vengono costruiti da frantumi di mattoni rotti”[361]
1. La punizione dei miscredenti sarà continua.
2. I miscredenti non si abitueranno mai al castigo che sarà loro inflitto.
3. La risurrezione riguarda anche il corpo.
æóÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ÓóäõÏúÎöáõåõãú ÌóäøóÇÊò ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó Ýöíåó ÃóÈóÏÇð áóåõãú Ýöíåó ÃóÒúæóÇÌñ ãõØóåøóÑóÉñ æóäõÏúÎöáõåõãú ÙöáÇøð ÙóáöíáÇð ﴿57﴾
57. E coloro che hanno prestato fede ed eseguito le buone azioni, presto li faremo entrare in paradisi sotto i quali scorrono i rivi, in cui saranno eterni, [in cui vivranno] eternamente. Per loro, in essi, ci sono spose purificate, e li introdurremo in un ombra żalîl [perfetta, sotto la quale non si sente né caldo né freddo].
In questo versetto, il sacro Corano promette a coloro che hanno creduto ed eseguito le buone azioni, straordinari doni, dicendo che presto saranno introdotti in paradisi sotto i quali scorrono i rivi, in cui saranno eterni, in cui vivranno eternamente. Per loro, in essi, ci saranno inoltre spose purificate, prive dei difetti e delle impurità delle donne di questo mondo; essi, in questi paradisi, potranno altresì godere di un ombra perfetta, sotto la quale non si sente né caldo né freddo.
Åöäøó Çááøóåó íóÃúãõÑõßõãú Ãóä ÊõÄóÏøõæÇ ÇáÃóãóÇäóÇÊö Åöáóì ÃóåúáöåóÇ æÅöÐóÇ ÍóßóãúÊõã Èóíúäó ÇáäøóÇÓö Ãóä ÊóÍúßõãõæÇ ÈöÇáúÚóÏúáö Åöäøó Çááøóåó äöÚöãøóÇ íóÚöÙõßõã Èöåö Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÓóãöíÚÇð ÈóÕöíÑÇð ﴿58﴾
58. In verità, Allah vi ordina di restituire i depositi ai loro [legittimi] proprietari, e di giudicare con giustizia, quando giudicate fra gli uomini. Quanto è buono invero, ciò che Allah vi consiglia! In verità, Allah è samîº [Colui che sente], başîr [Colui che vede].
Questo versetto fu rivelato quando il sommo Profeta (S) entrò trionfante nella santa città della Mecca, convocò ºUŝmân Bin Talhaħ, il custode della sacra Kaºbaħ, e prese da lui le chiavi di questa santa casa, per ripulirla dagli idoli che la infestavano. Abbâs, lo zio paterno del sommo Profeta, gli chiese di concedergli l’onore di essere custode della Kaºbaħ, ma il Profeta, recitando il versetto in esame, riconsegnò le chiavi della sacra casa a ºUŝmân Bin Talhaħ.
Questo versetto, che esprime un precetto generale, che tutti devono rispettare, dice espressamente: “In verità, Allah vi ordina di restituire i depositi ai loro [legittimi] proprietari”
Il versetto continua poi esponendo un altro fondamentale precetto: “…e di giudicare con giustizia, quando giudicate fra gli uomini”
Poi, per sottolineare l’importanza di questi due precetti, afferma: “Quanto è buono invero, ciò che Allah vi consiglia! In verità, Allah è samîº [Colui che sente], başîr [Colui che vede]”
È chiaro che il temine “amânaħ”, il cui plurale è stato da noi tradotto con “depositi”, ha significato ben più ampio di quello inteso abitualmente, e indica ogni bene materiale e spirituale. Ogni mussulmano, in base a quanto dice espressamente questo versetto, è tenuto a non tradire la fiducia altrui, e a conservare e rispettare i depositi affidatigli, sia il depositante mussulmano o non mussulmano. Ciò è in realtà uno degli articoli della dichiarazione dei diritti dell’uomo nell’Islam.
I dotti e i sapienti della società, sono i depositari delle verità divine, ed hanno il dovere di rivelarle fedelmente alla gente. Anche i figli sono depositi divini affidati da Dio ai genitori, i quali hanno il dovere di curare la loro crescita materiale e spirituale. Al di sopra di questi doni, vi sono la stessa esistenza e vita umana, e tutte le forze e le capacità che Iddio ha donato all’uomo, ordinandogli di custodirle e usarle in modo giusto e adeguato.
In una tradizione del santo imam Şâdiq (A), riguardante l’importanza dell’argomento in esame, leggiamo che egli disse a uno dei suoi amici: “Se l’assassino di Alì (A) mi avesse affidato un deposito, o m’avesse chiesto di consigliarlo, o si fosse consigliato con me, e io avessi accetto di esaudirlo, non avrei di certo tradito la sua fiducia”
In diverse tradizioni leggiamo che il termine “amânaħ”, denota la guida della società, alla quale sono preposti i santi imam dell’Ahlulbayt.[362]
íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÃóØöíÚõæÇ Çááøóåó æóÃóØöíÚõæÇ ÇáÑøóÓõæáó æóÇõæáöí ÇáÃãúÑö ãöäúßõãú ÝóÅöä ÊóäóÇÒóÚúÊõãú Ýöí ÔóíúÁò ÝóÑõÏøõæåõ Åöáóì Çááøóåö æóÇáÑøóÓõæáö Åöä ßõäúÊõãú ÊõÄúãöäõæäó ÈöÇááøóåö æóÇáúíóæãö ÇáÇóÎöÑö Ðóáößó ÎóíúÑñ æóÃóÍúÓóäõ ÊóÃúæöíáÇð ﴿59﴾
59. O voi che avete prestato fede, ubbidite ad Allah, e ubbidite al Messaggero e agli Uli-l’amr [Detentori d’Autorità] a voi stessi appartenenti. Se dunque dissentite tra di voi su qualche cosa, rimettetela ad Allah e al Messaggero[363], se credete in Allah e nel Giorno Estremo. Questo è meglio, e ha un esito migliore.