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OSSERVAZIONI

1.            La battaglia di Badr, la vittoria di poche centinaia di credenti su una potente armata composta da un numero di uomini tre volte superiore, il trionfo della volontà del sublime Creatore su quella delle Sue creature, è il miglior esempio della vittoria del vero su falso, e della fede sull’infedeltà.

2.            Allah aiuta le Sue creature quando esse aiutano la Sua causa, la Sua religione.

3.            I combattenti mussulmani, a differenza di quelli miscredenti, perseguono un unico obiettivo, che è quello di sostenere la causa divina.

4.            Allah mostra a tutti i propri segni, ma non tutti sanno trarre insegnamento da essi.

5.            La battaglia di Badr non fu una battaglia preorganizzata. I mussulmani volevano sequestrare i beni e gli averi dei miscredenti per vendicare un precedente sequestro attuato dai miscredenti ai danni dei credenti della Mecca. I due gruppi entrarono in conflitto e ci fu la battaglia di Badr.

VERSETTO 14

Òõíøöäó áöáäøóÇÓö ÍõÈøõ ÇáÔøóåóæóÇÊö ãöäó ÇáäøöÓóÇÁ æóÇáúÈóäöíäó æóÇáúÞóäóÇØöíÑö ÇáúãõÞóäØóÑóÉö ãöäó ÇáÐøóåóÈö æóÇáúÝöÖøóÉö æóÇáúÎóíúáö ÇáúãõÓóæøóãóÉö æóÇáÃóäúÚóÇãö æóÇáúÍóÑúËö Ðóáößó ãóÊóÇÚõ ÇáúÍóíóÇÉö ÇáÏøõäúíóÇ æóÇááøåõ ÚöäÏóåõ ÍõÓúäõ ÇáúãóÂÈö ﴿14﴾

19.       Abbiamo reso bello agli [occhi degli] uomini l’amore dei piaceri, come le donne, i figli, i tesori accumulati d’oro e d’argento, i cavalli “segnati”, il bestiame e i campi coltivati. Queste sono le [caduche] merci della vita terrena, mentre la buona fine è presso Allah.

COMMENTO

“Qanâtîr” è il plurale di “qintâr”, che significa “grande quantità di beni”. Il termine muqantaraħ, che nel versetto in esame segue “qanâtîr”, accentua ed enfatizza il significato di questa parola.

“Ķail” significa cavallo o cavaliere. “Musawwamaħ” significa “segnati”, e descrive i cavalli che si distinguono dagli altri cavalli per la loro bellezza o per il particolare addestramento che hanno ricevuto.

VERSETTO 15

Þõáú ÃóÄõäóÈøöÆõßõã ÈöÎóíúÑò ãøöä Ðóáößõãú áöáøóÐöíäó ÇÊøóÞóæúÇ ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú ÌóäøóÇÊñ ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó ÝöíåóÇ æóÃóÒúæóÇÌñ ãøõØóåøóÑóÉñ æóÑöÖúæóÇäñ ãøöäó Çááøåö æóÇááøåõ ÈóÕöíÑñ ÈöÇáúÚöÈóÇÏö ﴿15﴾

20.       Di’: “Volete forse che v’informi di cose migliori di queste? Per i timorati ci sono, presso il loro Signore, paradisi sotto i quali scorrono i rivi, in cui resteranno in eterno, e spose pure e il consenso di Allah”. E Allah osserva i [Suoi] servi,

COMMENTO

Il Signore Eccelso, nel versetto precedente, ha messo in evidenza la caducità di questo mondo, e ha ricordato ai Suoi servi di non farsi ingannare da queste fugaci cose. In questo versetto, mette in evidenza l’importanza della vita ultraterrena, ed esorta gli uomini a sforzarsi e a darsi da fare per essa.

Alcuni esegeti interpretano la frase iniziale di questo versetto nel seguente modo: «Di’: “Volete forse che v’informi di cose migliori di queste per i timorati, presso il loro Signore? Paradisi sotto i quali…»

VERSETTI 16 E 17

ÇáøóÐöíäó íóÞõæáõæäó ÑóÈøóäóÇ ÅöäøóäóÇ ÂãóäøóÇ ÝóÇÛúÝöÑú áóäóÇ ÐõäõæÈóäóÇ æóÞöäóÇ ÚóÐóÇÈó ÇáäøóÇÑö ﴿16﴾ ÇáÕøóÇÈöÑöíäó æóÇáÕøóÇÏöÞöíäó æóÇáúÞóÇäöÊöíäó æóÇáúãõäÝöÞöíäó æóÇáúãõÓúÊóÛúÝöÑöíäó ÈöÇáÃóÓúÍóÇÑö ﴿17﴾

21.       che dicono: “ O nostro Signore, in verità, noi abbiamo prestato fede, perdonaci dunque i nostri peccati e preservaci dal castigo del fuoco [dell’Inferno]”

22.       [Questi sono] i pazienti, i sinceri, i devoti, i benefici, quelli che implorano il perdono divino a ogni sahar [ultimo terzo della notte].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano descrive i timorati, ricordando i loro attributi, e lodandoli. Elenchiamo di seguito questi attributi.

1.       Pazienza di fronte alle difficoltà.

2.       Assoluta sincerità nell’agire e nel parlare.

3.       Massima devozione e umiltà nei confronti del Signore Eccelso.

4.       Generosità e beneficenza (sia quella obbligatoria sia quella supererogatoria meritoria).

5.       Il vero timorato supplica e si confida con il suo Signore, e chiede il Suo perdono nelle spirituali ore del sahar [ultimo terzo della notte].

Riguardo al significato della frase “quelli che implorano il perdono divino a ogni sahar”, esistono quattro diverse interpretazioni.

1.       Da una tradizione dell’ottavo Imam è possibile dedurre che questa frase si riferisce a coloro che pregano nelle ore del sahar.

2.       Da una tradizione di Anas è possibile dedurre che questa frase si riferisce a coloro che implorano il perdono divino nelle ore del sahar.

3.       Da una tradizione di Zayd Bin Aslam è possibile dedurre che questa frase si riferisce a coloro che eseguono la preghiera del mattino in congregazione.

4.       Da altre tradizioni è possibile dedurre che questa frase si riferisce a coloro che pregano fino al sahar, e poi Lo invocano e implorano il Suo perdono.

In una tradizione del santo imam Şâdiq (A), leggiamo: “Chiunque faccia settanta istiġfâr[328] nelle ore del sahar, appartiene a coloro dei quali parla questo versetto”

Anas Bin Mâlik narra la seguente tradizione del sommo Profeta: «Allah dice: “Quando intendo punire la gente del mondo guardo coloro che hanno costruito moschee, coloro che vegliano di notte in preghiera e adorazione, coloro che per amor Mio si riappacificano, e quelli che fanno istiġfâr a ogni sahar, e storno da loro il Mio castigo”

In alcune tradizioni leggiamo: “Chiunque faccia costantemente settanta istiġfâr nel qunût della preghiera watr [l’ultima delle preghiere della notte], appartiene a coloro dei quali parla questo versetto”

VERSETTO 18

ÔóåöÏó Çááøåõ Ãóäøóåõ áÇó ÅöáóÜåó ÅöáÇøó åõæó æóÇáúãóáÇóÆößóÉõ æóÃõæúáõæÇú ÇáúÚöáúãö ÞóÂÆöãóÇð ÈöÇáúÞöÓúØö áÇó ÅöáóÜåó ÅöáÇøó åõæó ÇáúÚóÒöíÒõ ÇáúÍóßöíãõ ﴿18﴾

23.       Allah, che realizza sempre la giustizia, testimonia che non v’è altra divinità all’infuori di Lui, e [lo stesso fanno] gli angeli e i sapienti. Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, l’Invincibile, il Saggio!

COMMENTO

Il Signore Eccelso, imponendo un unico perfetto ordine universale, testimonia e prova la Sua unicità; in altre parole, l’armonia e l’ordine esistenti nell’universo sono la migliore prova dell’esistenza e dell’unicità del Creatore Sublime.

Gli angeli e i sapienti divini vedendo questo strabiliante ordine, questa straordinaria armonia universale, vedendo la miracolosa e stupefacente creazione del loro Signore, non possono fare altro che attestare e ammettere la Sua unicità e onnipotenza.

Alcune tradizioni dicono che i “Sapienti” dei quali parla questo versetto sono i santi profeti e i nobili Imam (pace su di loro).

VERSETTO 19

Åöäøó ÇáÏøöíäó ÚöäÏó Çááøåö ÇáÅöÓúáÇóãõ æóãóÇ ÇÎúÊóáóÝó ÇáøóÐöíäó ÃõæúÊõæÇú ÇáúßöÊóÇÈó ÅöáÇøó ãöä ÈóÚúÏö ãóÇ ÌóÇÁåõãõ ÇáúÚöáúãõ ÈóÛúíðÇ Èóíúäóåõãú æóãóä íóßúÝõÑú ÈöÂíóÇÊö Çááøåö ÝóÅöäøó Çááøåö ÓóÑöíÚõ ÇáúÍöÓóÇÈö ﴿19﴾

24.       In verità, la religione, presso Allah, è l’Islam, e quelli cui fu dato il Libro non caddero in discordia, se non dopo aver avuto la scienza, per mutuo livore. E chi nega i segni di Allah, ebbene [sappia che] Allah è ‘sarîºu-l-hisâb’ [rapido al conto].

COMMENTO

Lo spirito della religione non è altro che la sottomissione al Signore Eccelso. Il sacro Corano dopo aver parlato dell’unicità divina parla dell’unicità della religione, dicendo: “In verità, la religione, presso Allah, è l’Islam”. Ricordiamo che la parola “islâm” significa “sottomissione”

“Quelli cui fu dato il Libro”, i giudei e i cristiani, entrambi, rifiutarono l’Islam, e tacciarono di menzogna il sommo Profeta, nonostante le loro Scritture, la Torà e il Vangelo, parlassero di lui, ne dessero i segni di riconoscimento. Essi sapevano perfettamente che il Profeta dell’Islam era realmente un messaggero divino, ma rifiutarono, e preferirono adorare la Trinità, e attribuire figli al Signore Eccelso.

I segni di Allah dei quali parla il versetto in esame sono il Corano, la Torà rivelata a Mosè e il Vangelo rivelato a Gesù, e gli attributi e i segni di riconoscimento del sommo Profeta contenuti in essi.

VERSETTO 20

ÝóÅäú ÍóÂÌøõæßó ÝóÞõáú ÃóÓúáóãúÊõ æóÌúåöíó áöáøåö æóãóäö ÇÊøóÈóÚóäö æóÞõá áøöáøóÐöíäó ÃõæúÊõæÇú ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáÃõãøöíøöíäó ÃóÃóÓúáóãúÊõãú ÝóÅöäú ÃóÓúáóãõæÇú ÝóÞóÏö ÇåúÊóÏóæÇú æøóÅöä ÊóæóáøóæúÇú ÝóÅöäøóãóÇ Úóáóíúßó ÇáúÈóáÇóÛõ æóÇááøåõ ÈóÕöíÑñ ÈöÇáúÚöÈóÇÏö ﴿20﴾

25.       E se disputano con te, di’ allora: “Io mi sono sottomesso ad Allah, e [lo stesso hanno fatto] coloro che mi hanno seguito”. Di’ a coloro cui è stato dato il Libro e a quelli che sono senza scrittura [i politeisti]: “Vi siete sottomessi [ad Allah]?”. Ebbene, se si sottomettono, saranno ben guidati, se invece [ti] voltano le spalle, tu dovrai solo trasmettere [ciò che ti viene rivelato dal tuo Signore]. E Allah osserva i [Suoi] servi.

COMMENTO

O Profeta, se i giudei e i cristiani disputano con te riguardo alla religione, di’ loro che tu hai sottomesso tutta la tua esistenza al Signore dei Mondi, e lo stesso hanno fatto coloro che ti hanno seguito; di’ loro che non attribuisci ad Allah alcun pari, che adori solo e soltanto Lui, e che aborrisci tutti gli idoli e le false divinità.

Di’ a coloro a cui è stato dato il Libro, ai giudei e ai cristiani, e a quelli che non possiedono alcuna scrittura, i politeisti arabi, di’ loro: “Le chiare e sufficienti prove che vi sono state date, vi hanno portato all’Islam, oppure continuate a negare la verità, e preferite la miscredenza?”

Se si sottometteranno sarà meglio per loro, si salveranno dal traviamento e saranno ben guidati, ma se continueranno a rifiutare la fede, ebbene, sappi, o Profeta, che non ti arrecheranno alcun danno, poiché tu sei un nunzio divino, e il tuo dovere è solo quello di annunciare ciò che il tuo Signore ti rivela e ti ordina di annunciare.

E tutti sappiano che: “Allah osserva i [Suoi] servi”

VERSETTI 21 E 22

Åöäøó ÇáøóÐöíäó íóßúÝõÑõæäó ÈöÂíóÇÊö Çááøåö æóíóÞúÊõáõæäó ÇáäøóÈöíøöíäó ÈöÛóíúÑö ÍóÞøò æóíóÞúÊõáõæäó ÇáøöÐöíäó íóÃúãõÑõæäó ÈöÇáúÞöÓúØö ãöäó ÇáäøóÇÓö ÝóÈóÔøöÑúåõã ÈöÚóÐóÇÈò Ãóáöíãò ﴿21﴾ ÃõæáóÜÆößó ÇáøóÐöíäó ÍóÈöØóÊú ÃóÚúãóÇáõåõãú Ýöí ÇáÏøõäúíóÇ æóÇáÂÎöÑóÉö æóãóÇ áóåõã ãøöä äøóÇÕöÑöíäó ﴿22﴾

26.       Annuncia un castigo doloroso a quelli che negano i segni di Allah, uccidono ingiustamente i profeti e uccidono coloro fra gli uomini che esortano alla giustizia.

27.       Quelli sono coloro le cui [buone] azioni sono diventate inutili in questo mondo e nell’aldilà, e per essi non vi sono soccorritori.

COMMENTO

Questo versetto si riferisce ai giudei, i cui padri avevano ucciso diversi profeti e molti dei loro seguaci, che erano pii e devoti uomini appartenenti ai figli d’Israele. La ragione per la quale il Signore Eccelso promette un doloroso castigo ai giudei dell’epoca della rivelazione del sacro Corano, per i peccati commessi dai loro padri, è che essi erano contenti e soddisfatti dei turpi atti commessi dai loro empi avi, e anche per il fatto che essi, seguendo l’esempio dei loro padri, si davano costantemente da fare per uccidere il sommo Profeta e i credenti, e se non fosse stato per il soccorso divino, essi avrebbero raggiunto i loro vili obiettivi.

Con l’espressione “bi ġayri haqq”, da noi tradotta con “ingiustamente”, il sacro Corano non vuole dire che è anche possibile uccidere un profeta giustamente, ma significa che l’uccisione dei profeti era sempre e in ogni caso una grande ingiustizia ed empietà.

VERSETTO 23

Ãóáóãú ÊóÑó Åöáóì ÇáøóÐöíäó ÃõæúÊõæÇú äóÕöíÈðÇ ãøöäó ÇáúßöÊóÇÈö íõÏúÚóæúäó Åöáóì ßöÊóÇÈö Çááøåö áöíóÍúßõãó Èóíúäóåõãú Ëõãøó íóÊóæóáøóì ÝóÑöíÞñ ãøöäúåõãú æóåõã ãøõÚúÑöÖõæäó ﴿23﴾

28.       Non hai forse visto coloro ai quali era stato dato un profitto dal Libro? Quando sono invitati al Libro di Allah, affinché giudichi tra di loro, un gruppo di loro volge le spalle rifiutandosi [di accettare la verità].

COMMENTO

Nelle esegesi sciite e sunnite leggiamo: «Una donna giudea e un uomo giudeo, nonostante fossero sposati, commisero adulterio. Essi, in base alla legge della Torà, dovevano essere puniti con la pena della lapidazione, ma siccome appartenevano a famiglie nobili, cercavano di sfuggire a questa pena. Si rivolsero allora al Profeta dell’Islam (S), e anche egli comminò loro la lapidazione, e disse che, a tal proposito, l’Islam e la Torà sono concordi. Essi negarono il precetto della Torà. Bin Şuriyâ, uno dei dotti giudei dell’epoca, fu allora chiamato da Fadak a Medina per leggere la Torà. Bin Şuriyâ, siccome era al corrente della vicenda, mentre leggeva, metteva la mano su determinate frasi, affinché i versetti che parlavano della lapidazione non si vedessero. ºAbdu-l-lâh Bin Salâm, che all’epoca era un dotto giudeo, e che era presente a quella riunione, si accorse del fatto e lo comunicò a tutti.

OSSERVAZIONI

1.       L’indifferenza dei seguaci delle religioni rivelate nei confronti delle loro scritture, li porta al peccato e alla perdizione.

2.       Tutti sono uguali di fronte ai comandamenti divini.

3.       La vera devozione si manifesta quando bisogna sottomettersi ai comandamenti divini.

4.       O mussulmani, non siate come i giudei, non calpestate i precetti coranici!

VERSETTO 24

Ðóáößó ÈöÃóäøóåõãú ÞóÇáõæÇú áóä ÊóãóÓøóäóÇ ÇáäøóÇÑõ ÅöáÇøó ÃóíøóÇãðÇ ãøóÚúÏõæÏóÇÊò æóÛóÑøóåõãú Ýöí Ïöíäöåöã ãøóÇ ßóÇäõæÇú íóÝúÊóÑõæäó ﴿24﴾

29.       E ciò perché dicono: “Il fuoco [dell’Inferno] non ci toccherà, se non per alcuni giorni”. Essi sono stati illusi, sul loro credo, dalle stesse calunnie che inventavano.

COMMENTO

Il sacro Corano ricorda più volte le assurde fantasie dei giudei, come la loro idiota pretesa di essere superiori a tutti gli altri popoli, di essere il popolo eletto da Dio, oppure che non saranno puniti se non per i quaranta giorni nei quali i loro avi adorarono il Vitello. Furono queste fantasie e pretese che li portarono a diventare superbi, e li traviarono.

Tuttora gli ebrei continuano ad affermare di essere il popolo eletto, superiore a tutti gli altri popoli, e con la scusa della “Terra Promessa” commettono i peggiori crimini ai danni dell’umanità.

VERSETTO 25

ÝóßóíúÝó ÅöÐóÇ ÌóãóÚúäóÇåõãú áöíóæúãò áÇøó ÑóíúÈó Ýöíåö æóæõÝøöíóÊú ßõáøõ äóÝúÓò ãøóÇ ßóÓóÈóÊú æóåõãú áÇó íõÙúáóãõæäó ﴿25﴾

30.       Ma come [si sentiranno] quando li avremo riuniti, in un Giorno sul quale non v’è dubbio alcuno, e ad ognuno sarà ripagato completamente quello che avrà guadagnato? Non verrà fatto loro alcun torto.

COMMENTO

Questo versetto minaccia seriamente i giudei, affermando che la giustizia divina è perfetta, e che a nessuno sarà fatto alcun torto.

Dinanzi alla giustizia divina tutti sono uguali, e hanno pari diritti e doveri. Il premio e il castigo dipendono dall’operato, e non dalla razza né dal popolo o dalla classe di appartenenza: Allah punisce l’empio e premia il probo, a prescindere dalla loro razza e dalla loro provenienza. Nessuna azione viene ignorata: ogni bene sarà premiato, ogni male punito!

VERSETTO 26

Þõáö Çááøóåõãøó ãóÇáößó Çáúãõáúßö ÊõÄúÊöí Çáúãõáúßó ãóä ÊóÔóÇÁ æóÊóäÒöÚõ Çáúãõáúßó ãöãøóä ÊóÔóÇÁ æóÊõÚöÒøõ ãóä ÊóÔóÇÁ æóÊõÐöáøõ ãóä ÊóÔóÇÁ ÈöíóÏößó ÇáúÎóíúÑõ Åöäøóßó Úóáóìó ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿26﴾

31.       Di’: “O Allah, Padrone del Regno, Tu dai il regno a chi vuoi e lo togli a chi vuoi, esalti chi vuoi e umili chi vuoi, in mano Tua è [tutto] il bene. Tu, in verità, puoi tutto!

COMMENTO

Nel Majmaºu-l-bayân e nel tafsîr del Râzi leggiamo che il nobile Profeta dell’Islam, dopo aver conquistato la sacra Mecca, promise ai mussulmani di conquistare anche l’Iran e Bisanzio, al che i munâfiqûn, gli ipocriti, si guardarono sbalorditi, e allora fu rivelato il versetto. Altri sono dell’idea che il versetto sia stato rivelato in occasione dello scavo del fossato nella battaglia del Ķandaq [Fossato], quando il sommo Profeta colpì fortemente, con un piccone, una pietra, e da essa uscì una scintilla, al che il Profeta disse: “Io in queste scintille ho ricevuto da Gabriele la conquista delle regge di Madã’in[329] e dello Yemen”. I munâfiqûn, sentendo queste parole sorrisero, e d’un tratto fu rivelato il versetto in esame.

È necessario ricordare che ciò che viene espresso all’inizio di questo versetto: “…esalti chi vuoi e umili chi vuoi…”, ebbene, avviene conformemente alle leggi e alle consuetudini divine: il Signore Eccelso non umilia né esalta nessuno senza una precisa e valida ragione. Ad esempio, in una tradizione leggiamo: “Chi è umile e sottomesso di fronte ad Allah, viene da Lui esaltato, e chi è superbo, viene da Lui umiliato”

Questo versetto si riferisce a quei regni e a quei poteri che sono venuti ad esistere per le virtù delle persone e il volere delle genti, e non riguarda assolutamente le dittature e i governi dispotici, che sono nati dal male, dall’ingiustizia e dalla tirannia.

OSSERVAZIONI

1.       Il reale padrone di tutti i regni e i governi giusti è Iddio.

2.       Allah dà il potere a chi ne è degno, come lo ha dato a Salomone, Giuseppe, Tâlût, e Zu-l-qarnayn.

3.       Il tawhîd nelle suppliche e negli altri rituali atti di culto è imprescindibile.

4.       Ora che Iddio Sublime è il padrone di ogni cosa, gli altri esseri non sono che i custodi dei Suoi doni, e devono usarli con il Suo consenso.

5.       Tutto ciò che Iddio ci dà e ci toglie è per il nostro bene, anche se noi non lo comprendiamo.

6.       È solo Allah che può donare la gloria, perciò è sbagliato cercare gloria presso gli altri esseri.

7.       Se tutto ciò che esiste appartiene ad Allah, allora non v’è ragione di insuperbirsi quando si guadagna qualcosa, o di scoraggiarsi quando la si perde.

VERSETTO 27

ÊõæáöÌõ Çááøóíúáó Ýöí ÇáúäøóåóÇÑö æóÊõæáöÌõ ÇáäøóåóÇÑó Ýöí Çááøóíúáö æóÊõÎúÑöÌõ ÇáúÍóíøó ãöäó ÇáúãóíøöÊö æóÊõÎúÑöÌõ ÇáóãóíøóÊó ãöäó ÇáúÍóíøö æóÊóÑúÒõÞõ ãóä ÊóÔóÇÁ ÈöÛóíúÑö ÍöÓóÇÈò ﴿27﴾

32.       Insinui la notte nel giorno e il giorno nella notte, dal morto trai il vivo e dal vivo il morto, e concedi [il Tuo] sostentamento a chi vuoi, senza contare”

COMMENTO

In questo versetto e nel precedente è stata ricordata per ben dodici volte la potenza divina, al fine di ispirare lo spirito del tawhîd nell’essere umano. Nel versetto in esame, inizialmente, si fa riferimento all’aumentare e diminuire delle ore della notte e del giorno con l’alternarsi delle stagioni, anche se è possibile che si riferisca al sorgere e tramontare del sole, tuttavia la prima interpretazione è più chiara. Poi espone un’altra delle manifestazioni dell’onnipotenza divina, dicendo: “…dal morto trai il vivo e dal vivo il morto…”. Ad esempio, crea una cellula viva da degli alimenti inanimati e privi di vita, e fa morire le cellule vive trasformandole in morte, e, da un altro punto di vista, da un miscredente morto nello spirito e nel cuore, trae, fa nascere un credente vivo nell’anima e nel cuore, e, viceversa, da un credente fa nascere un miscredente.

OSSERVAZIONI

1.       Oltre alla creazione, ogni cambiamento e provvedimento avviene per mano del sapiente e saggio Signore.

2.       La potenza del Signore Eccelso non è limitata: “…dal morto trai il vivo e dal vivo il morto…”

3.       Il sostentamento e la provvidenza si realizzano unicamente in base alla Sua saggia volontà.

4.       L’aumentare e diminuire delle ore della notte e del giorno, l’alternarsi delle stagioni, e il crearsi delle condizioni climatiche, sono tutte manifestazioni della Sua infinita grazia.

5.       L’espressione “senza contare”, non denota il fatto che Allah dona senza tenere il conto di ciò che elargisce, ma denota l’infinita generosità del Signore Eccelso.

VERSETTO 28

áÇøó íóÊøóÎöÐö ÇáúãõÄúãöäõæäó ÇáúßóÇÝöÑöíäó ÃóæúáöíóÇÁ ãöä Ïõæúäö ÇáúãõÄúãöäöíäó æóãóä íóÝúÚóáú Ðóáößó ÝóáóíúÓó ãöäó Çááøåö Ýöí ÔóíúÁò ÅöáÇøó Ãóä ÊóÊøóÞõæÇú ãöäúåõãú ÊõÞóÇÉð æóíõÍóÐøöÑõßõãõ Çááøåõ äóÝúÓóåõ æóÅöáóì Çááøåö ÇáúãóÕöíÑõ ﴿28﴾

33.       I credenti non prendano gli infedeli, al posto dei fedeli, come amici. Chi fa ciò non è di Allah in nulla, a meno che [dimostrando loro amicizia] non intendiate nascondere a loro i vostri veri sentimenti [e preservarvi così dal loro male]. Allah vi mette in guardia contro Se Stesso, ed è ad Allah il [vostro] ritorno.

COMMENTO

Questo versetto espone la politica che i credenti devono adottare nei confronti dei miscredenti, e ricorda ai mussulmani che chi prende come amici, ausiliatori, alleati i credenti, perde l’amicizia e la protezione divina. In questo versetto vengono inoltre esposte le condizioni della taqiyyaħ [dissimulazione], affinché nessuno abusi di questo precetto divino.

OSSERVAZIONI

1.            I credenti non hanno il diritto di prendere i miscredenti come amici, difensori, alleati. Se i mussulmani di tutto il mondo avessero messo in pratica questo versetto, ora i paesi islamici non avrebbero avuto i problemi che oggi li affliggono pesantemente.

2.            A volte, al fine di raggiungere obiettivi superiori, è permesso essere esteriormente in relazione con i miscredenti.

3.            Le relazioni politiche con i miscredenti non devono portare i mussulmani a sottomettersi a loro, o a diventare loro amici ed alleati.

4.            La taqiyyaħ è permessa solo per difendere e preservare la religione, e non è assolutamente lecito approfittarsi di questo precetto divino.

5.            Quando è in pericolo l’esistenza stessa della religione, bisogna sacrificare tutto quello che si ha, e temere solo Iddio.

6.            Nell’intrattenere o rompere le relazioni bisogna guardare al pensiero e alla fede, non alle parentele, alle amicizie, alla razza e al colore della pelle.

7.            Al posto dei miscredenti, bisogna prendere i fedeli come amici, alleati e difensori.

VERSETTO 29

Þõáú Åöä ÊõÎúÝõæÇú ãóÇ Ýöí ÕõÏõæÑößõãú Ãóæú ÊõÈúÏõæåõ íóÚúáóãúåõ Çááøåõ æóíóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃÑúÖö æóÇááøåõ Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿29﴾

34.       Di’: “Sia che nascondiate quello che avete nei vostri cuori sia che lo manifestiate, Allah lo conosce. Egli conosce ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. Allah è onnipotente”

COMMENTO

Questo versetto, che segue quello della taqiyyaħ, intende forse dire che i credenti non devono abusare di questo precetto per allearsi ai miscredenti, e stringere amicizia con loro; essi devono sapere che Egli conosce ogni cosa, manifesta e nascosta.

OSSERVAZIONI

1.            Questo versetto è un avvertimento a coloro che intendono, con la scusa di fare taqiyyaħ, stingere amicizia con i miscredenti e allearsi con loro.

2.            Allah conosce ogni nostra azione.

3.            Allah conosce ogni nostro intento.

4.            Egli conosce allo stesso modo l’occulto e il manifesto, ciò che v’è nei cieli e sulla terra.

5.            Allah conosce ogni pensiero umano e può tutto, ovvero può, in ogni momento, coprire d’infamia gli empi traditori.

6.            Che cosa si può nascondere a Colui che: “…conosce ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra…”?

VERSETTO 30

íóæúãó ÊóÌöÏõ ßõáøõ äóÝúÓò ãøóÇ ÚóãöáóÊú ãöäú ÎóíúÑò ãøõÍúÖóÑðÇ æóãóÇ ÚóãöáóÊú ãöä ÓõæóÁò ÊóæóÏøõ áóæú Ãóäøó ÈóíúäóåóÇ æóÈóíúäóåõ ÃóãóÏðÇ ÈóÚöíÏðÇ æóíõÍóÐøöÑõßõãõ Çááøåõ äóÝúÓóåõ æóÇááøåõ ÑóÄõæÝõ ÈöÇáúÚöÈóÇÏö ﴿30﴾

35.       [Temete dunque] il Giorno in cui ognuno si troverà davanti [tutto] ciò che avrà fatto di bene e [tutte] le cattive azioni che avrà commesso; si augurerà [allora] che tra lui e queste [cattive azioni] vi sia una distanza immensa. Allah vi mette in guardia contro Se Stesso, e Allah è compassionevole con i [Suoi] servi.

COMMENTO

Questo versetto è simile al quarantanovesimo versetto della sura “Al-kahf” (18), che dice che nel Giorno del Giudizio ognuno avrà dinanzi a sé le proprie azioni, quelle che ha compiuto durante la propria vita terrena. Il tafsîr Al-burhân narra che l’imam Sajjâd, ogni venerdì, nella Moschea del Profeta (S), durante il suo sermone, recitava questo versetto alla gente.

OSSERVAZIONI

1.       Le azioni che compiamo oggi, le avremo davanti agli occhi il Giorno del Giudizio.

2.       Nel Giorno del Giudizio, i peccatori si vergogneranno delle proprie colpe.

3.       Iddio intimorisce per misericordia, per allontanare le Sue creature dal peccato.

4.       Molte delle azioni amate dall’uomo in questo mondo saranno da lui detestate il Giorno del Giudizio.

5.       In quel sacro Giorno non servirà a nulla pentirsi.

6.       Allah avverte e minaccia per misericordia e amore verso le Sue creature.

7.       Iddio ama tutte le Sue creature.

8.       La grazia del Signore sulle Sue creature è diretta.

VERSETTO 31

Þõáú Åöä ßõäÊõãú ÊõÍöÈøõæäó Çááøåó ÝóÇÊøóÈöÚõæäöí íõÍúÈöÈúßõãõ Çááøåõ æóíóÛúÝöÑú áóßõãú ÐõäõæÈóßõãú æóÇááøåõ ÛóÝõæÑñ ÑøóÍöíãñ ﴿31﴾

36.       Di’: “Se veramente amate Allah, seguitemi allora, affinché Allah vi ami e perdoni i vostri peccati. Allah è clemente e benevolo”

COMMENTO

Questo versetto riguarda i cristiani di Najrân, che dicevano: “Noi siamo amici di Allah”. Il Signore Eccelso, considera il prestare fede al Suo Messaggero una dimostrazione di amicizia, dicendo: «[O Profeta] di’: “Se veramente amate Allah, seguitemi allora, affinché Allah vi ami e perdoni i vostri peccati…»

VERSETTO 32

Þõáú ÃóØöíÚõæÇú Çááøåó æóÇáÑøóÓõæáó ÝÅöä ÊóæóáøóæúÇú ÝóÅöäøó Çááøåó áÇó íõÍöÈøõ ÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿32﴾

37.       Di’: “Obbedite ad Allah e al Messaggero, e se volgerete le spalle, allora, [sappiate che] in verità, Allah non ama i miscredenti”

COMMENTO

L’amore di Dio nei confronti della Sua creatura consiste nel premiarla, e l’amore della creatura nei confronti di Dio, consiste nel prestarGli culto e ubbidienza. In effetti, “amare” e “volere” appartengono allo stesso genere: «Di’: “Obbedite ad Allah e al Messaggero, e se volgerete le spalle, allora, [sappiate che] in verità, Allah non ama i miscredenti”»

VERSETTI 33 E 34

Åöäøó Çááøåó ÇÕúØóÝóì ÂÏóãó æóäõæÍðÇ æóÂáó ÅöÈúÑóÇåöíãó æóÂáó ÚöãúÑóÇäó Úóáóì ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿33﴾ ÐõÑøöíøóÉð ÈóÚúÖõåóÇ ãöä ÈóÚúÖò æóÇááøåõ ÓóãöíÚñ Úóáöíãñ ﴿34﴾

38.       In verità, Allah ha eletto Adamo, Noè, la famiglia di Abramo e la famiglia di ºImrân al di sopra degli [altri] uomini,

39.       figli, gli uni degli altri. Allah è Colui che [tutto] ascolta e sa.

COMMENTO

Da questo versetto in poi, il sacro Corano racconta la storia della santa Maria (A) e dei suoi avi.

La “famiglia di Abramo” sono Ismaele (A), Isacco (A) e i loro figli. La “famiglia di ºImrân” sono Mosè (A), Aronne (A), e i figli di ºImrân Bin Yaşhar (A).

Il termine “đurriyyaħ”, da noi tradotto con “figli”, indica le famiglie di Abramo (A) e ºImrân (A), e l’espressione “gli uni degli altri”, vuole dire che queste due famiglie sono in realtà un’unica famiglia.

In alcuni tafâsîr leggiamo che la “famiglia di Abramo” non è altro che la famiglia del santo profeta Muhammad (S), e cioè il santo Alì (A), Fatima la Spendente (A), e gli undici imam da loro discendenti, e che Allah l’Altissimo non eleggerà nessuno dei Suoi servi che non sia maºşûm, e cioè puro, lontano dal peccato e dall’errore.

VERSETTI 35 E 36

ÅöÐú ÞóÇáóÊö ÇãúÑóÃóÉõ ÚöãúÑóÇäó ÑóÈøö Åöäøöí äóÐóÑúÊõ áóßó ãóÇ Ýöí ÈóØúäöí ãõÍóÑøóÑðÇ ÝóÊóÞóÈøóáú ãöäøöí Åöäøóßó ÃóäÊó ÇáÓøóãöíÚõ ÇáúÚóáöíãõ ﴿35﴾ ÝóáóãøóÇ æóÖóÚóÊúåóÇ ÞóÇáóÊú ÑóÈøö Åöäøöí æóÖóÚúÊõåóÇ ÃõäËóì æóÇááøåõ ÃóÚúáóãõ ÈöãóÇ æóÖóÚóÊú æóáóíúÓó ÇáÐøóßóÑõ ßóÇáÃõäËóì æóÅöäøöí ÓóãøóíúÊõåóÇ ãóÑúíóãó æöÅöäøöí ÃõÚöíÐõåóÇ Èößó æóÐõÑøöíøóÊóåóÇ ãöäó ÇáÔøóíúØóÇäö ÇáÑøóÌöíãö ﴿36﴾

40.       E [ricorda] quando la moglie di ºImrân disse: “O Signore, io ho invero votato a Te quello che è nel mio ventre, liberato. Accettalo dunque da parte mia, ché, in verità, Tu sei Colui che [tutto] ascolta e conosce”

41.       Ebbene, quando la partorì, disse: “O Signore, l’ho partorita femmina – Allah sapeva meglio di lei quello che aveva partorito – e il maschio non è come la femmina! In verità, io l’ho chiamata Maria e pongo lei e la sua progenie sotto la Tua protezione, contro Satana, il Reietto”