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Di solito il sacro Corano, dopo aver esposto alcune norme, enuncia un principio generale per sottolineare e rinsaldare quanto detto prima. Perciò in questo versetto il nobile Verbo di Allah ricorda il Giorno del Giudizio, dicendo: “E temete un giorno in cui sarete [tutti] riportati ad Allah. Allora, a ognuno verrà completamente dato ciò che si sarà guadagnato: nessuno subirà torto”
In una tradizione islamica leggiamo che Hishaam Bin Saalim dice: «L’imam Sadiq (A) disse: “Allah ha proibito l’usura affinché la gente non si astenesse dal compiere buone azioni”»[326]
íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÅöÐóÇ ÊóÏóÇíóäÊõã ÈöÏóíúäò Åöáóì ÃóÌóáò ãøõÓóãøðì ÝóÇßúÊõÈõæåõ æóáúíóßúÊõÈ Èøóíúäóßõãú ßóÇÊöÈñ ÈöÇáúÚóÏúáö æóáÇó íóÃúÈó ßóÇÊöÈñ Ãóäú íóßúÊõÈó ßóãóÇ Úóáøóãóåõ Çááøåõ ÝóáúíóßúÊõÈú æóáúíõãúáöáö ÇáøóÐöí Úóáóíúåö ÇáúÍóÞøõ æóáúíóÊøóÞö Çááøåó ÑóÈøóåõ æóáÇó íóÈúÎóÓú ãöäúåõ ÔóíúÆðÇ ÝóÅä ßóÇäó ÇáøóÐöí Úóáóíúåö ÇáúÍóÞøõ ÓóÝöíåðÇ Ãóæú ÖóÚöíÝðÇ Ãóæú áÇó íóÓúÊóØöíÚõ Ãóä íõãöáøó åõæó Ýóáúíõãúáöáú æóáöíøõåõ ÈöÇáúÚóÏúáö æóÇÓúÊóÔúåöÏõæÇú ÔóåöíÏóíúäö ãä ÑøöÌóÇáößõãú ÝóÅöä áøóãú íóßõæäóÇ ÑóÌõáóíúäö ÝóÑóÌõáñ æóÇãúÑóÃóÊóÇäö ãöãøóä ÊóÑúÖóæúäó ãöäó ÇáÔøõåóÏóÇÁ Ãóä ÊóÖöáøó ÅúÍúÏóÇåõãóÇ ÝóÊõÐóßøöÑó ÅöÍúÏóÇåõãóÇ ÇáÃõÎúÑóì æóáÇó íóÃúÈó ÇáÔøõåóÏóÇÁ ÅöÐóÇ ãóÇ ÏõÚõæÇú æóáÇó ÊóÓúÃóãõæúÇú Ãóä ÊóßúÊõÈõæúåõ ÕóÛöíÑðÇ Ãóæ ßóÈöíÑðÇ Åöáóì ÃóÌóáöåö Ðóáößõãú ÃóÞúÓóØõ ÚöäÏó Çááøåö æóÃóÞúæãõ áöáÔøóåóÇÏóÉö æóÃóÏúäóì ÃóáÇøó ÊóÑúÊóÇÈõæÇú ÅöáÇøó Ãóä Êóßõæäó ÊöÌóÇÑóÉð ÍóÇÖöÑóÉð ÊõÏöíÑõæäóåóÇ Èóíúäóßõãú ÝóáóíúÓó Úóáóíúßõãú ÌõäóÇÍñ ÃóáÇøó ÊóßúÊõÈõæåóÇ æóÃóÔúåöÏõæúÇú ÅöÐóÇ ÊóÈóÇíóÚúÊõãú æóáÇó íõÖóÂÑøó ßóÇÊöÈñ æóáÇó ÔóåöíÏñ æóÅöä ÊóÝúÚóáõæÇú ÝóÅöäøóåõ ÝõÓõæÞñ Èößõãú æóÇÊøóÞõæÇú Çááøåó æóíõÚóáøöãõßõãõ Çááøåõ æóÇááøåõ Èößõáøö ÔóíúÁò Úóáöíãñ ﴿282﴾
282. O voi che avete prestato fede, quando contraete un debito a scadenza determinata, mettetelo per iscritto: che uno scrivano lo metta, tra di voi, per iscritto, secondo giustizia. Nessun scrivano deve rifiutarsi di scrivere, come Allah gli ha insegnato. Che scriva dunque e sia il debitore a dettare, temendo Allah, il suo Signore, e senza diminuirne nulla. Ma se il debitore è insano, o minorato o incapace di dettare lui stesso, detti allora il suo tutore secondo giustizia. Chiamate a testimoni due dei vostri uomini o in mancanza di due uomini, un uomo e due donne, tra i testimoni di cui accettate la testimonianza, cosicché se una dimenticasse l’altra le possa ricordare [il fatto]. E i testimoni non rifiutino quando sono chiamati [a testimoniare]. Non vi stanchi mettere per iscritto il debito, piccolo o grande che sia, fino alla sua scadenza. Questo è piú giusto presso Allah, piú saldo per la testimonianza e piú efficace a evitarvi ogni sospetto; a meno che non si tratti di una transazione in contanti, che concludete immediatamente fra di voi: in tal caso non ci sarà colpa se non metterete la cosa per iscritto. Chiamate testimoni quando trattate tra voi, e non venga fatto alcun torto agli scrivani e ai testimoni; se lo farete, in verità, avrete disubbidito. Temete Allah, è Allah che vi insegna. Allah è onnisciente!
In questo versetto, che è il piú lungo del sacro Corano, vengono esposte le seguenti norme.
Il versetto continua dunque con il seguente monito: “Temete Allah, è Allah che vi insegna”, che significa che il timor di Dio ha un profondo effetto sull’aumento delle conoscenze e della sapienza dell’individuo.
Il versetto si conclude dicendo: “Allah è onnisciente!”, e sa perfettamente ciò che è bene e ciò che è male per le Sue creature, e sa perfettamente cosa prescrivere loro.
æóÅöä ßõäÊõãú Úóáóì ÓóÝóÑò æóáóãú ÊóÌöÏõæÇú ßóÇÊöÈðÇ ÝóÑöåóÇäñ ãøóÞúÈõæÖóÉñ ÝóÅöäú Ãóãöäó ÈóÚúÖõßõã ÈóÚúÖðÇ ÝóáúíõÄóÏøö ÇáøóÐöí ÇÄúÊõãöäó ÃóãóÇäóÊóåõ æóáúíóÊøóÞö Çááøåó ÑóÈøóåõ æóáÇó ÊóßúÊõãõæÇú ÇáÔøóåóÇÏóÉó æóãóä íóßúÊõãúåóÇ ÝóÅöäøóåõ ÂËöãñ ÞóáúÈõåõ æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó Úóáöíãñ ﴿283﴾
283. Se siete in viaggio e non trovate uno scrivano, prendete allora dei pegni. Ebbene, se qualcuno si fida di un altro, colui di cui ci si è fidati deve restituire il suo deposito e temere Allah, il suo Signore. Non siate reticenti nel testimoniare, ché, in verità, chi agisce cosí, ha un cuore peccatore. Allah conosce tutto quello che fate.
Questo versetto, ricordando altre norme riguardanti la stesura dei contratti, completa in realtà il precedente. Citiamo di seguito queste norme.
Il versetto si conclude, ricordando che: “Allah conosce tutto quello che fate”. Certo, è possibile che la gente non sappia nulla di ciò che noi facciamo, di chi è in grado di testimoniare e chi no, di chi è il debitore e chi no, ma Allah, l’Onnisciente, vede, sente e conosce tutto.
áøöáøóåö ãÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóÅöä ÊõÈúÏõæÇú ãóÇ Ýöí ÃóäÝõÓößõãú Ãóæú ÊõÎúÝõæåõ íõÍóÇÓöÈúßõã Èöåö Çááøåõ ÝóíóÛúÝöÑõ áöãóä íóÔóÇÁ æóíõÚóÐøöÈõ ãóä íóÔóÇÁ æóÇááøåõ Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿284﴾
284. Ad Allah appartiene ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. Che lo manifestiate o lo nascondiate, Allah vi chiederà conto di quello che è negli animi vostri, e allora perdonerà chi vuole e castigherà chi vuole. Allah è onnipotente.
Questo versetto in realtà completa l’ultima frase del versetto precedente, dicendo: “Ad Allah appartiene ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. Che lo manifestiate o lo nascondiate, Allah vi chiederà conto di quello che è negli animi vostri, e allora perdonerà chi vuole e castigherà chi vuole”
Non credete di potere nascondere le testimonianze e compiere altri peccati nel cuore senza che Allah ne sia informato, poiché Egli sa e può tutto: “Allah è onnipotente”
Âãóäó ÇáÑøóÓõæáõ ÈöãóÇ ÃõäÒöáó Åöáóíúåö ãöä ÑøóÈøöåö æóÇáúãõÄúãöäõæäó ßõáøñ Âãóäó ÈöÇááøåö æóãóáÂÆößóÊöåö æóßõÊõÈöåö æóÑõÓõáöåö áÇó äõÝóÑøöÞõ Èóíúäó ÃóÍóÏò ãøöä ÑøõÓõáöåö æóÞóÇáõæÇú ÓóãöÚúäóÇ æóÃóØóÚúäóÇ ÛõÝúÑóÇäóßó ÑóÈøóäóÇ æóÅöáóíúßó ÇáúãóÕöíÑõ ﴿285﴾
285. Il Messaggero crede in quello che è stato fatto discendere su di lui da parte del suo Signore, e [cosí] i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi Messaggeri, e [dicono:] “Non facciamo distinzioni tra i Suoi Messaggeri”. Dicono [inoltre]: “Abbiamo ascoltato e obbedito, [e cerchiamo] il Tuo perdono, Signore nostro! È a Te il [nostro] ritorno”
Quando fu rivelato il versetto precedente, alcuni compagni del sommo Profeta, s’intimorirono, e dissero: “Nessuno di noi è libero dalle tentazioni interiori!”, e interrogarono a tal proposito il santo Messaggero di Allah. Discese allora il versetto, e insegnò loro la via della fede, della sottomissione, e dell’ubbidienza a Dio.
La sura in esame si apre esponendo una serie di questioni teologiche riguardanti il credo e la fede, e si chiude nello stesso modo.
In ogni caso il sacro Corano afferma: “Il Messaggero crede in quello che è stato fatto discendere su di lui da parte del suo Signore…”
Questa è uno degli attributi dei profeti divini, che avevano fede certa in ciò che veniva loro rivelato.
Il versetto aggiunge dunque: «…e [cosí] i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi Messaggeri, e [dicono:] “Non facciamo distinzioni tra i Suoi Messaggeri”»
Poi i credenti, oltre ad avere fede, sono anche ubbidienti e sottomessi al Creatore: «Dicono [inoltre]: “Abbiamo ascoltato e obbedito, [e cerchiamo] il Tuo perdono, Signore nostro! È a Te il [nostro] ritorno”»
áÇó íõßóáøöÝõ Çááøåõ äóÝúÓðÇ ÅöáÇøó æõÓúÚóåóÇ áóåóÇ ãóÇ ßóÓóÈóÊú æóÚóáóíúåóÇ ãóÇ ÇßúÊóÓóÈóÊú ÑóÈøóäóÇ áÇó ÊõÄóÇÎöÐúäóÇ Åöä äøóÓöíäóÇ Ãóæú ÃóÎúØóÃúäóÇ ÑóÈøóäóÇ æóáÇó ÊóÍúãöáú ÚóáóíúäóÇ ÅöÕúÑðÇ ßóãóÇ ÍóãóáúÊóåõ Úóáóì ÇáøóÐöíäó ãöä ÞóÈúáöäóÇ ÑóÈøóäóÇ æóáÇó ÊõÍóãøöáúäóÇ ãóÇ áÇó ØóÇÞóÉó áóäóÇ Èöåö æóÇÚúÝõ ÚóäøóÇ æóÇÛúÝöÑú áóäóÇ æóÇÑúÍóãúäó ÃóäÊó ãóæúáÇóäóÇ ÝóÇäÕõÑúäóÇ Úóáóì ÇáúÞóæúãö ÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿286﴾
286. Allah non grava nessuno se non di ciò che è nelle sue capacità. Ciò [di buono] che ognuno avrà guadagnato sarà a suo favore e ciò [di cattivo] che si sarà procurato sarà a suo danno. [Essi dicono:] “O nostro Signore, non ci riprendere se dimentichiamo o sbagliamo. O nostro Signore, non imporci compiti troppo pesanti, come quelli che imponesti a coloro che furono prima di noi. O nostro Signore, non gravarci di ciò che non sopportiamo, assolvici, perdonaci, abbi misericordia di noi. Tu sei il nostro Signore, sostienici dunque contro la gente infedele”
Questo versetto inizia dicendo: “Allah non grava nessuno se non di ciò che è nelle sue capacità”, e ciò si applica a tutte le norme islamiche: si hanno obblighi dove si ha la capacità di assolverli!
Poi aggiunge: “Ciò [di buono] che ognuno avrà guadagnato sarà a suo favore e ciò [di cattivo] che si sarà procurato sarà a suo danno”. Nulla è lasciato al caso, alla predestinazione, agli astri, o ad altre fantastiche cause, ognuno è responsabile delle proprie azioni, e raccoglie ciò che semina.
Dopo aver esposto questi due fondamentali principi, il sacro Corano chiude la Sura del Bovino con le seguenti sette suppliche.
Queste suppliche sono assai complete, poiché comprendono richieste che riguardano le questioni di questo mondo e dell’aldilà, richieste individuali e collettive, richiesta di perdono e di misericordia.
Qui si conclude il commento della seconda sura del sacro Corano.
Çáã ﴿1﴾
6. Alif Lãm Mĩm
Come abbiamo già detto nel commento della sura Al-baqaraħ, “Alif Lãm Mĩm” sono alcune delle cosiddette “lettere isolate” del sacro Corano. Forse la più celebre e giusta teoria riguardo a queste lettere è quella che afferma che queste costituiscono un codice segreto tra il Signore Eccelso e il santo profeta Muhammad (S).
Alcuni hanno poi detto che esse vogliono annunciare alla gente che il sacro Corano è composto delle semplici lettere dell’alfabeto arabo. Allah con queste lettere ha fatto discendere il nobile Corano, un eterno miracolo, come del resto, dalla terra ha creato una miracolosa creatura come l’essere umano, mentre l’uomo dalla terra non è in grado di creare se non semplici oggetti quali il mattone e il vaso. Questa è dunque la differenza tra il potere divino e quello umano. È forse l’uomo capace di produrre, con una serie di semplici lettere isolate, un miracoloso libro come il sacro Corano?
Le lettere “Alif”, “Lãm”, “Mĩm”, compaiono all’inizio delle seguenti sei sure: Al-baqaraħ (II), Ãli ºImrân (III), Alºankabût (XXIX), Ar-rûm (XXX), Luqmân (XXXI), As-sajdaħ (XXXII). Le lettere “Alif”, “Lãm”, “Râ”, le troviamo invece all’inizio delle seguenti sei sure: Yûnus (X), Hûd (XI), Yûsuf (XII), Ar-raºd (XIII), Ibrâhîm (XIV), Al-hijr (XV). Le lettere “Hâ”, “Mîm”, aprono invece le seguenti sure: Fuŝŝilat (XLI), Aš-šûrâ (XLII), Az-zuķruf (XLIII), Ad-duķân (XLIV), Al-jâŝiyaħ (XLV), Al’ahqâf (XLVI).
Le altre lettere isolate del sacro Corano, a differenza di quelle ora citate, compaiono in una sola sura.
Çááøåõ áÇ ÅöáóÜåó ÅöáÇøó åõæó ÇáúÍóíøõ ÇáúÞóíøõæãõ ﴿2﴾
7. Allah! Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, il Vivo, l’Assoluto.
Il Signore Eccelso crea con perfetta e consapevole provvidenza e padronanza. Le cause materiali divengono mezzi di creazione, ma non sono vivi, e non sono la causa di se stessi. Le cause materiali non possiedono da sé alcuna conoscenza e vita, e nessuna forma di potere. Solo il sommo Creatore è il Vivo dal Quale dipende la vita di ogni altro essere.
La supplica Jawšan Kabîr c’insegna che Egli è vivo prima di ogni altro essere vivo e dopo ogni altro essere vivo, che non v’è vivo che sia simile a Lui o che Gli sia pari, che non ha alcun bisogno degli altri esseri vivi, che li fa morire e li sostenta, e che non ha ereditato la Sua vita da alcun essere vivo.[327]
1. Il maºbûd, l’adorato, deve possedere tutti gli attributi della perfezione, tra i quali vi sono i due che ricorda il versetto in esame: Al-hayy (il Vivo) e Al-qayyûm (l’Assoluto).
2. I libri ispirati espongono il tawhîd, l’unicità divina, prima di ogni altra cosa.
äóÒøóáó Úóáóíúßó ÇáúßöÊóÇÈó ÈöÇáúÍóÞøö ãõÕóÏøöÞÇð áøöãóÇ Èóíúäó íóÏóíúåö æóÃóäÒóáó ÇáÊøóæúÑóÇÉó æóÇáÅöäÌöíáó ﴿3﴾
8. [Egli] ha fatto discendere su di te il Libro in verità, che conferma ciò che [fu rivelato] prima di esso, e fece discendere la Torà e il Vangelo,
Questo versetto si rivolge al sommo Profeta (S) dicendogli che il Signore Eccelso, il Vivo, l’Assoluto, ha fatto discendere su di lui, in assoluta verità, il sacro Corano (che conferma ciò che Egli rivelò prima di esso), e che, prima di esso, fece discendere la Torà e il Vangelo.
“Torà” è l’adattamento del termine ebraico “Tōrāh”, che significa ‘direzione, istruzione, legge’.
La Torà, il Pentateuco, è composto da cinque libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Dal fatto che la Torà ricorda la morte e la sepoltura del santo profeta Mosè (A), deduciamo che essa è stata compilata dopo la dipartita di questo nobile nunzio divino.
“Vangelo” deriva dal termine greco “euangélion”, che significa ‘buona novella’. La parola “Vangelo” compare sempre al singolare nel sacro Corano, tuttavia oggi tra i cristiani esistono diversi Vangeli, tra i quali ricordiamo i quattro canonici, e cioè quelli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, che sono stati scritti tutti dopo l’ascensione di Gesù al cielo.
1. I libri rivelati ai profeti si completano a vicenda.
2. Confermare i precedenti libri rivelati e profeti inviati da Dio, unisce i monoteisti, ed è un efficace modo per invitare gli altri al monoteismo.
3. Il sacro Corano ricorda a tutti che la Torà e il Vangelo sono stati rivelati da Iddio. In effetti, con le aberrazioni introdotte in essi da mani impure, nel corso della storia, la loro natura divina sarebbe stata del tutto dimenticata.
4. I metodi cambiano, e devono essere adatti all’epoca in cui vengono adottati, ma gli obiettivi fondamentali della religione divina sono sempre gli stessi.
5. La rivelazione del sacro Corano riguarda la straordinaria personalità del sommo Profeta, e Iddio intende onorare lui. Si noti infatti che l’espressione “ºalayk”, da noi tradotta con “su di te”, precede “Al-kitâb”, “il Libro”
6. Il sacro Corano è immune da qualsiasi errore e deviazione.
7. Il glorioso Corano è stato ispirato al cuore del sommo Profeta, nella laylatu-l-qadr, in una sola volta, ed è disceso gradualmente, nel corso di ventitré anni, contrariamente alla Torà e al Vangelo che sono discesi in una sola volta. Si noti infatti che il verbo “nazzala” indica discesa graduale, mentre “anzala” indica discesa istantanea.
8. La discesa dei libri celesti è una manifestazione degli attributi divini (considerando gli attributi ricordati nel versetto precedente).
ãöä ÞóÈúáõ åõÏðì áøöáäøóÇÓö æóÃóäÒóáó ÇáúÝõÑúÞóÇäó Åöäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú ÈöÂíóÇÊö Çááøåö áóåõãú ÚóÐóÇÈñ ÔóÏöíÏñ æóÇááøåõ ÚóÒöíÒñ Ðõæ ÇäÊöÞóÇãò ﴿4﴾
9. in precedenza, come guida per gli uomini. E ha fatto discendere il Furqân [ciò che distingue il vero dal falso]. In verità, coloro che negano i segni di Allah, avranno un duro castigo! Allah è invincibile, vendicatore.
In questo nobile versetto, il sacro Corano afferma: “E ha fatto discendere il Furqân [ciò che distingue il vero dal falso]”
Poi aggiunge che dopo la discesa dei versetti divini, chiara ed evidente prova della verità, e l’attestazione dell’intelletto umano della sincerità del sommo Profeta e della verità della sua celeste missione, ebbene dopo tutte queste evidenti prove e chiari segni, per gli empi e i miscredenti che rifiutano fede, non c’è che la soluzione del castigo e dell’Inferno. È per questo motivo che il versetto continua dicendo: “In verità, coloro che negano i segni di Allah, avranno un duro castigo!”, e per ricordare che Iddio è in ogni caso in grado d’infliggere le punizioni che promette, il versetto si chiude dicendo: “Allah è invincibile, vendicatore”. Si noti che qui “vendetta” significa “castigo”
Åöäøó Çááøåó áÇó íóÎúÝóìó Úóáóíúåö ÔóíúÁñ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóáÇó Ýöí ÇáÓøóãóÇÁ ﴿5﴾ åõæó ÇáøóÐöí íõÕóæøöÑõßõãú Ýöí ÇáÃóÑúÍóÇãö ßóíúÝó íóÔóÇÁ áÇó ÅöáóÜåó ÅöáÇøó åõæó ÇáúÚóÒöíÒõ ÇáúÍóßöíãõ ﴿6﴾
10. In verità, nulla di quel che è sulla terra o nei cieli è nascosto ad Allah.
11. Egli è colui che vi plasma come vuole negli uteri. Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, l’Invincibile, il Saggio.
Nulla può rimanere nascosto al Signore Sublime, poiché Egli è presente in ogni luogo, e vede tutto, In effetti, il Suo essere è sotto ogni aspetto infinito e illimitato, dunque non esiste luogo nel quale Egli non sia presente; Egli è più vicino a noi di noi stessi. Perciò, pur non essendo limitato a un determinato luogo, Egli abbraccia ogni cosa, nel senso che con la Sua infinita sapienza conosce tutto.
Poi il sacro Corano cita un esempio della straordinaria potenza divina, che è uno dei capolavori della creazione, e una delle chiare manifestazioni dell’onnipotenza divina: “Egli è colui che vi plasma come vuole negli uteri”. Certo, non v’è altra divinità all’infuori del Signore Invincibile e Saggio!
La conformazione dell’essere umano nell’utero materno è veramente straordinaria, soprattutto considerando che essa avviene in un buio e stretto ricettacolo, e tenendo presente l’eccezionale varietà e complessità della creazione umana.
åõæó ÇáøóÐöíó ÃóäÒóáó Úóáóíúßó ÇáúßöÊóÇÈó ãöäúåõ ÂíóÇÊñ ãøõÍúßóãóÇÊñ åõäøó Ãõãøõ ÇáúßöÊóÇÈö æóÃõÎóÑõ ãõÊóÔóÇÈöåóÇÊñ ÝóÃóãøóÇ ÇáøóÐöíäó Ýí ÞõáõæÈöåöãú ÒóíúÛñ ÝóíóÊøóÈöÚõæäó ãóÇ ÊóÔóÇÈóåó ãöäúåõ ÇÈúÊöÛóÇÁ ÇáúÝöÊúäóÉö æóÇÈúÊöÛóÇÁ ÊóÃúæöíáöåö æóãóÇ íóÚúáóãõ ÊóÃúæöíáóåõ ÅöáÇøó Çááøåõ æóÇáÑøóÇÓöÎõæäó Ýöí ÇáúÚöáúãö íóÞõæáõæäó ÂãóäøóÇ Èöåö ßõáøñ ãøöäú ÚöäÏö ÑóÈøöäóÇ æóãóÇ íóÐøóßøóÑõ ÅöáÇøó ÃõæúáõæÇú ÇáÃáúÈóÇÈö ﴿7﴾
12. Egli è colui che ha fatto discendere su di te il Libro: parte di esso è costituito da versetti espliciti, che costituiscono la madre del libro, e altri si prestano invece a interpretazioni diverse. Ma quelli nel cui cuore v’è traviamento, seguono ciò che di esso si presta a interpretazioni diverse, bramosi di fitnaħ e dell’interpretazione [che più conviene loro], mentre solo Allah ne conosce la [giusta] interpretazione. Coloro che sono radicati nella scienza dicono: “Noi abbiamo creduto in esso, [e siamo sicuri che proviene] tutto dal nostro Signore”. Ma [questo] non [lo] ricordano se non i dotati di [sano] intelletto.
Nei precedenti versetti si è parlato della rivelazione del sacro Corano come di una delle chiare prove della natura divina della missione del santo Profeta dell’Islam (S). Questo versetto parla invece di una delle importanti caratteristiche del glorioso Corano, relativa al modo in cui questo sacro Verbo espone i suoi principi e precetti. Il versetto inizia dicendo che Allah è Colui che ha fatto discendere sul santo profeta Muhammad (S) il Suo sacro Verbo, il glorioso Corano, parte del quale è costituito da versetti espliciti, chiari, che non hanno bisogno di essere interpretati, che costituiscono il fondamento di questo celeste libro. Gli altri versetti coranici necessitano invece di interpretazione per essere compresi, e sono quei versetti che a causa del loro sublime contenuto, o per altri motivi, inizialmente sembrano complicati, difficili da comprendere; grazie ad essi vengono provate le genti, essi costituiscono un efficace discrimine tra veri e falsi sapienti: “Ma quelli nel cui cuore v’è traviamento, seguono ciò che di esso si presta a interpretazioni diverse, bramosi di fitnah e dell’interpretazione [che più conviene loro], mentre solo Allah ne conosce la [giusta] interpretazione”
Poi il versetto aggiunge: «Coloro che sono radicati nella scienza dicono: “Noi abbiamo creduto in esso, [e siamo sicuri che proviene] tutto dal nostro Signore”»
Certo! “Ma [questo] non [lo] ricordano se non i dotati di [sano] intelletto”
Da questo versetto possiamo dedurre che è possibile suddividere i versetti coranici in due diverse categorie: i muhkamât, i versetti chiari ed espliciti, e i mutašâbihât, quelli che, a causa del loro sublime contenuto, o per il fatto che parlano di argomenti difficili da comprendere, come i mondi fuori dalla nostra portata (l’arcano, l’aldilà ecc.), oppure gli attributi divini, non sono espliciti, e necessitano di una corretta interpretazione.
Gli empi cercano solitamente di usare questo secondo gruppo di versetti, dando di essi una scorretta interpretazione, per deviare le genti e raggiungere i loro vili scopi. Ma il Signore Eccelso e coloro che sono radicati nella scienza, conoscono alla perfezione i segreti racchiusi in questi versetti, e li espongono chiaramente agli uomini.
Bisogna poi notare che coloro che possiedono il supremo grado di sapienza, come il santo Profeta e i nobili Imam, conoscono ogni segreto di questi versetti, mentre il resto della gente può comprenderli solo nella misura delle proprie conoscenze. È questa verità che spinge la gente, e persino i dotti e i sapienti, a seguire queste sante guide per conoscere i segreti del sacro Corano.
ÑóÈøóäóÇ áÇó ÊõÒöÛú ÞõáõæÈóäóÇ ÈóÚúÏó ÅöÐú åóÏóíúÊóäóÇ æóåóÈú áóäóÇ ãöä áøóÏõäßó ÑóÍúãóÉð Åöäøóßó ÃóäÊó ÇáúæóåøóÇÈõ ﴿8﴾ ÑóÈøóäóÇ Åöäøóßó ÌóÇãöÚõ ÇáäøóÇÓö áöíóæúãò áÇøó ÑóíúÈó Ýöíåö Åöäøó Çááøåó áÇó íõÎúáöÝõ ÇáúãöíÚóÇÏó ﴿9﴾
13. [Essi dicono:] “O nostro Signore, non [far] deviare i nostri cuori [dalla retta via], dopo che ci hai guidati e concedici la Tua grazia, ché, in verità, Tu sei il Generosissimo.
14. O nostro Signore, certo Tu radunerai gli uomini in un Giorno a proposito del quale non v’è dubbio alcuno”. Allah certamente non manca alla [Sua] promessa.
Dal momento che i versetti mutašâbihât e i segreti nascosti in essi possono far cadere in errore la gente, i sapienti, i radicati nella scienza e i dotti, oltre a servirsi della loro sapienza e delle loro conoscenze, cercano rifugio nel Signore Sublime dall’errore, da ogni deviazione, pregando: «[Essi dicono:] “O nostro Signore, non [far] deviare i nostri cuori [dalla retta via], dopo che ci hai guidati e concedici la Tua grazia, ché, in verità, Tu sei il Generosissimo”»
Dal momento poi che la fede nella resurrezione e nel Giorno del Giudizio, è la più efficace arma per controllare le passioni, i sapienti, i radicati nella scienza, ricordano quel giorno, e dicono: “O nostro Signore, certo Tu radunerai gli uomini in un Giorno a proposito del quale non v’è dubbio alcuno”. Allah certamente non manca alla [Sua] promessa”
In questo modo, si mettono al sicuro dalle passioni, che conducono l’uomo all’errore, e riescono a comprendere e conoscere correttamente i versetti divini. In realtà, il primo versetto ricorda la loro completa fede nell’Origine, e il secondo nell’aldilà e nella resurrezione.
Åöäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú áóä ÊõÛúäöíó Úóäúåõãú ÃóãúæóÇáõåõãú æóáÇó ÃóæúáÇóÏõåõã ãøöäó Çááøåö ÔóíúÆðÇ æóÃõæáóÜÆößó åõãú æóÞõæÏõ ÇáäøóÇÑö ﴿10﴾
15. In verità, a coloro che sono diventati miscredenti, non basteranno i propri beni e i propri figli contro Allah. Essi saranno l’alimento del fuoco [dell’Inferno].
Questo versetto parla di coloro nei cui cuori esiste il male e la deviazione.
Abû ºUbaydaħ afferma che, in questo versetto, l’espressione “min Allâh” [da noi tradotta con “contro Allah”], significa “ºind Allâh” [presso Allah], mentre Mubarrad è dell’idea che, in questo versetto, la preposizione “min” mantenga il suo significato originale. Altri sono invece convinti che nell’espressione “min Allâh” è implicito il termine “ºażâb”, “castigo”, e che quindi essa debba essere interpretata come “min ºażâbi-Llâh”, “contro il castigo di Allah”
Il versetto si chiude dicendo: “Essi saranno l’alimento del fuoco [dell’Inferno]”. I loro corpi alimenteranno il fuoco dell’Inferno, e bruceranno in esso.
ßóÏóÃúÈö Âáö ÝöÑúÚóæúäó æóÇáøóÐöíäó ãöä ÞóÈúáöåöãú ßóÐøóÈõæÇú ÈöÂíóÇÊöäóÇ ÝóÃóÎóÐóåõãõ Çááøåõ ÈöÐõäõæÈöåöãú æóÇááøåõ ÔóÏöíÏõ ÇáúÚöÞóÇÈö ﴿11﴾
16. Come usava fare la gente del Faraone e quelli che vissero prima di loro. Smentirono i Nostri segni e perciò Allah li punì per i loro peccati, e Allah è severo nel punire.
L’espressione “ka da’bi Ãli Firºaun”, da noi tradotta con “come usava fare la gente del Faraone”, si presta alle seguenti interpretazioni.
1. O Profeta, l’abitudine di questi miscredenti nello smentire te e quello che è stato fatto discendere su di te, è simile a quella della gente del Faraone nello smentire i profeti della loro epoca e ciò che era stato fatto discendere su di loro. Qui, al termine “da’b” è stato dato il significato di “abitudine”. (Bin ºAbbâs)
2. Lo sforzo di questa gente per raggiungere la vittoria, sconfiggerti, e vanificare la tua opera, è simile allo sforzo impiegato dal Faraone e dalla sua gente per vincere Mosè. Qui, al termine “da’b” è stato dato il significato di “sforzo”. (Aşam e Zujâj)
“Quelli che vissero prima di loro” sono i miscredenti dei popoli del passato.
Þõá áøöáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú ÓóÊõÛúáóÈõæäó æóÊõÍúÔóÑõæäó Åöáóì Ìóåóäøóãó æóÈöÆúÓó ÇáúãöåóÇÏõ ﴿12﴾
17. Di’ a coloro che sono diventati miscredenti: “Presto sarete sconfitti e radunati nell’Inferno. Che brutto giaciglio!”
Nel Majmaºu-l-bayân, e nei tafâsîr del Faķr Râzi, del Marâġiyy e di altri esegeti, leggiamo che quando i mussulmani, nel secondo anno dell’egira, uscirono vittoriosi dalla battaglia di Badr, un gruppo di giudei affermarono che questa vittoria era segno della sincerità del profeta Muhammad (S), poiché la Torà diceva che egli avrebbe vinto. Un altro gruppo di giudei invitarono allora i primi a non affrettarsi nell’esprimere giudizi, poiché speravano che il santo Profeta venisse sconfitto, e quando, nel terzo anno dell’egira, il Profeta perse la battaglia di Uhud, questi gioirono. Fu allora rivelato il versetto, e li avvertì che presto sarebbero stati sconfitti.
1. Uno degli aspetti della natura miracolosa del sacro Corano sono le sue profezie. Questo versetto profetizzò la sconfitta dei giudei e dei politeisti, e la conquista della Mecca da parte del sommo Profeta e dei mussulmani.
2. Rincuorare i credenti e minacciare i miscredenti è segno di una corretta guida.
ÞóÏú ßóÇäó áóßõãú ÂíóÉñ Ýöí ÝöÆóÊóíúäö ÇáúÊóÞóÊóÇ ÝöÆóÉñ ÊõÞóÇÊöáõ Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö æóÃõÎúÑóì ßóÇÝöÑóÉñ íóÑóæúäóåõã ãøöËúáóíúåöãú ÑóÃúíó ÇáúÚóíúäö æóÇááøåõ íõÄóíøöÏõ ÈöäóÕúÑöåö ãóä íóÔóÇÁ Åöäøó Ýöí Ðóáößó áóÚöÈúÑóÉð áøóÃõæúáöí ÇáÃóÈúÕóÇÑö ﴿13﴾
18. Vi fu certamente un segno per voi nelle due schiere che si fronteggiarono: una combatteva sul sentiero di Allah e l’altra era miscredente; agli occhi [degli infedeli, i credenti] apparvero in numero doppio del proprio [o del vero numero dei credenti]. Ebbene, Allah conferma col Suo aiuto chi vuole. In verità, in ciò v’è sicuramente un esempio per coloro che sono dotati di perspicacia.
Nel Majmaºu-l-bayân, e nei tafâsîr del Faķr Râzi, del Marâġiyy e di altri esegeti, leggiamo che questo versetto riguarda la battaglia di Badr, nella quale i mussulmani si scontrarono con i miscredenti. I mussulmani disponevano di trecentotredici uomini (settantasette appartenenti ai Muhâjirûn e duecentotrentasei agli Anşâr) settanta cammelli, due cavalli, sei corazze e otto spade, mentre l’esercito dei miscredenti era composto da mille combattenti, che disponevano di cento cavalli. Nonostante ciò i mussulmani sconfissero l’armata miscredente, della quale uccisero settanta uomini e ne imprigionarono altrettanti; i mussulmani, a loro volta, diedero ventidue martiri, otto dei Muhâjirûn e quattordici degli Anşâr. Con questa straordinaria vittoria il sommo Profeta e i mussulmani diedero una grande lezione agli infedeli, dimostrando che la vittoria non dipende solo da fattori materiali.