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Questo gruppo è diametralmente opposto a quello dei timorati di Dio. Il sesto e settimo versetto parlano, per sommi capi, dei loro attributi.
Il primo gruppo, quello dei timorati di Allah, è sempre nelle migliori condizioni per comprendere la verità, accettarla e conformare il proprio pensiero e la propria condotta a essa. Al contrario, questo secondo gruppo, quello cioè dei miscredenti empi e ostinati, è cosí traviato e lontano dalla retta via del Signore, è cosí irragionevole e caparbio, che quand’anche comprenda chiaramente la verità non è in ogni caso pronto ad accettarla. Essi rimangono totalmente indifferenti dinanzi al sacro Corano, alla Guida dei timorati di Dio. Le liete novelle, gli ammonimenti, le argomentazioni non hanno alcun effetto su di loro. Insomma, essi non hanno la necessaria preparazione spirituale per accettare la verità e sottomettersi a essa.
Il settimo versetto spiega le ragioni della caparbietà e del fanatismo di questo secondo gruppo. La loro empietà li ha privati del senno e della ragione, li ha resi insensibili dinanzi al vero: essi non sono in grado di vedere, sentire e accogliere la verità.
I timorati di Dio coi propri occhi possono vedere i segni di Dio, con le orecchie sentire la verità e col cuore accogliere il vero. Ma questi empi miscredenti non dispongono di nessuno di questi tre fondamentali mezzi che avvicinano l’uomo al Signore Eccelso. Essi, pur avendo cervello, occhi e orecchie, non sono in grado di comprendere, vedere e sentire: la loro empietà ha velato questi mezzi di conoscenza e non permette loro di comprendere le sublimi realtà del creato.
L’uomo prima di arrivare a questo estremo grado d’empietà, anche se è traviato, può sicuramente accogliere la salvante guida divina. Quando però, a causa della sua empietà, perde i mezzi per conoscere e accogliere la verità, non può piú salvarsi, non ha via di scampo, verrà sicuramente colpito da un cocente castigo.
Bisogna vigilare su se stessi e pentirsi immediatamente quando si pecca. In una tradizione dell’imam Bàqir (A) leggiamo: “Non esiste servo [di Dio] credente che non abbia una macchia bianca nel cuore. Quando pecca compare in questa macchia un punto nero; se si pente questo punto nero scompare, ma se continua a peccare questo punto nero si espande fino a coprire tutta la macchia bianca. Quando scompare la macchia bianca, il padrone di tale cuore non ritornerà mai piú al bene. Questo intende Allah, sia glorificato e magnificato, quando dice: ‘Niente affatto! È piuttosto quello che hanno fatto che ha coperto i loro cuori’[90]”[91]
Kufr, letteralmente, significa coprire, nascondere, mentre nella legge islamica questo termine indica la negazione di Dio, dei Profeti, della resurrezione e degli elementi imprescindibili della fede. Chi nega anche uno solo di questi fondamentali princípi religiosi, secondo tutti i musulmani, esce dall’Islam e diventa miscredente.
In ogni caso, il kufr, la miscredenza è un insano e turpe albero: le sue radici sono le sbagliate e deviate convinzioni, il suo tronco sono il vizio, il male, i suoi rami e le sue foglie i peccati e le turpitudini, e i suoi frutti sono la viltà in questo mondo e la dannazione nell’aldilà. Al contrario, la fede è un puro e benedetto albero: le sue radici sono le giuste e rette convinzioni, il suo tronco la virtú, il bene, i suoi rami e le sue radici le buone azioni, e i suoi frutti la beatitudine in questo mondo e nell’aldilà.
A tal proposito, il sacro Corano dice: “Non vedi come Allah paragona una buona parola a un buon albero, la cui radice è salda e i rami [alti] nel cielo, che, in ogni momento, dà i suoi frutti col permesso del suo Signore. Allah fa le similitudini per gli uomini, nella speranza che essi rammentino. Una parola cattiva è come un albero cattivo, che sia stato sradicato dalla terra: per esso non v’è alcuna stabilità”
æóãöäó ÇáäøóÇÓö ãóäú íóÞõæáõ ÁóÇãóäøóÇ ÈöÇááøåö æóÈöÇáúíóæúãö ÇáÇóÎöÑö æóãóÇ åõãú ÈöãõÄúãöäöíäó ﴿8﴾ íõÎóÇÏöÚõæäó Çááøåó æóÇáøóÐöíäó ÁÇãóäõæÇ æóãóÇ íóÎúÏóÚõæäó ÅöáÂøó ÃóäúÝõÓóåõãú æóãóÇ íóÔúÚõÑõæäó ﴿9﴾ Ýöí ÞõáõæÈöåöãú ãóÑóÖñ ÝóÒóÇÏóåõãõ Çááøåõ ãóÑóÖÇð æóáóåõãú ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ÈöãóÇ ßóÇäõæÇ íóßúÐöÈõæä ﴿10﴾ æÅööÐóÇ Þöíáó áóåõãú áÇóÊõÝúÓöÏõæÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÞóÇáõæÇ ÅöäøóãóÇ äóÍúäõ ãõÕúáöÍõæäó ﴿11﴾ Çóá Åöäøóåõãú åõãõ ÇáúãõÝúÓöÏõæäó æóáóßöäú áÇó íóÔúÚõÑõæäó ﴿12﴾ æóÅöÐóÇ Þöíáó áóåõãú ÁÇãöäõæÇ ßóãó ÁÇãóäó ÇáäøóÇÓõ ÞóÇáõæÇ ÃóäõÄúãöäõ ßóãó ÁÇãóäó ÇáÓøõÝóåóÂÁõ Çóá Åöäøóåõãú åõãõ ÇáÓøõÝóåóÂÁõ æóáóßöä áÇó íóÚúáóãõæäó ﴿13﴾ æóÅöÐóÇ áóÞõæÇ ÇáøóÐöíäó ÁÇãóäõæúÇ ÞóÇáõæÇ ÁÇãóäøóÇ æóÅöÐóÇ ÎóáóæúÇ Åöáóì ÔóíóÇØöíäöåöãú ÞóÇáõæÇ ÅöäøóÇ ãóÚóßõãú ÅöäøóãóÇ äóÍúäõ ãõÓúÊóåúÒöÆõæäó ﴿14﴾ Çááøåõ íóÓúÊóåúÒöìöÁõ Èöåöãú æóíóãõÏøõåõãú Ýöí ØõÛúíóÇäöåöãú íóÚúãóåõæäó ﴿15﴾ ÇõæúáóÆößó ÇáøóÐöíäó ÇÔúÊóÑóæõÇ ÇáÖøóáÇóáóÉó ÈöÇáúåõÏóì ÝóãóÇ ÑóÈöÍóÊú ÊöÌóÇÑóÊõåõãú æóãóÇ ßóÇäõæÇ ãõåúÊóÏöíäó ﴿16﴾
8. Tra la gente taluni dicono: “Abbiamo prestato fede in Allah e nel Giorno Ultimo”, mentre invece non sono credenti.
9. Pensano di ingannare Allah e coloro che hanno prestato fede, mentre invece non ingannano che sé stessi e non capiscono.
10. Nei loro cuori v’è un morbo. Che Iddio aumenti allora il loro male! Un doloroso castigo li attende per le menzogne che dicevano.
11. E quando si dice loro: “Non create corruzione sulla terra”, dicono: “Invero noi siamo dei riformatori”
12. Badate! In verità essi sono i corruttori, però non comprendono.
13. E quando si dice loro: “Credete come ha creduto la gente”, dicono: “Dovremmo forse credere come credono gli stolti?!”. Badate bene! In verità loro, loro sono gli stolti, però non [lo] sanno.
14. E quando incontrano coloro che hanno prestato fede dicono: “Abbiamo prestato fede”, e quando sono soli con i loro demoni dicono: “Noi siamo con voi, non facciamo altro che prenderci gioco [di loro]”
15. Allah si prende gioco di loro e lascia loro del tempo affinché, erranti e ciechi, rimangano nel loro stato di ribellione.
16. Essi sono quelli che hanno acquistato il traviamento al prezzo della retta guida, quindi il loro affare non ha dato profitto; essi non hanno mai seguito la retta via.
I sopraccitati versetti costituiscono una breve e significativa presentazione dei cosiddetti munàfiqin [ipocriti]. L’Islam, fin dalla sua nascita, è sempre stato minacciato da un gruppo di persone che non hanno né la devozione e la forza necessarie per accettare la religione islamica né il potere e il coraggio di manifestare la propria miscredenza.
Nei primi anni dell’avvento dell’Islam, i munafiqin, infiltrandosi tra i musulmani, minacciavano seriamente la religione islamica e suoi fedeli. Essi, assomigliando esteriormente ai musulmani, erano difficilmente riconoscibili dalla gente. È per questo che il sacro Corano li presenta alla gente dando i loro precisi segni di riconoscimento, svelando alla gente, di tutti i luoghi e di tutte le ere, la loro vera identità.
Il primo dei sopraccitati versetti parla del nifàq [ipocrisia]: “Tra la gente taluni dicono: ‘Abbiamo prestato fede in Allah e nel Giorno Ultimo’, mentre invece non sono credenti”
Essi considerano questo loro comportamento un’astuzia, una straordinaria tattica per ingannare Dio e i credenti: “Pensano di ingannare Allah e coloro che hanno prestato fede, mentre invece non ingannano che sé stessi e non capiscono”
Essi, deviando dalla retta via, passano un’intera vita nell’ignoranza e nel traviamento. Essi sprecano tutte le loro forze e le loro potenzialità, e non ottengono altro che rovina, infamia e dannazione.
Il sacro Corano, nel versetto successivo, considera la nifàq come un morbo. In effetti, la persona sana ha, per cosí dire, un solo volto; in essa esiste completa armonia tra corpo e spirito: se è credente, tutto il suo essere manifesta la sua fede, e se è miscredente e deviato, lo è interiormente ed esteriormente.
La nifàq è invece completa antitesi tra esteriorità e interiorità, tra corpo e spirito. Ecco perché il glorioso Corano afferma con assoluta decisione: “Nei loro cuori v’è un morbo…”
Nel creato, ogni essere che intraprende una via e si procura i mezzi per seguirla, continua a proseguire su di essa. In altre parole, l’addensamento di atti e pensieri su una determinata via, rendono i passi dell’uomo piú saldi su di essa. A tal proposito il nobile Corano dice: “Che Iddio aumenti allora il loro male!”.
Dal momento che l’arma principale dei munàfiqin è la menzogna, che essi usano per giustificare le contraddizioni della loro vile esistenza, il sacro Verbo di Allah conclude il versetto dicendo: “Un doloroso castigo li attende per le menzogne che dicevano”
Il santo Corano prosegue poi mettendo in evidenza gli attributi di questi vili individui, citando come prima cosa la loro assurda pretesa di essere dei riformatori, mentre è a tutti noto che essi non sono altro che dei corruttori: “E quando si dice loro: ‘Non create corruzione sulla terra’, dicono: ‘Invero noi siamo dei riformatori’. Badate! In verità essi sono i corruttori, però non comprendono”
La loro perseveranza su questa via li ha portati gradualmente a credere che sono veramente dei riformatori, e che quello che fanno è realmente utile a correggere e riformare l’umanità. Questo è conforme a quanto abbiamo già detto in precedenza: se il peccato supera una determinata soglia, l’essere umano perde la capacità di comprensione e discernimento della verità.
Un altro attributo dei munàfiqin è che essi si considerano intelligenti e perspicaci, e considerano invece i credenti stolti, ingenui e creduli: “E quando si dice loro: ‘Credete come ha creduto la gente’, dicono: ‘Dovremmo forse credere come credono gli stolti?!’…”
Ecco come gli empi munàfiqin offendono i sinceri e retti credenti, che, vedendo i chiari segni del Sommo Vero nell’invito e negli insegnamenti del santo Profeta dell’Islam, si sono sottomessi alla verità. Essi considerano la fede dei credenti stoltezza e ingenuità, e il proprio nifàq astuzia e intelligenza.
Ma il sacro Corano difende i credenti dicendo: “Badate bene! In verità loro, loro sono gli stolti, però non [lo] sanno”. Non è forse stoltezza non definire, non dichiarare la propria posizione e fingersi seguaci di questa o quella religione, di questo o quel gruppo? Non è forse stoltezza nascondersi un’intera vita dietro una maschera di ipocrisia e falsità? È forse astuzia impiegare le proprie forze e capacità contro la verità, contro l’umanità, contro la gente innocente, e considerarsi pure saggi e intelligenti?
Il terzo attributo citato dai sopraccitati versetti a proposito dei munàfiqin è la loro empia abitudine di mimetizzarsi, di adeguarsi all’ambiente in cui si vive, cambiando idee e atteggiamenti secondo l’opportunità: “E quando incontrano coloro che hanno prestato fede dicono: ‘Abbiamo prestato fede’, e quando sono soli con i loro demoni dicono: ‘Noi siamo con voi, non facciamo altro che prenderci gioco [di loro]’”
A questo punto, dopo aver messo in luce l’assoluta empietà dei munàfiqin, il sacro Corano li attacca duramente e ci fa conoscere la loro vera identità: “Allah si prende gioco di loro e lascia loro del tempo affinché, erranti e ciechi, rimangano nel loro stato di ribellione”
L’ultimo versetto annuncia il destino ultimo di questo gruppo. Essi, in realtà, hanno consumato il loro piú prezioso bene, la propria vita, per ottenere ciò che li rovinerà per sempre: “Essi sono quelli che hanno acquistato il traviamento al prezzo della retta guida…”
Certo, questo affare non solo non ha dato loro alcun profitto, ma li ha deviati per sempre dal retto sentiero, dal sentiero che poteva assicurare loro l’eterna beatitudine: “…quindi il loro affare non ha dato profitto; essi non hanno mai seguito la retta via”
Quando in una società nasce un movimento positivo basato sulla verità e sulla giustizia, è naturale che i profitti e gli interessi della gente empia, ingiusta e disonesta cadano in serio pericolo. Essi, per salvare questi interessi, cominciano subito la loro propaganda contro le forze che li contrastano. Scherniscono e offendono tutte le cose e le persone a loro contrarie, e poi, con pressioni militari, politiche ed economiche, creando disordini sociali, cercano di soffocare ogni tentativo di riforma. Quando però si vedono impotenti di ostacolare il movimento di rinascita, alcuni di loro intraprendono una tattica diversa: si arrendono all’apparenza, ma continuano a tramare di nascosto, dietro a una maschera di ipocrisia e falsità.
Munàfiq deriva da nafaq, termine che (in lingua araba) indica i canali sotterranei che vengono scavati per fuggire o per nascondere qualcosa. Ecco perché questi vili, empi e falsi esseri sono chiamati munàfiq.
I munàfiqin sono i piú pericolosi nemici della società, poiché essi non sono riconoscibili, si confondono e si mimetizzano con assoluta abilità tra la gente. Essi si infiltrano tra i probi e a volte riescono addirittura a conquistare importanti posizioni, a diventare assai influenti nella società.
L’Islam è stato sempre minacciato da questo pericoloso gruppo. Quando il santo Profeta dell’Islam non era ancora emigrato dalla Mecca a Medina, i musulmani non avevano ancora formato un governo. Tuttavia, dopo l’ingresso del Messaggero d’Allah nella città di Medina, furono gettate le prime basi del governo islamico, e dopo la vittoriosa battaglia di Badr, nacque un piccolo ma promettente governo islamico.
Da quel momento gli interessi di un gran numero dei potenti della città di Medina – soprattutto dei giudei, che in quel periodo erano molto rispettati dagli Arabi – caddero in pericolo. In quel periodo i giudei venivano rispettati per il fatto che appartenevano alla gente del Libro, erano persone relativamente istruite ed economicamente potenti; erano gli stessi che per anni avevano annunciato l’avvento del Profeta dell’Islam.
A Medina c’erano anche altre persone che pretendevano al potere, ma l’emigrazione del santo Profeta in questa città rovinò tutti i loro piani. I piú violenti e fanatici di loro, e i loro disonesti sostenitori, videro che le masse prestavano rapidamente fede al santo Profeta; questo valeva anche per i loro parenti. Iniziarono allora a combattere il sommo Profeta, ma alla fine, dopo un periodo di resistenza, si videro costretti ad accettare la religione del profeta Muhammad (S). Infatti, la guerra, oltre ad arrecare loro ingenti danni economici, minacciava seriamente la loro vita, contando pure che gli Arabi conducevano una vita sostanzialmente tribale, e che la maggior parte di loro si era divisa dalle proprie tribú.
In base a ciò, questi empi presero una terza via, che non era né quella della vera fede né quella della miscredenza dichiarata: fingersi musulmani e, di nascosto, tramare contro la sacra religione islamica.
Riepilogando, possiamo dire che, di solito, la comparsa del nifàq in una società è causata da due fondamentali fattori: l’instaurazione di un regime forte e giusto, e l’esistenza di un gruppo di persone che non hanno il potere di combattere apertamente e direttamente questo regime.
Senza dubbio il nifàq non è un fenomeno limitabile al periodo del santo Profeta. In ogni società giusta esiste un gruppo di munàfiq. Il sacro Corano e le tradizioni del santo Profeta e degli infallibili Imam (A) ci forniscono, in modo preciso e inequivocabile, dei chiari segni di riconoscimento per individuare i munàfiqin nella società islamica. Citiamo di seguito alcuni di questi segni.
Questi sono alcuni dei turpi attributi di questi empi individui, ai quali il sacro Corano riserva le sue piú tremende invettive. In questo sacro libro esiste un’intera sura dedicata a questi vili esseri, la Sura dei Munafiqun.
Anche le tradizioni del santo Profeta e dei nobili Imam (A) parlano dei munàfiqin. In un hadith del sommo Profeta, narrato dall’imam Sadiq (A), leggiamo: “Ci sono tre attributi che chiunque li possieda è un munàfiq, quand’anche digiuni, preghi e si pensi che esso sia un musulmano: tradisca quando ci si fida di lui, menta quando racconta [qualcosa], manchi alla promessa data”[92]
Il santo imam Alí (A), riguardo ai munàfiqin, disse: “O servi di Dio, vi raccomando di essere timorati di Dio e di astenervi dal peccato. Guardatevi dai munàfiqin. Essi sono traviati e traviano. Essi errano e portano gli altri a errare. Assumono diversi colori, si manifestano sotto molteplici aspetti e lingue, e si servono di ogni mezzo per ingannarvi e sconfiggervi. Sono sempre in agguato per farvi cadere in ogni [loro] trappola. Sono brutti dentro e belli fuori. Tramano interiormente per ingannare la gente. Si muovono sulle vie secondarie, e le loro parole sono all’apparenza salutari, mentre i loro atti sono un male incurabile. Sono invidiosi del benessere e della tranquillità della gente; se qualcuno viene colpito da una disgrazia, essi gioiscono. Fanno perdere la speranza a coloro che sperano. Seminano dappertutto qualcosa. Entrano in ogni cuore e hanno una lacrima per ogni disgrazia. Si prestano lodi a vicenda, e attendono di ricevere una ricompensa. Se vogliono una cosa insistono. Se biasimano offendono”[93]
ãóËóáõåõãú ßóãóËóáö ÇáøóÐöí ÇÓúÊóæúÞóÏó äóÇÑÇð Ýóáóãøó ÃóÖóÂÁóÊú ãóÇ Íóæúáóåõ ÐóåóÈó Çááøåõ ÈöäõæÑöåöãú æóÊóÑóßóåõãú Ýöí ÙõáõãóÇÊò áÇóíõÈúÕöÑõæäó ﴿17﴾ Õõãøñ Èõßúãñ Úõãúíñ Ýóåõãú áÇóíóÑúÌöÚõæäó ﴿18﴾ Ãóæú ßóÕóíøöÈò ãöäó ÇáÓøóãÂÁö Ýöíåö ÙõáõãóÇÊñ æóÑóÚúÏñ æóÈóÑúÞñ íóÌúÚóáõæäó ÃóÕóÇÈöÚóåõãú Ýöí ÁÇÐóÇäöåöãú ãöäó ÇáÕøóæóÇÚöÞö ÍóÐóÑó ÇáúãóæúÊö æóÇááøåõ ãõÍöíØñ ÈöÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿19﴾ íóßóÇÏõ ÇáúÈóÑúÞõ íóÎúØóÝõ ÃóÈúÕóÇÑóåõãú ßõáøóãó ÃóÖóÂÁó áóåõãú ãóÔóæúÇ Ýöíåö æóÅöÐóÇ ÃóÙúáóãó Úóáóíúåöãú ÞóÇãõæÇ æóáóæú ÔóÂÁó Çááøåõ áóÐóåóÈó ÈöÓóãúÚöåöã úæóÃóÈúÕóÇÑöåöãú Åöäøó Çááøåó Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ﴿20﴾
17. Il loro caso è simile a quello di coloro che accendono un fuoco [per trovare nel buio il proprio sentiero] e quando [questo fuoco] illumina i dintorni, Allah porta via la loro luce e li lascia in tenebre nelle quali nulla vedono.
18. [Essi sono] sordi, muti e ciechi[94] e non desistono [dall’errore].
19. Il loro caso è anche simile a quello di [coloro che si trovano in] una forte pioggia, in cui regnano le tenebre e vi sono tuoni e lampi, e che per paura di morire [colpiti] dalle saette si infilano le dita nelle orecchie. E Allah circonda i miscredenti [senza lasciare loro alcuno scampo].
20. La luce dei lampi quasi rapisce la loro vista; ogni volta che li illumina camminano sotto di essa, quando invece fa buio su di loro si fermano. E se Allah volesse potrebbe, senza ombra di dubbio, togliere loro la vista e l’udito, poiché, in verità, Allah è onnipotente.
Dopo aver esposto gli attributi dei munàfiqin, il sacro Corano fa due significativi esempi al fine di descriverli meglio.
Il primo esempio dice: “Il loro caso è simile a quello di coloro che accendono un fuoco [per trovare nel buio il proprio sentiero] e quando [questo fuoco] illumina i dintorni, Allah porta via la loro luce e li lascia in tenebre nelle quali nulla vedono. [Essi sono] sordi, muti e ciechi e non desistono [dall’errore]”
Il Signore Eccelso in questi nobili versetti, descrivendo la vera natura dei munafiqin, rivela al Suo Messaggero che essi hanno completamente perso ogni capacità di comprensione interiore, hanno distrutto le proprie capacità umane di conoscenza della verità: sordi, muti, ciechi, completamente traviati!
Il secondo esempio li descrive in modo diverso. Parla di una notte buia, tenebrosa, che incute paura, piena di pericoli. La pioggia scende impetuosa, d’un tratto all’orizzonte appare un abbagliante lampo, e l’atmosfera viene riempita da un terribile tuono. Alcuni viandanti, smarriti e storditi, vagano disperati nel mezzo di questa desolata e travagliata piana. La pioggia ha inzuppato i loro abiti. Non v’è alcun rifugio in cui possano trovare un po’ di pace né le tenebre permettono loro di proseguire il viaggio. “Il loro caso è anche simile a quello di [coloro che si trovano in] una forte pioggia, in cui regnano le tenebre e vi sono tuoni e lampi…”
Essi hanno paura di perdere la vita, ogni lampo, ogni tuono scuote tutto il loro essere e annuncia la loro triste fine: “…per paura di morire [colpiti] dalle saette si infilano le dita nelle orecchie”
Ma essi non possono sfuggire al proprio destino: “E Allah circonda i miscredenti [senza lasciare loro alcuno scampo]”
I lampi, uno dopo l’altro, illuminano il tenebroso cielo e abbagliano questi disperati viandanti: “La luce dei lampi quasi rapisce la loro vista…”
Nonostante ciò, sfruttano la breve luce creata dai lampi per continuare il loro viaggio: “…ogni volta che li illumina camminano sotto di essa, quando invece fa buio su di loro si fermano…”
Essi si vedono continuamente minacciati dai lampi, in questa deserta piana non esiste nulla che possa proteggerli, non esistono montagne né alberi che possano attirare verso di sé i terribili fulmini. Potrebbero essere colpiti e uccisi in ogni momento. I tremendi tuoni e fulmini potrebbero addirittura privarli per sempre dell’udito e della vista. Certo, se Dio volesse potrebbe privarli dell’udito e della vista: “…E se Allah volesse potrebbe, senza ombra di dubbio, togliere loro la vista e l’udito, poiché, in verità, Allah è onnipotente”
All’epoca del santo Profeta, il fulmineo sviluppo dell’Islam accecò gli occhi degli empi. I versetti coranici che palesavano i loro loschi affari, erano come saette che si scagliavano sulle loro teste. Essi erano costantemente terrorizzati dal pensiero della rivelazione di nuovi versetti contro di loro. A tal proposito il sacro Corano dice: “I munàfiqin temono che venga rivelata una sura contro di loro, che denunci ciò che essi hanno nei loro cuori. Di’: ‘Schernite pure! In verità, Allah manifesterà ciò di cui avete paura’”
I munàfiqin avevano anche paura che Dio, dopo aver svelato la loro vera identità, proclamasse loro guerra, e scagliasse contro di loro la potente comunità islamica: “Se i munàfiqin e coloro che hanno un morbo nel cuore, e coloro che spargono menzogne per la città, non smettono, Noi ti faremo sicuramente insorgere contro di loro, affinché essi non possano piú vivere vicino a voi in essa, se non per poco. [Essi sono i] maledetti. Ovunque saranno trovati, dovranno essere presi e inesorabilmente uccisi”[95]
In una tradizione del santo Profeta, narrata dal sesto Imam, leggiamo: “O Alí, il credente ha tre segni di riconoscimento: la preghiera, il digiuno e la zakàh. Anche il munàfiq ha tre segni di riconoscimento: quando parla, mente; quando promette, manca alla promessa data; quando ci si fida di lui, tradisce”[96]
íó ÃóíøõåóÇ ÇáäøóÇÓõ ÇÚúÈõÏõæÇ ÑóÈøóßõãõ ÇáøóÐöí ÎóáóÞóßõãú æóÇáøóÐöíäó ãöäú ÞóÈúáößõãú áóÚóáøóßõãú ÊóÊøóÞõæäó ﴿21﴾ ÇáøóÐöí ÌóÚóáó áóßõãõ ÇáÃóÑúÖó ÝöÑóÇÔÇð æóÇáúÓøóãóÂÁó ÈöäóÂÁð æóÃóäúÒóáó ãöäó ÇáúÓøóãóÂÁö ãóÇÁð ÝóÇóÎúÑóÌó Èöåö ãöäó ÇáËøóÜãóÑóÇÊö ÑöÒúÞÇð áßõãú ÝóáÇó ÊóÌúÚóáõæÇ áöáøåö ÃóäúÏóÇÏÇð æóÃóäúÊõãú ÊóÚúáóãõæäó ﴿22﴾
21. O gente, adorate il vostro Signore Che ha creato voi e coloro [che vissero] prima di voi, a che possiate divenire timorati di Allah;
22. il Quale ha fatto per voi della terra un giaciglio e del cielo una costruzione [un elevato tetto]; ha fatto discendere dal cielo acqua con la quale ha estratto, dai frutti [della terra], un nutrimento per voi. Non attribuite allora eguali ad Allah quando voi [ben] sapete [che Egli non ha pari]