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COMMENTO

Il fattore che determina la diffusione del messaggio dei profeti, è che esso è perfettamente conforme alla verità, e non la minaccia né l’adescamento.

La gente del Libro, e persino i politeisti, attendevano l’avvento di un nunzio divino, ebbene, ora il Signore Eccelso ha inviato colui che tanto hanno atteso, ed è dunque il momento di dimostrare la propria sincerità, e prestargli fede. Essi devono dunque diventare credenti, e sapere che la fede è solo a loro vantaggio, poiché Iddio è assolutamente autosufficiente, non ha bisogno di niente  e di nessuno, non ha bisogno della nostra fede, e non viene minimamente danneggiato dalla nostra miscredenza.

VERSETTO 171

íó Ãóåúáó ÇáúßöÊóÇÈö áÇó ÊóÛúáõæÇ Ýöí Ïöíäößõãú æóáÇ ÊóÞõæáõæÇ Úóáóì Çááøóåö ÅöáÇøó ÇáúÍóÞøó ÅöäøóãóÇ ÇáúãóÓöíÍõ ÚöíÓóì ÇÈúäõ  ãóÑúíóãó ÑóÓõæáõ Çááøóåö æóßóáöãóÊõåõ ÃóáúÞóÇåó Åöáóì ãóÑúíóãó æóÑõæÍñ ãöäúåõ ÝóÇóãöäõæÇ ÈöÇááøóåö æóÑõÓõáöåö æóáÇó ÊóÞõæáõæÇ ËóáÇóËóÉñ ÇäúÊóåõæÇ ÎóíúÑÇð áóßõãú ÅöäøóãóÇ Çááøóåõ Åöáóåñ æóÇÍöÏñ ÓõÈúÍóÇäóåõ Ãóä íóßõæäó áóåõ æóáóÏñ áóåõ ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóßóÝóì ÈöÇááøóåö æóßöíáÇð ﴿171﴾

171.  O Gente del Libro, non eccedete nella vostra religione, e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia, Gesù, figlio di Maria, non è altro che messaggero di Allah, un Suo verbo che Egli ispirò a Maria, uno spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Allah e nei Suoi messaggeri, e non dite “Tre”, smettete, che è meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Egli è puro ed immune dall’avere un figlio. E appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. E basta Allah come wakîl.

COMMENTO

In questo versetto, e in quello successivo, il sacro Corano parla di una delle maggiori deviazioni del mondo cristiano, la trinità, ammonendoli con una frase concisa ed efficace.

Prima li avverte dicendo: “O Gente del Libro, non eccedete nella vostra religione, e non dite su Allah altro che la verità”

La questione del “ġuluww”, e cioè dell’eccedere in materia di fede, prendendo ad esempio un profeta come divinità, è una delle principali cause del traviamento dei seguaci delle religioni rivelate. È per questo che l’Islam è assai severo nel punire coloro che eccedono nella loro fede, e nelle opere di diritto islamico e di teologia islamica, questi individui sono stati considerati i peggiori miscredenti.

Poi il sacro Corano espone diversi argomenti per confutare la trinità.

1.      “Il Messia, Gesù, figlio di Maria”. Con questa espressione, il sacro Verbo di Allah ricorda che il santo Messia era un essere umano, partorito da una madre, come tutti gli altri esseri umani. Fu allattato e cresciuto dalla santa Maria; egli possedeva tutti gli attributi dell’essere umano. Come poteva dunque avere natura divina?

2.      “Non è altro che messaggero di Allah”. Anche questa sua caratteristica è in netto contrasto con la divinità.

3.      “Un Suo verbo che Egli ispirò a Maria”. Questa espressione vuole dire che Gesù è stato creato da Dio, è una Sua creatura. Può forse avere una creatura natura divina?

4.      “Uno spirito da Lui [proveniente]”. Questa espressione, usata dal sacro Corano anche a proposito della creazione di Adamo, e, in un certo senso, di quella di tutti gli altri esseri umani, mette in evidenza la maestà di quello spirito creato da Allah, e insufflato nell’essere di ogni uomo.

Poi aggiunge: «Credete dunque in Allah e nei Suoi messaggeri, e non dite “Tre”, smettete, che è meglio per voi», e ribadisce un’altra volta: “Invero Allah è un dio unico”

Voi ammettete che Dio è allo stesso tempo unico e triplice, ebbene, se Egli avesse un figlio, questo sarebbe simile a Lui, e ciò è in antitesi con il concetto di unicità divina. Com’è possibile che Iddio abbia un figlio, dal momento che Egli è assolutamente autosufficiente, e non ha dunque alcun bisogno di avere moglie e figli?

Inoltre: “Appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra”. Tutto ciò che è nei cieli e sulla terra, è stato creato da Lui, anche il Messia è una Sua creatura!

VERSETTO 172

áóä íóÓúÊóäßöÝó ÇáúãóÓöíÍõ Ãóä íóßõæäó ÚóÈúÏÇð áöáøóåö æóáÇó ÇáúãóáÂóÆößóÉõ ÇáúãõÞóÑøóÈõæäó æóãóä íóÓúÊóäúßöÝú Úóäú ÚöÈóÇÏóÊöåö æóíóÓúÊóßúÈöÑú ÝóÓóíóÍúÔõÑõåõãú Åöáóíúåö ÌóãöíÚÇð ﴿172﴾

172.  Il Messia e gli angeli favoriti non disdegneranno mai di essere servi di Allah. E coloro che disdegnano di adorarLo e s’insuperbiscono, ebbene, Egli li adunerà a sé, tutti!

COMMENTO

Gesù si considera servo di Allah, perché voi lo considerate figlio di Dio? Chi adora non può essere adorato! A tal proposito, l’ottavo Imam disse a un dotto cristiano: “Tutto in Gesù era buono, eccetto il fatto che non adorava Iddio”. Il dotto cristiano si offese, e disse: “Gesù prestava il maggior culto al Signore”, allora l’Imam chiese: “Chi adorava?”, e il dotto tacque, poiché comprese che l’Imam con quella domanda voleva fargli capire la seguente verità: chi adora non può essere adorato!

Tutti gli angeli divini adorano Iddio, compreso lo Spirito Santo, perché dunque considerate questo santo angelo, una delle divinità della trinità.

La causa che porta l’uomo a rifiutarsi di adorare Allah, è la superbia, che è invero una grossa minaccia per lui.

Ebbene, Gesù e gli angeli divini adorano unicamente il Signore, perché dunque i seguaci di questo nobile nunzio divino si ostinano a adorare una trinità?

In ogni caso, tutti noi ritorniamo al nostro Signore, e dobbiamo perciò temere il Giudizio Universale, e mettere da parte la superbia.

VERSETTO 173

ÝóÇóãøóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ÝóíõæóÝøöíåöãú ÇõÌõæÑóåõãú æóíóÒöíÏõåõãú ãöä ÝóÖúáöåö æóÃóãøóÇ ÇáøóÐöíäó ÇÓúÊóäßóÝõæÇ æóÇÓúÊóßúÈóÑõæÇÝóíõÚóÐøöÈõåõãú ÚóÐóÇÈÇð ÃóáöíãÇð æóáÇó íóÌöÏõæäó áóåõã ãöä Ïõæäö Çááøóåö æóáöíøÇð æóáÇ äóÕöíÑÇð ﴿173﴾

173.  Coloro invece che hanno prestato fede ed eseguito le buone azioni, ebbene, a loro [Allah] darà per intero la propria ricompensa, e li accrescerà della Sua grazia. Ma quelli che disdegnano e s’insuperbiscono, ebbene, [Allah] li punirà con un doloroso castigo, e non troveranno, all’infuori di Allah, nessun amico né alleato alcuno.

COMMENTO

Solo la fede e le rette azioni sono in grado di salvare l’uomo dalla perdizione. La fede precede la pratica, e nessuno di questi due imprescindibili elementi è in grado da solo di donare la beatitudine all’uomo. Senza fede e retta pratica, non è inoltre possibile giovarsi dell’intercessione dei profeti.

VERSETTO 174

íó ÃóíøõåóÇ ÇáäøóÇÓõ ÞóÏú ÌóÂÁóßõã ÈõÑúåóÇäñ ãöä ÑóÈøößõãú æóÃóäúÒóáúäó Åöáóíúßõãú äõæÑÇð ãõÈöíäÇð ﴿174﴾

174.  O uomini, v’è giunta una prova da parte del vostro Signore. E abbiamo fatto discendere su di voi una chiara luce.

COMMENTO

Secondo quanto affermano le tradizioni islamiche, la prova della quale parla il versetto in esame, è il sommo Profeta dell’Islam, e la “chiara luce” è il sacro Corano.[437]

Certo, il nobile Profeta è la somma prova dell’Islam, una religione sublime e perfetta, portata da un uomo che non ha mai ricevuto alcuna istruzione, ma al quale è stata donata dal Signore Eccelso la somma sapienza.

OSSERVAZIONI

1.       L’Islam si rivolge a tutta l’umanità, a tutte le generazioni, a tutte le epoche, il suo messaggio è universale!

2.       Il sacro Corano, è argomento, guida e luce.

3.       L’invio della Prova e della Chiara Luce, è un effetto della divinità del Signore Sublime.

VERSETTO 175

ÝóÇóãøóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÈöÇááøóåö æóÇÚúÊóÕóãõæÇ Èöåö ÝóÓóíõÏúÎöáõåõãú Ýöí ÑóÍúãóÉò ãöäúåõ æóÝóÖúáò  æóíóåúÏöíåöãú Åöáóíúåö ÕöÑóÇØÇð ãõÓúÊóÞöíãÇð ﴿175﴾

175.  Ma coloro che hanno creduto in Allah e si sono aggrappati a Lui, ebbene, presto [Allah] li farà entrare in misericordia da Lui proveniente e in grazia, e li guiderà a Sé per una retta via.

COMMENTO

È possibile che quando il sacro Corano dice di “aggrapparsi ad Allah”, intenda ordinare di seguire le vere e somme Guide divine, e ubbidire ai loro ordini.

Nei due versetti precedenti, il sacro Corano ha indicato la fede e le rette azioni come mezzi a disposizione dell’uomo per raggiungere l’eterna beatitudine e salvarsi dalla perdizione. In questo versetto, a proposito dei mezzi che sono in grado di salvare e rendere eternamente beato l’uomo, afferma: “Ma coloro che hanno creduto in Allah e si sono aggrappati a Lui, ebbene, presto [Allah] li farà entrare in misericordia da Lui proveniente e in grazia, e li guiderà a Sé per una retta via”. Questo dimostra che credere e aggrapparsi a Dio, non significa altro che credere e compiere le rette azioni.

Perciò, la retta via, non è altro che la via che conduce l’uomo al Signore Altissimo. Alcune tradizioni islamiche affermano che la “retta via” non è altro che il sommo Imam, il nobile Principe dei Credenti, e l’Ahlu-l-bayt (pace su di loro)[438]

VERSETTO 176

íóÓúÊóÝúÊõæäóßó Þõáö Çááøóåõ íõÝúÊöíßõãú Ýöí ÇáúßóáÇóáóÉö Åöäö ÇãúÑõÄñÇú åóáóßó áóíúÓó áóåõ æóáóÏñ æóáóåõ ÇõÎúÊñ ÝóáóåóÇ äöÕúÝõ ãóÇ ÊóÑóßó æóåõæó íóÑöËõåó Åöä áóãú íóßõä áóåóÇ æóáóÏñ ÝÅöä ßóÇäóÊóÇ ÇËúäóÊóíúäö ÝóáóåõãóÇ ÇáËøõáõËóÇäö ãöãøóÇ ÊóÑóßó æóÅöä ßóÇäõæÇ ÅöÎúæóÉð ÑöÌóÇáÇð æóäöÓóÂÁð ÝóáöáúÐøóßóÑö ãöËúáõ ÍóÙøö ÇáÃõäúËóíóíúäö íõÈóíøöäõ Çááøóåõ áóßõãú Ãóä ÊóÖöáøõæÇ æóÇááøóåõ Èößõáøö ÔóíúÁò Úóáöíãñ ﴿176﴾

176.  Ti chiederanno una fatwâ. Di’: “Allah vi dà una fatwâ a proposito dei kalâlaħ [coloro che ereditano quando il defunto non ha né figli né genitori]. Se un uomo muore senza lasciare figli ma ha una sorella, ad essa toccherà la metà di ciò che egli ha lasciato, mentre egli erediterebbe da lei [tutto quanto] se ella non avesse figli. Ebbene, se ci sono due sorelle, avranno i due terzi di quello che lascia, e se ci sono fratelli e sorelle, ebbene, al maschio la parte di due femmine”. Allah vi espone chiaramente [i Suoi precetti] affinché non erriate. E Allah è onnisciente.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Jâbir Bin ºAbdi-l-lâh Al’anşâriyy narra la seguente tradizione islamica: «Ero gravemente malato, e il sommo Profeta venne a farmi visita. Egli eseguì un’abluzione, e sparse su di me l’acqua della sua abluzione. Io, che già pensavo alla morte, dissi al sommo Profeta: “Gli unici miei eredi sono solo le mie sorelle. In che modo dovranno spartirsi l’eredità?”. Fu allora rivelato il versetto, e determinò la parte di eredità loro spettante»

Alcuni sono dell’idea che questo sia l’ultimo versetto coranico rivelato al Profeta a proposito dei sacri precetti islamici.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano determina la parte di eredità spettante ai cosiddetti kalâlaħ, che non sono altro coloro che ereditano quando il defunto non ha né figli né genitori. Il versetto si apre dicendo: «Ti chiederanno una fatwâ. Di’: “Allah vi dà una fatwâ a proposito dei kalâlaħ». Ricordiamo che nel dodicesimo versetto della sura in esame, il sacro Corano tratta un argomento analogo a quello trattato in questa sura: l’eredità che spetta ai fratelli e alle sorelle del defunto.

Poi il versetto espone i seguenti precetti riguardo all’eredità dei kalâlaħ.

1.      “Se un uomo muore senza lasciare figli ma ha una sorella, ad essa toccherà la metà di ciò che egli ha lasciato…”

2.      “…mentre egli erediterebbe da lei [tutto quanto] se ella non avesse figli”

3.      “Ebbene, se ci sono due sorelle, avranno i due terzi di quello che lascia…”

4.      “…e se ci sono fratelli e sorelle, ebbene, al maschio la parte di due femmine”

Il versetto si conclude ricordando: “Allah vi espone chiaramente [i Suoi precetti] affinché non erriate. E Allah è onnisciente”

Concludiamo il commento di questa sacra sura, facendo notare che essa inizia e finisce trattando questioni riguardanti la famiglia.

LA SURA «AL-MÃ’IDAĦ» (LA MENSA)

La sura “Al-mã’idaħ” fu rivelata uno o due mesi prima della dipartita del sommo Profeta (S), e nessuno dei suoi versetti fu abrogato. Questa sura è stata chiamata “Al-mã’idaħ”, “La Mensa”, perché ricorda, nel suo centoquattordicesimo versetto, la celebre preghiera dal santo profeta Gesù (A), che, su richiesta degli Apostoli, chiese al Signore Eccelso un cibo celeste. “Mã’idaħ” denota il piatto nel quale v’è del cibo.

In questa sura, che è composta di centoventi versetti, l’espressione “o voi che avete prestato fede” compare un numero di volte maggiore rispetto alle altre sure del sacro Corano. Ad esempio, nella sura Al-baqaraħ, che è la più lunga del sacro Corano, questa espressione compare undici volte, mentre nella sura in esame compare sedici volte.

Questa sura tratta varie questioni, fra le quali la wilâyaħ e la guida islamica, la confutazione della trinità, il rispetto delle promesse e dei patti, l’equa testimonianza, il divieto dell’omicidio, le norme riguardanti i cibi, l’abluzione rituale, il tayammum e la giustizia sociale.

Questa sura è l’ultima sura ad essere stata rivelata, e si apre ricordando ai credenti il rispetto dei contratti e dei patti.

VERSETTO 1

í ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÃóæúÝõæÇ ÈöÇáúÚõÞõæÏö ÇõÍöáøóÊú áóßõãú ÈóåöíãóÉõ ÇáÃóäúÚóÇãö ÅöáÇøó ãóÇ íõÊúáóì Úóáóíúßõãú ÛóíúÑó ãõÍöáøí ÇáÕøóíúÏö  æóÃóäúÊõãú ÍõÑõãñ Åöäøó Çááøåó íóÍúßõãõ ãóÇ íõÑöíÏõ ﴿1﴾

1. O voi che credete, rispettate gli ºuqûd[439]. Vi sono permessi gli animali dei bestiami, eccetto quello che vi sarà recitato, senza [però] che consideriate lecita la caccia mentre siete hurum[440]. In verità, Allah decreta ciò che vuole.

COMMENTO

I mussulmani devono rispettare ogni patto e contratto da loro stretto con chicchessia, siano questi patti e contratti orali o scritti, qualsiasi sia la loro natura (politica, economica, sociale, familiare), siano essi stretti con i potenti o con i deboli, con gli amici o con i nemici (persino con i politeisti e i perversi), con Dio o con la gente, con l’individuo o con la società, con i piccoli o con i grandi, con i paesi vicini o con quelli lontani.

Inoltre, se la violazione dei patti e l’ingiustizia privano l’uomo dei doni e della grazia del Signore Eccelso (come c’è stato insegnato dalla Sura delle Donne), il rispetto dei patti fa sì che l’uomo possa giovarsi della grazia divina.

È necessario sapere che i libri celesti rivelati sono patti divini, e non bisogna assolutamente violarli: l’Antico Patto (Testamento), la Torà, il Nuovo Patto (Testamento), il Vangelo, e l’Ultimo Patto (Testamento), il sacro Corano. A tal proposito, in una tradizione dell’imam Şâdiq (A), leggiamo: “Il Corano è il patto di Allah con le Sue creature”[441]

In ogni caso, la fede è il fondamento del rispetto dei patti. In una tradizione del sommo Profeta (S) leggiamo: “Non ha fede chi non rispetta i patti”[442]

Violando i patti si mette in pericolo la società, si distrugge la fiducia pubblica, e si getta la società nell’anarchia.

Poi, il sacro Corano, dopo aver prescritto ai credenti il rispetto dei patti e dei contratti, che peraltro riguarda anche tutti i precetti e i patti divini, espone una serie di norme islamiche, iniziando dalla liceità delle carni di alcuni animali: “Vi sono permessi gli animali dei bestiami”. Ma esistono due eccezioni:

1.      “eccetto quello che vi sarà recitato”

2.      “senza [però] che consideriate lecita la caccia mentre siete hurum”

Il versetto si conclude ricordando: “In verità, Allah decreta ciò che vuole”, ed è giusto che sia così, poiché Egli è l’Onnisciente, e a Lui appartengono i cieli e la terra. Egli decreta solo ciò che è giusto e buono, e non vuole altro che il bene delle Sue creature.

VERSETTO 2

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇ ÊõÍöáøõæÇ ÔóÚóÇÆöÑó Çááøåö æóáÇó ÇáÔøóåúÑó ÇáúÍóÑóÇãó æóáÇ ÇáúåóÏúíó æóáÇ ÇáúÞóáÂÆöÏó æóá ÁóÂãøíäó ÇáúÈóíúÊó ÇáúÍóÑóÇãó íóÈúÊóÛõæäó ÝóÖúáÇð ãöä ÑóÈøåöãú æóÑöÖúæóÇäÇð æóÅöÐóÇ ÍóáóáúÊõãú ÝóÇÕúØóÇÏõæÇ æóáÇ íóÌúÑöãóäøóßõãú ÔóäóÇäõ Þóæúãò Çóä ÕóÏøõæßõãú Úóäö ÇáúãóÓúÌöÏö ÇáúÍóÑóÇãö Ãóä ÊóÚúÊóÏõæÇ æóÊóÚóÇæóäõæÇ Úóáóì ÇáúÈöÑø æóÇáÊøóÞúæóì æóáÇ ÊóÚóÇæóäõæÇ Úóáóì ÇáÅöËúãö æóÇáúÚõÏúæóÇäö æóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó Åöäøó Çááøåó ÔóÏöíÏõ ÇáúÚöÞóÇÈö ﴿2﴾

2. O voi che avete prestato fede, non considerate lecito [profanare] i šaºã’ir[443] di Allah, né il mese sacro, né lo hadiy[444], né i qalã’id[445], né quelli che intendono [venire al] la Sacra Casa bramando la grazia [proveniente] dal loro Signore e il [Suo] compiacimento. E quando sarete usciti dallo stato di ihrâm, potrete cacciare [liberamente]. E non vi spinga alla trasgressione l’odio per la gente che vi ha impedito di entrare nella “Al-masjidu-l-Harâm”[446]. Collaborate tra di voi nel bene e nel timor di Dio, e non aiutatevi nel peccato e nel fare ingiustizia [agli altri]. E temete Allah, ché, in verità, Egli è severo nel castigo.

COMMENTO

Questo sacro versetto espone otto importanti precetti divini, fra gli ultimi che furono rivelati al sommo Profeta (S), riguardanti per lo più i riti dello hajj.

1.            Il versetto si apre rivolgendosi ai credenti, e dicendo: “O voi che avete prestato fede, non considerate lecito [profanare] i šaºã’ir di Allah”

2.            Poi ricorda loro che sono tenuti a rispettare i mesi sacri, e ad astenersi dalla guerra in essi: “…né il mese sacro…”

3.            Poi ricorda che è proibito profanare le vittime sacrificali (sia quelle sulle quali v’è un segno di riconoscimento sia le altre), sacrificandole in un luogo e in tempo diverso da quello prescritto: “…né lo hadiy, né i qalã’id…”

4.            Poi ricorda il rispetto per i pellegrini: “…né quelli che intendono [venire al] la Sacra Casa bramando la grazia [proveniente] dal loro Signore e il [Suo] compiacimento”

5.            Quindi ricorda che il divieto di caccia riguarda solo lo stato di ihrâm: “E quando sarete usciti dallo stato di ihrâm, potrete cacciare [liberamente]”

6.            Se alcuni idolatri, prima dell’avvento dell’Islam (nella vicenda di Hudaybiyyaħ), non vi permettevano di eseguire lo hajj, ebbene: «…non vi spinga alla trasgressione l’odio per la gente che vi ha impedito di entrare nella “Al-masjidu-l-Harâm”». Qui il sacro Corano c’insegna un principio generale: il mussulmano non deve mai essere vendicativo.

7.            Poi, per completare il discorso, ordina ai mussulmani di collaborare fra di loro nel compimento del bene, nella virtù e nel timor di Dio, invece di riunire le proprie forze per vendicarsi di coloro che un tempo erano loro nemici, ma che oggi sono loro amici e fratelli di fede: “Collaborate tra di voi nel bene e nel timor di Dio, e non aiutatevi nel peccato e nel fare ingiustizia [agli altri]”. “Birr”, da noi tradotto con “bene”, indica la fede in Dio, nella risurrezione, nei Profeti, nei libri celesti rivelati e negli angeli divini, l’aiuto degli indigenti, il rispetto dei patti, la pazienza e l’aiuto reciproco. Ad esempio, se l’apprendimento delle conoscenze è un esempio di “birr”, è un bene, ebbene le cose che conducono ad esso, che lo realizzano (costruire scuole, biblioteche e laboratori, scrivere e stampare libri, mettere a disposizione mezzi di trasporto, formare insegnanti…) sono tutti esempi di collaborazione nel bene. Esistono molte tradizioni che esortano a collaborare per realizzare il bene, e a soccorrere gli oppressi e i bisognosi, e molte altre che vietano severamente di collaborare nel realizzare il male, e proibiscono di aiutare i tiranni, gli oppressori e gli iniqui. Citiamo di seguito alcune di queste tradizioni. In una tradizione islamica leggiamo: “Prestare aiuto ad un mussulmano vale più di un mese di digiuni supererogatori e di iºtikâf [ritiro spirituale in una moschea]”[447]. L’imam Şâdiq (A) disse: “Chiunque faccia un passo per prestare aiuto [ad un mussulmano], ebbene avrà la stessa ricompensa del mujâhid”[448]. In un’altra tradizione leggiamo: “Chiunque aiuti un iniquo, è iniquo”[449]. Un’altra tradizione dice poi che non è lecito aiutare un iniquo nemmeno nella costruzione di una moschea[450]. È proibito vendere uva a chi la lavora per farne vino, vendere armi agli oppressori, lasciare libertà d’azione ai sobillatori, mettere a disposizione dei tiranni qualsiasi mezzo di trasporto (quand’anche intendano recarsi alla Mecca per lo hajj), rivelare segreti a gente che non è in grado di mantenerli, e sorridere ai peccatori.

8.            Il versetto si conclude ricordando il timor di Dio, e ribadendo in pratica la necessità di osservare i precetti divini: “E temete Allah, ché, in verità, Egli è severo nel castigo”

VERSETTO 3

ÍõÑøãóÊú Úóáóíúßõãõ  ÇáúãóíúÊóÉõ æóÇáÏøóãõ æóáóÍúãõ ÇáúÎöäúÒöíÑö æóãó Çõåöáøó áöÛóíúÑö Çááøåö Èöåö æóÇáúãõäúÎóäöÞóÉõ æóÇáúãóæúÞõæÐóÉõ æóÇáúãõÊóÑóÏøíóÉõ æóÇáäøóØöíÍóÉõ æóãó Ãóßóáó ÇáÓøóÈõÚõ ÅöáÇøó ãóÇ ÐóßøóíúÊõãú æóãóÇ ÐõÈöÍó Úóáóì ÇáäøõÕõÈö æóÃóä ÊóÓúÊóÞúÓöãõæÇ ÈöÇáÃóÒúáÇóãö Ðóáößõãú ÝöÓúÞñ Çáúíóæúãó íóÆöÓó ÇáøóÐöíäó  ßóÝóÑõæÇ ãöä Ïöíäößõãú ÝóáÇ ÊóÎúÔóæúåõãú æóÇÎúÔóæúäö Çáúíóæúãó ÃóßúãóáúÊõ  áóßõãú Ïöíäóßõãú æóÃóÊúãóãúÊõ Úóáóíúßõãú äöÚúãóÊöí æóÑóÖöíÊõ áóßõãõ  ÇáÅöÓúáÇóãó ÏöíäÇð Ýóãóäö ÇÖúØõÑøó Ýöí ãóÎúãóÕóÉò ÛóíúÑó ãõÊóÌóÇäöÝò öáÅöËúãò ÝÅöäøó Çááøåó ÛóÝõæÑñ ÑóÍöíãñ ﴿3﴾

3. V’è stata proibita la bestia morta [senza essere stata macellata secondo il rito islamico], il sangue, la carne di maiale, ciò [la bestia] su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah [al momento d’essere macellata], la bestia soffocata, quella morta per essere stata picchiata, quella morta per essere caduta dall’alto, quella morta per essere stata incornata, quella morta sbranata da una belva, a meno che non l’abbiate sgozzata [prima della morte, secondo il rito della macellazione islamica], e quella che sia stata immolata dinanzi agli idoli. E [vi è stato vietato anche] di dividervi a sorte tra di voi [la carne della bestia] con le frecce. Tutto ciò è trasgressione. Oggi coloro che sono diventati miscredenti disperano della vostra religione [hanno perso le speranze di sconfiggere voi e la vostra religione]. Non temeteli dunque, temete Me! Oggi vi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato su di voi la Mia grazia, e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam. E chi, per fame e senza propendere per il peccato, fosse costretto [a cibarsi delle carni proibite], ebbene, in verità, Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].

COMMENTO

UNDICI DIVIETI

La sura in esame si è aperta ricordando la liceità della carne degli animali dei bestiami, eccetto quello che sarebbe stato proibito in seguito. Il versetto in esame espone queste proibizioni, imponendo in tutto undici divieti.

1.      V’è stata proibita la bestia morta [senza essere stata macellata secondo il rito islamico],

2.      il sangue,

3.      la carne di maiale,

4.      ciò [la bestia] su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah [al momento d’essere macellata],

5.      la bestia soffocata[451],

6.      quella morta per essere stata picchiata[452],

7.      quella morta per essere caduta dall’alto,

8.      quella morta per essere stata incornata,

9.      quella morta sbranata da una belva…

a meno che non l’abbiate sgozzata [prima della morte, secondo il rito della macellazione islamica],

10.  …e quella che sia stata immolata dinanzi agli idoli[453].

11.  E [vi è stato vietato anche] di dividervi a sorte tra di voi [la carne della bestia] con le frecce.

Un altro tipo di carne proibita dal versetto, è quella divisa a sorte con le frecce, nel seguente modo: dieci persone scommettevano fra di loro, compravano una bestia, la sgozzavano, poi prendevano dieci frecce, sette vincenti e tre perdenti, e le mettevano in una speciale sacca, estraevano dunque a sorte, ognuno dei vincenti si prendeva una parte della carne, mentre i perdenti, oltre a non avere nulla della carne, dovevano pagare ciascuno un terzo del prezzo della bestia sgozzata. Queste particolari frecce venivano chiamate “azlâm”.

L’Islam ha vietato questo tipo di carne, non per la carne in sé, ma perché il modo in cui viene ottenuta è illecito; in realtà è carne vinta con un gioco d’azzardo, una lotteria, che sono pratiche vietate dall’Islam.

Alla fine ribadisce i precedenti divieti dicendo: “Tutto ciò è trasgressione”

Da quanto è stato detto in precedenza, e dalle altre fonti islamiche, è possibile dedurre che l’Islam, in merito al consumo della carne, assume una posizione giusta e moderata. L’Islam condanna il metodo degli Arabi dell’era preislamica, che si cibavano delle più immonde cose (lucertole, sangue ecc.), e condanna altresì le abitudini alimentari di alcuni popoli che si cibano della carne di animali quali il cane, il gatto, il maiale… La sacra religione islamica, permette ai suoi seguaci di cibarsi solo di animali puri, che si nutrono di cibi puri.

Il versetto prosegue trattando due importanti argomenti:

1.           Oggi coloro che sono diventati miscredenti disperano della vostra religione [hanno perso le speranze di sconfiggere voi e la vostra religione]. Non temeteli dunque, temete Me!

2.           Oggi vi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato su di voi la Mia grazia, e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam.

Ma di che giorno parla il sacro Corano? In che giorno Iddio ha reso perfetta la religione dei mussulmani? Tutti gli esegeti sciiti affermano nelle loro opere che questi due versetti si riferiscono al giorno di Ġadîr. Ciò è altresì confermato da diverse tradizioni narrate nelle fonti sunnite e sciite. Il giorno di Ġadîr, fu il giorno in cui il sommo Profeta (S) presentò ufficialmente ai mussulmani il Principe dei Credenti, Alì (A), come suo successore alla guida della nazione islamica. Certo, fu in quel giorno che l’Islam raggiunse la sua massima perfezione, e che gli empi e i miscredenti persero ogni speranza di distruggere questa sacra religione, poiché essi pensavano che con la dipartita del sommo Profeta tutto sarebbe ritornato come prima dell’avvento dell’Islam. Quando però videro che il santo Messaggero di Allah presentò come suo successore il più sapiente, timorato, potente e giusto dei suoi seguaci, chiedendo alla gente di giurargli fedeltà, ebbene: “Oggi coloro che sono diventati miscredenti disperano della vostra religione…”

È interessante notare che il sacro Corano nella Sura della Luce (v. 55), afferma: “Allah ha promesso a quelli di voi che hanno prestato fede e compiuto le buone azioni, di farne [Suoi] vicari sulla terra, come già fece [Suoi] vicari quelli che furono prima di loro, e di consolidare per essi la loro religione, che Egli ha scelto per loro, e di dar loro requie dopo la loro paura…”

In questo versetto Iddio Altissimo afferma: “…e di consolidare per essi la loro religione, che Egli ha scelto per loro…”. Ora, considerando che la Sura della Luce è stata rivelata prima della Sura della Mensa, e considerando altresì che nel versetto in esame, Iddio, dice: “Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam”, e che questo versetto è stato rivelato a proposito della wilâyaħ del santo Alì (A), ebbene, possiamo concludere che l’Islam può durare e prosperare solo assieme alla wilâyaħ imamica, che non è altro che la continuazione della wilâyaħ del sommo Profeta, che non è altro che la manifestazione della somma wilâyaħ divina.

È poi possibile trarre un’altra conclusione considerando insieme il versetto della Sura della Luce e quello in esame.

Nel versetto della Sura della Luce, Iddio Sublime promette tre cose ai retti credenti:

1.      … di farne [Suoi] vicari sulla terra…

2.      … di consolidare per loro la loro religione…

3.      … di dar loro requie dopo la loro paura…

Ebbene, Iddio Eccelso ha realizzato queste tre promesse nel giorno di Ġadîr rivelando il versetto “Oggi vi ho reso perfetta la vostra religione”. Esponiamo di seguito il nostro argomento.

1.            Il perfetto esempio di “quelli di voi che hanno prestato fede e compiuto le buone azioni”, cioè il santo Alì (A), nel giorno di Ġadîr, diventò successore del sommo Profeta;

2.            “Oggi coloro che sono diventati miscredenti disperano della vostra religione”, e, di conseguenza, la paura dei credenti si è trasformata in requie e sicurezza.

3.            “Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam”. La Religione Eletta s’è consolidata fra i mussulmani!

Questa parte del versetto, siccome trattava un argomento assai delicato, e suscitava invidia nei nemici, è stato rivelato fra le norme riguardanti le carni proibite per impedire ai nemici di alterarlo.

Il versetto si conclude ritornando al discorso delle carni proibite: “E chi, per fame e senza propendere per il peccato, fosse costretto [a cibarsi delle carni proibite], ebbene, in verità, Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo]”

OSSERVAZIONI

1.       L’imam, è il pilastro dell’Islam, e la sua esistenza toglie ai miscredenti ogni speranza di distruggere la Religione di Dio.

2.       Con l’imam i mussulmani non devono temere nulla!

3.       La religione senza imam è incompleta!

VERSETTO 4

íóÓúÃóáõæäóßó ãóÇÐóÇ ÇõÍöáøó áóåõãú Þõáú ÇõÍöáøó áóßõãõ ÇáØøóíøÈóÇÊõ æóãóÇ ÚóáøóãúÊõã ãöäó ÇáúÌóæóÇÑöÍö ãõßóáøÈöíäó ÊõÚóáøãõæäóåõäøó ãöãøóÇ Úóáøóãóßõãõ Çááøåõ ÝóßõáõæÇ ãöãøó ÃóãúÓóßúäó Úóáóíúßõãú æóÇÐúßõÑõæÇ ÇÓúãó Çááøåö Úóáóíúåö æóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó Åöäøó Çááøåó ÓóÑöíÚõ ÇáúÍöÓóÇÈö ﴿4﴾

4. Ti chiederanno quello che è stato loro permesso. Di’: «Vi sono state permesse le tayyibât[454], e quello che cacceranno gli animali [i cani] da caccia da voi addestrati, ai quali avrete insegnato ciò che Allah ha insegnato a voi. Mangiate dunque quello che hanno conservato per voi, e menzionate il nome di Allah su di esso[455], e temete Allah, ché, in verità Allah è ‘sarîºu-l-hisâb’ [rapido al conto]»

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

A proposito dell’occasione in cui fu rivelato il versetto in esame, esistono diverse tradizioni, la più adeguata delle quali è la seguente: «Zaydu-l-ķayr e ºUday Bin Hâtam, che erano due dei compagni del sommo Profeta, andarono da lui, e gli dissero: “Noi andiamo a caccia con cani e falchi da caccia, e i nostri cani da caccia catturano per noi animali selvaggi leciti, alcuni dei quali arrivano nelle nostre mani vivi, e noi li sgozziamo, ma altri vengono uccisi dai nostri cani, senza che noi riusciamo a scannarli. Ora, considerando che Iddio ci ha vietato la carne degli animali morti senza essere scannati secondo il rito islamico, cosa dobbiamo fare?”. Fu così rivelato il versetto e rispose alla loro domanda»

COMMENTO

Dopo aver esposto, nei due versetti precedenti, alcune norme inerenti alle carni lecite e a quelle proibite, in questo versetto il sacro Corano espone altre norme su questo argomento, dicendo: «Ti chiederanno quello che è stato loro permesso. Di’: “Vi sono state permesse le tayyibât…»

Da questo versetto si può dedurre che tutto ciò che l’Islam ha proibito è impuro e cattivo. Le leggi divine non hanno proibito alcun animale puro e buono, che Iddio ha creato affinché l’uomo se ne giovasse.

Poi, il versetto aggiunge: “…e [v’è stato altresì permesso] quello che cacceranno gli animali [i cani] da caccia da voi addestrati, ai quali avrete insegnato ciò che Allah ha insegnato a voi”

L’animale preso dai cani da caccia, se giunge vivo nelle mani del cacciatore, deve essere sgozzato come ordina la legge islamica, se invece muore prima, è halâl, lecito, anche se non è stato sgozzato conformemente al rito islamico.

Poi, ricorda due condizioni della liceità di tale cacciagione.

1.             “Mangiate dunque quello che hanno conservato per voi”, perciò se il cane da caccia ha l’abitudine di mangiare parte della selvaggina, e portarne al padrone il rimanente, ebbene tale selvaggina non è lecita. In realtà, tale cane non è addestrato a cacciare per il proprio padrone, caccia bensì per se stesso, per sfamarsi.

2.             “…e menzionate il nome di Allah su di esso”, prima di lanciare il cane all’inseguimento della preda.

Il versetto si conclude esortando i credenti al rispetto delle norme esposte: “E temete Allah, ché, in verità Allah è ‘sarîºu-l-hisâb’ [rapido al conto]”

VERSETTO 5

Çáúíóæúãó ÇõÍöáøó áóßõãõ ÇáØøóíøÈóÇÊõ æóØóÚóÇãõ ÇáøóÐöíäó ÇõæúÊõæÇ ÇáúßöÊóÇÈó Íöáøñ áóßõãú æóØóÚóÇãõßõãú Íöáøñ áóåõãú æóÇáúãõÜÍúÕóäóÇÊõ ãöäó ÇáúãõÄúãöäóÇÊö æóÇáúãõÜÍúÕóäóÇÊõ ãöäó ÇáøóÐöíäó ÇõæúÊõæÇ ÇáúßöÊóÇÈó ãöä ÞóÈúáößõãú ÅöÐó ÁóÇÊóíúÊõãõæåõäøó  ÇõÌõæÑóåõäøó ãõÍúÕöäöíäó ÛóíúÑó ãõÓóÇÝöÍöíäó æóáÇ ãõÊøóÎöÐöí ÃóÎúÏóÇäò æóãóä íóßúÝõÑú ÈöÇáÅöíãóÇäö ÝóÞóÏú ÍóÈöØó Úóãóáõåõ æóåõæó Ýöí ÇáÇóÎöÑóÉö ãöäó ÇáúÎóÇÓöÑöíä ﴿5﴾

5. Oggi vi sono state permesse le tayyibât, e vi è [altresì] lecito anche il cibo di coloro ai quali è stato dato il Libro, e [anche] il vostro cibo è lecito a loro. [Vi sono inoltre lecite] le donne caste tra le credenti, le donne caste di quelli cui fu dato il Libro prima di voi – dando ad esse il loro dono nuziale – [tutto ciò] in modo casto, senza fornicare né prendere amanti! E chi nega la fede, ebbene, in verità, le sue [buone] azioni si perderanno, ed egli nell’aldilà sarà tra i perdenti.