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COMMENTO

I mussulmani si vantavano del fatto di essere seguaci dell’ultimo dei profeti divini, e di essere il migliore dei popoli, e la gente del Libro millantava il proprio passato, dicendo: “Non rimarremo all’Inferno se non per un limitato numero di giorni”. Discese allora questo versetto, e ricordò ad ambedue i gruppi che la dannazione e la beatitudine dipendono dall’operato dell’uomo: “Chi opera il male ne sarà ripagato…”

Bisogna quindi allontanare da sé desideri e speranze vane. L’Islam si fonda sulle realtà, non sulle fantasie e sui desideri della gente. Il falso è destinato a perire, da chiunque provenga.

In ogni caso Iddio è giusto: premia le buone azioni e castiga le cattive.

VERSETTO 124

æóãóä íóÚúãóáú ãöäó ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ãöä ÐóßóÑò Ãóæú ÇõäúËóì æóåõæó ãõÄúãöäñ ÝóÇõæúáóÆößó íóÏúÎõáõæäó ÇáúÌóäøóÉó æóáÇó íõÙúáóãõæäó äóÞöíÑÇð ﴿124﴾

124.  E chiunque esegua delle buone azioni, maschio o femmina che sia, quand’è credente, ebbene, quelli entreranno in Paradiso, e non sarà fatto loro alcun torto, nemmeno tanto quanto un naqîr [la tacca di un seme di dattero].

COMMENTO

Nel versetto precedente il sacro Corano ha detto: “Chi opera il male”, mentre in questo dice: “Chiunque esegua delle buone azioni”. Vediamo che in ogni caso la punizione e la ricompensa dipendono ambedue dall’operato.

Le cause che portano l’individuo in Paradiso, sono dunque la fede e il retto agire, e non la razza, le pretese e le aspirazioni. Ogni razza, ogni colore, ogni nazione e ogni classe può godere alla pari della grazia divina, senza alcuna distinzione né discriminazione. Fra uomo e donna esiste parità nelle possibilità di raggiungimento dei diversi gradi spirituali.

Il premio del credente che agisce rettamente, è il Paradiso e la beatitudine eterna, e le sue buone azioni, quand’anche siano poche, sono dotate di pregio e valore.

VERSETTO 125

æóãóäú ÃóÍúÓóäõ ÏöíäÇð ãöãøóäú ÃóÓúáóãó æóÌúåóåõ áöáøóåö æóåõæó ãõÍúÓöäñ æóÇÊøóÈóÚó ãöáøóÉó ÅöÈúÑóÇåöíãó ÍóäöíÝÇð æóÇÊøóÎóÐó Çááøóåõ ÅöÈúÑóÇåöíãó ÎóáöíáÇð ﴿125﴾

125.  E chi è migliore nel dîn[421], di chi sottomette il proprio volto ad Allah, quand’egli è probo, e segue, da hanîf[422], la religione di Abramo? E Allah prese Abramo per ķalîl[423].

COMMENTO

Nel versetto precedente s’è parlato dell’effetto della fede e delle rette azioni, e del fatto che l’appartenenza a una particolare religione, da sola, non è in grado di donare l’eterna beatitudine all’essere umano. Il sacro Corano, per evitare che i concetti espressi nel versetto precedente siano fraintesi e male interpretati, in questo versetto, afferma l’assoluta superiorità della religione islamica: “E chi è migliore nel dîn, di chi sottomette il proprio volto ad Allah, quand’egli è probo, e segue, da hanîf, la religione di Abramo?”

Questo versetto c’insegna che sono tre le cose che rendono un religione superiore a tutte le altre:

1.      “sottomette il proprio volto ad Allah”

2.      “quand’egli è probo”

3.      “e segue, da hanîf, la religione di Abramo”

Alla fine del versetto, il sacro Corano espone la ragione del suo appoggiarsi alla religione di Abramo: “E Allah prese Abramo per ķalîl”

In base a quanto afferma una tradizione islamica, il grado spirituale di “ķalîlu-l-Lâh” (amico di Allah) fu da Dio donato al santo Abramo perché eseguiva molte prosternazioni, sfamava i miseri, eseguiva assiduamente la preghiera della notte, ed era assai ospitale.[424]

VERSETTO 126

æóáöáøóåö ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóßóÇäó Çááøóåõ Èößõáøö ÔóíúÁò ãõÍöíØÇð ﴿126﴾

126.  E appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. E Allah è di ogni cosa muhît[425].

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano parla dell’assoluto dominio divino, dicendo: “E appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. E Allah è di ogni cosa muhît

Questo versetto intende inoltre dire che se Allah ha scelto Abramo come suo ķalîl, non è per bisogno, perché Iddio è assolutamente autosufficiente, e non ha bisogno di niente e nessuno, ma è solo per le straordinarie virtù di questo nobile profeta.

VERSETTO 127

æóíóÓúÊóÝúÊõæäóßó Ýöí ÇáäøöÓóÂÁö Þõáö Çááøóåõ íõÝúÊöíßõãú Ýöíåöäøó æóãóÇ íõÊúáóì Úóáóíúßõãú Ýöí ÇáúßöÊóÇÈö Ýöí íóÊóÇãóì ÇáäøöÓóÂÁö ÇááÇøóÊöí áÇó ÊõÄúÊõæäóåõäøó ãóÇ ßõÊöÈó áóåõäøó æóÊóÑúÛóÈõæäó Ãóä ÊóäßöÍõæåõäøó æóÇáúãõÓúÊóÖúÚóÝöíäó ãöäó ÇáúæöáúÏóÇäö æóÃóä ÊóÞõæãõæÇ áöáúíóÊóÇãóì  ÈöÇáúÞöÓúØö æóãóÇ ÊóÝúÚóáõæÇ ãöäú ÎóíúÑò ÝÅöäøó Çááøóåó ßóÇäó Èöåö ÚóáöíãÇð ﴿127﴾

127.  Ti chiederanno fatwâ[426] a proposito delle donne. Di’: “Allah dà fatwâ su di esse, e [su] ciò che vi viene recitato nel Libro relativamente alle orfane di padre, alle quali non date quello che è stato loro prescritto, e che desiderate sposare, e ai bambini mustađºaf[427], e [sul fatto] che dovete trattare gli orfani di padre con giustizia. E ciò che fate di bene, ebbene, in verità, Allah lo conosce.

COMMENTO

Per la difesa dei diritti della donna, e la sua salvezza, è necessario seguire sempre gli ordini della guida divina.

Il fatto che il sacro Corano cita insieme le donne, i bambini, e gli orfani, dimostra che queste categorie di persone hanno subito grandi ingiustizie nel corso della storia. La difesa dei legittimi diritti della donna, è un’indiscutibile fatwâ divina.

Ogni risposta del santo Messaggero di Allah, deve essere considerata una fatwâ divina.

Trattare con gentilezza gli orfani è il miglior esempio di rettitudine e di probità.

La società islamica deve salvaguardare i diritti degli orfani.

È necessario sapere che Iddio non dimenticherà né trascurerà nulla delle carità e degli aiuti prestati dalla gente ai deboli e ai bisognosi.

VERSETTO 128

æÅöäö ÇãúÑóÃóÉñ ÎóÇÝóÊú ãöä ÈóÚúáöåóÇ äõÔõæÒÇð Ãóæú ÅöÚúÑóÇÖÇð ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúåöãó Ãóä íõÕúáöÍóÇ ÈóíúäóåõãóÇ ÕõáúÍÇð æóÇáÕøõáúÍõ ÎóíúÑñ æóÇõÍúÖöÑóÊö ÇáÃóäúÝõÓõ ÇáÔøõÍøó æÅöä ÊõÍúÓöäõæÇ æóÊóÊøóÞõæÇ ÝóÅöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑÇð ﴿128﴾

128.  E se una donna teme il maltrattamento da parte del proprio marito, o la sua disaffezione, non ci sarà colpa alcuna se in qualche modo si riconcilieranno tra loro. La riconciliazione è meglio, [ma purtroppo] gli animi sono portati alla meschinità. E se operate il bene e temete [Allah], ebbene [sappiate che], in verità, Allah è ben informato di quello che fate.

COMMENTO

Râfiº Bin Hudayj aveva due mogli, una vecchia e una giovane. Ripudiò la moglie vecchia per le discordie che aveva con lei, e prima del termine della ºiddaħ della donna, le disse: “Se vuoi possiamo riconciliarci, a patto che tu porti pazienza nel caso in cui preferisca a te la mia moglie giovane, se no dopo la conclusione della ºiddaħ, ci separeremo”. La donna accettò la riconciliazione, dopodiché fu rivelato il versetto in esame.

“Nušûz”, da noi tradotto con “maltrattamento”, deriva dalla radice “našz”, che significa “terreno elevato”, e viene anche usato col significato di “ribellione”. Nel trentaquattresimo versetto di questo stessa sura, si è parlato del “nušûz” delle donne, mentre in questo versetto si parla di quello degli uomini.

“Šuhh”, da noi tradotto con il termine “meschinità”, quanto è riferito alla donna, indica il non indossare vestiti belli, e il non truccarsi. Quando invece è riferito all’uomo, indica il suo rifiuto di dare alla donna il dono nuziale e gli alimenti, e la sua disaffezione nei confronti di lei.

In ogni caso, nelle questioni familiari, il primo passo è che i coniugi risolvano le loro discordie fra di loro, senza l’intervento degli altri, che devono aiutare la coppia solo nel caso che questa non riseca a risolvere i propri problemi da sola.

Molte famiglie vacillano a causa della meschinità, dell’avarizia, e della cupidigia che circonda l’uomo.

Il controllo della sensualità nell’uomo, e il suo comportarsi equamente con le sue mogli, sono esempi di timor di Dio e rettitudine, e sono probi atti che Iddio vede e premia.

VERSETTO 129

æóáóä ÊóÓúÊóØöíÚõæÇ Ãóä ÊóÚúÏöáõæÇ Èóíúäó ÇáäøöÓóÂÁö æóáóæú ÍóÑóÕúÊõãú ÝóáÇó ÊóãöíáõæÇ ßõáøó Çáúãóíúáö ÝóÊóÐóÑõæåóÇ ßóÇáúãõÚóáøóÞóÉö æÅöä ÊõÕúáöÍõæÇ æóÊóÊøóÞõæÇ ÝóÅöäøó  Çááøóåó ßóÇäó ÛóÝõæÑÇð ÑóÍöíãÇð ﴿129﴾

129.  E non potrete mai agire con equità tra le vostre mogli, anche se lo bramiate. Non propendete dunque completamente per una, abbandonando l’altra come sospesa. Se poi vi riconcilierete e temerete [Allah], ebbene, in verità, Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].

COMMENTO

Le leggi celesti non sono in contrasto con la natura primitiva dell’uomo. È naturale che l’uomo propenda maggiormente per la donna giovane e bella, ed è per questo che il sacro Corano non pretende dall’uomo che voglia bene alle proprie mogli allo stesso modo, pretende tuttavia da lui che le tratti con giustizia.

L’Islam non impone a nessuno doveri inadempibili. L’uomo non ha il potere di provare lo stesso amore per ognuna delle sue mogli, ma è in grado di trattarle tutte con giustizia, in modo pari. In una tradizione leggiamo che il santo imam Alì (A), nel giorno in cui apparteneva a una delle sue mogli, non faceva nemmeno il wuđû in casa di un’altra sua moglie. Il sommo Profeta (S), persino nei giorni di malattia che precedettero la sua dipartita, trattava equamente le sue mogli, e si divideva fra di esse. Muºâz Bin Jabaliyy, aveva due mogli, che morirono ambedue di peste, ed egli per non commettere alcuna iniquità nei loro confronti, tirò a sorte per stabilire quali delle due donne seppellire per prima.[428]

È inoltre proibito lasciare una moglie in uno stato di sospensione, propendendo completamente per l’altra.

Con la riconciliazione e il timor di Dio, è possibile avere perdonate le colpe passate e quelle presenti.

VERSETTO 130

æóÅöä  íóÊóÝóÑøóÞÇ íõÛúäö Çááøóåõ ßõáÇøð ãöä ÓóÚóÊöåö æóßóÇäó Çááøóåõ æóÇÓöÚÇð ÍóßöíãÇð ﴿130﴾

130.  E se si separano, Allah soddisferà i bisogni di entrambi [donando loro] della Sua abbondanza. E Allah è wâsiº [munifico], hakîm [saggio].

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano afferma che se la vita matrimoniale diventa intollerabile per i coniugi, e le discordie che li separano non sono eliminabili in nessun modo, ebbene, essi non sono obbligati a continuare a vivere insieme, e possono separarsi, e se decidono di farlo, devono farlo coraggiosamente, senza temere per il loro futuro, poiché, se si separano con queste condizioni, Iddio Altissimo, con la Sua immensa grazia, soddisferà le loro esigenze, e v’è speranza che ambedue effettuino matrimoni migliori, e abbiano una vita più felice, poiché: “Allah è wâsiº [munifico], hakîm [saggio]”

VERSETTO 131

æóáöáøóåö ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóáóÞóÏú æóÕøóíúäóÇ ÇáøóÐöíäó ÇõæÊõæÇ ÇáúßöÊóÇÈó ãöä ÞóÈúáößõãú æóÅöíøóÇßõãú  Ãóäö ÇÊøóÞõæÇ Çááøóåó æÅöä ÊóßúÝõÑõæÇ ÝÅöäøó áöáøóåö ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóßóÇäó Çááøóåõ ÛóäöíøÇð ÍóãöíÏÇð ﴿131﴾

131.  E appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. E abbiamo invero raccomandato a coloro a cui fu dato il Libro prima di voi, e a voi, di temere Allah. E se diventerete miscredenti, ebbene, [sappiate che] in verità, appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra! E Allah è ġaniyy [autosufficiente], hamîd [lodato].

COMMENTO

Il sacro Corano ripete due volte in questo versetto e una nel successivo la seguente frase: “Appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra”, e ciò per rinsaldare la fede del credente, che deve credere fermamente che Iddio è in grado di mantenere ogni sua promessa, compresa quella ricordata nel versetto precedente: “…Allah soddisferà i bisogni di entrambi…”

In ogni caso, la potenza e il dominio divino garantiscono la realizzazione delle promesse divine.

Iddio è autosufficiente, e possedendo l’assoluto dominio dei cieli e della terra, non ha alcun bisogno dei nostri atti di culto e della nostra fede.

Chi possiede saggezza, sapienza, potenza e dominio, ha il diritto di dettare legge e consigliare.

VERSETTO 132

æóáöáøóåö ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóãóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóßóÝóì ÈöÇááøóåö æóßöíáÇð ﴿132﴾

132.  E appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra. E basta Allah come wakîl.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano ripete per la terza volta la frase: “Appartiene ad Allah ciò che è nei cieli e ciò che è sulla terra”. Il versetto si conclude ricordando che Allah è sufficiente difensore e protettore di tutte le Sue creature.

VERSETTO 133

Åöä íóÔóÃú íõÐúåöÈúßõãú ÃóíøõåóÇ ÇáäøóÇÓõ æóíóÃúÊö ÈöÇóÎóÑöíäó æóßóÇäó Çááøóåõ Úóáóì Ðóáößó ÞóÏöíÑÇð ﴿133﴾

133.  Se volesse vi porterebbe via, o uomini, e [ne] porterebbe altri [al vostro posto]. Allah può farlo!

COMMENTO

Poi aggiunge: “Se volesse vi porterebbe via, o uomini, e [ne] porterebbe altri [al vostro posto]. Allah può farlo!”

Quando fu rivelato questo versetto, il sommo Profeta (S), poggiando la mano sulla spalla di Salmân il Persiano, disse: “Quella gente [della quale parla il versetto in esame], sono gli Iraniani!”[429]

VERSETTO 134

ãóä ßóÇäó íõÑöíÏõ ËóæóÇÈó ÇáÏøõäúíóÇ ÝóÚöäÏó Çááøóåö ËóæóÇÈõ ÇáÏøõäúíóÇ æóÇáÇóÎöÑóÉö æóßóÇäó Çááøóåõ ÓóãöíÚÇð ÈóÕöíÑÇð ﴿134﴾

134.  Chi desidera compenso terreno, ebbene, [sappia che] il compenso terreno e dell’aldilà, sono presso Allah. Allah è samîº, başîr.

COMMENTO

Coloro che possono chiedere ad Allah le cose di questo e dell’altro mondo, e giovarsi dei doni di ambedue i mondi, ebbene, se si limitano a ricercare le cose di questo mondo, e nella jihâd e nelle buone azioni, non fanno che perseguire scopi materiali, sono in grande e palese errore.

VERSETTO 135

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ßõæäõæÇ ÞóæøóÇãöíäó ÈöÇáúÞöÓúØö ÔõåóÏóÂÁó áöáøóåö æóáóæú Úóáóì ÃóäúÝõÓößõãú Ãóæö ÇáúæóÇáöÏóíúäö æóÇáÃóÞúÑóÈöíäó Åöä íóßõäú ÛóäöíøÇð Ãóæú ÝóÞöíÑóÇð ÝóÇááøóåõ Ãóæúáóì ÈöåöãóÇ ÝóáÇó ÊóÊøóÈöÚõæÇ Çáúåóæóì Ãóä ÊóÚúÏöáõæÇ æÅöä Êóáúæõæ Ãóæú ÊõÚúÑöÖõæÇ ÝóÅöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÈöãóÇ  ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑÇð ﴿135﴾

135.  O voi che avete prestato fede, sforzatevi sempre di essere giusti, siate testimoni per Allah, foss’anche contro voi stessi, o [contro] i vostri genitori, i vostri parenti, si tratti di un ricco o di un povero, ché Allah è più degno [di voi di prestare aiuto] a quei due. Non seguite dunque le passioni, [poiché se farete ciò] devierete [dalla retta via]. E se testimonierete il falso o vi rifiuterete di testimoniare, ebbene [sappiate che], in verità, Allah è ben informato di quello che fate.

COMMENTO

Dopo i precetti espressi nei versetti precedenti a proposito del trattare equamente gli orfani e le mogli, in questo versetto il sacro Corano espone un principio fondamentale, una legge generale riguardante la giustizia: “O voi che avete prestato fede, sforzatevi sempre di essere giusti”

Poi ricorda la questione della testimonianza: “Siate testimoni per Allah, foss’anche contro voi stessi, o [contro] i vostri genitori, i vostri parenti”

Da questa frase si deduce che è possibile, rispettando i princìpi della giustizia, deporre contro o a favore dei propri parenti.

Poi il sacro Corano ricorda un altro principio della giustizia che deve essere rispettato al momento di testimoniare: “…si tratti di un ricco o di un povero, ché Allah è più degno [di voi di prestare aiuto] a quei due”

E per ribadire il precetto espresso, dice: “Non seguite dunque le passioni, [poiché se farete ciò] devierete [dalla retta via]”

Da questa frase è possibile facilmente dedurre che l’origine dei mali e delle ingiustizie, è la passione umana. Se gli uomini dominassero le proprie passioni, si astenessero dal seguirle, non esisterebbe alcuna ingiustizia nel mondo.

Il sacro Verbo di Allah, per sottolineare l’importanza della questione in esame, ribadisce un’altra volta i concetti espressi in precedenza, dicendo: “E se testimonierete il falso o vi rifiuterete di testimoniare, ebbene [sappiate che], in verità, Allah è ben informato di quello che fate”

Questo versetto mette bene in evidenza la straordinaria attenzione prestata dall’Islam alla questione della giustizia in ogni sua forma, in ogni suo aspetto, anche se purtroppo un abisso divide l’attuale condotta dei mussulmani da questo sacro precetto islamico, ed è questa una delle principali ragioni dell’attuale arretratezza del mondo islamico.

VERSETTO 136

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÁóÇãöäõæÇ ÈöÇááøóåö æóÑóÓõæáöåö æóÇáúßöÊóÇÈö ÇáøóÐöí äóÒøóáó Úóáóì ÑóÓõæáöåö æóÇáúßöÊóÇÈö ÇáøóÐöí ÃóäúÒóáó ãöä ÞóÈúáõ æóãóä íóßúÝõÑú ÈöÇááøóåö æóãóáÂÆößóÊöåö æóßõÊõÈöåö æóÑõÓõáöåö æóÇáúíóæúãö ÇáÇóÎöÑö ÝóÞóÏú Öóáøó ÖóáÇóáÇð ÈóÚöíÏÇð ﴿136﴾

136.  O voi che avete prestato fede, credete in Allah, nel Suo Messaggero, nel Libro che ha fatto discendere sul Suo Messaggero, e nel Libro che ha fatto discendere in precedenza. E chi nega Allah, i Suoi angeli, i Suoi Libri, i Suoi Messaggeri e il Giorno Estremo, si travia di traviamento lontano.

COMMENTO

È possibile che il significato del versetto sia: “O voi che avete prestato fede, procedete, miglioratevi, oppure rinsaldate per sempre la vostra fede”

Il credente deve continuamente migliorarsi nella fede, che possiede diversi gradi.

Il versetto ricorda inoltre che è necessario credere in tutti gli angeli, i libri e i messaggeri divini.

VERSETTO 137

Åöäøó ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ Ëõãøó ßóÝóÑõæÇ Ëõãøó ÁóÇãóäõæÇ Ëõãøó ßóÝóÑõæÇ Ëõãøó ÇÒúÏóÇÏõæÇ ßõÝúÑÇð áóãú íóßõäö Çááøóåõ áöíóÛúÝöÑó áóåõãú æóáÇó áöíóåúÏöíóåõãú ÓóÈöíáÇð ﴿137﴾

137.  In verità, coloro che credettero, poi miscredettero, poi credettero [nuovamente], poi miscredettero [un’altra volta], poi crebbero in miscredenza, [ebbene] Allah non li perdonerà, e non li guiderà su alcuna via.

COMMENTO

Abbiamo già visto in precedenza un versetto simile a questo, nella sura Ãli ºImrân (v. 90): “In verità, quelli che diventano miscredenti dopo aver creduto e poi aumentano in miscredenza, il loro pentimento non verrà mai accolto. Quelli sono gli erranti!”

Il fatto di continuare ad alternare la miscredenza alla fede, è dovuto o a un insufficiente studio della religione e delle sue verità, o alla turpe intenzione di alcuni empi di fare vacillare la fede dei credenti. Il settantaduesimo versetto della sura Ãli ºImrân, a tal proposito, afferma: «E una parte della gente del Libro dice: “All’inizio del giorno credete in quello che è stato fatto discendere su coloro che credono, e alla fine del giorno rinnegatelo: forse così si ricrederanno [rinnegando la propria religione]”

Un uomo, al tempo del sommo Profeta (S), divenne mussulmano, poi, dopo la dipartita del Profeta (S) rinnegò la fede islamica e divenne miscredente, poi si pentì e divenne compagno e seguace del santo Alì (A), dopodiché divenne ķârijiyy, poi si pentì nuovamente diventando seguace dei santi imam Hasan e Husayn (pace su di loro), mandò dunque una lettera di invito all’imam Husayn, ma poi tradì Muslim a Kûfaħ, divenne dunque comandante dell’esercito di Yazîd a Karbalâ’, e costruì una moschea a Kûfaħ per ringraziare Iddio di avere ucciso il nobile imam Husayn (A).

VERSETTO 138

ÈóÔøöÑö ÇáúãõäóÇÝöÞöíäó ÈöÇóäøó áóåõãú ÚóÐóÇÈÇð ÃóáöíãÇð ﴿138﴾

138.  Dai “lieta novella” ai munâfiqîn che, in verità, avranno un doloroso castigo,

COMMENTO

L’uso del termine “bišâraħ”, dai noi tradotto con “lieta novella”, nei casi in cui si parla di punizione e castigo, può essere giustificato nei seguenti due modi:

1.       in questo modo il sacro Corano intende umiliare e schernire i munâfiqûn;

2.       il termine “bišâraħ”, che deriva dalla radice “bašar”, che significa “viso”, ha un significato piú ampio di quello da noi tradotto, e viene usato per indicare ogni notizia che è in grado di alterare il viso della persona alla quale viene data, rendendolo felice o triste.

VERSETTO 139

ÇáøóÐöíäó íóÊøóÎöÐõæäó ÇáúßóÇÝöÑöíäó ÃóæúáöíóÂÁó ãöä Ïõæäö ÇáúãõÄúãöäöíäó ÃóíóÈúÊóÛõæäó ÚöäÏóåõãõ ÇáúÚöÒøóÉó ÝóÅöäøó ÇáúÚöÒøóÉó áöáøóåö ÌóãöíÚÇð ﴿139﴾

139.  gli stessi che prendono per amici i miscredenti anziché i credenti. Cercano forse la gloria da loro? [Sappiano] dunque [che], in verità, la gloria appartiene tutta ad Allah.

COMMENTO

In questo versetto i munâfiqûn vengono descritti nel seguente modo: “Gli stessi che prendono per amici i miscredenti anziché i credenti”

Poi nel versetto viene esposta la ragione di questa loro empia scelta: “Cercano forse la gloria da loro?”

Quando non v’è gloria che non appartenga ad Allah: “[Sappiano] dunque [che], in verità, la gloria appartiene tutta ad Allah”. E non può essere altrimenti, poiché la gloria trae origine dalla sapienza e dalla potenza, e non v’è sapienza né potenza che non appartenga ad Allah.

Questo versetto è un avvertimento per tutti i mussulmani a non ricercare la gloria – in tutti gli aspetti della vita, economici, culturali e politici – nell’amicizia con i nemici dell’Islam, poiché essi sono pronti a tradire ed abbandonare i loro migliori amici per salvaguardare i loro vili interessi. Nella politica estera, non bisogna perciò credere di ottenere gloria e grandezza assoggettandosi alle potenze miscredenti straniere.

Nelle suppliche del santo mese di šaºbân, il nobile imam Alì (A) prega Iddio dicendo: “O Allah, solo per mano tua, non per mano di altri, sia la mia abbondanza e la mia penuria!”

VERSETTO 140

æóÞóÏú äóÒøóáó Úóáóíúßõãú Ýöí ÇáúßöÊóÇÈö Çóäú ÅöÐóÇ ÓóãöÚúÊõãú ÁóÇíóÇÊö Çááøóåö íõßúÝóÑõ ÈöåóÇ æóíõÓúÊóåúÒóÃõ ÈöåóÇ ÝóáÇó  ÊóÞúÚõÏõæÇ ãóÚóåõãú ÍóÊøóì íóÎõæÖõæÇ Ýöí ÍóÏöíËò ÛóíúÑöåö Åöäøóßõãú ÅöÐÇð  ãöËúáõåõãú Åöäøó Çááøóåó ÌóÇãöÚõ ÇáúãõäóÇÝöÞöíäó æóÇáúßóÇÝöÑöíäó Ýöí Ìóåóäøóãó ÌóãöíÚÇð ﴿140﴾

140.  E, in verità, [Egli] vi ha rivelato nel Libro che quando sentite che vengono negati e scherniti i segni di Allah, ebbene, non sedetevi con loro [quelli che fanno ciò], affinché non si perdano in altre ciance, altrimenti sareste invero come loro”. In verità, Allah è Colui che riunirà tutti i munâfiqûn e i miscredenti nell’Inferno.

COMMENTO

Nella sura Al’anºâm (v. 68), troviamo un versetto simile a quello in esame, nel quale Iddio, rivolgendosi al santo Messaggero di Allah (S), dice: “E quando vedi coloro che cianciano sui Nostri segni, ebbene, abbandonali finché non cambiano discorso”

In quel versetto Iddio si è rivolto al sommo Profeta, mentre qui si rivolge alla gente.

OSSERVAZIONI

1.            Non bisogna tacere e rimanere indifferenti quando gli empi parlano male di Dio e della religione, bisogna bensì reagire e metterli a tacere, o è almeno necessario non stare in loro compagnia.

2.            È necessario combattere il male, o, se non si è in grado di farlo, abbandonare coloro che lo compiono, e non stare in loro compagnia.

3.            Astenersi dal peccato non è sufficiente, è anche necessario combattere il male, la corruzione e il peccato.

4.            Non bisogna tacere di fronte al male e alla corruzione, con la scusa di dare agli altri libertà di pensiero e parola, di essere tolleranti, gentili e pudichi.

5.            Chi acconsente al peccato, è complice del peccatore.

6.            Tacere di fronte alle ciance dei miscredenti, è ipocrisia.

7.            Chi ama stare in compagnia dei miscredenti in questo mondo, sappia che sarà loro compagno anche nell’aldilà.

VERSETTO 141

ÇáøóÐöíäó íóÊóÑóÈøóÕõæäó Èößõãú ÝÅöä ßóÇäó áóßõãú ÝóÊúÍñ ãöäó Çááøóåö ÞóÇáõæÇ Ãóáóãú äóßõä ãøóÚóßõãú æóÅöä ßóÇäó áöáúßóÇÝöÑöíäó äóÕíÈñ ÞóÇáõæÇ Ãóáóãú äóÓúÊóÍúæöÐú Úóáóíúßõãú æóäóãúäóÚúßõã ãöäó ÇáúãõÄúãöäöíäó ÝóÇááøóåõ íóÍúßõãõ Èóíúäóßõãú íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö æóáóä íóÌúÚóáó Çááøóåõ áöáúßóÇÝöÑöíäó Úóáóì ÇáúãõÄúãöäöíäó ÓóÈöíáÇð ﴿141﴾

141.  Gli stessi che [malevolmente] vi tengono sottocchio, e se vi giunge una vittoria da Allah, dicono: “Non eravamo forse con voi?”; se invece sono i miscredenti ad avere qualche vittoria, dicono [loro]: “Non vi dominavamo forse? Non vi abbiamo forse difeso contro i credenti?”. Ebbene, Allah giudicherà tra di voi nel Giorno del Giudizio. Allah non stabilisce mai alcuna via per i miscredenti [per avere la meglio] sui credenti.

COMMENTO

Questo versetto, assieme ad alcuni successivi, espone altri attributi dei munâfiqûn, e narra i loro confusi pensieri: «Gli stessi che [malevolmente] vi tengono sottocchio, e se vi giunge una vittoria da Allah, dicono: “Non eravamo forse con voi?”»

Se invece sono i miscredenti ad ottenere qualche vittoria, si avvicinano immediatamente ad essi, si congratulano con loro, e dicono: “Siamo stati noi ad esortarvi a combattere i mussulmani, e a non sottomettervi a loro, voi perciò dovete anche a noi la vostra vittoria”

Il sacro Corano ricorda però che giungerà un giorno in cui i munâfiqûn saranno smascherati. Certo: “Allah giudicherà tra di voi nel Giorno del Giudizio!”

E per dare coraggio ai veri credenti, alla fine del versetto, afferma: “Allah non stabilisce mai alcuna via per i miscredenti [per avere la meglio] sui credenti”

In altre parole, i miscredenti non possono soggiogare in nulla i veri credenti, che in ogni campo sono i vincenti!

Se poi vediamo che i miscredenti hanno la meglio sui mussulmani in molti campi, è perché molti dei mussulmani non sono veri credenti, e non esiste unità fra di loro, ed essi non seguono i precetti dell’Islam.

VERSETTO 142

Åöäøó ÇáúãõäóÇÝöÞöíäó íõÎóÇÏöÚõæäó Çááøóåó æóåõæó ÎóÇÏöÚõåõãú æÅöÐóÇ ÞóÇãõæÇ Åöáóì ÇáÕøóáÇóÉö ÞóÇãõæÇ ßõÓóÇáì íõÑóÂÁõæäó ÇáäøóÇÓó æóáÇó íóÐúßõÑõæäó Çááøóåó ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ﴿142﴾

142.  In verità, i munâfiqûn cercano di ingannare Allah, ed è [però] Lui che li inganna. E quando si levano per la şalâħ, si levano pigramente, si esibiscono alla gente, e non ricordano Allah se non poco.

COMMENTO

Forse l’inganno dei munâfiqûn a Dio, è la loro falsa fede, e il loro prendersi gioco dei precetti divini.

In una tradizione islamica, il santo ottavo Imam (A) chiama ķudºaħ (inganno) la punizione che i munâfiqûn ricevono da Dio per i loro inganni.

Essi sono lontani dal Signore Eccelso, e non sono in grado di comprendere quanta gioia ci sia nell’adorarLo. È per questo che il sacro Verbo di Allah afferma: E quando si levano per la şalâħ, si levano pigramente”, e siccome non credono in Dio e nelle Sue promesse: “…si esibiscono alla gente”

Il versetto si conclude ricordando un altro attributo dei munâfiqûn: “E non ricordano Allah se non poco”

VERSETTO 143

ãõÐóÈúÐóÈöíäó Èóíúäó Ðóáößó á Åöáóì åóÄõáÂÁö æóá Åöáóì åóÄõáÂÁö æóãóä íõÖúáöáö Çááøóåõ Ýóáóä ÊóÌöÏó áóåõ ÓóÈöíáÇð ﴿143﴾

143.  Oscillano tra questa e quella [tra la fede e la miscredenza], senza essere né con questi [con i credenti] né con quelli [con i miscredenti]. E per chi viene sviato da Allah non potrai trovare via [di salvezza] alcuna.

COMMENTO

Con il termine “tazabzub” – il cui participio è stato da noi tradotto con “oscillano” – in lingua araba, si indica il movimento di una cosa sospesa in aria. Ebbene, i munâfiqûn non hanno alcuna autonomia, e, al pari degli oggetti appesi in aria, oscillano a destra e a sinistra sotto l’azione del vento. Essi dipendono totalmente dagli altri, ed errano senza meta. Non hanno pace, sono in continuo travaglio, devono pensare continuamente a nuove trame per salvarsi. Essi sono traviati e maledetti, e l’ira divina è sempre su di loro!

VERSETTO 144

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÊøóÎöÐõæÇ ÇáúßóÇÝöÑöíäó ÃóæúáöíóÂÁó ãöä Ïõæäö ÇáúãõÄúãöäöíäó ÃóÊõÑöíÏõæäó Ãóäú ÊóÌúÚóáõæÇ áöáøóåö Úóáóíúßõãú ÓõáúØóÇäÇð ãõÈöíäÇð ﴿144﴾

144.  O voi che avete prestato fede, non prendete come amici i miscredenti invece che i credenti. Volete forse dare ad Allah una chiara prova contro voi stessi?