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COMMENTO

I CUORI VELATI

In questi versetti il sacro Corano ritorna a parlare dei figli d’Israele, anche se i concetti e i princípi in essi espressi sono generali e riguardano la totalità degli esseri umani.

Il primo versetto dice: “In verità, demmo a Mosè il Libro [la Torà] e dopo di lui mandammo [altri] messaggeri. Demmo a Gesú, figlio di Maria, chiare prove e lo confermammo tramite lo Spirito di Santità [l’arcangelo Gabriele]. [Non è forse vero che] ogni volta che un messaggero vi ha portato ciò [precetti e ordini] che non gradivate vi siete insuperbiti, smentendone alcuni e uccidendone altri?”

Da questo sacro versetto si deduce facilmente che le guide divine eseguivano la loro sacra missione senza badare minimamente alle opposizioni delle persone bramose dei beni e dei piaceri di questo mondo, ed è giusto che sia cosí, poiché esse hanno il dovere di guidare la gente al bene e alla spiritualità, cose che sono in netto contrasto con le aspirazioni delle suddette persone, che vogliono una società corrotta e deviata nella quale possano comodamente soddisfare i loro istinti animali, e raggiungere facilmente i loro vili scopi.

Il versetto successivo dice: «E dissero: “I nostri cuori sono velati”. Allah li ha piuttosto maledetti per la loro miscredenza. Pochi dunque prestano fede!»

È possibile che questo versetto faccia riferimento a quei giudei che smentirono o uccisero i santi profeti a loro inviati, oppure si riferisca ai giudei dell’epoca del sommo Profeta, che dinanzi ai suoi salvanti inviti alla verità si dimostravano assai ostili e caparbi. In ogni caso, da esso deduciamo che l’essere umano per effetto della cieca ubbidienza agli istinti ribelli, si allontana da Dio, e il suo cuore viene ricoperto da una spessa coltre di peccato che non gli permette piú di comprendere e accettare la verità.

VERSETTI 89 E 90

æóáóãøóÇ ÌóÂÁóåõãú ßöÊóÇÈñ ãöäú ÚöäúÏö Çááøåö ãõÕóÏøöÞñ áöãóÇ ãóÚóåõãú  æóßóÇäõæÇ ãöäú ÞóÈúáõ íóÓúÊóÝúÊöÍõæäó Úóáóì ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ ÝóáóãøóÇ ÌóÂÁóåõãú ãóÇÚóÑóÝõæÇ ßóÝóÑõæÇ Èöåö ÝóáóÚúäóÉõ Çááøåö Úóáóì ÇáúßóÇÝöÑöíäó ﴿89﴾ ÈöÆúÓóãóÇ ÇÔúÊóÑóæúÇ Èöåö ÃóäúÝõÓóåõãú Ãóäú íóßúÝõÑõæÇ Èöãó ÇóäúÒóáó Çááøåõ ÈóÛúíÇð Ãóäú íõäóÒøöáó Çááøåõ ãöäú ÝóÖúáöåö Úóáóì ãóäú íóÔóÂÁõ ãöäú ÚöÈóÇÏöåö ÝóÈóÂÁõæ ÈöÛóÖóÈò Úóáóì ÛóÖóÈò æóáöáúßóÇÝöÑöíäó ÚóÐóÇÈñ ãõåöíäñ﴿90﴾

89.       E quando, da parte di Allah, giunse loro un libro che confermava ciò [che avevano già] con loro [la Torà], nonostante prima d’allora cercassero la vittoria sui miscredenti, non appena giunse loro ciò che già conoscevano, lo negarono. Che la maledizione di Allah sia dunque sui miscredenti.

90.       Che pessimo baratto hanno fatto di loro stessi negando ciò che Allah ha fatto discendere, invidiosi del fatto che Allah fa discendere la Sua grazia su chi vuole fra i Suoi servi; sono cosí incorsi in ira su ira. I miscredenti avranno un umiliante castigo.

COMMENTO

I GIUDEI NEGARONO CIÒ CHE PER ANNI AVEVANO PREDICATO TRA LE GENTE

Anche questi sacri versetti parlano dei figli d’Israele, delle vicende della storia di questo ribelle popolo. Essi s’erano insediati a Medina, bramosi dell’avvento del Sigillo dei Profeti, il nobile Profeta dell’Islam, Muhammad Bin Abdillah (S). Essi leggevano nella Torà gli attributi di questo santo e nobile messaggero divino, ed erano in impaziente attesa del suo salvante avvento. Ma quando il Signore Eccelso mandò loro il sacro Corano, che confermava i segni conosciuti dai giudei, nonostante avessero per anni annunciato e atteso l’avvento del santo Profeta dell’Islam, per essere liberati e difesi dai loro nemici, ebbene, quando discese su di loro quest’infinita grazia del Signore Altissimo, negarono tutto e diventarono acerrimi nemici del Verbo e del Messaggero d’Allah: “E quando, da parte di Allah, giunse loro un libro che confermava ciò [che avevano già] con loro [la Torà], nonostante prima d’allora cercassero la vittoria sui miscredenti, non appena giunse loro ciò che già conoscevano, lo negarono…”

Per questa loro empia azione meritarono la maledizione divina: “…Che la maledizione di Allah sia dunque sui miscredenti”

I giudei fecero veramente uno sconveniente affare: lasciarono le proprie terre per venire nella lontana Medina ad attendere l’avvento dell’ultimo dei profeti divini, ed essere i primi ad accogliere il suo salvante invito, ma poi furono i primi e piú accaniti suoi oppositori, e negarono tutto, messaggio e messaggero, verbo e missione: “Che pessimo baratto hanno fatto di loro stessi negando ciò che Allah ha fatto discendere, invidiosi del fatto che Allah fa discendere la Sua grazia su chi vuole fra i Suoi servi…”

Forse credevano che il Profeta Promesso dovesse appartenere ai figli d’Israele, al popolo giudeo.

Ma non fecero altro che incorrere nell’ira di Allah: “…sono cosí incorsi in ira su ira”, e guadagnarsi il peggiore dei castighi: “I miscredenti avranno un umiliante castigo”

VERSETTI 91-93

æóÅöÐóÇ Þöíáó áóåõãú ÁóÇãöäõæÇ Èöãó ÇóäúÒóáó Çááøåõ ÞóÇáõæÇ äõÄúãöäõ Èöãó ÇõäúÒöáó ÚóáóíúäóÇ æóíóßúÝõÑõæäó ÈöãóÇ æóÑóÂÁóåõ æóåõæó ÇáúÍóÞøõ ãõÕóÏøöÞÇð áöãóÇ ãóÚóåõãú Þõáú  Ýóáöã óÊóÞúÊõáõæäó ÃóäúÈöíóÂÁó Çááøåö ãöäú ÞóÈúáõ Åöäú ßõäúÊõãú ãõÄúãöäöíäó ﴿91﴾ æóáóÞóÏú ÌóÂÁóßõãú ãõæÓóì ÈöÇáúÈóíøöäóÇÊö Ëõãøó ÇÊøóÎóÐúÊõãõ ÇáúÚöÌúáó ãöäú ÈóÚúÏöåö æóÃóäúÊõãú ÙóÇáöãõæäó ﴿92﴾ æÅöÐú ÃóÎóÐúäóÇ ãöíËóÇÞóßõãú æóÑóÝóÚúäóÇ ÝóæúÞóßõãõ ÇáØøõæÑó ÎõÐõæÇ ãó ÁóÇÊóíúäóÇßõãú ÈöÞõæøóÉò æóÇÓúãóÚõæÇ ÞóÇáõæÇ ÓóãöÚúäóÇ æóÚóÕóíúäóÇ æóÇõÔúÑöÈõæÇ Ýöí ÞõáõæÈöåöãõ ÇáúÚöÌúáó ÈößõÝúÑöåöãú Þõáú  ÈöÆúÓóãóÇ íóÃúãõÑõßõãú Èöåö ÅöíãóÇäõßõãú Åöäú ßõäúÊõãú ãõÄúãöäöíäó ﴿93﴾

91.       E quando si dice loro: “Credete in ciò che Allah ha fatto discendere”, dicono: “Crediamo in ciò che è stato fatto discendere su di noi” e negano il resto, nonostante sia la verità e attesti ciò [che hanno] con loro [delle scritture]. Di’: “Se eravate credenti, perché allora uccidevate i profeti di Allah?!”

92.       In verità, Mosè venne da voi con chiare prove e dopo [che] lui [vi lasciò] prendeste [come divinità] il vitello, comportandovi da iniqui.

93.       E [rammentate ancora] quando stringemmo con voi il patto ed elevammo su di voi il monte Tur [Sinai]. Prendete con tutta forza quel [libro] che vi abbiamo dato, ascoltate [e ubbidite]!”. Dissero: “Abbiamo sentito e disubbidito”. E a causa della loro miscredenza furono in cuor loro dissetati del [l’amore per il] vitello. Di’: “Brutta è la cosa verso la quale vi spinge la vostra fede, se siete credenti!”

COMMENTO

IL RAZZISMO GIUDEO

Nel commento dei versetti precedenti, abbiamo appreso che i giudei, con tutte le difficoltà contro le quali dovettero lottare per raggiungere il profeta promesso dalla Torà, il santo Muhammad (S), per invidia, o per il fatto che questo nobile profeta non apparteneva al popolo giudeo, e ciò metteva in serio pericolo i loro interessi, si rifiutarono di sottomettersi al volere divino.

I versetti in esame ricordano il proverbiale razzismo giudeo: «E quando si dice loro: “Credete in ciò che Allah ha fatto discendere”, dicono: “Crediamo in ciò che è stato fatto discendere su di noi” e negano il resto, nonostante sia la verità e attesti ciò [che hanno] con loro [delle scritture]»

È infatti noto che essi non accettarono né il Vangelo né il sacro Corano, loro avevano a cuore solo gli interessi del popolo giudeo.

Nella parte finale di questo sacro versetto, il nobile Corano, con una perfetta logica, smentisce duramente i giudei: «Di’: “Se eravate credenti, perché allora uccidevate i profeti di Allah?!”»

In effetti, la Torà considerava l’omicidio un peccato maggiore, e ancora piú grave era allora l’uccisione di puri e nobili uomini come i grandi profeti divini.

A prescindere da ciò, il fatto di credere solo a quello che è stato rivelato al proprio popolo e negare tutto il resto, è da considerarsi una grave deviazione dai principi del monoteismo, una chiara prova della loro proverbiale superbia.

Certo, Allah, l’Altissimo, ha inviato i profeti, ha rivelato le scritture, per sradicare dall’animo umano ogni forma di superbia e razzismo, e per restaurare la giustizia e la fratellanza tra gli uomini.

Si noti che nel versetto non si parla di ciò che è stato rivelato al santo Muhammad (S) o al nobile Gesú (A) o al nobile Mosè, ma di “…ciò che Allah ha fatto discendere…”

Il sacro Corano per mettere in maggior risalto le loro menzogne, nel versetto successivo espone un’altra palese prova contro di loro: In verità, Mosè venne da voi con chiare prove e dopo [che] egli [vi lasciò] prendeste [come divinità] il vitello, comportandovi da iniqui”

Nell’ultimo versetto in esame, il sacro Corano espone un’altra chiara prova della colpevolezza e della falsità degli empi giudei: «E [rammentate ancora] quando stringemmo con voi il patto ed elevammo su di voi il monte Tur [Sinai]. Prendete con tutta forza quel [libro] che vi abbiamo dato, ascoltate [e ubbidite]!”. Dissero: “Abbiamo sentito e disubbidito”. E a causa della loro miscredenza furono in cuor loro dissetati del [l’amore per il] vitello»

Certo, l’idolatria e l’amore per le cose e i piaceri del mondo aveva invaso l’intera loro esistenza, e aveva fatto loro dimenticare Iddio.

Questi empi individui, da una parte, ostentavano fede e religiosità, e, dall’altra, uccidevano i puri e santi profeti, adoravano idoli, e rompevano i sacri patti stretti col Signore Eccelso: «Di’: “Brutta è la cosa verso la quale vi spinge la vostra fede, se siete credenti!”»

VERSETTI 94-101

Þõáú Åöäú ßóÇäóÊú áóßõãõ ÇáÏøóÇÑõ ÇáÇóÎöÑóÉõ ÚóäúÏó Çááøåö ÎóÇáöÕóÉð ãöä Ïõæäö ÇáäøóÇÓö ÝóÊóãóäøóæÇ ÇáúãóæúÊó Åöäú ßõäúÊõãú ÕóÇÏöÞöíäó ﴿94﴾ æóáóäú íóÊóãóäøóæúåõ ÃóÈóÏÇð ÈöãóÇ ÞóÏøóãóÊú ÃóíúÏöíåöãú æóÇááøåõ Úóáöíãñ ÈöÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿95﴾ æóáóÊóÌöÏóäøóåõãú ÃóÍúÑóÕó ÇáäøóÇÓö Úóáóì ÍóíóÇÉò æóãöäó ÇáøóÐöíäó ÃóÔúÑóßõæÇ íóæóÏøõ ÃóÍóÏõåõãú áóæú íõÚóãøóÑõ ÃóáúÝó ÓóäóÉò æóãóÇ åõæó ÈöãõÒóÍúÒöÍöåö ãöäó ÇáúÚóÐóÇÈö Ãóäú íõÚóãøóÑó æóÇááøåõ ÈóÕöíÑñ ÈöãóÇ íóÚúãóáõæäó ﴿96﴾ Þõáú ãóäú ßóÇäó ÚóÏõæøðÇ áöÌöÈúÑöíáó ÝóÅöäøóåõ äóÒøóáóåõ Úóáóì ÞóáúÈößó ÈÅöÐúäö Çááøåö ãõÕóÏøöÞÇð áöãóÇ Èóíúäó íóÏóíúåö æóåõÏðì æóÈõÔúÑóì áöáúãõÄúãöäöíäó ﴿97﴾ ãóäú ßóÇäó ÚóÏõæøðÇ áöáøóåö æóãóáÂÆößóÊöåö æóÑõÓõáöåö æóÌöÈúÑöíáó æóãöíßóÇáó ÝÅöäøó Çááøåó ÚóÏõæøñ áöáúßóÇÝöÑöíäó﴿98 ﴾æóáóÞóÏú ÃóäúÒóáúäó Åöáóíúßó ÁóÇíóÇÊò ÈóíøöäóÇÊò æóãóÇ íóßúÝõÑõ ÈöåóÇ ÅöáÇøó ÇáúÝóÇÓöÞõæä ó﴿99﴾ ÇóæóßõáøóãóÇ ÚóÇåóÏõæÇ ÚóåúÏÇð äóÈóÐóåõ ÝóÑöíÞñ ãöäúåõãú Èóáú ÃóßúËóÑõåõãú áÇó íõÄúãöäõæäó ﴿100﴾ æóáóãøóÇ ÌÂÁóåõãú ÑóÓõæáñ ãöäú ÚöäúÏö Çááøåö ãõÕóÏøöÞñ áöãóÇ ãóÚóåõãú äóÈóÐó ÝóÑöíÞñ ãöäó ÇáøóÐöíäó ÇõæÊõæÇ ÇáúßöÊóÇÈó ßöÊóÇÈó Çááøåö æóÑóÂÁó ÙõåõæÑöåöãú ßóÇóäøóåõãú áÇó íóÚúáóãõæäó ﴿101﴾

94.       Di’: “Se davvero la dimora dell’aldilà presso Allah è riservata esclusivamente a voi e non al resto della gente, auguratevi allora la morte se siete sinceri!”

95.       Ma non se l’augureranno mai, per tutto ciò che hanno fatto [di male], e Allah conosce gli iniqui.

96.       E li troverai [i Giudei] bramosi di vita piú di chiunque altro, [persino piú] di coloro che sono diventati politeisti. A ognuno di loro piacerebbe essere lasciato in vita magari mille anni, mentre, quand’anche gli venisse data una simile vita, essa non sarebbe comunque in grado di salvarlo dal castigo [divino]. E Allah vede [perfettamente] ciò che fanno.

97.       Di’: “Chi è nemico di Gabriele, [sappia] allora [che è] lui [che], per ordine di Allah, lo ha fatto discendere [il Corano] sul tuo cuore, [sacro libro] che conferma le precedenti scritture ed è [sicura] guida e buona novella per i credenti.

98.       Chi è nemico di Allah, dei Suoi angeli, dei Suoi messaggeri, di Gabriele e di Michele, [sappia che] in verità, Allah è nemico dei miscredenti.

99.       In verità, ti abbiamo rivelato chiari segni, i quali non vengono negati se non dagli empi.

100.  Perché ogni volta che hanno stretto un patto un gruppo di loro lo hanno violato e gettato via? In realtà la maggior parte di loro non ha fede!

101.  E quando venne loro, da parte di Allah, un messaggero che confermava ciò [che avevano] con loro [la Torà], un gruppo di coloro a cui era stato dato il Libro, si gettarono il Libro di Allah dietro le spalle, come se non sapessero [che quello era il libro di Allah].

COMMENTO

Dai precedenti versetti abbiamo appreso che i giudei avevano l’assurda pretesa di non incorrere nel castigo divino se non per pochi giorni, pari a quelli in cui hanno adorato il Vitello d’Oro: “…Il fuoco [dell’Inferno] non ci toccherà che per alcuni giorni…”. Inoltre, quando si diceva loro: “Credete in ciò che Allah ha fatto discendere”, rispondevano: “Crediamo in ciò che è stato fatto discendere su di noi”, credendo di essere beati, anzi gli unici salvi, i soli beati, e considerando dannati gli altri, i non giudei.

Ecco perché Allah, l’Eccelso, nel primo versetto in esame, afferma: «Di’: “Se davvero la dimora dell’aldilà presso Allah è riservata esclusivamente a voi e non al resto della gente, auguratevi allora la morte se siete sinceri!”»

Ma dal momento che i giudei erano e sono (e sempre saranno) la gente piú empia e ostinata, nel versetto successivo il Signore Eccelso afferma con assoluta decisione: “Ma non se l’augureranno mai, per tutto ciò che hanno fatto [di male], e Allah conosce gli iniqui”

Nella Sura del Venerdí (sesto versetto) viene ribadito lo stesso concetto: “…se pensate di essere gli unici amici di Allah, auguratevi allora la morte se siete sinceri!”

Certo, il vero amico del Signore Eccelso, il vero amante di Allah, brama continuamente di raggiungerLo, e in questo mondo si sente come in prigione.

In effetti, il mondo materiale è come un velo che divide l’essere umano dal suo immenso Creatore, impedendogli di contemplarLo e di congiungersi a Lui. Ecco perché i sopraccitati versetti dicono: “…Se davvero la dimora dell’aldilà presso Allah è riservata esclusivamente a voi e non al resto della gente, auguratevi allora la morte se siete sinceri!… se pensate di essere gli unici amici di Allah, auguratevi allora la morte se siete sinceri!”

Allah, l’Altissimo, vuole invero smascherare le loro imposture, e dimostrare la loro proverbiale falsità. Non è forse vero che i giudei sono sempre stati empi e avidi? Come possono augurarsi la morte, quando il loro desiderio di vivere e accumulare beni è addirittura maggiore di quello dei politeisti e degli idolatri? È ovvio che mentono, e nascondono le loro vili imposture dietro una falsa fede.

Oltre a non augurarsi la morte, quegli empi avrebbero desiderato vivere un’infinità di anni: “E li troverai [i Giudei] bramosi di vita piú di chiunque altro, [persino piú] di coloro che sono diventati politeisti. A ognuno di loro piacerebbe essere lasciato in vita magari mille anni…”

Ma alla fine, breve o lunga che sia la loro vita terrena, li aspetta comunque il castigo divino: “…mentre, quand’anche gli venisse data una simile vita, essa non sarebbe comunque in grado di salvarlo dal castigo [divino]. E Allah vede [perfettamente] ciò che fanno”

“Di’: ‘Chi è nemico di Gabriele…”

Gli esegeti del sacro Corano, a proposito della circostanza nella quale è stato rivelato questo versetto, narrano la seguente tradizione di Abdullah Bin Abbas: «Un dotto giudeo venne dal Messaggero di Allah, e gli fece delle domande, ricevendo risposte corrette. Dopo aver compreso la verità, ed essere rimasto privo di argomenti da opporre al sommo Profeta, non volle lo stesso accettare la fede islamica, e disse: “Quale angelo discende su di te?”, e il Profeta rispose: “Lo stesso angelo che discendeva su tutti gli altri profeti, e il cui nome è Gabriele”. L’uomo disse allora: “Egli è nostro nemico. Se al suo posto c’era Michele, avremmo prestato fede”. Il nobile Profeta gli chiese: “Perché Gabriele è vostro nemico?”, “Egli è l’angelo del castigo e dell’ira”. Fu allora che Allah rivelò il seguente versetto: “Di’: ‘Chi è nemico di Gabriele, [sappia] allora [che è] lui [che], per ordine di Allah, lo ha fatto discendere [il Corano] sul tuo cuore, [sacro libro] che conferma le precedenti scritture ed è [sicura] guida e buona novella per i credenti’”»

Il versetto successivo ribadisce, con tono minaccioso, il contenuto del precedente: “Chi è nemico di Allah, dei Suoi angeli, dei Suoi messaggeri, di Gabriele e di Michele, [sappia che] in verità, Allah è nemico dei miscredenti”

Questo sacro versetto vuole dire che chi è nemico di un qualsiasi angelo o messaggero divino, in realtà, è nemico di Allah e di tutti i Suoi angeli e i Suoi messaggeri.

In altre parole, Allah rivela, attraverso i santi angeli, i Suoi salvanti comandamenti ai nobili profeti, e se esistono differenze tra i doveri dei vari angeli divini, è dovuto al fatto che Dio ha affidato a ogni angelo un ben determinato compito. Essi fanno tutti la volontà del Signore Eccelso e perseguono tutti uno stesso sacro obiettivo; è per questo che essere nemici di uno di essi equivale a essere nemici di Dio.

A proposito della circostanza in cui è stato rivelato in novantanovesimo versetto della Sura del Bovino, è stato narrato il seguente hadith di Bin Abbas: «Bin Suriyaa, dotto giudeo, per via dell’odio che aveva per il sommo Profeta, gli chiese: “Tu non ci hai portato nulla di comprensibile, e Dio non t’ha rivelato nessun chiaro segno, affinché noi possiamo seguirti”. Fu allora rivelato il versetto [in esame], e diede una decisa risposta [a Bin Suriyaa]»[150]

I GIUDEI CHE RUPPERO IL PATTO DIVINO

Nel versetto precedente, il sacro Corano accenna alle chiare e sufficienti prove (negate spudoratamente dai giudei) che il sommo Profeta aveva a disposizione per dimostrare la natura divina della sua missione. Essi sapevano bene che Muhammad (S) era un inviato di Dio, ma la loro empietà non permetteva loro di sottomettersi alla verità, alla sacra religione islamica: In verità, ti abbiamo rivelato chiari segni, i quali non vengono negati se non dagli empi”

Ogni essere umano dotato di sano intelletto e giustizia, meditando sui sacri versetti del glorioso Corano, può comprendere la verità, la sincerità dell’invito del santo profeta Muhammad (S), e la magnificenza del sacro libro da lui portato. Queste verità non possono invece essere comprese da coloro i cui cuori sono stati ottenebrati dal peccato, che non permette loro di liberarsi dalle tenebre della miscredenza.

“Perché ogni volta che hanno stretto un patto un gruppo di loro lo hanno violato e gettato via? In realtà la maggior parte di loro non ha fede!”

Considerando i versetti precedenti, si comprende che questo versetto intende ancora biasimare i giudei, intendendo forse che se essi avessero realmente creduto in Dio e nei Suoi profeti, non si sarebbero mai permessi di rompere i sacri patti stretti col Signore e con i Suoi messaggeri.

“E quando venne loro, da parte di Allah, un messaggero che confermava ciò [che avevano] con loro [la Torà], un gruppo di coloro a cui era stato dato il Libro, si gettarono il Libro di Allah dietro le spalle, come se non sapessero [che quello era il libro di Allah]”

È possibile che il termine ‘rasul’ [messaggero] indichi il Sigillo dei Profeti, il nobile Muhammad (S), com’è pure possibile che indichi ogni profeta venuto dopo il santo Mosè (A). In effetti, i versetti precedenti biasimavano i figli d’Israele per aver tacciato di menzogna tutti i profeti venuti dopo il nobile Mosè (A), nonostante essi avessero confermato la Torà.

Certo, un gruppo di empi dotti giudei si gettò dietro le spalle la sacra scrittura rivelata a Mosè, la Torà, ignorando del tutto ciò che questo sacro libro diceva a proposito degli attributi di questo nobile inviato divino, e dei segni del suo salvante avvento.

VERSETTI 102 E 103

æóÇÊøóÈóÚõæÇ ãóÇ ÊóÊúáõæÇ ÇáÔøóíóÇØöíäõ Úóáóì ãõáúßö ÓõáóíóãÇäó æóãóÇ ßóÝóÑó ÓõáóíúãÇäõ æóáóßöäøó ÇáÔøóíóÇØöíäó ßóÝóÑõæÇ íõÚóáøöãõæäó ÇáäøóÇÓó ÇáÓøöÍúÑó æóãó ÇõäúÒöáó Úóáóì Çáúãóáóßóíúäö ÈöÈóÇÈöáó åóÇÑõæÊó æóãóÇÑõæÊó æóãóÇ íõÚóáøöãóÇäö ãöäú ÃóÍóÏò ÍóÊøóì íóÞõæá ÅöäøóãóÇ äóÍúäõ ÝöÊúäóÉñ ÝóáÇ ÊóßúÝõÑú ÝóíóÊóÚóáøóãõæäó ãöäúåõãóÇ ãóÇ íõÝóÑøöÞõæäó Èöåö Èóíúäó ÇáúãóÑúÁö æóÒóæúÌöåö æóãóÇ åõãú ÈöÖóÂÑøöíäó Èöåö ãöäú ÃóÍóÏò ÅöáÇøó ÈöÅöÐúäö Çááøåö æóíóÊóÚóáøóãõæäó ãóÇ íóÖõÑøõåõãú æóáÇó íóäúÝóÚõåõãú æóáóÞóÏú ÚóáöãõæÇ áóãóäö ÇÔúÊóÑóÇåõ ãóÇáóåõ Ýöí ÇáÇóÎöÑóÉö ãöäú ÎóáÇóÞò æóáóÈöÆúÓó ãóÇ ÔóÑóæÇ Èöåö ÃóäúÝõÓóåõãú  áóæú ßóÇäõæÇ íóÚúáóãõæäó  ﴿102﴾ æóáóæú Ãóäøóåõãú ÁóÇãóäõæÇ æóÇÊøóÞóæúÇ  áóãóËõæÈóÉñ ãöäú ÚöäúÏö Çááøåö ÎóíúÑñ áóæú ßóÇäõæÇ íóÚúáóãõæäó ﴿103﴾

102.  E seguirono ciò a cui invitavano i demoni al [l’epoca del] regno di Salomone. Salomone non diventò miscredente, a diventare miscredenti furono piuttosto i demoni, i quali insegnavano la magia alla gente. [I giudei seguirono inoltre] ciò che discese a Babele sui due angeli Hârût e Mârût. Questi due [angeli] non istruivano nessuno senza prima dire: “Noi siamo una prova, non diventare dunque miscredente!”. Essi imparavano da quei due [angeli] ciò con cui gettare discordia tra l’uomo e la sua consorte, ma con esso non potevano nuocere a nessuno senza il permesso di Allah; imparavano ciò che li danneggiava e non dava loro vantaggio. [I giudei] ben sapevano che chiunque avesse acquistato quella [magia], non avrebbe avuto nulla nell’aldilà. Veramente vile è il prezzo al quale si sono venduti. Se solo avessero saputo!

103.  E se avessero prestato fede e fossero stati timorati [di Allah], sicuramente la ricompensa che avrebbero ricevuto da Allah sarebbe stata migliore [per loro]. Se solo avessero saputo!

COMMENTO

SALOMONE E GLI STREGONI DI BABELE

Da alcune tradizioni islamiche è possibile dedurre che all’epoca del profeta Salomone v’era un gruppo di persone che praticava la magia nel suo regno. Questo santo profeta fece allora sequestrare tutte le loro carte e i loro scritti, e trasferire il tutto in un luogo particolare, forse al fine di trarre da queste carte, da tali scritti materiale utile ad annullare i loro malefici.

Dopo la morte del nobile Salomone, alcuni tirarono fuori quelle carte, e iniziarono a diffondere e insegnare le pratiche malefiche. Alcuni sfruttarono l’occasione presentatasi e dissero: “Salomone non era affatto un profeta, aveva piuttosto sottomesso il paese e compiuto atti straordinari servendosi di queste stesse pratiche magiche”

Un gruppo di giudei li seguirono, e si fecero sedurre da queste diaboliche pratiche, tanto che dimenticarono e abbandonarono la Torà. All’avvento del santo profeta dell’Islam, quando questo nobile messaggero di Allah annunciò alla gente i versetti da Dio rivelati a proposito del nobile Salomone, che affermavano che egli era uno dei Suoi santi inviati, alcuni rabbini e sapienti giudei dissero alla gente: “Non vi stupite del fatto che Muhammad dice che Salomone era un profeta, mentre egli non era altro che uno stregone?”

Queste parole, oltre a costituire una grande calunnia ai danni di uno dei santi profeti divini, dimostrano che essi tacciavano di miscredenza il nobile profeta Salomone: in base alle loro empie affermazioni, Salomone era uno stregone che si spacciava per profeta.

I versetti in esame danno una dura risposta a queste assurde eresie: «E seguirono ciò a cui invitavano i demoni al [l’epoca del] regno di Salomone. Salomone non diventò miscredente, a diventare miscredenti furono piuttosto i demoni, i quali insegnavano la magia alla gente. [I giudei seguirono inoltre] ciò che discese a Babele sui due angeli Hârût e Mârût. Questi due [angeli] non istruivano nessuno senza prima dire: “Noi siamo una prova, non diventare dunque miscredente!”. Essi imparavano da quei due [angeli] ciò con cui gettare discordia tra l’uomo e la sua consorte, ma con esso non potevano nuocere a nessuno senza il permesso di Allah; imparavano ciò che li danneggiava e non dava loro vantaggio. [I giudei] ben sapevano che chiunque avesse acquistato quella [magia], non avrebbe avuto nulla nell’aldilà. Veramente vile è il prezzo al quale si sono venduti. Se solo avessero saputo! E se avessero prestato fede e fossero stati timorati [di Allah], sicuramente la ricompensa che avrebbero ricevuto da Allah sarebbe stata migliore [per loro]. Se solo avessero saputo!»

Per concludere ricordiamo solo che i due suddetti angeli vennero tra i giudei quando la magia era assai diffusa, e la gente veniva perseguitata dagli stregoni. Hârût e Mârût insegnavano alla gente come annullare la magia degli stregoni, e per fare ciò erano costretti prima a informare la gente sulla natura della stregoneria. Fu cosí che alcuni empi giudei impararono alcune pratiche di maleficio, e diffusero ancora di piú la magia, fino ad arrivare addirittura a dare dello stregone al santo profeta Salomone.

VERSETTI 104 E 105

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÞõæáõæÇ ÑóÇÚöäóÇ æóÞõæáõæÇ ÇäúÙõÑúäóÇ æóÇÓúãóÚõæÇ æóáöáúßóÇÝöÑöíäó ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿104﴾ ãóÇ íóæóÏøõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ ãöäú Ãóåúáö ÇáúßöÊóÇÈö æóáÇó ÇáúãõÔúÑößöíäó Çóäú íõäóÒøóáó Úóáóíúßõãú ãöäú ÎóíúÑò ãöäú ÑóÈøößõãú æóÇááøåõ íóÎúÊóÕøõ ÈöÑóÍúãóÊöåö ãóäú íóÔóÂÁõ æóÇááøåõ Ðõæ ÇáúÝóÖúáö ÇáúÚóÙöíãö ﴿105﴾

104.  O voi che avete prestato fede, non dite [al Profeta] “râºinâ”, dite piuttosto “unzurnâ” e ascoltate! I miscredenti avranno un doloroso castigo.

105.  Quelli della gente del Libro che sono diventati miscredenti e i politeisti, non amano che discenda su di voi alcun bene da parte del vostro Signore. Ma Allah riserva a chi vuole la Sua Misericordia e Allah possiede grande grazia.

COMMENTO

Bin Abbas, celebre esegeta coranico, afferma che i primi mussulmani, quando il Profeta esponeva loro i versetti e i comandamenti divini, chiedevano a questo nobile inviato d’Allah di parlare lentamente affinché potessero capire in modo completo quello che diceva, e fargli le proprie domande e richieste. A tal proposito, dicevano: ‘Râºinâ’, termine derivato dalla radice ‘Ar-raºy’, che significa ‘dare del tempo’[151]

Gli empi giudei usavano però questa parola facendola derivare dalla radice ‘Ar-raºunah’, che significa ‘stoltezza’. Nel primo caso, il termine significa ‘dacci del tempo’, mentre nel secondo assume un significato assai offensivo: ‘turlupinaci’[152]

Fu cosí che (sfruttando il doppio significato della suddetta parola) i giudei iniziarono a schernire il sommo Profeta e i mussulmani. Ma il Signore Eccelso, per ostacolarli, ordinò ai credenti: “…non dite [al Profeta] “râºinâ”, dite piuttosto “unzurnâ” e ascoltate…”. Il termine ‘unzurnâ’ ha lo stesso significato di ‘râºinâ’

Alcuni esegeti affermano che la parola “râºinâ”, in lingua ebraica, era una forma di insulto. Essi la ripetevano e ridevano.

Altri affermano invece che i giudei al posto di ‘râºinâ’ dicevano, rivolgendosi al sommo Profeta, ‘râºînâ’, che significa ‘pecoraio nostro’, e in tal modo schernivano il Messaggero di Allah e i mussulmani.

NON DATE PRETESTI AL NEMICO!

Il primo versetto in esame dice: «O voi che avete prestato fede, non dite [al Profeta] “râºinâ”, dite piuttosto “unzurnâ” e ascoltate! I miscredenti avranno un doloroso castigo»

Da questo versetto si può facilmente dedurre che tutti i mussulmani hanno il dovere di non dare pretesti ai nemici dell’Islam per schernire e danneggiare questa sacra religione e il suo nobile profeta, quand’anche si tratti di usare o meno una semplice parola dotata di doppio significato, come nel caso ricordato dal versetto in esame.

È inoltre necessario ricordare che l’espressione “râºinâ” può anche assumere un altro offensivo significato, considerandolo nel contesto in cui si trovavano i giudei dei primordi dell’Islam. In effetti, la suddetta parola, quando viene derivata dalla radice ‘muraa´aat’, assume anche il seguente significato: “Tu rispettaci, e noi ti rispetteremo!”

IL PRECISO SIGNIFICATO DELL’ESPRESSIONE “O VOI CHE AVETE PRESTATO FEDE”

Nel sacro Corano per ben ottanta volte compare la significativa espressione: “O voi che avete prestato fede”. Il versetto in esame è il primo a contenerla, ed è interessante notare che essa compare solo nei versetti medinesi (rivelati a Medina), forse perché con l’Egira, la vita dei mussulmani migliorò, ed essi diventarono una comunità compatta e potente, salvandosi dalla dispersione e dalla rovina.

Con questa espressione il Signore Eccelso vuole inoltre dire che ora che avete prestato fede, vi siete sottomessi alla verità, avete promesso ubbidienza ad Allah, ebbene, avete l’obbligo di rispettare i precetti che Egli rivelerà dopo di essa. In altre parole, vuole dire: “Se avete fede, ubbidite allora ai Miei comandamenti!”

A tal proposito, ricordiamo che in diverse fonti islamiche, sciite e sunnite, è stata narrata la seguente tradizione del sommo Profeta: «Iddio non ha rivelato versetto contenente l’espressione “O voi che avete prestato fede”, se non che Alí ne fosse il capo, il principe”

L’INVIDIA DEGLI EMPI DELLA GENTE DEL LIBRO

Il secondo versetto in esame mette in risalto, svela l’odio e l’invidia che gli empi della gente del Libro provavano per i mussulmani: “Quelli della gente del Libro che sono diventati miscredenti e i politeisti, non amano che discenda su di voi alcun bene da parte del vostro Signore. Ma Allah riserva a chi vuole la Sua Misericordia e Allah possiede grande grazia”

Sí, i nemici di Allah, della verità, dell’Islam, a causa dell’immenso odio, della forte invidia che provavano per i mussulmani, non amavano assolutamente che su di essi discendesse la grazia divina; non riuscivano soprattutto ad accettare che tra i seguaci dell’Islam ci fosse il piú nobile dei messaggeri divini, che aveva con sé l’ultimo e sommo libro celeste da Dio rivelato.

Ma nulla è in grado di fermare l’immensa grazia del Signore Eccelso: “…e Allah possiede grande grazia”

VERSETTI 106 E 107

ãóÇ äóäóÓóÎú ãöäú ÁóÇíóÉò Ãóæú äõäúÓöåóÇ äóÃúÊö ÈöÎóíúÑò ãöäúåóÇ Ãóæú ãöËúáöåóÇ Ãóáóãú ÊóÚúáóãú Ãóäøó Çááøåó Úóáóì ßõáøö ÔóíÁò ÞóÏöíÑñ ﴿106﴾ Ãóáóãú ÊóÚúáóãú Ãóäøó Çááøåó áóåõ ãõáúßõ ÇáÓøóãóÇæÇÊö æóÇáÃÑúÖö æóãóÇ áóßõãú ãöäú Ïõæäö Çááøåö ãöäú æóáöíøò æóáÇó äóÕöíÑò ﴿107﴾

106.  Ogni versetto che abroghiamo o che facciamo dimenticare, lo sostituiamo con uno migliore o simile. Non sai forse che Allah è onnipotente?

107.  Non sai che ad Allah appartiene il regno dei cieli e della terra e che voi all’infuori di Allah non avete alcun protettore né soccorritore?

COMMENTO

QUAL È LO SCOPO DELL’ABROGAZIONE DI UN VERSETTO CORANICO?

Anche in questi versetti si parla della forte ostilità che i giudei provavano per i mussulmani. Questi empi, a volte, dicevano ai fedeli: “L’unica vera religione è quella ebraica, e l’unica qiblah [direzione da assumere durante la preghiera] valida è quella giudea (Baytu-l-maqdis); lo dimostra il fatto che il vostro profeta prega secondo la nostra qiblah”. Tuttavia, Allah cambiò la qiblah dei mussulmani, e, rivelando il versetto 144 di questa stessa sura, ordinò loro di pregare verso la sacra Ka´bah, mettendo cosí a tacere i giudei, i quali però, mossi dalla loro proverbiale ostinatezza, trovarono un altro pretesto per molestare i credenti, dissero cioè: “Se la prima qiblah era giusta, cos’è allora questa seconda, e se questo secondo precetto è giusto, allora le vostre precedenti preghiere sono nulle”

Il sacro Corano, in questi nobili versetti, confuta i loro inconsistenti argomenti, illuminando le menti dei fedeli: “Ogni versetto che abroghiamo o che facciamo dimenticare, lo sostituiamo con uno migliore o simile…”

Certo, Allah può tutto, e ha il diritto di cambiare e alterare i Suoi comandamenti, poiché nessuno meglio di Lui conosce ciò che è bene e ciò che è male per le Sue creature: “…Non sai forse che Allah è onnipotente? Non sai che ad Allah appartiene il regno dei cieli e della terra e che voi all’infuori di Allah non avete alcun protettore né soccorritore?”

In realtà, la prima frase di questo versetto intende esprimere l’assoluto dominio del Signore Eccelso sui Suoi precetti, e la perfetta conoscenza di ciò che è bene e ciò che è male per le Sue creature, dunque, i credenti non devono ascoltare le parole degli empi che cercano di mettere in dubbio la giustezza dei comandamenti divini. La seconda frase è invece un monito a coloro che cercano aiuto in altri all’infuori di Allah, e ricorda loro che l’unico reale appoggio lo posso trovare presso il Signore dei Mondi.

Il termine ‘naskh’ (che noi abbiamo tradotto con ‘abrogare’), significa distruggere, annientare, e, nel contesto della legge islamica, assume il significato di ‘sostituire un precetto con un altro’. Daremo in seguito maggiori spiegazioni su tale questione.

VERSETTO 108

Ãóãú ÊõÑöíÏõæäó Ãóäú ÊóÓúÃóáõæÇ ÑóÓõæáóßõãú ßóãóÇ ÓõÆöáó ãõæÓóì ãöäú ÞóÈúáõ æóãóäú íóÊóÈóÏøóáö ÇáúßõÝúÑó ÈöÇáÅöíãóÇäö ÝóÞóÏú Öóáøó ÓóæóÂÁó ÇáÓøóÈöíáö ﴿108﴾

108.  O vorreste interrogare il vostro Messaggero come in passato fu interrogato Mosè? [Sappiate dunque che] chi scambia la miscredenza con la fede, ha invero smarrito la retta via.