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COMMENTO

I PECCATORI DEL SABATO!

Anche questi due versetti mettono in evidenza lo spirito ribelle e incline al peccato e alle cose materiali dei giudei: «Avete invero saputo [il destino] di quelli di voi che trasgredirono di sabato, ai quali dicemmo: “Siate scimmie reiette!”. Ne facemmo [di quella punizione] una lezione per i presenti e per i posteri, e un insegnamento per i timorati [di Allah]»

I santi imam Baqir e Sadiq (pace su di loro), commentando il secondo dei due versetti in esame, dissero: “L’espressione ‘i presenti’ indica la generazione di quell’epoca, e ‘i posteri’ indica i mussulmani. In altre parole, quella non era una lezione solo per i figli d’Israele, ma è una [valida] lezione per tutti gli esseri umani [di tutte le epoche]”[149]

I MIRACOLI DI MOSÈ

Ogni volta che un profeta inviato dal Signore Eccelso voleva dimostrare la natura divina della sua profezia, doveva compiere, col permesso di Allah, un miracolo. Il sacro Corano c’informa dei diversi e strabilianti miracoli che il Signore Eccelso diede al santo profeta Mosè per dimostrare alla gente la natura divina della sua sacra missione. Elenchiamo di seguito i miracoli del nobile Mosè:

  1. la verga di Mosè si trasforma in serpente (VII:107; XXVI:32);
  2. la mano di Mosè emana luce (XXVI:33; VII:108);
  3. la divisione delle acque (II:50);
  4. l’acqua che sgorga dalla pietra (II: 60 e 74);
  5. la discesa della manna e delle quaglie dal cielo (II:57);
  6. l’ombra delle nuvole che proteggono nel deserto i figli d’Israele dai cocenti raggi del sole (II: 57 e 93);
  7. la resurrezione dei morti (II: 56 e 73);
  8. l’elevarsi del Monte Sinai sui giudei (II:63);
  9. la trasformazione degli iniqui peccatori in reiette scimmie (II:66; VII:166).

VERSETTI 67-74

æóÅöÐú ÞóÇáó ãõæÓóì áöÞóæúãöåö Åöäøó Çááøåó íóÃúãõÑõßõãú Ãóä ÊóÐúÈóÍõæÇ ÈóÞóÑóÉð ÞóÇáõæÇ ÃóÊóÊøóÎöÐõäóÇ åõÒõæÇð ÞóÇáó ÃóÚõæÐõ ÈöÇááøåö Ãóäú Ãóßõæäó ãöäó ÇáúÌóÇåöáöíä ﴿67﴾ ÞóÇáõæÇ ÇÏúÚõ áóäóÇ ÑóÈøóßó íõÈóíøöäú áóäóÇ ãóÇ åöíó ÞóÇáó Åöäøóåõ íóÞõæáõ ÅöäøóåóÇ ÈóÞóÑóÉñ áÇó ÝóÇÑöÖñ æóáÇó ÈößúÑñ ÚóæóÇäñ Èóíúäó Ðóáößó ÝóÇÝúÚóáõæÇ ãóÇ ÊõÄúãóÑõæäó ﴿68﴾ ÞóÇáõæÇ ÇÏúÚõ áóäóÇ ÑóÈøóßó íõÈóíøöäú áóäóÇ ãóÇ áóæúäõåóÇ ÞóÇáó Çöäøóåõ íóÞõæáõ ÇöäøóåóÇ ÈóÞóÑóÉñ ÕóÝúÑóÂÁõ ÝóÇÞöÚñ áóæúäõåóÇ ÊóÓõÑøõ ÇáäøóÇÙöÑöíäó ﴿69﴾ ÞóÇáõæÇ ÇÏúÚõ áóäóÇ ÑóÈøóßó íõÈóíøöäú áóäóÇ ãóÇ åöíó Åöäøó ÇáúÈóÞóÑó ÊóÔóÇÈóåó ÚóáóíúäóÇ æóÅöäøó Åöäú ÔóÂÁó Çááøåõ áóãõåúÊóÏõæäó ﴿70﴾ ÞóÇáó Åöäøóåõ íóÞõæáõ ÅöäøóåóÇ ÈóÞóÑóÉñ áÇó Ðóáõæáñ ÊõËöíÑõ ÇáÃóÑúÖó æóáÇó ÊóÓúÞöí ÇáúÍóÑúËó ãõÓóáøóãóÉñ áÇóÔöíóÉó ÝöíåóÇ ÞóÇáõæÇ ÇáÇóäó ÌóÆúÊó ÈöÇáúÍóÞøö ÝóÐóÈóÍõæåóÇ æóãóÇ ßóÇÏõæÇ íóÝúÚóáõæäó ﴿71﴾ æóÅöÐú ÞóÊóáúÊõãú äóÝúÓÇð ÝóÇÏøóÇÑóÃúÊõãú ÝöíåóÇ æóÇááøåõ ãõÎúÑöÌñ ãóÇ ßõäúÊõãú ÊóßúÊõãõæäó ﴿72﴾ óÝÞõáúäóÇ ÇÖúÑöÈõæåõ ÈöÈóÚúÖöåóÇ ßóÐáößó íõÍúíö Çááøåõ ÇáúãóæúÊóì æóíõÑöíßõãú ÁóÇíóÇÊöåö áóÚóáøóßõãú ÊóÚúÞöáõæäó ﴿73﴾ Ëõãøó ÞóÓóÊú ÞõáõæÈõßõãú ãöäú ÈóÚúÏö Ðáößó Ýóåöíó ßóÇáúÍöÌóÇÑóÉö Ãóæú ÃóÔóÏøõ ÞóÓúæóÉð æÅöäøó ãöäó ÇáúÍöÌóÇÑóÉö áóãóÇ íóÊóÝóÌøóÑõ ãöäúåõ ÇáÃäúåóÇÑõ æóÅöäøó ãöäúåóÇ áóãóÇ íóÔøóÞøóÞõ ÝóíóÎúÑõÌõ  ãöäúåõ ÇáúãóÂÁõ æóÅöäøó ãöäúåóÇ áóãóÇ íóåúÈöØõ ãöäú ÎóÔúíóÉö Çááøåö æóãóÇ Çááøåõ ÈöÛóÇÝöáò ÚóãøóÇ ÊóÚúãóáõæä ﴿74﴾

67.       E [ricordate] quando Mosè disse al suo popolo: “Allah vi comanda di sgozzare un bovino” ed essi dissero: “Ti prendi gioco di noi?”. Disse [allora Mosè]: “Mi guardi Iddio dall’essere ignorante”

68.       Dissero [allora]: “Invoca il tuo Signore affinché ci spieghi come dev’essere [quel bovino]”. Disse: “[Allah] dice: ‘Si tratta di un bovino né vecchio e inabile al lavoro e alle fatiche, né giovane e novello, bensí uno di media età, tra il primo e il secondo. Fate dunque ciò che vi è stato ordinato!’”

69.       Dissero: “Invoca per noi il tuo Signore affinché ci chiarisca di che colore dev’essere”. Disse: “Egli dice: ‘Si tratta di un bovino giallo, dal colore intenso e uniforme, che allieti coloro che [lo] guardano’”

70.       Dissero: “Invoca il tuo Signore affinché ci chiarisca di che cosa si tratta; invero questo bovino è divenuto per noi incerto e, se Allah vorrà, saremo ben guidati”

71.       Disse: “Egli dice: ‘Si tratta di un bovino che non sia stato addomesticato al punto da [potere] arare [con esso] la terra e irrigare la coltivazione; dev’essere [inoltre] esente da qualsiasi difetto e su di esso non deve esserci alcuna macchia’”. Dissero: “Ora ci hai portato la verità!”. Sgozzarono dunque quel [bovino] e poco mancò che non lo facessero.

72.       E quando uccideste una persona e vi incolpaste a vicenda e Allah palesò di ciò che celavate.

73.       Allora dicemmo: “Colpitelo [il cadavere della persona che era stata uccisa] con un pezzo di esso [del bovino sgozzato]”. È cosí che Allah resuscita i morti e vi mostra i Suoi segni nella speranza che ragioniate.

74.       Dopodiché i vostri cuori divennero duri come la pietra o ancora piú duri. Vi sono infatti pietre da cui scorrono ruscelli; altre si disfano e da esse esce l’acqua, e altre precipitano [dalle montagne] per timore di Allah. Allah non è ignaro di ciò che fate.

COMMENTO

LA VICENDA DEL BOVINO

In questi versetti, contrariamente a quanto abbiamo finora letto sui figli d’Israele nella Sura del Bovino, viene raccontata una storia in modo dettagliato, forse per il fatto che questa storia viene raccontata una volta sola nel sacro Verbo d’Allah, e per i molti insegnamenti che è possibile trarre da essa, tra i quali ricordiamo, l’incredibile ostinatezza dei giudei e le assurde scuse da loro portate per disubbidire all’ordine divino, il grado di fede che essi avevano rispetto a Mosè, e una chiara prova della resurrezione dei morti.

La vicenda, in base a quanto dice il sacro Corano e i suoi tafsir, si svolse come segue. Un giudeo fu ucciso misteriosamente, e nessuno riuscí a scoprire l’assassino. Le tribú iniziarono a litigare e ad accusarsi tra di loro. Si rivolsero dunque a Mosè, e gli chiesero di mettere fine al contrasto. Siccome non era possibile risolvere la questione per vie ordinarie, ed era necessario mettere fine al piú presto alla lite, per evitare una vera e propria guerra tra le tribú giudee, Mosè chiese l’aiuto divino, e risolse attraverso un miracolo il difficile problema.

Il primo versetto dice: «E [ricordate] quando Mosè disse al suo popolo: “Allah vi comanda di sgozzare un bovino” ed essi dissero: “Ti prendi gioco di noi?”. Disse [allora Mosè]: “Mi guardi Iddio dall’essere ignorante”»

Certo, gli ignoranti, gli stolti si prendono gioco degli uomini, non i santi profeti, inviati da Allah per guidarli al bene e alla salvezza. Ebbene, quando i giudei acquistarono la certezza che Mosè non si prendeva gioco di loro, dissero: «Dissero [allora]: “Invoca il tuo Signore affinché ci spieghi come dev’essere [quel bovino]”»

Si noti la grande maleducazione con la quale questi empi si rivolsero al santo Mosè: “…Invoca il tuo Signore affinché…”. Come se il loro Signore fosse differente da quello di Mosè!

In ogni caso, Mosè rispose loro dicendo: «Disse: “[Allah] dice: ‘Si tratta di un bovino né vecchio e inabile al lavoro e alle fatiche, né giovane e novello, bensí uno di media età, tra il primo e il secondo»

A questo punto, per evitare che gli ostinati giudei tirassero fuori nuove scuse per sfuggire al decreto divino, il Signore Eccelso aggiunse: “Fate dunque ciò che vi è stato ordinato!”

Ma questi empi tirarono fuori altre scuse, e continuarono a cavillare: «Dissero: “Invoca per noi il tuo Signore affinché ci chiarisca di che colore dev’essere”»

Mosè rispose: «Disse: “Egli dice: ‘Si tratta di un bovino giallo, dal colore intenso e uniforme, che allieti coloro che [lo] guardano’”»

È incredibile come continuavano a complicare le cose, facendo assurde domande. In una tradizione dell’ottavo nobile Imam leggiamo: “Un qualsiasi bovino sarebbe andato bene, ma essi vollero complicare le cose. Piú rendevano difficili le cose, piú Allah, a causa della loro ostinatezza, difficile rendeva il loro compito, aggiungendo nuove e rare caratteristiche. In questo modo, Mosè, che sopportava il loro indegno comportamento, li guidò all’acquisto di uno speciale bovino, che apparteneva a un uomo devoto e bisognoso. Essi furono costretti a spendere un’ingente somma di denaro per acquistare questo bovino, unico nella sua specie. Rischiarono quindi di non riuscire a sgozzare quel bovino”

Sempre piú ostinati e sfacciati, dissero: «Dissero: “Invoca il tuo Signore affinché ci chiarisca di che cosa si tratta; invero questo bovino è divenuto per noi incerto e, se Allah vorrà, saremo ben guidati”»

Mosè, con incredibile pazienza, rispose: «Disse: “Egli dice: ‘Si tratta di un bovino che non sia stato addomesticato al punto da [potere] arare [con esso] la terra e irrigare la coltivazione; dev’essere [inoltre] esente da qualsiasi difetto e su di esso non deve esserci alcuna macchia’”»

Gli empi, forse per il fatto che non trovavano piú altre scuse, conclusero dicendo: «Dissero: “Ora ci hai portato la verità!”»

Poi, trovarono a stento quell’animale e lo sgozzarono: “Sgozzarono dunque quel [bovino] e poco mancò che non lo facessero”

Il sacro Corano, dopo aver narrato in modo dettagliato questa interessante storia, nei due versetti successivi, la ripete in forma riassunta: “E quando uccideste una persona e vi incolpaste a vicenda e Allah palesò di ciò che celavate. Allora dicemmo: “Colpitelo [il cadavere della persona che era stata uccisa] con un pezzo di esso [del bovino sgozzato]”. È cosí che Allah resuscita i morti e vi mostra i Suoi segni nella speranza che ragioniate”

Nell’ultimo versetto in esame, il sacro Corano descrive l’incredibile durezza di cuore dei giudei: “Dopodiché i vostri cuori divennero duri come la pietra o ancora piú duri. Vi sono infatti pietre da cui scorrono ruscelli; altre si disfano e da esse esce l’acqua, e altre precipitano [dalle montagne] per timore di Allah. Allah non è ignaro di ciò che fate”

VERSETTI 75-77

ÃóÝóÊóØúãóÚõæäó Ãóäú íõÄúãöäõæÇ áóßõãú æóÞóÏú ßóÇäó ÝóÑöíÞñ ãöäúåõãú íóÓúãóÚõæäó ßóáÇóãó Çááøåö Ëõãøó íõÍóÑøöÝõæäóåõ ãöäú ÈóÚúÏö ãóÇ ÚóÞóáõæåõ æóåõãú íóÚúáóãõæäó﴿75﴾ æóÅöÐóÇ áóÞõæÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÞóÇáõæÇ ÁóÇãóäøóÇ æÅöÐóÇ ÎóáÇó ÈóÚúÖõåõãú Åöáóì ÈóÚúÖò ÞóÇáõæÇ ÃóÊõÍóÏøöËõæäóåõã ÈöãóÇ ÝóÊóÍó Çááøåõ Úóáóíúßõãú áöíõÍóÂÌøõæßõãú Èöåö ÚöäúÏó ÑóÈøößõãú ÃóÝóáÇ ÊóÚúÞöáõæäó ﴿76﴾ ÃóæóáÇó íóÚúáóãõæäó Ãóäøó Çááøåó íóÚúáóãõ ãóÇ íõÓöÑøõæäó æóãóÇ íõÚúáöäõæäó﴿77﴾

75.       [O credenti] sperate ancora che [i giudei] si uniscano a voi, quando un gruppo di loro ascoltano la parola di Allah e, dopo averla compresa, la falsificano. Essi sanno [bene ciò che fanno].

76.       E quando incontrano i credenti, dicono: “Anche noi abbiamo prestato fede!”, e quando si ritrovano soli fra loro, dicono: “Volete veramente parlare con loro [i musulmani] di ciò che Allah vi ha rivelato [riguardo a Muhammad e all’Islam], affinché lo usino per argomentare contro di voi davanti al vostro Signore?! Non ragionate?!”

77.       Non sanno forse che Allah conosce ciò che nascondono e ciò che manifestano?

COMMENTO

IN QUALE CIRCOSTANZA FURONO RIVELATI QUESTI DUE VERSETTI?

Alcuni esegeti del sacro Corano, a proposito della circostanza nella quale furono rivelati questi due versetti, narrano la seguente tradizione del nobile imam Baqir (A): “Alcuni giudei, che non erano ostili alla verità, quando incontravano i mussulmani, li informavano di quanto diceva la Torà a proposito degli attributi del sommo Profeta. I capi giudei vennero a conoscenza di tale questione, e vietarono loro di fare ciò, dicendo: “Non raccontate quanto dice la Torà a proposito degli attributi di Muhammad, affinché non possano avere, dinanzi a Dio, argomenti contro di voi”. Fu allora che furono rivelati questi due versetti, e costituirono una [decisa] risposta alle loro affermazioni”

IL SACRO CORANO AMMONISCE I CREDENTI CONTRO L’IPOCRISIA GIUDEA

In questi versetti, il sacro Corano abbandona la narrazione delle vicende dei figli d’Israele per mettere i mussulmani in guardia dall’ipocrisia giudea: “[O credenti] sperate ancora che [i giudei] si uniscano a voi, quando un gruppo di loro ascoltano la parola di Allah e, dopo averla compresa, la falsificano. Essi sanno [bene ciò che fanno]”

Il sacro Corano, in questo versetto, vuole dire ai credenti: “Se vedete che essi non accettano i vivi e salvanti versetti del sacro Verbo d’Allah, e negano i chiari miracoli del santo profeta Muhammad, non rattristatevi: essi sono i figli di quegli empi che, in qualità di eletti del popolo giudeo, accompagnarono il santo profeta Mosè sul Monte Sinai, e sentirono le parole di Dio, ne compresero i precetti, ma, al ritorno, falsificarono tutto ciò che avevano sentito e compreso”

Dall’espressione: “…quando un gruppo di loro…”, è inoltre possibile dedurre che solo un gruppo (che forse costituiva la maggioranza) si macchiò di questo indegno peccato.

Nell’Asbaabu-n-nuzul leggiamo che alcuni giudei, al ritorno dal Monte Sinai, dissero alla gente: “Noi abbiamo sentito Iddio ordinare a Mosè: ‘Eseguite dove potete i miei comandamenti, e dove non potete, abbandonateli’, e questa era la loro prima falsificazione.

In ogni caso, nei primi anni che seguirono l’avvento del santo Profeta dell’Islam, tutti s’aspettavano che i giudei accogliessero piú degli altri l’invito della religione islamica, poiché essi appartenevano alle genti del Libro, che, contrariamente ai politeisti, erano venuti a conoscenza degli attributi del sommo Profeta, ancora prima del suo avvento, attraverso le proprie scritture. Tuttavia, il sacro Corano ricorda ai credenti che, con il pessimo passato dei figli d’Israele, non devono aspettarsi che ora essi accettino la verità, e si sottomettano a Dio, perché non l’hanno mai fatto; per quale ragione dovrebbero dunque farlo adesso?

Il versetto successivo rivela un’altra amara verità riguardante questo falso e ipocrita popolo: «E quando [i giudei buoni e amanti della verità] incontrano i credenti, dicono: “Anche noi abbiamo prestato fede!” [e citano gli attributi del sommo Profeta contenuti nelle loro sacre scritture], e quando si ritrovano soli fra loro, [i loro empi] dicono: “Volete veramente parlare con loro [i musulmani] di ciò che Allah vi ha rivelato [riguardo a Muhammad e all’Islam], affinché lo usino per argomentare contro di voi davanti al vostro Signore?! Non ragionate?!”»

È possibile anche interpretare questo versetto dicendo che esso si riferisce ai giudei ipocriti, che in presenza dei mussulmani dicono di essere credenti, mentre in loro assenza negano decisamente l’Islam, e biasimano addirittura gli stessi giudei amici della verità, rimproverandoli di mettere a disposizione dei mussulmani i segreti delle sacre scritture.

In ogni caso, ciò conferma quanto dice il versetto precedente, e cioè di non aspettarsi che un simile popolo accetti la verità, la religione di Dio, l’Islam.

L’espressione “…di ciò che Allah vi ha rivelato…” è possibile che faccia riferimento a un comandamento divino che era nelle mani dei figli d’Israele, come è altresí possibile che indichi determinati segreti riguardanti la nuova legge religiosa.

Nell’ultimo versetto il Signore Eccelso dice: “Non sanno forse che Allah conosce ciò che nascondono e ciò che manifestano?”. Vuole loro ricordare che Egli vede tutto ciò che essi fanno, e conosce tutte le verità che essi nascondono alla gente.

VERSETTI 78 E 79

æóãöäúåõãú Çõãøöíøõæäó áÇóíóÚúáóãõæäó ÇáúßöÊóÇÈó ÅöáÂøó ÃóãóÇäöíøó æóÅöäú åõãú ÅöáÇøó íóÙõäøõæäó ﴿78﴾ Ýóæóíúáñ áöáøóÐöíäó íóßúÊõÈõæäó ÇáúßöÊóÇÈó ÈöÇóíúÏöíåöãú Ëõãøó íóÞõæáõæäó åóÐóÇ ãöäú ÚöäúÏö Çááøåö áöíóÔúÊóÑõæÇ Èöåö ËóãóäÇð ÞóáöíáÇð Ýóæóíúáñ áóåõãú ãöãøóÇ ßóÊóÈóÊú ÃóíúÏöíåöãú æóæóíúáñ áóåõãú  ãöãøóÇ íóßúÓöÈõæäó ﴿79﴾

78.       E tra loro vi sono degli analfabeti che del Libro [la Torà] non conoscono che vane aspirazioni; essi non fanno altro che congetturare.

79.       Guai allora a quelli che scrivono il Libro di loro pugno e poi dicono: “Questo proviene da Allah” per barattarlo a vile prezzo. Guai a loro per ciò che le loro mani hanno scritto! Guai a loro per ciò che [ne] ottengono [in cambio].

COMMENTO

IN QUALE CIRCOSTANZA FURONO RIVELATI QUESTI DUE VERSETTI?

Alcuni dotti giudei, per salvaguardare i loro interessi personali, avevano alterato quelle parti delle Torà che contenevano gli attributi del nobile Profeta dell’Islam.

Quando il santo Muhammad (S) diventò profeta, e i giudei riconobbero in lui gli attributi del Profeta dell’Islam contenuti nella Torà, iniziarono a temere per i loro profitti personali. Infatti, se la gente fosse venuta a conoscenza di quanto diceva la Torà a proposito del nobile Profeta dell’Islam, non li avrebbe piú seguiti né sostenuti. Alterarono dunque tutto quello che la Torà diceva riguardo al sommo Profeta, sostituendolo con l’opposto. I giudei, che fino a quel momento avevano sentito parlare degli attributi del Messaggero d’Allah, chiesero ai loro dotti: “Non è forse questo il Profeta Promesso, del cui avvento davate sempre la lieta novella?”. Essi leggevano loro gli alterati versetti della Torà, per convincerli che il Profeta Promesso non era il santo Muhammad (S), mentre ben sapevano che il Messaggero Atteso era proprio lui, il nobile Profeta dell’Islam.

I PIANI DEI CAPI GIUDEI PER SFRUTTARE LA GENTE

I versetti in esame parlano di due particolari classi del popolo giudeo: i dotti disonesti e la gente comune. V’era poi una minoranza, tra i dotti giudei, amica della verità, che dopo l’avvento del Profeta dell’Islam si convertí alla sacra religione islamica.

Il primo versetto, dedicato alla gente giudea comune, dice: “E tra loro vi sono degli analfabeti che del Libro [la Torà] non conoscono che vane aspirazioni; essi non fanno altro che congetturare”

Il termine ‘umiyyuun’, plurale di ‘umiyy’, indica la gente priva di istruzione, che non ha mai appreso nemmeno a leggere e a scrivere. La parola ‘amaaniyy’, plurale di ‘umniah’, significa ‘speranze’, e qui è possibile che denoti gli illusori meriti che i giudei attribuivano a se stessi.

Il secondo versetto si rivolge invece, con tono terribilmente minaccioso, ai dotti disonesti del popolo giudeo: «Guai allora a quelli che scrivono il Libro di loro pugno e poi dicono: “Questo proviene da Allah” per barattarlo a vile prezzo. Guai a loro per ciò che le loro mani hanno scritto! Guai a loro per ciò che [ne] ottengono [in cambio]»

Dalle ultime frasi di questo versetto si può facilmente dedurre che questi empi dotti si avvalevano di mezzi turpi per ottenere risultati turpi.

VERSETTI 80-82

æóÞóÇáõæÇ áóäú ÊóãóÓøóäóÇ ÇáäøóÇÑõ ÅöáÂøó ÃóíøóÇãÇð ãóÚúÏõæÏóÉð Þõáú ÃóÊøóÎóÐúÊõãú ÚöäúÏó Çááøåö ÚóåúÏÇð Ýóáóäú íõÎúáöÝó Çááøåõ ÚóåúÏóåõ Ãóãú ÊóÞõæáõæäó Úóáóì Çááøåö ãóÇáÇó ÊóÚúáóãõæäó ﴿80﴾ Èóáóì ãóäú ßóÓóÈó ÓóíøöÆóÉð æóÃóÍóÇØóÊú Èöåö ÎóØöíÆóÊõåõ ÝóÃõæúáóÆößó ÃóÕúÍóÇÈõ ÇáäøóÇÑö åõãú ÝöíåóÇ ÎóÇáöÏõæäó ﴿81﴾ æóÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ÇõæúáóÆößó ÃóÕúÍóÇÈõ ÇáúÌóäøóÉö åõãú ÝöíåóÇ ÎóÇáöÏõæäó ﴿82﴾

80.       E dicono: “Il fuoco [dell’Inferno] non ci toccherà che per alcuni giorni”. Di’: “Avete forse ricevuto qualche promessa da Allah, il Quale non manca mai alla Sua promessa, oppure dite riguardo ad Allah cose di cui non avete conoscenza?”

81.       Certo, coloro che operano il male e sono stretti dalle loro colpe, loro sono la gente del Fuoco [i dannati], nel quale rimarranno in eterno.

82.       E quelli che hanno prestato fede e hanno compiuto le buone azioni, loro sono la gente del Paradiso, nel quale rimarranno in eterno.

COMMENTO

LE RIDICOLE PRETESE DEI GIUDEI

Il sacro Corano ricorda, in questi sacri versetti, una delle ridicole pretese dei figli d’Israele (derivante da superbia e causa di buona parte delle loro deviazioni), rispondendo ad essa in modo perfetto: «E dicono: “Il fuoco [dell’Inferno] non ci toccherà che per alcuni giorni”. Di’: “Avete forse ricevuto qualche promessa da Allah, il Quale non manca mai alla Sua promessa, oppure dite riguardo ad Allah cose di cui non avete conoscenza?”»

Il versetto successivo enuncia una legge generale riguardante i peccatori e le tristi conseguenze delle loro colpe: “Certo, coloro che operano il male e sono stretti dalle loro colpe, loro sono la gente del Fuoco [i dannati], nel quale rimarranno in eterno”

Nell’ultimo versetto in esame viene invece enunciato un principio generale a proposito dei probi credenti, e dei lieti esiti della loro devozione: “E quelli che hanno prestato fede e hanno compiuto le buone azioni, loro sono la gente del Paradiso, nel quale rimarranno in eterno”

VERSETTI 83-86

æÅöÐú ÃóÎóÐúäóÇ ãöíËóÇÞó Èóäöí ÅöÓúÑÂÆöíáó áÇóÊóÚúÈõÏõæäó ÅöáÇøó Çááøåó æóÈöÇáúæóÇáöÏóíúäö ÅöÍúÓóÇäÇð æóÐöí ÇáúÞõÑúÈóì æóÇáúíóÊóÇãóì æóÇáúãóÓóÇßöíäö æóÞõæáõæÇ áöáäøóÇÓö ÍõÓúäÇð æóÃóÞöíãõæÇ ÇáÕøóáÇóÉó æÁóÇÊõæÇ ÇáÒøóßóÇÉó Ëõãøó ÊóæóáøóíúÊõãú ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ãöäúßõãú æóÃóäúÊõãú ãõÚúÑöÖõæäó ﴿83﴾ æóÅöÐú ÃóÎóÐúäóÇ ãöíËóÇÞóßõãú áÇóÊóÓúÝößõæäó ÏöãóÂÁóßõãú æóáÇó ÊõÎúÑöÌõæäó ÃóäúÝõÓóßõãú ãöäú ÏöíóÇÑößõãú Ëõãøó ÃóÞúÑóÑúÊõãú æóÃóäúÊõãú ÊóÔúåóÏõæäó ﴿84﴾ Ëõãøó ÃóäúÊõãú åóÄõáÂÁö ÊóÞúÊõáõæäó  ÃóäúÝõÓóßõãú æóÊõÎúÑöÌõæäó ÝóÑöíÞÇð ãöäúßõãú ãöäú ÏöíóÇÑöåöãú ÊóÙóÇåóÑõæäó Úóáóíúåöãú ÈöÇáÅöËúãö æóÇáúÚõÏúæóÇäö æÅöäú íóÃúÊõæßõãú ÇõÓóÇÑóì ÊõÝóÇÏõæåõãú æóåõæó ãõÍóÑøóãñ Úóáóíúßõãú ÅöÎúÑóÇÌõåõãú ÃóÝóÊõÄúãöäõæäó ÈöÈóÚúÖö ÇáúßöÊóÇÈö æóÊóßúÝõÑõæäó ÈöÈóÚúÖò ÝóãóÇ ÌóÒóÂÁõ ãóäú íóÝúÚóáõ Ðóáöß óãöäúßõãú ÅöáÇøó ÎöÒíñ Ýöí ÇáúÍóíÇÉö ÇáÏøõäúíóÇ æóíóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö íõÑóÏøõæäó Åöáóì ÃóÔóÏøö ÇáúÚóÐóÇÈö æóãóÇ Çááøåõ ÈöÛóÇÝöáò ÚóãøóÇ ÊóÚúãóáõæäó  ﴿85﴾ ÇõæúáóÆößó ÇáøóÐöíäó ÇÔúÊóÑóæõÇ ÇáúÍóíóÇÉó ÇáÏøõäúíóÇ ÈöÇáÇóÎöÑóÉö ÝóáÇó íõÎóÝøóÝõ Úóäúåõãõ ÇáúÚóÐóÇÈõ æóáÇó åõãú íõäúÕóÑõæäó ﴿86﴾

83.       E [ricordate ancora] quando stringemmo il patto con i figli d’Israele [dicendo]: “Non adorate altri che Allah, fate del bene ai genitori, ai parenti, agli orfani e agli indigenti; dite alla gente parole gentili, eseguite assiduamente la preghiera e pagate la zakàh”. Ma dopo, eccetto pochi di voi, voltaste [tutti] le spalle [a questi precetti] mentre eravate ritrosi [ad accettare la verità].

84.       E di quando stringemmo con voi  il patto [dicendo]: “Non spargetevi il sangue [a vicenda] e non scacciatevi l’un l’altro dalle vostre case”. Accettaste dunque e voi [stessi ne] siete testimoni.

85.       Dopo, proprio voi, vi uccidete l’un l’altro e scacciate dalle proprie dimore alcuni dei vostri, spalleggiandovi l’un l’altro contro di loro nel peccato e nell’oppressione; e se essi vengono a voi prigionieri, li riscattate, mentre vi era stato proibito [anche il solo] scacciarli. Credete dunque in una parte del Libro rinnegando l’altra?! La punizione per quelli di voi che agiscono cosí non può dunque essere altro che l’ignominia nella vita terrena e nel Giorno del Giudizio. Essi saranno restituiti al piú duro dei castighi e Allah non è ignaro di ciò che fate.

86.       Questi sono gli stessi che hanno barattato la vita terrena con l’aldilà; il loro castigo non sarà dunque alleggerito né saranno aiutati.

COMMENTO

I GIUDEI HANNO SEMPRE VIOLATO I PATTI!

Nei precedenti versetti abbiamo parlato del patto tra Allah e i giudei, senza però entrare nei dettagli della questione. Nei versetti in esame, il Signore Altissimo rivela alcuni particolari di questo patto, alcuni suoi fondamenti, che devono essere considerati parte dei princípi e delle invariabili leggi di ogni religione rivelata.

Inoltre, in essi Allah biasima duramente i figli d’Israele per la loro grave colpa di aver violato il suddetto patto, promettendo loro ignominia nei due mondi, e un terribile castigo.

Il patto tra Allah e i giudei conteneva i seguenti princípi, che i figli d’Israele avevano accettato e promesso di rispettare:

  1. come prima e fondamentale cosa il monoteismo e l’adorazione del Dio Unico, di Allah: «E [ricordate ancora] quando stringemmo il patto con i figli d’Israele [dicendo]: “Non adorate altri che Allah,
  2. fate del bene ai genitori,
  3. ai parenti, agli orfani e agli indigenti;
  4. dite alla gente parole gentili,
  5. eseguite assiduamente la preghiera
  6. e pagate la zakàh”

Ma dopo, eccetto pochi di voi, voltaste [tutti] le spalle [a questi precetti] mentre eravate ritrosi [ad accettare la verità]

  1. E di quando stringemmo con voi  il patto [dicendo]: “Non spargetevi il sangue [a vicenda]
  2. e non scacciatevi l’un l’altro dalle vostre case”
  3. quando uno di voi, in guerra, cade prigioniero del nemico, dovete tutti darvi da fare per liberarlo.

Questo decimo punto può essere dedotto dalla frase “…Credete dunque in una parte del Libro rinnegando l’altra?!…”, della quale parleremo piú avanti.

Il sacro Corano, dopo aver ricordato i princípi che i giudei avevano promesso di rispettare stringendo il patto, afferma solennemente: “Accettaste dunque e voi [stessi ne] siete testimoni”

Ma come sempre, violarono i patti e disubbidirono al Signore: “Dopo, proprio voi, vi uccidete l’un l’altro e scacciate dalle proprie dimore alcuni dei vostri, spalleggiandovi l’un l’altro contro di loro nel peccato e nell’oppressione; e se essi vengono a voi prigionieri, li riscattate, mentre vi era stato proibito [anche il solo] scacciarli”

È assurdo che voi fondiate il vostro riscattare i prigionieri sui precetti della Torà e sul patto da voi stretto con Allah: “Credete dunque in una parte del Libro rinnegando l’altra?!”

Ebbene: “La punizione per quelli di voi che agiscono cosí non può dunque essere altro che l’ignominia nella vita terrena e nel Giorno del Giudizio. Essi saranno restituiti al piú duro dei castighi e Allah non è ignaro di ciò che fate”

L’ultimo versetto in esame, svela un’importante verità riguardo ai reali scopi del contraddittorio comportamento dei giudei: “Questi sono gli stessi che hanno barattato la vita terrena con l’aldilà; il loro castigo non sarà dunque alleggerito né saranno aiutati”

UNA VIA PER TUTTI I POPOLI

Nonostante questi versetti siano stati rivelati a proposito dei figli d’Israele, costituiscono un valido insegnamento per tutti i popoli, in tutte le epoche. L’applicazione dei principi contenuti in essi è infatti in grado di garantire la sopravvivenza di ogni popolo, e di donargli grandezza e dignità.

Dal sacro Corano è possibile dedurre che un popolo può durare e condurre una dignitosa esistenza, solo quando s’appoggia all’Onnipotente, si sottomette solo a Lui, e solo Lui adora. Se farà ciò non dovrà temere niente e nessuno, e sarà sempre invincibile: “Non adorate altri che Allah”

Un altro dei fattori che assicura la sopravvivenza di un popolo, è l’esistenza di amicizia e amore tra gli individui che lo compongono. Ciò è possibile quando ognuno onora, rispetta e aiuta i propri genitori, che sono le sue piú vicine persone, e, dopo di loro, i propri parenti e gli altri componenti della società, soprattutto quelli piú deboli e bisognosi, come gli orfani e poveri: “…fate del bene ai genitori, ai parenti, agli orfani e agli indigenti; dite alla gente parole gentili…”

È poi necessario rinforzare gli individui della società dal punto di vista economico, e aiutare i poveri: “…e pagate la zakàh…”

Fondamentale è poi il rispetto per la vita, l’onore e i beni del prossimo: “…Non spargetevi il sangue [a vicenda] e non scacciatevi l’un l’altro dalle vostre case…”

A condizione però che questi principi siano tutti accettati e rispettati, senza fare distinzioni: “…Credete dunque in una parte del Libro rinnegando l’altra?!…”

VERSETTI 87 E 88

æóáóÞóÏú ÁóÇÊóíúäóÇ ãõæÓóì ÇáúßöÊóÇÈó æóÞóÝøóíúäóÇ ãöäú ÈóÚúÏöåö ÈöÇáÑøõÓõáö æóÁóÇÊóíúäóÇ ÚöíÓóì ÇÈúäó ãóÑúíóãó ÇáúÈóíøöäóÇÊö æóÃóíøóÏúäóÇåõ ÈöÑõæÍö ÇáúÞõÏõÓö ÃóÝóßõáøóãóÇ ÌóÂÁóßõãú ÑóÓõæáñ ÈöãóÇ áÇó Êóåúæóì ÃóäúÝõÓõßõãõ ÇÓúÊóßúÈóÑúÊõãú ÝóÝóÑöíÞÇð ßóÐøóÈúÊõãú æóÝóÑöíÞÇð ÊóÞúÊõáõæäó ﴿87﴾ æóÞóÇáõæÇ ÞõáõæÈõäóÇ ÛõáúÝñ Èóáú áóÚóäóåõãõ Çááøåõ ÈößõÝúÑöåöãú ÝóÞóáöíáÇð ãóÇ íõÄúãöäõæäó ﴿88﴾

87.       In verità, demmo a Mosè il Libro [la Torà] e dopo di lui mandammo [altri] messaggeri. Demmo a Gesú, figlio di Maria, chiare prove e lo confermammo tramite lo Spirito di Santità [l’arcangelo Gabriele]. [Non è forse vero che] ogni volta che un messaggero vi ha portato ciò [precetti e ordini] che non gradivate vi siete insuperbiti, smentendone alcuni e uccidendone altri?

88.       E dissero: “I nostri cuori sono velati”. Allah li ha piuttosto maledetti per la loro miscredenza. Pochi dunque prestano fede!