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Colui che conosce la verità, ed è in grado di muoversi e cambiare l’ambiente che lo circonda, non può essere considerato mustađºaf, e non ha alcuna scusa per astenersi dall’emigrare dalla terra dei miscredenti.
Viceversa, coloro che non sono assolutamente in grado di respingere la miscredenza né di sottomettersi alla verità, sono mustađºaf, e non commettono peccato a rimanere nella terra della miscredenza.[398]
ÝóÇõæúáóÆößó ÚóÓóì Çááøóåõ Ãóäú íóÚúÝõæó Úóäúåõãú æóßóÇäó Çááøóåõ ÚóÝõæøóÇð ÛóÝõæÑÇð ﴿99﴾
99. Ebbene, quelli sono gli stessi che v’è speranza che vengano perdonati da Allah. E Allah è ºafuww [perdonatore], ġafûr [clemente].
In questo versetto il sacro Corano afferma che è possibile che i peccatori dei quali ha parlato nei versetti precedenti, vengano da Dio perdonati, poiché Egli è perdonatore e clemente.
æóãóä íõåóÇÌöÑú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö íóÌöÏú Ýöí ÇáÃóÑúÖö ãõÑóÇÛóãÇð ßóËöíÑÇð æóÓóÚóÉð æóãóä íóÎúÑõÌú ãöä ÈóíúÊöåö ãõåóÇÌöÑÇð Åöáóì Çááøóåö æóÑóÓõæáöåö Ëõãøó íõÏúÑößúåõ ÇáúãóæúÊõ ÝóÞóÏú æóÞóÚó ÃóÌúÑõåõ Úóáóì Çááøóåö æóßóÇäó Çááøóåõ ÛóÝõæÑÇð ÑóÍöíãÇð ﴿100﴾
100. E chi emigra sul sentiero di Allah, troverà sulla terra molti murâġam[399] e larghezza di mezzi; e chi esce dalla propria casa emigrante verso Allah e il Suo Messaggero, e viene poi colto dalla morte, ebbene, in verità, spetta ad Allah [dargli] la sua ricompensa. E Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].
Continuando il discorso riguardante gli individui che sono caduti in abiezione a causa della loro negligenza nell’emigrare sulla via di Allah dalla terra della miscredenza, il sacro Corano in questo versetto, con assoluta decisione, ribadisce l’importanza dell’emigrazione sulla via di Allah in due fasi. Prima ricorda le felici conseguenze e i vantaggi di questo nobile atto in questo mondo, dicendo: “E chi emigra sul sentiero di Allah, troverà sulla terra molti murâġam e larghezza di mezzi”, per mezzo dei quali può affermare la verità, e sconfiggere i nemici di Dio.
Poi, il sacro verbo di Allah, ricorda i vantaggi e le conseguenze ultraterrene dell’emigrazione sulla via di Allah, dicendo: “E chi esce dalla propria casa emigrante verso Allah e il Suo Messaggero, e viene poi colto dalla morte, ebbene, in verità, spetta ad Allah [dargli] la sua ricompensa. E Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo]”
Per comprendere l’importanza di questo nobile atto, è anche utile notare che l’esodo del santo profeta Muhammad (S) a Medina, segnò l’inizio della gloriosa era islamica. Su di essa si basano le date di importanti avvenimenti religiosi, politici e sociali.
æóÅöÐóÇ ÖóÑóÈúÊõãú Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÝóáóíúÓó Úóáóíúßõãú ÌõäóÇÍñ Ãóä ÊóÞúÕõÑõæÇ ãöäó ÇáÕøóáÇóÉö Åöäú ÎöÝúÊõãú Ãóä íóÝúÊöäóßõãõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ Åöäøó ÇáúßóÇÝöÑöíäó ßóÇäõæÇ áóßõãú ÚóÏõæøðÇ ãõÈöíäÇð ﴿101﴾
101. E quando siete in viaggio, ebbene, non v’è alcun male per voi che accorciate la şalâħ, se temete che quelli che sono diventati miscredenti vi danneggino: in verità, i miscredenti sono per voi un nemico palese.
Dopo aver parlato della jihâd e dell’emigrazione sulla via di Allah, in questo versetto, il sacro Corano tratta l’argomento della preghiera in viaggio.
A volte, il nobile Corano, per esprimere l’obbligatorietà di un atto, usa l’espressione “lâ junâh”, da noi qui tradotta con “non v’è alcun male”
La preghiera eseguita in forma ridotta, non riguarda solo i casi in cui si tema qualche pericolo, ma siccome in viaggio si teme di solito di subire qualche danno (incidenti, furti ecc.), o siccome la legge della riduzione della preghiera è stata inizialmente rivelata a proposito dei casi in cui esiste timore, in questo versetto esiste la condizione “se temete che…”
1. La preghiera deve essere eseguita in ogni caso.
2. In alcuni casi la preghiera deve essere eseguita in forma ridotta.
3. I precetti dell’Islam sono facili da eseguire.
4. Non bisogna dimenticare il nemico nemmeno durante la preghiera. Non si può distinguere la politica dalla religione né la sagacia dal culto.
5. La totalità dei miscredenti sono come un unico nemico per i credenti. Si noti infatti che il versetto usa il termine “ºaduww”, “nemico”, per indicarli, non «aºdã’» (“nemici”).
æÅöÐóÇ ßõäúÊó Ýöíåöãú ÝóÇóÞóãúÊó áóåõãõ ÇáÕøóáÇóÉó ÝóáúÊóÞõãú ØóÂÆöÝóÉñ ãöäúåõã ãóÚóßó æóáúíóÃúÎõÐõæÇ ÃóÓúáöÍóÊóåõãú ÝóÅöÐóÇ ÓóÌóÏõæÇ ÝóáúíóßõæäõæÇ ãöä æóÑóÂÆößõãú æóáúÊóÃúÊö ØóÂÆöÝóÉñ ÇõÎúÑóì áóãú íõÕóáøõæÇ ÝóáúíõÕóáøõæÇ ãóÚóßó æóáúíóÃúÎõÐõæÇ ÍöÐúÑóåõãú æóÃóÓúáöÍóÊóåõãú æóÏøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ áóæú ÊóÛúÝõáõæäó Úóäú ÃóÓúáöÍóÊößõãú æóÃóãúÊöÚóÊößõãú Ýóíóãöíáõæäó Úóáóíúßõã ãóíúáóÉð æóÇÍöÏóÉð æóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú Åöä ßóÇäó Èößõãú ÃóÐóìð ãöä ãóØóÑò Ãóæú ßõäÊõã ãóÑúÖóì Ãóä ÊóÖóÚõæÇ ÃóÓúáöÍóÊóßõãú æóÎõÐõæÇ ÍöÐúÑóßõãú Åöäøó Çááøóåó ÃóÚóÏøó áöáúßóÇÝöÑöíäó ÚóÐóÇÈÇð ãõåöíäÇð ﴿102﴾
102. E quando sei tra loro ed elevi per loro la şalâħ, ebbene, un gruppo di loro si alzi con te e prenda [con sé] le proprie armi, quindi, quando compiono il sujûd[400], stiano dietro di voi. Venga [poi] un altro gruppo che non abbia [ancora] pregato, e preghi dunque con te, prendendo le proprie precauzioni e [prendendo con sé] le proprie armi. Coloro che sono diventati miscredenti amerebbero che voi trascuraste le vostre armi e le vostre merci per piombare di colpo su di voi. Non v’è alcun male per voi, se venite disturbati dalla pioggia o siete malati, che deponiate le armi; prendete [però] le vostre precauzioni. In verità, Allah ha preparato un castigo umiliante per i miscredenti.
Nel sesto anno dell’egira, il sommo Profeta, accompagnato da un gruppo di mussulmani, partì per la Mecca. Nella località di Hudaybiyyaħ, s’imbatté in Ķâlid Bin Walîd accompagnato da duecento persone, che si erano trincerati per impedire al sommo Profeta di entrare alla Mecca. Dopo la chiamata alla preghiera di Bilâl, e l’inizio della preghiera in congregazione, Ķâlid Bin Walîd approfittò dell’occasione presentatasi per attaccare i mussulmani mentre erano in preghiera, ma Allah rivelò il versetto in esame, e mise al corrente il Profeta e i mussulmani del vile complotto dei miscredenti. Ķâlid, vedendo questa miracolosa rivelazione, si convertì all’Islam.[401]
In questa preghiera, un primo gruppo di credenti, dopo la fine della prima rakºaħ, si alzano, e gli altri terminano la preghiera. L’imam della preghiera aspetta dunque che l’altro gruppo raggiunga la seconda rakºaħ, e, con le armi in mano, si uniscano alla preghiera.
Concludiamo dunque che la preghiera deve essere eseguita in ogni caso, anche durante le battaglie: una mano sulle armi e una al cielo!
Per comprendere l’importanza della preghiera in congregazione è sufficiente considerare che, durante le battaglie, di fronte al nemico, è stata prescritta una rakºaħ di questa preghiera. La concomitanza dei due fondamentali precetti della preghiera e della jihâd, non è un motivo per sacrificarne uno in favore dell’altro: la preghiera non deve distogliere il credente dalla jihâd né la jihâd dalla preghiera!
In battaglia, durante la preghiera, il credente deve sempre avere con sé armi e mezzi di difesa. Siccome poi, a volte, può risultare difficile avere con sé, durante la preghiera, sia le armi sia i mezzi di difesa, il versetto afferma: “Non v’è alcun male per voi, se venite disturbati dalla pioggia o siete malati, che deponiate le armi; prendete [però] le vostre precauzioni”
Rispettate dunque questi ordini, e siate sicuri che vincerete, poiché: “In verità, Allah ha preparato un castigo umiliante per i miscredenti”
ÝÅöÐóÇ ÞóÖóíúÊõãõ ÇáÕøóáÇóÉó ÝóÇÐúßõÑõæÇ Çááøóåó ÞöíóÇãÇð æóÞõÚõæÏÇð æóÚóáóì ÌõäõæÈößõãú ÝóÅöÐóÇ ÇØúãóÃúäóäÊõãú ÝóÇóÞöíãõæÇ ÇáÕøóáÇóÉó Åöäøó ÇáÕøóáÇóÉó ßóÇäóÊú Úóáóì ÇáúãõÄúãöäöíäó ßöÊóÇÈÇð ãóæúÞõæÊÇð ﴿103﴾
103. Ebbene, quando avrete finito la şalâħ, ricordate dunque Allah, in piedi, seduti o coricati su un fianco. Quando poi avrete acquistato [nuovamente] la calma, elevate allora la şalâħ [normalmente]: in verità, la şalâħ, per i credenti, è un kitâb[402] mawqût[403].
Dopo aver parlato della preghiera in battaglia, e della permanenza dell’obbligo della preghiera anche durante le battaglie, ora, in questo versetto, il sacro Corano afferma: “Ebbene, quando avrete finito la şalâħ, ricordate dunque Allah, in piedi, seduti o coricati su un fianco”
È possibile che ciò indichi le particolari posizioni che assumono i combattenti durante le battaglie. Altri sono invece dell’idea che il versetto voglia dire che è necessario ricordare sempre Iddio, in piedi, seduti, coricati, quando si è in salute, quando si è malati, in pace e in guerra.[404]
Questo versetto esprime in realtà un importante precetto islamico: pregare in determinate ore, non significa dimenticare Iddio nelle altre! Il credente deve sempre ricordare il suo Signore.
Poi il versetto aggiunge: “Quando poi avrete acquistato [nuovamente] la calma, elevate allora la şalâħ [normalmente]”
Il versetto si chiude ricordando ancora una volta ai credenti il fondamentale precetto della preghiera.
æóáÇó ÊóåöäõæÇ Ýöí ÇÈúÊöÛóÂÁö ÇáúÞóæúãö Åöä ÊóßõæäõæÇ ÊóÃúáóãõæäó ÝÅöäøóåõãú íóÃúáóãõæäó ßóãóÇ ÊóÃúáóãõæäó æóÊóÑúÌõæäó ãöäó Çááøóåö ãóÇ áÇó íóÑúÌõæäó æóßóÇäó Çááøóåõ ÚóáöíãÇð ÍóßöíãÇð ﴿104﴾
104. Non scoraggiatevi nell’inseguimento di quella gente! Se voi soffrite, ebbene, in verità, anche loro soffrono come soffrite voi, [ma] voi sperate da Allah ciò che essi non sperano. Allah è ºalîm [sapiente], hakîm [saggio].
In una tradizione di Bin ºAbbâs leggiamo che dopo i tristi eventi della guerra di Uhud, il sommo Profeta (S) andò in cima al monte di Uhud, e Abû Sufiyân, il capo dei miscredenti, salì sul monte, e gridò: “O Muhammad, in un giorno abbiamo vinto e in uno perso”, ossia: “Se a Badr siamo stati sconfitti, qui a Uhud vi abbiamo soggiogato”. Il sommo Profeta disse a mussulmani: “Rispondetegli immediatamente!”, ed essi dissero: “Voi non sarete mai come noi! I nostri martiri sono in paradiso, i vostri uccisi all’inferno!”
Abû Sufiyân gridò: “Noi abbiamo il grande idolo ºUzzâ, voi no!”
Il sommo Profeta (S) disse: «Rispondete loro: “Il nostro signore e sostegno è Allah, voi invece non avete alcun signore e sostegno!”»
Abû Sufiyân, vedendosi impotente dinanzi a queste parole, lasciò perdere ºUzzâ, e iniziò ad esaltare un altro idolo, Hubal, gridando: “Gloria a Hubal!”
Il sommo Profeta ordinò allora di rispondere a questa bestemmia ordinando ai mussulmani di dire: “Allah è superiore ed eccelso!”
Abû Sufiyân che non aveva tratto alcun vantaggio dai propri motti, gridò: “Ci rivedremo a Badr Aş-şuġrâ!”
I mussulmani abbandonarono il campo di battaglia afflitti dalle tristi vicende della battaglia di Uhud, fu allora che Iddio rivelò il versetto in esame, e li esortò a non scoraggiarsi nell’inseguimento dei nemici.
Quanto abbiamo detto c’insegna che i mussulmani devono stare sempre in guardia, tenere sempre sotto controllo i nemici, studiare le loro strategie e le loro tattiche per difendersi in modo adeguato, opporre alla loro logica una logica più solida e rigorosa. Invece di rammaricarsi e affliggersi, i mussulmani devono sempre agire e darsi da fare per superare le difficoltà.
Dopo i versetti riguardanti la jihâd, in questo versetto il nobile Corano, per risvegliare nei mussulmani lo spirito di sacrificio, afferma: “Non scoraggiatevi nell’inseguimento di quella gente!”. Di fronte ai nemici ostinati, siate decisi e coraggiosi, non abbiate paura, poiché così potrete scoraggiare il nemico e ottenere la vittoria!
Poi espone un chiaro argomento per dimostrare questa tesi: “Se voi soffrite, ebbene, in verità, anche loro soffrono come soffrite voi, [ma] voi sperate da Allah ciò che essi non sperano”
In conclusione, per ribadire e sottolineare quanto detto in precedenza, ricorda che: “Allah è ºalîm [sapiente], hakîm [saggio]”
Åöäøó ÃóäúÒóáúäó Åöáóíúßó ÇáúßöÊóÇÈó ÈöÇáúÍóÞøö áöÊóÍúßõãó Èóíúäó ÇáäøóÇÓö Èöãó ÃóÑóÇßó Çááøóåõ æóáÇó Êóßõä áöáúÎóÂÆöäöíäó ÎóÕöíãÇð ﴿105﴾
105. Noi ti abbiamo invero fatto discendere il Libro in verità, affinché tu giudichi fra la gente secondo quanto Allah ti ha mostrato. E non essere ķaşîm[405] dei traditori!
In base a quanto affermano i tafâsîr autorevoli, un mussulmano, durante una battaglia, rubò una corazza, e prima di essere scoperto, gettò l’oggetto rubato nella casa di un giudeo, accusandolo di essere lui il ladro. La questione fu rimessa al giudizio del sommo Profeta, e in quel momento Allah rivelò il versetto in esame, ricordando dapprima al santo Messaggero che il sacro Corano è stato inviato per realizzare la giustizia fra gli uomini: “Noi ti abbiamo invero fatto discendere il Libro in verità, affinché tu giudichi fra la gente secondo quanto Allah ti ha mostrato”
Poi ammonisce il sommo Profeta dicendogli di non prendere mai le parti dei traditori.
Il celebre tafsîr Majmaºu-l-bayân, afferma che nonostante questo versetto si rivolga al sommo Profeta, in realtà, è un monito ai mussulmani, poiché il Profeta è infallibile, e lontano da ogni colpa ed errore.
æóÇÓúÊóÛúÝöÑö Çááøóåó Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÛóÝõæÑÇð ÑóÍöíãÇð ﴿106﴾
106. E chiedi venia ad Allah: in verità, Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].
In questo versetto, Iddio Sublime ordina al Suo Messaggero di chiederGli venia. Di certo, Iddio è clemente e benevolo nei confronti delle Sue creature. Questo versetto, analogamente a quello precedente, nonostante si rivolga al sommo Profeta, è in realtà un invito ai mussulmani a pentirsi dei propri peccati e implorare il perdono divino, poiché, come abbiamo già detto poc’anzi, il Profeta è infallibile, e lontano da ogni colpa ed errore.
æóáÇó ÊõÌóÇÏöáú Úóäö ÇáøóÐöíäó íóÎúÊóÇäõæäó ÃóäúÝõÓóåõãú Åöäøó Çááøóåó áÇó íõÍöÈøõ ãóä ßóÇäó ÎóæøóÇäÇð ÃóËöíãÇð ﴿107﴾
107. E non disputare in difesa di coloro che tradiscono se stessi: in verità, Allah non ama chi è ķawwân[406], aŝîm[407].
Le guide dell’Islam devono riconoscere i traditori, e prevedere le loro trame, per adottare contro di loro adeguati provvedimenti.
Chi opprime e tradisce la gente, in realtà opprime e tradisce se stesso, poiché il tradimento e l’oppressione corrompono la stessa società nella quale vivono i traditori e gli oppressori. L’Islam proibisce alla gente di difendere e proteggere i traditori e gli oppressori.
È necessario altresì sapere che non bisogna confondere i piccoli tradimenti e le ingiustizie minori, con i crimini dei traditori e dei peccatori incalliti, è per questo che nel versetto compaiono i termini ķawwân e aŝîm: “In verità, Allah non ama chi è ķawwân, aŝîm”
íóÓúÊóÎúÝõæäó ãöäó ÇáäøóÇÓö æóáÇó íóÓúÊóÎúÝõæäó ãöäó Çááøóåö æóåõæó ãóÚóåõãú ÅöÐú íõÈóíøöÊõæäó ãóÇ áÇó íóÑúÖóì ãöäó ÇáúÞóæúáö æóßóÇäó Çááøóåõ ÈöãóÇ íóÚúãóáõæäó ãõÍöíØÇð ﴿108﴾
108. Essi nascondono alla gente [il loro turpe comportamento][408], e non [lo] nascondono ad Allah[409], [mentre] Egli è con loro quando di notte meditano ciò che Egli non gradisce della parola. Allah è muhît[410] di [tutto] quello che fanno.
Iddio Sublime in questo versetto biasima i traditori dicendo che essi si vergognano dei loro turpi peccati dinanzi alla gente, ma non si vergognano di Allah!
Iddio, che è sempre e in ogni luogo con loro, conosce bene gli inganni che meditano di notte, in segreto, e le parole da Lui non gradite che essi dicono, poiché: “Allah è muhît di [tutto] quello che fanno”
å ÃóäúÊõãú åóÄõáÂÁö ÌóÇÏóáúÊõãú Úóäúåõãú Ýöí ÇáúÍóíóÇÉö ÇáÏøõäúíóÇ Ýóãóä íõÌóÇÏöáõ Çááøóåó Úóäúåõãú íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö Ãóã ãóä íóßõæäõ Úóáóíúåöãú æóßöíáÇð ﴿109﴾
109. Certo, voi siete gli stessi che avete disputato in loro difesa nella vita terrena! Chi dunque disputerà con Allah, in loro difesa, il Giorno della Resurrezione? O chi sarà loro protettore?
In questo e nei precedenti versetti, il sacro Corano lancia tre moniti a tre diversi gruppi.
1. Ai giudici dice: “Badate di non essere ingiusti, e di non oltrepassare i confini della verità e della giustizia!”;
2. Ai traditori dice: “Iddio vede e sa tutto quello che fate!”
3. A coloro che difendono i traditori dice: “Voi non potrete fare nulla per loro il Giorno del Giudizio!”
æóãóä íóÚúãóáú ÓõæÁÇð Ãóæú íóÙúáöãú äóÝúÓóåõ Ëõãøó íóÓúÊóÛúÝöÑö Çááøóåó íóÌöÏö Çááøóåó ÛóÝõæÑÇð ÑóÍöíãÇð ﴿110﴾
110. E chi fa del male, o fa ingiustizia a se stesso, [e] poi chiede perdono ad Allah, troverà Allah ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].
Il termine «sũ’», da noi tradotto con “male”, può anche assumere il significato di danno arrecato al prossimo. Deduciamo dunque che il versetto parla sia delle ingiustizie fatte dall’uomo al prossimo, sia di quelle che egli fa a se stesso.
Nel versetto precedente, il sacro Corano ha biasimato i traditori e i loro difensori, e qui mostra ad essi una sicura via per salvarsi, dicendo: “E chi fa del male, o fa ingiustizia a se stesso, [e] poi chiede perdono ad Allah, troverà Allah ġafûr [clemente], rahîm [benevolo]”
æóãóä íóßúÓöÈú ÅöËúãÇð ÝÅöäøóãóÇ íóßúÓöÈõåõ Úóáóì äóÝúÓöåö æóßóÇäó Çááøóåõ ÚóáöíãÇð ÍóßöíãÇð ﴿111﴾
111. E chi acquista un peccato, ebbene, in verità, non lo acquista che contro se stesso. E Allah è ºalîm [sapiente], hakîm [saggio].
Il peccato distrugge la purezza del cuore, il timor di Dio dell’anima, e la giustizia, e questa è la più grande delle perdite che l’essere umano può subire, è il più grande dei torti che può fare contro se stesso: “E chi acquista un peccato, ebbene, in verità, non lo acquista che contro se stesso”
Il versetto si conclude ricordando che Iddio è sapiente e saggio. Egli conosce ogni nostra azione, e infligge ad ogni peccatore la punizione che si merita.
æóãóä íóßúÓöÈú ÎóØöíÆóÉð Ãóæú ÅöËúãÇð Ëõãøó íóÑúãö Èöåö ÈóÑöíÆÇð ÝóÞóÏö ÇÍúÊóãóáó ÈõåúÊóÇäÇð æóÅöËúãÇð ãõÈöíäÇð ﴿112﴾
112. E chi acquista un errore o un peccato, e poi ne incolpa un innocente, si grava invero di calunnia e peccato palese.
Questo versetto espone la gravità del peccato della calunnia, dicendo: “E chi acquista un errore o un peccato, e poi ne incolpa un innocente, si grava invero di calunnia e peccato palese”
La calunnia è uno dei più turpi peccati, e viene condannata duramente dalla sacra religione islamica.
In una tradizione del sommo Profeta (S) leggiamo: “Chiunque calunni un credente o una credente, o dica di loro ciò non è in loro, ebbene, il Giorno del Giudizio, sarà messo da Dio su un tumulo di fuoco finché non si discolpi”
In verità, la diffusione di questo ignobile peccato in una società, ne provoca la rovina, distrugge in essa la giustizia e la verità, condanna gli innocenti, assolve i rei, e porta la gente a diffidare di tutto e di tutti.
æóáóæúáÇó ÝóÖúáõ Çááøóåö Úóáóíúßó æóÑóÍúãóÊõåõ áóåóãøóÊú ØóÂÆöÝóÉñ ãöäúåõãú Ãóä íõÖöáøõæßó æóãóÇ íõÖöáøõæäó ÅöáÂøó ÃóäúÝõÓóåõãú æóãóÇ íóÖõÑøõæäóßó ãöä ÔóíúÁò æóÃóäúÒóáó Çááøóåõ Úóáóíúßó ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍößúãóÉó æóÚóáøóãóßó ãóÇ áóãú Êóßõä ÊóÚúáóãõ æóßóÇäó ÝóÖúáõ Çááøóåö Úóáóíúßó ÚóÙöíãÇð ﴿113﴾
113. E se non ci fosse stata la grazia di Allah su di voi, e la Sua misericordia, ebbene, in verità, un gruppo di loro intendeva traviarti, mentre invece non traviano che se stessi, e non ti nuocciono in nessuna cosa. E Allah ha fatto discendere su di te il Libro e la hikmaħ [saggezza], e ti ha insegnato quello che non sapevi. E la grazia di Allah su di te è grande.
Questo versetto parla ancora della vicenda della quale abbiamo parlato nel commento al versetto centocinquesimo della sura in esame, dicendo: “E se non ci fosse stata la grazia di Allah su di voi, e la Sua misericordia, ebbene, in verità, un gruppo di loro intendeva traviarti…”
I Banû Ubayraq volevano incolpare ingiustamente un giudeo e ottenere dall’equanime Profeta dell’Islam un’ingiusta sentenza a loro favore, per danneggiare la sua reputazione e raggiungere i loro turpi scopi. Ma Iddio Eccelso, difensore del Suo amato Messaggero, vanificò le loro vili trame.
Poi il sacro Corano aggiunge: “Mentre invece non traviano che se stessi, e non ti nuocciono in nessuna cosa”
Il versetto si conclude ricordando una delle fondamentali ragioni dell’infallibilità del Profeta: “E Allah ha fatto discendere su di te il Libro e la hikmaħ [saggezza], e ti ha insegnato quello che non sapevi. E la grazia di Allah su di te è grande”
áÇó ÎóíúÑó Ýöí ßóËöíÑò ãöä äóÌúæóÇåõãú ÅöáÇøó ãóäú ÃóãóÑó ÈöÕóÏóÞóÉò Ãóæú ãóÚúÑõæÝò Ãóæú ÅöÕúáÇóÍò Èóíúäó ÇáäøóÇÓö æóãóä íóÝúÚóáú Ðóáößó ÇÈúÊöÛóÂÁó ãóÑúÖóÇÊö Çááøóåö ÝóÓóæúÝó äõÄúÊöíåö ÃóÌúÑÇð ÚóÙöíãÇð ﴿114﴾
114. Non c’è [alcun] bene in molti dei loro conciliaboli, se non [in quelli di] chi [con essi] ordina [di dare] una şadaqaħ [elemosina] o [di compiere] un maºrûf[411] o una riconciliazione tra la gente. E chi fa ciò cercando il consenso di Allah, ebbene, gli daremo una grande ricompensa.
Questo versetto, al pari di quelli precedenti, parla delle segrete riunioni notturne dei munâfiqûn, dei loro vili conciliaboli: “Non c’è [alcun] bene in molti dei loro conciliaboli”
Poi, affinché non si pensi che ogni conciliabolo è biasimevole, aggiunge: “Se non [in quelli di] chi [con essi] ordina [di dare] una şadaqaħ [elemosina] o [di compiere] un maºrûf o una riconciliazione tra la gente”
Il versetto si chiude quindi dando una lieta novella: “E chi fa ciò cercando il consenso di Allah, ebbene, gli daremo una grande ricompensa”
È tuttavia necessario ricordare che, a parte l’eccezione ricordata, il sacro Corano riprova duramente i conciliaboli, e li considera atti satanici.
æóãóä íõÔóÇÞöÞö ÇáÑøóÓõæáó ãöä ÈóÚúÏö ãóÇ ÊóÈóíøóäó áóåõ ÇáúåõÏóì æóíóÊøóÈöÚú ÛóíúÑó ÓóÈöíáö ÇáúãõÄúãöäöíäó äõæóáøöåö ãóÇ Êóæóáøóì æóäõÕúáöåö Ìóåóäøóãó æóÓóÂÁóÊú ãóÕöíÑÇð ﴿115﴾
115. E chi entra in discordia col Messaggero, dopo che gli si è manifestata la hudâ [guida alla retta via], e segue un sentiero diverso da quello dei credenti, lo rivolgeremo verso ciò che più ama[412], e lo introdurremo nell’Inferno, e che cattivo maşîr![413]
Dopo aver compreso la verità, e avere accettato l’Islam, l’essere umano deve sottomettersi agli ordini del Messaggero di Allah, e chi gli disubbidisce dopo essere stato guidato alla retta via, ebbene, sarà gettato nel fuoco dell’Inferno.
In altre parole, chiunque esca dalla via della fede e della devozione, sarà abbandonato al suo destino, e condannato alle pene dell’Inferno.
Åöäøó Çááøóåó áÇó íóÛúÝöÑõ Ãóä íõÔúÑóßó Èöåö æóíóÛúÝöÑõ ãóÇ Ïõæäó Ðóáößó áöãóä íóÔóÂÁõ æóãóä íõÔúÑößú ÈöÇááøóåö ÝóÞóÏú Öóáøó ÖóáÇóáÇð ÈóÚöíÏÇð ﴿116﴾
116. In verità, Allah non perdona che Gli si attribuiscano šarîk[414], e perdona ciò che è inferiore ad esso[415], a chi vuole Egli. E chi attribuisce šarîk ad Allah, ebbene, in verità, erra d’errore lontano.
Finché l’individuo non distruggerà completamente in sé lo širk, non potrà trarre alcun vantaggio dalle proprie virtù e buone azioni. La cura di questo grave profondo male, è il sincero pentimento, e il definitivo abbandono di questo gravissimo peccato.
Åöä íóÏúÚõæäó ãöä Ïõæäöåö ÅöáÂøó ÅöäóÇËÇð æÅöä íóÏúÚõæäó ÅöáÇøó ÔóíúØóÇäÇð ãóÑöíÏÇð ﴿117﴾
117. Essi [i mušrikûn[416]] non invocano, oltre a Lui, che delle femmine[417], e non invocano che un šaytân[418] ribelle.
Nel versetto precedente, il sacro Corano ha considerato i mušrikûn fortemente traviati e lontani dal bene e dalla verità. In questo versetto, il nobile Verbo di Allah espone invece la ragione di tale traviamento.
I mušrikûn della Mecca adoravano degli angeli, che consideravano figlie di Dio. Questa era la loro grande deviazione!
áóÚóäóåõ Çááøóåõ æóÞóÇáó áÇóóÊøóÎöÐóäøó ãöäú ÚöÈóÇÏößó äóÕöíÈÇð ãóÝúÑõæÖÇð ﴿118﴾
118. Allah lo ha maledetto, ed egli ha detto: “Di certo, sicuramente, mi prenderò una determinata parte dei Tuoi servi,
L’origine di tutti i mali di Satana, è la maledizione divina dalla quale è stato colpito. Satana è l’antico nemico dell’uomo, è il suo palese nemico. Satana cerca sempre con tutte le sue forze di deviare l’uomo dalla retta via, ed egli deve perciò stare in guardia, ed evitare di seguire le sue orme.
æóáÇóõÖöáøóäøóåõãú æóáÇóõãóäøöíóäøóåõãú æóáÃóãõÑóäøóåõãú ÝóáóíõÈóÊøößõäøó ÁóÇÐóÇäó ÇáÃóäúÚóÇãö æóáÃóãõÑóäøóåõãú ÝóáóíõÛóíøöÑõäøó ÎóáúÞó Çááøóåö æóãóä íóÊøóÎöÐö ÇáÔøóíúØóÇäó æóáöíøÇð ãöä Ïõæäö Çááøóåö ÝóÞóÏú ÎóÓöÑó ÎõÓúÑóÇäÇð ãõÈöíäÇð ﴿119﴾
119. e, senza dubbio, di sicuro, li travierò, li illuderò, darò loro ordini affinché amputino gli orecchi dei [propri] bestiami[419], darò loro ordini affinché alterino la creazione di Allah”. E chi prende Satana per waliyy [signore] al posto di Allah, ebbene, in verità, perde di scapito palese.
Satana ha giurato di portare a termine le seguenti nefande opere:
1. “Di certo, sicuramente, mi prenderò una determinata parte dei Tuoi servi”. Egli sa benissimo che non ha il potere di traviare tutti i servi del Signore Eccelso, può traviare solo coloro la cui fede è debole, quelli che sono servi delle proprie passioni.
2. “e, senza dubbio, di sicuro, li travierò”
3. “…li illuderò”
4. “…darò loro ordini affinché amputino gli orecchi dei [propri] bestiami…”. Qui il sacro Corano si riferisce ad un’indegna e crudele pratica dell’era preislamica: gli idolatri usavano lacerare o amputare gli orecchi di alcune loro bestie, considerando proibito salire su di esse, e non usandole per alcun altro lavoro.
5. “…darò loro ordini affinché alterino la creazione di Allah”. Questo è un irreparabile danno che Satana arreca all’uomo. Questa frase intende dire che Satana, con le sue tentazioni, altera la natura umana, che Iddio ha creato retta e pura, libera da ogni forma di deviazione e impurità.
Il versetto si conclude esponendo un principio generale: “E chi prende Satana per waliyy [padrone] al posto di Allah, ebbene, in verità, perde di scapito palese”
íóÚöÏõåõãú æóíõãóäøöíåöãú æóãóÇ íóÚöÏõåõãõ ÇáÔøóíúØóÇäõ ÅöáÇøó ÛõÑõæÑÇð ﴿120﴾
120. Fa loro promesse e li illude, e Satana non promette loro che inganno.
Quando fu rivelato il versetto del perdono dei peccati (Ãli ºImrân, v. 135), Iblîs con un grido riunì i suoi compagni, e disse loro: “Con il pentimento umano tutti i nostri sforzi sono vani”. Uno dei compagni di Satana disse: “Quando qualcuno deciderà di pentirsi, lo illuderemo e gli faremo promesse, affinché tardi a pentirsi”. Iblîs assentì.[420]
ÇõæúáóÆößó ãóÃúæóÇåõãú Ìóåóäøóãõ æóáÇ íóÌöÏõæäó ÚóäúåóÇ ãóÍöíÕÇð ﴿121﴾
121. Il loro posto è l’Inferno, ed essi non troveranno alcuna via di scampo [per salvarsi] da esso.
L’Inferno sarà per alcuni una dimora eterna. Considerando che non si può sfuggire al castigo divino, e che nell’aldilà non si può piú rimediare ai propri errori, ebbene, è meglio abbandonare il male e il peccato in questo mondo.
æóÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ æóÚóãöáõæÇ ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö ÓóäõÏúÎöáõåõãú ÌóäøóÇÊò ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó Ýöíåó ÃóÈóÏÇð æóÚúÏó Çááøóåö ÍóÞøÇð æóãóäú ÃóÕúÏóÞõ ãöäó Çááøóåö ÞöíáÇð ﴿122﴾
122. E coloro che hanno prestato fede e compiuto le buone azioni, presto li faremo entrare in paradisi sotto i quali scorrono i rivi, in cui saranno eterni, [in cui vivranno] eternamente: promessa di Allah in verità! E chi mai è più sincero di Allah nel parlare?
I versetti precedenti ci hanno insegnato che coloro che scelgono Satana come proprio signore e padrone, sono in palese perdita: egli fa loro false promesse, e li illude con vane speranze, poiché le promesse di Satana non sono che inganno. In questo versetto, il sacro Corano parla invece di gente totalmente diversa da questa, parla dei probi credenti e della straordinaria ricompensa che li attende: “E coloro che hanno prestato fede e compiuto le buone azioni, presto li faremo entrare in paradisi sotto i quali scorrono i rivi”. Questi doni non sono come i doni del mondo, che sono caduchi e perituri: “…in cui saranno eterni, [in cui vivranno] eternamente”. Queste promesse non sono come le false promesse di Satana, sono promesse divine, vere e sicure: “Promessa di Allah in verità!”. È poi ovvio che nessuno può essere più sincero di Allah, poiché mente e manca alle promesse chi è debole o ignorante o bisognoso, difetti che il Signore Eccelso non ha, poiché Egli è immune da qualsiasi colpa, errore e difetto.
áóíúÓó ÈöÇóãóÇäöíøößõãú æóá ÃóãóÇäöíøö Ãóåúáö ÇáúßöÊóÇÈö ãóä íóÚúãóáú ÓõæÁÇð íõÌúÒó Èöåö æóáÇó íóÌöÏú áóåõ ãöä Ïõæäö Çááøóåö æóáöíøÇð æóáÇó äóÕöíÑÇð ﴿123﴾
123. [E sappiate che questo non dipende] né dai vostri desideri né dai desideri della gente del Libro. Chi opera il male ne sarà ripagato [col castigo divino], e, oltre ad Allah, non troverà per se stesso alcun waliyy [signore] né soccorritore alcuno.