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COMMENTO

Il versetto precedente ci mette in guardia dal seguire le orme di Satana, mentre quello in esame mostra una di queste orme, e cioè imitare i propri antenati: «E quando si dice loro: “Seguite ciò che Allah ha fatto discendere”, essi dicono: “No, noi seguiamo ciò che abbiamo visto seguire dai nostri antenati”. [Fanno ciò] anche se i loro antenati non capivano nulla e non erano sulla retta via?!»

VERSETTO 171

æóãóËóáõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇú ßóãóËóáö ÇáøóÐöí íóäúÚöÞõ ÈöãóÇ áÇó íóÓúãóÚõ ÅöáÇøó ÏõÚóÇÁ æóäöÏóÇÁ Õõãøñ Èõßúãñ Úõãúíñ Ýóåõãú áÇó íóÚúÞöáõæäó ﴿171﴾

171.  [Chi invita] i miscredenti [alla verità] è come chi urla di fronte a ciò che non ode se non un [indistinto] richiamo, una [vaga] voce. [Essi sono] sordi, muti, ciechi, perciò non capiscono nulla.

COMMENTO

In questo sacro versetto ci sono due similitudini:

  1. colui che invita alla verità viene paragonato al pastore;

2.       il miscredente viene paragonato a una bestia che delle parole del pastore non comprende se non un vaga voce, un indistinto urlo. Troviamo questa similitudine anche in una tradizione del santo imam Baqir (A)[213].

Il sacro versetto ribadisce poi il concetto espresso nelle similitudini dicendo: “[Essi sono] sordi, muti, ciechi, perciò non capiscono nulla”

VERSETTO 172

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ßõáõæÇú ãöä ØóíøöÈóÇÊö ãóÇ ÑóÒóÞúäóÇßõãú æóÇÔúßõÑõæÇú áöáøåö Åöä ßõäÊõãú ÅöíøóÇåõ ÊóÚúÈõÏõæäó ﴿172﴾

172.  O voi che avete prestato fede, mangiate delle buone cose di cui v’abbiamo provvisto e ringraziate Allah, se è Lui che adorate.

COMMENTO

In questo nobile versetto, il Signore Eccelso raccomanda ai credenti di godere dei doni che Egli ha loro concesso e di ringraziarLo, e mostrarGli la propria gratitudine.

Il tafsir As-saafi narra la seguente tradizione del santo Profeta dell’Islam: «Allah dice: “Dove sono jinn e uomini in questa grande notizia: Io li creo, e loro adorano altri diversi da Me; Io li sostento, e loro ringraziano altri diversi da Me”»[214]

Insomma, questo versetto ci dice espressamente di mangiare i puri e deliziosi cibi che il Signore Altissimo ci ha generosamente donato, e ci ordina altresí di ringraziarLo per tutti i doni che Egli ci concede. Del resto, ogni persona dotata di sano intelletto comprende che è necessario essere grati a chi dona. La gratitudine mantiene e accresce i doni divini, ed è segno di vera fede e sincera devozione.

In una tradizione del santo imam Hadi (A) leggiamo: “Chi si priva o vieta a se stesso le cose da Allah concesse, e gli atti da Lui permessi, sarà colpito dalla Sua ira”[215]

VERSETTO 173

ÅöäøóãóÇ ÍóÑøóãó Úóáóíúßõãõ ÇáúãóíúÊóÉó æóÇáÏøóãó æóáóÍúãó ÇáúÎöäÒöíÑö æóãóÇ Ãõåöáøó Èöåö áöÛóíúÑö Çááøåö Ýóãóäö ÇÖúØõÑøó ÛóíúÑó ÈóÇÛò æóáÇó ÚóÇÏò ÝóáÇ ÅöËúãó Úóáóíúåö Åöäøó Çááøåó ÛóÝõæÑñ ÑøóÍöíãñ ﴿173﴾

173.  In verità, [Allah] v’ha proibito le bestie morte [senza essere state macellate], il sangue, la carne di maiale e ciò [la bestia] su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah [al momento d’essere macellata]. E chi sarà costretto [a cibarsi di tali cose], se non lo farà per disubbidienza e non supererà i limiti, non farà peccato: in verità, Allah è clemente e benevolo.

COMMENTO

Questo versetto espone alcune delle cose delle quali è proibito cibarsi.

A tal proposito, in un hadith del santo imam Sadiq (A), leggiamo: “La carne delle bestie morte indebolisce il corpo, interrompe la generazione, ed è causa di morte improvvisa. Cibarsi di sangue rende invece crudeli”[216]

Secondo le norme dell’igiene, la carne di maiale è il veicolo di contagio di due specie di parassiti, la tenia e la trichina. In alcuni paesi dell’Europa orientale è stato proibito il consumo di carne di maiale.

In alcune delle precedenti religioni rivelate, come ad esempio nel giudaismo, la carne di maiale è proibita. Nel Vangelo il peccatore viene paragonato al maiale.

Bisogna tuttavia fare attenzione che chi è minacciato dalla fame, al fine di sottrarsi alla morte, può cibarsi, nella quantità strettamente necessaria, di cose proibite. Questa licenza deriva dall’infinita misericordia che il Signore Eccelso ha nei confronti delle Sue creature. Il tafsir Nuru-th-thaqalayn narra la seguente tradizione del santo imam Sadiq (A): “Chi è costretto a cibarsi di maytah[217], sangue, carne di maiale, e non lo fa, perdendo cosí la vita, ebbene, una simile persona è miscredente”[218]

OSSERVAZIONI

  1. La sacra religione islamica cura con assoluta attenzione l’alimentazione degli esseri umani, vietando severamente i cibi dannosi alla loro salute. Il divieto di cibarsi di maytah, della carne di maiale e di sangue, compare ben quattro volte nel saggio Corano, in due versetti meccani e due medinensi.
  2. Nel momento in cui intendiamo macellare una bestia, dobbiamo ricordare Allah e menzionare il Suo sacro nome, per non dimenticare mai che nessun nostro atto deve uscire dai confini del monoteismo. Questo è uno dei metodi per formare un essere umano monoteista.
  3. L’Islam è la religione perfetta, capace di rispondere a ogni esigenza umana, in grado di risolvere ogni problema, che non opprime la gente con inadempibili doveri.
  4. Non bisogna però approfittarsi della misericordia divina: “…se non lo farà per disubbidienza e non supererà i limiti…”

VERSETTO 174

Åöäøó ÇáøóÐöíäó íóßúÊõãõæäó ãóÇ ÃóäÒóáó Çááøåõ ãöäó ÇáúßöÊóÇÈö æóíóÔúÊóÑõæäó Èöåö ËóãóäðÇ ÞóáöíáÇð ÃõæáóÜÆößó ãóÇ íóÃúßõáõæäó Ýöí ÈõØõæäöåöãú ÅöáÇøó ÇáäøóÇÑó æóáÇó íõßóáøöãõåõãõ Çááøåõ íóæúãó ÇáúÞöíóÇãóÉö æóáÇó íõÒóßøöíåöãú æóáóåõãú ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿174﴾

174.  In verità, coloro che occultano ciò che Allah ha fatto discendere del Libro e lo barattano a vil prezzo, essi non ingeriscono che fuoco. Allah non parlerà loro nel Giorno del Giudizio né li purificherà, ed essi avranno un doloroso castigo.

COMMENTO

I dotti giudei e cristiani, prima dell’avvento del santo Profeta dell’Islam, avevano dato la lieta novella della sua venuta alla gente, informandola altresí dei suoi segni di riconoscimento, ricordati nella Torà e nel Vangelo. Tuttavia, non appena il Signore Eccelso inviò all’umanità il santo profeta Muhammad (S), e questi dotti compresero che sottomettendosi a questo nobile nunzio divino avrebbero perso il proprio prestigio, e i propri profitti, ebbene, ignorarono e occultarono le verità divine che avevano appreso dalle loro sacre scritture, e che avevano continuamente ricordato alla gente. Anche se l’occultamento di queste verità avesse loro permesso di mantenere per un breve periodo il proprio potere e prestigio, tuttavia essi non avrebbero che acquistato un esiguo bene a un altissimo prezzo: avrebbero dato la propria salvezza, il Paradiso, la beatitudine eterna, per gli effimeri beni e godimenti di questo mondo. Essi, sfruttando la loro posizione e il loro potere, intascavano ingenti somme di denaro, ma non facevano altro che ingerire fuoco, attirare verso di sé l’ira di Allah: “In verità, coloro che occultano ciò che Allah ha fatto discendere del Libro e lo barattano a vil prezzo, essi non ingeriscono che fuoco”

Essi verranno abbandonati dal Signore, non riceveranno da Lui il minimo aiuto, e saranno solo degni del Suo doloroso castigo: “Allah non parlerà loro nel Giorno del Giudizio né li purificherà, ed essi avranno un doloroso castigo”

OSSERVAZIONI

1.       Vendere il proprio credo, la propria fede, la propria salvezza è in ogni caso svantaggioso: “…e lo barattano a vil prezzo…”

2.       Il Giorno del Giudizio, i cibi e i beni proibiti si manifesteranno sotto forma di fuoco: “…essi non ingeriscono che fuoco…”

3.       La punizione deve essere adatta al peccato: quelli che nella vita terrena hanno impedito alla gente di ascoltare la parola di Allah, saranno, nel Giorno del Giudizio, privati della gioia di ascoltare il verbo divino: “…Allah non parlerà loro nel Giorno del Giudizio…”

4.       Questo versetto non riguarda solo coloro che hanno occultato le verità riguardanti l’avvento del Messaggero d’Allah e i suoi segni di riconoscimento riportati nelle Sacre Scritture. Infatti, coloro che nei loro tafsir e nelle loro opere storiche nascondono l’evento di Ghadir, falsificano le verità del Sacro Corano, e indirizzano la gente verso persone indegne della successione del santo Profeta, ebbene, quest’empia gente commette lo stesso peccato dei dotti giudei e dei cristiani dei primordi dell’Islam.

VERSETTO 175

ÃõæáóÜÆößó ÇáٱóÐöíäó ÇÔúÊóÑóæõÇú ÇáÖøóáÇóáóÉó ÈöÇáúåõÏóì æóÇáúÚóÐóÇÈó ÈöÇáúãóÛúÝöÑóÉö Ýóãó ÃóÕúÈóÑóåõãú Úóáóì ÇáäøóÇÑö ﴿175﴾

175.  Essi sono quelli che hanno scambiato la retta guida con la perdizione e il perdono con il castigo. Che coraggio che hanno di fronte al fuoco [dell’Inferno]!

COMMENTO

Essi (quelli che occultano la verità) sono gli stessi che hanno venduto a vil prezzo il sommo bene della retta guida del Signore eccelso, per acquistare il traviamento, sono quelli che hanno dato il perdono di Allah per ottenere il Suo castigo. Sopporteranno forse la dolorosa punizione divina? Non sanno forse che nascondendo la verità agli uomini si fanno soci dei peccati e delle deviazioni derivanti, in ogni luogo e tempo, da questo occultamento?

In una tradizione, il sommo Profeta (S) dice al santo imam Alí (A): “O Alí, il peggior uomo è chi vende il suo aldilà per il proprio mondo, e peggio ancora è chi vende il proprio aldilà per il mondo degli altri”[219]

VERSETTO 176

Ðóáößó ÈöÃóäøó Çááøåó äóÒøóáó ÇáúßöÊóÇÈó ÈöÇáúÍóÞøö æóÅöäøó ÇáøóÐöíäó ÇÎúÊóáóÝõæÇú Ýöí ÇáúßöÊóÇÈö áóÝöí ÔöÞóÇÞò ÈóÚöíÏò ﴿176﴾

176.  Questo perché Allah ha fatto discendere il Libro in verità, e coloro che hanno dissentito a proposito del Libro, in verità, sono [caduti] in profondo scisma.

COMMENTO

Le severe punizioni ricordate per coloro che nascondono la verità, traggono origine dal fatto che il Signore Eccelso ha rivelato le sacre scritture, i libri celesti dotandoli di assoluta chiarezza e perfetto rigore, in modo che essi non creino alcun dubbio, non originino alcuna ambiguità. Ciononostante, alcuni empi, per salvaguardare i propri interessi personali, hanno sempre cercato di cavillare sul verbo del Signore Eccelso, di falsificare le verità divine, di alterare la parola di Allah, di creare contrasto nella comprensione delle sacre scritture. Iddio descrive quest’empia gente dicendo: “…coloro che hanno dissentito a proposito del Libro, in verità, sono [caduti] in profondo scisma…”

VERSETTO 177

áóíúÓó ÇáúÈöÑøó Ãóä ÊõæóáøõæÇú æõÌõæåóßõãú ÞöÈóáó ÇáúãóÔúÑöÞö æóÇáúãóÛúÑöÈö æóáóÜßöäøó ÇáúÈöÑøó ãóäú Âãóäó ÈöÇááøåö æóÇáúíóæúãö ÇáÂÎöÑö æóÇáúãóáÂÆößóÉö æóÇáúßöÊóÇÈö æóÇáäøóÈöíøöíäó æóÂÊóì ÇáúãóÇáó Úóáóì ÍõÈøöåö Ðóæöí ÇáúÞõÑúÈóì æóÇáúíóÊóÇãóì æóÇáúãóÓóÇßöíäó æóÇÈúäó ÇáÓøóÈöíáö æóÇáÓøóÂÆöáöíäó æóÝöí ÇáÑøöÞóÇÈö æóÃóÞóÇãó ÇáÕøóáÇÉó æóÂÊóì ÇáÒøóßóÇÉó æóÇáúãõæÝõæäó ÈöÚóåúÏöåöãú ÅöÐóÇ ÚóÇåóÏõæÇú æóÇáÕøóÇÈöÑöíäó Ýöí ÇáúÈóÃúÓóÇÁ æÇáÖøóÑøóÇÁ æóÍöíäó ÇáúÈóÃúÓö ÃõæáóÜÆößó ÇáøóÐöíäó ÕóÏóÞõæÇ æóÃõæáóÜÆößó åõãõ ÇáúãõÊøóÞõæäó ﴿177﴾

177.  Il bene non consiste nel volgere i volti verso l’oriente e l’occidente, ma il bene è [quello di] chi crede in Allah e nel Giorno Estremo, negli angeli, nel Libro e nei Profeti, e dà i [propri] beni, nonostante li ami, ai parenti, agli orfani, ai poveri, all’ibnu-s-sabíl [la persona che è in viaggio, e che, per mancanza di mezzi, non è in grado di proseguire], ai mendicanti e per liberare gli schiavi; di chi eleva la salâh, dà la zakâh, di coloro che mantengono le proprie promesse quando promettono, e, in particolare, di coloro che sono pazienti nelle avversità, nelle ristrettezze e in battaglia. Questi sono i sinceri, questi sono i [veri] timorati [di Allah]!

COMMENTO

La fede in Dio, è sottomissione alla verità e ribellione a ogni forma di tirannia. La fede nel Giudizio Universale amplia le vedute ed eleva i propositi. Essere convinti dell’esistenza degli angeli è segno di fede nell’ordine soprannaturale: la rivelazione, la provvidenza…

La fede nei profeti, è fede nella retta via, e prova che l’essere umano non è stato abbandonato alla sua sorte.

La frase “…dà i [propri] beni…”, ci ricorda la collaborazione e l’altruismo, “…di chi eleva la salâh…” il costante rapporto col Signore Eccelso, “…dà la zakâh” lo sforzo per aiutare gli indigenti, “…di coloro che mantengono le proprie promesse quando promettono…” un efficace metodo per rinsaldare i legami, rinforzare i rapporti tra la gente, e “…e, in particolare, di coloro che sono pazienti nelle avversità, nelle ristrettezze e in battaglia…” la via per rafforzare la volontà e costruire uomini forti e decisi.

OSSERVAZIONI

1.       Questo è il piú completo dei versetti coranici. Nel celebre Tafsiru-l-mizaan leggiamo la seguente tradizione del santo Messaggero di Allah (S): “Chiunque metta in pratica questo versetto, possiede una fede completa”[220]

2.       Il versetto in esame ci ricorda che dobbiamo seguire la religione, e metterla in pratica, trascurando le parole e i motti. Questo versetto ci aiuta a non dimenticare mai gli obiettivi principali della religione.

3.       Molti dicono di avere fede, ma i veri credenti sono solo coloro che seguono completamente i principi e i precetti ricordati da questo versetto.

4.       La fede in Dio, nella risurrezione, e nella rivelazione, viene prima della pratica.

5.       Questo versetto sottolinea l’importanza dell’aiuto agli indigenti e alle classi diseredate, menzionandolo assieme alla fede in Dio.

6.       Per conseguire un timor di Dio perfetto, è necessario donare dei propri beni alla gente bisognosa. Alcune persone aiutano i poveri quando e come vogliono loro, e non quando e come vuole il Signore Eccelso. In tal modo ignorano e trascurano parte dei loro obblighi. Altri invece si limitano a quanto è obbligatorio, alla zakah, trascurando del tutto la carità supererogatoria. Questo sacro versetto considera vero credente, sincero devoto, autentico timorato, solo chi compie tutte e due le suddette forme di carità, quella obbligatoria, la zakah, e quella supererogatoria: “…e dà i [propri] beni, nonostante li ami…”. È per questo stesso motivo che alcune tradizioni islamiche affermano che nei beni degli abbienti, oltre alla zakah, v’è un altro diritto per i poveri[221]. Altre tradizioni biasimano fortemente la persona che trascura i propri vicini bisognosi, dicendo: “Chi si corica sazio, mentre il suo vicino di casa soffre la fame, non crede in Dio e nemmeno nella risurrezione [quand’anche abbia compiuto la carità obbligatoria]”[222]

7.       La pazienza è in ogni caso una virtú e una fondamentale componente del carattere del credente. Il vero credente supera le difficoltà della povertà, del dolore, della malattia, e della guerra con la sua esemplare pazienza. La pazienza è una delle cose che fanno guadagnare il Paradiso al credente: “Essi saranno premiati con un’alta stazione per quanto hanno pazientato”[223]. In un altro versetto gli angeli dicono alla gente del Paradiso: “Pace su di voi per quanto avete pazientato”[224]. La pazienza è inoltre uno dei requisiti dell’imam: “E per quanto hanno pazientato abbiamo fatto di loro degli imam che guidano per ordine nostro”[225]

VERSETTI 178 E 179

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ßõÊöÈó Úóáóíúßõãõ ÇáúÞöÕóÇÕõ Ýöí ÇáúÞóÊúáóì ÇáúÍõÑøõ ÈöÇáúÍõÑøö æóÇáúÚóÈúÏõ ÈöÇáúÚóÈúÏö æóÇáÃõäËóì ÈöÇáÃõäËóì Ýóãóäú ÚõÝöíó áóåõ ãöäú ÃóÎöíåö ÔóíúÁñ ÝóÇÊøöÈóÇÚñ ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö æóÃóÏóÇÁ Åöáóíúåö ÈöÅöÍúÓóÇäò Ðóáößó ÊóÎúÝöíÝñ ãøöä ÑøóÈøößõãú æóÑóÍúãóÉñ Ýóãóäö ÇÚúÊóÏóì ÈóÚúÏó Ðóáößó Ýóáóåõ ÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ﴿178﴾ æóáóßõãú Ýöí ÇáúÞöÕóÇÕö ÍóíóÇÉñ íóÇú Ãõæáöíú ÇáÃóáúÈóÇÈö áóÚóáøóßõãú ÊóÊøóÞõæäó ﴿179﴾

178.  O voi che avete prestato fede, riguardo agli uccisi vi è stato prescritto il qisaas [vendetta del sangue]: libero per libero, schiavo per schiavo, donna per donna. E a chi sarà perdonato qualcosa [di questo diritto] dal proprio fratello di fede, [è prescritto di] seguire allora la virtú e pagare generosamente [la di´ah – il prezzo del sangue]. Questa è una facilitazione, una grazia [concessavi] dal vostro Signore. Ebbene, chi, dopo tutto questo, trasgredirà [la legge di Allah], avrà un doloroso castigo.

179.  Nel qisaas c’è vita per voi, o gente dotata di [sano] intelletto, a che forse diventiate timorati [di Allah].

COMMENTO

IN QUALE CIRCOSTANZA FU RIVELATO IL VERSETTO IN ESAME?

Una delle crudeli usanze degl’Arabi dell’era preislamica era che quando una tribú uccideva un componente di un’altra tribú, quest’ultima, per vendicarsi, uccideva della tribú assassina quante piú persone poteva. La crudeltà di queste genti aveva raggiunto dimensioni tali che una famiglia, per vendicare un’unica vita, era capace di sterminare una tribú intera, decine e decine di persone. La giusta religione islamica stabilí allora un’equa legge: il qisaas [contrappasso]. Fu infatti rivelato il versetto in esame, e insegnò agli uomini qual è la giusta condotta da assumere. In realtà, questo precetto islamico era una via di mezzo tra due diverse regole seguite prima della rivelazione del versetto in esame: alcuni consideravano necessario solo il qisaas, altri solo la diyah [il prezzo del sangue]. L’Islam ha imposto il qisaas nel caso in cui i parenti dell’ucciso non perdonino l’assassino, e la diyah nel caso ambedue le parti siano consenzienti.

NEL QISAAS C’È VITA PER VOI!

Da questo versetto in poi il sacro Corano espone e completa una serie di precetti islamici. La prima questione trattata è quella del rispetto dovuto alla vita delle persone innocenti, problema di straordinaria e vitale importanza. Il versetto in esame proclama l’illiceità di tutti gli ingiusti e crudeli metodi di vendetta praticati nell’era preislamica: “O voi che avete prestato fede, riguardo agli uccisi vi è stato prescritto il qisaas [vendetta del sangue]…”

Come abbiamo già detto in precedenza, questi versetti corressero le deviazioni esistenti nell’epoca preislamica a proposito degli omicidi. L’uso del termine “qisaas” da parte del sacro Corano dimostra che i parenti dell’ucciso hanno il diritto di infliggere al colpevole lo stesso danno che egli ha arrecato alla vittima. Il versetto in esame ricorda anche la questione della parità tra l’ucciso e l’uccisore: “…libero per libero, schiavo per schiavo, donna per donna…”. A Dio piacendo, spiegheremo che sotto certe condizioni è possibile applicare il qisaas anche nel caso che la vittima sia una donna e l’assassino sia un uomo.

Poi, affinché sia ben chiaro che il qisaas è un diritto dei parenti della vittima, e non si tratta di un obbligo, non è cioè obbligatorio uccidere l’assassino, il sacro Verbo di Allah aggiunge: “…E a chi sarà perdonato qualcosa [di questo diritto] dal proprio fratello di fede, [è prescritto, ai parenti della vittima, di] seguire allora la virtú e [all’assassino di] pagare generosamente [la di´ah – il prezzo del sangue]…”. Si noti come, in caso di perdono, il nobile Corano raccomanda, ai parenti dell’ucciso, equità e bontà nel prendere la diyah, e, all’uccisore, impegno, diligenza e generosità nel pagare la somma dovuta alla famiglia della vittima.

Il primo dei due versetti in esame, si conclude con un monito alle due parti: “…Questa è una facilitazione, una grazia [concessavi] dal vostro Signore. Ebbene, chi, dopo tutto questo, trasgredirà [la legge di Allah], avrà un doloroso castigo”

Il qisaas e il perdono dell’assassino, sono precetti perfettamente equi, logici e umani, e non hanno niente a che vedere né con le empie, violente e crudeli norme degli Arabi dell’era preislamica, nelle quali non v’era la minima traccia di giustizia e umanità (in base a tali norme, come abbiamo già detto, era lecito sterminare centinaia di persone innocenti, intere tribú, per vendicare la vita di una sola persona), né con le ingiuste leggi che vietano rigorosamente l’uccisione di un assassino, incoraggiando in tal modo corrotti e criminali all’omicidio.

Il secondo versetto in esame, in modo conciso ed efficace, risponde a molte delle domande inerenti al qisaas: “Nel qisaas c’è vita per voi, o gente dotata di [sano] intelletto, a che forse diventiate timorati [di Allah]”

Questo versetto, composto di dieci parole, estremamente eloquente ed elegante, è cosí bello che è da tutti ricordato come un motto, una sentenza islamica, e dimostra chiaramente che il qisaas non è assolutamente una vendetta, ma è un efficace mezzo in grado di assicurare la vita e la sopravvivenza della gente, della società. Questo precetto salvaguarda la società dai pericoli provenienti dalla gente crudele, senza scrupoli. In effetti, senza questo precetto questi empi individui minaccerebbero, metterebbero in serio pericolo la vita delle persone innocenti senza alcun timore. Notiamo che nei paesi nei quali è stata abolita questa salvante pena, i crimini e gli assassini sono aumentati notevolmente.

È altresí vero che il qisaas è vita anche per i criminali, poiché li inibisce dal commettere crimini e uccidere la gente innocente. Questo divino precetto sbarra inoltre la strada a coloro che per vendicare la vita di una o piú persone commettono vere e proprie stragi, uccidendo un numero di persone maggiore a quello delle vittime. Anche sotto questo aspetto il qisaas è vita.

Considerando che questa pena viene comminata solo nel caso in cui i parenti della vittima non perdonino l’assassino, essa è, anche sotto questo aspetto, vita e speranza per gli esseri umani. La frase “…a che forse diventiate timorati [di Allah]”, che è un ammonimento ad astenersi da ogni forma di peccato e trasgressione, completa questo saggio precetto islamico.

QISAAS E PERDONO: LA SOLUZIONE PIÚ GIUSTA

L’Islam che tratta ogni problema con assoluto realismo ed estrema attenzione, a proposito del problema dell’uccisione della gente innocente, propone all’umanità la migliore soluzione, la via perfetta per fare giustizia. Non propone certamente la soluzione giudea, che s’appoggia unicamente sul taglione né quella cristiana che prescrive solo il perdono, poiché la seconda via dà coraggio ai criminali di trasgredire e spargere altro sangue, mentre la prima rende gli uomini violenti, crudeli e vendicativi, e non lascia alcuno spazio al perdono e alla compassione, e, nel caso in cui l’ucciso e l’assassino siano legati da un rapporto di parentela o di amicizia, obbligare i parenti al taglione significa, in molti casi, imporre loro un’ulteriore sofferenza. Obbligare poi le persone particolarmente affettive a giustiziare l’assassino, significa torturarle, infierire su di loro e farle soffrire maggiormente. Obbligare invece al perdono vuol dire dare via libera ai criminali e agli assassini, e incoraggiarli a commettere nuovi crimini e omicidi. È questo dunque il motivo per cui il sacro Corano non obbliga i parenti della vittima alla vendetta e nemmeno al perdono, ma istituisce il qisaas come precetto principale, e, accanto ad esso, ricorda il perdono. In altre parole, i parenti della vittima hanno, nei confronti dell’assassino, uno dei tre seguenti diritti:

  1. il qisaas;
  2. perdonare l’assassino senza chiedergli la diyah;
  3. perdonare l’assassino chiedendogli però la diyah; in questo caso è necessario anche il consenso dell’assassino riguardo al tipo di diyah.

OSSERVAZIONI

Qualcuno potrebbe obiettare che dai versetti riguardanti il qisaas è possibile dedurre che questa pena non viene applicata nel caso in cui un uomo uccida una donna. Questo però non è esatto, in quanto, come affermano i trattati di diritto islamico, l’uomo che uccide una donna può essere giustiziato dai parenti di questa a patto però che questi paghino metà della diyah dell’uomo, e questo per rimediare al danno arrecato alla sua famiglia dalla sua uccisione. In effetti, è di solito l’uomo a mantenere con il proprio lavoro la famiglia, ed è quindi chiaro che sotto questo aspetto v’è differenza tra la morte di un uomo e quella di una donna. Ignorando questa importante differenza si farebbe un grave torto ai parenti del giustiziato.

Meditando sull’espressione “…dal proprio fratello di fede…” si deduce che il sacro Corano considera il legame di fratellanza esistente tra i mussulmani cosí solido e forte da esistere addirittura anche dopo un tragico evento quale l’uccisione di un credente innocente. Dunque, al fine di incoraggiare i parenti dell’ucciso al perdono e alla clemenza, ricorda loro il rapporto di fratellanza che essi hanno con l’assassino. È bene però sapere che tutto ciò riguarda solamente quelle persone che hanno ucciso in preda alla rabbia, perdendo il controllo di sé, e che si sono inoltre pentiti del crimine che hanno commesso; non riguarda certamente scellerati e criminali incalliti che, oltre a non essere pentiti, si vantano persino dei crimini e delle nefandezze che compiono, individui che non meritano né la fratellanza dei credenti mussulmani né il loro perdono.

VERSETTI 180-182

ßõÊöÈó Úóáóíúßõãú ÅöÐóÇ ÍóÖóÑó ÃóÍóÏóßõãõ ÇáúãóæúÊõ Åöä ÊóÑóßó ÎóíúÑðÇ ÇáúæóÕöíøóÉõ áöáúæóÇáöÏóíúäö æóÇáÃÞúÑóÈöíäó ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö ÍóÞøðÇ Úóáóì ÇáúãõÊøóÞöíäó ﴿180﴾ Ýóãóä ÈóÏøóáóåõ ÈóÚúÏóãóÇ ÓóãöÚóåõ ÝóÅöäøóãóÇ ÅöËúãõåõ Úóáóì ÇáøóÐöíäó íõÈóÏøöáõæäóåõ Åöäøó Çááøåó ÓóãöíÚñ Úóáöíãñ ﴿181﴾ Ýóãóäú ÎóÇÝó ãöä ãøõæÕò ÌóäóÝðÇ Ãóæú ÅöËúãðÇ ÝóÃóÕúáóÍó Èóíúäóåõãú ÝóáÇó ÅöËúãó Úóáóíúåö Åöäøó Çááøåó ÛóÝõæÑñ ÑøóÍöíãñ ﴿182﴾

180.  V’è stato prescritto, quando la morte si presenta a qualcuno di voi, se lascia dei beni, di farne testamento ai genitori e ai parenti con equità. È cosí che si comportano i [veri] timorati [di Allah]!

181.  E chi lo altererà dopo averlo ascoltato, ebbene, il peccato graverà solo su quelli che lo avranno alterato. In verità, Allah è Colui che [tutto] ode e conosce.

182.  Ma chi teme un errore o un peccato da parte di un testatore, e mette dunque pace fra di loro [gli eredi], non avrà commesso alcun peccato. In verità, Allah è clemente e benevolo.