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A questo punto della sura iniziano le suppliche, le preghiere del servo di Dio. In effetti, nei versetti precedenti si loda ed esalta il Signore, si manifesta a Lui la propria fede nel Giorno del Giudizio. D’ora in poi però il servo di Dio, dopo averLo lodato e averGli confessato la propria fede, si presenta al Suo cospetto e, con tono umile e dimesso, Gli manifesta la sua devozione: “Te solo adoriamo e a Te solo chiediamo aiuto”
In altre parole, quando l’uomo comprende profondamente il significato dei precedenti versetti e si convince del fatto che Egli è l’assoluto padrone del Giorno del Giudizio, il Misericordioso, il Benevolo, la sua anima viene invasa dalla luce divina e la sua fede diventa perfetta. I primi frutti di questa profonda fede monoteista sono, da una parte, la devozione e la virtú e, dall’altra, la fiducia in Dio.
Insomma, i primi quattro versetti parlano dell’unicità di Dio e dei Suoi attributi, mentre il quinto esprime il fatto che bisogna adorare solo Lui, ubbidire solo a Suoi ordini e sottomettersi solo al Suo volere. Questo versetto c’insegna inoltre che Egli è la causa di tutte le cause. Si faccia attenzione che con ciò non si vuole negare l’esistenza delle altre cause e dire che non esiste altra causa all’infuori di Dio, si vuole solamente dire che ogni fattore è dotato d’effetto a causa Sua. È a causa Sua che il fuoco produce calore, brucia, è grazie a Lui che il sole è in grado di illuminare i corpi ed è Lui che ha reso l’acqua una straordinaria fonte di vita. Questa pura fede spinge l’uomo ad avere fiducia solo in Dio, considerare tutta la forza e la potenza derivante da Lui e vedere debole, limitato e perituro tutto ciò che è diverso da Lui. Solo il Signore è degno di essere lodato, solo in Lui bisogna confidare, solo il Suo aiuto bisogna cercare. Questo credo rende l’individuo indipendente da ogni creatura e lo lega unicamente al Creatore. La persona dotata di una tale convinzione quando si giova di una causa, di una forza, vede in essa il Signore Eccelso, la Causa delle Cause. Questa convinzione eleva lo spirito e il pensiero dell’essere umano, lo porta all’infinito, all’eternità e lo libera da ogni vincolo. A tal proposito l’imam Alí disse: “Io non Ti adoro né per paura del Tuo fuoco né per desiderio del Tuo paradiso, Ti credo invece degno d’essere adorato e perciò Ti adoro”[43]
Il fatto che i verbi ‘na´budu’ e ‘nasta´in’ compaiano al plurale dimostra che il fondamento del culto divino, soprattutto la preghiera, si basa sulla congregazione. Il servo di Dio deve unirsi ai propri fratelli di fede persino quando si presenta al cospetto di Dio per prestarGli atto di culto e confidarsi con Lui; è dunque ovvio che deve fare ciò in tutte le altre attività della propria vita. In effetti, l’Islam e il Corano condannano ogni forma di isolamento.
Nella preghiera, questo invito all’unione e alla congregazione è particolarmente chiaro ed evidente. La frase ‘hayya ala-s-salàh’ dell’azan, che ricorda ai credenti che è giunta l’ora di eseguire il sommo dovere, la Sura della Lode e il saluto finale contengono in sé uno straordinario invito alla comunione, alla congregazione. L’Islam, pur accettando la preghiera compiuta da soli, la considera di minore valore, dando invece grande importanza a quella compiuta in congregazione.
In questo sterminato universo l’uomo deve lottare con svariate forze interne ed esterne. Egli per potere vincere le forze e i fattori che tendono a danneggiarlo e deviarlo dal retto sentiero ha certamente bisogno d’essere aiutato da un essere invincibile e onnipotente. Il servo di Dio cerca l’aiuto del Signore Onnipotente e, ogni giorno, mattina e sera, ripetendo piú volte il sacro versetto ‘Te solo adoriamo e a Te solo chiediamo aiuto’, riconosce, al cospetto di Dio, la propria inferiorità, chiede il Suo aiuto per vincere le forze che tendono a danneggiarlo e deviarlo dalla retta via. Beato colui che raggiunge un tale grado di fede e devozione. Una tale persona non si piega di fronte ai tiranni e agli oppressori, non si fa soggiogare dalle proprie passioni, e, al pari del santo Profeta dell’Islam (S), dice: “In verità la mia preghiera, il mio culto, la mia vita e la mia morte appartengono ad Allah, Signore delle Creature dell’Universo”[44]
Recitando questo nobile versetto è inoltre possibile superare ogni difficoltà, risolvere ogni problema. Uno dei compagni del sommo Profeta (S) dice: “Io accompagnai il Profeta (S) in alcune spedizioni. In una di esse, quando il nemico stava per avere la meglio, il Messaggero di Dio alzò gli occhi al cielo e disse: “O Padrone del Giorno del Giudizio, Te solo adoriamo e a Te solo chiediamo aiuto”. Vidi allora i nemici perdere terreno, rimanere sconfitti e soccombere dinanzi al Profeta e ai musulmani, che, alla fine, vinsero la battaglia”[45]. In un’altra tradizione leggiamo: “Ogni volta che il credente si trova in difficoltà e recita il versetto ‘Te solo adoriamo e a Te solo chiediamo aiuto’, [viene soccorso da Dio e] riesce a superare ogni ostacolo”[46]
ÇåúÏöäóÇ ÇáÕøöÑóÇØó ÇáãõÓúÊóÞöíãó﴿6﴾
6. Guidaci sulla retta via
Dopo essersi sottomesso al Signore, averGli manifestato la propria devozione e chiesto il Suo aiuto, la prima cosa che il credente chiede al suo Signore è d’essere guidato da Lui sulla retta via, la via del bene e della virtú, la via della giustizia e della fede. Non si può poi negare che solitamente un tale individuo, in tali condizioni, ubbidisce sempre a Dio e Gli rimane devoto; è tuttavia possibile che a causa di determinati fattori s’allontani dal retto sentiero e, a lungo andare, cada in perdizione. È per questo motivo che ogni giorno deve chiedere piú volte a Dio di guidarlo sulla retta via.
Non bisogna inoltre dimenticare che la retta via, che non è altro che la vera religione, possiede diversi gradi; i livelli superiori sono destinati a coloro che possiedono gradi spirituali piú elevati. Il credente deve quindi chiedere a Dio di guidarlo ai piú elevati livelli di questo luminoso sentiero.
Perché noi chiediamo costantemente a Dio di guidarci sulla retta via? Ci siamo forse allontanati dalla retta via? Ammesso pure che ciò sia vero nel nostro caso, che bisogno avevano il Profeta e gli Imam, che erano esseri umani perfetti, di chiedere costantemente a Dio di essere guidati sul retto sentiero?
Come abbiamo già detto, l’uomo, per quanto probo sia, corre sempre il rischio di allontanarsi dalla retta via ed è per questo motivo che deve sottomettersi al Signore e chiederGli continuamente d’essere guidato sul giusto sentiero. Non dobbiamo infatti dimenticare che il Signore Benevolo, istante per istante, ci dona l’esistenza e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. In precedenza abbiamo detto che noi e le altre creature divine siamo come delle lampade che vengono alimentate da una centrale elettrica. La centrale elettrica per mantenere accesa la lampadina gli fornisce istante per istante l’energia di cui ha bisogno per funzionare. Allo stesso modo, l’esistenza dell’intero creato, che sembra continua e indipendente da ogni causa, è, istante per istante, frutto della costante grazia che il Signore fa alle Sue creature. Concludiamo quindi che se è vero che tutti noi, istante per istante, dobbiamo la nostra esistenza al Sommo Vero, è a maggior ragione vero che abbiamo continuamente bisogno della Sua guida per non cadere in perdizione. Dobbiamo quindi continuamente chiedere al Signore Eccelso di indicarci il sentiero della verità e di non abbandonarci mai a noi stessi.
Bisogna inoltre tenere presente che la retta via è la via che porta gradualmente l’uomo a eliminare i suoi difetti e a raggiungere la perfezione; tale via non ha limiti, è infinita. Non bisogna dunque stupirsi quando i Profeti e gli Imam chiedono a Dio d’essere guidati sulla retta via, la via della perfezione, la via che porta a Dio. In effetti, solo il Signore è dotato d’assoluta perfezione e tutto il resto è in continua evoluzione. È dunque normale che eccezionali esseri umani come i Profeti e gli Imam preghino Iddio per ricevere da Lui la retta guida. Non inviamo forse salawàt [benedizioni] al sommo Profeta e alla sua immacolata Famiglia? Mandare salawàt al Profeta non significa forse chiedere a Dio di concedere nuova e maggiore grazia al profeta Muhammad e alla sua immacolata Famiglia? Il Messaggero di Dio non recitava forse la seguente supplica coranica “O Signore accrescimi in sapienza”[47]? Il sacro Corano non dice forse: “Allah accresce coloro che sono sulla retta via in retta guida…”[48]? E dice altresí: “E [quanto a] coloro che seguono la retta via, [Allah] li accresce in retta guida e dona loro il proprio timore di Dio”[49]
Quanto abbiamo detto risponde alla domanda inerente alla salawàt al sommo Profeta e alla sua immacolata Famiglia [la pura Fatima e i dodici nobili Imam]. Con la salawàt, in realtà, chiediamo a Dio di donare loro una stazione spirituale piú alta di quella che hanno.
Per chiarire maggiormente quanto abbiamo ora detto, citiamo i seguenti due hadith.
Alí (A), il Principe dei Credenti, commentando il sesto versetto della Sura della Lode, disse: “[O Signore,] continua a concederci il Tuo appoggio, con il quale Ti abbiamo ubbidito in passato, affinché noi possiamo ubbidirti anche in futuro”[50]
L’imam Sadiq (A) disse: “[O Signore], mantienici sulla via che porta al Tuo amore, che giunge al Tuo Paradiso, che ci evita di seguire le nostre passioni, le quali ci uccidono, che ci evita di agire secondo le nostre opinioni, le quali ci rovinano”[51]
Da quanto è possibile dedurre studiando i versetti del sacro Corano, la ‘retta via’ non è altro che la vera religione di Dio: “Di’: ‘In verità, io sono stato guidato dal mio Signore alla retta via, una salda religione, la fede di Abramo, [il quale fu sempre] seguace della verità e non fu mai politeista”[52]
Questo versetto identifica la retta via con la vera e solida religione, con la pura fede di Abramo, con l’assoluto rifiuto di ogni forma di politeismo.
Tuttavia, nella Sura Ya Sin leggiamo: “O figli di Adamo, non mi ero forse fatto promettere da voi di non adorare Satana – ché, in verità, egli è vostro dichiarato nemico – e di adorare [solo] Me? Questa è la retta via!”[53]
Il primo versetto vede la retta via dal punto di vista della fede, mentre i due sopraccitati versetti della Sura Ya Sin presentano la retta via sotto l’aspetto del culto e della pratica, e cioè il rifiuto di ogni atto empio e di ogni forma di deviazione. Il sacro Corano, nella Sura della Famiglia di Imràn (versetto 101), ci insegna che per arrivare alla retta via bisogna rinsaldare il proprio rapporto con il Signore Eccelso: “E chi si afferra ad Allah è sicuramente guidato alla retta via”
È necessario ricordare che la retta via, è sempre unica: tra due punti passa sempre una sola retta, che costituisce il piú breve cammino tra i due punti. Perciò, se il santo Corano identifica la retta via con la vera religione divina, è perché essa è il piú breve sentiero che porta a Dio.
Quanto abbiamo detto dimostra chiaramente che non esiste che una religione: “In verità, la religione, presso Allah, è l’Islam…”[54]
È poi questo il motivo per cui il sublime Corano dice: “Questa è la Mia retta via! Seguitela dunque, e non andate per altre strade: esse vi distolgono dal Mio sentiero…”[55]
Piú avanti vedremo che la parola ‘Islam’ ha un significato piú ampio di quello comunemente conosciuto, e può essere usata per indicare ogni autentica religione monoteistica inviata da Dio agli uomini.
Da quanto abbiamo detto risulta chiaro che le diverse interpretazioni che gli esegeti hanno dato della retta via, in realtà, fanno tutte ritorno a un unico fondamento. Alcuni hanno detto che la retta via è l’Islam e la pura fede monoteistica, altri l’hanno identificata con il Corano e altri ancora con il Profeta e i nobili Imam (pace su di loro), ma tutti questi significati fanno ritorno alla pura e vera religione del Signore Eccelso.
Parimenti, le tradizioni islamiche riguardanti questo argomento, ognuna delle quali affronta un aspetto differente del problema, fanno tutte ritorno a un unico principio.
Il santo Profeta dell’Islam disse: “La retta via è la via dei Profeti, gli stessi ai quali Dio ha concesso la grazia”[56]
Il nobile imam Sadiq, commentando il versetto “Guidaci sulla retta via”, disse: “[La retta via è] la via e la conoscenza dell’Imam”[57]. In un’altra tradizione di questo puro Imam leggiamo: “Giuro su Dio che la retta via siamo noi”[58]
In un altro hadith del sesto imam leggiamo: “La retta via è Alí, il Principe dei Credenti”[59]
Ahmad Bin Muhammad Bin Ibrahim Ath-tha´labiyy dice che Abú Buraydah Aslamiyy, uno dei compagni del sommo Profeta, ha narrato la seguente tradizione: “La retta via è la via di Muhammad e della Famiglia di Muhammad”[60]
Non v’è dubbio che la via dell’Ahlu-l-bayt è la via retta e giusta, che, se percorsa, porta alla salvezza e alla beatitudine eterna. Abbandonare questa via, deviare da essa significa cadere in rovina. Bin Al-mughàziliyy e altri fedeli narratori degli hadith dell’Ahlu-l-bayt, narrano la seguente tradizione del santissimo profeta Muhammad: “La mia ahlubayt [Alí Fatima e gli undici nobili imam da loro discendenti] è come l’Arca di Noè: chiunque salí su di essa si salvò, chi invece l’abbandonò perí”[61]. Sunniti e sciiti hanno inoltre narrato la seguente tradizione: “In verità, io lascio tra di voi due preziose cose: il Libro di Dio e i miei Parenti, la mia ahlubayt [Alí Fatima e gli undici nobili imam da loro discendenti]. Se v’atterrete a esse non vi travierete mai”[62]. Questa tradizione prova chiaramente la nostra tesi.
Come abbiamo già detto, è certo che il santo Profeta, il nobile imam Alí e gli altri purissimi imam dell’Ahlu-l-bayt, invitavano la gente alla vera e autentica religione monoteistica, e il loro invito comprendeva tutti gli aspetti riguardanti la fede e la pratica religiosa, ed era in grado di portare la gente al culmine delle proprie capacità, al massimo grado di spiritualità e virtú.
Tra l’altro, è bene sapere che abbiamo due tipi di guida divina: genetica e legislativa.
La guida genetica è svolta dall’intelletto che distingue il bene dal male, l’utile dal dannoso, la beatitudine dalla dannazione, il buono dal cattivo. Esso è, in realtà, un “profeta” interiore!
Quanto invece alla guida legislativa, essa si realizza attraverso l’invio di messaggeri, la rivelazione di libri celesti e la disposizione di precetti da parte del Signore Eccelso. Attraverso essi Dio indica all’uomo tutto il bene di questo mondo e dell’aldilà, e lo mette in guardia da tutto ciò che lo minaccia in questa vita e in quella ultraterrena. Chiunque accetti la loro guida, sarà degno di ricevere i doni e i premi dell’aldilà, quali la perfezione dell’anima, la sapienza, la somma virtú, raggiungendo la beatitudine dei due mondi e godendo dell’infinita grazia divina.
Questi sono i fondamentali mezzi attraverso i quali Allah guida l’uomo sulla retta via e lo salva dalla perdizione.
ÕöÑóÇØó ÇáøóÐöíäó ÃóäúÚóãúÊó Úóáóíúåöãú ÛóíúÑö ÇáãóÛÖõæÈö Úóáóíúåöãú æóáÇ ÇáÖøóÂáøöíäó﴿7﴾
7. la via di coloro ai quali hai concesso la grazia, non quella di coloro sui quali è l’ira [Tua] e nemmeno quella dei traviati
Questo versetto costituisce, in realtà, una chiara interpretazione della “retta via”. L’orante, a ogni preghiera, chiede a Dio di guidarlo al sentiero di coloro ai quali Egli ha concesso la grazia, la guida, la sapienza, la devozione, la virtú, il martirio, e non al sentiero di coloro che, a causa dei loro peccati e della loro insana fede, sono stati colpititi dalla Sua ira, e nemmeno a quello di coloro che hanno abbandonato la retta via e che si sono traviati.
In realtà, siccome noi non abbiamo una perfetta conoscenza della retta via, Dio, in questo versetto, ci ordina di chiederGli la via, il sentiero dei Profeti, dei probi e di quelli ai quali Egli ha concesso la Sua grazia.
Questo versetto ci avverte che noi siamo costantemente minacciati da due deviazioni: l’errore di “coloro sui quali è l’ira [Tua]”, e la deviazione dei “traviati”.
Il 69° versetto della Sura delle Donne afferma: “Coloro che obbediscono ad Allah e al Messaggero, ebbene, essi saranno con quelli ai quali Allah ha concesso la grazia: i Profeti, i sinceri, i martiri e i probi. Che buoni amici sono questi!”
Probabilmente, con ciò il sacro Corano vuole dire che per costruire una società sana, evoluta e pia, è prima necessario che le guide divine e i profeti abbiano modo di svolgere la loro missione celeste, e dietro di loro ci siano dei sinceri nunzi che realizzino gli obiettivi dei Profeti in ogni luogo. In seguito a ciò, è poi possibile che gli empi e i nemici della verità si ribellino, e si renda necessario l’intervento dei credenti per fermarli, e, di conseguenza, alcuni cadano martiri sul sentiero di Dio. Il risultato di questi sforzi è infine la comparsa di gente proba in una società pura e piena di spiritualità.
Concludiamo dunque che noi, ogni giorno, recitando la Sura della Lode, chiediamo a Dio la via di questi quattro gruppi, ed è ovvio che dobbiamo sempre appartenere a uno di essi, e contribuire cosí a realizzare i santi obiettivi dei Profeti.
Il fatto che il sacro Corano cita separatamente questi due gruppi, significa che ognuno di essi denota un particolare gruppo di persone. A tal proposito esistono tre diverse interpretazioni.
1) Analizzando l’uso che il sacro Corano fa di queste due espressioni, deduciamo che “coloro sui quali è l’ira [Tua]” esprime una maggiore deviazione rispetto all’espressione “i traviati”. In altre parole, “i traviati” esprime una deviazione normale dalla retta via, mentre l’altra espressione viene usata per indicare coloro che, oltre a essere traviati, sono anche ostinati e ipocriti. È per questo motivo che, nel nobile Corano, in molte occasioni, Dio si adira contro di loro e li maledice: “…ma quelli che hanno aperto il proprio petto alla miscredenza, ebbene, su di loro è l’ira di Allah”[63]. “Dio punisce gli ipocriti e le ipocrite, i politeisti e le politeiste, che hanno cattiva opinione di Allah. Che la sventura si abbatta su di loro! Allah s’è adirato contro di loro, li ha maledetti e ha preparato per loro l’Inferno: che triste fine!”[64]. In ogni caso, “coloro sui quali è l’ira [Tua]” sono quelle persone che oltre a essere traviate e miscredenti, combattono ostinatamente contro la verità e ostacolano i profeti e le guide divine. Nel 112° versetto della Sura della Famiglia d’Imràn leggiamo: “Sono incorsi in collera [proveniente] da Allah e su di loro è stata impressa la miseria: smentivano i segni di Allah e uccidevano ingiustamente i profeti; essi hanno disubbidito, essi trasgredivano”
2) Alcuni esegeti del Corano sostengono che l’espressione “i traviati” indica i cristiani traviati, mentre “coloro sui quali è l’ira [Tua]” indica i giudei traviati. Questa interpretazione è dovuta alla particolare posizione assunta da cristiani e giudei di fronte all’invito dell’Islam. In effetti, come afferma anche il sacro Corano in diversi versetti, i giudei traviati dimostravano una particolare ostilità nei confronti dell’Islam, nonostante all’inizio i loro sapienti ne fossero stati i nunzi. Purtroppo però, dopo un breve periodo, per effetto delle deviazioni, per il timore di perdere la propria posizione e i propri utili, sono diventati i piú accaniti nemici dell’Islam e del suo profeta. Hanno ostacolato con tutti i mezzi a loro disposizione lo sviluppo e la crescita della neonata religione islamica e dei suoi fedeli, nello stesso modo in cui oggi il sionismo internazionale ostacola e combatte l’Islam. Concludiamo dunque che l’espressione “coloro sui quali è l’ira [Tua]” si addice a questa gente. Quanto invece ai cristiani traviati, la cui posizione nei confronti dell’Islam era differente, essi sono stati chiamati “traviati” per il fatto che hanno accettato la Trinità, abbandonando cosí la vera fede monoteistica, che consiste nell’adorazione del Dio Unico. Questa è dunque una delle peggiori forme di traviamento. Per concludere, ricordiamo che anche le tradizioni islamiche usano le espressioni “coloro sui quali è l’ira [Tua]” e “i traviati” per indicare rispettivamente i giudei e i cristiani traviati.
3) È anche possibile che “i traviati” indichi quelle persone che sono uscite dalla retta via, ma che non cercano di deviare il resto della gente, mentre l’espressione “coloro sui quali è l’ira [Tua]” indica quei traviati che impiegano tutte le loro forze per traviare anche il resto della gente. A tal proposito, nel sedicesimo versetto della Sura della Consultazione leggiamo: “E coloro che disputano riguardo ad Allah dopo che è già stato accettato [il Suo invito da coloro che si sono convertiti all’Islam], il loro argomento è privo di valore per il loro Signore; su di essi è [la Sua] ira e loro avranno un duro castigo”
Riguardo a questo argomento sono state narrate anche altre interpretazioni, tra le quali ricordiamo la seguente tradizione del santo imam Alí (A): “Chiunque nega Dio viene colpito dalla Sua ira e s’allontana dalla Sua via”[65]
In un’altra tradizione il santissimo Profeta dice: “I seguaci di Alí (A) sono quelli ai quali Tu hai concesso il dono della wilàyah [amore, amicizia] di Alí Bin Abitàlib (A), [sono quelli] sui quali non è l’ira [Tua] e che non sono traviati”[66]
O Signore, non ci colpire con la Tua ira e salvaci dal traviamento. Fai di noi dei veri musulmani, degli autentici credenti, dei sinceri seguaci dell’Ahlu-l-bayt.
O Signore, guidaci sempre sulla retta via!
Noi Ti ringraziamo per questo sommo dono e diciamo: sia lodato Iddio per avere fatto di noi dei seguaci dell’imam Alí e degli altri purissimi Imam.
Questa sura, che è la piú lunga sura del sacro Corano e che consta di 286 versetti, non è stata certamente rivelata in una sola volta, ma è discesa gradualmente, a Medina, per soddisfare le diverse necessità della società islamica.
Questa sura è dotata di un’innegabile ed eccezionale universalità: in essa sono trattate questioni inerenti la fede, i precetti religiosi, il culto, la società, la politica e l’economia.
Citiamo di seguito alcuni problemi affrontati dalla Sura del Bovino:
Per concludere ricordiamo che il nome di questa sura è dovuto a una interessante storia contenuta in questa sura, riguardante i figli d’Israele, della quale, a Dio piacendo, parleremo piú avanti (versetti 67-73).
Riguardo all’eccellenza di questa sura esistono molte importanti tradizioni nelle fonti islamiche. Tabarsí nella sua opera Majma´u-l-bayàn narra la seguente tradizione del sommo Profeta: “Fu chiesto al Profeta: ‘Qual è la migliore sura del Corano?’. Egli rispose: ‘La Sura del Bovino’. Fu chiesto ancora: ‘Qual è il migliore versetto della Sura del Bovino?’. Rispose: ‘L’Ayatu-l-kursiyy [versetto 255]’”[67]
L’eccellenza di questa sura sembra essere dovuta alla sua universalità, mentre la superiorità dell’Ayatu-l-kursiyy è dovuta al suo singolare contenuto monoteistico, del quale, a Dio piacendo, parleremo piú avanti.
Bisogna fare attenzione che la superiorità di questa sura è relativa e riguarda un determinato aspetto. Altre sure del sacro Corano eccellono infatti sotto altri aspetti.
Il santo imam Alí Bin Al-husain (A) narrò la seguente tradizione del sommo profeta Muhammad (S): “Chiunque reciti quattro versetti dall’inizio della Sura del Bovino, l’Ayatu-l-kursiyy, due versetti dopo di essa [l’Ayatu-l-kursiyy] e tre versetti della fine di questa sura, non vedrà mai in se stesso, nella sua famiglia e nei propri beni ciò che detesta, non sarà avvicinato da Satana e non dimenticherà il Corano”[68]
Abu Bin Ka´b narra la seguente tradizione del sommo Profeta: “Chiunque reciti questa sura, riceverà infinita benedizione e grazia da Dio, avrà la ricompensa di chi, per un intero anno, combatte senza alcuna paura sul sentiero di Dio”. Dopodiché il santo Profeta aggiunse: “I musulmani devono recitare questa sura, devono conoscerla e metterla in pratica, affinché possano godere della grazia divina in questo mondo e nell’aldilà”[69]
In una tradizione dell’imam Sàdiq (A) leggiamo: “Chiunque reciti la Sura del Bovino e la Sura della Famiglia di Imràn, nel Giorno del Giudizio queste due sure, al pari di due nuvole, faranno ombra sopra di lui [lo proteggeranno dal fuoco dell’Inferno]”[70]
È qui necessario ricordare che i meriti e le ricompense che vengono promessi per la recitazione del Corano, delle sure e di alcuni particolari versetti, non riguardano la mera ripetizione delle parole riportate nel sacro Corano, ma spettano solo alla persona che recita i versetti del Verbo Divino per comprenderne il significato, meditare su di essi e metterli in pratica.
In effetti, ogni ricompensa promessa per la recitazione di una sura o un versetto, è adeguata al contenuto di quella sura o al significato di quel versetto. Ad esempio, riguardo alla ricompensa che merita la persona che legge la Sura della Luce, leggiamo che chiunque dimostri assiduità nel leggere questa sura, sarà protetto, assieme ai suoi figli, dalla dissolutezza e dall’adulterio. In effetti, la Sura della Luce contiene importanti prescrizioni riguardo la lotta contro le deviazioni sessuali e la dissolutezza: l’obbligo di affrettare il matrimonio per le persone non sposate, il precetto dell’hijàb, il divieto degli sguardi lascivi, l’illiceità di accusare ingiustamente di adulterio la gente, e la pena da infliggere agli adulteri.
È ovvio che se la gente ubbidisse ai precetti esposti in questa sura, nessuno commetterebbe mai peccato carnale. Se gli uomini mettessero in pratica gli insegnamenti dei summenzionati versetti della Sura del Bovino – che parlano tutti del monoteismo, della fede nell’occulto, della conoscenza di Dio e del resistere alle tentazioni di Satana – sicuramente riuscirebbero a purificare la propria fede, il proprio pensiero e la propria condotta.
Leggere il sacro Corano è, in ogni caso, un’azione meritoria, ma il vero merito e i positivi effetti di questa lettura si hanno quando essa diventa una premessa alla meditazione e alla pratica.
Çáã﴿1﴾ Ðóáößó ÇáßöÊóÇÈõ áÇóÑóíúÈó Ýöíåö åõÏìð áöáãõÊøóÞöíäó﴿2﴾ ÇáøóÐöíäó õíÄúãöäõæäó ÈöÇáÛóíúÈö æóíõÞöíãõæäó ÇáÕøóáÇÉó æóãöãøóÇ ÑóÒóÞúäóÇåõãú íõäúÝöÞõæäó ﴿3﴾ æóÇáøóÐöíäó íõÄúãöäõæäó Èöã ÇõäúÒöáó Åöáóíúßó æóã ÇõäúÒöáó ãöä ÞóÈúáößó æóÈöÇáÇóÎöÑóÉö åõãú íõæÞöäõæäó ﴿4﴾ ÃõæúáÆößó Úóáóì åõÏðì ãöäú ÑóÈøöåöãú æóÃõæúáÆößó åõãõ ÇáãõÝúáöÍõæäó ﴿5﴾
1. Alif Lâm Mîm
2. Questo è il libro nel quale non v’è dubbio alcuno, guida per i timorati di Allah,
3. gli stessi che credono nell’occulto, eseguono assiduamente la preghiera ed elargiscono di ciò che abbiamo loro destinato;
4. gli stessi che credono in ciò che è stato fatto discendere su di te e in ciò che è stato fatto discendere prima di te, e dell’aldilà essi sono certi.
5. Essi sono sulla [via della] retta guida [condotti] dal loro Signore, ed essi sono i beati.