[1] Col nome di Allah [Iddio], Ar-rahmân [il Misericordioso], Ar-rahîm [il Benevolo].
[2] Oppure: “La via di coloro ai quali hai concesso la grazia, [che] non [sono] coloro sui quali è l’ira [Tua], e [non sono] nemmeno i traviati”
[3] Per brevità, abbiamo tradotto la parola “yuqîmûna” con il termine “elevano”. Tuttavia, qui e negli altri versetti in cui compare questo verbo, “elevare” significa “eseguire attentamente e assiduamente”
[4] Preghiera rituale islamica.
[5] Per trovare nel buio il proprio sentiero.
[6] Non sono cioè in grado di sentire, dire e vedere la verità.
[7] Al momento del trapasso.
[8] Il fuoco dell’Inferno.
[9] Decima islamica.
[10] Cose pure e buone.
[11] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[12] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[13] Cose pure e buone.
[14] La persona che è in viaggio, e che, per mancanza di mezzi, non è in grado di proseguire.
[15] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[16] Šawwâl, zu-l-qaºdaħ e zu-l-hajjaħ.
[17] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[18] Cose pure e buone.
[19] Alcuni esegeti interpretano questa frase come segue: “Come il metodo usato da noi a proposito della gente di Faraone e…” (Tabrisiyy)
[20] Le menzogne.
[21] Dicesi junub la persona che ha compiuto il coito o che ha avuto un’emissione di sperma (nelle donne si considera il liquido che di solito esce in seguito a eccitazione sessuale).
[22] La lavanda rituale, che consiste nel lavare, con acqua pura, e con l’intenzione di ubbidire al comandamento divino, prima la testa e il collo, poi l’intera parte destra del corpo, e, infine, l’intera parte sinistra.
[23] Rito islamico che consiste nell’appoggiare le mani su della terra (o su ciò che è stato prescritto per questo rito), e passarla prima sul viso e poi sul dorso delle mani.
[24] Questa parola in ebraico è un insulto, e significa ‘turlupinaci’, mentre in lingua araba significa ‘dacci del tempo’.
[25] Coloro che disubbidirono ad Allah, e, contrariamente al Suo sacro volere, pescarono di sabato.
[26] Una fibra di seme di dattero.
[27] Rimettetela al sacro giudizio del Libro d’Allah (il Corano) e del Suo Messaggero (il nobile Muhammad, pace su di lui e sulla sua Famiglia), della sua condotta, della sua tradizione.
[28] Per i gravi peccati che avranno commesso.
[29] Parole chiare ed espressive.
[30] Coloro che vengono considerati deboli.
[31] Una fibra di seme di dattero.
[32] Colui su cui si fa affidamento, assegnamento.
[33] Una notizia generica, una informazione non precisa, di dubbia fondatezza, una voce.
[34] Vittoria.
[35] Sconfitta.
[36] Che sono in grado di trarre.
[37] E dire loro se si tratta di una notizia fondata o meno.
[38] Sul significato della parola muqît, gli esegeti del nobile Corano fanno diverse ipotesi: muqtadir [potente], hafîz [protettore che dona a ogni cosa la protezione di cui essa ha bisogno], shahîd [testimone], hasîb [colui che chiede conto], mujâzî [colui che premia o castiga].
[39] Colui che chiede conto, domanda ragione.
[40] Nella parola, nel parlare.
[41] Li ha fatti ritornare alla loro primitiva miscredenza.
[42] Per le empietà che hanno commesso.
[43] Dalla terra della dei politeisti, abbandonando per amor di Allah la loro empia gente.
[44] Per poterli combattere.
[45] Potere o argomento.
[46] Per poterli combattere.
[47] Prezzo del sangue.
[48] Dell’ucciso.
[49] Digiuno rituale islamico.
[50] È possibile interpretare il versetto traducendo la parola tawbah con “ritorno”. In questo caso, l’espiazione stabilita da Allah per chi non ha i mezzi per eseguire quella citata nella prima parte del versetto, dev’essere considerata un Suo misericorde “ritorno” ai Suoi servi, e il versetto tradotto come segue: “…E chi non trova [i mezzi per fare ciò], [dovrà] allora [tenere] un siyaam[50] di due mesi consecutivi, [e questo è un misericorde] ritorno da [parte di] Allah [ai Suoi servi]…”
Un’altra possibile interpretazione può essere fatta traducendo “tawbah” con “espiazione”. In tal caso si dovrà tradurre la frase del versetto in esame nel seguente modo: “E chi non trova [i mezzi per fare ciò], [dovrà] allora [tenere] un siyaam[50] di due mesi consecutivi, [come] espiazione [stabilita] da Allah”
[51] Oppure: “…lo priverà della Sua misericordia…”
[52] Oppure: “…vi offre la pace…”
[53] Quei credenti che se ne stanno “seduti”, non combattono sulla via di Allah, non fanno la gihad.
[54] Infermi, invalidi, malati gravi.
[55] Il Sommo Bene: il Paradiso.
[56] Coloro che vengono considerati deboli.
[57] …e che cattiva fine!
[58] Che non hanno alcuna possibilità di soluzione, di scampo, per sfuggire all’oppressione.
[59] “Luoghi in cui emigrare” o “rifugi”
[60] Prosternazione rituale islamica, che consiste nell’appoggiare a terra sette parti del corpo: la fronte, le palme, la punta dei ginocchi e degli alluci.
[61] Precetto, dovere, obbligo.
[62] “Prescritto” o “da osservare al tempo prescritto”
[63] Sostenitore, partigiano.
[64] Traditore incallito.
[65] Peccatore incallito.
[66] Per vergogna, per paura.
[67] Si vergognano, hanno paura della gente, mentre dovrebbero vergognarsi e avere timore di Allah.
[68] Colui che abbraccia, comprende.
[69] Una buona azione.
[70] Non lo guideremo, non lo correggeremo, lo lasceremo procedere sulla corrotta via che ha scelto di seguire.
[71] …e che cattiva fine!
[72] Soci, pari.
[73] All’attribuirGli shurakã’.
[74] Coloro che attribuiscono shurakã’ ad Allah.
[75] Idoli che hanno nomi femminili: Al-lât, Manâh, Alºuzzâ.
[76] Diavolo, demonio.
[77] È un modo di dire che significa “affinché vietino ciò che Allah ha permesso”
[78] Religione, credo, fede.
[79] Incline dall’errore alla rettitudine (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib, sotto la voce ha-ni-fa).
[80] Amico.
[81] Colui che abbraccia, comprende.
[82] Responso o sentenza di diritto islamico.
[83] O dominio.
[84] Il monte Sinai.
[85] Della santa città di Baytu-l-maqdis (Città Santa, Gerusalemme).
[86] Velati, inguainati. Alcuni hanno tradotto la parola ġulf, con “incirconcisi”.
[87] Cose pure e buone.
[88] ºUqûd è il plurale di ºaqd, che significa contratto.
[89] In istato di ihrâm, ossia durante il pellegrinaggio alla Mecca.
[90] Shaºâ’ir è il plurale di shaºîrah, che significa segno o rito.
[91] La vittima sacrificale sulla quale non v’è alcun segno di riconoscimento.
[92] Le vittime sacrificali sulle quali v’è un segno di riconoscimento.
[93] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[94] Cose pure e buone.
[95] Prima di lanciare il cane all’inseguimento della preda.
[96] In istato d’impurità maggiore.
[97] Lavanda rituale.
[98] Oppure “…eseguite il tayammum con terra pura…”. Il tayammum è una particolare lustrazione rituale che si esegue con terra pura.
[99] Perversi.
[100] Ad alberi, pali o simili, e lasciati morire.
[101] Oppure: “…hanno le orecchie sempre tese ad ascoltare per tacciarti di menzogna…”
[102] Sono le loro spie.
[103] “Traviamento” o “infamia” o “rovina”
[104] Oppure: “Hanno le orecchie sempre tese ad ascoltare per tacciarti di menzogna…”
[105] Il qisâs è quello che alcuni chiamano taglione.
[106] “Ordine” o “evento”
[107] Inchino rituale della salâħ.
[108] “Gruppo”. Alcuni traducono “hizb” con “partito”.
[109] Awliyã’ è il plurale di waliyy, che può assumere sia il significato di “signore” sia quello di “amico”
[110] Gli idoli e gl’empi.
[111] “Prova” o “punizione”.
[112] “Posto” o “rifugio” o “dimora”.
[113] La loro passione.
[114] Cose pure e buone.
[115] Ciò che è puro e buono.
[116] Oppure “le pietre idolatriche”.
[117] In istato di ihrâm, ossia durante il pellegrinaggio alla Mecca.
[118] “Padrone di vendetta”
[119] In istato di ihrâm, ossia durante il pellegrinaggio alla Mecca.
[120] La vittima sacrificale sulla quale non v’è alcun segno di riconoscimento.
[121] Le vittime sacrificali sulle quali v’è un segno di riconoscimento.
[122] Nell’era preislamica si usava tagliare l’orecchio e lasciare libera, e ciò in segno di rispetto, la cammella che aveva partorito cinque volte. Una simile cammella veniva chiamata bahîraħ.
[123] Il cammello che veniva liberato per un voto fatto per il ritorno di un caro in viaggio, o per la guarigione di un malato, veniva chiamato sã’ibaħ.
[124] Il montone che veniva partorito assieme a una pecora femmina veniva risparmiato, non veniva ucciso. Un simile montone veniva chiamato waşîlaħ.
[125] Il cammello che veniva usato dieci volte per la monta, non gli veniva impedito tale atto, e veniva lasciato libero. Un simile cammello veniva chiamato hâmî.
[126] Colui che conosce profondamente i guyûb. Guyûb è il plurale di gayb, che significa “invisibile”
[127] Lo Spirito di Santità, o l’arcangelo Gabriele.
[128] Puro e immune sei Tu dall’errore e dal peccato.
[129] Colui che conosce profondamente i guyûb. Guyûb è il plurale di gayb, che significa “invisibile”
[130] Vigile o custode.
[131] Del profeta Muhammad.
[132] O “dimora”
[133] Coloro che attribuiscono šurakã’ [soci, pari] ad Allah
[134] Coloro che attribuiscono shurakã’ [soci, pari] ad Allah
[135] Le menzogne.
[136] Oppure “…sul Fuoco…”
[137] Oppure: “Ahinoi, per ciò che abbiamo trascurato in essa [nella vita terrena]”
[138] Chi (o che) altera.
[139] Alcuni hanno tradotto ġadâwaħ con “mattino”
[140] Alcuni hanno tradotto ºašiyy con “sera”
[141] Rei, peccatori.
[142] I guidati alla retta via.
[143] Coloro che distinguono [il vero dal falso]
[144]  Nel libro della sapienza divina.
[145] Prendono la sua anima.
[146] “Comando” o “giudizio”
[147] Soci, pari.
[148] “Custode” o “responsabile”
[149] Non stare in loro compagnia.
[150] Corno.
[151] Âzar era lo zio del santo profeta Abramo (A), che faceva da padre a quest’ultimo.
[152] Oppure “le meraviglie”
[153] Coloro che credono con fermezza.
[154] Incline dall’errore alla rettitudine (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib, sotto la voce ha-ni-fa).
[155] Coloro che attribuiscono shurakã’ [soci, pari] ad Allah.
[156] Soci, pari.
[157] Oppure: “…non hanno lordato la propria fede di iniquità…”
[158] Guidati alla retta via.
[159] Soci, pari.
[160] Oppure: “…E se avessero attribuito ad Allah dei shurakâ’, in verità, ciò che facevano sarebbe andato distrutto”
[161] La “hikmah” [sapienza, saggezza] oppure il “comando” o il “giudizio”
[162] Per l’esecuzione della missione profetica.
[163] È Allah che rivela i libri celesti!
[164] La Mecca.
[165] Oppure “travagli”
[166] Alcuni hanno tradotto questo termine con “decreto”
[167]  Il ventre materno e la schiena paterna.
[168] Soci, pari.
[169] Il Tibiyân (vol. 4, pag. 223) afferma che riguardo al significato assunto in questo versetto dal termine “Laţîf” si fanno le seguenti due ipotesi: “Colui che benefica i Suoi servi riversando su di loro la propria grazia” e “Laţîfu-t-tadbîr” (“Sottile nel provvedere”) che significa (vol. 10, pag. 64) “Colui che provvede di sottile provvedimento, che non traspare da ciò al quale Egli provvede con esso”. Si fanno poi anche altre ipotesi che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Majmaºu-l-bayân (vol. 4, pag. 533).
[170] Delle prove, degli argomenti chiari e illuminanti.
[171] Ti sono stati insegnati da altra gente.
[172] “Custode” o “responsabile”
[173] Coloro che dubitano.
[174] Chi (o che) altera.
[175] O “…e non fanno che mentire”
[176] I guidati alla retta via.
[177] Perversità, trasgressione, peccato.
[178] Coloro che attribuiscono shurakã’ [soci, pari] ad Allah
[179] Colui che era traviato.
[180] Questo è il loro destino.
[181] Oppure “…molti uomini avete traviato…”
[182] Salvo che Allah voglia altrimenti.
[183] Oppure: “E così incarichiamo gli iniqui gli uni degli altri…”
[184] Colui che non ha bisogno di nulla e di nessuno.
[185] Possessore di misericordia.
[186] Muºjizîn è il plurale di muºjiz che significa “colui che rende impotente”
[187] O “posizione”
[188] L’aldilà.
[189] Gli idoli.
[190] Coloro che attribuiscono shurakã’ [soci, pari] ad Allah.
[191] Le menzogne.
[192] Oppure: “…hanno proibito [a se stessi]…”
[193] I guidati alla retta via.
[194] La bestia da soma.
[195] La bestia che non è da soma, come la pecora e la bestia [da soma] giovane che non è ancora in grado di portare carichi.
[196] La bestia offerta in sacrificio agli idoli.
[197] Soci, pari.
[198] Socio, pari.
[199] O “…e non fanno che mentire”
[200] Socio, pari.
[201] Noi non potevamo conoscere come loro le Scritture.
[202] “Solida” o “giusta”
[203] Incline dall’errore alla rettitudine (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib, sotto la voce ha-ni-fa).
[204] Coloro che attribuiscono shurakã’ [soci, pari] ad Allah
[205] Adorazione, culto. Questo termine può assumere anche i seguenti due significati: “qurbân” (sacrificio rituale islamico) e “hajj” (pellegrinaggio rituale alla Mecca).
[206] Gli Aºrâf sono le alture site tra il Paradiso e l’Inferno, di cui parlano i versetti 46 e 48 della presente sura.
[207] Insegnamento, edificazione.
[208] “Qã’ilûn” è il plurale di “qã’il”, che significa “colui che è in istato di riposo durante il meriggio”.
[209] Questo termine è stato tradotto in diversi modi: confessione, parola, supplica.
[210] “Mursalîn” è il plurale di “mursal”, che significa inviato.
[211] La valutazione delle azioni commesse dagli uomini.
[212] Le [buone] azioni valutate.
[213] Oppure: “…vi abbiamo dato potere sulla terra…”
[214] “Da questo grado” o “dal Paradiso” o “dal cielo”
[215] “Munzarîn” è il plurale di “munzar”, che significa “colui al quale è stato concesso del tempo”
[216] Oppure: “…poiché mi hai privato della Tua grazia…”
[217] “Da questo grado” o “dal Paradiso” o “dal cielo”
[218] Ti manderò all’Inferno assieme a tutti i tuoi seguaci.
[219] “Nâsihîn” è il plurale di “nâsih” che significa “consigliere sincero”. Perciò, il versetto può essere tradotto come segue: «E giurò loro: “In verità, io sono per voi un consigliere sincero”»
[220] Al momento del trapasso.
[221] Adamo ed Eva.
[222] Questo termine è stato tradotto in diversi modi: gruppo, esercito, gente… Noi preferiamo comunque tradurlo con “gruppo”
[223] Questo termine è stato tradotto in diversi modi: moschea, preghiera, luogo di preghiera… Noi preferiamo comunque tradurlo con “moschea”
[224] Religione, credo, fede.
[225] Oppure: “…[mentre] per un [altro] gruppo il traviamento è diventato cosa certa…”
[226] Questo termine è stato tradotto in diversi modi: moschea, preghiera, luogo di preghiera… Noi preferiamo comunque tradurlo con “moschea”
[227] Coloro che sperperano.
[228] Cose pure e buone
[229] Il termine sâºah, da noi tradotto con “ora”, può assumere anche il significato di “istante”
[230] Del destino, del castigo che è stato loro destinato.
[231] Umam è il plurale di ummaħ, che significa popolo, nazione.
[232] “…i seguaci diranno delle proprie guide…”
[233] Rei, peccatori.
[234] O “nell’Inferno”
[235] Gli Aºrâf sono le alture che si trovano tra il Paradiso e l’Inferno.
[236] “Pace su di voi!”
[237] Dei beati che non sono ancora entrati in Paradiso e che bramano di entrarvi.
[238] Oppure: “…il vostro raccogliere [beni ed averi]…”
[239] I beati.
[240] Il ta’wîl del sacro Corano consiste nell’avverarsi delle sue minacce inerenti la resurrezione e il Giudizio Universale.
[241] Le menzogne.
[242] “…e poi ha iniziato a dominare e guidare il creato…”
[243] Oppure: “…il giorno con la notte…”
[244] È possibile che qui con “khalq” s’intenda la “creazione graduale”, inerente al mondo delle creature materiali.
[245] È possibile che qui con “amr” s’intenda la “creazione istantanea”, inerente al mondo delle creature non materiali.
[246] Giudichiamo, consideriamo.
[247] Alcuni hanno interpretato questa frase nel seguente modo: “E ricordate quando Allah, dopo la gente di Noè, vi fece loro successori”
[248] Alcuni hanno tradotto “rijs” col suo significato letterale, che è “sozzura”
[249] Alcuni hanno interpretato questa frase nel seguente modo: “E ricordate quando Allah, dopo gli ºÂd, vi fece loro successori”
[250] Oppure: “…su questa terra…”
[251] Questa è una metafora con la quale il sacro Corano vuole dire che gli empi Ŝamûd scannarono la cammella di Allah.
[252] “Nâşiĥîn” è il plurale di “nâşiĥ”, che significa “consigliere sincero”
[253] Oppure: “…sono persone che si fingono pure”
[254] “Ġâbirîn” è il plurale di “ġâbir”, che significa “colui che rimane”
[255] Rei, peccatori.
[256] “Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la prova divina”
[257] Ai maggiorenti della sua gente. Alcuni hanno tradotto questa frase nel seguente modo: “…a Faraone e alla sua gente…”
[258] Li negarono.
[259] “Nâżirîn” è il plurale di “nâżir” e significa “colui che guarda, osserva”
[260] A tronchi di palme, e vi lascerò morire.
[261] La vittoria o il Paradiso.
[262] “Muttaqîn” è il plurale di “muttaqî”, che significa “timorato di Allah”
[263] Oppure: “…su questa terra…”
[264] Prodotti della terra.
[265] O “i pidocchi”
[266] Oppure: “…di quella terra…”
[267] Puro e immune sei Tu dall’errore e dal peccato.
[268] Perché non avete atteso che io vi portassi i comandamenti del vostro Signore?
[269] Nel senso che non ha mai ricevuto alcuna istruzione.
[270] Cose pure e buone.
[271] Le cose impure e/o cattive.
[272] Nel senso che non ha mai ricevuto alcuna istruzione.
[273] Cose pure e buone.
[274] “Mubtilûn” è il plurale di “mubtil”, che significa “colui che porta il falso” (Mishu-l-munîr), “colui che annulla la verità” (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib)
[275] Il guidato alla retta via.
[276] Sono destinati ad andare all’Inferno.
[277] Il profeta Muhammad (S).
[278] Della Parola di Allah, il sacro Corano.
[279] Oppure: “…sui cieli e sulla terra…”
[280] L’uomo e la donna, gli uomini e le donne da essi discendenti.
[281] Alcuni hanno tradotto questo termine con “retta via”
[282] I soci, i pari che voi attribuite ad Allah.
[283] Alcuni hanno tradotto questo termine con “retta via”
[284] Ovvero: “Perché non te lo sei ancora inventato?”
[285] Basã’ir è il plurale di basîrah, che qui è stato da noi tradotto con il significato di “hujjah”, che significa “prova”, “argomento”
[286] Dopo la recitazione (in lingua araba) di questo versetto, è meritorio eseguire il sujûd (prosternazione rituale)
[287] “Anfâl” è il plurale di “nafal”, che qui significa “bottino di guerra”
[288] Provvidenza, sostentamento.
[289] Rei, peccatori.
[290] “Soccorso” o “vittoria”
[291] Oppure: “…la punta di ogni dito”
[292] Questo versetto si riferisce ai politeisti meccani in guerra contro i credenti, che prima della battaglia di Badr, accanto alla Kaºbaħ, chiesero ad Allah di aiutare dei due eserciti (il loro e quello mussulmano), il più degno. Questo versetto risponde loro dicendo che se è la vittoria che cercano, ebbene la vittoria è giunta loro, ma a favore dei credenti, che sono più degni di loro.
[293] Ossia: “Se essi avessero posseduto qualche bene, qualche virtù…”
[294] Cose pure e buone.
[295] Non tradite la fiducia di coloro che vi affidano dei depositi, appropriandovene o usandoli indebitamente.
[296] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[297] Allah li punirà alla stessa maniera con cui punì gli antichi.
[298] La persona che è in viaggio, e che, per mancanza di mezzi, non è in grado di proseguire.
[299] Il giorno della battaglia di Badr.
[300] Colui che abbraccia, comprende.
[301] Voltò loro le spalle e fuggì.
[302] Quello che voi stessi avete fatto.
[303] Forse la ragione per cui qui il sacro Corano usa “żallâm”, che significa “assai iniquo”, invece di “żâlim”, che significa “iniquo”, è che se, per assurdo, Allah volesse commettere un’iniquità, considerando che Egli è il sublime Creatore, l’eccelso Signore di tutte le creature, commetterebbe invero un’immane iniquità.
[304] Alcuni esegeti interpretano questa frase come segue: “Come la maniera da Noi usata a proposito della gente di Faraone e…” (Tabrisiyy)
[305] Alcuni esegeti interpretano questa frase come segue: “Come la maniera da Noi usata a proposito della gente di Faraone e…” (Tabrisiyy)
[306] O “equamente”
[307] Alcuni hanno tradotto questa frase nel seguente modo: “…prima di avere consolidato il proprio dominio su questo territorio…”
[308] Ossia: “Se voi aveste pura intenzione e credeste devotamente”
[309] Per cose che riguardano la fede e la religione.
[310] Se non farete quello che Allah vi ha ordinato di fare.
[311] “Dissidio” o “traviamento”.
[312] Provvidenza, sostentamento.
[313] Alcuni qui hanno tradotto il termine “kitâb”, invece che con “Libro”, con il termine “precetto”
[314] “Allontanamento da ciò che si detesta avere vicino” (Mufradâtu Alfâżi-l-Qur’ãn di Ar-râġib sotto la voce ba-ra-’a). Questa sura viene anche chiamata Al-barã’aħ, ed è l’unica sura del sacro Corano che non inizia con la baslama (Bismi-l-Lâh Ar-rahmân Ar-rahîm).
[315] Coloro che attribuiscono pari, soci ad Allah.
[316] Dal decimo giorno del mese di zu-l-hajjaħ al decimo giorno del mese di rabîºu-l’ãķir.
[317] Oppure: “…nel supremo giorno dello hajj…”
[318] “Hanno rispettato completamente il patto stretto con voi, senza omettere nulla, senza violare alcuna sua condizione”. Alcuni hanno invece interpretato questa frase nel seguente modo: “Non vi hanno arrecato alcun danno”
[319] Rispettate in modo completo il patto stretto con loro, fino alla fine del termine che avete stabilito con loro.
[320] “Muttaqîn” è il plurale di “muttaqî”, che significa “timorato di Allah”
[321] Lasciateli andare dove vogliono.
[322] La Moschea Sacra della Mecca, al centro della quale v’è la sacra Kaºbaħ.
[323] Essi non rispettano alcun loro giuramento.
[324] Senza che vi sia ordinato di fare devotamente jihâd sulla via di Allah.
[325] Ossia: “…non ha ancora fatto conoscere…”
[326] I guidati alla retta via.
[327] Lo hãjj è colui che si reca alla Mecca per eseguire i riti dello hajj.
[328] “Salvi” o “vincenti”
[329] Abbondante dono, immensa grazia.
[330] Hunayn è il nome di una valle tra la Mecca e Tã’if, nella quale, ai primordi dell’Islam, si svolse una celebre battaglia tra i mussulmani e i nemici dell’Islam.
[331] Vi sorprendeste della vostra supremazia numerica sul nemico.
[332] Particolare tributo che i giudei e i cristiani che avevano accettato la protezione dello Stato islamico dovevano pagare a questo.
[333] Pari e soci.
[334] “Muttaqîn” è il plurale di “muttaqî”, che significa “timorato di Allah”
[335] “Posposizione di un mese sacro ad un altro non sacro” (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib, sotto la voce na-sa-’a).
[336] Alcuni hanno tradotto: “Il male delle loro azioni è stato reso bello [ai] loro [occhi]”
[337] Dimostrate indolenza: amate il mondo e i suoi piaceri, e aborrite le difficoltà della jihâd.
[338] Il sommo Profeta e Abû Bakr.
[339] Un facile bottino.
[340] Astenetevi dalla jihâd.
[341] Coloro che si astengono dalla jihâd.
[342] “Travaglio causato da zizzania e discordia”. È stato anche detto che qui “fitnaħ” significa “širk”, che significa “attribuire pari e soci ad Allah”, di conseguenza, con questo secondo significato, è possibile tradurre la frase nel seguente modo: “Desiderano che voi diventiate mušrikûn”… {Majmaºu-l-bayân, vol. V, pag. 55}
[343] Alcuni hanno tradotto questa frase nel seguente modo: “E tra di voi vi sono delle persone che ascoltano attentamente le loro parole, e credono a tutto ciò che essi dicono”
[344] “Kârihûn” è il plurale di “kârih”, che significa “colui che detesta”
[345] Peccato.
[346] Oppure: “…li circonda [tuttora]…”, poiché essi portano con sé le cause di questo accerchiamento, ed è come se essi fossero già in mezzo all’Inferno {Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 60}
[347] Della spartizione della zakâħ.
[348] “Ġârimîn” è il plurale di “ġârim”, che viene usato sia per indicare il debitore che non è in grado di pagare i propri debiti, sia per indicare il disastrato.
[349] Per sostenere le spese della jihâd
[350] La persona che è in viaggio, e che, per mancanza di mezzi, non è in grado di proseguire.
[351] Ovvero: “Egli è credulo!”
[352] Rei, peccatori.
[353] “Munâfiqât” è il femminile plurale di “munâfiq
[354] Sono tutti uguali.
[355] Si rifiutano di fare la carità.
[356] O miscredenti e munâfiqûn.
[357] I tre villaggi in cui viveva la gente di Lot, secondo quanto narra Al-hasan e Qatâdaħ (Majmaºu-l-bayân).
[358] Alcuni hanno considerato il termine ºAdn (da noi tradotto con l’aggettivo “perenni”), come un nome proprio, basandosi sulla seguente tradizione del sommo Profeta: “Lo ºAdn è la dimora di Allah, che nessun occhio vede, e che non si presenta ad alcun cuore umano. Non vi dimorano che tre gruppi: i Profeti, i şiddiqin e gli šuhadã’ [i martiri]…” (Majmaºu-l-bayân). Dando a “ºAdn” questo significato, bisogna tradurre il versetto nel seguente modo: “…e dimore pure nei paradisi di ºAdn…”
[359] …e che cattiva fine!
[360] Uccidere il Messaggero di Allah ad ºAqabaħ.
[361] Falsità, ipocrisia.
[362] “Ciò che nascondono in sé” (Majmaºu-l-bayân).
[363] Colui che conosce profondamente i guyûb. Guyûb è il plurale di gayb, che significa “invisibile”.
[364] “Mutawwiºîn”, è il plurale di “mutawwiº”, che deriva da “tatawwuº”, che denota l’esecuzione di ogni atto il cui compimento è lodevole, e il cui abbandono non è biasimevole (Majmaºu-l-bayân).
[365] Questa frase è stata anche tradotta al presente (Allah li schernisce), e all’imperativo (che Allah li schernisca).
[366] Di non aver fatto jihâd.
[367] Dopo la battaglia di Tabûk.
[368] Di non fare jihâd.
[369] Coloro che non fanno la jihâd.
[370] “Muºazzirûn” è il plurale di “muºazzir”, che significa “colui che adduce scuse”
[371] Non hanno fatto jihâd.
[372] Questa frase è stata tradotta anche nel seguente modo: “…e prende ciò che elargisce [per la causa di Allah] come mezzi per avvicinarsi ad Allah e [ottenere] le preghiere del Messaggero”
[373] Il versetto si riferisce alla celebre Moschea di Qubâ.
[374] Alcuni hanno tradotto questa frase come segue: “…ha fondato le sue basi su un orlo di precipizio franoso…”
[375] Oppure: “…che d’un tratto precipita con lui nel fuoco dell’Inferno…”
[376] Oppure: “Coloro che viaggiano [per la causa di Allah]”
[377] Inchino rituale della şalâħ.
[378] Prosternazione rituale islamica, compiuta anche nella şalâħ.
[379] Suo zio paterno, Ãzar, che ne aveva la tutela.
[380] Colui che fa molta duºaħ e piange molto quando supplica Iddio. Alcuni sostengono che questo termine assuma qui il significato di “compassionevole nei confronti dei servi di Allah”. Si fanno poi altre ipotesi sul significato di questo termine. Per ulteriori informazioni si consulti il tafsîr Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 116).
[381] Paziente e mite.
[382] Con questa espressione il sacro Corano vuole esprimere il forte grado di afflizione nel quale caddero quelle tre persone: era come se non trovassero alcun posto ove nascondersi, nemmeno in se stessi!
[383] Ognuna delle cose citate.
[384] Oppure: “Allah ha distolto i loro cuori [dalla verità]…”
[385] Sul significato di questa espressione sono state fatte diverse ipotesi. A tal proposito il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 134) afferma: «L’espressione “qadama sidq”, in base a quanto si narra da Bin ºAbbâs, indica una buona ricompensa, un elevato grado [dato ai beati] per ciò che [nella loro vita terrena] hanno mandato innanzi [per se stessi] delle loro [buone] azioni [per la loro vita oltremondana]…»
[386] “…e poi ha iniziato a dominare e guidare il creato…”
[387] Luoghi di fermata, di sosta.
[388] Puro e immune sei Tu dall’errore e dal peccato.
[389] Pace.
[390] “Musrifîn” è il plurale di “musrif” che significa “colui che sperpera”, tuttavia, secondo il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 143), in questo versetto questo termine indica i “mušrikîn”, che sono coloro che attribuiscono pari, soci ad Allah.
[391] “Qurûn” è il plurale di “qarn” che significa “gente di una stessa epoca” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 144)
[392] I mušrikûn.
[393] Prima del Corano, della sua rivelazione.
[394] “Mujrimûn” è il plurale di “mujrim” che significa “reo”, “peccatore”, tuttavia, secondo il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 147), e il tafsîr del Šubbar (pag. 217), in questo versetto questo termine indica i “mušrikûn”, che sono coloro che attribuiscono pari, soci ad Allah.
[395] Gli idoli.
[396] Credete veramente d’informare…
[397] Pari e soci.
[398] Nessuno sarà punito più di quanto merita.
[399] Le menzogne.
[400] “Annâ”, da noi qui tradotto con “dove”, può anche assumere il significato di “come”
[401] “Annâ”, da noi qui tradotto con “dove”, può anche assumere il significato di “come”
[402] Dei libri celesti rivelati prima di esso.
[403] Il ta’wîl del sacro Corano consiste nell’avverarsi delle sue minacce inerenti la resurrezione e il Giudizio Universale.
[404] Guidati alla retta via.
[405] Il termine sâºah, da noi tradotto con “ora”, può assumere anche il significato di “istante”
[406] Muºjizîn è il plurale di muºjiz che significa “colui che rende impotente”
[407] Del sacro Corano.
[408] Allah non manca mai di parola.
[409] Oppure: “…e non fanno che mentire”
[410] Metafora che equivale all’espressione: “…e il giorno affinché vediate in esso”
[411] Egli è puro e immune dall’errore e dal peccato.
[412] Colui che non ha bisogno di nulla e di nessuno.
[413] Alcuni hanno tradotto: “…poi il vostro fatto non sia su di voi [motivo di] afflizione…”
[414] Questa è in realtà una sfida lanciata dal santo Noè alla sua empia gente.
[415] Ai maggiorenti della sua gente. Alcuni hanno tradotto questa frase nel seguente modo: “…a Faraone e alla sua gente…”
[416] Oppure: “…su questa terra…”
[417] “Mu’minîn” è il plurale di “mu’min”, che significa “colui che crede”
[418] Rei, peccatori.
[419] Secondo alcuni esegeti il termine “Mişr” (da alcuni tradotto “Egitto”) indicava anticamente la città di Faraone, nella quale viveva e regnava.
[420] Alcuni hanno tradotto: “…e fate le vostre case una di fronte all’altra…”
[421] Alcuni sostengono che qui l’espressione “nunajjika”, da noi tradotta “ti gettiamo su di un luogo elevato”, assume il significato di “ti salviamo”, e traducono il versetto nel seguente modo: “…oggi noi salviamo il tuo cadavere assieme con la tua [celebre] corazza [d’oro]…”
[422] Alcuni sostengono che in questo versetto l’espressione “bi badanika”, da noi tradotta “con [come complemento di circostanza] il tuo corpo [senza vita]”, assume il significato di “con [come complemento di compagnia] la tua [celebre] corazza [d’oro]”
[423] Alcuni esegeti affermano che questa espressione indica i posteri, secondo altri invece denota i figli d’Israele.
[424] Alcuni hanno tradotto: “…coloro che, prima di te, leggevano il Libro…”
[425] Questi ultimi due versetti, in realtà, non si rivolgono al sommo Profeta, ma a coloro che dubitano della verità della sua missione profetica.
[426] “Città” o “villaggio”
[427] Al momento del trapasso.
[428] Il termine “izn” può qui assumere diversi significati: comando, permesso, scienza.
[429] Il termine “rijs” può qui assumere diversi significati: castigo, miscredenza, ira, sozzura, dubbio.
[430] “Nuzur” è il plurale di “nazîr”, che può assumere sia il significato di “ammonitore” (munzîr), sia quello di “ammonimento” (inzâr).
[431] Vi fa trapassare.
[432] Incline dall’errore alla rettitudine (Mufradâtu alfâzi-l-Qur’ân di Râġib, sotto la voce ha-ni-fa).
[433] Questi versetti, in realtà, non si rivolgono al sommo Profeta, ma ai suoi seguaci.
[434] “Custode” o “responsabile”
[435] Il Profeta dell’Islam.
[436] Ciò che merita della grazia divina.
[437] Sul significato dei due termini “mustaqarr” e “mustawdaº” sono state fatte diverse ipotesi dagli esegeti: dimora fissa e dimora provvisoria; dimora terrena e dimora dell’oltretomba (o sepoltura); lombo paterno e utero materno; “dimora nella quale vive l’animale dopo la sua nascita” e “materia del suolo dalla quale si forma il suo corpo”
[438] Il castigo divino.
[439] Alcuni traducono: “…li circonderà”
[440] Dono i cui effetti sono manifesti a colui al quale viene fatto.
[441] Avversità che informa dello stato di turbamento della persona che è stata colpita da essa.
[442] Alcuni esegeti affermano che questo versetto si rivolge ai politeisti, e lo considerano la continuazione del precedente, e lo traducono come segue: “Ebbene, se [coloro che avrete chiamato in vostro aiuto] non vi esaudiranno, sappiate dunque che…”
[443] “Mussulmani” o “sottomessi [ad Allah]”. Questa, in realtà, non è una domanda, ma è un ordine: “Siate muslimûn!”
[444] Il termine bayyinaħ [da noi qui tradotto con l’espressione “chiara prova”] indica qui il sacro Corano (Majmaºu-l-bayân).
[445] In base ad alcune tradizioni islamiche narrate nelle fonti sunnite e sciite, il testimone del quale parla questo versetto non è altri che il Principe dei Credenti, Aliyy Bin Abî Tâlib (pace su di lui). Altri esegeti sono invece dell’idea che il testimone del quale parla il versetto in esame è l’arcangelo Gabriele (pace su di lui), e fanno qui derivare il verbo “yatlû”, da noi tradotto con “segue”, dalla radice “tilâwaħ”, che significa leggere, recitare, e così traducono il versetto come segue: “…e che un testimone [Gabriele] da Lui [proveniente] glielo legge [il Corano]…”
[446] Alcuni traducono: “Che la maledizione di Allah sia sugli iniqui”
[447] Muºjizîn è il plurale di muºjiz che significa “colui che rende impotente”
[448] Awliyã’ è il plurale di waliyy, che può assumere sia il significato di “signore” sia quello di “amico”
[449] Le menzogne.
[450] Alcuni traducono: “…e si sono placati nel loro Signore…”
[451] I miscredenti e i credenti.
[452] Alcuni esegeti leggono il passivo “ºummiyat”, che significa “è stato nascosto”, in forma attiva, “ºamiyat”, che significa “è nascosto”, e traducono il versetto come segue: “…che vi fosse rimasta nascosta…”
[453] Per avervi comunicato i salvanti messaggi divini, per avere eseguito la mia missione profetica.
[454] Muºjizîn è il plurale di muºjiz che significa “colui che rende impotente”
[455] Esegesi: «Coloro che hanno negato fede a Muhammad (S) credono forse a questa storia della gente di Noè, o dicono di essa: “È una sua invenzione!”? O Muhammad, rispondi loro…» (At-tibiyân, vol. 3, pag. 157).
[456] Alcuni traducono il termine «mala’» (da noi tradotto con “dei maggiorenti”) con l’espressione “un gruppo”
[457] Come segno dell’imminente castigo.
[458] Ossia: «Dicemmo a Noè: “Non appena sgorga l’acqua dal forno, carica sulla nave una coppia di ogni genere animale, un maschio e una femmina” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 248).
[459] È gia stato deciso che annegheranno.
[460] Oppure: “…il suo essere fatta scorrere…”
[461] Alcuni traducono: «E disse [Noè]: “Salite su di essa [cercando benedizione] col nome di Allah nel momento in cui essa viene fatta scorrere e nel momento in cui essa viene fermata!”», altri invece: «E disse [Noè]: “Salite su di essa [dicendo] “col nome di Allah” nel momento in cui viene fatta scorrere e nel momento in cui viene fermata!”». A tal proposito, il Đahhâk afferma: «Quando volevano che l’arca scorresse dicevano “col nome di Allah scorre [o viene fatta scorrere]”, ed essa scorreva, e quando volevano che s’arrestasse dicevano: “col nome di Allah viene fermata”, ed essa si fermava» (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 248).
[462] Espressione iperbolica.
[463] Questa espressione può essere interpretata anche nei seguenti modi: “prima di questa scienza che hai conseguito attraverso la rivelazione” o “prima di quest’ora” (At-tabrisiyy – Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 150)
[464] “Muftarûn” è il plurale di “muftarî”, che è il participio attivo del verbo “yaftarî”, che qui significa “egli inventa [menzogne]”
[465] “…per il mio invitarvi a non adorare altri che Allah” (At-tibiyân, vol. 6, pag. 6; Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 257).
[466] Il termine samã’, da noi tradotto con “nuvola”, può assumere anche altri significati, fra i quali “pioggia” e “cielo”
[467] Con questa allegoria il sacro Corano vuole esprime l’assoluto dominio del Signore Eccelso su ogni animale esistente, e, più in generale, su tutte le Sue creature.
[468] Alcuni traducono: “…e voi non Gli arrecate danno alcuno [volgendo le spalle]…”
[469] Protettore che dona ad ogni cosa la protezione di cui essa ha bisogno.
[470] Gli esegeti hanno fatto diverse ipotesi riguardo al significato della frase “wa’staºmarakum fîhâ”. Noi, nel tradurre il versetto, ci siamo basati sulla più accreditata di queste ipotesi, secondo la quale il verbo “istaºmara” assume il significato di “ha voluto che si portasse prosperità”
[471] Il Tabrisiyy (che Allah lo benedica) – nelle sue due celebri esegesi coraniche, il “Majmaºu-l-bayân” e il “Jawâmiºu-l-jâmiº” – dà alla parola “taķsîr” che compare in questo versetto, il significato di “attribuire (a qualcuno) la caratteristica di scapitante”. Su quest’ipotesi è possibile interpretare la frase in esame nel seguente modo: “Voi dunque, con ciò che dite, non fate altro che indurmi sempre di più a considerarvi scapitanti, perdenti”. Gli esegeti hanno fatto inoltre altre ipotesi riguardo al significato di questo termine, che noi omettiamo per brevità e perché consideriamo meno accreditate.
[472] Metafora con la quale il sacro Corano vuole dire che i Ŝamûd scannarono la cammella di Allah.
[473] In questo versetto, al termine “şayĥaħ” (da noi tradotto con “castigo”) è stato dato anche il significato di “grido emesso a tutta possa”. Si dice infatti che l’arcangelo Gabriele (A) emise, a tutta possa, un letale gridò che fece perire gli empi Ŝamûd. (Majmaºu-l-baĥrayn, vol. 2, pag. 389)
[474] Alcuni qui traducono l’espressione “fa-đaĥikat” (che noi abbiamo tradotto con “rise dunque”) con “ebbe dunque le mestruazioni”
[475] Paziente e mite.
[476] Colui che fa molta duºaħ e piange molto quando supplica Iddio. Alcuni sostengono che questo termine assuma qui il significato di “compassionevole nei confronti dei servi di Allah”. Si fanno poi altre ipotesi sul significato di questo termine. Per ulteriori informazioni si consulti il tafsîr Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 116).
[477] “Colui che si rivolge a Dio per ogni cosa, fa sempre assegnamento su di Lui” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 275). Gli esegeti fanno anche altre ipotesi sul significato assunto da questo termine nel presente versetto, che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân dello Šayķ Ţusiyy (vol. 6, pag. 36).
[478] Oppure: “…mentre veniva condotta velocemente…”
[479] Alcuni interpretano: “…andando verso di lui facendosi fretta a vicenda per brama di commettere atto turpe con i nunzi divini ospiti di Lot”
[480] Secondo alcuni qui Lot si riferisce alle donne della sua gente, considerandole così sue figlie. In effetti, ogni profeta era il padre [spirituale] della propria gente, e le sue mogli ne erano le madri. (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 279)
[481] Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 159.
[482] “Guidato alla retta via” o “che guida alla retta via”
[483] Alcuni esegeti sono dell’idea che il sacro Corano abbia qui usato una metafora per dire: “…noi non abbiamo alcun bisogno delle tue figlie…”. In effetti, chi non ha alcun bisogno di una cosa, e perciò si tiene lontano da essa, la evita, è come chi non ha su di essa alcun diritto, e perciò se ne tiene lontano. (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 280)
[484] Gli esegeti fanno diverse ipotesi sul significato dell’espressione “bi-qiţºin mina-l-Layl” (da noi tradotta con l’espressione “a notte inoltrata”), che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al “Tibiyân” (vol. 6, pag. 42) dello Šayķ Ţusiyy, al “Majmaºu-l-bayân” (vol. 5, pag. 277) del Ţabrisiyy, e al “Tafsîru-l-mîzân” (vol. 10, pag. 342) dello ºAllâmaħ Ţabâţabâiyy.
[485] Secondo alcuni esegeti, il temine arabo “sijjîl” (da noi tradotto con “argilla”) deriva dal persiano “sangh-o-ghel”, che letteralmente significa “pietra e argilla”, e denota una massa formata da pietra e argilla mescolate fra di loro. Altri danno invece a questo termine il significato di “sijjîn”, che significa “fuoco”, e altri ancora sostengono che il senso di questa parola sia “terracotta”. Si fanno poi anche altre ipotesi sul significato di questo termine, che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al “Tibiyân” (vol. 6, pag. 44) dello Šayķ Ţusiyy.
[486] Il Ţabrisiyy, nel “Majmaºu-l-bayân” (vol. 5, pag. 282) e nel Jawâmiºu-l-jâmiº (vol. 2, pag. 150), sostiene che esistono le seguenti quattro diverse ipotesi sul significato qui assunto dall’aggettivo manđûd: “disposta l’una sull’altra fino a pietrificarsi” e “ordinata una accanto all’altra” e “fatta venire l’una dietro l’altra” e “preparata [per punire l’empia gente di Lot]”. Si noti infine che qui l’aggettivo “manđûd” qualifica il sostantivo “sijjîl” (argilla), e non “ĥijâraħ” (pietre).
[487] Alcuni traducono: “E a [la gente di] Madiyan…”. In effetti, “Madiyan”, oltre ad essere il nome della tribù alla quale Allah inviò il santo profeta Šuºayb (A), è anche il nome della città in cui essa viveva.
[488] “Ciò di lecito che vi rimane dopo esservi astenuti da ciò che v’è proibito” (Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 161)
[489] Con tono ironico.
[490] Alcuni traducono: “…tu non hai alcun potere su di noi”
[491] Con questa allegoria il sacro Corano vuole dire: “E avete completamente dimenticato Allah?!”
[492] Colui che abbraccia, comprende.
[493] Oppure: “Agite pure [rimanendo] sulla vostra posizione” (Majmaºu-l-baĥrayn, vol. 6, pag. 317)
[494] In questo versetto, al termine “şayĥaħ” (da noi tradotto con “castigo”) è stato dato anche il significato di “grido emesso a tutta possa”. Si dice infatti che l’arcangelo Gabriele (A) emise, a tutta possa, un letale gridò che fece perire gli empi Ŝamûd. (Majmaºu-l-baĥrayn, vol. 2, pag. 389)
[495] Ai maggiorenti della sua gente. Alcuni hanno tradotto questa frase nel seguente modo: “…a Faraone e alla sua gente…”
[496] Che guida alla retta via.
[497] Nel lessico arabo, il “wird” denota l’acqua alla quale si accede per dissetarsi (Lisânu-lºarab, vol. 3, pag. 457), e, a nostro parere, è questo il significato assunto da tale termine nel presente versetto. Si fanno poi altre ipotesi sul significato assunto dalla suddetta parola nel presente versetto, che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al “Tibiyân” (vol. 6, pag. 59) dello Šayķ Ţusiyy.
[498] Alcuni traducono: “Che brutto aiuto aiutato!”
[499] Lo Šayķ Ţusiyy, nel Tibiyân (vol. 6, pag. 61), a proposito del termine naba′ (il cui plurale anbã′ è stato da noi tradotto con il termine “notizie”), afferma: «…non si dice “naba′” se non a proposito delle grandi notizie…”
[500] Il Lisânu-lºarab (vol. 4, pag. 324), a proposito del significato di questi due termini, afferma che il Layŝ dice: «E nel venerabile Tanzîl leggiamo: “…nel quale per loro [vi sarà] un zafîr e un šahîq”. Il “zafîr” è la parte iniziale del verso dell’asino, mentre lo “šahîq” ne è la parte finale…». Il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 296) spiega invece il significato di questi due termini dicendo che il Zajjâj afferma: “Il zafîr e lo šahîq sono suoni emessi dalle persone tristi ed angustiate. Il zafîr denota un forte e turpe lamento simile alla parte iniziale del verso dell’asino, mentre lo šahîq denota un forte lamento, d’intensità veramente elevata, simile alla parte finale del verso dell’asino”
[501] Assai facente.
[502] Alcuni esegeti sono dell’idea che questa frase si riferisca alla gente di Mosè, e la interpretano nel seguente modo: “E, in verità, la gente di Mosè era fortemente in dubbio riguardo alla sua profezia…” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 303)
[503] Bin ºAbbâs narra che non discese sul Messaggero di Allah versetto a lui più duro e gravoso di questo. Fu per questo motivo che, ai suoi compagni, quando gli dissero: “Sei invecchiato precocemente”, rispose con la celebre frase: “Šayyibatnî Hûd wa-l-Wâqiºaħ”, che significa: «M’hanno invecchiato [le sure] “Hûd” e “Al-wâqiºaħ”» (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 304)
[504] Awliyã’ è il plurale di waliyy, che può assumere sia il significato di “signore” sia quello di “amico”
[505] “Qurûn” è il plurale di “qarn” che significa “gente di una stessa epoca” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 144)
[506] Oppure: “Agite pure [rimanendo] sulla vostra posizione” (Majmaºu-l-baĥrayn, vol. 6, pag. 317)
[507] Il Zajjâj sostiene che, in questo versetto, il termine “qaşaş” – da noi tradotto con “storia” – è l’infinito del verbo “qaşşa”, e dà così ad esso il significato di “raccontare” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 316)
[508] Con questa sublime metafora il sacro Corano vuole dire: “…[acché] rimanga per voi tutto l’amore di vostro padre…”
[509] Se proprio intendete fare qualcosa a proposito di Giuseppe.
[510] Alcuni danno qui al verbo “ajmaºû” (da noi tradotto con “decisero”) il significato di “concordarono”
[511] A Giuseppe.
[512] Non ti riconosceranno, non comprenderanno, non si renderanno conto che sei tu ad informarli. Esistono anche altre interpretazioni di questa frase, che, per brevità, omettiamo, rimandando il lettore al Tibiyân dello Šayķ Ţusiyy (vol. 6, pag. 108)
[513] Colui a cui si chiede aiuto.
[514] E chiedo aiuto ad Allah contro quello che descrivete.
[515] Il Sadiy sostiene che il termine “Bušrâ” che compare nell’espressione “Yâ Bušrâ” del versetto in esame (e da noi tradotta “O lieta novella!”), sia nome proprio, e denoti il nome dell’amico di colui che fu mandato dai componenti della carovana a procurare acqua. (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 336)
[516] Alcuni traducono: “E colui che lo comprò da Mişr…”
[517] Secondo alcuni esegeti il termine “Mişr” indicava anticamente la città di Faraone (nella quale egli viveva e regnava), i cui resti si trovano oggi nella parte storica della Città del Cairo (nata nel 969 d.C.). Oggi, in alcune lingue (fra cui l’arabo e il persiano), col termine “Mişr” si indica l’attuale Egitto, ed è stato forse questo moderno uso che ha portato alcuni traduttori del sacro Corano a tradurre questa parola con “Egitto”
[518] Alcuni esegeti sono dell’idea che questo pronome si riferisca a “Giuseppe”. (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pagg. 338 e 339)
[519] Riguardo ai significati assunti, in questo versetto, dai termini “ĥukm” e “ºilm” (da noi tradotti con “sentenza” e “sapienza”) si fanno anche altre ipotesi. A tal proposito, nel Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 339) leggiamo: «È stato detto che [in questo versetto] “ĥukm” denota la “nubuwwaħ” [profezia] e “ºilm” indica la “šarîºaħ” [legge religiosa], [e ciò è stato narrato] da Bin ºAbbâs. È stato anche detto che [qui] “ĥukm” significa “invito alla religione di Allah” e “ºilm” indica la “conoscenza della legge religiosa”…»
[520] È necessario qui ricordare che, in base a quanto dice il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 341), la maggior parte degli esegeti affermano che, in questo versetto, l’espressione “rabbî” (da noi tradotta con “il mio signore”) si riferisce al marito della donna che cercò di sedurre Giuseppe, lo stesso che lo comprò e lo affidò alle sue cure, raccomandandole di onorarlo (vedi versetto 21 di questa stessa sura). Solo la minoranza degli esegeti sostengono che questa espressione riguarda il Signore Eccelso. Ebbene, noi ci siamo basati sulla prima ipotesi nel tradurre la succitata espressione. Per ulteriori informazioni riguardo alla seconda ipotesi rimandiamo il lettore alle considerazioni fatte in merito dallo ºAllâmaħ Ţabâţabâiyy nel “Tafsîru-l-mîzân” (vol. 11, pag. 125 e 126).
[521] Abbiamo tradotto il termine “ºAzîz” – che è l’appellativo del potente marito della donna che volle sedurre Giuseppe – con “Potente”. La Bibbia lo ricorda col nome di “Potifar”
[522] Bin Manżûr, nel celebre lessico “Lisânu-lºarab” (vol. 9, pag. 179), a proposito del significato dell’espressione “šaġafahâ ĥubban” che compare in questo versetto, e che noi abbiamo interpretato con l’espressione “le ha invaso il cuore d’amore”, afferma: «E dice il Farrã': “[L’espressione] ‘šaġafahâ ĥubban’ significa: ‘le ha squarciato il velo del cuore ed è giunto ad esso’»
[523] Alcuni danno qui al termine “muttaka'” (da noi tradotto con “cuscino”) il significato di “utrunj”, che è un tipo di frutto, che alcuni identificano col cedro. Sul significato assunto qui dal termine “muttaka'” si fanno poi diverse altre ipotesi che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al tafsîr “Rawđu-l-jinân…” del grande esegeta Abu-l-futûĥ Ar-râziyy (vol. 11, pag. 61).
[524] Puro ed immune è Allah da ogni attributo umano!
[525] Alcuni traducono: “…che spremevo dell’uva [per fare del vino]…”, dando al termine “ķamr” (da noi tradotto con “vino”) il significato di “uva”. (At-tibiyân, vol. 6, pag. 138)
[526] Il pronome si riferisce a “ciò che i due servi avevano sognato”
[527] Alcuni esegeti traducono: “Satana gli fece così dimenticare [a Giuseppe] il ricordo del suo Signore [di Allah]” (At-tibiyân, vol. 6, pag. 144)
[528] Il termine “biđº”, da noi tradotto con “alcuni”, indica una quantità numerica che va dalle tre alle nove o dieci unità. Si fanno poi altre ipotesi sul significato di questo termine, che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al “Lisânu-lºarab” (vol. 8, pag. 15). Tuttavia, in base a quanto dice il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 360), la maggior parte degli esegeti afferma che nel versetto in esame questo termine denota la quantità numerica di sette unità. In base a questa ipotesi – confermata peraltro da diverse tradizioni dell’Ahlu-l-bayt (A) – è possibile tradurre il versetto nel seguente modo: “…rimase quindi in prigione per sette anni”
[529] Il grado di Giuseppe o l’interpretazione del sogno del re.
[530] Sul significato assunto in questo versetto dal termine “da'ab” (da noi tradotto con “di seguito”) si fanno anche altre ipotesi, che, per brevità, omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân (vol. 6, pag. 149).
[531] Invece di far derivare (come abbiamo fatto noi) il verbo (passivo) “yuġâŝu” dalla radice “ġayŝ”, che significa “pioggia”, è possibile anche farlo derivare dalla radice “ġawŝ”, che significa “soccorso”, traducendo di conseguenza il versetto nel seguente modo: “…verrà un anno in cui la gente sarà soccorsa…”
[532] Alcuni sostengono che al verbo (attivo) “yaºşirûna” (da noi tradotto con “spremeranno”) si debba dare la forma passiva, e debba essere letto “yuºşarûna”, che può assumere il significato di “sarà fatto piovere”
[533] Puro ed immune è Allah da ogni attributo umano!
[534] O la donna, in base a quanto sostengono alcuni esegeti. Basandosi su tale ipotesi, è possibile tradurre il versetto nel seguente modo: “[Ho detto] ciò [disse la donna] affinché egli [Giuseppe] sappia che non l’ho tradito in segreto…” (At-tibiyân, vol. 6, pag. 154). Tuttavia, è bene sapere che la maggioranza degli esegeti afferma che in questo versetto, e nel successivo, è Giuseppe a parlare.
[535] Alcuni traducono: “…tranne quando il mio Signore compassiona…”
[536] Di grano, cereali e simili.
[537] Sul significato assunto in questo versetto dall’espressione “sanurâwidu ºanhu abâhu” (da noi tradotto con “presto lo richiederemo a suo padre”), il Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 375) afferma: «L’espressione “sanurâwidu ºanhu abâhu” significa: “Lo vorremo, gli chiederemo di mandarlo con noi”. Bin ºAbbâs afferma che il significato di questa espressione è il seguente: “Cercheremo d’ingannarlo affinché lo faccia uscire con noi”»
[538] Con la quale hanno pagato i viveri che abbiamo dato loro.
[539] Di grano, cereali e simili.
[540] Con la quale avevano pagato i viveri che avevano preso da Giuseppe.
[541] Il termine “yasîr” può essere qui tradotto sia con “facile” che con “esiguo”. Della frase in esame, “žâlika kaylun yasîr” (da noi tradotta con “quello è un carico yasîr”), si danno diverse interpretazioni che omettiamo per brevità, rimandando il lettore al Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 379).
[542] In una tradizione di Bin ºAbbâs leggiamo che questa garanzia consisteva nel giurare, innanzi ad Allah, sul santo profeta Muhammad (S), Sigillo dei Profeti e Signore dei Messaggeri (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 379).
[543] “Mutawakkilûn” è il plurale di “mutawakkil”, che significa “colui che fa assegnamento”
[544] Alcuni traducono: “E quando entrarono nel modo in cui aveva loro ordinato il padre loro…”
[545] Alcuni traducono: “…che egli manifestò…”
[546] Alcuni traducono: “…questi alloggiò con sé suo fratello [Beniamino]…”
[547] O “del ladro” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 386)
[548] Sul significato di queste due frasi si fanno anche altre ipotesi, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân (vol. 6, pag. 172), e al Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 383 e 384)
[549] Sul significato assunto qui dal termine “dîn” (da noi tradotto con “giudizio”) si fanno anche altre ipotesi, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 387).
[550] Qui i fratelli di Giuseppe e Beniamino si riferiscono a Giuseppe, calunniandolo.
[551] I grandi esegeti danno della seconda parte di questo sacro versetto diverse e contrastanti interpretazioni, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân (vol. 6, pag. 175), al Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 388 e 389) e al Tafsîru-l-mîzân” (vol. 11, pag. 227).
[552] Il termine “kabîr” significa “grande”, e in questo versetto può assumere sia il significato di “grande di età (decrepito)”, sia quello di “grande di grado (eminente)”
[553] Il Tibiyân sostiene che questo versetto non è la continuazione della narrazione di quanto disse il maggiore dei fratelli di Giuseppe e Beniamino agli altri loro fratelli (iniziata nel versetto precedente), ma è la narrazione di quanto consigliò un altro dei suddetti fratelli, di opinione contraria a quella del maggiore, agli altri (At-tibiyân, vol. 6, pag. 179).
[554] Il Tibiyân sostiene che questo versetto non è la continuazione della narrazione di quanto disse il maggiore dei fratelli di Giuseppe e Beniamino agli altri loro fratelli (iniziata nei due versetti precedenti), ma è la narrazione di quanto riferirono i suddetti fratelli a Giacobbe quando ritornarono a lui senza Beniamino (At-tibiyân, vol. 6, pag. 180).
[555] Giuseppe, Beniamino e l’altro figlio di Giacobbe che rimase in Egitto per cercare di riavere Beniamino (vedi vers. 81).
[556] Sul significato assunto qui dal verbo “abiyađđat” (da noi tradotto con “sbiancarono”) si fanno diverse ipotesi, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al tafsîr “Rawđu-l-jinân” del grande esegeta Abu-l-futûĥ Ar-râziyy (vol. 11, pag. 134), il quale, in esso, sostiene che la maggior parte degli esegeti interpretano la frase in esame nel seguente modo: “Dal dolore pianse così tanto che gli si accecarono gli occhi”
[557] “Każîm”, come anche “kâżim”, è il participio presente del verbo “każama” il cui infinito è “każm” che significa contenere, reprimere, trattenere. Sul significato assunto in questo versetto da tale termine si fanno diverse ipotesi che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân (vol. 6, pag. 181) e al Rawđu-l-jinân (vol. 11, pag. 134). Secondo queste due autorevoli esegesi coraniche, in questo versetto il termine “każîm” assume il significato di “colui che trattiene in cuore la propria tristezza, che si astiene dall’esternarla”
[558] Sul significato assunto qui dal termine “ĥarađ” [da noi tradotto con l’espressione “sul punto di morire” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 392)] si fanno anche altre ipotesi, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Rawđu-l-jinân (vol. 11, pag. 134).
[559] Alcuni esegeti danno al termine “rawĥ” (da noi tradotto con “sollievo”) il significato di “raĥmaħ”, che significa “misericordia” (Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 395).
[560] Alcuni traducono: “…[affinché] venga [da me] vedente…” (Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 208).
[561] Sul significato assunto qui dal verbo “tufannidûn” (da noi tradotto con “considerate stolto”) si fanno diverse altre ipotesi, che per brevità omettiamo di citare, rimandando il lettore al Tibiyân (vol. 6, pag. 192), al Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 403), al Kitâbu-lºayn (vol. 8, pag. 49) e al Majmaºu-l-baĥrayn (vol. 3, pag. 122).
[562] “Bašîr” significa “apportatore di lieta novella”. La maggior parte delle esegesi coraniche afferma che questo latore di lieta novella era Giuda, uno dei figli di Giacobbe.
[563] Alcuni traducono: “…questi alloggiò con sé i suoi genitori…”
[564] Il Tibiyân (vol. 6, pag. 197) afferma che in questo versetto il termine “laţîf” (“sottile”) assume il significato di “laţîfu-t-tadbîr” (“sottile nel provvedere”) che significa (vol. 10, pag. 64): “Colui che provvede di sottile provvedimento, che non traspare da ciò al quale egli provvede con esso”
[565] Secondo quanto sostiene il Ţabrisiyy nel Majmaºu-l-bayân (vol. 5, pag. 404), le due preposizioni “min” (“di”), che compaiono in questo versetto, possono qui assumere anche il significato di complemento di specificazione. In base a questa ipotesi, è possibile tradurre il versetto nel seguente modo: “Signore mio, mi hai dato il regno e mi hai insegnato l’interpretazione dei sogni…”. Tuttavia, la maggior parte degli esegeti ha qui dato alle suddette preposizioni in significato di complemento partitivo.
[566] Lo Šayķ Ţusiyy, nel Tibiyân (vol. 6, pag. 61), a proposito del termine naba′ (il cui plurale anbã′ è stato da noi tradotto con il termine “notizie”), afferma: «…non si dice “naba′” se non a proposito delle grandi notizie…”
[567] Decisero di gettare Giuseppe in fondo al pozzo (vedi vers. 10).
[568] Per l’esecuzione della missione profetica.
[569] “Mušrikûn” è il plurale di “mušrik”, che qui assume il significato di “colui che attribuisce soci ad Allah”
[570] Allah è puro ed immune dall’avere i pari e i soci che i mušrikûn Gli attribuiscono.
[571] Alcuni esegeti preferiscono qui leggere il verbo “kužibû” (“si era loro mentito”) nella forma “kužžibû” (“sono stati tacciati di menzogna”), traducendo così il versetto in esame nel seguente modo: “Finché, quando i messaggeri disperarono [di condurre alla fede i miscredenti] e acquistarono la certezza di essere stati tacciati di menzogna, giunse loro…”. Tuttavia noi, nel tradurre questo versetto, abbiamo preferito attenerci alle tradizioni dell’Ahlu-l-bayt – che la pace e la benedizione di Allah sia su di loro – che leggono il verbo nella forma “kužibû” (Rawđu-l-jinân, vol. 11, pag. 170; At-tibiyân, vol. 6, pag. 207; Majmaºu-l-bayân, vol. 5, pag. 412, 413 e 415; Jawâmiºu-l-jâmiº, vol. 2, pag. 213).
[572] Dei libri celesti rivelati prima di esso.