SURA “AL’ANºĀM” (I BESTIAMI)

Questa fu la sessantanovesima sura rivelata alla Mecca al sommo Profeta (S)[1]. In base alle tradizioni dell’Ahlu-l-bayt (A)[2], i suoi versetti furono rivelati tutti in una volta. L’obiettivo fondamentale di questa sura – come del resto di tutte le altre sure meccane – è quello di invitare la gente ai tre fondamentali princìpi del sacro Islam, il “tawĥīd” (l’unicità divina), la “nubuwwaħ” (la profezia) e il “maºād” (la resurrezione). In questa sura viene dato maggiore risalto al primo dei tre suddetti princìpi, con lo scopo di combattere ogni forma di politeismo e idolatria.

L’attento esame dei versetti di questa sacra sura è in grado di eliminare l’ipocrisia e la discordia esistente fra i mussulmani, di svegliare le loro coscienze e liberare i loro cuori dalle tenebre dell’insipienza.

In una tradizione islamica, riguardante l’eccellenza di questa sura, leggiamo: «La sura “Al’anºām”, quando fu rivelata, fu accompagnata da ben settantamila angeli. Tutti questi angeli invocheranno il perdono divino per chiunque la leggerà»[3]

ºAyyāšiyy narra, con il suo sanad, la seguente tradizione dell’imam Şādiq (A), tramandata da Abū Başīr: “La sura Al’anºām fu rivelata tutta in una volta, e fu accompagnata, con riverenza, da settantamila angeli, poiché in essa è stato ripetuto settanta volte il nome di Dio. Se la gente avesse saputo quanto meritoria è la sua lettura, non l’avrebbe trascurata”. Allora l’Imam (A) continuò dicendo: «Chiunque vuole che Allah gli esaudisca una preghiera, ebbene, esegua una preghiera recitando in essa le sure Al-fātiĥaħ e Al’anºām, e dopo aver finito la recitazione di quest’ultima, reciti la seguente supplica: “Yā Karīmu, yā Karīmu, yā Karīm! Yā ºAżīmu, yā ºAżīmu, yā ºAżīm! Yā Aºżama min kulli ºażīm! Yā Samīºa-d-duºã’, yā Man lā taġayyarahu-l-layālī wa-l’ayyām, şalli ºalā Muĥammad wa Ãli Muĥammad, wa-rĥam đaºfī wa faqrī wa fāqatī wa maskanatī! Yā Man raĥima-š-Šayķa, Yaºqūba, ĥīna radda ºalayhi Yūsufa, qūrraŧa ºaynih! Yā Man raĥima Ayyūba baºda ţūli balã’ih! Yā Man raĥima Muĥammad wa mina-l-yatīmi ãwāh wa naşarahū ºalā jabābiraŧi Qurayš wa ţawāġītihā wa amkanahū minhum! Yā Muġīŝu, yā Muġīŝu, yā Muġīŝ…”. Giuro su Dio, che se reciterai questa supplica, Egli esaudirà ogni tua preghiera»[4]

Alì Bin Ibrāhīm narra la seguente tradizione dell’ottavo Imam (A): “La sura Al’anºām fu rivelata tutta in una volta, e fu accompagnata da settantamila angeli lodanti Iddio, celebranti la Sua unicità e magnificenza. Chiunque reciti questa sura, gli angeli loderanno per lui Iddio”[5]

VERSETTO 1

ÇáúÍóãúÏõ áöáøåö ÇáøóÐöí ÎóáóÞó ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖó æóÌóÚóáó ÇáÙøõáõãóÇÊö æóÇáäøõæÑó Ëõãøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ ÈöÑóÈøåöãú íóÚúÏöáõæäó ﴿1﴾

1. La lode [appartiene] ad Allah che ha creato i cieli e la terra, e ha stabilito le tenebre e la luce, poi [dopo tutti questi chiari segni] coloro che sono diventati miscredenti agguagliano [gli idoli] al loro Signore!

COMMENTO

Il primo versetto di questa sura parla del creato, il secondo della creazione dell’uomo e il terzo delle sue azioni e del suo operato.

In questo sacro versetto compaiono i termini “nūr” e “żulumāt”. Nel sacro Corano la parola “nūr”, che significa “luce”, compare sempre al singolare, mentre il termine “żulumāt”, che significa “tenebre”, non compare mai al singolare. In effetti, la luce della verità è unica, mentre le tenebre del falso e della perdizione sono molteplici!

In una tradizione islamica, il nobile imam Alì (A) afferma che questo versetto è una risposta alle eresie dei seguenti tre gruppi:

1.       coloro che negano la creazione e la sua unicità (…che ha creato i cieli e la terra…);

2.       coloro che sono convinti che la luce e le tenebre siano state create da due diversi creatori (…e ha stabilito le tenebre e la luce…);[6]

3.       coloro che attribuiscono pari e soci ad Allah (…poi…agguagliano [gli idoli] al loro Signore);[7]

VERSETTO 2

åõæó ÇáøóÐöí ÎóáóÞóßõã ãöä Øöíäò Ëõãøó ÞóÖóì ÃÌóáÇð æóÃóÌóáñ ãõÓóãøðì ÚöäÏóåõ Ëõãøó ÃóäúÊõãú ÊóãúÊóÑõæäó ﴿2﴾

2. Egli è Colui che vi ha creati dall’argilla, poi ha stabilito un termine [per la vostra vita in questo mondo], e un termine determinato è presso di Lui, poi voi dubitate [ancora]!

COMMENTO

- Nel versetto precedente il sacro Corano ha trattato la questione della creazione dei cieli e della terra, ora, in questo, parla della creazione dell’uomo.

- L’espressione “ajal musammā”, da noi tradotta con “termine determinato”, compare ben ventun volte nel sacro Verbo di Allah. Iddio ha previsto per l’essere umano due tipi di termini per la vita umana: uno certo e inderogabile, e uno dipendente dall’operato umano.

- Le tradizioni islamiche affermano che azioni quali rispettare i vincoli di sangue, fare del bene ai propri parenti ed essere gentili ed affettuosi nei loro confronti, fare l’elemosina, dare la zakāħ e fare duºā´ allungano la vita umana, mentre il mancato rispetto dei vincoli di sangue e l’iniquità l’accorciano.

In una tradizione islamica, Bin ºAbbās narra: “Iddio ha stabilito due termini per l’essere umano: uno dalla nascita alla morte, l’altro dalla morte al Giorno del Giudizio. L’essere umano talora, con le sue azioni, diminuisce l’uno aumentando l’altro…”

Il versetto si conclude biasimando i politeisti: “E voi continuate a dubitare riguardo al sublime Creatore, che ha creato l’uomo dall’umile argilla!”

VERSETTO 3

æóåõæó Çááøåõ Ýöí ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÝöí ÇáÃóÑúÖö íóÚúáóãõ ÓöÑøóßõãú æóÌóåúÑóßõãú æóíóÚúáóãõ ãóÇ ÊóßúÓöÈõæäó ﴿3﴾

3. Egli è Allah, nei cieli e sulla terra, conosce quello che di voi è nascosto, e quello che di voi è palese, e conosce ciò che ottenete [ciò che fate].

COMMENTO

Questo versetto smentisce coloro che credono che per ogni tipo di essere esista una particolare divinità, dicendo: “Egli è Allah, nei cieli e sulla terra”

Colui che domina dappertutto, che guida ogni cosa al bene e alla perfezione, e che è presente ovunque, non può non conoscere l’intimo umano: “…conosce quello che di voi è nascosto, e quello che di voi è palese, e conosce ciò che ottenete [ciò che fate]”

VERSETTI 4 E 5

æóãóÇ ÊóÃúÊöíåöã ãöäú ÁóÇíóÉò ãöäú ÁóÇíóÇÊö ÑóÈøåöãú ÅöáÇøó ßóÇäõæÇ ÚóäúåóÇ ãõÚúÑöÖöíäó ﴿4﴾  ÝóÞóÏú ßóÐøóÈõæÇ ÈöÇáúÍóÞø áóãøóÇ ÌóÂÁóåõãú ÝóÓóæúÝó íóÃúÊöíåöãú ÃóäúÈóÂÄõÇú ãóÇ ßóÇäõæÇ Èöåö íóÓúÊóåúÒöÁõæäó ﴿5﴾

4. E non giunge loro un segno, dei segni del loro Signore, al quale essi non volgano le spalle.

5. Ebbene, di certo, essi negarono la verità quando venne a loro, presto dunque giungeranno loro notizie di ciò che schernivano.

COMMENTO

Abbiamo già detto che la presente sura si rivolge per lo più ai politeisti. Il sacro Corano cerca in ogni modo di svegliare le loro coscienze. In questo versetto il sacro Corano mette in risalto il loro ostinato rifiuto della verità e dei segni divini, dicendo: “E non giunge loro un segno, dei segni del loro Signore, al quale essi non volgano le spalle”

Questo versetto non riguarda solo i politeisti dell’epoca del Profeta, ma è un’efficace descrizione dei miscredenti ostinati, protervi e presuntuosi di tutte le epoche!

Poi, nel secondo versetto in esame, il sacro Verbo di Allah (SwT)[8] ricorda una delle tristi conseguenze di questo loro empio agire: “Ebbene, di certo, essi negarono la verità quando venne a loro”. Se solo avessero considerato con attenzione ed onestà i segni del loro Signore, non li avrebbero negati e scherniti, li avrebbero compresi ed accolti, e si sarebbero così salvati.

Il versetto si conclude con una seria minaccia: “…presto dunque giungeranno loro notizie di ciò che schernivano”

In questi due versetti sono stati in realtà ricordati tre gradi della miscredenza: rifiuto, smentita e scherno delle verità e dei segni divini.

VERSETTO 6

Ãóáóãú íóÑóæúÇ ßóãú ÃóåúáóßúäóÇ ãöä ÞóÈúáöåöãú ãöä ÞóÑúäò ãóßøóäøóÇåõãú Ýöí ÇáÃóÑúÖö ãóÇ áóãú äõãóßøä áóßõãú æóÃóÑúÓóáúäóÇ ÇáÓøóãÂÁó Úóáóíúåöã ãöÏúÑóÇÑÇð æóÌóÚóáúäóÇ ÇáÃóäúåóÇÑó ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåöãú ÝóÇóåúáóßúäóÇåõã ÈöÐõäõæÈöåöãú æóÃóäúÔóÃúäóÇ ãöä ÈóÚúÏöåöãú ÞóÑúäÇð ÁóÇÎóÑöíäó ﴿6﴾

6. Non hanno forse visto quante genti abbiamo annientato prima di loro? Demmo loro un potere sulla terra che non abbiamo dato a voi? Mandammo loro dal cielo piogge, una dopo l’altra, e creammo i fiumi scorrenti sotto [i] loro [piedi]. Le annientammo dunque, a causa dei loro peccati, e suscitammo altra gente dopo di loro.

COMMENTO

Bisogna trarre insegnamento dalla storia dei popoli del passato: “Non hanno forse visto…”. Uno dei metodi usati dal sacro Corano per ammonire gli uomini, è raccontare loro la storia dei passati, affinché traggano insegnamento dai loro errori.

Il castigo di quelli che s’approfittano delle forze e delle capacità loro donate dal Signore Eccelso, è la morte: “…quante genti abbiamo annientato…”

Il Signore Altissimo, oltre a punire nell’aldilà, castiga anche in questo mondo: “Le annientammo dunque…”

Non pensino i potenti che il mondo arrida sempre loro: Iddio punisce la gente peccatrice e la sostituisce con altra gente!

I mali dell’uomo derivano sempre dalla sua improba condotta: “Le annientammo dunque, a causa dei loro peccati…”

A proposito del significato del termine “qarn” che compare in questo versetto, il lessico arabo “Aqrabu-l-mawārid” afferma che esso denota un qualsiasi popolo che sia stato integralmente distrutto. “Qarn” denota altresì tutta la gente che vive in una stessa epoca.

Di solito una generazione dura dai sessanta ai cento anni, ed è per questo motivo che anche un periodo di tempo di sessanta o di ottanta o di cento anni viene chiamato “qarn”.[9]

VERSETTO 7

æóáóæú äóÒøóáúäóÇ Úóáóíúßó ßöÊóÇÈÇð Ýöí ÞöÑúØóÇÓò ÝóáóãóÓõæåõ ÈöÇóíúÏöíåöãú áóÞóÇáó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ Åöäú åÐóÇ ÅöáÇøó ÓöÍúÑñ ãõÈöíäñ ﴿7﴾

7. E se anche avessimo fatto discendere su di te un libro [scritto] su carta, che avessero potuto toccare con le loro mani, di certo, quelli che sono diventati miscredenti avrebbero detto: “Questa non è che magia evidente!”

COMMENTO

Alcuni politeisti dicevano che avrebbero creduto solo se fosse stato fatto discendere su di loro un libro scritto su carta e portato da un angelo, ma mentivano, e quella loro richiesta non era che una vile scusa per negar fede al santo Profeta (S)!

Quella gente era così ostinata e proterva che non era disposta nemmeno ad accettare le più evidenti verità sensibili, e s’appigliava alle più assurde scuse per continuare a negare le verità e i segni divini!

VERSETTO 8

æóÞóÇáõæÇ áóæúá ÇõäúÒöáó Úóáóíúåö ãóáóßñ æóáóæú ÃóäúÒóáúäóÇ ãóáóßÇð áóÞõÖöíó ÇáÃóãúÑõ Ëõãøó áÇ íõäúÙóÑõæäó ﴿8﴾

8. E dissero: “Perché non è stato fatto discendere un angelo su di lui?”. E se avessimo fatto discendere un angelo, la questione sarebbe stata decisa, poi non sarebbe stato concesso loro tempo alcuno.

COMMENTO

I miscredenti dissero: “Perché non è stato fatto discendere un angelo su Muĥammad acché noi lo vedessimo, e potessimo così credere nella sua missione profetica?”

Poi, per dimostrare che l’ostilità, l’ostinatezza e la protervia di quest’empia gente avevano ormai raggiunto il culmine, afferma: “Se li avessimo esauditi mandando un angelo, non avrebbero lo stesso creduto, e sarebbe stato opportuno che non fosse più dato loro del tempo, e che fossero immediatamente puniti ed annientati”

VERSETTO 9

æóáóæú ÌóÚóáúäóÇåõ ãóáóßÇð áóÌóÚóáúäóÇåõ ÑóÌõáÇð æóáóáóÈóÓúäóÇ Úóáóíúåöã ãóÇ íóáúÈöÓõæäó ﴿9﴾

9. E se di lui[10] avessimo fatto un angelo, l’avremmo fatto [a forma di] uomo, e avremmo coperto loro ciò che essi coprono.

COMMENTO

È ovvio che gli angeli, liberi da ogni passione e tentazione, non possono essere un valido modello per gli esseri umani, costantemente tentati dai loro istinti e dalla loro passione.

Perciò, è possibile che il versetto in esame voglia dire che se il sommo Profeta (S) fosse stato un angelo, avrebbe dovuto presentarsi agli uomini sotto forma di essere umano, e ciò avrebbe confuso la gente, che avrebbe avuto difficoltà nel riconoscere la vera natura del Messaggero di Allah: “…avremmo coperto loro…”

Concludiamo dunque che, al fine di invitare gli uomini alla verità e farli crescere sulla retta via, è necessario mostrare ad essi un modello appartenente allo stesso loro genere, ed è ovvio che l’uomo e l’angelo non appartengono a uno stesso genere!

I sublimi decreti del Signore Eccelso sono sostenuti dalla Sua infinita saggezza, e non dipendono certo dai desideri e dalle passioni degli uomini.

VERSETTO 10

æóáóÞóÏö ÇÓúÊõåúÒöìÁó ÈöÑõÓõáò ãöä ÞóÈúáößó ÝóÍóÇÞó ÈöÇáøóÐöíäó ÓóÎöÑõæÇ ãöäúåõã ãóÇ ßóÇäõæÇ Èöåö íóÓúÊóåúÒöÁõæäó ﴿10﴾

10.       E in verità, anche i messaggeri [che vennero] prima di te furono scherniti. Ebbene, su coloro che si prendevano gioco di loro, discese ciò che essi schernivano [il castigo divino].

COMMENTO

Con questo nobile versetto Iddio consola il sommo Profeta (S), ricordandogli come prima cosa che anche i messaggeri che vennero prima di lui furono scherniti dagli empi miscredenti. Inoltre, coloro che scherniscono i messaggeri divini, vengono colpiti da un duro castigo in questo mondo e nell’aldilà.

Per concludere ricordiamo che, in generale, è severamente proibito schernire la gente, nessuno ha il diritto di burlarsi del prossimo!

VERSETTO 11

Þõá ÓöíÑõæÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö Ëõãøó ÇäÙõÑõæÇ ßóíúÝó ßóÇäó ÚóÇÞöÈóÉõ ÇáúãõßóÐøÈöíäó ﴿11﴾

11.       Di’: “Viaggiate sulla terra, e guardate quale è stata la fine di coloro che tacciarono di menzogna [i messaggeri divini].

COMMENTO

Il sacro Corano, in questo versetto, al fine di svegliare le coscienze di questa superba ed ostinata gente, ordina al Messaggero di Allah (S) di dire loro: “Viaggiate sulla terra, e guardate quale è stata la fine di coloro che tacciarono di menzogna i messaggeri divini, forse così vi desterete!”

Senza dubbio, la diretta osservazione dei resti delle antiche civiltà e dei popoli che volsero le spalle alla verità, negarono i segni del loro Signore e schernirono i nunzi divini, ha sull’animo e sulla coscienza umana un effetto assai maggiore di quello che può avere la lettura e lo studio dei libri di storia.

La sconfitta dei nemici della verità e della religione del Signore Altissimo, è cosa certa e ineluttabile, lo dimostrano i resti degli iniqui popoli del passato che sono sotto gli occhi di tutti noi.

VERSETTO 12

Þõá áöãóä ãóÇ Ýöí ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö Þõá áöáøåö ßóÊóÈó Úóáóì äóÝúÓöåö ÇáÑøóÍúãóÉó áóíóÌúãóÚóäøóßõãú Åöáóì íóæúãö ÇáúÞöíóÇãóÉö áÇó ÑóíúÈó Ýöíåö ÇáøóÐöíäó ÎóÓöÑõæÇ ÃóäúÝõÓóåõãú Ýóåõãú áÇóíõÄúãöäõæäó ﴿12﴾

12.       Di’: “A chi appartiene ciò che è nei cieli e [ciò che è] sulla terra?” Di’: “Ad Allah!”. Egli ha “imposto” a Se stesso la misericordia. In verità, Egli vi riunirà per il Giorno del Giudizio, sul quale non v’è dubbio alcuno. Coloro che hanno danneggiato se stessi, ebbene, essi non credono!

COMMENTO

- La frase “kataba ºalā nafsihi-r-raĥmaħ”, da noi tradotta «Egli ha “imposto” a Se stesso la misericordia”, compare solo due volte nel sacro Corano, in questa stessa sura (versetti 12 e 54).

- La frase “lā rayba fīh”, da noi tradotta sul quale non v’è dubbio alcuno”, nel sacro Corano, compare sia a proposito dello stesso Corano sia riguardo al Giudizio Universale.

- Nello stesso modo in cui Iddio c’impone determinati doveri, stabilisce particolari “doveri” anche per Se stesso, fra i quali

·         guidare sulla retta via ogni Sua creatura: “In verità, è su di Noi [incombente] la guida [sulla retta via]”,

·         sostentarla: “È su di Allah [incombente] il suo sostentamento”,

·         essere misericorde nei suoi confronti: «Egli ha “imposto” a Se stesso la misericordia»

Tuttavia, per ricevere la grazia e la misericordia divina, è necessario essere misericordi e benevoli nei confronti delle creature divine. In una tradizione leggiamo: “Chi non compassiona non viene compassionato”[11]

La misericordia divina è infinita! In una tradizione del sommo Profeta (S), narrata da Salmān (A), leggiamo: “La misericordia divina ha cento gradi, uno dei quali è l’origine di tutta la grazia divina esistente nel mondo. Iddio, il Giorno del Giudizio, tratterà la gente con tutti i cento gradi della Sua misericordia”[12]

- Ma i miscredenti al posto degli argomenti seguono le passioni, al posto degli amici di Dio sono amici dei Suoi nemici, al posto della fede in Dio e nell’aldilà preferiscono la miscredenza, e al posto di sottomettersi alla luce di Dio si sottomettono alle tenebre dell’insipienza e dell’empietà. Questo è l’immenso ed irreparabile danno che arrecano a se stessi! Questi empi, con i loro turpi atti, con le loro stesse mani, si privano della grazia e della misericordia divina, che, in base a quanto afferma il sacro Corano, abbraccia ogni cosa: “…e la Mia misericordia ha abbracciato ogni cosa…”[13]. Nel sacro Verbo di Allah sono stati inoltre citati diversi esempi di questa misericordia: la pioggia (42:28), il vento (7:57), la notte e il giorno (28:73), il sommo Profeta (21:107), il sacro Corano (7:203), la Torà (46:12), la libertà (7:72), l’accettazione del pentimento (39:53), l’amore fra marito e moglie (30:21), le piante e i frutti (30:50).

VERSETTO 13

æóáóåõ ãóÇ Óóßóäó Ýöí Çááøóíúáö æóÇáäøóåóÇÑö æóåõæó ÇáÓøóãöíÚõ ÇáúÚóáöíãõ ﴿13﴾

13.       E a Lui appartiene ciò che riposa[14] nella notte e nel giorno, ed Egli è il Samīº [Colui che Sente], lo ºAlīm [il Sapiente].

COMMENTO

La notte e il giorno, al pari di una culla, abbracciano l’uomo e le altre creature divine donando loro requie. Alcuni esseri riposano di notte, altri di giorno, e tutti sono stati creati e provengono da Lui, e vengono da Lui sorvegliati e controllati.

VERSETTO 14

Þõáú ÃóÛóíúÑó Çááøåö ÃóÊøóÎöÐõ æóáöíøÇð ÝóÇØöÑö ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóåõæó íõØúÚöãõ æóáÇó íõØúÚóãõ Þõáú Åöäøí ÇõãöÑúÊõ Ãóäú Ãóßõæäó Ãóæøóáó ãóäú ÃóÓúáóãó æóáÇ Êóßõæäóäøó ãöäó ÇáúãõÔúÑößöíäó ﴿14﴾

14.       Di’: “Dovrei forse scegliere per waliyy [signore] qualcun altro oltre ad Allah, creatore dei cieli e della terra, che nutre e che non è nutrito [non ha bisogno di esser nutrito]?”. Di’: “In verità, m’è stato ordinato di essere il primo a sottomettermi [ad Allah], [e m’è stato altresì comandato:] “Non essere dei mušrikīn[15]”.

COMMENTO

Anche in questo versetto l’obiettivo del sacro Corano è dimostrare l’unicità divina e combattere lo širk e l’idolatria.

I mušrikūn, nonostante considerassero Allah il creatore dell’universo, si sceglievano degli idoli e delle divinità in qualità di protettori e sostegni.

Il sacro Corano, per smentirli e confutare le loro assurde credenze, ordina al santo Profeta (S) di dire loro: «Di’: “Dovrei forse scegliere per waliyy [signore] qualcun altro oltre ad Allah, creatore dei cieli e della terra, che nutre e che non è nutrito [non ha bisogno di esser nutrito]?”»

È interessante notare che fra tutti gli attributi divini, qui viene ricordato solo quello inerente al nutrimento e al sostentamento delle creature, forse perché il maggiore bisogno materiale dell’uomo è quello che egli ha del cibo, per il quale talvolta è disposto a fare ogni cosa, anche a sottomettersi ad altri diversi dal suo vero Sostentatore.

Il sacro Verbo di Allah nel sopraccitato versetto afferma: “Il vostro sostentamento, il cibo e i mezzi di cui avete bisogno per sopravvivere, sono tutti nelle mani del Signore Eccelso, e nessuno all’infuori di Lui è in grado di soddisfare i vostri bisogni, nemmeno il più piccolo ed insignificante di essi”

Poi Iddio ordina al sommo Profeta di dire a coloro che lo invitavano a seguire il loro deviato credo: «Di’: “In verità, m’è stato ordinato di essere il primo a sottomettermi [ad Allah], [e m’è stato altresì comandato:] “Non essere dei mušrikīn”»

VERSETTO 15

Þõáú Åöäøí ÃóÎóÇÝõ Åöäú ÚóÕóíúÊõ ÑóÈøí ÚóÐóÇÈó íóæúãò ÚóÙöíãò ﴿15﴾

15.       Di’: “In verità, io temo, se disobbedisco al mio Signore, il castigo di un grande giorno”

COMMENTO

Esistono due tipi di timore: riprovevole, come quello di chi teme la jihād, e lodevole, come quello di chi teme il castigo divino.

La legge divina è uguale per tutti, anche un profeta sarebbe punito da Dio se peccasse.

Gli amici di Dio, i Profeti e gli Imam (pace su di loro), temono solo Lui, la Sua ira, e non hanno il minimo timore dei tiranni e della gente. Il timore di Dio allontana l’uomo dall’errore e dal traviamento.

Dopo essere stati completamente avvertiti, gli uomini, se continuano a peccare, vengono colpiti dal castigo divino.

VERSETTO 16

ãóä íõÕúÑóÝú Úóäúåõ íóæúãóÆöÐò ÝóÞóÏú ÑóÍöãóåõ æóÐáößó ÇáúÝóæúÒõ ÇáúãõÈöíäõ ﴿16﴾

16.       Chi, in quel giorno, sarà risparmiato, senza dubbio, [Allah] gli avrà fatto la grazia, e quella è la vittoria evidente!

COMMENTO

Il Messaggero di Allah (S) disse: “Giuro su Colui nelle cui mani è la mia vita, che il Giorno del Giudizio nessuno andrà in Paradiso per le proprie [buone] azioni!”. Fu allora chiesto: “Anche tu, o Messaggero di Allah”, ed egli rispose: “Anch’io, a meno che non mi salvi la grazia e la misericordia divina!”. Dopodiché mise le mani sulla testa e recitò il versetto in esame.[16]

Tutti sono in pericolo, e non ci si salva dal castigo del Signore Altissimo se non grazie a una particolare misericordia da Lui concessa. È beato solo chi Egli salva dalla Sua ira!

VERSETTO 17

æÅöä íóãúÓóÓúßó Çááøåõ ÈöÖõÑøò ÝóáÇó ßóÇÔöÝó áóåõ ÅöáÇøó åõæó æóÅöä íóãúÓóÓúßó ÈöÎóíúÑò Ýóåõæó Úóáóì ßõáø ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿17﴾

17.       E se Allah ti reca un danno, ebbene, all’infuori di Lui, non esiste nessuno che possa rimuoverlo [da te], e se ti reca un bene, ebbene, [sappi] che Egli è onnipotente.

COMMENTO

Bisogna confidare solo in Dio, e temere solo Lui, poiché è Lui l’origine di ogni cosa: Egli premia i retti e punisce gli empi.

Tutte le creature di Allah (SwT) sono uguali dinanzi alle Sue leggi; persino e soprattutto il sommo Profeta (S) deve confidare in Dio e temerLo.

VERSETTO 18

æóåõæó ÇáúÞóÇåöÑõ ÝóæúÞó ÚöÈóÇÏöåö æóåõæó ÇáúÍóßöíãõ ÇáúÎóÈöíÑõ ﴿18﴾

18.       Egli è Colui che domina i Suoi servi, ed Egli è lo Ĥakīm [il Saggio], il Ķabīr [l’Informato].

COMMENTO

Il sacro Corano, nei versetti precedenti, ha ricordato il Signore Eccelso come creatore e sostentatore di tutte le creature (versetto 14), poi ha parlato della Sua ira e del Giorno del Giudizio (versetto 15), dopodiché ha trattato la questione della salvezza e della misericordia divina (versetto 16), parlando poi dell’origine del bene e del male (versetto 17). Ora, in questo versetto, il sacro Verbo di Allah parla dell’onnipotenza divina.

Se a causa dell’ignoranza, del disaccordo e della debolezza esistente fra gli uomini, talvolta alcuni conquistano il potere e dominano la gente per un periodo di tempo più o meno breve, ebbene, alla fine l’onnipotenza del Saggio Onnisciente distrugge sempre questi poteri apparenti. È per questo che Iddio incoraggia il Suo Messaggero dicendogli di non temere la gente, poiché la potenza di Allah è superiore a ogni altra potenza: “Egli è Colui che domina i Suoi servi”

VERSETTO 19

Þõáú Ãóíøõ ÔóíúÁò ÃóßúÈóÑõ ÔóåóÇÏóÉð Þõáö Çááøåõ ÔóåöíÏñ Èóíúäöí æóÈóíúäóßõãú æóÇõæÍöíó Åöáóíøó åÐóÇ ÇáúÞõÑúÁóÇäõ áÃöõäÐöÑóßõã Èöåö æóãóä ÈóáóÛó ÃóÆöäøóßõãú áóÊóÔúåóÏõæäó Ãóäøó ãóÚó Çááøåö ÇáöåóÉð ÇõÎúÑóì Þõá á ÃóÔúåóÏõ Þõáú ÅöäøóãóÇ åõæó Åöáåñ æóÇÍöÏñ æóÅöäøóäöí ÈóÑöíÁñ ãöãøóÇ ÊõÔúÑößõæäó ﴿19﴾

19.       Di’: “Che cosa è più grande nella testimonianza?”. Di’: “Allah è testimone fra voi e me, e questo Corano mi è stato rivelato affinché con esso ammonisca voi e quelli a cui perverrà”. Veramente affermate che ci sono altre divinità insieme con Allah? Di’: “Io non lo affermo!”. Di’: “In verità Egli è un Dio Unico, ed io sono invero rifuggente da ciò che [Gli] associate”

COMMENTO

I mušrikūn della Mecca chiedevano al sommo Profeta (S) di portare loro qualcosa che testimoniasse la verità della sua missione profetica, e gli negavano così fede, dicendogli: “Non ti considerano profeta nemmeno i giudei ed i cristiani!”. Fu allora rivelato questo nobile versetto, facendo sperare i mussulmani in un radioso futuro, e manifestando la propria avversione per i mušrikūn.

In questo nobile versetto, in meno di una riga, il sacro Corano parla per bene tre volte delle due opposte questioni del tawĥīd e dello širk: «…Di’: “Io non lo affermo!”. Di’: “In verità Egli è un Dio Unico, ed io, in verità, sono rifuggente da ciò che [Gli] associate”»

Il nobile Verbo di Allah, oltre a tutti gli altri miracoli del sommo Profeta (S) e agli arcani aiuti che egli ricevette dal Signore Eccelso, è esso stesso la più grande prova della missione profetica del santo Messaggero di Allah (S).

Il messaggio del profeta Muhammad (S) è universale, è rivolto a tutti gli uomini di tutte le epoche, perciò dovrà sempre esserci un’infallibile guida (simile al Profeta) accanto al sacro Corano, fino al Giorno del Giudizio.[17]

VERSETTO 20

ÇáøóÐöíäó ÁóÇÊóíúäóÇåõãõ ÇáúßöÊóÇÈó íóÚúÑöÝõæäóåõ ßóãóÇ íóÚúÑöÝõæäó ÃóÈúäóÂÁóåõãõ ÇáøóÐöíäó ÎóÓöÑõæÇ ÃóäúÝõÓóåõãú Ýóåõãú áÇóíõÄúãöäõæäó ﴿20﴾

20.       Coloro ai quali abbiamo dato il Libro, lo conoscono [il Profeta dell’Islam] come conoscono i loro figli. E coloro che hanno danneggiato se stessi, ebbene, essi non credono!

COMMENTO

Simile al presente versetto, è il 146º della sura Al-baqaraħ.

La Torà e il Vangelo contenevano il nome e i segni di riconoscimento del Profeta dell’Islam (S), e i sapienti giudei e cristiani annunciavano la sua venuta alla gente, chiamandolo “Profeta Promesso”. Gli attributi del sommo Profeta (S) e dei suoi seguaci erano stati chiaramente esposti dalle loro scritture: Muĥammad è il Messaggero di Allah, e quelli che sono con lui sono duri con i miscredenti e misericordiosi fra loro… ecco la loro descrizione nella Torà…”[18]

Questo versetto fu una decisa ed esplicita risposta alle obiezioni di coloro che asserivano che la gente del Libro non considerava il nobile Muĥammad un messaggero divino: Coloro ai quali abbiamo dato il Libro, lo conoscono [il Profeta dell’Islam] come conoscono i loro figli”

Il versetto si chiude traendo la seguente conclusione: E coloro che hanno danneggiato se stessi, ebbene, essi non credono!”

VERSETTO 21

æóãóäú ÃóÙúáóãõ ãöãøóäö ÇÝúÊóÑóì Úóáóì Çááøåö ßóÐöÈÇð Ãóæú ßóÐøóÈó ÈöÇíóÇÊöåö Çöäøóåõ áÇó íõÝúáöÍõ ÇáÙøóÇáöãõæäó ﴿21﴾

21.       E chi è più ingiusto di colui che ha inventato menzogna contro Allah o ha negato i segni Suoi? In verità, gli ingiusti non si salveranno!

COMMENTO

L’espressione “wa man ażlamu”, da noi qui tradotta con “e chi è più ingiusto”, compare circa quindici volte nel sacro Verbo di Allah, e riguarda il mentire contro Iddio, l’impedire alla gente di frequentare i luoghi sacri e le moschee, e l’occultare le testimonianze e la verità. Da ciò è possibile dunque dedurre che non esiste gente più iniqua di quella che opprime e travia le menti e i cuori degli uomini, impedendo loro di pensare, di comprendere le verità e di prestare culto al Signore Eccelso.

Considerare inerti pietre e inutili pezzi di legno pari e soci di Dio, è la peggiore ingiustizia che l’uomo può fare al suo Signore; con la loro adorazione egli fa inoltre torto all’umanità, e condanna se stesso all’eterna dannazione.

Più è cara e sacra la cosa alla quale viene fatta ingiustizia, più l’iniquità è grave e pericolosa. Perciò, le ingiustizie fatte a Dio e alla Sua sacra Casa (tra cui l’inventare menzogne contro di Lui) sono le peggiori forme di ingiustizia.

Opprimere il pensiero e la cultura degli uomini è la più vile e grave forma di oppressione. Esempi di questa infame forma di ingiustizia sono: associare pari e soci al Creatore Sublime, inventare menzogne contro di Lui, proclamarsi falsamente profeti, introdurre nella religione ciò che non fa parte di essa, escludere da essa ciò che fa parte di essa, interpretare il sacro Corano secondo la propria opinione personale, occultare la verità.

VERSETTO 22

æóíóæúãó äóÍúÔõÑõåõãú ÌóãöíÚÇð Ëõãøó äóÞõæáõ áöáøóÐöíäó ÃóÔúÑóßõæÇ Ãóíúäó ÔõÑóßóÂÄõßõãõ ÇáøóÐöíäó ßõäÊõãú ÊóÒúÚõãõæäó ﴿22﴾

22.       Il Giorno in cui li raduneremo tutti, allora, diremo a coloro che hanno attribuito soci [ad Allah]: “Dove sono i vostri soci, che supponevate [esistere]?”

COMMENTO

Nel versetto precedente abbiamo spiegato che gli iniqui che inventano menzogne contro il Signore Eccelso, che tacciano di menzogna i Suoi segni e che occultano le verità, non si salveranno e andranno all’Inferno. Il Giorno del Giudizio, si salverà solo chi potrà discolparsi; in quel grande giorno le assurde fantasie dei mušrikūn (coloro che associano pari e soci a Dio) si dissolveranno.

In questo versetto, il termine “jamīºan”, da noi tradotto con “tutti”, indica o tutta la gente, o solo i mušrikūn e i loro idoli, poiché in un altro versetto coranico leggiamo: “Radunate coloro che hanno fatto ingiustizia e i loro consorti e ciò che adoravano”[19]

Anche se il versetto riguarda lo širk (associare pari e soci a Dio), tuttavia, anche coloro che seguono persone diverse dalle guide divine, e che le contraddicono e le combattono, ebbene, anch’essi possono essere in qualche modo considerati politeisti. Nella ziyāraħ “Al-jāmiºaħ” leggiamo: “Chi li contraddice [gli Imam] è mušrik”. In una tradizione leggiamo invece: “Chi nega le nostre parole e la nostra via, è come chi nega le parole e la via di Allah, e una simile persona è al livello del mušrik”

VERSETTI 23 E 24

Ëõãøó áóãú Êóßõä ÝöÊúäóÊõåõãú ÅöáÂøó Ãóä ÞóÇáõæÇ æóÇááøåö ÑóÈøäóÇ ãóÇ ßõäøóÇ ãõÔúÑößöíäó ﴿23﴾  ÇäÙõÑú ßóíúÝó ßóÐóÈõæÇ Úóáóì ÃóäúÝõÓöåöãú æóÖóáøó Úóäúåõã ãóÇ ßóÇäõæÇ íóÝúÊóÑõæäó ﴿24﴾

23.       Allora, la loro scusa non sarà che dire: “Giuriamo per Allah, nostro Signore, che noi non fummo mušrikīn!”

24.       Guarda come mentono contro se stessi, e [come] ciò [le menzogne] che inventavano si perde [via] da loro!

COMMENTO

Qui il termine “fitnaħ” significa “scusa” o “amore” per gli idoli e per lo širk.

I mendaci mentiranno anche nel Giorno del Giudizio: “Il giorno in cui Allah li resusciterà tutti [i munāfiqūn], allora giureranno per Lui come [oggi] giurano per voi, pensando d’essere fondati su qualcosa [di solido]. Badate che essi sono i mendaci!”[20]

Il nobile Alì (A), commentando questo sacro versetto, disse: “Dopo questa menzogna, le loro labbra saranno sigillate, e le altre parti del loro corpo inizieranno a dire la verità”

Perciò, contro il castigo di Allah non tornano utili né le menzogne né i falsi giuramenti: “…e [come] ciò [le menzogne] che inventavano si perde [via] da loro”

Nel Giorno del Giudizio i mušrikūn rinnegheranno le loro deviate credenze: “Giuriamo per Allah, nostro Signore, che noi non fummo mušrikīn!”, ma ciò non recherà loro alcun giovamento.

VERSETTO 25

æóãöäúåõã ãóä íóÓúÊóãöÚõ Åöáóíúßó æóÌóÚóáúäóÇ Úóáóì ÞõáõæÈöåöãú ÃóßöäøóÉð Ãóä íóÝúÞóåõæåõ æóÝöí ÁóÇÐóÇäöåöãú æóÞúÑÇð æÅöä íóÑóæúÇ ßõáøó ÁóÇíóÉò áÇ íõÄúãöäõæÇ ÈöåóÇ ÍóÊøóì ÅöÐóÇ ÌóÂÁõæßó íõÌóÇÏöáõæäóßó íóÞõæáõ ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ Åöäú åóÐó ÅöáÂøó ÃóÓóÇØöíÑõ ÇáÃóæøóáöíäó ﴿25﴾

25.       E tra loro c’è qualcuno che ti ascolta [quando reciti il Corano], [ma] Noi abbiamo posto sui loro cuori dei veli, affinché non lo comprendano, e nelle loro orecchie pesantezza [sordità]. Anche se vedessero ogni [tipo di] segno, non crederebbero [lo stesso]. Finché, quando vengono a disputare con te, dicono coloro che sono diventati miscredenti: “Queste non sono che le favole degli antichi!”

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano parla dello stato d’animo di alcuni mušrikūn, della loro estrema indifferenza nei confronti della Parola del Signore Eccelso: essi combattono con estrema facilità il santo Verbo di Allah (SwT) e le Sue sacre verità, e tacciando di menzogna i nunzi ai quali viene rivelata, allontanano se stessi e gli altri da essa. Riguardo a quest’empia il sacro Corano afferma: “E tra loro c’è qualcuno che ti ascolta [quando reciti il Corano], [ma] Noi abbiamo posto sui loro cuori dei veli, affinché non lo comprendano, e nelle loro orecchie pesantezza [sordità]”

Si faccia attenzione che tali effetti vengono riferiti al Signore Eccelso in virtù del principio di causalità e delle conseguenze che hanno le azioni dell’uomo sulla sua componente materiale e spirituale. In altre parole, se l’uomo dimostra continua e proterva ostilità nei confronti del vero, finisce per distruggere in sé ogni capacità di comprensione della verità.

L’esperienza dimostra che gli scellerati e i peccatori, alle loro prime colpe provano rimorso per il male che fanno, ma gradualmente s’incalliscono nel male e nel peccato, arrivando addirittura, in alcuni casi, a considerarlo una necessità imprescindibile. È per questo che il sacro Corano si rivolge ai protervi ed incalliti miscredenti dicendo loro: “Anche se vedessero ogni [tipo di] segno, non crederebbero [lo stesso]”

Ma ancora più grave è il comportamento che essi assumono quando vengono da te con il solo obiettivo di polemizzare, cavillare e molestarti. Al posto di ascoltare, valutare e mettere in pratica le sacre e salvati parole di Dio e del Suo Messaggero (S), polemizzano e si ostinano nel rifiuto e nella miscredenza. Essi combattono il Verbo di Allah (SwT) e le parole del sommo Profeta (S), opponendo alla verità la menzogna, la calunnia e lo scherno: «Finché, quando vengono a disputare con te, dicono coloro che sono diventati miscredenti: “Queste non sono che le favole degli antichi!”»

VERSETTO 26

æóåõãú íóäúåóæúäó Úóäúåõ æóíóäúÇóæúäó Úóäúåõ æÅöä íõåúáößõæäó ÅöáÂøó ÃóäúÝõÓóåõãú æóãóÇ íóÔúÚõÑõæäó ﴿26﴾

26.       Ed essi impediscono [alla gente di avvicinarsi a] lui e si allontanano da lui, e non rovinano che se stessi, e non comprendono.

COMMENTO

Alcuni esegeti sunniti, nelle loro esegesi coraniche, affermano che questo versetto fu rivelato a proposito di Abū Ţālib – il nobile padre del santo Alì (A) – dicendo che egli vietava alla gente di molestare il sommo Profeta (S) senza però prestare fede. Questi esegeti sostengono che ci sono altri versetti riguardanti tale questione, quali il 115º versetto della sura At-tawbaħ, e il 57º della sura Al-qaşaş.

Tuttavia, i sapienti sciiti sono dell’idea che Abū Ţālib non solo prestò fede e si convertì alla religione islamica, ma fu anche uno dei migliori mussulmani, assieme alla sua retta e mussulmana moglie Fatima figlia di Asad, la quale visse con lui fino all’ultimo giorno della sua vita.[21]

In ogni caso, i miscredenti e i mušrikīn hanno sempre cercato d’impedire alla gente di seguire la via del bene, e in realtà si sono sempre dati da fare per distruggere l’uomo e l’umanità.

La vera intelligenza è quella che conduce l’uomo ad accettare la via della verità. Chi perde la via della verità, in realtà è privo di reale intelligenza.

VERSETTO 27

æóáóæú ÊóÑóì ÅöÐú æõÞöÝõæÇ Úóáóì ÇáäøóÇÑö ÝóÞóÇáõæÇ íóÇáóíúÊóäóÇ äõÑóÏøõ æóáÇó äõßóÐøÈó ÈöÇóíóÇÊö ÑóÈøäóÇ æóäóßõæäó ãöäó ÇáúãõÄúãöäöíäó ﴿27﴾

27.       [Oh] se potessi vedere quando saranno trattenuti dinanzi al Fuoco[22]! Diranno dunque: “Magari potessimo essere fatti ritornare [alla vita terrena], e non negare [più] i segni del nostro Signore, ed essere dei credenti!”

COMMENTO

In base a quanto è possibile dedurre dai versetti del sacro Corano, il desiderio di ritornare alla vita terrena si manifesta sia sul punto di morte, sia dentro la tomba, sia nel Giorno del Giudizio [sura Al-mu’minūn (23), versetti 101 e 107]

O uomini, prestate dunque fede finché siete in tempo, prima che la morte v’afferri!

Secondo i filosofi, questo è il mondo del moto, e l’aldilà è il mondo dell’atto. Fintantoché una mela è sull’albero possiede un moto di crescita, ma quando viene colta esce dal mondo del modo, e non può più avere alcun moto di crescita. Perciò, se l’uomo desidera davvero raggiungere la sua perfezione, salvarsi, ottenere l’eterna beatitudine e andare in Paradiso, ebbene, deve darsi da fare in questo mondo, e procurarsene i mezzi necessari, prima della morte, prima di passare al mondo dell’atto.

Inoltre, chi considera menzogna i segni del Signore Eccelso, e taccia di mendacia i Suoi santi nunzi, di certo, nell’aldilà, si pentirà di questo suo empio ed incosciente comportamento, e andrà all’Inferno.

VERSETTO 28

Èóáú ÈóÏóÇ áóåõã ãóÇ ßóÇäõæÇ íõÎúÝõæäó ãöä ÞóÈúáõ æóáóæú ÑõÏøõæÇ áóÚóÇÏõæÇ áöãóÇ äõåõæÇ Úóäúåõ æÅöäøóåõãú áóßóÇÐöÈõæäó ﴿28﴾

28.       [Non è vero!] Anzi, s’è reso loro palese ciò che prima nascondevano, e se fossero fatti ritornare [alla vita terrena], senza dubbio, ritornerebbero a [fare] ciò che era stato loro vietato. E in verità essi sono di certo bugiardi.

COMMENTO

Il Giorno del Giudizio è il giorno nel quale tutti i segreti della gente saranno svelati. Questa verità viene affermata e ribadita più volte dal sacro Verbo di Allah (SwT)[23].

Alcuni uomini sono incorreggibili, ed è inutile concedere loro del tempo affinché si emendino e ritornino alla retta via: essi non cambieranno mai! L’uomo nelle avversità ricorda il suo Creatore, si pente del suo operato, e decide di cambiare se stesso e correggersi, ma appena ritorna alla sua vita ordinaria, appena riacquista il benessere perduto, dimentica ogni cosa e ritorna alla sua traviata vita.

Inoltre, quando l’uomo s’incallisce nel mentire, mente persino nel Giorno del Giudizio!

VERSETTI 29 E 30

æóÞóÇáõæÇ Åöäú åöíó ÅöáÇøó ÍóíóÇÊõäóÇ ÇáÏøõäúíóÇ æóãóÇ äóÍúäõ ÈöãóÈúÚõæËöíäó ﴿29﴾  æóáóæú ÊóÑóì ÅöÐú æõÞöÝõæÇ Úóáóì ÑóÈøåöãú ÞóÇáó ÃóáóíúÓó åÐóÇ ÈöÇáúÍóÞø ÞóÇáõæÇ Èóáóì æóÑóÈøäóÇ ÞóÇáó ÝóÐõæÞõæÇ ÇáúÚóÐóÇÈó ÈöãóÇ ßõäúÊõãú ÊóßúÝõÑõæäó ﴿30﴾

29.       E hanno detto: “Non esiste che [questa] nostra vita terrena, e noi non saremo resuscitati”

30.       [Oh] se potessi vedere quando saranno trattenuti dinanzi al loro Signore! Egli dirà: “Non è forse questa [resurrezione] verità?”. Diranno: “Sì, per il nostro Signore!”. Egli dirà [allora]: “Gustate dunque il castigo perché miscredevate”

COMMENTO

Il primo dei due versetti in esame parla ancora dei mušrikūn ostili e protervi dei quali ha parlato il versetto precedente. Questi empi quando si presenteranno innanzi a Dio, esprimeranno il desiderio di essere fatti ritornare alla vita terrena per rimediare alle proprie colpe ed emendarsi. Il sacro Corano ricorda però che quand’anche fossero fatti ritornare alla vita terrena, non solo non rimedierebbero alle loro colpe correggendosi, ma continuerebbero a vivere nell’empietà e nella miscredenza, e a negare la resurrezione e il Giorno del Giudizio, dicendo come in passato: “Non esiste che [questa] nostra vita terrena, e noi non saremo resuscitati”

Nel secondo versetto in esame, il sacro Corano espone la fine che faranno questi empi mušrikūn nel Giorno del Giudizio: «[Oh] se potessi vedere quando saranno trattenuti dinanzi al loro Signore! Egli dirà: “Non è forse questa [resurrezione] verità?”. Diranno: “Sì, per il nostro Signore!”. Egli dirà [allora]: “Gustate dunque il castigo perché miscredevate”»

Di certo, quando il sacro Corano dice “quando saranno trattenuti dinanzi al loro Signore”, non intende dire che Iddio è situato in un determinato luogo innanzi al quale essi saranno trattenuti, intende bensì dire che essi saranno trattenuti innanzi al tribunale di Dio per rispondere delle loro traviate credenze e dei loro empi atti. Questa espressione è simile a quella che si usa di solito per indicare la persona che prega, della quale si dice usualmente che si trova dinanzi a Dio, al Suo cospetto.

VERSETTO 31

ÞóÏú ÎóÓöÑó ÇáøóÐöíäó ßóÐøóÈõæÇ ÈöáöÞóÂÁö Çááøåö ÍóÊøóì ÅöÐóÇ ÌóÂÁóÊúåõãõ ÇáÓøóÇÚóÉõ ÈóÛúÊóÉð ÞóÇáõæÇ íóÇÍóÓúÑóÊóäóÇ Úóáóì ãóÇÝóÑøóØúäóÇ ÝöíåóÇ æóåõãú íóÍúãöáõæäó ÃóæúÒóÇÑóåõãú Úóáóì ÙõåõæÑöåöãú ÃóáÇó ÓóÂÁó ãóÇ íóÒöÑõæäó ﴿31﴾

31.       In verità, hanno perduto coloro che hanno negato il liqã’i-l-Lāh [l’incontro con Allah], finché improvvisamente verrà loro l’Ora, [e] diranno: “Ahinoi, per ciò riguardo al quale siamo stati negligenti!”[24]. Porteranno sulle proprie schiene il fardello [dei] loro [peccati]. Sì, è turpe ciò che portano!

COMMENTO

Il termine “liqã’i-l-Lāh” indica qui l’incontro spirituale della creatura con il sublime Creatore nel Giorno del Giudizio, nel quale l’uomo non potrà appoggiarsi ai suoi beni, al potere, alle parentele e alle amicizie, si troverà solo innanzi alla mercede e al castigo divino, e constaterà così l’onnipotenza di Dio, il Suo assoluto dominio sul cerato.

Il Giorno del Giudizio i dannati rimpiangeranno immensamente la beatitudine per sempre perduta, di cui sentiranno l’ardente desiderio, l’imprescindibile bisogno, e proveranno infinito pentimento per i peccati che avranno commesso e per i doveri che avranno omesso di eseguire,[25] ma tutto ciò non servirà a nulla, e i loro peccati si manifesteranno sottoforma di pesantissimi carichi che essi dovranno trascinare con sé con estrema fatica, soprattutto quando compariranno innanzi al castigo divino.

VERSETTO 32

æóãóÇ ÇáúÍóíóÇÉõ ÇáÏøõäúíó ÅöáÇøó áóÚöÈñ æóáóåúæñ æóáóáÏøóÇÑõ ÇáÇóÎöÑóÉõ ÎóíúÑñ áöáøóÐöíäó íóÊøóÞõæäó ÃóÝóáÇ ÊóÚúÞöáõæäó ﴿32﴾

32.       E la vita terrena non è che un trastullo e un balocco. E l’estrema dimora è certamente migliore per coloro che temono [Allah]. Non ragionate dunque?

COMMENTO

Se il mondo non viene usato per raggiungere l’eterna beatitudine dell’aldilà, diventa inevitabilmente un vile trastullo, un inutile balocco con il quale gli uomini giocano e si divertono come stupidi bambini, dimenticando completamente la ragione per la quale sono venuti in esso. Certo, se i beni, il potere, la famiglia, i parenti e le altre cose del mondo non vengono lecitamente usati per conseguire il Paradiso e salvarsi dall’Inferno, ebbene, diventano futili giocattoli nei quali l’uomo s’oblia al pari di un incosciente bambino.

È possibile paragonare il mondo a un gioco sotto i seguenti aspetti:

1. dura poco;

2. dà sia noia che divertimento, sia gioia che dispiacere.

3. s’obliano in esso gli incoscienti senza meta.

In ogni caso, Colui che ha creato il mondo considera trastullo e balocco l’obliarsi in esso dimenticando l’aldilà. Perché dunque non ci ravvediamo?

Un mondo privato del ricordo di Dio e dell’aldilà porta l’uomo alla perdizione, mentre un mondo asservito ai sublimi scopi dell’aldilà, alla beatitudine, al Paradiso e alla salvazione, è in grado di portare l’uomo alle sublimi vette della perfezione e della beatitudine umana.

Per concludere ricordiamo che il timor di Dio dona all’uomo la perfezione e i doni divini: “E l’estrema dimora è certamente migliore per coloro che temono [Allah]”

VERSETTO 33

ÞóÏú äóÚúáóãõ Åöäøóåõ áóíóÍúÒõäõßó ÇáøóÐöí íóÞõæáõæäó ÝóÅöäøóåõãú áÇóíõßóÐøÈõæäóßó æóáßöäøó ÇáÙøóÇáöãöíäó ÈöÇóíóÇÊö Çááøåö íóÌúÍóÏõæäó ﴿33﴾

33.       Sappiamo di certo che, in verità, ti affligge quello che dicono, ma [ricorda che] essi, di certo, non tacciano di menzogna te, gli ingiusti [questi iniqui] negano bensì i segni di Allah.

COMMENTO

Riguardo all’occasione in cui fu rivelato questo versetto, nelle tradizioni leggiamo che persino i nemici del sommo Profeta (S) lo consideravano fidato e sincero, ma si rifiutavano di prestargli fede, per salvaguardare i loro interessi e preservare la propria posizione sociale, oppure dicevano: “Egli è sincero, e pensa di avere ricevuto la rivelazione da Dio”, e così tacciavano di menzogna i segni del Signore Eccelso.

Tacciare di menzogna un profeta equivale a tacciare di menzogna Iddio Sublime, e ubbidire al profeta equivale ad ubbidire a Dio. Il nemico del sommo Profeta (S) è nemico di Dio, e Iddio umilia e distrugge ogni Suo nemico. Non bisogna quindi affliggersi, bisogna fare assegnamento su di Lui e combattere per la Sua causa.

Chi taccia di menzogna i segni e i nunzi di Allah (SwT), oltre a fare torto a se stesso, fa ingiustizia al sommo Profeta, lo offende, lo affligge, fa ingiustizia alla religione e alle future generazioni.

VERSETTO 34

æóáóÞóÏú ßõÐøÈóÊú ÑõÓõáñ ãöä ÞóÈúáößó ÝóÕóÈóÑõæÇ Úóáóì ãóÇßõÐøÈõæÇ æóÇõæÐõæÇ ÍóÊøóì ÃóÊóÇåõãú äóÕúÑõäóÇ æóáÇó ãõÈóÏøáó áößóáöãóÇÊö Çááøåö æóáóÞóÏú ÌóÂÁóßó ãöä äøóÈóÅöìú ÇáúãõÑúÓóáöíäó ﴿34﴾

34.       E in verità alcuni messaggeri che ti hanno preceduto furono tacciati di menzogna. Pazientarono dunque contro le accuse di menzogna e le persecuzioni, finché non venne loro il Nostro soccorso. E non v’è alcun mubaddil[26] per le parole di Allah. E ti sarà certamente giunta notizia degl’inviati [divini].

COMMENTO

I profeti del passato, le loro virtù e la loro pazienza, sono un perfetto esempio per tutti noi, che dobbiamo altresì trarre insegnamento dalla distruzione dei popoli del passato che tacciarono di menzogna i loro profeti (la gente di Hūd, Şāliĥ, Lot…). Iddio manda i Suoi nunzi a portare il Suo salvifico verbo agli uomini, lasciandoli liberi di scegliere. Egli punisce i miscredenti e soccorre i Suoi nunzi.

I nemici combattono con tutte le loro forze la religione e le verità divine, ma la verità vince sempre, e nessuno può alterare il verbo divino: “E non v’è alcun mubaddil per le parole di Allah”

VERSETTO 35

æÅöä ßóÇäó ßóÈõÑó Úóáóíúßó ÅöÚúÑóÇÖõåõãú ÝóÅöäö ÇÓúÊóØóÚúÊó Ãóä ÊóÈúÊóÛöíó äóÝóÞÇð Ýöí ÇáÃóÑúÖö Ãóæú ÓõáøóãÇð Ýöí ÇáÓøóãóÂÁö ÝóÊóÃúÊöíóåõã ÈöÇóíóÉò æóáóæú ÔóÂÁó Çááøåõ áóÌóãóÚóåõãú Úóáóì ÇáúåõÏóì ÝóáÇó Êóßõæäóäøó ãöäó ÇáúÌóÇåöáöíäó ﴿35﴾

35.       E se la loro indifferenza sarà per te dura [da accettare], se puoi cercare un buco nella terra o una scala nel cielo per portar loro un segno [cerca pure, tanto non ci riuscirai]. E se Allah avesse voluto, li avrebbe riuniti [tutti] sulla retta via. Non essere dunque degli ignari!

COMMENTO

Riguardo all’occasione in cui fu rivelato questo versetto, nelle tradizioni leggiamo che i miscredenti dicevano al santo Messaggero di Allah (S): “Noi non ti presteremo mai fede, a meno che tu non fenda la terra facendo sgorgare per noi delle sorgenti, o a meno che non tu non ascenda al cielo”

Forse il versetto in esame si riferisce a queste assurde richieste, dicendo: “O Profeta, tu stai eseguendo in modo perfetto la tua missione, sono questi empi che non vogliono accettare la verità!”

Poi per evitare che qualcuno pensi che Iddio non è in grado di guidare questa gente alla retta via, aggiunge: “E se Allah avesse voluto, li avrebbe riuniti [tutti] sulla retta via”

È però chiaro che questa coatta fede non alcun valore, poiché l’uomo è stato creato per perfezionarsi scegliendo liberamente, e solo con il libero arbitrio l’uomo può dimostrare il suo valore e la sua superiorità, solo con questo prezioso dono l’uomo retto può distinguersi da quello empio, e quello credente da quello miscredente.

Il versetto si conclude dicendo: “Non essere dunque degli ignari, abbi pazienza, resisti, e non preoccuparti troppo della loro miscredenza, e sappi che tu sei sul sentiero della verità”

Senza dubbio il sommo Profeta era perfettamente al corrente di queste verità, tuttavia il Signore Eccelso con la rivelazione di questo versetto volle ricordargliele e incoraggiarlo.

VERSETTO 36

ÅöäøóãóÇ íóÓúÊóÌöíÈõ ÇáøóÐöíäó íóÓúãóÚõæäó æóÇáúãóæúÊóì íóÈúÚóËõåõãõ Çááøåõ Ëõãøó Åöáóíúåö íõÑúÌóÚõæäó ﴿36﴾

36.       In verità, rispondono soltanto coloro che sentono, e i morti, Allah li risusciterà, poi saranno fatti ritornare a Lui.

COMMENTO

Nel sacro Corano i miscredenti sono stati più volte considerati morti e sordi, come ad esempio nell’ottantesimo versetto della sura An-naml (27), e nel cinquantaduesimo della sura Ar-rūm (30).

Iddio ha donato all’essere umano la virtù del libero arbitrio; egli può scegliere sia la via del bene che quella del male. Chi è in grado di sentire ed accettare la verità, dimostra di essere vivo nello spirito e nel cuore, e chi non è spiritualmente vivo e non è in grado di comprendere ed accettare la verità, ebbene, è umanamente e spiritualmente morto, e in realtà non è altro che una bestia dotata solo di vita animale e priva di vita umana e spirituale.

O Profeta, tu occupati dei cuori che ricercano ed amano la verità, ed Io mi occuperò dei miscredenti: il Giorno del Giudizio darò loro quello che si meritano.

VERSETTO 37

æóÞóÇáõæÇ áóæúáÇ äõÒøáó Úóáóíúåö ÁóÇíóÉñ ãöä ÑóÈøåö Þõáú Åöäøó Çááøåó ÞóÇÏöÑñ Úóáóì Ãóä íõäóÒøáó ÁóÇíóÉð æóáßöäøó ÃóßúËóÑóåõãú áÇóíóÚúáóãõæäó ﴿37﴾

37.       E dicono: “Perché non è stato fatto discendere su di lui un segno dal suo Signore?”. Di’: “In verità Allah ha il potere di far discendere un segno, ma i più di loro non sanno!”

COMMENTO

Riguardo all’occasione in cui fu rivelato questo versetto, nelle tradizioni leggiamo che alcuni dei capi della tribù dei Qurayš, a titolo di scusa, dicevano al sommo Profeta che il sacro Corano non era sufficiente come miracolo, e gli chiedevano di compiere miracoli simili a quelli degli altri profeti, come Gesù, Mosè, Şāliĥ ecc.[27]

Un profeta che ricorda alla gente i miracoli dei profeti del passato, è ovviamente in grado di compiere miracoli simili ai loro, se no eviterebbe di fare ciò. Inoltre, in base a quanto affermano tradizioni sciite e sunnite, il santo Messaggero di Allah fece anche altri miracoli oltre al sacro Corano.

L’obiettivo dei miracoli è quello di dimostrare l’esistenza di un particolare rapporto di vicinanza tra Dio e la persona che li compie. Essi sono inoltre un segno dell’onnipotenza divina, e non vengono fatti solo per esaudire le assurde e infantili richieste di quattro empi protervi miscredenti.

Non bisogna comunque farsi influenzare dalle assurde ed arroganti scuse dei nemici della verità, il cui unico obiettivo è quello di trovare un appiglio per continuare a negarla e combatterla. Nel centoundicesimo versetto della presente sura leggiamo: “E se avessimo fatto discendere gli angeli verso di loro, e i morti avessero parlato con loro, e avessimo radunato tutte le cose dinanzi a loro, non avrebbero creduto [lo stesso], a meno che Allah non voglia, ma i più di loro ignorano!”

O miscredenti, badate che se dopo la venuta del miracolo che richiedete, vi rifiuterete ancora di prestare fede, sarete di certo colpiti da un duro castigo divino, e verrete annientati, poiché tale rifiuto costituirebbe una gravissima mancanza di rispetto verso il Signore Altissimo, il Suo santo Messaggero, i Suoi sacri segni e i Suoi illuminanti miracoli.

Il versetto si chiude dunque ricordando: “Ma i più di loro non sanno!”

VERSETTO 38

æóãóÇ ãöä ÏóÂÈøóÉò Ýöí ÇáÃóÑúÖö æóáÇ ØóÂÆöÑò íóØöíÑõ ÈöÌóäóÇÍóíúåö ÅöáÂøó Çõãóãñ ÃóãúËóÇáõßõãú ãóÇ ÝóÑøóØúäóÇ Ýöí ÇáúßöÊóÇÈö ãöä ÔóíúÁò Ëõãøó Åöáóì ÑóÈøåöãú íõÍúÔóÑõæäó ﴿38﴾

38.       E non c’è animale sulla terra né uccello che voli con le sue due ali che [non appartenga a una] delle comunità come voi. Non abbiamo dimenticato nulla nel Libro, poi tutti saranno ricondotti verso il loro Signore.

COMMENTO

Questo versetto ci ricorda che nel Giorno del Giudizio tutti gli esseri viventi saranno ricondotti al loro Signore, e afferma: “E non c’è animale sulla terra né uccello che voli con le sue due ali che [non appartenga a una] delle comunità come voi”. Da ciò deduciamo che ciascuna delle specie animali forma una comunità, esattamente come gli uomini formano la società umana. Ciò significa che ogni specie, nel proprio mondo, è dotata di conoscenza e comprensione, e conosce e santifica Iddio nella misura delle sue capacità. È poi ovvio che la comunità umana eccelle su tutte le altre in scienza ed intelligenza.

Poi aggiunge: “Non abbiamo dimenticato nulla nel Libro”, e si conclude dicendo: “…poi tutti saranno ricondotti verso il loro Signore”

Da questo punto di vista il versetto avverte i mušrikūn ricordando loro che Iddio che ha creato tutte le specie animali, soddisfacendo le loro necessità, vigilando su ogni loro azione, e stabilendo per ciascuna una resurrezione. Com’è dunque possibile che non faccia altrettanto a proposito dei mušrikūn? Può forse una persona dotata di sano intelletto negare la resurrezione? Si può forse affermare che dopo la morte tutto cessa e s’annienta? Si può forse negare l’aldilà?

A questo punto ci chiediamo se la resurrezione riguarda anche gli animali. Non v’è dubbio che la resa dei conti nel Giorno del Giudizio riguarda solo gli esseri dotati di ragione, a causa della quale sono responsabili delle loro azioni. A tal proposito alcuni sostengono che molti animali conducono una vita straordinariamente ordinata ed organizzata, e ciò è una chiara prova del loro alto livello di intelligenza e comprensione. Chiari esempi di questo tipo di animali sono l’ape e la formica. Noi non possiamo considerare con facilità lo straordinario metodo di vita di questi animali derivante solamente dai loro istinti naturali, che danno di solito origine a comportamenti semplici e costanti, mentre a volte questi animali eseguono opere complesse o provvedono a risolvere situazioni imprevedibili, che non possono essere eseguite o risolte dagli istinti, ma sono eseguibili o risolvibili solo attraverso l’intelligenza. Ad esempio, un agnello che non ha mai visto un lupo e improvvisamente ne incontra uno, comprende perfettamente la pericolosità di questo animale, e provvede immediatamente ad allontanarsi da esso e a mettersi in salvo. Possiamo forse attribuire questo comportamento interamente agli istinti naturali, e dire che l’agnello teme un animale che non ha mai nemmeno visto in virtù di qualcosa di insito nel suo essere? O è forse meglio ammettere che esso è dotato d’intelligenza, con la quale valuta i pericoli e provvede nel migliore dei modi ad allontanarli da sé?

A prescindere da tutto ciò, esistono diversi versetti coranici dai quali è possibile dedurre che alcuni animali sono dotati d’intelligenza, come, ad esempio, quelli che narrano la storia della fuga delle formiche dinanzi all’esercito di Salomone (A), e quella dell’upupa che venne nella regione di Sabā e nello Yemen e portò interessanti notizie a Salomone (A).

Esistono poi numerose tradizioni islamiche a proposito della resurrezione degli animali. In una di esse il nobile Abū Žar dice: «Eravamo in presenza del Profeta (S), quando d’un tratto due capre si colpirono a vicenda con le corna, ed egli disse: “Sapete perché si colpiscono a vicenda con le corna?”. I presenti dissero di no, e il Profeta proseguì dicendo: “Iddio sa la ragione di ciò, e presto giudicherà fra di esse”»

VERSETTO 39

æóÇáøóÐöíäó ßóÐøóÈõæÇ ÈöÇóíóÇÊöäóÇ Õõãøñ æóÈõßúãøñ Ýöí ÇáÙøõáõãóÇÊö ãóä íóÔóÅö Çááøåõ íõÖúáöáúåõ æóãóä íóÔóÃú íóÌúÚóáúåõ Úóáóì ÕöÑóÇØò ãõÓúÊóÞöíãò ﴿39﴾

39.       Quelli che negano i Nostri segni sono sordi e muti, [immersi] nelle tenebre. Allah svia chi vuole e pone chi vuole sulla retta via.

COMMENTO

Iddio oltre a guidare l’uomo sul retto sentiero, gli lascia anche la libertà di seguirlo di sua spontanea volontà, e non lo obbliga al bene. L’uomo desiderando il bene e scegliendo di seguire la retta via, prepara il terreno alla guida divina e si dimostra degno di essere guidato al bene e alla rettitudine dal Signore Eccelso. Per contro, l’empietà prepara il terreno al traviamento e alla perdizione. Chi nega la verità si priva in realtà della capacità di vederla, ascoltarla e dirla, e si getta con le sue stesse mani nel traviamento e nella perdizione. In ogni caso, per rimanere sul retto sentiero è necessario saper vedere, sentire e dire la verità.

VERSETTO 40

Þõáú ÃóÑóÃóíúÊóßõãú Åöäú ÇóÊóÇßõãú ÚóÐóÇÈõ Çááøåö Ãóæú ÃóÊóÊúßõãõ ÇáÓøóÇÚóÉõ ÃóÛóíúÑó Çááøåö ÊóÏúÚõæäó Åöä ßõäúÊõãú ÕóÇÏöÞöíäó ﴿40﴾

40.       Di’: “Pensate che, se vi giungesse il castigo di Allah o venisse a voi l’Ora, invochereste qualcun altro diverso da Allah? [Dite la verità], se siete sinceri!

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano parla ancora dei mušrikūn, opponendo loro un altro solido argomento, ricordando cioè loro quello che sarà il momento più difficile della loro vita, ossia quello in cui dovranno rendere conto delle loro empietà, e chiedendo alle loro coscienze chi mai potrebbe salvarli in un simile momento: «Di’: “Pensate che, se vi giungesse il castigo di Allah o venisse a voi l’Ora, invochereste qualcun altro diverso da Allah? [Dite la verità], se siete sinceri!»

Lo spirito di questo versetto può essere compreso da chiunque si trovi in uno stato di straordinaria difficoltà, sia esso credente o miscredente, politeista o monoteista. È possibile che l’uomo nelle difficoltà normali cerchi l’aiuto di altri all’infuori di Allah, ma sicuramente nelle difficoltà di straordinaria entità, che nessuna creatura è in grado di risolvere, egli, in cuor suo, in modo innato, spera solo nell’aiuto di un Essere Onnipotente. È dunque in questi casi che si manifesta nell’uomo l’innata conoscenza dell’unica divinità esistente.

VERSETTO 41

Èóáú ÅöíøóÇåõ ÊóÏúÚõæäó ÝóíóßúÔöÝõ ãóÇ ÊóÏúÚõæäó Åöáóíúåö Åöä ÔóÂÁó æóÊóäúÓóæúäó ãóÇ ÊõÔúÑößõæäó ﴿41﴾

41.       Di certo invochereste solo Lui! Ebbene, Egli disperderà ciò che avete invocato [che venisse disperso], se vorrà, e dimenticherete ciò che Gli associate”

COMMENTO

Quando vi trovare in serio pericolo dimenticate le vostre false ed immaginarie divinità, ed implorate solo l’aiuto di Allah, quando invece non vi sentite minacciati da alcun pericolo, dimenticate Allah e vi mettete ad adorare inesistenti dèi. Perché vi comportate così? Non sentite forse quello che vi dice la vostra natura? Non sentite la voce della vostra coscienza che vi dice che non v’è altro dio all’infuori di quello che implorate nei momenti di estrema difficoltà?

VERSETTO 42

æóáóÞóÏú ÃóÑúÓóáúäóÂ Åöáóì Çõãóãò ãöä ÞóÈúáößó ÝóÇóÎóÐúäóÇåõã ÈöÇáúÈóÃúÓóÂÁö æóÇáÖøóÑøóÂÁö áóÚóáøóåõãú íóÊóÖóÑøóÚõæäó ﴿42﴾

42.       E in verità inviammo [profeti] ai popoli che ti hanno preceduto; li colpimmo dunque con angustie e afflizioni, a che forse implorassero.

COMMENTO

Il termine «ba’sã’» indica la guerra, la povertà, la carestia, l’alluvione, il terremoto e le malattie contagiose, mentre «đarrã’» indica la tristezza, l’angoscia, il disonore, l’ignoranza e il fallimento.

L’invio dei profeti e il completamento della prova divina sugli uomini, sono verità divine che hanno sempre accompagnato l’uomo, e lo accompagnano tuttora, e lo accompagneranno anche in futuro, sino al Giorno del Giudizio. È quindi necessario trarre insegnamento dalla storia dei passati.

Inoltre, i problemi e le difficoltà che l’uomo incontra durante la sua vita lo inducono a ricordare Iddio e domano il suo spirito ribelle. Perciò, non è possibile considerare ogni agio un bene, una grazia, come non è possibile considerare ogni difficoltà un male, un castigo: “…li colpimmo dunque con angustie e afflizioni, a che forse implorassero”. In effetti l’uomo, nei momenti di difficoltà, si ricorda del suo Signore, e implorandolo si avvicina a Lui, ed essere vicini a Dio è invero la più grande delle grazie. Per contro, nei momenti di agio e di benessere, si dimentica del suo Creatore, e in questo modo si allontana da Lui, ed essere lontani da Dio è invero la più grande delle disgrazie.

In una tradizione del santo Alì (A) leggiamo: “Se nelle difficoltà gli uomini implorassero devotamente Iddio, riceverebbero di certo la Sua grazia”[28]

VERSETTO 43

Ýóáóæúá ÅöÐú ÌóÂÁóåõã ÈóÃúÓõäóÇ ÊóÖóÑøóÚõæÇ æóáóßöä ÞóÓóÊú ÞõáõæÈõåõãú æóÒóíøóäó áóåõãõ ÇáÔøóíúØóÇäõ ãóÇ ßóÇäõæÇ íóÚúãóáõæäó ﴿43﴾

43.       Perché dunque non [Ci] implorarono quando giunse loro il Nostro castigo? Anzi, i loro cuori si indurirono, e Satana abbellì loro quello che facevano.

COMMENTO

L’indifferenza nei confronti dei moniti divini è segno di durezza di cuore. È per questo motivo che il versetto in esame afferma: “Perché dunque non [Ci] implorarono quando giunse loro il Nostro castigo? Anzi, i loro cuori si indurirono, e Satana abbellì loro quello che facevano”

In realtà, la ragione di questa loro indifferenza era duplice:

-          per effetto della miscredenza e del peccato i loro cuori si erano induriti;

-          Satana, sfruttando la loro cupidigia, aveva reso belle ai loro occhi le loro empietà, e di conseguenza essi consideravano adeguati e giusti i loro empi atti.

VERSETTO 44

ÝóáóãøóÇ äóÓõæÇ ãóÇ ÐõßøÑõæÇ Èöåö ÝóÊóÍúäóÇ Úóáóíúåöãú ÃóÈúæóÇÈó ßõáø ÔóíúÁò ÍóÊøóì ÅöÐóÇ ÝóÑöÍõæÇ Èöãó ÇõæÊõæÇ ÃóÎóÐúäóÇåõãú ÈóÛúÊóÉð ÝóÅöÐóÇ åõã ãõÈúáöÓõæäó ﴿44﴾

44.       Ebbene, quando dimenticarono quello che era stato loro ricordato [consigliato], aprimmo loro le porte di ogni cosa [di ogni bene], finché, mentre gioivano per quello che era stato dato loro, li afferrammo all’improvviso, ed eccoli disperati.

COMMENTO

Come abbiamo già detto, gli agi non sono sempre segno della misericordia divina, anzi, a volte preparano il terreno al castigo divino. Infatti, a volte il Signore Eccelso concede tempo e mezzi materiali agli empi affinché dimostrino tutta la loro empietà, poi li colpisce improvvisamente con un violento castigo.

Il mondo e i suoi vantaggi, a seconda dei casi, possono essere sia una grazia sia una disgrazia. A tal proposito, il sacro Corano nel 94º versetto della sura Al’aºrāf afferma che la fede e il timor di Dio sono in grado di donare all’uomo immensa grazia: “E se la gente delle città avesse creduto e fosse stata timorata [di Allah], in verità, avremmo riversato su di loro benedizioni dal cielo e dalla terra…”, mentre nel versetto in esame considera i beni del mondo un preludio del castigo divino: “…mentre gioivano per quello che era stato dato loro, li afferrammo all’improvviso…”

L’uomo deve stare all’erta, deve continuamente vigilare sulle sue azioni, deve sempre essere timorato, poiché la morte viene senza avvisare, e trasforma i gridi e i canti di giubilo degli incoscienti peccatori, in lamenti di disperazione.

VERSETTO 45

ÝóÞõØöÚó ÏóÇÈöÑõ ÇáúÞóæúãö ÇáøóÐöíäó ÙóáóãõæÇ æóÇáúÍóãúÏõ áöáøåö ÑóÈø ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿45﴾

45.       Fu così sterminata la gente iniqua, e la lode appartiene ad Allah, Signore dei Mondi!

COMMENTO

Il male non può durare, e gli iniqui sono sempre destinati a perire.

Il male fatto dagli iniqui si ripercuote su tutta la loro generazione: “Fu così sterminata la gente iniqua”

Come c’insegna il nobile versetto in esame, bisogna glorificare Iddio quando Egli stermina una generazione di iniqui: “E la lode appartiene ad Allah, Signore dei Mondi!”

Quest’ultima frase dimostra che lo sterminio di una generazione in grado di trasmettere alle successive la propria iniquità ed empietà, è opera talmente importante che merita d’essere lodata con la magnificazione del Signore Eccelso: “E la lode appartiene ad Allah, Signore dei Mondi!”

In una tradizione del santo imam Şādiq (A) leggiamo: «Chiunque ama che gli iniqui rimangano in vita, in realtà ama che si faccia ingiustizia e si disubbidisca a Dio. [Tale questione è così importante che] Iddio, per lo sterminio degli iniqui, ha ricordato la propria lode, dicendo: “Fu così sterminata la gente iniqua, e la lode appartiene ad Allah, Signore dei Mondi!”»

VERSETTO 46

Þõáú ÃóÑóÃóíúÊõãú Åöäú ÃóÎóÐó Çááøåõ ÓóãúÚóßõãú æóÃóÈúÕóÇÑóßõãú æóÎóÊóãó Úóáóì ÞõáõæÈößõã ãóäú Åöáåñ ÛóíúÑõ Çááøåö íóÃúÊöíßõã Èöåö ÇäÙõÑú ßóíúÝó äõÕóÑøÝõ ÇáÇóíóÇÊö Ëõãøó åõãú íóÕúÏöÝõæäó ﴿46﴾

46.       Di’: “Pensate che se Allah vi prendesse l’udito e la vista, e sigillasse i vostri cuori, quale altra divinità all’infuori di Allah ve li potrebbe dare [nuovamente]?”. Guarda come volgiamo [esponiamo in vari modi] i Nostri segni, poi essi [li] ignorano.

COMMENTO

Questo versetto si rivolge ancora ai mušrikūn, e in esso il Signore Eccelso ordina al Suo santo Messaggero di ammonirli chiedendo loro: “Pensate che se Allah vi prendesse l’udito e la vista, e sigillasse i vostri cuori, quale altra divinità all’infuori di Allah ve li potrebbe dare [nuovamente]?”

In realtà, anche i mušrikūn erano convinti del fatto che Allah (SwT) è il creatore e il sostentatore delle creature, ma il loro problema era che essi adoravano degli idoli affinché questi intercedessero per loro presso Allah (SwT).

Il versetto si conclude aggiungendo: “Guarda come volgiamo [esponiamo in vari modi] i Nostri segni, poi essi [li] ignorano”

VERSETTO 47

Þõáú ÃóÑóÃóíúÊóßõãú Åöäú ÃóÊóÇßõãú ÚóÐóÇÈõ Çááøåö ÈóÛúÊóÉð Ãóæú ÌóåúÑóÉð åóáú íõåúáóßõ ÅöáÇøó ÇáúÞóæúãõ ÇáÙøóÇáöãõæäó ﴿47﴾

47.       Di’: “Pensate che se vi cogliesse il castigo di Allah, in  modo improvviso o manifesto, chi verrebbe annientato se non la gente iniqua?”

COMMENTO

Il sacro Corano – dopo aver ricordato tre dei preziosi doni che Iddio ha fatto all’uomo, e cioè l’udito, la vista e l’intelletto – in questo versetto minaccia i mušrikūn ordinando al Suo santo Messaggero di dire loro: “Pensate che se vi cogliesse il castigo di Allah, in  modo improvviso o manifesto, chi verrebbe annientato se non la gente iniqua?”

Qui il nobile Corano intende dire ai mušrikūn che solo Iddio è in grado di punire le Sue creature e di privarle dei Suoi doni, e che gli idoli non hanno alcun potere, non possono recare loro nessun vantaggio né danno alcuno, e che essi devono dunque astenersi dall’adorarli, e devono adorare solo Allah (SwT).

VERSETTO 48 E 49

æóãóÇ äõÑúÓöáõ ÇáúãõÑúÓóáöíäó ÅöáÇøó ãõÈóÔøÑöíäó æóãõäÐöÑöíäó Ýóãóäú ÁóÇãóäó æóÃóÕúáóÍó ÝóáÇ ÎóæúÝñ Úóáóíúåöãú æóáÇ åõãú íóÍúÒóäõæäó ﴿48﴾  æóÇáøóÐöíäó ßóÐøóÈõæÇ ÈöÂíóÇÊöäóÇ íóãóÓøõåõãõ ÇáúÚóÐóÇÈõ ÈöãóÇ ßóÇäõæÇ íóÝúÓõÞõæäó ﴿49﴾

48.       E non mandiamo gli inviati se non come nunzi di lieta novella e ammonitori. Coloro dunque che hanno creduto e operato il bene, non avranno nulla da temere né diventeranno [mai] tristi.

49.       E coloro che hanno negato i Nostri segni, [ebbene] li toccherà il castigo [divino, e ciò] perché disobbedivano.

COMMENTO

In questo nobile versetto il sacro Corano, parlando dei santi messaggeri divini, mette in maggiore evidenza la debolezza e l’impotenza degli idoli dei mušrikūn. Infatti, quando il santo Verbo di Allah (SwT) ricorda questi nobili messaggeri divini come nunzi inviati da Allah (SwT) unicamente per dare lieta novella agli uomini ed ammonirli, è evidente quanto vili ed insignificanti siano gli idoli adorati dai mušrikūn, di certo non paragonabili ai profeti, che sono le migliori creature del Signore Eccelso. Ogni dono proviene da Lui e giunge all’uomo per ordine Suo, ed i Profeti (A), qualsiasi cosa vogliano, la chiedono a Lui.

Poi aggiunge che solo la fede e il retto operato sono in grado di salvare l’essere umano; il credente virtuoso non ha nulla da temere, non teme il castigo che Iddio ha riservato ai miscredenti, e non è mai triste, non s’affligge come fanno i peccatori straziati dal rimorso. Per contro, coloro che tacciano di menzogna i segni del Signore Altissimo, saranno da Lui puniti per questa loro empia azione.

VERSETTO 50

Þõá á ÃóÞõæáõ áóßõãú ÚöäÏöí ÎóÒóÂÆöäõ Çááøåö æóáÇ ÃóÚúáóãõ ÇáúÛóíúÈó æóá ÃóÞõæáõ áóßõãú Åöäøí ãóáóßñ Åöäú ÃóÊøóÈöÚõ  ÅöáÇøó ãóÇ íõæÍóì Åöáóíøó Þõáú åóáú íóÓúÊóæöí ÇáÃóÚúãóì æóÇáúÈóÕöíÑõ ÃóÝóáÇ ÊóÊóÝóßøóÑõæäó ﴿50﴾

50.       Di’: “Non vi dico che presso di me vi sono i tesori di Allah, e non conosco l’invisibile, e non vi dico [nemmeno] di essere un angelo. Io non seguo che ciò che m’è stato rivelato”. Di’: “Sono forse uguali il cieco e il vedente? Non pensate dunque?”

COMMENTO

Questo versetto è la continuazione dell’argomento che il Signore Eccelso ordina (al Suo Messaggero) di opporre alle assurde obiezioni dei miscredenti e dei mušrikūn. Egli confuta qui tre delle loro obiezioni con frasi brevi ed efficaci.

Essi chiedevano ostinatamente al sommo Profeta (S) di fare strani miracoli, e ognuno di loro gli chiedeva il miracolo che più gradiva, e non s’accontentava di vedere gli strani miracoli sfrontatamente richiesti dai suoi empi compagni. Gli chiesero di creare case d’oro, di far discendere dal cielo gli angeli e di trasformare l’arida terra della Mecca in una fertile contrada piena di giardini e ricca di acqua e di frutti. Era come se si aspettassero da lui che dimostrasse di essere una divinità e di essere il padrone dei cieli e della terra, ed è per questo motivo che Iddio Eccelso gli ordino di dire loro: “Non vi dico che presso di me vi sono i tesori di Allah”

Poi Allah ordina al Suo Messaggero di dire a coloro che pretendevano che egli li informasse del loro passato e del loro futuro: “…e non conosco l’invisibile…”, e, come terza cosa, gli ordina di dire a quelli che pretendevano che egli fosse un angelo: “…e non vi dico [nemmeno] di essere un angelo”. Certo, io sono Muĥammah (S), servo e messaggero di Allah (SwT), e seguo solo ciò che m’è stato rivelato!

Il versetto si conclude ricordando un altro ordine divino rivolto al nobile Messaggero: «Di’: “Sono forse uguali il cieco e il vedente? Non pensate dunque?”». Di certo, coloro che non sono in grado di vedere e comprendere la verità, sono assai diversi da coloro che vedono e comprendono le verità del loro Signore. Riflettete!

VERSETTO 51

æóÃóäúÐöÑú Èöåö ÇáøóÐöíäó íóÎóÇÝõæäó Ãóä íõÍúÔóÑõæÇ Åöáóì ÑóÈøåöãú áóíúÓó áóåõã ãöä Ïõæäöåö æóáöíøñ æóáÇó ÔóÝöíÚñ  áóÚóáøóåõãú íóÊøóÞõæäó ﴿51﴾

51.       Avverti con esso [il Corano] coloro che temono di essere radunati dinanzi al loro Signore, che non v’è per loro, all’infuori di Lui, nessun waliyy [signore] né intercessore alcuno, forse [così] saranno timorati.

COMMENTO

Nella parte finale del versetto precedente, il Signore Altissimo distingue coloro che vedono e comprendono la verità, dai ciechi, da coloro che non sono in grado di vederla e comprenderla, e qui continua il discorso ordinando al Suo Messaggero: “Avverti con esso [il Corano] coloro che temono di essere radunati dinanzi al loro Signore, che non v’è per loro, all’infuori di Lui, nessun waliyy [signore] né intercessore alcuno”

Certo, sono queste persone che devi ammonire con il Mio Verbo, forse così Mi temeranno e s’asterranno dal disubbidirMi.

In una tradizione islamica, il santo imam Şādiq (A) commenta il versetto nel seguente modo: “Ammonisci col Corano quelli che sperano di giungere al cospetto del loro Signore, ed esortali a ciò che v’è presso il Signore, ché il Corano è un intercessore la cui intercessione è accettata da Dio”[29]

VERSETTO 52

æóáÇó ÊóØúÑõÏö ÇáøóÐöíäó íóÏúÚõæäó ÑóÈøóåõã ÈöÇáúÛóÏóÇÉö æóÇáúÚóÔöíø íõÑöíÏõæäó æóÌúåóåõ ãóÇ Úóáóíúßó ãöäú ÍöÓóÇÈöåöã ãöä ÔóíúÁò æóãóÇ ãöä ÍöÓóÇÈößó Úóáóíúåöãú ãöä ÔóíúÁò ÝóÊóØúÑõÏóåõãú ÝóÊóßõæäó ãöäó ÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿52﴾

52.       Non scacciare coloro che invocano il loro Signore al ġadāwaħ [all’alba][30] e al ºašiyy[31] [all’imbrunire]. Essi vogliono il Suo Volto! Non renderai alcun conto di loro ed essi non renderanno alcun conto di te, affinché tu li scacci, diventando così [uno] degli iniqui.

COMMENTO

Riguardo all’occasione in cui fu rivelato questo versetto, nelle tradizioni leggiamo che alcuni miscredenti benestanti, quando videro che uomini poveri come ºAmmār e Bilāl erano diventati seguaci del sommo Profeta (S), chiesero a quest’ultimo di allontanarli da sé affinché essi potessero diventare suoi seguaci. Il Manār” narra che ºUmar consigliò di provare per un periodo a fare ciò che quei miscredenti gli avevano chiesto, e fu allora che Iddio rivelò il versetto in esame. Nella sura Al-kahf (XVIII:28) troviamo un versetto simile a questo.

Il Qurţubiyy narra che dopo la rivelazione di questo versetto il Profeta di Allah (SwT), quando si trovava in compagnia dei poveri, rimaneva con loro finché non se n’erano andati tutti, e non si alzava mai prima di loro per andarsene, per lasciarli.

È possibile che la frase “invocano il loro Signore al ġadāwaħ [all’alba] e al ºašiyy [all’imbrunire]” si riferisca alle preghiere quotidiane (Al-mīzān).

Da quanto abbiamo detto a proposito dell’occasione in cui fu rivelato il versetto, deduciamo che la religione islamica è contraria ad ogni forma di discriminazione e razzismo, non concede alcun privilegio se non a chi veramente lo merita, e non si piega dinanzi alle pretese dei potenti. È dunque necessario proteggere le classi povere, devote e pronte a sacrificarsi per la causa di Allah, ignorando le pretese delle classi benestanti: “Non scacciare coloro che invocano il loro Signore…”

Nessun merito è dunque superiore alla fede, e la maggior parte dei seguaci dei nobili profeti erano credenti e retti poveri: “Essi vogliono il Suo Volto!”

Non bisogna mai offendere e allontanare da sé i credenti per attrarre e avvicinare a sé i miscredenti, alcuni dei quali, quando non riescono a criticare la religione e le sue guide, ne biasimano i seguaci e le loro condizioni economiche.

In ogni caso, è iniquo allontanare da sé i credenti devoti e poveri, e ognuno è responsabile delle proprie azioni, e il Giorno del Giudizio dovrà renderne conto solo dinanzi a Dio, il Quale è l’unico che può perdonare e punire: “Non renderai alcun conto di loro”

VERSETTO 53

æóßóÐáößó ÝóÊóäøóÇ ÈóÚúÖóåõã ÈöÈóÚúÖò áöíóÞõæáõæÇ ÃóåóÄõáÂÁö ãóäøó Çááøåõ Úóáóíúåöãú ãöä Èóíúäöäó ÃóáóíúÓó Çááøåõ ÈöÇóÚúáóãó ÈöÇáÔøóÇßöÑöíäó ﴿53﴾

53.       Così li abbiamo messi alla prova, gli uni con gli altri, affinché dicano: “Sono forse questi coloro, fra noi, ai quali Allah ha concesso la grazia?”. Allah non conosce forse meglio [di ogni altro] i grati?

COMMENTO

In questo nobile versetto, il sacro Corano ammonisce quei ricchi miscredenti, ricordando loro che con ciò Iddio vuole metterli alla prova, affinché manifestino quello che pensano dei credenti poveri: «Così li abbiamo messi alla prova, gli uni con gli altri, affinché dicano: “Sono forse questi coloro, fra noi, ai quali Allah ha concesso la grazia?”»

Poi risponde loro dicendo che questi credenti ringraziano il loro Signore per i doni da Lui ricevuti, per la scienza e il discernimento che essi hanno avuto da Lui e che hanno messo in pratica, lo ringraziano per aver mandato loro il sommo Profeta, che essi hanno onorato e seguito: “Allah non conosce forse meglio [di ogni altro] i grati?”

Si narra che un giorno un uomo si lamentò della propria povertà presso il settimo Imam (A), e questi gli disse: “Chi è il più ricco degli uomini secondo te?”. L’uomo rispose: “Hārūn Ar-rašīd [l’empio califfo abbasside]”, e l’Imam (A) disse: “Sei disposto a dare la tua fede in cambio dei suoi averi?”. L’uomo disse di no, e l’Imam (A) concluse: “Tu sei dunque più ricco di lui, poiché possiedi qualcosa che non sei disposto a cambiare con i suoi beni”[32]

VERSETTO 54 E 55

æÅöÐóÇ ÌóÂÁóßó ÇáøóÐöíäó íõÄúãöäõæäó ÈöÂíóÇÊöäóÇ ÝóÞõáú ÓóáÇóãñ Úóáóíúßõãú ßóÊóÈó ÑóÈøõßõãú Úóáóì äóÝúÓöåö ÇáÑøóÍúãóÉó Ãóäøóåõ ãóäú Úóãöáó ãöäßõãú ÓõæÁÇð ÈöÌóåóÇáóÉò Ëõãøó ÊóÇÈó ãöä ÈóÚúÏöåö æóÃóÕúáóÍó ÝóÇóäøóåõ ÛóÝõæÑñ ÑóÍöíãñ ﴿54﴾  æóßóÐáößó äõÝóÕøáõ ÇáÇóíóÇÊö æóáöÊóÓúÊóÈöíäó ÓóÈöíáõ ÇáúãõÜÌúÑöãöíäó ﴿55﴾

54.       E quando vengono a te quelli che credono nei Nostri segni, ebbene, di’: “Pace su di voi! Il vostro Signore ha “imposto” a Se stesso la raĥmah [misericordia], cosicché chi di voi fa del male per ignoranza, dopodiché si pente e compie il bene, in verità, Allah è ġafūr [clemente], raĥīm [benevolo]”

55.       Così esponiamo dettagliatamente i [Nostri] segni, affinché si manifesti il sentiero dei mujrimīn[33].

COMMENTO

Riguardo all’occasione in cui fu rivelato questo versetto, nelle tradizioni leggiamo che un gruppo di peccatori vennero dal sommo Profeta (S) e gli dissero: “Noi abbiamo commesso molti peccati”. Il Profeta (S) tacque, e Iddio rivelò il versetto in esame.

In questa sacra sura la frase “kataba ºalā nafsihi-r-raĥmaħ” [da noi tradotta con la frase «ha “imposto” a Se stesso la misericordia»] compare due volte, una in questo versetto, per rincuorare i peccatori in questo mondo, e l’altra nel 12º versetto, riguardo alla resurrezione: “…Egli ha “imposto” a Se stesso la misericordia. In verità, Egli vi riunirà per il Giorno del Giudizio…”

Da questo nobile versetto è possibile inoltre dedurre che Iddio perdona le colpe dei peccatori che peccano per ignoranza e che poi si pentono dei loro peccati e si emendano, ma non quelle dei protervi ribelli che peccano per superbia e non si pentono mai delle loro empietà: “…cosicché chi di voi fa del male per ignoranza, dopodiché si pente e compie il bene, in verità, Allah è ġafūr [clemente], raĥīm [benevolo]”

In ogni caso, nell’Islam, fra le vere guide divine e i veri seguaci, v’è sempre un rapporto di amicizia e benevolenza. Iddio ha “imposto” a Sé Stesso la misericordia per i peccatori, tuttavia, solo quelli che si pentono dei propri peccati possono godere di essa: “…dopodiché si pente e compie il bene…”

In ogni caso, è possibile interpretare il secondo versetto in esame nel seguente modo: “Noi spieghiamo ed esponiamo dettagliatamente i nostri segni in questo modo, affinché si manifestino sia la via degli amanti del vero e dei devoti sia quella dei peccatori protervi e dei nemici della verità”

Qui il termine “mujrimīn” indica quei peccatori ribelli e irriducibili, che in nessun modo si sottomettono alla verità.

In altre parole, il versetto intende dire che con l’invito generale alla verità, esteso anche ai peccatori pentiti, si manifesta la via dei protervi, ribelli e irriducibili peccatori, acerrimi nemici della verità e della via di Dio.

VERSETTO 56

Þõáú Åöäøí äõåöíÊõ Ãóäú ÃóÚúÈõÏó ÇáøóÐöíäó ÊóÏúÚõæäó ãöä Ïõæäö Çááøåö Þõá á ÃóÊøóÈöÚõ ÃóåúæóÂÁóßõãú ÞóÏú ÖóáóáúÊõ ÅöÐÇð æóãó ÃóäóÇ ãöäó ÇáúãõåúÊóÏöíäó ﴿56﴾

56.       Di’: “M’è stato proibito di adorare quelli che invocate all’infuori di Allah!”. Di’: “Non seguirò le vostre passioni, ché allora mi travierei, e non sarei più tra i muhtadīn[34]

COMMENTO

Bisogna rintuzzare con assoluta decisione le assurde pretese: “M’è stato proibito di adorare quelli che invocate all’infuori di Allah!”‘

Ogni presa di posizione del sommo Profeta (S) deriva dalla rivelazione: «Di’: “M’è stato proibito…”»

Aborrire lo širk è parte dell’Islam, e l’origine dello širk è l’adorazione degli istinti e delle passioni.

Concludiamo che colui che ha una missione divina non deve seguire le passioni della gente: “Non seguirò le vostre passioni”, ma solo gli ordini del suo Signore.

VERSETTO 57

Þõáú Åöäøí Úóáóì ÈóíøäóÉò ãöä ÑóÈøí æóßóÐøóÈúÊõã Èöåö ãóÇ ÚöäúÏöí ãóÇ ÊóÓúÊóÚúÌöáõæäó Èöåö Åöäö ÇáúÍõßúãõ ÅöáÇøó áöáøåö íóÞõÕøõ ÇáúÍóÞøó æóåõæó ÎóíúÑõ ÇáúÝóÇÕöáöíäó ﴿57﴾

57.       Di’: “In verità, io mi baso su una chiara prova [datami] dal mio Signore, e voi la negate. Non è presso di me ciò che voi sollecitate. Il decreto non appartiene che ad Allah! Egli distingue [il falso da] il vero, ed Egli è il migliore dei fāşilīn[35].

COMMENTO

Il termine “bayyinaħ” [da noi tradotto con “chiara prova”], che deriva dalla radice “baynūnaħ” che significa “separazione”, denota una prova che separa in modo chiaro e netto il vero dal falso.

I miscredenti dicevano: “Perché dunque non veniamo colpiti dall’ira divina, se sei davvero sincero?”. Iddio ordinò al sommo Profeta (S) di rispondere dicendo: “Non è presso di me ciò che voi sollecitate”. In un altro versetto il sacro Corano ricorda un’altra delle loro empie affermazioni: «E [ricorda] quando dissero: “O Allah, se questo [Libro] è la verità [che viene] da presso Te, fai allora piovere su di noi pietre dal cielo, o mandaci un doloroso castigo”»[36]

Le prove e i miracoli dei santi Profeti (A), non erano né pesanti né ambigue, e tutti erano in grado di comprenderli, e se gli empi miscredenti non fossero stati ribelli, superbi ed ostinati, di certo li avrebbero accettati. È per questo che i nobili Profeti (A) dicevano alla gente di possedere la bayyinaħ, il discrimine fra il vero e il falso.

Anche alcuni empi popoli del passato – come i popoli dei santi profeti Şāliĥ, Hūd e Noè (pace su di loro) – fecero richieste simili. Ad esempio, la gente di Hūd (A), disse sfrontatamente a questo santo profeta: “Sei venuto a noi per indurci a adorare unicamente Allah, abbandonando quello che adoravano i nostri padri? Portaci dunque quello che ci prometti [il castigo divino], se appartieni [veramente] ai sinceri!”[37]

I Profeti (A) invitavano la gente alla verità basandosi unicamente sulle “chiare prove” [bayyināt] provenienti dal Signore dei Mondi, e non sulle proprie opinioni personali, e nemmeno ripetendo le parole degli altri, come fanno le persone normali: “…io mi baso su una chiara prova [datami] dal mio Signore …”

Che cosa spinge dunque i miscredenti a negare le chiare prove dei Profeti (A), pretendendo da loro di sottomettersi alle loro abiette passioni? Di certo la ragione di questo assurdo comportamento è la loro superbia, la loro protervia, e la loro ostilità nei confronti delle verità divine, che sono un solido ostacolo per le loro anime concupiscibili.

Insomma, il sommo Profeta (S) non è che un messaggero di Dio che porta agli uomini le Sue sacre verità accompagnate da solide e chiare prove, ed è Allah (SwT) il Signore dei Mondi, e solo Lui può castigarvi!

VERSETTO 58

Þõá áóæú Ãóäøó ÚöäÏöí ãóÇ ÊóÓúÊóÚúÌöáõæäó Èöåö áóÞõÖöíó ÇáÃóãúÑõ Èóíúäöí æóÈóíúäóßõãú æóÇááøåõ ÃóÚúáóãõ ÈöÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿58﴾

58.       Di’: “Se ciò che voi sollecitate fosse stato presso di me, sarebbe già stato deciso tutto tra me e voi, e Allah conosce meglio [di chiunque altro] gli iniqui.

COMMENTO

Solo Allah (SwT) può punire le Sue creature, tuttavia Egli, a volte, per sagge ragioni ritarda il Suo castigo, e concede del tempo agli iniqui.

Le sollecitazioni della gente non possono alterare i saggi decreti del Signore Altissimo. I miscredenti non devono perciò credere che Iddio s’è dimenticato di punirli, poiché: “Allah conosce meglio [di chiunque altro] gli iniqui”

Certo, Allah (SwT) conosce meglio di chiunque altro questi empi miscredenti, e sa meglio di chiunque altro quando devono essere puniti!

VERSETTO 59

æóÚöäÏóåõ ãóÝóÇÊöÍõ ÇáúÛóíúÈö áÇóíóÚúáóãõåó ÅöáÇøó åõæó æóíóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí ÇáúÈóÑø æóÇáúÈóÍúÑö æóãóÇ ÊóÓúÞõØõ ãöä æóÑóÞóÉò ÅöáÇøó íóÚúáóãõåóÇ æóáÇ ÍóÈøóÉò Ýöí ÙõáõãóÇÊö ÇáÃóÑúÖö æóáÇ ÑóØúÈò æóáÇ íóÇÈöÓò ÅöáÇøó Ýöí ßöÊóÇÈò ãõÈöíäò ﴿59﴾

59.       E presso di Lui vi sono le chiavi dell’invisibile, [e] non le conosce se non Lui. E conosce quello che c’è nella terra [terraferma] e nel mare. E non cade una foglia senza che Egli non la conosca. E non v’è seme nelle tenebre della terra, e non v’è nessuna cosa umida né secca [non v’è nulla] che non sia [scritto] in un libro chiaro[38].

COMMENTO

Nei versetti precedenti il sacro Corano ha ricordato alcuni attributi del Signore Eccelso: la Sua infinità sapienza e potenza, e il Suo assoluto dominio sull’intero universo.

A partire da questo versetto, il glorioso Verbo di Allah (SwT) inizia a spiegare le verità da esso sommariamente esposte nei versetti precedenti, cominciando dall’importante questione della sapienza divina: “E presso di Lui vi sono le chiavi dell’invisibile, [e] non le conosce se non Lui”

Poi, al fine di ribadire e spiegare maggiormente il concetto, afferma: “E conosce quello che c’è nella terra [terraferma] e nel mare”

Con il termine “barr” [da noi tradotto con “terra”] si indicano i luoghi di grandi dimensioni, e solitamente questo termine viene usato per indicare la terraferma. Col termine “baĥr” [da noi tradotto con “mare”] si indicano i luoghi di grande dimensione che contengono grandi quantità di acqua, e di solito questo termine viene usato per indicare i mari, e a volte viene anche usato per indicare i grandi fiumi.

In ogni caso, quando si dice che Iddio conosce quello che c’è nella terra e nei mari, s’intende che la Sua sapienza abbraccia ogni cosa. Egli conosce ogni movimento di ogni creatura vivente nei cieli, nei mari, sulla terra e nelle sue profondità, piccola o grande che sia. Egli conosce l’esatto numero di cellule che in ogni istante compongono il corpo di ogni uomo, e il preciso numero di globuli contenuti nel nostro sangue. Egli vede gli arcani movimenti della più piccola componente della materia. Conosce ogni nostro pensiero e sentimento. Insomma, Egli è l’Onnisciente!

Poi, al fine di ribadire l’onniscienza divina, cita il seguente esempio: “E non cade una foglia senza che Egli non la conosca”. Nessuno oltre ad Allah può avere una simile conoscenza!

Da questa importante realtà è possibile trarre una conclusione filosofica e un insegnamento di carattere etico. Dal punto di vista filosofico questa verità confuta in modo chiaro e deciso la tesi di alcuni filosofi che sostengono che la scienza divina è limitata solo alle conoscenze generali, e non abbraccia quelle particolari, come ad esempio la caduta di una particolare foglia da un particolare albero. Dal punto di vista etico, l’insegnamento che si può trarre da questa frase è che la fede nell’onniscienza divina ricorda sempre all’uomo che Iddio conosce perfettamente tutti i segreti del suo essere, ogni suo atto, ogni sua parola, le sue intenzioni e i suoi pensieri. Ora, con una simile fede com’è possibile che egli non vigili sul proprio operato e non si astenga dal peccato?

Il versetto si conclude dicendo: “…e non v’è nessuna cosa umida né secca [non v’è nulla] che non sia [scritto] in un libro chiaro”

VERSETTO 60

æóåõæó ÇáøóÐöí íóÊóæóÝøóÇßõã ÈöÇááøóíúáö æóíóÚúáóãõ ãóÇ ÌóÑóÍúÊõã ÈöÇáäøóåóÇÑö Ëõãøó íóÈúÚóËõßõãú Ýöíåö áöíõÞúÖóì ÃóÌóáñ ãõÓóãøóìð Ëõãøó Åöáóíúåö ãóÑúÌöÚõßõãú Ëõãøó íõäóÈøÆõßõãú ÈöãóÇ ßõäÊõãú ÊóÚúãóáõæäó ﴿60﴾

60.       Ed Egli è Colui che di notte vi prende [lo spirito], e sa ciò che avete fatto durante il giorno, poi vi fa risorgere in esso, [tutto ciò] finché non sarà trascorso il termine stabilito, poi a Lui è il vostro ritorno, poi v’informerà di quello che facevate.

COMMENTO

Iddio, durante la notte, attraverso il sonno, sospende (momentaneamente) l’attività del vostro spirito, e lo stesso fa con la morte, e durante il giorno sa perfettamente quello che fate. Poi vi resusciterà dalle vostre tombe, e allora ritornerete tutti a Lui per rispondere di come avete trascorso la vostra vita, del vostro sonno notturno e degli atti da voi compiuti durante il giorno, ed Egli v’informerà di quello che facevate.

Alcuni interpretano la frase “poi vi fa risorgere in esso” nel seguente modo: “Poi vi sveglia dal sonno durante il giorno, affinché possiate trarre vantaggio da esso, dalla vostra vita”

VERSETTO 61

æóåõæó ÇáúÞóÇåöÑõ ÝóæúÞó ÚöÈóÇÏöåö æóíõÑúÓöáõ Úóáóíúßõãú ÍóÝóÙóÉð ÍóÊøóì ÅöÐóÇ ÌóÂÁó ÃóÍóÏóßõãõ ÇáúãóæúÊõ ÊóæóÝøóÊúåõ ÑõÓõáõäóÇ æóåõãú áÇóíõÝóÑøØõæäó ﴿61﴾

61.       Egli è Colui che domina i Suoi servi, e vi manda dei custodi, fino a quando giunge a uno di voi la morte, [allora] i Nostri inviati lo prendono[39], ed essi non negligono.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano continua a spiegare l’onniscienza divina, che circonda e domina tutto il creato. Esso inizia ricordando che Allah domina ogni Sua creatura, e manda agli uomini dei custodi incaricati di registrare in modo preciso le loro azioni, fino al momento della loro morte, quando gli angeli inviati dal Signore Eccelso afferreranno le loro anime.

Il versetto si conclude ricordando che questi angeli, nel compiere i loro doveri divini, non commettono alcuna negligenza, e fanno esattamente ciò che Iddio ha loro ordinato.

VERSETTO 62

Ëõãøó ÑõÏøõæÇ Åöáóì Çááøåö ãóæúáÇóåõãõ ÇáúÍóÞø ÃóáÇó áóåõ ÇáúÍõßúãõ æóåõæó ÃóÓúÑóÚõ ÇáúÍóÇÓöÈöíäó ﴿62﴾

62.       Poi sono fatti ritornare ad Allah, il loro vero Signore. Non appartiene forse ad Allah lo ĥukm[40]? Ed Egli è il più rapido degli ĥāsibīn[41].

COMMENTO

Poi sarete portati verso il giudizio di Allah (SwT), il Quale premia i retti e punisce gli empi! Il Signore Eccelso è il vostro signore e padrone, ed Egli non giudica se non secondo giustizia. In quel giorno, l’unico decreto sarà il Suo, ed Egli valuterà rapidamente le vostre azioni, e la valutazione delle azioni di nessuno di voi potrà impedirGli di valutare l’operato degli altri, ché, in verità, Egli è l’Onnipotente.

Fu chiesto al santo Alì (A): “Come fa Iddio a valutare le azioni degli uomini dal momento che è invisibile?”, ed egli rispose: “Nello stesso modo in cui li sostenta ed essi non Lo vedono”[42]

In vostro vero e unico Signore è Colui che vi ha creati e vigila continuamente su di voi, Colui nelle cui mani è il sonno e la veglia, la morte e la resurrezione, il giudizio e la resa dei conti: “…ad Allah, il loro vero Signore”

Per concludere ricordiamo che chi teme il Giorno del Giudizio teme in realtà le conseguenze dei suoi peccati.

VERSETTI 63 E 64

Þõáú ãóä íõäóÌøíßõã ãöä ÙõáõãóÇÊö ÇáúÈóÑø æóÇáúÈóÍúÑö ÊóÏúÚõæäóåõ ÊóÖóÑøõÚÇð æóÎõÝúíóÉð áóÆöäú ÃóäúÌóÇäóÇ ãöä åóÐöåö áóäóßõæäóäøó ãöäó ÇáÔøóÇßöÑöíäó ﴿63﴾  Þõáö Çááøåõ íõäóÌøíßõã ãöäúåóÇ æóãöä ßõáø ßóÑúÈò Ëõãøó ÃóäúÊõãú ÊõÔúÑößõæäó ﴿64﴾

63.       Di’: «Chi vi salva dalle tenebre della terra e del mare? Lo invocate, implorando, in segreto, [dicendo]: “Se ci salverà da ciò, in verità, saremo di certo dei grati”»

64.       Di’: «Allah vi salva da ciò e da tutte le angosce, poi voi [Gli] attribuite soci!»

COMMENTO

In questo nobile versetto il Sacro Corano invita nuovamente i mušrikūn a ritornare alla loro primitiva natura, mostrando loro in essa la pura luce della fede nel Dio Unico: “Chi vi salva dalle tenebre della terra e del mare?”

Esistono due tipi di tenebra: materiale e spirituale. Le tenebre materiali sono quelle derivanti dalla mancanza di luce materiale, mentre quelle spirituali sono quelle derivanti dalle difficoltà, dalle afflizioni, dalle angosce e dalle impurità le cui conseguenze sono oscure.

L’oscurità accentua il terrore indotto dagli eventi terrificanti, e in essi rivolge l’attenzione dell’uomo a quella pura ed intensa luce che egli vede dentro si sé, che non è altro che la sua innata fede nel Dio Unico, il solo Essere che è in grado di allontanare i pericoli dalle creature.

Perciò la frase successiva dice: «In tali circostanze voi cercate l’infinita grazia di Dio, a volte in modo manifesto, implorandoLo e umiliandovi dinanzi a Lui, e a volte in modo segreto, dentro i vostri cuori, nelle vostre anime. È in tali circostanze che in cambio della salvezza promettete gratitudine al vostro Signore: “Se ci salverà da ciò, in verità, saremo di certo dei grati”. O Profeta, rassicurali, di’ loro che Iddio li salverà da ogni pericolo ed angoscia, ma sappiano che sono così empi che ritorneranno ogni volta alla loro originale miscredenza, e continueranno ad attribuirGli soci e pari»

VERSETTI 65 E 66

Þõáú åõæó ÇáúÞóÇÏöÑõ Úóáóì Ãóä íóÈúÚóËó Úóáóíúßõãú ÚóÐóÇÈÇð ãöä ÝóæúÞößõãú Ãóæú ãöä ÊóÍúÊö ÃóÑúÌõáößõãú Ãóæú íóáúÈöÓóßõãú ÔöíóÚÇð æóíõÐöíÞó ÈóÚúÖóßõã ÈóÃúÓó ÈóÚúÖò ÇäÙõÑú ßóíúÝó äõÕóÑøÝõ ÇáÇóíóÇÊö áóÚóáøóåõãú íóÝúÞóåõæäó ﴿65﴾  æóßóÐøóÈó Èöåö Þóæúãõßó æóåõæó ÇáúÍóÞøõ Þõá áóÓúÊõ Úóáóíúßõã Èöæóßöíáò ﴿66﴾

65.       Di’: «Egli ha tutto il potere di mandarvi un castigo da sopra di voi, o da sotto i vostri piedi, o di dividervi in gruppi avversi, e fare assaggiare il male di alcuni di voi ad altri di voi». Guarda come volgiamo [esponiamo in vari modi] i Nostri segni, a che forse comprendano.

66.       Il tuo popolo l’ha negato [il castigo divino], mentre esso è la verità! Di’: «Io non sono vostro wakīl[43]»

COMMENTO

Dopo averli rassicurati, ordinando al sommo Profeta (S) di dire loro: “Allah vi salva da ciò e da tutte le angosce”, nel primo versetto in esame il Signore Eccelso li minaccia ricordando loro il Suo castigo: Iddio è il più misericorde dei misericordiosi, ed è in grado di dare rifugio alle Sue creature salvandole da ogni pericolo, ma è anche in grado di punirle per i loro peccati e la loro ribellione, come e quando vuole.

Iddio ordina qui al Suo Messaggero di minacciare i colpevoli con tre tipi di castigo: “Egli ha tutto il potere di mandarvi un castigo da sopra di voi, o da sotto i vostri piedi, o di dividervi in gruppi avversi, e fare assaggiare il male di alcuni di voi ad altri di voi”. Già in passato Allah (SwT) punì alcuni popoli con castighi provenienti dall’alto (punì la gente di Lot facendo discendere su di essa un terribile castigo, sterminò la “Gente dell’Elefante” con una pioggia di piccole pietre, colpì il popolo di Noè con un terribile diluvio, castigò i Ŝamūd uccidendoli con uno spaventoso grido celeste, e gli ºĀd con un letale vento), dal basso (come il sisma che colpì la gente del santo profeta Şāliĥ, le acque che fecero annegare Faraone e la sua gente, lo sprofondamento di Qārūn dentro la terra), o punendoli lasciando che si odino e si combattano fra di loro.

Da ciò è inoltre possibile comprendere che i contrasti e i conflitti esistenti fra la gente sono un vero flagello – se no il sacro Corano non li avrebbe considerati un castigo divino – e a volte provocano danni assai maggiori di quelli provocati dai terremoti, dai diluvi e dalle altre catastrofi naturali. Quante volte è successo che a causa di questi conflitti, di queste divisioni, prosperi paesi si sono trasformati in un mucchio di rovine. L’espressione “o di dividervi in gruppi avversi, e fare assaggiare il male di alcuni di voi ad altri di voi” è dunque un serio monito anche per noi mussulmani, che dobbiamo sempre e in ogni caso rimanere uniti.

Il versetto si conclude dicendo: “Guarda come volgiamo [esponiamo in vari modi] i Nostri segni, a che forse comprendano”

Il secondo versetto in esame completa in realtà l’esposizione dei problemi trattati nei versetti precedenti (come l’invito a sottomettersi a Dio, la resurrezione, le verità dell’Islam, il timore che i peccatori hanno del castigo divino).

Il versetto inizia dicendo: “Il tuo popolo l’ha negato [il castigo divino], mentre esso è la verità!”. Esistono svariate prove che, attraverso il ragionamento, la natura primordiale umana e la percezione, dimostrano l’esistenza del castigo divino in modo chiaro e indubitabile, e il loro negare e tacciare di menzogna non è assolutamente in grado di diminuire l’importanza di questa sacra verità, quand’anche il numero dei negatori sia grande.

Poi Iddio ordina al Suo Messaggero di dire a loro: “Sappiate che io non sono responsabile dei vostri peccati, non sono vostro garante, e l’unico mio dovere è quello di farvi conoscere le verità che il mio Signore mi rivela, e invitarvi al bene e alla fede”

VERSETTO 67

áößõáø äóÈóÅò ãõÓúÊóÞóÑøñ æóÓóæúÝó ÊóÚúáóãõæäó ﴿67﴾

67.       Ogni notizia [datavi da Allah] ha il suo tempo, e dopo saprete.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano, con una frase breve e significativa, ammonisce i miscredenti e i mušrikūn, invitandoli a scegliere attentamente la via da seguire: “Ogni notizia datavi da Dio e dal Suo Messaggero a suo tempo s’avvererà, in questo mondo o nell’aldilà, e poi saprete”

VERSETTO 68

æÅöÐóÇ ÑóÃóíúÊó ÇáøóÐöíäó íóÎõæÖõæäó Ýöí ÁóÇíóÇÊöäóÇ ÝóÇóÚúÑöÖú Úóäúåõãú ÍóÊøóì íóÎõæÖõæÇ Ýöí ÍóÏöíËò ÛóíúÑöåö æóÅöãøóÇ íõäÓöíóäøóßó ÇáÔøóíúØóÇäõ ÝóáÇ ÊóÞúÚõÏú ÈóÚúÏó ÇáÐøßúÑóì ãóÚó ÇáúÞóæúãö ÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿68﴾

68.       E quando vedi coloro che cianciano sui Nostri segni, ebbene, abbandonali finché non cambiano discorso. E se Satana ti fa dimenticare [ciò], ebbene, dopo aver ricordato, non sederti con la gente iniqua[44].

COMMENTO

In una tradizione del santo imam Bāqir (A) leggiamo che quando Iddio rivelò questo versetto, e i mussulmani furono interdetti dallo stare in compagnia dei miscredenti e di coloro che schernivano i segni di Allah (SwT), ebbene, alcuni mussulmani dissero che per rispettare questo divieto avrebbero dovuto astenersi dal frequentare la Masjidu-l-ĥarām e non avrebbero più potuto eseguire il ţawāf, poiché quegli empi erano sparsi in essa e intenti a cianciare sui segni divini, e in tali condizioni avrebbero potuto cadere in errore e sentire i loro vaniloqui. Fu così rivelato il 69º versetto della presente sura, che ordinò ai mussulmani di consigliare gli empi e invitarli al bene nel caso avessero sentito le loro ciance.

Iddio in questo nobile versetto dice al Suo Messaggero: “E quando vedi coloro che cianciano sui Nostri segni, ebbene, abbandonali finché non cambiano discorso”

Poi ribadisce l’ordine dicendo: “E se Satana ti fa dimenticare [ciò], ebbene, dopo aver ricordato, non sederti con la gente iniqua”

A questo punto ci chiediamo: è forse possibile che Satana (L) riesca a soggiogare il sommo Profeta (S), facendogli dimenticare un ordine ricevuto da Dio? È possibile rispondere a questa domanda dicendo che in realtà l’ordine contenuto in questo versetto non è rivolto al sommo Profeta (S), è bensì rivolto ai suoi seguaci. Quante volte c’è capitato di vedere persone che per far capire una cosa ad alcuni, o per consigliarli, o dare loro ordini, non si rivolgono direttamente ad essi, ma ad altri diversi da loro.

VERSETTO 69

æóãóÇ Úóáóì ÇáøóÐöíäó íóÊøóÞõæäó ãöäú ÍöÓóÇÈöåöã ãöä ÔóíúÁò æóáóßöä ÐößúÑóì áóÚóáøóåõãú íóÊøóÞõæäó ﴿69﴾

69.       E non v’è nulla del loro conto su coloro che sono timorati, questo è bensì un ammonimento, a che forse siano timorati.

COMMENTO

Quando fu rivelato il versetto precedente, che proibiva ai mussulmani di sedersi con gli iniqui che cianciavano sui segni di Allah (SwT) e li schernivano, alcuni pensarono che non avrebbero più avuto il diritto di entrare nella Masjidu-l-ĥarām ed eseguire il ţawāf, poiché quegli empi erano sparsi in essa e intenti a cianciare sui segni divini, e in tali condizioni avrebbero potuto cadere in errore e sentire i loro vaniloqui. Fu così rivelato il versetto in esame, che ordinò ai mussulmani di consigliare gli empi e invitarli al bene nel caso avessero sentito le loro ciance.

È proibito partecipare alle riunioni nelle quali si pecca, eccetto nel caso in cui una persona radicata nel timor di Dio, sicura di non cadere a sua volta in peccato, intenda partecipare a tali riunioni per ordinare il bene e vietare il male. Allo stesso modo, è lecito sedersi ed intrattenersi con i miscredenti e i traviati per ricondurli sulla retta via, solo però per coloro che sono radicati nella fede e che non si fanno sviare dalle loro parole e dalla loro condotta.

Il timor di Dio protegge l’uomo dal peccato e lo mantiene puro. L’uomo oltre a salvare se stesso e diventare timorato, deve anche sforzarsi di salvare e fare diventare timorato anche il prossimo: “…a che forse siano timorati”

Molte tradizioni del sommo Profeta (S) e dei nobili Imam (A) ci vietano d’intrattenerci con la gente peccatrice, e di partecipare alle riunioni nelle quali si pecca, quando non abbiamo il potere di impedire che si pecchi, anche nel caso in cui a peccare siano i nostri parenti. Il santo Alì (A) fece a suo figlio la seguente raccomandazione: “Iddio ha imposto all’orecchio di non acconsentire all’ascolto del peccato e della maldicenza”[45], e in un’altra tradizione afferma che sedersi, intrattenersi con gli empi porta l’uomo a sospettare dei retti.

Per concludere ricordiamo che è possibile che questo versetto sia una delle prove del divieto della lettura dei libri travianti.

VERSETTO 70

æóÐóÑö ÇáøóÐöíäó ÇÊøóÎóÐõæÇ Ïöíäóåõãú áóÚöÈÇð æóáóåúæÇð æóÛóÑøóÊúåõãõ ÇáúÍóíóÇÉõ ÇáÏøõäúíóÇ æóÐóßøÑú Èöåö Ãóä ÊõÈúÓóáó äóÝúÓñ ÈöãóÇ ßóÓóÈóÊú áóíúÓó áóåóÇ ãöä Ïõæäö Çááøåö æóáöíøñ æóáÇó ÔóÝöíÚñ æóÅöä ÊóÚúÏöáú ßõáøó ÚóÏúáò áÇíõÄúÎóÐú ãöäúåó ÇõæúáóÆößó ÇáøóÐöíäó ÇõÈúÓöáõæÇ ÈöãóÇ ßóÓóÈõæÇ áóåõãú ÔóÑóÇÈñ ãöä Íóãöíãò æóÚóÐóÇÈñ Ãóáöíãñ ÈöãóÇ ßóÇäõæÇ íóßúÝõÑõæäó ﴿70﴾

70.       Abbandona quelli che hanno preso la loro religione per gioco e per trastullo, e sono stati sedotti dalla vita terrena. E ammonisci con esso [il Corano], affinché nessun anima si perda a causa di ciò che ha fatto, [ché] essa, all’infuori di Allah, non ha nessun waliyy [signore] né intercessore alcuno. Nessun riscatto da essa offerto sarà accettato. Quelli sono coloro che sono caduti in perdizione per ciò che hanno fatto. Per essi v’è una bevanda di ĥamīm [acqua bollente] e un castigo doloroso per ciò che negavano.

COMMENTO

Il termine “abbandona” che compare all’inizio di questo versetto dev’essere interpretato nel senso di manifestazione di avversione e decisa rottura di ogni relazione (che a volte può provocare guerre e conflitti) da parte del sommo Profeta (S) nei confronti dei miscredenti e dei mušrikūn, e non può essere interpretato nel senso che il Profeta (S) deve astenersi dal combatterli e fare jihād contro di loro.

Nelle diverse epoche, gli empi hanno preso la religione per gioco e trastullo in forme diverse: alcuni, in nome della religione, hanno creduto in assurde superstizioni, altri hanno considerato la legge religiosa ineseguibile, altri ancora hanno peccato ed empiamente giustificato le proprie colpe con la religione, altri invece hanno attribuito alla religione ciò che non faceva parte di essa o hanno eliminato da essa ciò che apparteneva ad essa o hanno interpretato le sue verità in base alle loro deviate opinioni personali o…

In ogni caso, chi è veramente religioso non prende la religione per gioco e trastullo, e di certo chi commette questo empio atto è traviato, ed è stato sedotto dalla vita terrena, e ha dimenticato il suo Signore e il Giorno del Giudizio.

Consigliando ed ammonendo gli uomini è possibile salvarli dalla perdizione: “E ammonisci con esso [il Corano], affinché nessun anima si perda…”

Non fatevi insuperbire dalla vita di questo fallace mondo, ché, in verità, il Giorno del Giudizio non avrete alcun soccorritore all’infuori di Allah.

Ogni male che affligge l’uomo deriva dalle sue passioni, dai suoi peccati, dalla sua incoscienza: “Quelli sono coloro che sono caduti in perdizione per ciò che hanno fatto”

Il versetto si conclude ricordando la punizione di coloro che sono stati sedotti ed insuperbiti dalla vita terrena, e hanno preso la religione di Dio per gioco e per trastullo: “Per essi v’è una bevanda di ĥamīm [acqua bollente] e un castigo doloroso per ciò che negavano”

VERSETTI 71 E 72

Þõáú ÃóäóÏúÚõæÇ ãöä Ïõæäö Çááøåö ãóÇ áÇóíóäúÝóÚõäóÇ æóáÇó íóÖõÑøõäóÇ æóäõÑóÏøõ Úóáóì ÃóÚúÞóÇÈöäóÇ ÈóÚúÏó ÅöÐú åóÏóÇäóÇ Çááøåõ ßóÇáøóÐöí ÇÓúÊóåúæóÊúåõ ÇáÔøóíóÇØöíäõ Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÍóíúÑóÇäó áóåõ ÃóÕúÍóÇÈñ íóÏúÚõæäóåõ Åöáóì ÇáúåõÏóì ÇÆúÊöäóÇ Þõáú Åöäøó åõÏóì Çááøåö åõæó ÇáúåõÏóì æóÇõãöÑúäóÇ áöäõÓúáöãó áöÑóÈø ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿71﴾  æóÃóäú ÃóÞöíãõæÇ ÇáÕøóáÇóÉó æóÇÊøóÞõæåõ æóåõæó ÇáøóÐöí Åöáóíúåö ÊõÍúÔóÑõæäó ﴿72﴾

71.       Di’: «Dovremmo forse invocare, in luogo di Allah, ciò che non ci giova né ci nuoce, e tornare indietro [abbandonare il retto sentiero] dopo che Allah ci ha guidato? Come colui che è stato sviato dai diavoli ed è rimasto confuso sulla terra, mentre egli ha compagni che lo invitano alla retta via [dicendogli]: “Vieni da noi!”». Di’: “La guida di Allah è la [vera] guida, e c’è stato ordinato di sottometterci al Signore dei Mondi,

72.       di elevare la şalāħ e temerLo. Ed Egli è Colui dinanzi al Quale sarete radunati”

COMMENTO

Di’ a questi empi miscredenti che invitano la gente all’idolatria: “Dovremmo forse invocare, in luogo di Allah, ciò che non ci giova né ci nuoce, e tornare indietro [abbandonare il retto sentiero] dopo che Allah ci ha guidato?”

Se diventassimo idolatri saremmo come coloro che sono stati confusi e sviati dai diavoli mentre hanno amici e compagni che li invitano al bene e alla retta via, ma non possono giovarsi della loro guida, poiché i diavoli li hanno totalmente soggiogati e traviati.

Ricorda a questi traviati che la guida di Allah (SwT) è la vera guida, solo essa è in grado di condurre l’uomo alla fede nell’Unico Dio, di salvarlo e donargli l’eterna beatitudine. Noi ci facciamo guidare solo da questa salvifica guida, e ci sottomettiamo solo al Signore dei mondi, e rifiutiamo il vostro empio invito, e accettiamo solo l’invito di Dio, il Signore dei Mondi.

Il secondo versetto in esame continua il discorso iniziato nel primo, dicendo: “C’è stato inoltre ordinato di elevare la şalāħ e temere il Signore dei Mondi, innanzi al quale voi tutti sarete radunati”

VERSETTO 73

æóåõæó ÇáøóÐöí ÎóáóÞó ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖó ÈöÇáúÍóÞø æóíóæúãó íóÞõæáõ ßõä Ýóíóßõæäõ Þóæúáõåõ ÇáúÍóÞøõ æóáóåõ Çáúãõáúßõ íóæúãó íõäÝóÎõ Ýöí ÇáÕøõæÑö ÚóÇáöãõ ÇáúÛóíúÈö æóÇáÔøóåóÇÏóÉö æóåõæó ÇáúÍóßöíãõ ÇáúÎóÈöíÑõ ﴿73﴾

73.       Ed Egli è Colui che ha creato i cieli e la terra in verità. Il giorno in cui dice [a una cosa]: “Sii!”, ebbene [essa] è. La Sua parola è la verità. A Lui [solo] apparterrà il dominio il giorno in cui si soffierà nel şūr[46]. [Egli è il] conoscitore dell’invisibile e del manifesto, ed Egli è lo Ĥakīm [il Saggio], il Ķabīr [l’Informato].

COMMENTO

La questione del soffio nel cosiddetto şūr, il corno, oltre che in questa sura, è stata trattata anche nella sura Az-zumar (XXXIX:68), con la differenza che nel presente versetto si parla di un solo soffio nel şūr, mentre in quello della sura Az-zumar si parla di due soffi, uno distruggente e l’altro resuscitante.

Nei versetti precedenti il sacro Corano ha parlato della sottomissione a Dio e della şalāħ, qui invece espone le ragioni di questi sacri precetti: “Egli è Colui che ha creato i cieli e la terra in verità, ed Egli è saggio ed è perfettamente informato di ogni cosa”

Iddio crea con saggezza e la Sua creazione persegue sempre eccelsi scopi; Egli non crea mai nulla invano: “…ha creato i cieli e la terra in verità”[47]

Nulla può ostacolare la volontà divina: «Il giorno in cui dice [a una cosa]: “Sii!”, ebbene [essa] è»

Iddio conosce perfettamente sia il mondo invisibile che quello manifesto, e nulla è nascosto a Lui: “[Egli è il] conoscitore dell’invisibile e del manifesto”; regna e domina l’universo con sapienza e saggezza, e nel Giorno del Giudizio la Sua onnipotenza si manifesterà chiaramente a tutte le Sue creature. In effetti, in quel giorno le cause e i mezzi non potranno giovare, ed è per questo che la Sua onnipotenza si manifesterà maggiormente.

Colui che ha creato l’universo e che provvede ad esso, è infinitamente saggio e sapiente: state tranquilli!

Per concludere ricordiamo che se è vero che il soffio del şūr sconvolgerà l’intero creato, è anche vero che la resa dei conti non verrà sconvolta, si realizzerà e sarà estremamente precisa.

VERSETTO 74

æóÅöÐú ÞóÇáó ÅöÈúÑóÇåöíãõ áÇöóÈöíåö ÁóÇÒóÑó ÃóÊóÊøóÎöÐõ ÃóÕúäóÇãÇð ÁóÇáöåóÉð Åöäøí ÃóÑóÇßó æóÞóæúãóßó Ýöí ÖóáÇóáò ãõÈöíäò ﴿74﴾

74.       E [ricorda] quando Abramo disse a suo padre[48] Āzar: “Prendi degli idoli per divinità?! In verità io vedo te e il tuo popolo in errore palese!”

COMMENTO

Il termine “ab” significa “padre”, ma a volte viene anche usato per indicare il nonno materno, lo zio paterno e colui che educa ed istruisce. In una tradizione il sommo Profeta (S) dice: “Io ed Alì siamo i padri di questo popolo”

Āzar era lo zio del santo profeta Abramo (A), che faceva da padre a quest’ultimo, e non il suo vero padre. I padri di Abramo (A) credevano tutti nel Dio Unico ed erano tutti seguaci della religione di Allah (SwT), e nessuno di loro fu mai miscredente. Anche grandi sapienti sunniti come Ţabariyy, Ãlūsiyy e Suyūţiyy sostengono che Āzar non era il vero padre del santo Abramo (A). Inoltre, questo nobile profeta pregò per i propri genitori: “O nostro Signore, perdona a me e ai miei genitori…”[49], mentre sappiamo che un mussulmano non ha il diritto di pregare e invocare il perdono divino per un mušrik, quand’anche sia suo parente stretto, e se Abramo (A) chiese il perdono divino per suo zio Āzar, lo fece prima che egli manifestasse la sua miscredenza, e quando comprese che egli non avrebbe mai accettato la verità, rifuggì e si separò da lui: “E non fu la richiesta di perdono di Abramo per suo padre [Āzar] se non a causa di una promessa che gli aveva fatto; ma quando gli apparve chiaro che egli era un nemico di Allah, rifuggì da lui…”[50]

Da tutto ciò appare chiaro che in questo versetto il termine “ab” non indica il vero padre di Abramo (A); inoltre le fonti storiche dicono che il nome del padre di Abramo era “Tāruķ” e non “Āzar”[51]

Un’altra prova del fatto che Āzar non era il vero padre di Abramo (A), sono alcune tradizioni islamiche che attestano che i padri del santo Profeta dell’Islam (S) erano tutti credenti monoteisti seguaci della religione di Allah (SwT). In una tradizione il sommo Profeta afferma: “Allah continuò a trasferirmi dai lombi di uomini puri agli uteri di donne pure, non mi deturpò mai con la lordura della jāhiliyyaħ [insipienza, miscredenza, empietà]”[52]

Questa tradizione è stata narrata da molti esegeti sciiti e sunniti, come il Tabrisiyy [Majmaºu-l-bayān], il Neyšaburi [Ġarã’ibu-l-Qur’ãn], il Faķr Rāziyy [Al-kabīr] e lo Ãlūsiyy [Rūĥu-l-bayān].

OSSERVAZIONI

1.            Nell’invitare la gente alla verità, bisogna iniziare dai propri parenti: “E [ricorda] quando Abramo disse a suo padre Āzar…”

2.            Nell’invitare la gente alla verità non bisogna farsi influenzare da fattori quali l’età, l’esperienza, il numero ecc.; è per questo che il santo Abramo (A) espose allo zio Āzar (che era più anziano di lui) la verità e lo invitò ad essa, e lo ammonì.

3.            Le sane coscienze biasimano e condannano l’idolatria: “Prendi degli idoli per divinità?! In verità, io vedo te e il tuo popolo in errore palese!”

VERSETTO 75

æóßóÐáößó äõÑöí ÅöÈúÑóÇåöíãó ãóáóßõæÊó ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóáöíóßõæäó ãöäó ÇáúãõæÞöäöíäó ﴿75﴾

75.       E così mostravamo ad Abramo il malakūt [il regno][53] dei cieli e della terra, affinché fosse dei muqinīn[54].

COMMENTO

“Malakūt” deriva da “mulk”, che significa “regno”, e le lettere “wāw” e “tā” sono state aggiunge per accrescere l’intensità espressiva e mettere in maggior evidenza questo termine. Il malakūt dei cieli è dunque il regno, il reale e assoluto dominio dei cieli.[55]

L’universo si suddivide in quattro mondi:

-          il Lāhūt, che è il mondo del divino, che solo Allah (SwT) conosce;

-          il Jabarūt, che è il mondo degli esseri immateriali;

-          il Malakūt, che è il mondo dei corpi;

-          il Nāsūt, che è il mondo delle mutazioni.[56]

Il mondo del Malakūt è il mondo dei segreti, dell’ordine e delle meraviglie, ed è il mondo dell’invisibile.[57]

Il malakūt dei cieli” sono le meraviglie dei cieli.[58]

Il santo Abramo (A) vedendo il malakūt dei cieli e della terra conobbe meglio la saggia e divina creazione del Signore Eccelso.

In una tradizione del santo imam Bāqir (A) leggiamo: “Iddio donò agli occhi di Abramo una forza e una luce con le quali riusciva a vedere l’intimo dei cieli e della terra.[59]

Il sacro Corano c’insegna dunque che Abramo (A) conobbe la verità ed invitò la gente ad essa, e oltre al suo Signore non temette nessuno, e fu così che Allah (SwT) lo premiò mostrandogli il malakūt dei cieli e della terra.

VERSETTO 76

ÝóáóãøóÇ Ìóäøó Úóáóíúåö Çááøóíúáõ ÑóÃì ßóæúßóÈÇð ÞóÇáó åóÐóÇ ÑóÈøí Ýóáóãøó ÃóÝóáó ÞóÇáó áÇ ÇõÍöÈøõ ÇáÃóóÝöáöíäó ﴿76﴾

76.       Ebbene, quando la notte lo coprì, vide una stella [e] disse: “Questo è il mio Signore!”. Quando poi essa tramontò disse: “Non amo le cose che tramontano”

COMMENTO

Abramo (A) discuteva e disputava con i mušrikūn con tolleranza e gentilezza solo per dimostrare ad essi l’erroneità delle loro credenze ed opinioni, e non perché credeva che ci fosse qualcosa di giusto in esse. Nei due successivi versetti, che continuano la trattazione del presente, il santo Abramo (A) si rivolge ai mušrikūn in modo affettuoso, con l’espressione “o gente mia”, e ciò dimostra che quando il nobile Abramo (A), vedendo una stella, dice: “Questo è il mio Signore!”, in realtà non crede assolutamente in ciò, ma (negando in seguito questa sua affermazione) intende solo dimostrare ai mušrikūn che le stelle non sono delle divinità, e che non devono perciò essere adorate.

Un essere che sorge e tramonta è dominato dalle leggi dell’universo, e non può di conseguenza dominarle, e non può perciò essere una divinità. Inoltre, un essere che è dotato di movimento, non può di certo essere sempiterno, e di conseguenza non può essere una divinità. In questo versetto Abramo (A) inizia la sua argomentazione ammettendo la divinità della stella, per poi dimostrare che siccome tramonta non può essere una divinità.

Quello ricordato in questo versetto, è uno dei più efficaci metodi per convincere i mušrikūn a rinnegare i loro falsi dèi.

VERSETTI 77-79

ÝóáóãøóÇ ÑóÃì ÇáúÞóãóÑó ÈóÇÒöÛÇð ÞóÇáó åóÐóÇ ÑóÈøí Ýóáóãøó ÃóÝóáó ÞóÇáó áóÆöä áóãú íóåúÏöäöí ÑóÈøí áÇßõæäóäøó ãöäó ÇáúÞóæúãö ÇáÖøóÂáøíäó ﴿77﴾  ÝóáóãøóÇ ÑóÃì ÇáÔøóãúÓó ÈóÇÒöÛóÉð ÞóÇáó åóÐóÇ ÑóÈøí åóÐó ÃóßúÈóÑõ ÝóáóãøóÇ ÃóÝóáóÊú ÞóÇáó íóÇ Þóæúãö Çöäøí ÈóÑöíÁñ ãöãøóÇ ÊõÔúÑößõæäó ﴿78﴾  Åöäøí æóÌøóåúÊõ æóÌúåöíó áöáøóÐöí ÝóØóÑó ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖó ÍóäöíÝÇð æóãó ÃóäóÇ ãöäó ÇáúãõÔúÑößöíäó ﴿79﴾

77.       Ebbene, quando vide la luna sorgente, disse: “Questo è il mio Signore!”. Quando poi tramontò disse: “Se il mio Signore non mi guida sarò certamente fra i traviati!”

78.       Quando poi vide il sole levante disse: “Questo è il mio Signore, questo è più grande!”. Quando poi tramontò disse : “O popolo mio, in verità, io sono rifuggente da ciò che [Gli] associate!

79.       In verità, io ho rivolto il mio volto verso Colui che ha creato i cieli e la terra, da ĥanīf[60], e io non appartengo ai mušrikīn”

COMMENTO

Quando Abramo (A) vide gli uomini adorare gli idoli, il sole, la luna e le stelle, decise di consapevolizzarli del loro errore, insegnando loro il giusto modo di pensare ed argomentare, affinché si rendessero conto che nessuno dei loro idoli era degno d’essere adorato.

Il primo versetto in esame inizia dicendo: «Ebbene, quando vide la luna sorgente, disse: “Questo è il mio Signore!”». Come abbiamo già detto nel commento del versetto precedente, con l’espressione “Questo è il mio Signore!” il devoto Abramo (A) non vuole confermare le traviate credenze degli idolatri, ma, argomentando e inducendoli a riflettere, vuole convincerli a rinnegare i loro falsi dèi.

“Se il mio Signore non mi guida sarò certamente fra i traviati!”

Con questa frase Abramo (A) intende in realtà ammonire la sua gente, e ricordare ad essa che solo Iddio è in grado di guidare l’essere umano e salvarlo dalla miscredenza e dalla perdizione.

Quando poi vide il sole levante disse: “Questo è il mio Signore, questo è più grande!”

Anche qui Abramo (A) ammette la divinità dell’astro per poi negarla con un solido argomento: «Quando poi tramontò disse: “Se il mio Signore non mi guida sarò certamente fra i traviati!”»

“In verità, io ho rivolto il mio volto verso Colui che ha creato i cieli e la terra”

O gente mia, io rivolgo il mio volto, il mio pensiero, la mia anima, l’intera mia esistenza al sublime Creatore dei cieli, della terra, delle stelle, della luna e del sole, che sono una chiara prova del fatto che esiste un Unico Dio che le ha create e le guida perfettamente; stabilisce la giusta orbita di questi astri, li mette in movimento, e determina l’esatto momento in cui devono sorgere e tramontare. È questo il mio sublime Signore, al Quale io mi sottometto, e solo a Lui mi sottometto, solo Lui adoro, non ubbidisco che a Lui, la mia fede è pura, e di certo non appartengo come voi ai mušrikūn!

VERSETTO 80

æóÍóÂÌøóåõ Þóæúãõåõ ÞóÇáó ÃóÊõÍóÂÌøõæäøí Ýöí Çááøåö æóÞóÏú åóÏóÇäö æóá ÃóÎóÇÝõ ãóÇ ÊõÔúÑößõæäó Èöåö ÅöáÂøó Ãóä íóÔóÂÁó ÑóÈøí ÔóíúÆÇð æóÓöÚó ÑóÈøí ßõáøó ÔóíúÁò ÚöáúãÇð ÃóÝóáÇ ÊóÊóÐóßøóÑõæäó ﴿80﴾

80.       E la sua gente disputò con lui, [ed egli] disse: “Volete forse disputare con me in merito ad Allah, quando è Lui che mi ha guidato [sulla retta via]? E non temo affatto i soci che Gli attribuite, a meno che non voglia qualcosa il mio Signore. Il mio Signore ha abbracciato ogni cosa con la Sua sapienza. Non traete dunque insegnamento?

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano continua a narrare la storia di Abramo (A) e della sua gente, dicendo: «La gente di Abramo disputò con lui, ed egli rispose dicendo: “Volete forse disputare con me in merito ad Allah, quando è Lui che mi ha guidato [sulla retta via]?”

Da questo versetto si può facilmente dedurre che gli idolatri della gente di Abramo (A) cercavano con tutti i mezzi di stornarlo dalla sua fede, e lo intimorivano dicendogli che i loro dèi e i loro idoli si sarebbero adirati con lui e lo avrebbero punito se non si fosse sottomesso ad essi. Ciò è dimostrato dalla seguente frase del versetto in esame: “E non temo affatto i soci che Gli attribuite [poiché essi non sono in grado di arrecare alcun danno a nessuno], a meno che non voglia qualcosa il mio Signore”

È come se Abramo (A) volesse, con questa sua affermazione, dire a quegli empi miscredenti: “È possibile che durante la lotta contro l’empietà e la miscredenza mi sia arrecato qualche danno, ma sappiate e ricordate sempre che simili eventi non hanno nulla a che vedere con i vostri inutili ed inerti idoli, con i vostri falsi ed inesistenti dèi, ma dipendono solo ed unicamente dal volere del Signore Onnipotente”

Poi il versetto continua dicendo: “Il mio Signore ha abbracciato ogni cosa con la Sua sapienza”, e, per indurli a riflettere, si conclude affermando: “Non traete dunque insegnamento?”

VERSETTI 81-83

æóßóíúÝó ÃóÎóÇÝõ ãó ÃóÔúÑóßúÊõãú æóáÇ ÊóÎóÇÝõæäó Ãóäøóßõãú ÃóÔúÑóßúÊõãú ÈöÇááøåö ãóÇáóãú íõäóÒøáú Èöåö Úóáóíúßõãú ÓõáúØóÇäÇð ÝóÇóíøõ ÇáúÝóÑöíÞóíúäö ÃóÍóÞøõ ÈöÇáÃãúäö Åöä ßõäÊõãú ÊóÚúáóãõæäó ﴿81﴾  ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ æóáóãú íóáúÈöÓõæÇ ÅöíãóÇäóåõã ÈöÙõáúãò ÇõæúáÆößó áóåõãõ ÇáÃóãúäõ æóåõã ãõåúÊóÏõæäó ﴿82﴾  æóÊöáúßó ÍõÌøóÊõäó ÁóÇÊóíúäóÇåó ÅöÈúÑóÇåöíãó Úóáóì Þóæúãöåö äóÑúÝóÚõ ÏóÑóÌóÇÊò ãóä äóÔóÂÁõ Åöäøó ÑóÈøóßó Íóßöíãñ Úóáöíãñ ﴿83﴾

81.       Come potrei temere i soci che Gli attribuite, quando voi non temete di attribuire soci ad Allah, cosa riguardo alla quale Egli non vi ha fatto discendere nessuna prova? Se dunque sapete, quale dei due gruppi [monoteisti e politeisti] è più degno di essere al sicuro?”

82.       Coloro che hanno prestato fede e non hanno mischiato la propria fede all’iniquità[61], quelli saranno al sicuro, ed essi sono muhtadūn[62].

83.       Questo è il nostro argomento, che demmo ad Abramo contro la sua gente. Noi eleviamo di [diversi] gradi chi vogliamo, ché, in verità, il tuo Signore è ĥakīm [saggio], ºalīm [sapiente].

COMMENTO

La gente di Abramo (A) aveva disputato con lui a proposito della religione e dell’unicità divina, e tutti gli sforzi che questo santo profeta fece per convincerli ad abbandonare il culto degli idoli furono vani; alla fine il santo Abramo disse loro: “Volete forse disputare con me a proposito di Allah? Egli mi ha aiutato a conoscerLo, mi ha concesso immensa grazia, affinché conoscessi il monoteismo e mi tenessi lontano dallo širk, e consacrassi il mio culto a Lui. Io non temo affatto i soci che attribuite ad Allah, e come potrei temerli quando voi non temete di attribuirli a Lui? Come potrei temere il vostro širk? Io rifuggo dal vostro širk, e perciò non ho nulla da temere, e Iddio non mi punirà per le vostre empietà. Siete voi i mušrikūn, voi dunque dovete temere! Voi attribuite ad Allah ciò su cui Egli non ha fatto discendere alcuna prova[63]. Ditemi, quale dei due gruppi è più degno di essere al sicuro? I monoteisti o i politeisti? Noi che abbiamo conosciuto Iddio attraverso una chiara e solida prova, o voi che vi prosternate dinanzi a inutili ed innocui idoli, e siete faziosi ed insipienti? Se rifletterete potrete comprendere questa verità e distinguere il vero dal falso!”

Il primo versetto in esame minaccia i mušrikūn chiedendo loro: “Se dunque sapete, quale dei due gruppi [monoteisti e politeisti] è più degno di essere al sicuro?”, mentre il secondo risponde alla domanda dicendo: “Coloro che hanno prestato fede e non hanno mischiato la propria fede all’iniquità, quelli saranno al sicuro, ed essi sono muhtadūn”

In base a quanto affermano alcune tradizioni e molti degli esegeti del sacro Corano, in questo versetto con il termine “iniquità” s’intende lo širk. In effetti nello stesso Corano leggiamo: “In verità, lo širk è di certo iniquità immensa”[64]. In alcune tradizioni leggiamo inoltre che dopo aver prestato fede, è atto di iniquità abbandonare le vere guide divine per seguire le false guide (Nūru-ŝ-ŝaqalayn).

Il terzo versetto in esame si riferisce a tutte le questioni precedenti (riguardanti la pura fede monoteista di Abramo, il suo invito alla fede nel Dio Unico, e la sua lotta contro lo širk), dicendo: “Questo è il nostro argomento, che demmo ad Abramo contro la sua gente”

Poi per completare il discorso afferma: “Noi eleviamo di [diversi] gradi chi vogliamo”, e per evitare che alcuni interpretino male questa frase e accusino ingiustamente Iddio di favoritismo, aggiunge: “…ché, in verità, il tuo Signore è ĥakīm [saggio], ºalīm [sapiente]”. Certo, Allah innalza il grado delle Sue creature in modo saggio, secondo sapienza: Iddio conosce perfettamente le Sue creature, quello che fanno, e con assoluta saggezza premia i retti e punisce gli empi.

VERSETTO 84

æóæóåóÈúäóÇ áóåõ ÅöÓúÍóÇÞó æóíóÚúÞõæÈó ßõáÇøð åóÏóíúäóÇ æóäõæÍÇð åóÏóíúäóÇ ãöä ÞóÈúáõ æóãöä ÐõÑøíøóÊöåö ÏóÇæõÏó æóÓõáóíúãóÜÇäó æóÃóíøõæÈó æóíõæÓõÝó æóãõæÓóì æóåóÇÑõæäó æóßóÐáößó äóÌúÒöí ÇáúãõÜÍúÓöäöíäó ﴿84﴾

84.       E gli donammo [ad Abramo] Isacco e Giacobbe, e guidammo tutti [e due sulla retta via]. E in precedenza guidammo Noè, e della sua progenie [guidammo] Davide, Salomone, Giobbe, Giuseppe, Mosè e Aronne. E così Noi ricompensiamo i muĥsinīn [bene operanti].

COMMENTO

A partire da questo versetto il sacro Corano ricorda l’immenso dono che Iddio fece al santo Abramo: “E gli donammo Isacco e Giacobbe”

Poi per ricordare che i meriti di Isacco e Giacobbe (la pace e la benedizione di Allah sia su di loro) non erano dovuti solo al fatto di essere stati generati da un grande profeta come il nobile Abramo (A), e che questi due santi profeti si erano resi degni della guida divina pensando e agendo rettamente, aggiunge: “…e guidammo tutti [e due sulla retta via]”

Il sacro Corano continua ricordando che anche nelle epoche precedenti ad Abramo (A) vi furono santi profeti che come lui difesero il monoteismo e combatterono lo širk e la miscredenza: “E in precedenza guidammo Noè”

In realtà, ricordando uno dei grandi avi di Abramo (A), Noè (A), e alcuni dei grandi profeti da lui discendenti, il sacro Corano intende da una parte mettere in risalto le nobili origini del santo Abramo (A), e dall’altra ricordare i benedetti frutti che egli ha prodotto.

Il versetto continua citando il nome di altri profeti discendenti dal santo Abramo: “…e della sua progenie [guidammo] Davide, Salomone, Giobbe, Giuseppe, Mosè e Aronne”, e si chiude dicendo: “E così Noi ricompensiamo i muĥsinīn [bene operanti]”, precisando così che questi santi uomini raggiunsero sublimi gradi spirituali perché erano retti e bene operanti.

VERSETTI 85-87

æóÒóßóÑöíøóÇ æóíóÍúíóì æóÚöíÓóì æÅöáúíóÇÓó ßõáøñ ãöäó ÇáÕøóÇáöÍöíäó ﴿85﴾  æÅöÓúãóÇÚöíáó æóÇáúíóÓóÚó æóíõæäõÓó æóáõæØÇð æóßõáÇøð ÝóÖøóáúäóÇ Úóáóì ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿86﴾  æóãöäú ÁóÇÈóÂÆöåöãú æóÐõÑøíøóÇÊöåöãú æÅöÎúæóÇäöåöãú æóÇÌúÊóÈóíúäóÇåõãú æóåóÏóíúäóÇåõãú Åöáóì ÕöÑóÇØò ãõÓúÊóÞöíãò ﴿87﴾

85.       E [guidammo] Zaccaria, Giovanni, Gesù ed Elia, che erano tutti dei probi.

86.       E [guidammo] Ismaele, Al-yasaº [Eliseo], Giona e Lot, e li rendemmo tutti superiori alla gente del mondo.

87.       Ed eleggemmo e guidammo sul retto sentiero [alcuni] dei loro padri, dei loro discendenti e dei loro fratelli.

COMMENTO

In questo versetto aggiunge: “E [guidammo] Zaccaria, Giovanni, Gesù ed Elia, che erano tutti dei probi”, ossia, il loro grado non aveva carattere onorifico, ma era frutto della loro retta condotta.

Anche il secondo versetto in esame cita il nome di quattro grandi profeti divini: “E [guidammo] Ismaele, Al-yasaº [Eliseo], Giona e Lot, e li rendemmo tutti superiori alla gente del mondo”

Nell’ultimo versetto in esame il sacro Corano ricorda che oltre ai santi profeti ricordati anche alcuni dei loro padri, discendenti e fratelli furono eletti e guidati sulla retta via dal Signore Eccelso.

VERSETTO 88

Ðáößó åõÏóì Çááøåö íóåúÏöí Èöåö ãóä íóÔóÂÁõ ãöäú ÚöÈóÇÏöåö æóáóæú ÃóÔúÑóßõæÇ áóÍóÈöØó Úóäúåõã ãóÇßÇäõæÇ íóÚúãóáõæäó ﴿88﴾

88.       Questa è la guida di Allah, con la quale [Egli] guida chi vuole dei Suoi servi. E se avessero attribuito ad Allah dei soci, in verità, ciò che facevano sarebbe andato distrutto.

COMMENTO

Nei versetti precedenti il sacro Corano ha ricordato il nome di alcuni nobili profeti divini guidati (come tutti gli altri profeti) dal Signore Eccelso sulla retta via. In questo versetto viene invece ricordata l’origine di questa sacra guida: “Questa è la guida di Allah, con la quale [Egli] guida chi vuole dei Suoi servi”

Poi per evitare che qualcuno pensi che questi profeti siano stati obbligati a seguire la retta via, o che Iddio li abbia aiutati e guidati senza una giusta ragione e con parzialità, afferma: “E se avessero attribuito ad Allah dei soci, in verità, ciò che facevano sarebbe andato distrutto”

Certo, la legge di Allah è uguale per tutti, non fa distinzioni, e non favorisce nessuno, non è discriminante né ingiusta, è perfetta e assolutamente equa.

VERSETTO 89

ÇõæáÆößó ÇáøóÐöíäó ÁóÇÊóíúäóÇåõãõ ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍõßúãó æóÇáäøõÈõæøóÉó ÝÅöä íóßúÝõÑú ÈöåóÇ åóÄõáÂÁö ÝóÞóÏú æóßøóáúäóÇ ÈöåóÇ ÞóæúãÇð áóíúÓõæÇ ÈöåóÇ ÈößóÇÝöÑöíäó ﴿89﴾

89.       Quelli sono coloro ai quali abbiamo dato il Libro, lo ĥukm[65] e la nubuwwaħ [profezia]. Se dunque questi miscredono in essi, ebbene, in verità, ne abbiamo incaricato un popolo che non miscreda in essi.

COMMENTO

In questo versetto il nobile Verbo di Allah ricorda tre delle fondamentali cose che distinguevano i santi profeti dal resto degli uomini, e li rendevano superiori ad essi:

“Quelli sono coloro ai quali abbiamo dato

1.      il Libro,

2.      lo ĥukm e

3.      la nubuwwaħ [profezia]”

La radice del significato del termine “ĥukm” è “inibire”, ed è per questo che esso può essere usato per indicare la saggezza, il giudizio e il comando, che sono in grado di inibire il peccato, l’iniquità e la ribellione degli empi.

Poi aggiunge: “Se dunque questi [i miscredenti della Mecca] miscredono in essi, ebbene, in verità, ne abbiamo incaricato un popolo che non miscreda in essi”

Nelle esegesi coraniche Al-manār e Rūĥu-l-maºānī leggiamo che molti esegeti affermano che il popolo del quale parla il versetto in esame, nell’espressione un popolo che non miscreda in essi”, sono gli Iraniani.

VERSETTO 90

ÇõæáÆößó ÇáøóÐöíäó åóÏóì Çááøåõ ÝóÈöåõÏóÇåõãõ ÇÞúÊóÏöåú Þõá á ÃóÓúÇóáõßõãú Úóáóíúåö ÃóÌúÑÇð Åöäú åõæó ÅöáÇøó ÐößúÑóì áöáúÚóÇáóãöíäó ﴿90﴾

90.       Quelli sono coloro che Allah ha guidato, attieniti dunque alla loro guida. Di’: “Non vi chiedo alcun compenso per essa[66], non è che un ammonimento per i mondi”

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano presenta al Suo Messaggero (S) il programma di questi santi profeti come un ottimo esempio di guida sulla retta via, dicendo: “Quelli sono coloro che Allah ha guidato, attieniti dunque alla loro guida”

Questo versetto ribadisce nuovamente il fatto che i princìpi in base ai quali i santi profeti invitavano gli uomini alla verità erano gli stessi, anche se le religioni che venivano dopo erano più complete di quelle precedenti.

Il termine “hidāyaħ” ha un ampio significato, che abbraccia il tawĥīd, gli altri princìpi della fede, la pazienza, la perseveranza e gli altri princìpi etici.

Poi il Signore Altissimo ordina al Suo Messaggero di dire alla gente: “Io – al pari dei profeti venuti prima di me – non  vi chiedo nessun compenso per l’esecuzione della missione profetica, la quale non è che un monito per i mondi”

Tutti possono trarre vantaggio dal divino dono della profezia, che è simile alla luce del sole, all’aria, al mare e alla pioggia, che recano profitto a tutti, e non divengono mai oggetto di compravendita, e nessuno chiede mai alcun compenso per essi.

VERSETTO 91

æóãóÇ ÞóÏóÑõæÇ Çááøåó ÍóÞøó ÞóÏúÑöåö ÅöÐú ÞóÇáõæÇ ãó ÃóäúÒóáó Çááøåõ Úóáóì ÈóÔóÑò ãöä ÔóíúÁò Þõáú ãóäú ÃóäúÒóáó ÇáúßöÊóÇÈó ÇáøóÐöí ÌóÂÁó Èöåö ãõæÓóì äõæÑÇð æóåõÏðì áöáäøóÇÓö ÊóÌúÚóáõæäóåõ ÞóÑóÇØöíÓó ÊõÈúÏõæäóåóÇ æóÊõÎúÝõæäó ßóËöíÑÇð æóÚõáøãúÊõã ãóÇáóãú ÊóÚúáóãõæÇ ÃóäúÊõãú æóá ÁóÇÈóÂÄõßõãú Þõáö Çááøåõ Ëõãøó ÐóÑúåõãú Ýöí ÎóæúÖöåöãú íóáúÚóÈõæäó ﴿91﴾

91.       E non hanno apprezzato Allah come merita d’essere apprezzato, quando hanno detto: “Allah non ha fatto discendere nulla su nessun uomo!”. Di’: “Chi fece discendere il Libro che portò Mosè, luce e guida per gli uomini? [Libro] che avete messo su dei fogli, manifestando [una parte di] essi e nascondendo molti [di essi]. E v’è stato insegnato ciò che né voi né i vostri padri conoscevate”. Di’: “Allah![67] “ e lasciali trastullarsi nelle loro ciance.

COMMENTO

E non hanno apprezzato Allah come merita d’essere apprezzato, non Lo hanno conosciuto come merita d’essere conosciuto, non hanno temuto la Sua magnificenza come merita d’essere temuta, non sono riusciti a descrivere ed elogiare la Sua immensa grazia e misericordia come merita d’essere descritta ed elogiata, non ne sono stati riconoscenti, e hanno negato l’invio dei profeti e la rivelazione (che sono i più grandi doni fatti da Dio all’umanità), dicendo: “Allah non ha fatto discendere nulla su nessun uomo!”

Quando i giudei, al fine di negare la profezia del santo profeta Muhammad (S), arrivarono a negare la rivelazione stessa, Iddio ordinò al Suo Messaggero di ricordare loro Mosè e la Torà: “Chi fece discendere il Libro che portò Mosè, luce e guida per gli uomini? Avete forse dimenticato che Iddio fece discendere la Torà su Mosè? Potete forse negarlo? Non era forse Mosè un uomo? La Torà è nulla secondo voi? Potete forse negare l’esistenza del libro che avete messo su dei fogli, manifestando [una parte di] essi e nascondendo molti [di essi]? Non è forse lo stesso libro che avete falsificato? Non è forse lo stesso libro le cui verità sono state da voi nascoste alla gente? Non è forse lo stesso libro del quale avete manifestato agli uomini quello che più vi faceva comodo? Non vi vergognate delle vostre vili menzogne!”

Iddio ordina inoltre al Suo Messaggero di dire a quell’empia gente: “E v’è stato insegnato ciò che né voi né i vostri padri conoscevate”. Con ciò il Signore Altissimo intende loro dire: “Attraverso la rivelazione divina, discesa sul profeta Muhammad (S), voi avete saputo ciò che in precedenza non sapevate, e nemmeno i vostri padri sapevano, eppure voi siete i depositari della Torà, e i vostri padri erano più sapienti di voi! Non è forse questo un segno della vostra insipienza e del vostro traviamento? Non è forse questa una chiara prova del fatto che il nobile Muhammad (S) è un inviato di Allah? Perché non riflettete?”

Iddio conclude il versetto ordinando al Suo Messaggero: «Di’: “Allah!” e lasciali trastullarsi nelle loro ciance»

VERSETTO 92

æóåÐóÇ ßöÊóÇÈñ ÃóäúÒóáúäóÇåõ ãõÈóÇÑóßñ ãõÕóÏøÞõ ÇáøóÐöí Èóíúäó íóÏóíúåö æóáöÊõäÐöÑó Çõãøó ÇáúÞõÑóì æóãóäú ÍóæúáóåóÇ æóÇáøóÐöíäó íõÄúãöäõæäó ÈöÇáÇóÎöÑóÉö íõÄúãöäõæäó Èöåö æóåõãú Úóáóì ÕóáÇóÊöåöãú íõÍóÇÝöÙõæäó ﴿92﴾

92.       E questo è un libro che abbiamo fatto discendere, benedetto, testimone di quello che era [stato rivelato] prima di esso, affinché tu avverta la [gente della] Ummu-l-qurā [la Madre delle Città][68] e chi [vive] nei dintorni [di questa città]. Coloro che credono nell’aldilà, credono [anche] in esso [nel Corano], ed essi hanno cura della propria şalāħ.

COMMENTO

Il libro del quale si parla all’inizio di questo versetto è il sacro Corano, e viene considerato benedetto perché reca immenso beneficio. Leggere il sacro Corano è un bene, metterlo in pratica è un bene, in esso è contenuto ogni sapere, esso insegna ciò che è lecito e ciò che è proibito. Il sacro Corano guiderà l’uomo sulla retta via fino al Giorno del Giudizio, senza mai essere abrogato. Questo sacro libro è una prova vivente che conferma i libri celesti rivelati prima di esso.

In questo nobile versetto viene esposto uno degli scopi della rivelazione del sacro Corano: “…affinché tu avverta la [gente della] Ummu-l-qurā [la Madre delle Città] e chi [vive] nei dintorni [di questa città]”

La santa città della Mecca viene qui chiamata “Madre delle Città” per il fatto che fu il luogo dal quale iniziarono a comparire tutte le altre terre. In molte tradizioni leggiamo infatti che le terre esistenti si sono estese a partire da sotto la sacra Kaºbaħ; queste tradizioni chiamano questo fenomeno “daĥwu-l’arđ”, che significa “estensione della terra”. Deduciamo dunque che in questo versetto l’espressione la [gente della] Ummu-l-qurā [la Madre delle Città] e chi [vive] nei dintorni [di questa città]” indica la totalità delle persone che vivono sulla terra.

Il versetto si conclude dicendo: “Coloro che credono nell’aldilà, credono [anche] in esso [nel Corano], ed essi hanno cura della propria şalāħ”

Fra tutti i precetti della religione, il presente versetto ricorda solo la şalāħ, e com’è noto questo fondamentale precetto è la manifestazione del rapporto dell’uomo con il Signore Eccelso, e per questo stesso motivo è superiore a qualsiasi altro atto di adorazione. Alcuni poi sono dell’idea che quando fu rivelato il presente versetto, l’unico precetto islamico esistente era la şalāħ.

VERSETTO 93

æóãóäú ÃóÙúáóãõ ãöãøóäö ÇÝúÊóÑóì Úóáóì Çááøåö ßóÐöÈÇð Ãóæú ÞóÇáó ÇõæÍöíó Åöáóíøó æóáóãú íõæÍó Åöáóíúåö ÔóíúÁñ æóãóä ÞóÇáó ÓóÇõäúÒöáõ ãöËúáó ãó ÃóäúÒóáó Çááøåõ æóáóæú ÊóÑóì ÅöÐö ÇáÙøóÇáöãõæäó Ýöí ÛóãóÑóÇÊö ÇáúãóæúÊö æóÇáúãóáÂÆößóÉõ ÈóÇÓöØõæÇ ÃóíúÏöíåöãú ÃóÎúÑöÌõæÇ ÃóäúÝõÓóßõãõ Çáúíóæúãó ÊõÌúÒóæúäó ÚóÐóÇÈó Çáúåõæäö ÈöãóÇ ßõäÊõãú ÊóÞõæáõæäó Úóáóì Çááøåö ÛóíúÑó ÇáúÍóÞø æóßõäÊõãú Úóäú ÁóÇíóÇÊöåö ÊóÓúÊóßúÈöÑõæäó ﴿93﴾

93.       E chi è più iniquo di colui che inventa menzogne contro Allah, o dice: “M’è stato rivelato [qualcosa]!”, quando invece non gli è stato rivelato nulla? E [di] colui che dice: “[Anch’io] farò presto discendere qualcosa di simile a quello che Allah ha fatto discendere”? [Oh] se potessi vedere quando gli ingiusti cadranno nei vortici[69] della morte, mentre gli angeli distenderanno le mani [e diranno loro]: “Tirate fuori le vostre anime! Oggi sarete puniti con un castigo umiliante perché dicevate riguardo ad Allah ciò che non era vero, e perché v’insuperbivate dinanzi ai Suoi segni”

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano biasima i miscredenti che tacciavano di menzogna il sacro Corano e dicevano che avrebbero creato qualcosa di simile ad esso: “E chi è più iniquo di colui che inventa menzogne contro Allah…?”. Con questa domanda il sacro Verbo di Allah intende in realtà dire che nessuno è più iniquo di chi inventa menzogne contro Allah, o di chi si proclama falsamente profeta, dicendo mentitamente di avere ricevuto da Dio la rivelazione, o di chi considera la propria parola pari a quella del Signore Eccelso, dicendo ad esempio: “[Anch’io] farò presto discendere qualcosa di simile a quello che Allah ha fatto discendere”

Alcuni esegeti sostengono che questo versetto si riferisce ad ºAbdu-l-Lāh Bin Saºd Bin Abī Sarĥ, al quale un giorno il sommo Profeta (S) disse di scrivere le seguenti frasi del sacro Corano: “Wa laqad ķalaqna-l’insāna min sulālaŧi-mmin ţīn… ŝumma anša’nāhu ķalqan ãķar”[70], in quel momento ºAbdu-l-Lāh disse: “Fatabāraka-l-Lāhu Aĥsanu-l-ķāliqīn”, e il sommo Profeta (S) disse di aggiungere anche questa frase all’ultimo dei suddetti versetti, poiché anch’essa gli era stata rivelata da Dio, e faceva dunque parte di essi. Dopo questa vicenda, ºAbdu-l-Lāh Bin Saºd rinnegò la fede islamica, dicendo: “Se Muĥammad (S) è sicero, tutto ciò che è stato rivelato a lui, è stato rivelato anche a me, se invece mente, anch’io sono in grado di parlare come lui”. Fu allora che il sommo Profeta lo condannò a morte.

Il versetto prosegue dicendo: «[Oh] se potessi vedere quando gli ingiusti cadranno nei vortici della morte, mentre gli angeli distenderanno le mani [e diranno loro]: “Tirate fuori le vostre anime!”»

Alcuni esegeti interpretano la frase “tirate fuori le vostre anime” dicendo che gli angeli incaricati da Dio di prendere le loro anime e di farli morire diranno veramente ciò, anche se in realtà saranno loro a farli morire.

Altri esegeti sono invece dell’idea che con questa frase il sacro Corano vuole in realtà dire che gli angeli li sfideranno a liberarsi dal castigo divino.

Il versetto si conclude dicendo: “Oggi sarete puniti con un castigo umiliante perché dicevate riguardo ad Allah ciò che non era vero, e perché v’insuperbivate dinanzi ai Suoi segni”

VERSETTO 94

æóáóÞóÏú ÌöÆúÊõãõæäóÇ ÝõÑóÇÏóì ßóãóÇ ÎóáóÞúäóÇßõãú Ãóæøóáó ãóÑøóÉò æóÊóÑóßúÊõã ãóÇ ÎóæøóáúäóÇßõãú æóÑóÂÁó ÙõåõæÑößõãú æóãóÇ äóÑóì ãóÚóßõãú ÔõÝóÚóÂÁóßõãõ ÇáøóÐöíäó ÒóÚóãúÊõãú Ãóäøóåõãú Ýöíßõãú ÔõÑóßóÂÄõÇú áóÞóÏ ÊóÞóØøóÚó Èóíúäóßõãú æóÖóáøó Úóäßõã ãóÇ ßõäÊõãú ÊóÒúÚõãõæäó ﴿94﴾

94.       E in verità siete venuti a Noi da soli, come vi abbiamo creati la prima volta, e vi siete lasciati dietro le spalle ciò che vi avevamo dato. E non vediamo con voi i vostri intercessori, quelli che pensavate essere [nostri] soci riguardo a voi. In verità, i legami tra voi si sono spezzati, e s’è allontanato da voi ciò che pensavate [essere vostri intercessori e nostri soci riguardo a voi].

COMMENTO

Questo versetto narra le parole di Allah (o degli angeli, secondo quanto affermano alcuni esegeti) agli uomini, al momento della loro morte, o della loro resurrezione nel Giorno del Giudizio: “O uomini, siete ritornati a noi soli e a mani vuote, come il giorno che vi abbiamo creati negli uteri materni. Nessuno può aiutarvi, non avete alcun soccorritore oggi! Ora non avete né beni né figli né servi né ancelle né soccorritori!”. Insomma, risorgere sarà come essere creati di nuovo.

“…e vi siete lasciati dietro le spalle ciò che vi avevamo dato”

Avete lasciato alle vostre spalle i beni che vi avevamo dato durante la vostra vita terrena, e dei quali vi vantavate, e vi siete presentati dinanzi a noi carichi di peccato: altra gente si giova ora di quei beni, e voi dovete subire le tristi conseguenze dei vostri peccati, dovete subire il castigo divino!

“E non vediamo con voi i vostri intercessori…”

Quegli idoli, quei falsi dèi che pensavate essere nostri soci nel sostentarvi, nel determinare il vostro destino, che pensavate che sarebbero stati vostri intercessori il Giorno del Giudizio, ebbene, essi oggi non sono con voi, vi hanno abbandonato. Ora vedete che dalla loro adorazione non avete tratto alcun vantaggio, e che venerandoli vi siete dannati.

Questo versetto non si riferisce solo ai mušrikūn, ma a chiunque adori idoli e falsi dèi, e faccia affidamento su di essi, e si aspetti da essi favori ed intercessioni.

“In verità, i legami tra voi si sono spezzati”

Ogni legame s’è ora spezzato, ogni relazione interrotta e qualsiasi rapporto cessato.

“…e s’è allontanato da voi ciò che pensavate [essere vostri intercessori e nostri soci riguardo a voi]”

Le vostre assurde credenze sono finite in nulla. In verità, voi ora non sapete che fine hanno fatto gli idoli che voi consideravate vostri intercessori presso Allah, e che adoravate vanamente.

Alcuni esegeti interpretano quest’ultima frase nel seguente modo: “Voi consideravate menzogna il Giorno del Giudizio e la resa dei conti, ma ora questa vostra deviata opinione s’è allontanata da voi, è finita nel nulla”

Questo versetto esorta la gente a compiere le rette azioni (che salvano l’uomo e gli donano l’eterna beatitudine), e ad allontanare da sé la brama dei fallaci e fugaci beni del mondo, che non possono arrecare all’uomo alcun profitto nell’oltretomba.

VERSETTI 95 E 96

Åöäøó Çááøåó ÝóÇáöÞõ ÇáúÍóÈø æóÇáäøóæóì íõÎúÑöÌõ ÇáúÍóíøó ãöäó ÇáúãóíøÊö æóãõÎúÑöÌõ ÇáúãóíøÊö ãöäó ÇáúÍóíø Ðáößõãõ Çááøåõ ÝóÇóäøóì ÊõÄúÝóßõæäó ﴿95﴾  ÝóÇáöÞõ ÇöáÅöÕúÈóÇÍö æóÌóÚóáó Çááøóíúáó ÓóßóäÇð æóÇáÔøóãúÓó æóÇáúÞóãóÑó ÍõÓúÈóÇäÇð Ðáößó ÊóÞúÏöíÑõ ÇáúÚóÒöíÒö ÇáúÚóáöíãö ﴿96﴾

95.       In verità, Allah spacca il chicco ed il nocciolo, trae il vivo dal morto, ed è Colui che trae il morto dal vivo. Questo è Allah! Dove venite volti dunque?

96.       Egli è Colui che spacca l’alba, che della notte ha fatto un riposo, e del sole e della luna una misura [del tempo]. Questo è il taqdīr [la misura][71] dello ºAzīz [dell’Invincibile], dello ºAlīm [del Sapiente].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano espone ai mušrikūn una serie di argomenti basati sulle meraviglie della natura e sugli strabilianti provvedimenti divini.

“In verità, Allah spacca il chicco ed il nocciolo…”

Iddio fende i chicchi e i noccioli morti e secchi, e da essi fa nascere un vivo e rigoglioso germoglio, e lo trasforma in una pianta matura o un albero robusto. Alcuni sostengono che questa frase si riferisce al fatto che Iddio ha diviso alcuni chicchi e noccioli in due uguali metà, considerando questa Sua sacra opera una delle meraviglie della creazione. In ogni caso è Allah il sublime Creatore di ogni chicco e nocciolo esistente.

“…trae il vivo dal morto, ed è Colui che trae il morto dal vivo”

Iddio trae una viva, verde e rigogliosa pianta da un chicco morto, sbiadito, secco ed appassito, che trae a sua volta da una viva, verde e rigogliosa pianta. Gli Arabi chiamano “viva” una pianta verde e rigogliosa, e “morta” la pianta che sia stata recisa dalla radice o si sia rinsecchita. Ĥasan, Qutādaħ, Bin Zaid ed altri esegeti affermano che il versetto vuole dire che Iddio trae un essere vivente da un seme senza vita, e dagli esseri viventi trae un seme senza vita.[72]

“Questo è Allah! Dove venite volti dunque?”

Tutto ciò è opera di Allah! Perché dunque vi allontanate dalla verità, e ignorate queste chiare prove seguendo il falso? Perché non riflettete per comprendere che è indegno attribuire soci e pari al Dio Unico, che vi sostenta generosamente e fende i chicchi e i semi donandovi i frutti della terra?

“Egli è Colui che spacca l’alba”

Iddio fende con la prima luce del giorno le tenebre della notte. Questa è l’interpretazione che la maggior parte degli esegeti dà di questa frase, mentre Bin ºAbbās la interpreta nel seguente modo: “Allah è il creatore dell’alba”

“…che della notte ha fatto un riposo…”

La maggior parte degli esegeti, fra i quali Bin ºAbbās, interpreta questa frase nel seguente modo: “Iddio ha fatto della notte un mezzo con il quale voi potete risposare e trovare requie”. Questo è un altro dei grandi doni del Signore Eccelso, il Quale ha creato il giorno per il lavoro e la notte per il riposo. L’alternarsi del giorno e della notte è inoltre una delle chiare prove della Sua onnipotenza.

“…e del sole e della luna una misura [del tempo]…”

Allah ha messo in movimento il sole e la luna sulle loro orbite. Il sole misura il tempo e lo divide in dodici mesi, con i quali si suddivide un completo anno solare, composto da 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi, mentre la luna dà luogo ai mesi e agli anni lunari. Nella vita dell’uomo il computo dei giorni, dei mesi e degli anni si basa sui movimenti del sole e della luna: Il sole e la luna [si muovono] secondo calcolo [preciso]”[73], “…il sole e la luna, ciascuno naviga in un’orbita”[74]

Iddio, attraverso questa frase, ricorda che i precisi movimenti del sole e della luna sono utili sia per la vita materiale dell’uomo, scambi, commerci, contratti ecc., sia per quella spirituale, il tempo della preghiera, del digiuno, del pellegrinaggio ecc.

Il versetto si conclude dicendo: “Tutto ciò – lo spaccarsi della notte attraverso le prime luci del mattino, il riposo notturno, il sole e la luna come mezzi per computare il tempo – sono sacri provvedimenti e misure del Signore Eccelso, l’Invincibile, il Sapiente”

VERSETTI 97 E 98

æóåõæó ÇáøóÐöí ÌóÚóáó áóßõãõ ÇáäøõÌõæãó áöÊóåúÊóÏõæÇ ÈöåóÇ Ýöí ÙõáõãóÇÊö ÇáúÈóÑø æóÇáúÈóÍúÑö ÞóÏú ÝóÕøóáúäóÇ ÇáÇóíóÇÊö áöÞóæúãò íóÚúáóãõæäó ﴿97﴾  æóåõæó ÇáøóÐöí ÃóäúÔóÇóßõãú ãöä äóÝúÓò æóÇÍöÏóÉò ÝóãõÓúÊóÞóÑøñ æóãõÓúÊóæúÏóÚñ  ÞóÏú ÝóÕøóáúäóÇ ÇáÇóíóÇÊö áöÞóæúãò íóÝúÞóåõæäó ﴿98﴾

97.       Ed Egli è Colui che ha fatto per voi le stelle, affinché con esse possiate guidarvi nelle tenebre della terra [terraferma] e del mare. Noi abbiamo invero esposto dettagliatamente i [Nostri] segni per la gente che sa.

98.       Ed Egli è Colui che vi ha creato da una sola persona, e [vi ha dato] una sede e un deposito. Noi abbiamo invero esposto dettagliatamente i [Nostri] segni per la gente che comprende.

COMMENTO

Il sacro Corano continua qui il discorso iniziato nei versetti precedenti, esponendo altri argomenti dimostranti l’unicità divina.

“Ed Egli è Colui che ha fatto per voi le stelle, affinché con esse possiate guidarvi…”

Iddio che ha creato per voi le stelle affinché possiate guidarvi di notte, in terra e in mare, servendovi della loro luce, del loro sorgere e tramontare, e delle loro posizioni.

Alcuni affermano che la frase “affinché con esse possiate guidarvi” non vuole dire che le stelle sono state create solo per guidare l’uomo di notte, durante i suoi viaggi, poiché Iddio ha creato le stelle per recare innumerevoli ed importanti vantaggi alle Sue creature.

Il tafsīr di Alì Bin Ibrāhīm sostiene che in questo versetto il temine “stelle” indica la santa Ahlu-l-bayt (A).

Il primo versetto in esame si conclude dicendo: “Noi abbiamo invero esposto dettagliatamente i [Nostri] segni per la gente che sa”

Il secondo versetto in esame si apre dicendo: “Ed Egli è Colui che vi ha creato da una sola persona”. Iddio ci ha creato da una sola persona, dal nobile profeta Adamo (A), e ha creato nostra madre Eva da Adamo. Questo è invero uno dei grandi doni che il Signore Eccelso ha concesso all’umanità: la consapevolezza di derivare da un unico padre porta gli uomini ad amarsi e rispettarsi.

“…e [vi ha dato] una sede e un deposito…”

Voi avete una sede negli uteri materni e una dimora nelle tombe fino a quando sarete resuscitati. In altre parole, Iddio ha stabilito per voi una sede in questa terra e un posto nell’aldilà.

“Noi abbiamo invero esposto dettagliatamente i [Nostri] segni per la gente che comprende”

Perché questo versetto dice che Allah ha esposto dettagliatamente le Sue prove e i Suoi argomenti per coloro che comprendono? La ragione di ciò è che solo coloro che comprendono e che sono dotati di sano intelletto possono giovarsi dei segni e delle prove divine, dei chiari e salvifici argomenti del Verbo di Allah, come del resto, solo i veri timorati di Allah possono trarre beneficio dalla sacra guida del nobile Corano. Allah conclude questo versetto con una frase assai simile a quella che conclude il versetto precedente, per far notare che ognuno dei concetti espressi in questi due versetti è degno di essere studiato e valutato attentamente, ed è una prova dell’unicità divina.

VERSETTO 99

æóåõæó ÇáøóÐöí ÃóäÒóáó ãöäó ÇáÓøóãÂÁö ãóÂÁð ÝóÇóÎúÑóÌúäóÇ Èöåö äóÈóÇÊó ßõáø ÔóíúÁò  ÝóÇóÎúÑóÌúäóÇ ãöäúåõ ÎóÖöÑÇð äõÎúÑöÌõ ãöäúåõ ÍóÈøÇð ãõÊóÑóÇßöÈÇð æóãöäó ÇáäøóÎúáö ãöä ØóáúÚöåóÇ ÞöäúæóÇäñ ÏóÇäöíóÉñ æóÌóäøóÇÊò ãöä ÃóÚúäóÇÈò  æóÇáÒøóíúÊõæäó æóÇáÑøõãóÇäó ãõÔúÊóÈöåÇð æóÛóíúÑó ãõÊóÔóÇÈöåò ÇäúÙõÑõæÇ Åöáóì ËóãóÑöåö ÅöÐó ÃóËúãóÑó æóíóäúÚöåö Åöäøó Ýöí Ðóáößõãú áÇóíóÇÊò áöÞóæúãò íõÄúãöäõæäó ﴿99﴾

99.       Ed Egli è Colui che fa discendere acqua dal cielo, con la quale abbiamo dunque estratto ogni [tipo di] pianta, dalla quale abbiamo dunque estratto della verzura, dalla quale abbiamo estratto grani agglomerati; e dalla palma da datteri, dalla sua spata, grappoli vicini; e [da essa abbiamo altresì estratto] giardini d’uva, d’oliva e granata, simili e dissimili. Osservate il suo frutto quando dà frutti, e [osservate] la sua maturazione. In verità, in ciò vi sono segni per gente che crede.

COMMENTO

Il sacro Corano, dopo aver esposto diversi argomenti dimostranti l’unicità divina, in questo versetto afferma: “Allah attraverso le nuvole manda agli uomini la pioggia, con la quale estrae dalla terra ogni tipo di pianta. In altre parole il cibo necessario al sostentamento e alla crescita dei bestiami, degli animali selvatici, degli uccelli e degli uomini deriva dall’acqua che Iddio fa discendere dal cielo”. In base a questa interpretazione, bisogna dare all’espressione «nabāta kulli šay’»[75] il significato di “ciò attraverso il quale ogni cosa cresce e si sviluppa”. È poi possibile che il versetto voglia dire che Iddio attraverso la pioggia ha fatto crescere ogni tipo di pianta, e con questa interpretazione, la suddetta espressione assume il significato di “ogni tipo di pianta”. In ogni caso, l’acqua è la causa della comparsa e della crescita e dello sviluppo delle piante e degli esseri animati.

“…dalla quale abbiamo dunque estratto della verzura…”

Noi abbiamo estratto dall’acqua (o dalle piante) della verzura, e da essa abbiamo estratto grani, semi e spighe (come la spiga di grano, il sesamo ecc.), e dalla spata della palma da datteri abbiamo estratto grappoli che spesso sono vicini e a portata di mano.

Alcuni esegeti affermano che il versetto con la parola “dāniyaħ”, da noi tradotta “vicini”, vuole dire che a causa dell’abbondanza e pesantezza dei frutti della palma da datteri, i suoi grappoli sono vicini al suolo.

Nonostante anche i frutti di alcuni altri alberi siano dotati, come la palma da datteri, di scorza e guaina, ebbene, malgrado ciò, Iddio, in questo versetto parla solo della palma da datteri per il fatto che i frutti di questo albero sono più nutrienti e contengono una maggiore quantità di vitamine.

“…e [da essa abbiamo altresì estratto] giardini d’uva, d’oliva e granata…”

E tramite l’acqua abbiamo estratto dalla terra i giardini d’uva, d’oliva e granata. La ragione per la quale il sacro Corano cita l’oliva e la granata l’una accanto all’altra, è che secondo gli Arabi i rami degli alberi di ambedue questi frutti sono circondati da un’infinità di foglie.

“…simili e dissimili…”

Gli alberi si assomigliano, ma sono dissimili fra di loro per il sapore dei loro frutti. Alcuni interpretano questa espressione nel seguente modo: “Le loro foglie s’assomigliano, mentre i loro frutti sono dissimili”, ma è meglio dire: “Tutte queste cose sono simili sotto certi aspetti e dissimili sotto altri”

“Osservate il suo frutto…”

Qui il sacro Corano c’invita a riflettere sulle fasi dello sviluppo dei frutti (da quando nascono e spuntano sui rami degli alberi a quando giungono a maturazione completa, e diventano pronti per essere gustati ed assaggiati dagli uomini) per farci comprendere che esiste un Creatore che crea e guida tutto ciò e ogni altra cosa esistente nell’universo.

“In verità, in ciò vi sono segni per gente che crede”

Certo, nella creazione dei diversi tipi di frutti e piante, considerando le importanti differenze esistenti fra di essi, vi sono dei chiari segni per i credenti, vi sono delle chiare prove dell’esistenza del Creatore Sublime.

VERSETTO 100

æóÌóÚóáõæÇ áöáøåö ÔõÑóßóÂÁ ÇáúÌöäøó æóÎóáóÞóåõãú æóÎóÑóÞõæÇ áóåõ Èóäöíäó æóÈóäóÇÊò ÈöÛóíúÑö Úöáúãò ÓõÈúÍóÇäóåõ æóÊóÚóÇáóì ÚóãøóÇ íóÕöÝõæäó ﴿100﴾

100.  Hanno attribuito ad Allah dei soci appartenenti ai jinn, mentre è Lui che li ha creati. E Gli hanno inventato, senza nulla sapere, figli e figlie. Egli è puro ed immune [dall’avere gli attributi delle Sue creature], ed è superiore a ciò che essi descrivono.

COMMENTO

In questo versetto e nei successivi, il sacro Corano espone e confuta alcune delle deviate credenze dei mušrikūn e dei seguaci delle false religioni.

Il versetto inizia dicendo: “Hanno attribuito ad Allah dei soci appartenenti ai jinn, mentre è Lui che li ha creati”. Certo, com’è possibile che una creatura sia pari e socia del suo creatore? In effetti, la società è segno di parità, ed è impossibile che una creatura sia pari al suo creatore.

Poi il sacro Corano ricorda un’altra delle deviate credenze di questa empia gente, dicendo: “E Gli hanno inventato, senza nulla sapere, figli e figlie”. In realtà, la migliore prova per confutare questo tipo di credenze è quella che può essere dedotta dall’espressione “senza nulla sapere”: essi non hanno nessuna prova né segno alcuno per dimostrare le loro empie affermazioni e le loro assurde e deviate credenze.

Ma chi erano le genti che credevano che Dio avesse figli e figlie? A tal proposito, il sacro Corano, in altri suoi versetti, ricorda il nome di due gruppi: i cristiani, che credevano (e credono tuttora) che il santo profeta Gesù fosse figlio di Dio, e i giudei, che considerano ºUzayr figlio di Dio. Dal trentesimo versetto della sura At-tawbaħ si deduce che i cristiani ed i giudei non sono stati gli unici a credere che Dio avesse figli.

Quanto invece a coloro che credevano che Iddio avesse delle figlie, lo stesso sacro Corano, nella sura Az-zuķruf (versetto 19), afferma che alcuni mušrikūn credevano che gli angeli fossero le figlie di Dio.

Alla fine del versetto il sacro Corano nega decisamente tutte queste superstizioni e false credenze, dicendo: “Egli è puro e immune [dall’avere gli attributi delle Sue creature], ed è superiore a ciò che essi descrivono”

VERSETTI 101 E 102

ÈóÏöíÚõ ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö Ãóäøóì íóßõæäõ áóåõ æóáóÏñ æóáóãú Êóßõä áóåõ ÕóÇÍöÈóÉñ æóÎóáóÞó ßõáøó ÔóíúÁò æóåõæó Èößõáø ÔóíúÁò Úóáöíãñ ﴿101﴾  Ðóáößõãõ Çááøåõ ÑóÈøõßõãú á Åöáåó ÅöáÇøó åõæó ÎóÇáöÞõ ßõáø ÔóíúÁò ÝóÇÚúÈõÏõæåõ æóåõæó Úóáóì ßõáø ÔóíúÁò æóßöíáñ ﴿102﴾

101.  Creatore nuovo dei cieli e della terra! Come potrebbe avere un figlio, quando non ha alcuna compagna, e ha creato ogni cosa, e tutto conosce?

102.  Questo è Allah, vostro Signore, non c’è altra divinità all’infuori di Lui, creatore di tutte le cose. AdorateLo dunque! Ed Egli è su ogni cosa wakīl [custode].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano continua a confutare le deviate credenze ricordate nel versetto precedente, dicendo: “Creatore nuovo dei cieli e della terra!”

“Badīº” (da noi tradotto con “creatore nuovo”) è colui che crea qualcosa dal nulla, senza servirsi di nulla né basarsi su qualcosa di precedentemente esistente.

Il versetto aggiunge poi: “Come potrebbe avere un figlio, quando non ha alcuna compagna”. Che bisogno ha di avere una sposa, una compagna? Può forse avere una compagna? E chi potrebbe essere la Sua sposa, dal momento che ogni essere, all’infuori di Lui, è creatura, dal momento che Egli non ha né pari né soci?

Il versetto si conclude ricordando nuovamente che Egli è il creatore di ogni cosa esistente, e che è onnisciente: “…e ha creato ogni cosa, e tutto conosce”

Il sacro Corano, dopo aver ricordato che è Iddio il creatore di ogni cosa, che Egli crea ogni cosa dal nulla, che Egli è completamente e assolutamente immune dall’avere ogni attributo umano, e che non ha alcun bisogno di avere figli, e che conosce e può tutto, ebbene, dopo aver ricordato tutte queste importanti verità sul Signore Eccelso, nel secondo versetto in esame, dice: “Questo è Allah, vostro Signore, non c’è altra divinità all’infuori di Lui, creatore di tutte le cose. AdorateLo dunque!”

Il versetto si conclude esortando la gente ad abbandonare ogni forma di širk, e a fare assegnamento solo ed esclusivamente su Allah: “Ed Egli è su ogni cosa wakīl [custode]”

VERSETTO 103

áÇ ÊõÏúÑößõåõ ÇáÃóÈúÕóÇÑõ æóåõæó íõÏúÑößõ ÇáÃóÈúÕóÇÑó æóåõæó ÇááøóØöíÝõ ÇáúÎóÈöíÑõ ﴿103﴾

103.  Gli occhi non Lo comprendono, ed Egli comprende gli occhi, ed Egli è il Laţīf [76], il Ķabīr [l’Informato].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano per dimostrare che Iddio domina e vigila ogni cosa, e che non è limitato come le Sue creature, afferma: “Gli occhi non Lo comprendono, ed Egli comprende gli occhi, ed Egli è il Laţīf, il Ķabīr [l’Informato]”. Certo, Egli sa perfettamente ciò che è bene e ciò che è male per le Sue creature, conosce precisamente i loro reali bisogni, ed è benefico e benevolo nei loro confronti. In verità, non è possibile proteggere e guidare ogni cosa esistente senza possedere questi attributi.

Il sano intelletto dimostra che Iddio non è visibile, poiché solo i corpi e le loro qualità sono visibili, e il Signore Eccelso non appartiene a nessuna di queste due categorie. Ciò che è visibile possiede imprescindibilmente luogo, direzione e materia, e il Signore Altissimo non è in nessun luogo, non ha alcuna direzione, ed è completamente estraneo alla materia. Egli è l’Essere Infinito, ed è perciò infinitamente superiore al mondo della materia, nel quale ogni cosa è finita e limitata.

Una tradizione dell’ottavo santo Imam c’insegna che in questo versetto il termine “occhi” indica gli occhi interiori, quelli del cuore: l’Infinito è superiore alla limitata immaginazione e al finito pensiero dell’uomo, e comprende ogni cosa esistente (fra cui l’immaginazione e il pensiero degli uomini).[77]

VERSETTO 104

ÞóÏú ÌóÂÁóßõã ÈóÕóÂÆöÑõ ãöä ÑóÈøßõãú Ýóãóäú ÃóÈúÕóÑó ÝóáöäóÝúÓöåö æóãóäú Úóãöíó ÝóÚóáóíúåöÇ æóãóÂ ÃóäóÇú Úóáóíúßõãú ÈöÍóÝöíÙò ﴿104﴾

104.  In verità, vi sono giunti dei başã’ir[78] dal vostro Signore. Chi dunque è diventato vedente [nel cuore], ebbene, è a suo vantaggio, e chi è diventato cieco [nel cuore], ebbene, è a suo danno, ed io non sono vostro custode.

COMMENTO

“Başã’ir” è il plurale di “başīraħ”, e qui denota le prove e gli argomenti divini che illuminano l’uomo guidandolo alla verità e alla vera natura delle cose.

Essere in grado di vedere ed accettare la verità è un dono di Dio, e reca immenso vantaggio all’uomo; chi invece si priva di questo dono si danneggia, lo fa a suo svantaggio. Da questo versetto è possibile dedurre che l’uomo ha libero arbitrio, ed è libero di scegliere fra il bene e il male, l’utile e il danno.

Iddio ordina poi al Suo Messaggero di dire ai miscredenti: “Io non sono vostro custode, sono solo un ammonitore divino, e il vostro custode è Allah”

VERSETTO 105

æóßóÐáößó äõÕóÑøÝõ ÇáÇóíóÇÊö æóáöíóÞõæáõæÇ ÏóÑóÓúÊó æóáöäõÈóíøäóåõ áöÞóæúãò íóÚúáóãõæäó ﴿105﴾

105.  Così volgiamo [esponiamo in vari modi] i [Nostri] segni, affinché non abbiano a dire: “Li hai studiati[79]“, e per esporli alla gente che sa.

COMMENTO

Il versetto in esame inizia ribadendo il concetto espresso all’inizio del versetto precedente (e cioè che l’uomo è libero di scegliere fra il bene e il male, l’utile e il danno, la retta via e la via della perdizione): «Così esponiamo in vari modi i Nostri segni e le Nostre chiare prove, affinché alcuni non si oppongano irragionevolmente dicendo: “Li hai imparati dagli altri (dagli ebrei, dai cristiani, dalle loro scritture)”, e per esporli alla gente dotata di scienza»

VERSETTO 106

ÇÊøóÈöÚú ãó ÇõæúÍöíó Åöáóíúßó ãöä ÑóÈøßó á Åöáåó ÅöáÇøó åõæó æóÃóÚúÑöÖú Úóäö ÇáúãõÔúÑößöíäó ﴿106﴾

106.  Segui ciò che ti è stato rivelato dal tuo Signore, non c’è altra divinità all’infuori di Lui, e abbandona i mušrikīn!

COMMENTO

In questo versetto Iddio espone il comportamento che il sommo Profeta deve assumere di fronte all’ostinatezza, all’ostilità e alle calunnie dei suoi nemici: “O Profeta, tu hai il dovere di seguire ciò che ti ha rivelato il tuo Signore – l’unica divinità esistente – e di abbandonare i mušrikūn e non badare alle loro ciance”

Iddio con questo versetto volle in realtà rincuorare il Suo Messaggero ed esortarlo a continuare ad eseguire la sua sacra missione con l’assoluta decisione e fermezza con la quale l’aveva eseguita fino a quel momento.

VERSETTO 107

æóáóæú ÔóÂÁó Çááøåõ ãó ÃóÔúÑóßõæÇ æóãóÇ ÌóÚóáúäóÇßó Úóáóíúåöãú ÍóÝöíÙÇð æóãó ÃóäúÊó Úóáóíúåöã Èöæóßöíáò ﴿107﴾

107.  E se Allah avesse voluto, non [Gli] avrebbero attribuito alcun socio, e non ti abbiamo fatto loro custode, e tu non sei il loro responsabile.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano ribadisce nuovamente che Iddio non intende obbligare alla fede i mušrikūn, ricordando però che se Egli avesse voluto, essi non si sarebbero traviati, non gli avrebbero attribuito nessun socio; tuttavia Egli li ha creati liberi di scegliere fra la fede e la miscredenza, ed essi hanno scelto la miscredenza e il politeismo.

Il versetto in esame ribadisce inoltre che il Signore Altissimo non ha costituito il sommo Profeta custode di quella empia gente, e che egli non ha nessuna responsabilità riguardo a loro, e non è obbligato a forzarli alla fede.

Dal tono di questo sacro versetto è possibile comprendere che la nobile religione islamica non obbliga nessuno a credere in Dio e nei principi fondamentali della fede; spiega piuttosto con assoluta chiarezza i suoi solidi argomenti alla gente e la lascia libera di credere o meno: una fede imposta non ha alcun valore!

VERSETTO 108

æóáÇÊóÓõÈøõæÇ ÇáøóÐöíäó íóÏúÚõæäó ãöä Ïõæäö Çááøåö ÝóíóÓõÈøõæÇ Çááøåó ÚóÏúæðÇ ÈöÛóíúÑö Úöáúãò ßóÐóáößó ÒóíøóäøóÇ áößõáø ÇõãøóÉò Úóãóáóåõãú Ëõãøó Åöáóì ÑóÈøåöãú ãóÑúÌöÚõåõãú ÝóíõäóÈøÆõåõãú ÈöãóÇ ßóÇäõæÇ íóÚúãóáõæäó ﴿108﴾

108.  E non insultate quelli [i dei] che essi [i mušrikīn] invocano all’infuori di Allah, ché [in tal caso] essi insulteranno Allah, per ostilità ed insipienza. Così abbiamo reso bello a [gli occhi di] ogni nazione il suo operato. Poi, al loro Signore è il loro ritorno, Egli dunque li informerà di ciò che facevano.

COMMENTO

In questo versetto Allah ordina ai mussulmani di non insultare i dèi che gli empi mušrikūn invocano all’infuori di Lui, ché, in tal caso, essi insulteranno il loro Signore, per ostilità ed insipienza.

In alcune tradizioni islamiche leggiamo che alcuni credenti, fortemente afflitti e risentiti per il problema dell’idolatria, a volte ingiuriavano gli idoli adorati ed invocati dagli empi idolatri. Il sacro Corano vietò esplicitamente questo errato comportamento, invitando i mussulmani ad essere educati e a non esprimersi mai con parole turpi, persino nei riguardi delle più traviate forme di culto come l’idolatria, poiché non è possibile invitare alla verità con atti e parole turpi ed ingiuriose.

In ogni caso, sappiate che così abbiamo reso bello agli occhi di ogni nazione il suo operato, conformemente alla loro natura, ma allo stesso tempo abbiamo anche fatto loro conoscere la verità, affinché la seguissero e la mettessero in pratica, e si tenessero lontani dal male.

VERSETTO 109

æóÃóÞúÓóãõæÇ ÈöÇááøåö ÌóåúÏó ÃóíúãóÇäöåöãú áóÆöä ÌóÂÁóÊúåõãú ÁóÇíóÉñ áóíõÄúãöäõäøó ÈöåóÇ Þõáú ÅöäøóãóÇ ÇáÇóíóÇÊõ ÚöäÏó Çááøåö æóãóÇ íõÔúÚöÑõßõãú Ãóäøóåó ÅöÐóÇ ÌóÂÁóÊú áÇóíõÄúãöäõæäó ﴿109﴾

109.  E hanno giurato in massima solennità che se fosse giunto loro un segno vi avrebbero sicuramente creduto. Di’: “In verità, i segni sono presso Allah”. E chi vi dice che se venissero [i segni] essi [vi] crederebbero?

COMMENTO

Alcuni miscredenti appartenenti alla tribù dei Qurayš vennero dal sommo Profeta (S) e dissero: “Se anche tu farai miracoli come Mosè e Gesù, noi crederemo in te”. Il Profeta (S) disse: “Che cosa devo fare?”. Quegli empi gli fecero assurde e idiote richieste, quali trasformare in oro uno dei monti della Mecca, resuscitare tutti i loro morti e poter vedere Allah e gli angeli. Giurarono che avrebbero prestato fede se il Profeta (S) li avesse esauditi. Iddio fece allora discendere il santo Gabriele (A) con il presente versetto, ricordando che solo Allah può decidere quando e come devono essere fatti i miracoli, e che essi non possono di certo dipendere dai desideri delle Sue creature, soprattutto da quelli degli empi. Gabriele (A) disse al sommo Profeta (S): “O Profeta, sarai esaudito se lo vorrai, ma se si rifiuteranno ancora di prestare fede saranno tutti duramente puniti e annientati; se invece non baderai alle loro pretese e li abbandonerai, forse in futuro alcuni di loro si pentiranno e presteranno fede”. Il sommo Profeta (S) accettò la seconda proposta e fu così rivelato il versetto in esame.

VERSETTO 110

æóäõÞóáøÈõ ÃóÝúÆöÏóÊóåõãú æóÃóÈúÕóÇÑóåõãú ßóãóÇ áóãú íõÄúãöäõæÇ Èöåö Ãóæøóáó ãóÑøóÉò æóäóÐóÑõåõãú Ýöí ØõÛúíóÇäöåöãú íóÚúãóåõæäó ﴿110﴾

110.  E Noi sconvolgiamo i loro cuori e i loro occhi, [di conseguenza essi non crederanno in essi] come non vi hanno creduto la prima volta, e li abbandoneremo nella loro ribellione affinché siano erranti.

COMMENTO

Qui Iddio annuncia la punizione di questi empi, dicendo: “E Noi sconvolgiamo i loro cuori e i loro occhi”. In altre parole, questo nobile versetto vuole dire che Iddio conosce perfettamente i segreti nascosti nei cuori degli uomini, il tradimento dei loro occhi; Egli osserva e conosce la loro ipocrisia, sa bene che essi manifestano cosa diversa da quella che hanno nei loro cuori. Essi dunque non crederebbero nemmeno se venissero realizzati tutti i miracoli da loro richiesti, come non credettero i loro antenati, quando il Signore Eccelso rivelò loro i Suoi segni. È per questo che Iddio li abbandona nella loro ribellione affinché continuino ad errare e a camminare sul sentiero del male, che conduce inevitabilmente alla dannazione eterna.

VERSETTO 111

æóáóæú ÃóäøóäóÇ äóÒøóáúäó Åöáóíúåöãõ ÇáúãóáÂÆößóÉó æóßóáøóãóåõãõ ÇáúãóæúÊóì æóÍóÔóÑúäóÇ Úóáóíúåöãú ßõáøó ÔóíúÁò ÞõÈõáÇð ãóÇ ßóÇäõæÇ áöíõÄúãöäõæÇ ÅöáÂøó Ãóä íóÔóÂÁó Çááøåõ æóáóßöäøó ÃóßúËóÑóåõãú íóÌúåóáõæäó ﴿111﴾

111.  v E se avessimo fatto discendere gli angeli verso di loro, e i morti avessero parlato con loro, e avessimo radunato tutte le cose dinanzi a loro, non avrebbero creduto [lo stesso], a meno che Allah non voglia, ma i più di loro ignorano!

COMMENTO

L’obbietivo perseguito da questi ultimi versetti è quello di esporre il fatto che alcune delle persone che chiedono ai profeti e alle guide divine di compiere bizzarri od impossibili miracoli, non sono in buona fede, non intendono con ciò conoscere ed accettare la verità.

In questo versetto il sacro Corano afferma apertamente: “E se avessimo fatto discendere gli angeli verso di loro, e i morti avessero parlato con loro, e avessimo radunato tutte le cose dinanzi a loro, non avrebbero creduto [lo stesso]”

Poi ribadisce il concetto dicendo che essi possono diventare credenti solo nel caso in cui Iddio voglia obbligarli alla fede: “…a meno che Allah non voglia…”, ed è ovvio che una simile fede non avrebbe comunque alcun valore e non sarebbe in grado di perfezionere ed elevare spiritualmente l’uomo com’è in grado di fare la fede prestata volontariamente.

Il versetto si conclude aggiungendo: “…ma i più di loro ignorano”

VERSETTO 112

æóßóÐóáößó ÌóÚóáúäóÇ áößõáø äóÈöíøò ÚóÏõæøÇð ÔóíóÇØöíäó ÇáÅöäúÓö æóÇáúÌöäø íõæÍöí ÈóÚúÖõåõãú Åöáóì ÈóÚúÖò ÒõÎúÑõÝó ÇáúÞóæúáö ÛõÑõæÑÇð æóáóæú ÔóÂÁó ÑóÈøõßó ãóÇ ÝóÚóáõæåõ ÝóÐóÑúåõãú æóãóÇ íóÝúÊóÑõæäó ﴿112﴾

112.  E così per ogni profeta stabilimmo un nemico, diavoli [appartenenti agli] uomini e [ai] ginn, che, in segreto, si dicono a vicenda adorne [menzognere] parole al fine di ingannare. E se il tuo Signore avesse voluto, non l’avrebbero fatto. Abbandonali dunque con ciò [con le menzogne] che inventano.

COMMENTO

In precedenza abbiamo detto che il nobile Muĥammad (S) non fu il solo profeta ad avere nemici ostinati ed arroganti, ed ora, in questo versetto, leggiamo: “E così per ogni profeta stabilimmo un nemico, diavoli [appartenenti agli] uomini e [ai] ginn”

L’opera di questi nemici consisteva nel dirsi in segreto adorne e menzognere parole al fine d’ingannare la gente. E se Allah avesse voluto non avrebbero potuto comportarsi in questo modo, ma Allah non ha voluto, poiché voleva che gli uomini fossero liberi di scegliere, per provarli e dare così loro la possibilità di crescere ed elevarsi spiritualmente. È per questo che alla fine del versetto Iddio Altissimo ordina al Suo Messaggero di ignorare del tutto questi empi nemici: “Abbandonali dunque con ciò [con le menzogne] che inventano”

VERSETTO 113

æóáöÊóÕúÛóì Åöáóíúåö ÃóÝúÆöÏóÉõ ÇáøóÐöíäó áÇóíõÄúãöäõæäó ÈöÇáÇóÎöÑóÉö æóáöíóÑúÖóæúåõ æóáöíóÞúÊóÑöÝõæÇ ãóÇ åõã ãõÞúÊóÑöÝõæäó ﴿113﴾

113.  E affinché i cuori di coloro che non credono nell’aldilà se ne convincano, se ne compiacciano, e facciano quello che possono fare.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano espone gli effetti e le conseguenze dell’opera di traviamento degli empi nemici dei Profeti, dei quali ha parlato nel versetto precedente, dicendo: “Alla fine questi protervi nemici travieranno coloro che non credono nell’aldilà, i quali daranno ascolto alle loro empie parole, e i loro cuori le accetteranno, e se ne compiaceranno, e finiranno per commettere i più turpi peccati”

VERSETTO 114

ÃóÝóÛóíúÑó Çááøåö ÃóÈúÊóÛöí ÍóßóãÇð æóåõæó ÇáøóÐöí ÃóäúÒóáó Åöáóíúßõãõ ÇáúßöÊóÇÈó ãõÝóÕøóáÇð æóÇáøóÐöíäó ÁóÇÊóíúäóÇåõãõ ÇáúßöÊóÇÈó íóÚúáóãõæäó Ãóäøóåõ ãõäóÒøóáñ ãöä ÑóÈøßó ÈöÇáúÍóÞø ÝóáÇ Êóßõæäóäøó ãöäó ÇáúãõãúÊóÑöíäó ﴿114﴾

114.  Dovrei forse cercare altro arbitro che Allah, mentre Egli è Colui che ha fatto discendere verso di voi questo libro [spiegato] dettagliatamente? E coloro ai quali abbiamo dato il Libro, sanno che esso è stato fatto discendere da parte del tuo Signore in verità. Non essere dunque dei mumtarīn[80].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano conclude dicendo: “Con tutti i chiari segni che Iddio ha mostrato alla gente in materia di tawĥīd [unicità divina], dovrei forse cercare altro arbitro che Allah, mentre Egli è Colui che ha fatto discendere verso di voi questo libro [spiegato] dettagliatamente?”

Poi aggiunge: “Oltre a te, o Profeta, e ai mussulmani, anche coloro ai quali abbiamo dato il Libro, giudei e cristiani, sanno che esso è stato fatto discendere dal tuo Signore in verità. Non dubitare dunque!”

VERSETTO 115

æóÊóãøóÊú ßóáöãóÊõ ÑóÈøßó ÕöÏúÞÇð æóÚóÏúáÇð áÇãõÈóÏøáó áößóáöãóÇÊöåö æóåõæó ÇáÓøóãöíÚõ ÇáúÚóáöíãõ ﴿115﴾

115.  E s’è compiuta la parola del tuo Signore [il Corano] in sincerità e giustizia. Non v’è alcun mubaddil[81] per le Sue parole, ed è Egli il Samīº [Colui che Sente], lo ºAlīm [il Sapiente].

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano afferma: “E s’è compiuta la parola del tuo Signore in sincerità e giustizia”

Il termine “kalimaħ”, “parola”, indica qui il sacro Verbo di Allah, il nobile Corano, lo prova il fatto che i versetti precedenti parlavano di esso.

In realtà il versetto dice che non v’è alcun dubbio intorno al sacro Corano, che esso è sotto ogni aspetto completo e privo di difetti, e che le storie e le notizie da esso narrate sono tutte giuste e vere, e che le sue leggi sono tutte eque.

Alcuni esegeti dimostrano l’inalterabilità del sacro Corano servendosi di questo nobile versetto, interpretando la frase “lā mubaddila li kalimātih” [da noi tradotta “non v’è alcun mubaddil per le Sue parole”] nel seguente modo: nessuno può alterare e cambiare il Suo Verbo, il sacro Corano, nessuno può mutare le parole in esso contenute,  né le storie e le notizie da esso narrate, e nemmeno le leggi da esso portate; questo glorioso libro, che dovrà guidare gli uomini fino alla fine del mondo, rimarrà costantemente al sicuro dalle trame dei traditori e di coloro che vorranno falsificarlo.


[1] S = Şalla-l-Lāhu °alayhi wa °alā Ãlihi wa sallam = Che Allah benedica e doni pace a lui e alla sua Famiglia.

[2] A = °Alayhi, °alayhā, °alayhimā, °alayhim… salāmu-l-Lāh = Che la pace di Allah sia su di lui, su di lei, su di loro…

[3] Biĥāru-l’anwār, vol. 91, pag. 348.

[4] Tafsīr “ºAyyāšiyy”, vol. 1, pag. 353. Tafsīru-l-burhān, vol. 1, pag. 514.

[5] Tafsīr di Alì Bin Ibrāhīm.

[6] Tafsīru-l-kāšif

[7] Nūru-ŝ-ŝaqalayn, vol. 1, pag. 701.

[8] SwT = Subĥānahu wa Ta°ālā.

[9] Al-mīzān e “Faķr Rāziyy”

[10] Del nobile profeta Muĥammad (S).

[11] “Fi Żilāl”

[12] Ibid.

[13] Corano VII:156

[14] O “dimora”

[15] Coloro che attribuiscono šurakã’ [soci, pari] ad Allah

[16] Majmaºu-l-bayān, Nūru-ŝ-ŝaqalayn.

[17] Tafsīr Aş-şāfī e Al-kāfī [tradizione dell’imam Şādiq (A)].

[18] Corano XLVII:29

[19] Corano XXXVII:22

[20] Corano LVIII:18

[21] Al-ġadīr, voll. 7 e 8.

[22] Oppure “…sul Fuoco…”

[23] Per alcuni esempi, si rimanda il lettore alle sure 45ª (versetto 33) e 39ª (versetto 48).

[24] Oppure: “Ahinoi, per ciò che abbiamo trascurato in essa [nella vita terrena]”

[25] In una tradizione del sommo Profeta (S) leggiamo che i dannati rimpiangeranno fortemente il Paradiso, dicendo: “Yā ĥasratanā! [Ahinoi!]” (Tafsir Nūru-ŝ-ŝaqalayn, nell’esegesi del versetto in esame).

[26] Chi (o che) altera.

[27] Majmaºu-l-bayān.

[28] Questa tradizione è narrata dalle esegesi coraniche Aş-şāfī e Nūru-ŝ-ŝaqalayn.

[29] Jawāmiºu-l-jāmiº e Majmaºu-l-bayān.

[30] Alcuni hanno tradotto ġadāwaħ con “mattino”

[31] Alcuni hanno tradotto ºašiyy con “sera”

[32] Aţiyabu-l-bayān.

[33] Rei, peccatori.

[34] I guidati alla retta via.

[35] Coloro che distinguono [il vero dal falso]

[36] Corano VIII:32

[37] Corano VII:70

[38] Nel libro della sacra sapienza divina.

[39] Prendono la sua anima.

[40] “Comando” o “giudizio”

[41] “Ĥāsibīn” è il plurale di “ĥāsib”, che significa “colui che trae conto”

[42] Majmaºu-l-bayān.

[43] “Custode” o “responsabile”

[44] Non stare in loro compagnia.

[45] Nūru-ŝ-ŝaqalayn.

[46] Corno.

[47] Esistono molti altri versetti che trattano tale questione, fra i quali il ventisettesimo della sura Şād (XXXVIII): “E non abbiamo creato invano i cieli e la terra e ciò che v’è fra essi”

[48] Āzar era lo zio del santo profeta Abramo (A), che faceva da padre a quest’ultimo.

[49] Corano XIV:41

[50] Corano IX:114

[51] Al-mīzān – Majmaºu-l-bayān – Jawāmiºu-l-jāmiº

[52] Jawāmiºu-l-jāmiº.

[53] Oppure “le meraviglie”

[54] Coloro che credono con fermezza.

[55] Tafsīr Nūr.

[56] Aţiyabu-l-bayān.

[57] Al-muºjamu-l-wasīţ.

[58] Ãlūsiyy.

[59] Nūru-ŝ-ŝaqalayn.

[60] Incline dall’errore alla rettitudine (Mufradātu Alfāżi-l-Qur'ān di Rāġib, sotto la voce ĥa-ni-fa).

[61] Oppure: “…non hanno lordato la propria fede di iniquità…”

[62] Guidati alla retta via.

[63] Da questa frase è possibile dedurre che chiunque affermi qualcosa o segua un dottrina senza poterne dimostrare la verità, appartiene ai seguaci del falso.

[64] Corano XXXI:13

[65] La “ĥikmaħ” [sapienza, saggezza] oppure il “comando” o il “giudizio”

[66] Per l’esecuzione della missione profetica.

[67] È Allah che rivela i libri celesti.

[68] La Mecca.

[69] Oppure “travagli”

[70] Corano XXIII:12-14

[71] Alcuni hanno tradotto questo termine con “decreto”

[72] Basandoci su alcune tradizioni islamiche, possiamo interpretare il versetto in esame come segue: “Allah a volte fa nascere un credente da un miscredente, e talvolta un miscredente da un credente.

[73] Corano LV:5

[74] Corano XXI:33

[75] Da noi tradotto con “ogni [tipo di] pianta”

[76] Riguardo al significato assunto in questo versetto dal termine “Laţīf” si fanno principalmente le seguenti due ipotesi: “Colui che benefica i Suoi servi riversando su di loro la propria grazia” e “Laţīfu-t-tadbīr” (“Sottile nel provvedere”) che significa “Colui che provvede di sottile provvedimento, che non traspare da ciò al quale Egli provvede con esso”. Si fanno poi anche altre ipotesi, che per brevità omettiamo di citare.

[77] Tafsīr Al-burhān, pagg. 547 e 548. Tafsīr Aş-şāfī, pag. 145. Tafsīr Jawāmiºu-l-jāmiº, pag. 230. Nūru-ŝ-ŝaqalayn, nel commento al versetto in esame.

[78] Delle prove, degli argomenti chiari e illuminanti.

[79] Ti sono stati insegnati da altra gente.

[80] Coloro che dubitano.

[81] Chi (o che) altera.