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COMMENTO

Gli uomini, i metodi, i beni, i proventi, i cibi possono essere buoni o cattivi.

È buono ciò che è conforme al vero, a prescindere dalla sua quantità.

Fate dunque attenzione a non farvi trarre in inganno dall’abbondanza, badate a non cadere in peccato accecati dalla quantità.

Coloro che sono dotati d’intelletto seguono la verità, non la quantità.

La mancanza di timore di Dio è segno di mancanza di intelletto.

VERSETTI 101 E 102

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÓúÇóáõæÇ Úóäú ÃóÔúíóÂÁó Åöä ÊõÈúÏó áóßõãú ÊóÓõÄúßõãú æóÅöä ÊóÓúÇóáõæÇ ÚóäúåóÇ Íöíäó íõäóÒøóáõ ÇáúÞõÑÁóÇäõ ÊõÈúÏó áóßõãú ÚóÝóÇ Çááøåõ ÚóäúåóÇ æóÇááøåõ ÛóÝõæÑñ Íóáöíãñ ﴿101﴾ ÞóÏú ÓóÇóáóåóÇ Þóæúãñ ãöä ÞóÈúáößõãú Ëõãøó ÃóÕúÈóÍõæÇ ÈöåóÇ ßóÇÝöÑöíäó ﴿102﴾

101.  O voi che avete prestato fede, non fate domande su cose che, se vi fossero spiegate, vi darebbero dispiacere. E se farete domande riguardo ad esse quando il Corano sarà stato fatto discendere vi saranno spiegate. Allah [ve] le ha perdonate [queste domande], e Allah è gafûr [clemente], halîm[533].

102.  In verità, un popolo prima di voi chiese di esse, poi con esse divennero miscredenti.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FURONO RIVELATI I VERSETTI IN ESAME?

In una tradizione narrata dal santo Alì (A) leggiamo che un giorno il Profeta recitò un sermone, ed espose il decreto di Allah a proposito dello hajj. Un uomo chiamato ºUkâšaħ [o secondo altre tradizioni Surâqaħ], disse: “Questo precetto è per tutti gli anni? Dobbiamo eseguire lo hajj ogni anno?”. Il Profeta non rispose alla sua domanda, ma egli si ostinò e ripeté la domanda due o tre volte. Il Profeta disse allora: “Guai a te! Perché insisti così tanto? Se ti rispondessi di sì, lo hajj diventerebbe obbligatorio in tutti gli anni, per tutti voi, mentre voi non avete il potere di eseguirlo ogni anno, e diverreste così peccatori ad ometterlo. Perciò, finché non vi dico una cosa, non insistete nel chiedere!”. Fu così rivelato il versetto e vietò ai mussulmani di insistere nel chiedere cose che se fossero loro spiegate darebbero loro dispiacere.

COMMENTO

Non v’è dubbio che la chiave della comprensione è chiedere al fine di conoscere, e nei versetti e nelle tradizioni islamiche è stato ordinato ai mussulmani di chiedere tutto ciò che non sanno, ma dal momento che, di solito, ogni norma ha le sue eccezioni, anche questa fondamentale legge ha un’eccezione: a volte l’Islam tiene nascoste alcune cose per il bene della gente, e in questi casi è biasimevole chiedere.

In questo versetto il sacro Corano ricorda tale questione, dicendo espressamente: O voi che avete prestato fede, non fate domande su cose che, se vi fossero spiegate, vi darebbero dispiacere”

Ma siccome che le continue domande non risposte potrebbero far dubitare la gente, e creare danno maggiore, il sacro Verbo di Allah aggiunge: E se farete domande riguardo ad esse quando il Corano sarà stato fatto discendere vi saranno spiegate”, e le cose si complicheranno per voi.

Il versetto si conclude dicendo: “Allah [ve] le ha perdonate [queste domande], e Allah è ġafûr [clemente], halîm”

In una tradizione del santo Alì (A), leggiamo: “Iddio vi ha prescritto dei doveri, non ometteteli, e vi ha stabilito dei limiti, non superateli, e ha vietato alcune cose, non commettetele, e su alcune cose ha taciuto e ha creduto che sia bene nasconderle, e non è assolutamente stato per dimenticanza che Egli ha omesso di rivelarle, ebbene non insistete a saperle!”

Nel secondo versetto in esame, il sacro Corano ribadisce quanto ha detto nel primo, affermando: In verità, un popolo prima di voi chiese di esse, poi con esse divennero miscredenti”

Per concludere è necessario ricordare che i versetti in esame non intendono assolutamente impedire alla gente di porre domande logiche e edificanti, vogliono solo vietare ai credenti di porre domande inopportune, fuori luogo, su questioni che sono state tenute nascoste apposta per il loro bene.

VERSETTO 103

ãóÇ ÌóÚóáó Çááøåõ ãöä ÈóÍöíÑóÉò æóáÇ ÓóÂÆöÈóÉò æóáÇó æóÕöíáóÉò æóáÇó ÍóÇãò æóáßöäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ íóÝúÊóÑõæäó Úóáóì Çááøåö ÇáúßóÐöÈó æóÃóßúËóÑõåõãú áÇóíóÚúÞöáõæäó ﴿103﴾

103.  Allah non ha stabilito nessun bahîraħ [orecchio tagliato], nessun sã’ibaħ [lasciato libero], nessun waşîlaħ [attaccato], e nessun hâmî [schiena protetta], ma sono i miscredenti a inventare menzogne contro Allah, e la maggior parte di loro non ragiona.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano ricorda quattro bidºaħ (innovazioni) del periodo della Jâhiliyyaħ, che per diversi motivi usavano porre dei segni su alcuni animali e ne vietavano la carne, o addirittura di berne il latte, tosarne il pelo o di cavalcarli, lasciando in pratica l’animale inutilizzato.

Il sacro Corano dice: Allah non ha stabilito nessun bahîraħ [orecchio tagliato], nessun sã’ibaħ [lasciato libero], nessun waşîlaħ [attaccato], e nessun hâmî [schiena protetta]”

Spieghiamo di seguito cosa s’intende con i nomi bahîraħ, sã’ibaħ, waşîlaħ e hâmî.

1.            Nell’era preislamica si usava tagliare l’orecchio e lasciare libera, e ciò in segno di rispetto, la cammella che aveva partorito cinque volte, e che la quinta volta aveva partorito una femmina o, secondo altre tradizioni, un maschio. Una simile cammella veniva chiamata bahîraħ.

2.            La cammella che aveva partorito dodici volte, o, secondo altre tradizioni, dieci volte, veniva lasciata libera, e non veniva nemmeno cavalcata. L’unico utilizzo che se ne faceva era mungerla per darne il latte agli ospiti. Una simile cammella veniva chiamata sã’ibaħ.

3.            La waşîlaħ era la pecora che aveva partorito sette volte, o, secondo altre tradizioni, la pecora che aveva partorito due gemelli. Gli Arabi della Jâhiliyyaħ consideravano proibito uccidere una simile pecora.

4.            Il cammello che veniva usato dieci volte per la monta, e che da ciascuna di queste monte nasceva un figlio, veniva lasciato libero. Un simile cammello veniva chiamato hâmî.

In breve, gli Arabi della Jâhiliyyaħ liberavano, rispettavano e proteggevano gli animali che avevano reso numerosi e ripetuti servigi ai propri padroni.

Il versetto si conclude ricordando che queste usanze non sono altro che menzogne che i miscredenti hanno inventato contro Allah, e che i più di loro non ragiona: “…ma sono i miscredenti a inventare menzogne contro Allah, e la maggior parte di loro non ragiona”

VERSETTO 104

æóÅöÐóÇ Þöíáó áóåõãú ÊóÚóÇáóæúÇ Åöáóì ãó ÃóäúÒóáó Çááøåõ æóÅöáóì ÇáÑøóÓõæáö ÞóÇáõæÇ ÍóÓúÈõäóÇ ãóÇ æóÌóÏúäóÇ Úóáóíúåö  ÁóÇÈóÂÁóäóÇ Ãóæóáóæú ßóÇäó ÁóÇÈóÂÄõåõãú áÇóíóÚúáóãõæäó ÔóíúÆÇð æóáÇó íóåúÊóÏõæäó ﴿104﴾

104.  E quando si dice loro: “Venite verso ciò che Allah ha fatto discendere e verso il Messaggero”, dicono: “Ci basta ciò che abbiamo visto osservare i nostri avi!”. Nonostante i loro avi non sapessero nulla e non fossero sulla retta via [continuano a seguirli]?!

COMMENTO

Ciò che conta è l’Islam, non le tradizioni e le usanze dei passati. Bisogna rispettare i passati e gli antenati, ma non bisogna seguire i loro errori. Imitare pedissequamente i passati è segno di stupidità.

VERSETTO 105

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ Úóáóíúßõãú ÃóäúÝõÓóßõãú áÇó íóÖõÑøõßõã ãóä Öóáøó ÅöÐóÇ ÇåúÊóÏóíúÊõãú Åöáóì Çááøåö  ãóÑúÌöÚõßõãú ÌóãöíÚÇð ÝóíõäóÈøÆõßõãú ÈöãóÇ ßõäÊõãú ÊóÚúãóáõæäó ﴿105﴾

105.  O voi che avete prestato fede, [raccomando] a voi [di preservare] voi stessi [dal male e dal peccato]! Se siete ben diretti, non potrà danneggiarvi chi s’è traviato. È ad Allah il ritorno di tutti voi! Egli dunque vi informerà di quello che facevate.

COMMENTO

OGNUNO È RESPONSABILE DELLE PROPRIE AZIONI!

Nel versetto precedente il sacro Corano ha biasimato la pedissequa imitazione della gente della Jâhiliyyaħ delle empie tradizioni dei loro deviati padri, dicendo che questo modo di comportarsi è contrario all’intelletto e alla ragione. A quel punto, era naturale che essi si chiedessero: “Noi possiamo pure abbandonare le tradizioni dei nostri avi, ma che ne sarà di loro? E che ne sarà della gente che continuerà a seguirle?”. Il versetto in esame rispose loro dicendo: O voi che avete prestato fede, [raccomando] a voi [di preservare] voi stessi [dal male e dal peccato]! Se siete ben diretti, non potrà danneggiarvi chi s’è traviato”

Poi, il sacro Corano ricorda la questione della resurrezione e del giudizio universale, affermando: È ad Allah il ritorno di tutti voi! Egli dunque vi informerà di quello che facevate”

VERSETTO 106

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÔóåóÇÏóÉõ Èóíúäößõãú ÅöÐóÇ ÍóÖóÑó ÃóÍóÏóßõãõ ÇáúãóæúÊõ Íöíäó ÇáúæóÕöíøóÉö ÇËúäóÇäö  ÐóæóÇ ÚóÏúáò ãöäßõãú Ãóæú ÁóÇÎóÑóÇäö ãöäú ÛóíúÑößõãú Åöäú ÃóäúÊõãú ÖóÑóÈúÊõãú  Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÝóÇóÕóÇÈóÊúßõãú ãõÕöíÈóÉõ ÇáúãóæúÊö ÊóÍúÈöÓõæäóåõãóÇ ãöä ÈóÚúÏö ÇáÕøóáÇóÉö ÝóíõÞúÓöãóÇäö ÈÇááøåö Åöäö ÇÑúÊóÈúÊõãú áÇ óäóÔúÊóÑöí Èöåö ËóãóäÇð æóáóæú ßóÇäó ÐóÇ ÞõÑúÈóì æóáÇó äóßúÊõãõ ÔóåóÇÏóÉó Çááøåö Åöäøó ÅöÐÇð áóãöäó ÇáÇóËöãöíäó ﴿106﴾

106.  O voi che avete prestato fede, se si presenta a uno di voi la morte [se state per morire], al momento di fare testamento, prendete come testimoni fra di voi due dei vostri equi uomini; oppure, se siete in viaggio e vi colpisce la disgrazia della morte, [testimonino dunque due uomini] a voi estranei [appartenenti alla gente del Libro]. Li tratterrete dopo la şalâħ e se avete dubbi giureranno dunque in nome di Allah: “Non prenderemo nessun prezzo in cambio di essa [della nostra testimonianza], quand’anche esso sia un [nostro] parente, e non nasconderemo la testimonianza di Allah, ché, in verità, in tal caso saremmo sicuramente dei peccatori”

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO IN ESAME?

A proposito dell’occasione in cui fu rivelato il versetto in esame e i due versetti successivi ad esso, si narra che un mussulmano, chiamato Bin Abî Mâriyaħ, assieme a due cristiani arabi, chiamati Tamîm e ºUday, che erano fratelli fra di loro, uscirono da Medina per motivi di commercio, e durante il viaggio Bin Abî Mâriyaħ s’ammalò, scrisse il proprio testamento e lo nascose fra la propria roba, che affidò ai suoi due compagni di viaggio cristiani e raccomandò loro di farla arrivare alla sua famiglia, dopodiché morì. I due cristiani frugarono fra la sua roba e vi trovarono oggetti di valore, che rubarono e diedero il resto agli eredi di Bin Abî Mâriyaħ, i quali, quando frugarono fra la roba del loro defunto non vi trovarono parte degli oggetti che egli portò con sé in viaggio. D’un tratto videro però il testamento del defunto, nel quale egli aveva fatto una lista di tutti i beni che aveva consegnato ai due cristiani, che furono interpellati dagli eredi in merito agli oggetti mancanti; essi dissero: “Vi abbiamo consegnato tutto ciò che egli ci ha dato”. Gli eredi chiesero allora giustizia al sommo Profeta, e fu in questo momento che Iddio rivelò il versetto in esame.

COMMENTO

L’Islam dà particolare importanza alla questione della salvaguardia dei diritti dei beni della gente, e in generale, alla questione della giustizia sociale.

Per salvaguardare i diritti degli eredi, il sacro Corano ordina ai credenti: O voi che avete prestato fede, se si presenta a uno di voi la morte [se state per morire], al momento di fare testamento, prendete come testimoni fra di voi due dei vostri equi uomini”, e consegnate a loro i vostri beni, affinché li diano agli eredi. Qui i testimoni sono anche esecutori testamentari.

Poi aggiunge: “…oppure, se siete in viaggio e vi colpisca la disgrazia della morte, [testimonino dunque due uomini] a voi estranei [appartenenti alla gente del Libro]”

Qui, il sacro Corano, con l’espressione a voi estranei”, intende solo la gente del libro, poiché l’Islam non dà alcun valore a politeisti e idolatri, non li considera nemmeno!

Il versetto si conclude ordinando: «Li tratterrete dopo la şalâħ e se avete dubbi giureranno dunque in nome di Allah: “Non prenderemo nessun prezzo in cambio di essa [della nostra testimonianza], quand’anche esso sia un [nostro] parente, e non nasconderemo la testimonianza di Allah, ché, in verità, in tal caso saremmo sicuramente dei peccatori”»

VERSETTO 107

ÝóÅöäú ÚõËöÑó Úóáóì ÃóäøóåõãóÇ  ÇÓúÊóÍóÞøó ÅöËúãÇð ÝóÇÎóÑóÇäö íóÞõæãóÇäö ãóÞóÇãóåõãóÇ ãöäó ÇáøóÐöíäó  ÇÓúÊóÍóÞøó Úóáóíúåöãõ ÇáÃóæúáóíóÇäö ÝóíõÞúÓöãóÇäö ÈöÇááøåö áóÔóåóÇÏóÊõäó ÃóÍóÞøõ ãöä ÔóåóÇÏóÊöåöãóÇ æóãóÇ ÇÚúÊóÏóíúäóÇ Åöäøó ÅöÐóÇð áóãöäó ÇáÙøóÇáöãöíäó ﴿107﴾

107.  Se dunque si scoprisse che [quei due] hanno commesso peccato, ebbene li sostituiscano altri due di coloro ai quali è stato fatto torto, i più vicini [al defunto]. [Entrambi] giureranno quindi in nome di Allah: “In verità, la nostra testimonianza è più vera della loro [di quei due], e noi non abbiamo trasgredito, ché, in verità, in tal caso [se trasgredissimo] saremmo sicuramente degl’iniqui”

COMMENTO

Bisogna sapere che la testimonianza e il giuramento dei parenti del defunto si basa sulla precedente conoscenza che essi avevano dei suoi beni prima della sua morte. Essi non hanno il diritto di indagare, ma se sono a conoscenza di qualcosa, ebbene, in questo caso le cose cambiano. L’infinito del verbo “ºu-ŝi-ra” significa infatti “conoscere senza indagare” (Mufradâtu Alfâżi-l-Qur’ân di Râġib).

VERSETTO 108

Ðáößó ÃóÏúäóì Ãóä íóÃúÊõæÇ ÈöÇáÔøóåóÇÏóÉö Úóáóì æóÌúåöåó Ãóæú íóÎóÇÝõæÇ Ãóä ÊõÑóÏøó ÃóíúãóÇäñ ÈóÚúÏó ÃóíúãóÇäöåöãú æóÇÊøóÞõæÇ Çááøåó æóÇÓúãóÚõæÇ  æóÇááøåõ áÇóíóåúÏöí ÇáúÞóæúãó ÇáúÝóÇÓöÞöíäó ﴿108﴾

108.  Questo è [il modo] più vicino a che [gli uomini] testimonino come si deve, o temano che vengano resi giuramenti dopo i loro giuramenti. Temete Allah e ascoltate [i Suoi ordini]! E Allah non guida la gente perversa.

COMMENTO

In questo versetto il sacro Corano espone la ragione della severità delle norme riguardanti la testimonianza, della quale ha parlato nei due versetti precedenti. Il giuramento dopo la preghiera, in presenza di gente, fa sì che i testimoni si astengano dalla falsa testimonianza, per timore di perdere la reputazione fra la gente.

VERSETTO 109

íóæúãó íóÌúãóÚõ Çááøåõ ÇáÑøõÓõáó ÝóíóÞõæáõ ãóÇÐó ÇõÌöÈúÊõãú ÞóÇáõæÇ áÇó Úöáúãó áóäó Åöäøóßó ÃóäúÊó ÚóáÇøóãõ ÇáúÛõíõæÈö ﴿109﴾

109.  Il giorno in cui Allah radunerà tutti i messaggeri, dirà dunque loro: “Che cosa v’è stato risposto?”. Essi diranno: “Noi non abbiamo alcuna scienza. In verità, Tu sei lo ºAllâmu-l-ġuyûb[534]

COMMENTO

Questo versetto completa quelli precedenti poiché alla fine dei precedenti versetti che riguardavano la questione della testimonianza il sacro Corano ordina il timor di Dio e mette in guardia la gente dal disubbidire al Signore Eccelso. In questo versetto dice: «Il giorno in cui Allah radunerà tutti i messaggeri, dirà dunque loro: “Che cosa v’è stato risposto?”». Ed essi risponderanno dicendo: “Noi non abbiamo alcuna scienza. In verità, Tu sei lo ºAllâmu-l-ġuyûb”

Voi avete dunque a che fare con lo ºAllâmu-l-ġuyûb e con la Sua giustizia, testimoniate dunque equamente!

VERSETTO 110

ÅöÐú ÞóÇáó Çááøåõ íóÇ ÚöíÓóì ÇÈúäó ãóÑúíóãó ÇÐúßõÑú äöÚúãóÊöí Úóáóíúßó æóÚóáóì æóÇáöÏóÊößó ÅöÐú ÃóíøóÏÊøõßó ÈöÑõæÍö ÇáúÞõÏõÓö Êõßóáøãõ ÇáäøóÇÓó Ýöí ÇáúãóåúÏö æóßóåúáÇð æóÅöÐú ÚóáøóãúÊõßó ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍößúãóÉó æóÇáÊøóæúÑóÇÉó æóÇöáÅöäúÌöíáó æóÅöÐú ÊóÎúáõÞõ ãöäó ÇáØøíäö ßóåóíúÆóÉö ÇáØøóíúÑö ÈöÅöÐúäöí ÝóÊóäÝõÎõ ÝöíåóÇ ÝóÊóßõæäó ØóíúÑÇð ÈöÅöÐúäöí æóÊõÈúÑöÆõ ÇáÃóßúãóåó æóÇáÃóÈúÑóÕó ÈÅöÐúäöí æóÅöÐú ÊõÎúÑöÌõ ÇáúãóæúÊóì ÈÅöÐúäöí æÅöÐú ßóÝóÝúÊõ Èóäöí ÅöÓúÑóÂÆöíáó Úóäßó ÅöÐú ÌöÆúÊóåõã ÈöÇáúÈóíøäóÇÊö ÝóÞóÇáó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ ãöäúåõãú Åöäú åóÐó ÅöáÇøó ÓöÍúÑñ ãõÈöíäñ ﴿110﴾

110.  E [ricorda] quando Allah disse: “O Gesù, figlio di Maria, ricorda la Mia grazia su di te e su tua madre, quando ti rafforzai con il Rûhu-l-qudus[535], [tanto] che parlasti alla gente dalla culla e in età matura. E quando t’insegnai il Libro e la hikmaħ [saggezza], la Torà e il Vangelo. E quando creasti dall’argilla [una cosa] a forma d’uccello, con il Mio permesso, vi soffiasti dunque sopra e diventò così un uccello, con il Mio permesso. E guaristi il cieco nato e il lebbroso, con il Mio permesso. E quando resuscitasti il morto, con il Mio permesso. E quando allontanai da te i figli d’Israele allorché tu venisti a loro con le chiare prove; quelli di loro che divennero miscredenti, dissero dunque: “Questa non è che magia evidente!”

COMMENTO

Da questo versetto fino alla fine della sura in esame, il sacro Corano parla del santo profeta Gesù (A).

In questo versetto il sacro Corano espone l’immensa grazia che Iddio concesse a Gesù e a Maria.

Forse la grazia di Dio su Maria era il suo colloquio con gli angeli che gli diedero la lieta novella della nascita del nobile Gesù (Ãli ºImrân, versetti 45-57).

Da questo versetto deduciamo che nemmeno i profeti devono dimenticare la grazia divina. Possiamo inoltre dedurre che i doni che Iddio fa ai Suoi diletti danno fiducia ai seguaci del vero.

Questo versetto contiene inoltre alcune verità che ora ci proponiamo di esporre.

1.       La donna può raggiungere stazioni spirituali così elevate da essere ricordata accanto a un profeta.

2.       Il santo Gesù parlando nella culla dimostrò di essere un profeta e provò l’innocenza e la castità della sua santa madre.

3.       I profeti erano sapienti e lungimiranti, conoscevano i detti, le parole e la storia dei passati, e portavano un nuovo messaggio alla gente: “E quando t’insegnai il Libro e la hikmaħ [saggezza], la Torà e il Vangelo”

4.       Il soffio del Messia riuscì, col permesso di Dio, a trasformare l’argilla in un uccello, ma non riuscì a guidare gli empi cuori dei figli d’Israele.

5.       Se Iddio dà ai profeti il potere di rendere vivo un pezzo di argilla e di guarire i malati e resuscitare i morti, dovrà anche essere lecito alla gente usufruire di questo potere, e fare tawassul, costituire cioè un profeta come mezzo per avere qualcosa da Dio. Agli oppositori del tawassul diciamo: “È forse possibile che Iddio dia simili poteri ai profeti e vieti alla gente di servirsene?!”

6.       I giudei volevano uccidere Gesù, ma Iddio lo salvò.

VERSETTO 111

æóÅöÐú ÃóæúÍóíúÊõ Åöáóì ÇáúÍóæóÇÑöíøíäó Ãóäú ÁóÇãöäõæÇ Èöí æóÈöÑóÓõæáöí ÞóÇáõæÇ ÁóÇãóäøóÇ æóÇÔúåóÏú ÈöÇóäøóäóÇ ãõÓúáöãõæäó ﴿111﴾

111.  E [ricorda] quando rivelai agli Hawwâriyyûn [Apostoli]: “Credete in Me e nel Mio messaggero”. Dissero: “Abbiamo prestato fede, e sii testimone che noi siamo muslimîn[536]

COMMENTO

La rivelazione agli Apostoli della quale parla questo versetto, o è un messaggio ispirato ai loro cuori, o un messaggio rivelato al santo Gesù e rivolto a loro.

Perciò, a volte Iddio ispira qualcosa ai cuori puri e devoti.

Le ispirazioni divine alla gente servono a confermare la rivelazione, e non si contrappongono ad essa. Non è perciò possibile distinguere la fede in Dio dalla fede nel Messaggero di Dio.

VERSETTI 112 E 113

ÅöÐú ÞóÇáó ÇáúÍóæÇÑöíøõæäó íóÇ ÚöíÓóì ÇÈúäó ãóÑúíóãó åóáú íóÓúÊóØöíÚõ ÑóÈøõßó Ãóä íõäóÒøáó ÚóáóíúäóÇ ãóÂÆöÏóÉð ãöäó ÇáÓøóãÂÁö ÞóÇáó ÇÊøóÞõæÇ Çááøåó Åöä ßõäÊõã ãõÄúãöäöíäó ﴿112﴾ ÞóÇáõæÇ äõÑöíÏõ Ãóä äóÃúßõáó ãöäúåóÇ æóÊóØúãóÆöäøó ÞõáõæÈõäóÇ æóäóÚúáóãó Ãóä ÞóÏú ÕóÏóÞúÊóäóÇ æóäóßõæäó ÚóáóíúåóÇ ãöäó ÇáÔøóÇåöÏöíäó ﴿113﴾

112.  [Ricorda] quando gli Hawwâriyyûn dissero: “O Gesù, figlio di Maria, il tuo Signore può fare discendere su di noi dal cielo una mã’idaħ [mensa]?”. [Gesù] disse: “Temete Allah se siete credenti!”

113.  Dissero: “Vogliamo mangiare da essa, e che i nostri cuori si rassicurino, e sapere che tu ci hai detto la verità, ed esserne testimoni”

COMMENTO

Questo nobile versetto ricorda la celebre vicenda del cibo celeste che Iddio fece discendere per gli Apostoli in seguito alla preghiera di Gesù: «[Ricorda] quando gli Hawwâriyyûn dissero: “O Gesù, figlio di Maria, il tuo Signore può fare discendere su di noi dal cielo una mã’idaħ [mensa]?”»

Il Messia si preoccupò, perché comprese che gli Apostoli, dopo tutti i segni e le prove che Iddio aveva mostrato loro, dubitavano ancora; è per questo che li ammonì dicendo: “Temete Allah se siete credenti!”

Ma, immediatamente, gli Apostoli informarono Gesù che non avevano cattive intenzioni, e dissero: “Vogliamo mangiare da essa, e che i nostri cuori si rassicurino, e sapere che tu ci hai detto la verità, ed esserne testimoni”

VERSETTO 114

ÞóÇáó ÚöíÓóì ÇÈúäõ ãóÑúíóãó Çááøåõãøó ÑóÈøóäó ÃóäúÒöáú ÚóáóíúäóÇ ãóÂÆöÏóÉð ãöäó ÇáÓøóãóÂÁö Êóßõæäõ áóäóÇ ÚöíÏÇð áÃóæøóáöäóÇ æÁóÇÎöÑöäóÇ æÁóÇíóÉð ãöäßó æóÇÑúÒõÞúäóÇ æóÃóäúÊó ÎóíúÑõ ÇáÑøóÇÒöÞöíäó ﴿114﴾

114.  Gesù, figlio di Maria, disse: “O Allah, nostro Signore, fai discendere su di noi una mã’idaħ dal cielo, a che sia festa per noi, per il primo di noi e per l’ultimo di noi, e un segno da parte Tua. E sostentaci! Tu sei il migliore dei sostentatori”

COMMENTO

Di solito le suppliche coraniche iniziano con la parola “Rabbanâ”, che significa “nostro Signore”, ma la supplica di questo versetto inizia con l’espressione “Allâhumma Rabbanâ”, da noi tradotta con “O Allah, nostro Signore”. Forse, ciò è dovuto all’importanza di questo evento e alle sue conseguenze.

Questo versetto dimostra inoltre che il tawassul è lecito, e che il credente ha il diritto di chiedere agli amici di Dio di pregare per lui.

L’Islam permette ai mussulmani di celebrare le ricorrenze islamiche (come l’anniversario della nascita del Profeta e di ciascuno degli Imam, il giorno di Ġadîr, l’anniversario dell’elezione del profeta alla profezia…) facendo festa, in quanto esse non sono meno importanti della discesa della mensa celeste, e devono essere ricordate ogni anno.

VERSETTO 115

ÞóÇáó Çááøåõ Åöäøí ãõäóÒøáõåóÇ Úóáóíúßõãú  Ýóãóä íóßúÝõÑú ÈóÚúÏõ ãöäßõãú ÝóÅöäøí ÇõÚóÐøÈõåõ ÚóÐóÇÈÇð á ÇõÚóÐøÈõåõ  ÃóÍóÏÇð ãöäó ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿115﴾

115.  Allah disse: “In verità, Io la farò discendere su di voi, ebbene, chiunque di voi, dopo di ciò, diventerà miscredente, lo punirò con un castigo che non infliggerò a nessun’altra creatura!”

COMMENTO

Questo versetto contiene un severissimo monito. È ovvio che chi vuole da Dio un dono come la mensa celeste, deve anche essere assai timorato.

È necessario inoltre sapere che gli Apostoli non sono gli unici ad avere ricevuto cibo da cielo, infatti, Iddio fece discendere per il sommo Profeta della frutta dal Paradiso. Il santo Messaggero di Allah digiunò per molti giorni, mangiò questa celeste frutta, e generò, assieme a Ķadîjaħ, la sua nobile figlia Fatima (A).

VERSETTO 116

æÅöÐú ÞóÇáó Çááøåõ íóÇ ÚöíÓóì ÇÈúäó ãóÑúíóãó ÁóÃóäúÊó ÞõáúÊó áöáäøóÇÓö ÇÊøóÎöÐõæäöí æóÇõãøíó Åöáåóíúäö  ãöä Ïõæäö Çááøåö ÞóÇáó ÓõÈúÍóÇäóßó ãóÇ íóßõæäõ áöí Ãóäú ÃóÞõæáó ãóÇ áóíúÓó  áöí ÈöÍóÞøò Åöä ßõäÊõ ÞõáúÊõåõ ÝóÞóÏú ÚóáöãúÊóåõ ÊóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí äóÝúÓöí æóá ÃóÚúáóãõ ãóÇ Ýöí äóÝúÓößó Åöäøóßó ÃóäúÊó ÚóáÇøóãõ ÇáúÛõíõæÈö ﴿116﴾

116.  E quando Allah disse: «O Gesù figlio di Maria, hai forse detto alla gente: “Prendete me e mia madre come due divinità all’infuori di Allah?”». Disse [allora Gesù]: «Subhânak[537]! Non è da me dire ciò che non ho il diritto [di dire]! Se lo avessi detto, Tu sicuramente l’avresti saputo. Tu conosci quello che c’è in me e io non conosco quello che c’è in Te. In verità, Tu sei lo ºAllâmu-l-ġuyûb[538]

COMMENTO

Questo versetto, e i due successivi, narrano il colloquio fra Iddio Altissimo e il nobile Gesù nel Giorno del Giudizio. In quel giorno Allah dirà al Messia: «O Gesù figlio di Maria, hai forse detto alla gente: “Prendete me e mia madre come due divinità all’infuori di Allah?”»

Il Messia, con assoluto rispetto, risponderà al Signore Eccelso con le seguenti frasi:

1.      “Puro e immune sei Tu dall’errore e dal peccato!”

2.      “Non è da me dire ciò che non ho il diritto [di dire]!”

3.      “Se lo avessi detto, Tu sicuramente l’avresti saputo”, poiché: “Tu conosci quello che c’è in me e io non conosco quello che c’è in Te”, poiché: “In verità, Tu sei lo ºAllâmu-l-ġuyûb”

VERSETTI 117 E 118

ãóÇ ÞõáúÊõ áóåõãú ÅöáÇøó ãó ÃóãóÑúÊóäöí Èöåö  Ãóäö ÇÚúÈõÏõæÇ Çááøåó ÑóÈøí æóÑóÈøóßõãú æóßõäÊõ Úóáóíúåöãú ÔóåöíÏÇð ãóÇ  ÏõãúÊõ Ýöíåöãú ÝóáóãøóÇ ÊóæóÝøóíúÊóäöí ßõäÊó ÃóäúÊó ÇáÑøóÞöíÈó Úóáóíúåöãú æóÃóäúÊó Úóáóì ßõáø ÔóíúÁò ÔóåíÏñ ﴿117﴾  Åöä ÊõÚóÐøÈúåõãú  ÝÅöäøóåõãú ÚöÈóÇÏõßó æóÅöä ÊóÛúÝöÑú áóåõãú ÝÅöäøóßó ÃóäÊó ÇáúÚóÒöíÒõ ÇáúÍóßöíãõ ﴿118﴾

117.  Io non ho detto loro se non quello che Tu mi hai ordinato di dire [e cioè]: “Adorate Allah, mio Signore e vostro Signore”. E fui testimone su di loro finché fui tra loro. Ebbene, [da] quando mi ha preso [da loro], sei Tu il raqîb[539] su di loro. E tu sei su ogni cosa testimone.

118.  Se li punisci, ebbene, in verità, essi sono Tuoi servi, e se li perdoni, ebbene, in verità, Tu sei lo ºAzîz [l’Invincibile], lo Hakîm [il Saggio]»

COMMENTO

I profeti sono infallibili, non peccano e non sbagliano, sono completamente sottomessi ai comandamenti divini, e comunicano alla gente esattamente quello che viene loro rivelato dal loro Signore, senza cambiare nulla! Inoltre, i profeti osservano ciò che gli uomini fanno.

Nel secondo versetto in esame, il santo Gesù afferma che solo Iddio può decidere se punire o perdonare i suoi seguaci: “Se li punisci, ebbene, in verità, essi sono Tuoi servi, e se li perdoni, ebbene, in verità, Tu sei lo ºAzîz [l’Invincibile], lo Hakîm [il Saggio]”. Il Tuo perdono non è segno di debolezza, poiché Tu sei l’Invincibile, e la Tua punizione è fondata su valide ragioni, poiché Tu sei il Saggio.

Inoltre, in una tradizione narrata da Abû Zar, leggiamo che il sommo Profeta recitò per un intera notte, fino al mattino, questo versetto in istato di rukûº e sujûd. Egli chiese al Signore Eccelso di poter intercedere per il proprio popolo, e insistette così tanto che fu esaudito.[540]

Il Profeta recitava questo versetto elevando le mani al cielo, e con le lacrime agli occhi pregava per la salvezza del proprio popolo.[541]

VERSETTI 119 E 120

ÞóÇáó Çááøåõ åÐóÇ íóæúãõ íóäÝóÚõ ÇáÕøóÇÏöÞöíäó ÕöÏúÞõåõãú áóåõãú ÌóäøóÇÊñ ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ ÎóÇáöÏöíäó Ýöíåó ÃóÈóÏÇð ÑóÖöíó Çááøåõ Úóäúåõãú æóÑóÖõæÇ Úóäúåõ Ðáößó ÇáúÝóæúÒõ ÇáúÚóÙöíãõ ﴿119﴾ áöáøåö ãõáúßõ ÇáÓøóãÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóãóÇ Ýöíåöäøó æóåõæó Úóáóì ßõáø ÔóíúÁò ÞóÏöíÑñ ﴿120﴾

119.  Disse Allah: “Questo è il Giorno in cui gioverà ai sinceri la loro sincerità: avranno paradisi, sotto i quali scorrono i rivi, nei quali saranno eterni, [in cui vivranno] eternamente. Allah è soddisfatto di loro ed essi sono soddisfatti di Lui. Quella è la grande vittoria!”

120.  Appartiene ad Allah il dominio dei cieli e della terra e di ciò che è in essi, ed Egli è onnipotente.

COMMENTO

In seguito al colloquio con Gesù, il Signore Sublime afferma: “Questo è il Giorno in cui gioverà ai sinceri la loro sincerità”

Poi ricorda la straordinaria ricompensa dei sinceri: “Avranno paradisi, sotto i quali scorrono i rivi, nei quali saranno eterni, [in cui vivranno] eternamente”

Ma essi avranno anche una ricompensa spirtituale, superiore a quella materiale: “Allah è soddisfatto di loro ed essi sono soddisfatti di Lui”, e di certo questo grande dono, che unisce in sé doni materiali e spirituali, costituisce una grande vittoria: “Quella è la grande vittoria!”

Il secondo versetto in esame ricorda l’assoluto dominio del Signore Eccelso sul creato: “Appartiene ad Allah il dominio dei cieli e della terra e di ciò che è in essi, ed Egli è onnipotente”