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COMMENTO

Nella visione divina del mondo, ogni cosa esistente nell’universo è creatura di Dio. Iddio ha creato ogni cosa perfetta, ha creato il bene e la virtù. Il male che esiste in noi, i dolori è le disgrazie che ci colpiscono, non derivano che dalla mancanza delle virtù che Iddio ha creato e che ci ha ordinato di conseguire. Quindi da Dio non proviene che bene, e il male proviene da noi stessi, dai nostri peccati e vizi.

VERSETTO 80

ãóä íõØöÚö ÇáÑøóÓõæáó ÝóÞóÏú ÃóØóÇÚó Çááøóåó æóãóä Êóæóáøóì Ýóãó ÃóÑúÓóáúäóÇßó Úóáóíúåöãú ÍóÝöíÙÇð ﴿80﴾

80.       Chi ubbidisce al Messaggero ha invero ubbidito ad Allah, e chi disubbidisce, ebbene, non ti abbiamo inviato loro [come] hafîż [protettore].

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano espone la posizione del sommo Profeta rispetto alla gente: “Chi ubbidisce al Messaggero ha invero ubbidito ad Allah”. Non è perciò possibile separare l’ubbidienza a Dio da quella che si deve al sommo Messaggero, il quale non fa nulla contro la volontà divina.

Poi aggiunge che se alcuni intendono disubbidire, violare i sacri ordini del santo Messaggero di Allah, ebbene egli non ha alcuna responsabilità di fronte a ciò, egli ha solo il dovere di comunicare ciò che Allah gli ordina di comunicare, di ordinare il bene, vietare il male, e guidare la gente alla retta via.

Si noti che questo versetto è uno delle più chiare prove coraniche del fatto che la condotta e le tradizioni del sommo Profeta sono legge per tutti i mussulmani. Considerando poi ciò che il sommo Profeta afferma nella celebre tradizione dei Ŝaqalayn, è possibile considerare anche gli ordini dei santi Imam (A), ordini di Allah.

VERSETTO 81

æóíóÞõæáõæäó ØóÇÚÉñ ÝóÅöÐóÇ ÈóÑóÒõæÇ ãöäú ÚöäúÏößó ÈóíøóÊó ØóÂÆöÝóÉñ ãöäúåõãú ÛóíúÑó ÇáøóÐöí ÊóÞõæáõ æóÇááøóåõ íóßúÊõÈõ ãóÇ íõÈóíøöÊõæäó ÝóÇóÚúÑöÖú Úóäúåõãú æóÊóæóßøóáú Úóáóì Çááøóåö æóßóÝóì ÈöÇááøóåö æóßöíáÇð ﴿81﴾

81.       E [in tua presenza] dicono: “[Prestiamo] tâºaħ [ubbidienza]!”, poi, quando escono [si tolgono] da presso te [dal tuo cospetto], un gruppo di loro medita nottetempo cose diverse da quelle che dici [o “dicono”]. E Allah scrive ciò che meditano nottetempo. Abbandonali dunque, e fai assegnamento su Allah. E basta Allah come wakîl[371].

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano parla di alcuni munâfiqûn, dicendo che essi quando si trovano fra le schiere mussulmane, accanto al santo Messaggero di Allah, per salvaguardare i propri interessi, e allontanare da sé i pericoli, si mostrano come gli altri, ubbidienti e sottomessi agli ordini del sommo Profeta, dicono ipocritamente: “Ubbidiamo!”, ma quando si trovano da soli, tramano contro di lui. Ma questi empi devono sapere che Iddio sa e scrive tutto ciò che dicono.

In conclusione del versetto, Iddio ordina al Suo Messaggero: “Abbandonali dunque, e fai assegnamento su Allah. E basta Allah come wakîl”

VERSETTO 82

ÃóÝóáÇ íóÊóÏóÈøóÑõæäó ÇáúÞõÑúÁóÇäó æóáóæú ßóÇäó ãöäú ÚöäÏö ÛóíúÑö Çááøóåö  áóæóÌóÏõæÇ Ýöíåö ÇÎúÊöáÇóÝÇð ßóËöíÑÇð ﴿82﴾

82.       Non meditano dunque il Corano? Se venisse da altri che da Allah, di certo, vi troverebbero molte contraddizioni.

COMMENTO

Fra le calunnie che i malevoli spargevano sul conto del Profeta, v’era quella secondo la quale il Profeta avrebbe appreso il Corano da altri, e non da Allah. Questo versetto risponde a questa infame calunnia dicendo: “Non meditano dunque il Corano? Se venisse da altri che da Allah, di certo, vi troverebbero molte contraddizioni”

Ed è proprio così, poiché, gli scritti e le parole della gente, considerati in un lungo periodo di tempo, si contraddicono, mutano e si perfezionano. Questo non vale invece per il sacro Corano, che è stato rivelato da Dio al sommo Profeta, e da lui trasmesso alla gente, nel corso di ventitré anni, e nonostante ciò, e nonostante tutte le vicissitudini che hanno colpito il Profeta e i mussulmani, ha sempre mantenuto il suo perfetto stile e non si è mai contraddetto, e ciò dimostra che questo sacro libro è opera del Signore Eccelso, e non delle Sue creature.

VERSETTO 83

æóÅöÐóÇ ÌóÂÁóåõãú  ÃóãúÑñ ãöäó ÇáÃóãúäö Ãóæö ÇáúÎóæúÝö ÃóÐóÇÚõæÇ Èöåö æóáóæú ÑóÏøõæåõ Åöáóì ÇáÑøóÓõæáö æÅöáóì Çõæáöí ÇáÃóãúÑö ãöäúåõãú áóÚóáöãóåõ ÇáøóÐöíäó íóÓúÊóäúÈöØõæäóåõ ãöäúåõãú æóáóæúáÇó ÝóÖúáõ Çááøóåö Úóáóíúßõãú æóÑóÍúãóÊõåõ áÇóÊøóÈóÚúÊõãõ ÇáÔøóíúØóÇäó ÅöáÇøó ÞóáöíáÇð ﴿83﴾

83.       E quando viene loro [agli orecchi] una cosa [a proposito] della vittoria o della sconfitta, la divulgano, [mentre] se la rimettessero al Messaggero e agli Uli-l’amr [Detentori d’Autorità] a loro stessi appartenenti, quelli di loro che traggono[372] [da] essa [la verità dei fatti], sicuramente, la saprebbero [interpretare nel modo giusto[373]]. E se non ci fosse stata la grazia di Allah su di voi, e la Sua misericordia, certamente, tranne pochi [di voi], avreste [tutti] seguito Satana.

COMMENTO

La diffusione di notizie segrete e di voci infondate, ha sempre danneggiato i mussulmani. Questi atti sono originati dai seguenti fattori: ingenuità, vendetta, malanimo, cupidigia, ostentazione ecc.

In questo versetto, il sacro Corano biasima coloro che commettono le suddette azioni, dicendo: “E quando viene loro [agli orecchi] una cosa [a proposito] della vittoria o della sconfitta, la divulgano”. In effetti, divulgare le notizie riguardanti la vittoria e la sconfitta, senza prima rimetterle al giudizio del sommo Profeta e degli Imam, può essere causa di inopportuno orgoglio dei mussulmani oppure può gettare il panico fra le loro schiere.

Questo tipo di notizie devono essere rimesse al sommo Profeta e agli Imam. Essi hanno infatti il potere di valutarle, di interpretarle; solo con il loro permesso è possibile divulgare queste notizie fra i mussulmani.

Concludiamo ricordando che chi divulga i segreti militari, chi diffonde voci infondate riguardanti la guerra, non fa altro che seguire Satana: “E se non ci fosse stata la grazia di Allah su di voi, e la Sua misericordia, certamente, tranne pochi [di voi], avreste [tutti] seguito Satana”

VERSETTO 84

ÝóÞóÇÊöáú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö áÇó ÊõßóáøóÝõ ÅöáÇøó äóÝúÓóßó æóÍóÑøöÖö ÇáúãõÄúãöäöíäó ÚóÓóì Çááøóåõ Ãóä íóßõÝøó ÈóÃúÓó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ æóÇááøóåõ ÃóÔóÏøõ ÈóÃúÓÇð æóÃóÔóÏøõ ÊóäúßöíáÇð ﴿84﴾

84.       Combatti dunque sul sentiero di Allah – non sei stato obbligato se non di te stesso – e incita i credenti [a combattere]. V’è speranza che Allah fermi la forza di coloro che sono diventati miscredenti. E Allah è più forte, ed è più duro nel punire.

COMMENTO

Dopo la vittoria dei miscredenti a Uhud, il loro capo, Abû Sufiyân, disse: “Ci scontreremo nuovamente con i mussulmani a Badr, nel mese di zu-l-qaºdaħ”. Quando giunse il momento, il sommo Profeta invitò la gente alla jihâd. Si presentarono settanta persone, ma non ci fu alcun scontro, e i mussulmani ritornarono sani e salvi a Medina.

Da questo versetto è possibile dedurre che nei momenti di pericolo, l’imam deve dare il buon esempio, e iniziare a combattere per primo, e se i mussulmani dimostrano indifferenza di fronte alle sofferenze dei deboli e degli oppressi, l’imam deve agire e combattere da solo.

VERSETTO 85

ãóä íóÔúÝóÚú ÔóÝóÇÚóÉð ÍóÓóäóÉð íóßõä áóåõ äóÕöíÈñ ãöäúåóÇ æóãóä íóÔúÝóÚú ÔóÝóÇÚóÉð ÓóíøöÆóÉð íóßõä áóåõ ßöÝúáñ ãöäúåóÇ æóßóÇäó Çááøóåõ Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ãõÞöíÊÇð ﴿85﴾

85.       Chi intercede di intercessione buona ne avrà un naşîb, e chi intercede di intercessione cattiva ne avrà un kifl[374]. E Allah è su ogni cosa muqît.

COMMENTO

Sul significato della parola muqît, gli esegeti del glorioso Corano fanno diverse ipotesi: muqtadir [potente], hafîż [protettore che dona a ogni cosa la protezione di cui essa ha bisogno], šahîd [testimone], hasîb [colui che chiede conto], mujâzî [colui che premia o castiga].

Nel versetto precedente, il sacro Corano ha considerato ognuno responsabile delle proprie azioni, mentre qui espone il ruolo dell’intercessione nell’ottenimento del consenso e del dissenso divino. In base a questo consiglio coranico, mettere pace fra due parti in lite, insegnare, esortare alla jihâd, collaborare nell’esecuzione di buone opere, sono tutti esempi di “intercessione buona”, mentre sparlare, gettare discordia, impedire che si compia il bene, calunniare, distogliere dalla jihâd, sobillare e istigare al male, sono tutti chiari esempi di “intercessione cattiva”

In una tradizione islamica leggiamo: «Pregare per gli altri, ordinare il bene, guidare a compiere una buona azione, o anche limitarsi ad indicarla, sono tutti esempi di “buona intercessione”»[375]

VERSETTO 86

æÅöÐóÇ ÍõíøöíÊõã  ÈöÊóÍöíøóÉò ÝóÍóíøõæÇ ÈöÇóÍúÓóäó ãöäúåó Ãóæú ÑõÏøõæåó Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÍóÓöíÈÇð ﴿86﴾

86.       E quando vi si saluta di una tahiyyaħ [saluto], salutate dunque con una [tahiyyaħ] migliore, o [almeno] rendetela [con una uguale]. In verità, Allah è su ogni cosa hasîb[376].

COMMENTO

Con il termine tahiyyaħ s’intende il saluto islamico o ogni altra forma di saluto, a parole o a gesti, che si auspichi la salute e la felicità della persona che viene salutata. A tal proposito, il sacro Corano ordina di rispondere al saluto degli altri, preferibilmente in modo migliore.

La dottrina islamica considera il saluto un valore universale. Anche Iddio, il sommo Profeta, e gli angeli salutano.[377]

Un giorno un’ancella donò un mazzo di fiori all’imam Hasan (A), il quale la liberò, e rispose alla gente recitando il versetto in esame.

L’Islam ci esorta a salutare il prossimo, conoscente o estraneo che sia, e considera avaro chi è riluttante a salutare gli altri. Il sommo Profeta salutava tutti, persino i bambini!

Alla fine del versetto, affinché la gente sappia che Allah conosce perfettamente quello che fa chi saluta e chi risponde al saluto, il sacro Corano ricorda: “In verità, Allah è su ogni cosa hasîb”

VERSETTO 87

Çááøóåõ á Åöáóåó ÅöáÇøó åõæó áóíóÌúãóÚóäøóßõãú Åöáóì íóæúãö ÇáúÞöíóÇãóÉö áÇó ÑóíúÈó Ýöíåö æóãóäú ÃóÕúÏóÞõ ãöäó Çááøóåö ÍóÏöíËÇð ﴿87﴾

87.       Allah [è Colui che] non v’è altra divinità all’infuori di Lui! Di certo, sicuramente, Egli vi radunerà tutti quanti nel Giorno del Giudizio, sul quale non v’è dubbio [alcuno]. E chi mai è più veritiero di Allah nell’hadîŝ[378]?

COMMENTO

Nel Giorno del Giudizio, tutti saranno riuniti per rispondere dinanzi a Dio delle loro azioni, è necessario perciò sforzarsi di fare la Sua volontà e adorare solo Lui.

Le molte prove che dimostrano la risurrezione (come quelle basate sulla giustizia di Dio, sulla Sua sapienza e saggezza, o quelle basate sui chiari segni esistenti in natura, come l’alternarsi delle stagioni, il sonno e la veglia, il rinnovarsi delle cellule…), eliminano qualsiasi dubbio su tale questione.

Alla fine del versetto, il sacro Corano ribadisce il concetto dicendo: “E chi mai è più veritiero di Allah nell’hadîŝ?”

VERSETTO 88

ÝóãóÇ áóßõãú Ýöí ÇáúãõäóÇÝöÞöíäó ÝöÆóÊóíúäö æóÇááøóåõ ÃóÑúßóÓóåõã ÈöãóÇ ßóÓóÈõæÇ ÃóÊõÑöíÏõæäó Ãóä ÊóåúÏõæÇ ãóäú ÃóÖóáøó Çááøóåõ æóãóä íõÖúáöáö Çááøóåõ Ýóáóä ÊóÌöÏó áóåõ ÓóÈöíáÇð ﴿88﴾

88.       Cosa vi succede? [Vi dividete in] due [opposte] fazioni a proposito dei munâfiqûn? Mentre Allah li ha rovesciati[379] per ciò che hanno procurato [a se stessi][380]. Volete forse guidare chi Allah ha sviato? E [ricorda che] chi viene sviato da Allah, ebbene, non gli troverai mai [alcuna] via [di salvezza].

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

In base a quanto narrano alcuni esegeti del sacro Corano da Bin ºAbbâs, alcuni meccani si erano convertiti all’Islam solo esteriormente, ma interiormente erano miscredenti, erano cioè munâfiqûn, e per questo motivo non accettarono di emigrare a Medina, anche se alla fine si videro costretti a lasciare la Mecca (o forse lo fecero per spiare i movimenti dei mussulmani).

I mussulmani vennero a conoscenza del fatto, e dissentirono sulle misure da adottare in merito. Alcuni proposero di metterli al bando, poiché in realtà non facevano altro che aiutare i nemici dell’Islam, altri invece, creduli e ingenui, si opposero a questa proposta, dicendo: “Ma come?! Dovremmo forse combattere gente che accetta l’unicità divina e la profezia del Profeta?”

Fu allora rivelato il versetto, e biasimò e guidò il secondo gruppo.

COMMENTO

Quanto abbiamo detto ora chiarisce la relazione del versetto in esame, e di quelli successivi, con quelli precedenti riguardanti i munâfiqûn.

Il versetto si apre dicendo: “Cosa vi succede? [Vi dividete in] due [opposte] fazioni a proposito dei munâfiqûn?”

Poi aggiunge: “Mentre Allah li ha rovesciati per ciò che hanno procurato [a se stessi]”

Il versetto si conclude dicendo agli ingenui che difesero i munâfiqûn: “Volete forse guidare chi Allah ha sviato? E [ricorda che] chi viene sviato da Allah, ebbene, non gli troverai mai [alcuna] via [di salvezza]”

In effetti, questa è una perenne legge divina: gli effetti delle azioni dell’uomo non si separano mai da lui! Com’è possibile dunque che gente empia e ipocrita, che con i propri vili atti sostiene e appoggia i nemici di Dio, possa essere guidata sulla retta via?

VERSETTO 89

æóÏøõæÇ áóæú ÊóßúÝõÑõæäó ßóãóÇ ßóÝóÑõæÇ ÝóÊóßõæäõæäó ÓóæóÂÁð ÝóáÇó ÊóÊøóÎöÐõæÇ ãöäúåõãú ÃóæúáöíóÂÁó ÍóÊøóì íõåóÇÌöÑõæÇ Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö ÝóÅöä ÊóæóáøóæúÇ ÝóÎõÐõæåõãú æóÇÞúÊõáõæåõãú ÍóíúËõ æóÌóÏúÊõãõæåõãú æóáÇó ÊóÊøóÎöÐõæÇ ãöäúåõãú æóáöíøÇð æóáÇó äóÕöíÑÇð ﴿89﴾

89.       Amano che diventiate miscredenti come sono diventati miscredenti loro, affinché siate tutti uguali. Non prendete dunque amici tra loro finché non emigrano sul sentiero di Allah[381]. Se dunque si rifiutano, allora prendeteli e uccideteli ovunque li troviate, e non prendete fra loro alcun amico né soccorritore alcuno.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano continua il discorso iniziato nel precedente, riguardo al fatto che alcuni mussulmani, per ingenuità, prendevano le difese dei munâfiqûn, e intercedevano in loro favore. Il versetto dice che questi munâfiqûn sono così empi che amano che i credenti diventino miscredenti come lo sono diventati loro, affinché siano tutti uguali.

Essi sono dunque peggio dei normali miscredenti, poiché questi almeno non mirano a distruggere la fede dei credenti.

Ebbene, ora che si comportano così: “Non prendete dunque amici tra loro finché non emigrano sul sentiero di Allah”

“Se dunque si rifiutano, allora prendeteli e uccideteli ovunque li troviate”

Il versetto si conclude ribadendo nuovamente di non prendere fra loro nessun amico né soccorritore alcuno.

Una società viva e proba, per salvarsi dal male e dalla miscredenza, non ha altra via che essere severa e decisa nel combattere i munâfiqûn.

VERSETTO 90

ÅöáÇøó ÇáøóÐöíäó íóÕöáõæäó Åöáóì Þóæúãò Èóíúäóßõãú æóÈóíúäóåõãú ãöíËóÇÞñ Ãóæú ÌóÂÁõæßõãú ÍóÕöÑóÊú ÕõÏõæÑõåõãú Çóä íõÞóÇÊöáõæßõãú Ãóæú íõÞóÇÊöáõæÇ Þóæúãóåõãú æóáóæú ÔóÂÁó Çááøóåõ áóÓóáøóØóåõãú Úóáóíúßõãú ÝóáóÞóÇÊóáõæßõãú ÝóÅöäö ÇÚúÊóÒóáõæßõãú  Ýóáóãú íõÞóÇÊöáõæßõãú æóÃóáúÞóæúÇ Åöáóíúßõãõ ÇáÓøóáóãó ÝóãóÇ ÌóÚóáó Çááøóåõ áóßõãú Úóáóíúåöãú ÓóÈöíáÇð ﴿90﴾

90.       Eccetto coloro che si legano a gente che tra voi e loro esiste un patto, o che vengono da voi con i petti stretti per dovervi combattere o combattere la propria gente. E se Allah volesse, li farebbe prevalere su di voi, e allora vi combatterebbero [e riuscirebbero a vincervi]. Pertanto, se si tengono in disparte da voi, non vi combattono, e vi offrono la pace, ebbene, [sappiate che in questo caso] Allah non vi ha disposto contro di loro [alcun] sabîl [via][382].

COMMENTO

In tempo di pace, è necessario rispettare i patti e le convezioni, persino quelli stretti con i miscredenti.

Nelle guerre non bisogna arrecare alcun danno a coloro che si dichiarano neutrali, ed è necessario accogliere le proposte di pace e di tregua, poiché l’Islam propende sempre per la pace, e considera la guerra un provvedimento eccezionale per allontanare dalla nazione islamica danni e pericoli oppure per far trionfare la fede e verità.

È altresì sempre necessario ricordare l’onnipotenza divina, per non insuperbirsi e non essere sopraffatti dai sentimenti.

I mussulmani devono essere così forti e potenti da non permettere ai nemici nemmeno di attaccarli. Perciò, la proposta di pace non è sufficiente da sola, i nemici devono arrestare le ostilità e deporre le armi.

VERSETTO 91

ÓóÊóÌöÏõæäó ÁóÇÎóÑöíäó íõÑöíÏõæäó Ãóä íóÃúãóäõæßõãú æóíóÃúãóäõæÇ Þóæúãóåõãú ßõáøó ãóÇ ÑõÏøõæÇ Åöáóì ÇáúÝöÊúäóÉö ÇõÑúßöÓõæÇ ÝöíåóÇ ÝóÅöä áóãú íóÚúÊóÒöáõæßõãú æóíõáúÞõæÇ Åöáóíúßõãõ ÇáÓøóáóãó æóíóßõÝøõæÇ ÃóíúÏöíóåõãú ÝóÎõÐõæåõãú æóÇÞúÊõáõæåõãú ÍóíúËõ ËóÞöÝúÊõãõæåõãú æóÇõæúáóÆößõãú ÌóÚóáúäóÇ áóßõãú Úóáóíúåöãú ÓõáúØóÇäÇð ãõÈöíäÇð ﴿91﴾

91.       Presto troverete altri che vogliono essere al sicuro da voi e dalla loro gente, [ma] ogni volta che vengono fatti ritornare alla fitnaħ, sono rovesciati in essa. Ebbene, se non si tengono in disparte da voi, non vi offrono la pace, e non trattengono le loro mani [dal combattervi], allora prendeteli e uccideteli ovunque li troviate. Sono quelli [coloro] sui quali vi abbiamo disposto un sultân[383] evidente[384].

COMMENTO

Un gruppo di Meccani, per salvare la propria vita, si recarono dal sommo Profeta, e finsero di convertirsi all’Islam. Quando tornarono alla Mecca, ripresero nuovamente a adorare gli idoli, per non essere torturati dai miscredenti. In questo modo, traevano profitto da ambedue i gruppi, e si mettevano al sicuro da ogni pericolo. Essi propendevano però maggiormente per la miscredenza che per l’Islam.

Da ciò si comprende quanto sia importante per i mussulmani conoscere perfettamente i loro nemici, riservare ad ognuno di essi l’adeguato trattamento, e valutare attentamente le manifestazioni di fede della gente.

VERSETTO 92

æóãóÇ ßóÇäó áöãõÄúãöäò Ãóä íóÞúÊõáó ãõÄúãöäÇð ÅöáÇøó ÎóØóÃð æóãóä ÞóÊóáó ãõÄúãöäÇð ÎóØóÃð ÝóÊóÍúÑöíÑõ ÑóÞóÈóÉò ãõÄúãöäóÉò æóÏöíóÉñ ãõÓóáøóãóÉñ Åöáóì Ãóåúáöåö ÅöáÂøó Çóä íóÕøóÏøóÞõæÇ ÝóÅöä ßóÇäó ãöä Þóæúãò ÚóÏõæøò áóßõãú æóåõæó ãõÄúãöäñ ÝóÊóÍúÑöíÑõ ÑóÞóÈóÉò ãõÄúãöäóÉò æÅöä ßóÇäó ãöä Þóæúãò Èóíúäóßõãú æóÈóíúäóåõã ãöíËóÇÞñ ÝóÏöíóÉñ ãõÓóáøóãóÉñ Åöáóì Ãóåúáöåö æóÊóÍúÑöíÑõ ÑóÞóÈóÉò ãõÄúãöäóÉò Ýóãóä áóãú íóÌöÏú ÝóÕöíóÇãõ ÔóåúÑóíúäö ãõÊóÊóÇÈöÚóíúäö ÊóæúÈóÉð ãöäó Çááøóåö æóßóÇäó Çááøóåõ ÚóáöíãÇð ÍóßöíãÇð ﴿92﴾

92.       E non è degno di un credente uccidere un [altro] credente, se non per errore. E chi uccide un credente per errore, ebbene, [dovrà] liberare uno schiavo credente, e dare [inoltre] una diyaħ[385] alla sua[386] famiglia, a meno che essi non condonino. Se poi [l’ucciso] appartiene a gente vostra nemica, ma è credente, ebbene [l’uccisore dovrà solo] liberare uno schiavo credente. E se [invece] appartiene a gente [miscredente] che tra voi e loro esiste un patto, [dovrà] dare allora una diyaħ alla sua famiglia e liberare uno schiavo credente. E chi non trova [i mezzi per fare ciò], [dovrà] allora [fare] siyâm[387] [per] due mesi consecutivi, tawbaħ da Allah. Allah è ºalîm [sapiente], hakîm [saggio].

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Uno degli idolatri della Mecca, Hâriŝ Bin Yazîd, con l’aiuto dell’empio Abû Jahl, torturò per diverso tempo un mussulmano chiamato ºAyyâš Bin Abî Rabîºaħ, perché si era convertito all’Islam. Con l’esodo dei mussulmani a Medina, anche ºAyyâš lasciò la Mecca.

Un giorno ºAyyâš incontro per caso Hâriŝ nei pressi di Medina, e, approfittando dell’occasione, lo uccise, pensando di avere ucciso un nemico dell’Islam, ignaro però del fatto che Hâriŝ si era pentito del suo passato, ed era diventato un vero mussulmano. ºAyyâš andò allora dal Messaggero di Allah, gli espose il fatto, e fu allora che discese il versetto, ed espose il precetto riguardante l’omicidio di un credente commesso per errore.

COMMENTO

Siccome nei versetti precedenti è stata data via libera ai credenti di uccidere i munâfiqûn e i nemici interni pericolosi, in questo versetto e nel successivo, per evitare che qualcuno abusi di questo permesso, espone le norme inerenti all’omicidio. Il versetto in esame si apre dicendo: “E non è degno di un credente uccidere un [altro] credente, se non per errore”

Poi espone le sanzioni previste per chi uccide un credente per errore in tre fasi.

1.           E chi uccide un credente per errore, ebbene, [dovrà] liberare uno schiavo credente, e dare [inoltre] una diyaħ alla sua famiglia, a meno che essi non condonino.

2.           Se poi [l’ucciso] appartiene a gente vostra nemica, ma è credente, ebbene [l’uccisore dovrà solo] liberare uno schiavo credente.

3.           E se [invece] appartiene a gente [miscredente] che tra voi e loro esiste un patto, [dovrà] dare allora una diyaħ alla sua famiglia e liberare uno schiavo credente.

Il versetto dà poi un’alternativa a coloro che non sono in grado di liberare schiavi: “E chi non trova [i mezzi per fare ciò], [dovrà] allora [fare] siyâm [per] due mesi consecutivi, tawbaħ da Allah”

È possibile interpretare il versetto traducendo la parola tawbaħ con “ritorno”. In questo caso, l’espiazione stabilita da Allah per chi non ha i mezzi per eseguire quella citata nella prima parte del versetto, dev’essere considerata un Suo misericorde “ritorno” ai Suoi servi, e il versetto tradotto come segue: “…E chi non trova [i mezzi per fare ciò], [dovrà] allora [tenere] un siyâm di due mesi consecutivi, [e questo è un misericorde] ritorno da [parte di] Allah [ai Suoi servi]…”

Il versetto si chiude ricordando: “Allah è ºalîm [sapiente], hakîm [saggio]”

VERSETTO 93

æóãóä íóÞúÊõáú ãõÄúãöäÇð ãõÊóÚóãøöÏÇð ÝóÌóÒóÂÄõåõ Ìóåóäøóãõ ÎóÇáöÏÇð ÝöíåóÇ æóÛóÖöÈó Çááøóåõ Úóáóíúåö æóáóÚóäóåõ æóÃóÚóÏøó áóåõ ÚóÐóÇÈÇð ÚóÙöíãÇð ﴿93﴾

93.       E chi uccide un credente di proposito, ebbene, il suo compenso sarà l’Inferno; eterno [sarà] in esso! E Allah s’adirerà con lui e lo maledirà[388], e gli preparerà un grande castigo.

COMMENTO

Nella fase critica della battaglia di Uhud, un mussulmano ne uccise un altro per vendicarsi di vicende inerenti a prima dell’avvento dell’Islam. Il sommo Profeta, attraverso la rivelazione, fu informato dell’accaduto, e, al ritorno da Uhud, nella località di Qubâ, diede l’ordine di giustiziare l’assassino, senza badare al suo pentimento.

L’Islam dà una grande importanza alla vita umana, e promette l’eterna dannazione a colui che uccide intenzionalmente una persona innocente.

L’Islam non dà a nessuno il permesso di uccidere o giustiziare ingiustamente una persona. È per questo che l’assassino viene colpito da quattro dure punizioni divine:

1.      E chi uccide un credente di proposito, ebbene, il suo compenso sarà l’Inferno; eterno [sarà] in esso!

2.      E Allah s’adirerà con lui,

3.      e lo maledirà,

4.      e gli preparerà un grande castigo.

Dal momento poi che l’omicidio è uno dei più grandi crimini e pericolosi peccati, che se non combattuto è capace di privare la società della pace e della tranquillità necessaria a ogni società per sopravvivere, il sacro Corano, in un altro suo nobile versetto, considera l’uccisione di una persona innocente, pari all’uccisione di tutta l’umanità!

VERSETTO 94

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ ÅöÐóÇ ÖóÑóÈúÊõãú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö ÝóÊóÈóíøóäõæÇ æóáÇó ÊóÞõæáõæÇ áöãóäú ÃóáúÞóì Åöáóíúßõãõ ÇáÓøóáÇóãó áóÓúÊó ãõÄúãöäÇð ÊóÈúÊóÛõæäó ÚóÑóÖó ÇáúÍóíóÇÉö ÇáúÏøõäúíóÇ ÝóÚöäÏó Çááøóåö ãóÛóÇäöãõ ßóËöíÑóÉñ ßóÐóáößó ßõäÊõã ãöäú ÞóÈáõ Ýóãóäøó Çááøóåõ Úóáóíßõã ÝóÊóÈóíøóäõæÇ Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑÇð ﴿94﴾

94.       O voi che avete prestato fede, quando partite [per combattere] sul sentiero di Allah, indagate, e non dite a chi vi rivolge il saluto[389]: “Tu non sei credente!”, per desiderio dei beni della vita terrena, poiché presso Allah ci sono molti bottini. Così eravate prima d’ora, quindi Allah vi ha fatto la grazia. Indagate dunque, ché, in verità, Allah è ben informato di quello che fate.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Si narra che il santo Profeta, al ritorno dalla battaglia di Ķaybar, mandò Usâmaħ Bin Zayd, assieme ad un gruppo di mussulmani, ad invitare all’Islam i giudei che vivevano in uno dei villaggi della località di Fadak, o ad esortarli ad accettare la protezione del governo islamico.

Uno di quei giudei, Mirdâs, che era venuto a conoscenza della venuta dei mussulmani, andò loro incontro, manifestando la sua fede nell’unicità divina e nella profezia del santo Muhammad (S).

Usâmaħ, convinto che l’uomo manifestasse una falsa fede islamica per salvare la propria vita e i propri beni, lo attaccò e lo uccise.

Quando il sommo Profeta venne a conoscenza dell’accaduto, si rattristò profondamente, e disse a Usâmaħ: “Tu hai ucciso un mussulmano!”. Usâmaħ si rattristò e disse: “Quell’uomo manifestò la fede islamica per salvare la propria vita e i suoi beni”. Il sommo Profeta disse allora: “Che ne sapevi tu, che non eri a conoscenza di quello che quell’uomo aveva dentro di sé? Forse era diventato veramente mussulmano!”. Fu in questo momento che Iddio rivelò il versetto in esame.

COMMENTO

In questo versetto viene espressa una norma di precauzione che salvaguarda la vita di quelle persone innocenti che è possibile che siano accusate ingiustamente di miscredenza: O voi che avete prestato fede, quando partite [per combattere] sul sentiero di Allah, indagate, e non dite a chi vi rivolge il saluto: “Tu non sei credente!”, per desiderio dei beni della vita terrena, poiché presso Allah ci sono molti bottini”

Il versetto ricorda poi ai credenti che: Così eravate prima d’ora, quindi Allah vi ha fatto la grazia”, e ordina nuovamente: “Indagate dunque, ché, in verità, Allah è ben informato di quello che fate”

La jihâd è una legge universale: tutte le creature divine, vegetali e animali, attraverso la jihâd, eliminano dinanzi a sé gli ostacoli che impediscono loro di raggiungere la perfezione.

Bisogna altresì fare attenzione, che la jihâd non è stata prescritta solo in campo militare, ma anche in quello scientifico, economico, culturale e politico.

VERSETTO 95

áÇøíóÓúÊóæöí ÇáúÞóÇÚöÏõæäó ãöäó ÇáúãõÄúãöäöíäó ÛóíúÑõ Çõæúáöí ÇáÖøóÑóÑö æóÇáúãõÜÌóÇåöÏõæäó Ýöí ÓóÈöíáö Çááøóåö ÈöÇóãúæóÇáöåöãú æóÃóäúÝõÓöåöãú ÝóÖøóáó Çááøóåõ ÇáúãõÜÌóÇåöÏöíäó ÈöÇóãúæóÇáöåöãú æóÃóäúÝõÓöåöãú Úóáóì ÇáúÞóÇÚöÏöíäó ÏóÑóÌóÉð æóßõáÇøð æóÚóÏó Çááøóåõ ÇáúÍõÓúäóì æóÝóÖøóáó Çááøåõ ÇáúãõÜÌóÇåöÏöíäó Úóáóì ÇáúÞóÇÚöÏöíäó ÃóÌúÑóÇð ÚóÙöíãÇð ﴿95﴾

95.       Non sono uguali i qâºidûn [“seduti”][390] tra i credenti – eccetto gli ulu-đ-đarar[391] – e i mujâhidûn [quelli – fra i credenti – che combattono] sul sentiero di Allah con i propri beni e le proprie vite. Allah ha elevato nel grado i mujâhidûn [quelli – fra i credenti – che combattono] con i propri beni e le proprie vite, sui qâºidûn. A tutti Allah ha promesso lo Husnâ[392], e Allah ha elevato i mujâhidûn sui qâºidûn per grande ricompensa,

COMMENTO

Dopo aver parlato della jihâd, il sacro Corano confronta coloro che eseguono questo sacro precetto, con quelli che vi si astengono, e dice: “Non sono uguali i qâºidûn [“seduti”] tra i credenti – eccetto gli ulu-đ-đarar – e i mujâhidûn [quelli – fra i credenti – che combattono] sul sentiero di Allah con i propri beni e le proprie vite”

Poi ribadisce esplicitamente la superiorità dei mujâhidûn dicendo: “Allah ha elevato nel grado i mujâhidûn [quelli – fra i credenti – che combattono] con i propri beni e le proprie vite, sui qâºidûn”

Pur non essendo il Paradiso riservato solo ai mujâhidûn: “A tutti Allah ha promesso lo Husnâ”, tuttavia, ribadisce nuovamente: “Allah ha elevato i mujâhidûn sui qâºidûn per grande ricompensa”

VERSETTO 96

ÏóÑóÌóÇÊò ãöäúåõ æóãóÛúÝöÑóÉð æóÑóÍúãóÉð æóßóÇäó  Çááøóåõ ÛóÝõæÑÇð ÑóÍöíãÇð ﴿96﴾

96.       [sublimi] gradi da Lui [donati], perdono, misericordia! E Allah è ġafûr [clemente], rahîm [benevolo].

COMMENTO

L’immenso premio del quale parla il versetto precedente, viene spiegato in questo versetto: “…[sublimi] gradi da Lui [donati], perdono, misericordia!”

Il versetto si conclude dicendo che se alcuni mujâhidûn dovessero commettere errori durante l’esecuzione del dovere della jihâd, sappiano dunque che: “Allah è gafûr [clemente], rahîm [benevolo]”

VERSETTO 97

Åöäøó ÇáøóÐöíäó ÊóæóÝøóÇåõãõ ÇáúãóáÂÆößóÉõ ÙóÇáöãöí ÃóäúÝõÓöåöãú ÞóÇáõæÇ Ýöíãó ßõäúÊõãú ÞóÇáõæÇ ßõäøóÇ  ãõÓúÊóÖúÚóÝöíäó Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÞóÇáõæÇ Ãóáóãú Êóßõäú ÃóÑúÖõ Çááøåö æóÇÓöÚóÉð  ÝóÊõåóÇÌöÑõæÇ ÝöíåóÇ ÝóÇõæúáóÆößó ãóÃúæóÇåõãú Ìóåóäøóãõ æóÓóÂÁóÊú ãóÕöíÑÇð ﴿97﴾

97.       In verità, [a] coloro ai quali gli angeli presero l’anima mentre facevano torto a se stessi, [gli angeli] dissero [chiesero]: “In che [condizioni] eravate?”. Dissero [risposero]: “Eravamo mustađºafîn[393] sulla terra”. [Gli angeli] dissero [chiesero ancora]: “Non era forse la terra di Allah vasta [abbastanza] affinché voi emigraste in essa?”. Ebbene, quelli sono gli stessi la cui dimora è l’Inferno, e che cattivo maşîr![394]

COMMENTO

Prima della battaglia di Badr, i miscredenti della Mecca invitarono la gente di questa santa città a combattere i mussulmani, minacciando che agli eventuali trasgressori sarebbe stata distrutta l’abitazione e sequestrato ogni bene. Anche alcuni mussulmani che vivevano ancora alla Mecca, e non si erano congiunti agli altri mussulmani emigrati a Medina, per salvare le proprie vite, furono costretti a partire per Badr e a combattere assieme ai miscredenti contro i mussulmani, dai quali furono uccisi.

Fu dunque rivelato il versetto, e biasimò coloro che, rimanendo fra i miscredenti, fecero torto a se stessi.

Da quanto abbiamo detto deduciamo dunque che per un mussulmano è necessario abbandonare la terra dei miscredenti quando non è in grado di cambiarli e avvicinarli alla fede, ed è proibito rimanere, e sostenerli rimanendo nella loro terra. Ciò che conta è la fede, che viene prima di ogni altra cosa. Non bisogna quindi preferire la patria a Dio, alla fede e alla religione.

In base alle tradizioni islamiche, il mustađºaf è colui che non è in grado di conoscere i propri doveri e discernere il vero dal falso.[395]

In una tradizione islamica leggiamo: “Chiunque percorra anche una sola spanna di terra al fine di preservare la propria fede, andrà in Paradiso, e godrà della compagnia del nobile Muhammad (S) e del nobile Abramo (A)”[396]

VERSETTO 98

ÅöáÇøó ÇáúãõÓúÊóÖúÚóÝöíäó ãöäó ÇáÑøöÌóÇáö æóÇáäøöÓóÂÁö æóÇáúæöáúÏóÇäö áÇó íóÓúÊóØöíÚõæäó ÍöíáóÉð æóáÇó íóåúÊóÏõæäó ÓóÈöíáÇð ﴿98﴾

98.       Tranne i [veri] mustađºafîn, uomini, donne e bambini che non sono capaci di alcuna hîlaħ [soluzione, scampo][397], e che non trovano via alcuna [per emigrare].