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COMMENTO

Nell’era preislamica, quando un uomo voleva prendere un’altra moglie, calunniava la prima moglie per metterla sotto pressione e costringerla a restituire il suo dono nuziale, in modo che l’uomo potesse ripudiarla facilmente, e usare il denaro estorto per prendere un’altra moglie. Questo versetto biasima decisamente questa iniqua tradizione.

OSSERVAZIONE

1.       L’Islam permette di avere più di una moglie.

2.       Il divorzio è nelle mani dell’uomo.

3.       L’Islam difende i diritti della donna, e impedisce all’uomo di prendere un’altra moglie quando questo lo fa calpestando i suoi diritti.

4.       Il dono nuziale appartiene alla donna, e l’uomo non ha il diritto di farselo restituire.

5.       Una delle peggiori forme di ingiustizia è usurpare i beni della gente, giustificando questo turpe atto con menzogne e calunnie.

VERSETTO 21

æóßóíúÝó ÊóÃúÎõÐõæäóåõ æóÞóÏú ÃóÝúÖóì ÈóÚúÖõßõãú Åöáóì ÈóÚúÖò æóÃóÎóÐúäó ãöäßõã ãøöíËóÇÞðÇ ÛóáöíÙðÇ ﴿21﴾

21.       E come potreste riprenderne, dopo che avete giaciuto insieme [con esse] e dopo che esse [al momento del matrimonio] vi hanno fatto stringere un solido patto?

COMMENTO

Questo versetto si serve dei sentimenti umani per svegliare la coscienza dell’uomo, ricordandogli che è assai biasimevole farsi restituire il dono nuziale dalla donna con la quale si è giaciuto, e dalla quale si è tratto piacere fisico e spirituale. Nei momenti di conflitto bisogna perciò ricordare anche i piaceri passati.

Il versetto in esame c’insegna pure che il matrimonio è un solido patto, e che non bisogna quindi violarlo.

VERSETTO 22

æóáÇó ÊóäßöÍõæÇú ãóÇ äóßóÍó ÂÈóÇÄõßõã ãøöäó ÇáäøöÓóÇÁ ÅöáÇøó ãóÇ ÞóÏú ÓóáóÝó Åöäøóåõ ßóÇäó ÝóÇÍöÔóÉð æóãóÞúÊðÇ æóÓóÇÁ ÓóÈöíáÇð ﴿22﴾

22.       Non sposate le donne che i vostri padri hanno sposato, salvo quanto già è avvenuto: è davvero una turpitudine, un abominio, un cattivo costume.

COMMENTO

Nell’era preislamica, quando gli uomini morivano, i loro figli sposavano le proprie matrigne.

Uno degli Anşâr, Abû Qays, morì, e suo figlio fece una proposta di matrimonio alla propria matrigna. La donna disse: “Devo chiedere al Profeta se ho il permesso di sposarmi con te”. Quando interrogò il sommo Profeta, discese il versetto, e vietò agli uomini di sposare le donne che i loro padri hanno sposato.

VERSETTO 23

ÍõÑøöãóÊú Úóáóíúßõãú ÃõãøóåóÇÊõßõãú æóÈóäóÇÊõßõãú æóÃóÎóæóÇÊõßõãú æóÚóãøóÇÊõßõãú æóÎóÇáÇóÊõßõãú æóÈóäóÇÊõ ÇáÃóÎö æóÈóäóÇÊõ ÇáÃõÎúÊö æóÃõãøóåóÇÊõßõãõ ÇááÇøóÊöí ÃóÑúÖóÚúäóßõãú æóÃóÎóæóÇÊõßõã ãøöäó ÇáÑøóÖóÇÚóÉö æóÃõãøóåóÇÊõ äöÓóÂÆößõãú æóÑóÈóÇÆöÈõßõãõ ÇááÇøóÊöí Ýöí ÍõÌõæÑößõã ãøöä äøöÓóÂÆößõãõ ÇááÇøóÊöí ÏóÎóáúÊõã Èöåöäøó ÝóÅöä áøóãú ÊóßõæäõæÇú ÏóÎóáúÊõã Èöåöäøó ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú æóÍóáÇóÆöáõ ÃóÈúäóÇÆößõãõ ÇáøóÐöíäó ãöäú ÃóÕúáÇóÈößõãú æóÃóä ÊóÌúãóÚõæÇú Èóíúäó ÇáÃõÎúÊóíúäö ÅóáÇøó ãóÇ ÞóÏú ÓóáóÝó Åöäøó Çááøåó ßóÇäó ÛóÝõæÑðÇ ÑøóÍöíãðÇ ﴿23﴾

23.       Vi sono state proibite le vostre madri, le vostre figlie, le vostre sorelle, le vostre zie paterne, le vostre zie materne, le figlie di vostro fratello e le figlie di vostra sorella; le nutrici che vi hanno allattato, le sorelle di latte, le madri delle vostre spose, le figliastre che sono [cresciute] sotto la vostra tutela, [figlie] delle mogli con le quali avete consumato il matrimonio, ma se il matrimonio non fosse stato consumato non ci sarà peccato per voi. [Vi sono state inoltre proibite] le mogli dei vostri figli nati dai vostri lombi, e due sorelle contemporaneamente, salvo quanto già è avvenuto, ché, in verità, Allah è clemente e benevolo.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano ricorda le donne con le quali è proibito sposarsi. Sono tre le cause che rendono una donna proibita ad un uomo:

1.       nascita;

2.       matrimonio;

3.       allattamento.

Anche nelle altre religioni rivelate v’erano simili divieti.

OSSERVAZIONI

1.       Solo Iddio può proibire e permettere.

2.       L’uomo deve considerare le proprie figliastre come le sue vere figlie.

3.       Vi sono proibite le mogli dei vostri figli, non quelle dei vostri figliastri

4.       Forse la ragione per la quale è stato proibito ad un uomo di avere in moglie due sorelle contemporaneamente, è che ciò creerebbe inimicizia fra di loro.

VERSETTO 24

æóÇáõãÍúÕóäóÇÊõ ãöäó ÇáäøöÓóÂÁö ÅöáÇøó ãóÇ ãóáóßóÊú ÃóíúãóÇäõßõãú ßöÊóÇÈó Çááøóåö Úóáóíúßõãú æóÇõÍöáøó áóßõã ãóÇ æóÑóÂÁó Ðóáößõãú Ãóä ÊóÈúÊóÛõæÇú ÈöÇóãúæóÇáößõã ãõÍúÕöäöíäó ÛóíúÑó ãõÓóÇÝöÍöíäó ÝóãóÇ ÇÓúÊóãúÊóÚúÊõãú Èöåö ãöäúåõäøó ÝóÇóÊõæåõäøó ÇõÌõæÑóåõäøó ÝóÑöíÖóÉð æóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúßõãú ÝöíãóÇ ÊóÑóÇÖóíúÊõã Èöåö ãöä ÈóÚúÏö ÇáúÝóÑöíÖóÉö Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÚóáöíãÇð ÍóßöíãÇð ﴿24﴾

24.       E [vi sono state altresì vietate] le donne maritate, eccetto quelle delle quali avete acquistato la proprietà. Questo è ciò che Allah vi prescrive! A parte ciò, vi è stato permesso di cercare [donne] utilizzando i vostri beni, sposandovi e non fornicando. E [riguardo] le donne con le quali fate mutºaħ [matrimonio a termine], dovete obbligatoriamente versare a esse la loro dote. Non ci sarà alcun male in ciò su cui vi accorderete dopo [avere fissato la dote che voi avete] il dovere [di dare a loro]. In verità, Allah è sapiente e saggio.

COMMENTO

Per la donna miscredente sposata, essere fatta prigioniera dai mussulmani, è come essere ripudiata dal proprio marito, come il prestare fede per una donna miscredente la divide dal marito che continua a rimanere nella miscredenza.

Nell’Islam è proibito sposarsi con una donna già maritata, a qualsiasi religione e nazione essa appartenga. Ma, come abbiamo già detto, quando una donna miscredente viene fatta prigioniera dai mussulmani, è come se venisse ripudiata dal proprio marito, e dopo essere stata fatta prigioniera non può risposarsi se non dopo aver avuto una mestruazione, ma se è incinta, può risposarsi solo dopo la nascita del bambino. Durante questo periodo, non è possibile avere con lei nessun rapporto sessuale. Per queste donne è di certo meglio sposare dei credenti, che essere da loro abbandonate o restituite ai miscredenti.

La frase “fa ma-stamtaºtum bihi minhunna fa âtûhunna ujûrahunna”, da noi tradotta con: “E [riguardo] le donne con le quali fate mutºaħ [matrimonio a termine], dovete obbligatoriamente versare a esse la loro dote”, in base a quanto dicono le tradizioni dell’Ahlulbayt, e la maggior parte dei tafâsîr sunniti, riguarda il matrimonio a termine, la cosiddetta mutºaħ.

VERSETTO 25

æóãóä áóã íóÓúÊóØöÚú ãöäßõãú ØóæúáÇð Ãóä íóäßöÍó ÇáúãõÜÍúÕóäóÇÊö ÇáúãõÄúãöäóÇÊö Ýóãöä ãóÇ ãóáóßóÊú ÃóíúãóÇäõßõã ãöä ÝóÊóíóÇÊößõãõ ÇáúãõÄúãöäóÇÊö æóÇááøóåõ ÃóÚúáóãõ ÈöÅöíãóÇäößõãú ÈóÚúÖõßõã ãöä ÈóÚúÖò ÝóÇäßöÍõæåõäøó ÈöÇöÐúäö Ãóåúáöåöäøó æóÁóÇÊõæåõäøó ÇõÌõæÑóåõäøó ÈöÇáúãóÚúÑõæÝö ãõÍúÕóäóÇÊò ÛóíúÑó ãõÓóÇÝöÍóÇÊò æóáÇó ãõÊøóÎöÐóÇÊö ÃóÎúÏóÇäò  ÝÅöÐó ÇõÍúÕöäøó ÝóÅöäú ÃóÊóíúäó ÈöÝóÇÍöÔóÉò ÝóÚóáóíúåöäøó äöÕúÝõ ãóÇ Úóáóì ÇáúãõÜÍúÕóäóÇÊö ãöäó ÇáúÚóÐóÇÈö Ðóáößó áöãóäú ÎóÔöíó ÇáúÚóäóÊó ãöäßõãú æóÃóä ÊóÕúÈöÑõæÇ ÎóíúÑñ áóßõãú æóÇááøóåõ ÛóÝõæÑñ ÑóÍöíãñ ﴿25﴾

25.       E chi di voi non avesse i mezzi per sposare donne virtuose, credenti [libere], ebbene, [scelga moglie] tra le fanciulle credenti di ‘ciò che possiedono le vostre [mani] destre’ [ossia, delle ancelle di vostra proprietà]. E Allah conosce meglio la vostra fede, [voi provenite] gli uni dagli altri. Sposatele dunque con il permesso della loro gente, e date loro onestamente i loro doni nuziali. [Che siano però donne] virtuose, non fornicatrici, e non di quelle che si prendono degli amanti. E se dopo essersi maritate commetteranno una turpitudine [adulterio], [dovranno essere punite con] la metà della pena che spetta alle [donne] libere [adultere]. Questo [matrimonio con le ancelle] è per quelli di voi che temano la sofferenza, il peso [i pericoli del celibato]; [ma] pazientare è meglio per voi. Allah è clemente e benevolo.

COMMENTO

Continuando il discorso del matrimonio nell’Islam, iniziato nei versetti precedenti, in questo versetto, il sacro Corano espone le condizioni alle quali deve sottostare il matrimonio di un credente con un’ancella: “E chi di voi non avesse i mezzi per sposare donne virtuose, credenti [libere], ebbene, [scelga moglie] tra le fanciulle credenti di ‘ciò che possiedono le vostre [mani] destre’ [ossia, delle ancelle di vostra proprietà]”

Poi aggiunge: «Voi, per sapere se esse sono credenti o no, potete limitarvi a quanto esse dicono, quanto invece a ciò che veramente hanno dentro di sé: “Allah conosce meglio la vostra fede!”»

Siccome poi alcuni sono restii a sposarsi con le ancelle, il sacro Corano ricorda loro, che: «Tutti voi provenite dagli stessi genitori: “[Voi provenite] gli uni dagli altri”, non dovete perciò essere restii a sposarvi con loro»

Poi ricorda due delle condizioni di questo matrimonio:

1.      “Sposatele dunque con il permesso della loro gente,

2.      e date loro onestamente i loro doni nuziali”

Da quest’ultima frase è possibile dedurre che bisogna stabilire loro un dono nuziale degno e adeguato, e donarlo a loro, non ad altri. Si può altresì dedurre che gli schiavi possono diventare proprietari di beni da loro ottenuti lecitamente.

Un’altra delle condizioni del matrimonio con le ancelle è: “[Che siano però donne] virtuose, non fornicatrici, e non di quelle che si prendono degli amanti”

Nella frase successiva, espone la pena che bisogna infliggere alle ancelle adultere, dicendo: “E se dopo essersi maritate commetteranno una turpitudine [adulterio], [dovranno essere punite con] la metà della pena che spetta alle [donne] libere [adultere]”, e cioè cinquanta flagellazioni.

Poi aggiunge: “Questo [matrimonio con le ancelle] è per quelli di voi che temano la sofferenza, il peso [i pericoli del celibato]; [ma] pazientare è meglio per voi”. Dunque, chi ha la forza di sopportare le sofferenze del celibato, senza cadere in peccato o subire danno, è meglio che si astenga dal sposare un’ancella.

Il versetto si conclude dicendo: “Allah è clemente e benevolo”, e perdona le vostre colpe passate.

VERSETTO 26

íõÑöíÏõ Çááøóåõ áöíõÈóíøöäó áóßõãú æóíóåúÏöíóßõãú Óõäóäó ÇáøóÐöíäó ãöä ÞóÈúáößõãú æóíóÊõæÈó Úóáóíúßõãú æóÇááøóåõ Úóáöíãñ Íóßöíãñ ﴿26﴾

26.       Allah vuole spiegarvi [i Suoi comandamenti], guidarvi ai costumi di coloro che [vissero] prima di voi, e ritornare a voi [concedendovi il Suo perdono e la Sua grazia]. Allah è sapiente e saggio.

COMMENTO

QUALI SONO LE RAGIONI DI QUESTE RESTRIZIONI?

Dopo aver esposto diversi precetti riguardanti il matrimonio, il sacro Corano, in questo versetto e nei due successivi, espone le ragioni delle restrizioni imposte dai versetti precedenti:

1.      “Allah vuole spiegarvi [i Suoi comandamenti]

2.      guidarvi ai costumi di coloro che [vissero] prima di voi

3.      e ritornare a voi [concedendovi il Suo perdono e la Sua grazia]”, a patto però che voi non ritorniate a seguire il deviato sentiero che seguivate prima dell’avvento dell’Islam.

Il versetto si conclude dicendo: “Allah è sapiente e saggio”, sa perfettamente ciò che è bene e ciò che è male per voi, e i Suoi precetti sono sostenuti dalla Sua infinità saggezza.

VERSETTO 27

æóÇááøóåõ íõÑöíÏõ Ãóä íóÊõæÈó Úóáóíúßõãú æóíõÑöíÏõ ÇáøóÐöíäó íóÊøóÈöÚõæäó ÇáÔøóåóæóÇÊö Ãóä ÊóãöíáõæÇ ãóíúáÇð ÚóÙöíãÇð ﴿27﴾

27.       Allah vuole ritornare a voi [pietoso e benevolo], e coloro che seguono le passioni vogliono che voi cadiate in grande traviamento.

COMMENTO

All’apparenza, le libertà sessuali potrebbero sembrare una forma di vero piacere e soddisfazione, ma, in realtà, considerando i danni che esse arrecano all’individuo e alla società, sono la maggiore deviazione e decadenza. In effetti, la lascivia distrugge il corpo, paralizza il pensiero, annienta i beni, toglie la tranquillità, uccide nell’individuo il desiderio di formare una famiglia, consegna alla società un gran numero di figli illegittimi, e causa innumerevoli malattie del corpo e della psiche.

OSSERVAZIONI

1.       Le limitazioni imposte dall’Islam nel matrimonio, proteggono l’uomo dal male, e sono in realtà un dono divino.

2.       La lascivia, non si accontenta di altro che della distruzione dell’essere umano.

3.       Non seguite, non imitate gl’individui lussuriosi, poiché essi sono vostri nemici.

VERSETTO 28

íõÑöíÏõ Çááøóåõ Ãóä íõÎóÝøöÝó Úóäßõãú æóÎõáöÞó ÇáÅöäÓóÇäõ ÖóÚöíÝÇð ﴿28﴾

28.       Allah vuole alleviarvi [gli obblighi]. L’uomo è stato creato debole.

COMMENTO

Negli ultimi tre versetti, il sacro Corano ha esposto una parte della grazia che Iddio ha concesso agli uomini: Egli espone loro le Sue leggi, mostra loro la giusta via da seguire, ridona loro la Sua grazia, e assegna loro agevoli doveri. Tutto ciò, perché l’essere umano è debole, e non è capace di resistere alla ribellione degli istinti e delle passioni.

L’Islam è una religione facile da praticare, e non impone all’essere umano doveri ineseguibili. Questa religione è fondata sulla misericordia e sulla comprensione.

VERSETTO 29

íó ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÁóÇãóäõæÇ áÇó ÊóÃúßõáõæÇ ÃóãúæóÇáóßõã Èóíúäóßõã ÈöÇáúÈóÇØöáö ÅöáÂøó Ãóä Êóßõæäó ÊöÌóÇÑóÉð Úóä ÊóÑóÇÖò ãöäúßõãú æóáÇó ÊóÞúÊõáõæÇ ÃóäúÝõÓóßõãú Åöäøó  Çááøóåó ßóÇäó Èößõãú ÑóÍöíãÇð﴿29﴾

29.       O voi che avete prestato fede, non mangiate illecitamente i vostri beni tra di voi, a meno che non si tratti di commercio di comune accordo fra voi, e non uccidete voi stessi, ché, in verità, Allah è benevolo verso di voi.

COMMENTO

Forse la ragione per la quale il divieto di uccidere “non uccidete voi stessi” è stato accostato a quello di non consumarsi illecitamente i beni “non mangiate illecitamente i vostri beni tra di voi”, è che un sistema economico insano, spinge gli individui a commettere crimini quali l’assassinio, e porta la società alla rovina.

OSSERVAZIONI

1.       Il diritto di proprietà dell’individuo dev’essere rispettato, ed è assolutamente proibito usurpare i beni altrui.

2.       La società ha un’unica anima e una sorte comune.

3.       Bisogna avere rispetto per la vita umana. L’Islam non tollera né l’omicidio né il suicidio.

VERSETTO 30

æóãóä íóÝúÚóáú Ðóáößó ÚõÏúæóÇäÇð æóÙõáúãÇð ÝóÓóæúÝó äõÕúáöíåö äóÇÑÇð æóßóÇäó Ðóáößó Úóáóì Çááøóåö íóÓöíÑÇð ﴿30﴾

30.       E chi farà ciò per “ºudwân” e “żulm”, sarà introdotto in un fuoco [nel fuoco dell’Inferno], e ciò è facile per Allah.

COMMENTO

Forse la differenza esistente fra “ºudwân” e “żulm”, è che “ºudwân” indica esclusivamente l’ingiustizia fatta agli altri, mentre “żulm” può essere usato anche per denotare il male e l’ingiustizia che l’individuo fa a se stesso.

VERSETTO 31

Åöä ÊóÌúÊóäöÈõæÇ ßóÈóÂÆöÑó ãóÇ Êõäúåóæúäó Úóäúåõ äõßóÝøöÑú Úóäßõãú ÓóíøöÆóÇÊößõã æóäõÏúÎöáúßõã ãõÏúÎóáÇð ßóÑöíãÇð ﴿31﴾

31.       Se v’asterrete dai maggiori di quei [peccati] che vi vengono proibiti, elimineremo da voi le vostre colpe [minori], e vi faremo entrare in un nobile luogo.

COMMENTO

Da questo versetto è possibile dedurre che esistono due tipi di peccato: i peccati maggiori e i peccati minori. A tal proposito, il quarantanovesimo versetto della sura Al-kahf (XVIII) afferma che quando i peccatori, il Giorno del Giudizio, vedranno il registro delle proprie azioni, allora diranno: “Cos’è questo registro che non lascia passare peccato piccolo o grande senza computarlo!”

In base a quanto affermano le tradizioni islamiche, i peccati maggiori sono quelli che Iddio ha promesso il fuoco dell’Inferno per punire coloro che li commettono.

Esistono tradizioni contrastanti sul numero dei peccati maggiori. Alcuni eminenti sapienti islamici, hanno dedotto, dal sacro Corano e dalle tradizioni islamiche, che i seguenti peccati sono maggiori:

v      attribuire soci e pari ad Allah;

v      uccidere una persona innocente;

v      disubbidire ai genitori;

v      fuggire dalla jihâd;

v      usurpare i beni dell’orfano;

v      praticare l’usura;

v      accusare falsamente una donna di adulterio;

v      fornicare;

v      avere rapporti pederastici;

v      rubare;

v      bere e mangiare sangue;

v      mangiare la carne di maiale;

v      mangiare la carne degli animali non macellati secondo il sacro rito islamico (in condizioni normali, ove ciò non sia strettamente necessario);

v      vendere detraendo dal peso;

v      giocare d’azzardo;

v      testimoniare il falso;

v      disperare della misericordia divina;

v      sentirsi al sicuro dal castigo divino;

v      aiutare gli iniqui;

v      appoggiarsi agli iniqui;

v      giurare il falso;

v      ingannare;

v      astenersi dal dare agli altri ciò che spetta loro di diritto;

v      mentire;

v      comportarsi superbamente;

v      sprecare;

v      tradire;

v      trascurare lo hajj;

v      combattere gli amici di Allah;

v      trastullarsi;

v      commettere atti di stregoneria;

v      trascurare la preghiera;

v      bere vino.

È poi ovvio che alcuni di questi peccati maggiori siano più gravi degli altri.

OSSERVAZIONI

1.       Iddio perdona le colpe minori di coloro che sono dotati di sani princìpi, a patto che si astengano da quelle maggiori;

2.       L’eterna beatitudine e il perdono delle colpe minori sono i preziosi premi che Allah dà a coloro che abbandonano i peccati maggiori.

VERSETTO 32

æóáÇó ÊóÊóãóäøóæúÇ ãóÇ ÝóÖøóáó Çááøóåõ Èöåö ÈóÚúÖóßõãú Úóáóì ÈóÚúÖò áöáÑøöÌóÇáö äóÕöíÈñ ãöãøóÇ ÇßúÊóÓóÈõæÇ æóáöáäøöÓóÂÁö äóÕöíÈñ  ãöãøóÇ ÇßúÊóÓóÈúäó æóÓúÇóáõæÇ Çááøóåó ãöä ÝóÖúáöåö Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó Èößõáøö  ÔóíúÁò ÚóáöíãÇð ﴿32﴾

32.       E non aspirate a ciò con cui Allah ha reso superiori alcuni di voi rispetto ad altri di voi. Per gli uomini v’è un nasîb [giovamento assegnato] di ciò che hanno guadagnato, e per le donne v’è un nasîb di ciò che hanno guadagnato. E chiedete ad Allah della Sua grazia. Allah, in verità, conosce ogni cosa.

COMMENTO

In una tradizione leggiamo: «Un giorno Ummu Salamaħ chiese al sommo Profeta: “Perché gli uomini fanno la jihâd, e le donne no? Perché a noi donne spetta metà dell’eredità che spetta agli uomini? Anche noi donne avremmo voluto essere uomini, per potere partecipare alla jihâd, e avere la loro posizione sociale”. Fu allora rivelato il versetto, e rispose a queste domande»

Nei primordi dell’Islam la gente si chiedeva il perché della differenza esistente fra la parte di eredità spettante agli uomini e quella spettante alle donne. Essi però non tenevano in considerazione il fatto che, di solito, nella società, sono gli uomini a mantenere le famiglie. Inoltre, come abbiamo detto in precedenza, nella pratica, le donne ricevono il doppio di quello che ricevono gli uomini. È per questo che il versetto dice: E non aspirate a ciò con cui Allah ha reso superiori alcuni di voi rispetto ad altri di voi”. Iddio ha creato queste differenze per valide e sagge ragioni, che voi non conoscete.

Non bisogna però ignorare che il versetto parla delle reali e naturali differenze fra uomo e donna, e non ha nulla a che vedere con le diverse forme di sfruttamento. È per questo che il sacro Corano aggiunge immediatamente: “Per gli uomini v’è un nasîb [giovamento assegnato] di ciò che hanno guadagnato, e per le donne v’è un nasîb di ciò che hanno guadagnato”, sia esso dovuto alle differenze naturali esistenti fra uomo e donna, o allo sforzo individuale.

Poi aggiunge: “Al posto di aspirare a ciò con cui Allah ha reso superiori alcuni di voi rispetto ad altri di voi, chiedete ad Allah della Sua grazia, in questo modo Egli vi elargirà i Suoi doni e vi eleverà ad alti gradi”

Il versetto si chiude dicendo: “Allah, in verità, conosce ogni cosa”

Certo, Egli conosce quali differenze devono esistere fra le sue diverse creature, conosce i segreti che l’uomo ha dentro di sé, conosce ogni sua aspirazione.

VERSETTO 33

æóáößõáøò ÌóÚóáúäóÇ ãóæóÇáöíó ãöãøóÇ ÊóÑóßó ÇáúæóÇáöÏóÇäö æóÇáÃóÞúÑóÈõæäó æóÇáøóÐöíäó ÚóÞóÏóÊú ÃóíúãóÇäõßõãú ÝóÇóÊõæåõãú äóÕöíÈóåõãú Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó Úóáóì ßõáøö ÔóíúÁò ÔóåöíÏÇð ﴿33﴾

33.       Per ognuno abbiamo stabilito degli eredi di ciò che lasciano i genitori e i parenti stretti. E date a coloro con i quali avete stretto un patto la loro parte. In verità, Allah è testimone di ogni cosa.

COMMENTO

La frase “E date a coloro con i quali…” si riferisce a un particolare contratto che, prima dell’avvento dell’Islam, due persone concludevano fra di loro, e che l’Islam accettò modificandolo leggermente. Questo contratto, nei libri di diritto islamico, viene chiamato “đâminu-l-jarîraħ”. In esso due persone si impegnavano di aiutarsi a vicenda nella vita, di sostenersi l’un l’altro nel pagamento dei risarcimenti, e di ereditare l’uno dall’altro. Questo contratto è molto simile all’attuale previdenza sociale. L’Islam accettò dunque questa forma di contratto, apportando però in esso una modifica, riguardante l’eredità: l’Islam permette alle due parti del contratto di ereditare solo nel caso in cui non abbiano altri eredi.

OSSERVAZIONI

1.       Solo Iddio può autorizzare a cambiare le parti che spettano a ciascuno degli eredi.

2.       L’individuo può in alcuni casi trasferire il suo diritto di proprietà agli altri.

3.       È assolutamente necessario rispettare i patti.

4.       Iddio osserva tutto ciò che gli uomini fanno. Che rispettino dunque i patti che hanno stretto col prossimo, se non vogliono incorrere nella Sua ira!

VERSETTO 34

ÇáÑøöÌóÇáõ ÞóæøóÇãõæäó Úóáóì ÇáäøöÓóÂÁö ÈöãóÇ ÝóÖøóáó Çááøóåõ ÈóÚúÖóåõãú Úóáóì ÈóÚúÖò æóÈöãó ÃóäúÝóÞõæÇ ãöäú ÃóãúæóÇáöåöãú ÝóÇáÕøóÇáöÍóÇÊõ ÞóÇäöÊóÇÊñ ÍóÇÝöÙóÇÊñ áöáúÛóíúÈö ÈöãóÇ ÍóÝöÙó Çááøóåõ æóÇááÇøóÊöíú ÊóÎóÇÝõæäó äõÔõæÒóåõäøó ÝóÚöÙõæåõäøó æóÇåúÌõÑõæåõäøó Ýöí ÇáúãóÖóÇÌöÚö æóÇÖúÑöÈõæåõäøó ÝóÅöäú ÃóØóÚúäóßõãú ÝóáÇ ÊóÈúÛõæÇ Úóáóíúåöäøó ÓóÈöíáÇð Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÚóáöíøÇð ßóÈöíÑÇð ﴿34﴾

34.       Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah ha elevato alcuni di loro [esseri umani] su altri, e per il fatto che essi spendono [per esse] dei propri beni. Le [donne] probe sono dunque devote, salvaguardano in assenza [dei propri mariti, i loro diritti e la propria castità], per ciò che Allah ha preservato [per esse]. E quelle di cui temete la ribellione, ebbene, [prima] consigliatele, [e se ciò non dovesse rivelarsi efficace] abbandonatele nei [loro] letti, [e se anche questo non dovesse essere sufficiente] battetele. Se poi vi obbediscono, non cercate, contro di esse, [alcuna] via [per opprimerle]. In verità, Allah è sublime, grande.

COMMENTO

La famiglia può essere considerata una microsocietà, e al pari di una vera e grande società, deve possedere un’unica guida, un solo responsabile, poiché non ha senso che l’uomo e la donna guidino e dirigano insieme la famiglia, al limite uno di loro può assumere l’incarico di capo e direttore, e l’altro quello di aiutante che agisce sotto il suo controllo. Il sacro Corano in questo versetto dice espressamente che è l’uomo che deve assumersi la responsabilità, la guida e la direzione della famiglia: “Gli uomini sono preposti alle donne”

Il santo Verbo di Allah non intende ovviamente dire che le donne debbano essere oppresse e vessate dagli uomini, o che l’uomo debba dirigere la famiglia con metodi tirannici e dispotici. Il capofamiglia dev’essere equo e sollecito nei confronti della famiglia, deve consultarsi con i suoi componenti, e agire sempre per il loro bene.

La successiva frase, composta di due parti, nella sua prima parte espone una delle ragioni della scelta dell’uomo come capofamiglia: “Perché Allah ha elevato alcuni di loro [esseri umani] su altri…”, e nella sua seconda parte espone un’altra delle ragioni di questa scelta: “…e per il fatto che essi spendono [per esse] dei propri beni”

Poi suddivide le donne in due categorie:

1.           “Le [donne] probe sono dunque devote, salvaguardano in assenza [dei propri mariti, i loro diritti e la propria castità], per ciò che Allah ha preservato [per esse]”

2.           “E quelle di cui temete la ribellione”

Riguardo a questa seconda categoria di donne, il sacro Corano prescrive di punirle per gradi:

1.      “ebbene, [prima] consigliatele

2.      [e se ciò non dovesse rivelarsi efficace] abbandonatele nei [loro] letti

3.      [e se anche questo non dovesse essere sufficiente] battetele”

È ovvio che se uno di questi gradi di punizione dovesse rivelarsi efficace, non bisogna passare al grado successivo, opprimendo e vessando così la donna; è per questo che il versetto continua dicendo: “Se poi vi obbediscono, non cercate, contro di esse, [alcuna] via [per opprimerle]”

In conclusione, ricorda nuovamente agli uomini di non abusare del potere dato loro, e di riflettere sul potere divino, che è il sommo potere: “In verità, Allah è sublime, grande”

VERSETTO 35

æÅöäú ÎöÝúÊõãú ÔöÞóÇÞó ÈóíúäöåöãóÇ ÝóÇÈúÚóËõæÇ ÍóßóãÇð ãöäú Ãóåúáöåö æóÍóßóãÇð ãöäú Ãóåúáöåó Åöä íõÑöíÏó ÅöÕúáÇóÍÇð  íõæóÝøöÞö Çááøóåõ Èóíúäóåõãó Åöäøó Çááøóåó ßóÇäó ÚóáöíãÇð ÎóÈöíÑÇð ﴿35﴾

35.       E se temete rottura fra di loro [fra moglie e marito], nominate allora un arbitro della famiglia di lui e un arbitro della famiglia di lei. Se vorranno riconciliarsi, Allah metterà pace tra loro. In verità, Allah è sapiente e informato.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano tratta il delicato argomento dei conflitti fra moglie e marito, dicendo: “E se temete rottura fra di loro [fra moglie e marito], nominate allora un arbitro della famiglia di lui e un arbitro della famiglia di lei”, affinché risolvano i loro conflitti.

Poi aggiunge: “Se vorranno riconciliarsi, Allah metterà pace tra loro”

Il versetto si conclude con questa frase: “Allah è sapiente e informato”, che è in realtà un monito agli arbitri nominati, affinché siano onesti e giudichino con giustizia.

Questo semplice tribunale islamico per la famiglia, è uno dei capolavori dell’Islam. Esso offre vantaggi che gli altri tribunali non sono in grado di offrire.

1.            Non si può giudicare le questioni familiari con aride leggi, e severi e insensibili giudici. È per questo che il sacro Corano dispone che gli arbitri appartengano alle famiglie dei coniugi, in modo che essi possano servirsi dei sentimenti dai quali sono legati, per risolvere i conflitti esistenti.

2.            Nei tribunali ordinari, le due parti, per difendersi, sono costretti a rivelare dinanzi a gente estranea i loro segreti e le loro questioni personali e private. È ovvio che una volta che moglie e marito rivelano i propri segreti e le proprie questioni private a gente estranea, non possono più ritornare a vivere amandosi e stimandosi come prima.

3.            Nei tribunali ordinari, i giudici sono, per lo più, indifferenti nei confronti dei problemi e dei conflitti di una famiglia, cosa che invece non accade in un tribunale i cui giudici appartengono alla famiglia stessa, che ovviamente cercano di risolvere i problemi e di mettere fine ai conflitti nati all’interno della loro famiglia.

4.            Uno dei fondamentali vantaggi offerti da questo tribunale, è che esso evita le spese e le perdite di tempo che di solito ci sono nei tribunali ordinari.

VERSETTO 36

æóÇÚúÈõÏõæÇ Çááøóåó æóáÇó ÊõÔúÑößõæÇ Èöåö ÔóíúÆÇð æóÈöÇáúæóÇáöÏóíúäö ÅöÍúÓóÇäÇð æóÈöÐöí ÇáúÞõÑúÈóì æóÇáúíóÊóÇãóì æóÇáúãóÓóÇßöíäö æóÇáúÌóÇÑö Ðöí ÇáúÞõÑúÈóì æóÇáúÌóÇÑö ÇáúÌõäõÈö æóÇáÕøóÇÍöÈö ÈöÇáúÌóäúÈö æóÇÈúäö ÇáÓøóÈöíáö  æóãóÇ ãóáóßóÊú ÃóíúãóÇäõßõãú Åöäøó Çááøóåó áÇó íõÍöÈøõ ãóä ßóÇäó ãõÎúÊóÇáÇð ÝóÎõæÑÇð ﴿36﴾

36.       Adorate Allah e non associateGli alcunché! Fate del bene ai genitori, ai parenti, agli orfani di padre, agli indigenti, ai vicini prossimi, ai vicini lontani, al compagno, all’ibnu-s-sabîl e a ‘ciò che possiedono le vostre destre’ [gli schiavi di vostra proprietà]. In verità, Allah non ama chi è superbo vanaglorioso [i superbi vanagloriosi],

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano espone una serie di diritti appartenenti al Signore Eccelso e alle Sue creature.

1.       Prima invita la gente a adorare l’unico dio esistente, Allah, e a non attribuirGli pari e soci. Invita ad abbracciare il monoteismo, e ad abbandonare il politeismo e l’idolatria. La fede nel monoteismo, la negazione del politeismo e dell’idolatria, costituisce l’origine di tutti i princìpi e i precetti del sacro Islam. La fede nel Dio Unico, in Allah, purifica lo spirito e ogni intenzione dell’essere umano, rinforza la sua volontà. Il versetto ricorda una serie di fondamentali diritti islamici, e prima di ogni cosa cita il sommo diritto, la fede degli uomini in Allah: “Adorate Allah e non associateGli alcunché!”

2.       Subito dopo, il nobile Verbo di Allah cita uno dei più importanti diritti riguardanti le creature divine: “Fate del bene ai genitori”. Il sacro Corano ricorda più volte questo fondamentale diritto, e per sottolinearne l’importanza, lo ricorda, per ben quattro volte, immediatamente dopo il sommo principio dell’Islam, e cioè la fede nel Dio Unico, il Tawhîd.

3.       Bisogna inoltre fare del bene anche ai parenti. Anche questa è una di quelle questioni alle quali il sacro Corano dà una notevole importanza.

4.       Poi parla del diritto degli orfani, e raccomanda di fare loro del bene. In ogni società, a causa di incidenti e disgrazie, alcuni bambini perdono i loro padri, e trascurare i bisogni di queste innocenti creature, non solo mette in pericolo le loro vite, ma è anche un danno e una minaccia per la società.

5.       Poi ricorda i diritti degli indigenti, di coloro che, a causa di handicap o di altri problemi, non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. Trascurarli è contrario a ogni principio umano.

6.       Poi raccomanda di fare del bene ai vicini, quelli prossimi e quelli lontani. L’Islam dà una notevole importanza ai diritti dei vicini. A tal proposito, in una tradizione del sommo Profeta leggiamo che egli, in un solo giorno, disse, per ben tre volte, riguardo a colui che molesta i vicini: “Giuro su Allah, che una simile persona non ha fede!”[351]. In una tradizione del santo Alì (A) leggiamo: “Il Profeta (S) ci fece così tante raccomandazioni a proposito dei vicini, che noi credemmo che egli avrebbe disposto che i vicini avessero il diritto di ereditare gli uni dagli altri”[352]

7.       Poi il sacro Verbo di Allah raccomanda di fare del bene agli amici. Bisogna tuttavia sapere che l’espressione “sâhib bi-l-janb”, da noi tradotta col termine “compagno” ha un significato più ampio di quello di “amico”. Perciò, questo versetto è una prescrizione generale a fare del bene a coloro con i quali si è in relazione, come, ad esempio, gli amici e i compagni di lavoro, di viaggio e di scuola.

8.       Un altro gruppo di persone alle quali bisogna fare del bene, sono i cosiddetti “abnã’u-s-sabîl”, e cioè, quelle persone che sono in viaggio, e che, per mancanza di mezzi, non sono in grado di proseguire.

9.       Infine raccomanda di fare del bene agli schiavi posseduti.

Come è facile notare, il versetto inizia col diritto divino, e finisce con i diritti degli schiavi. È bene inoltre sapere che questo non è il solo versetto che raccomanda di fare del bene agli schiavi, esistono infatti diversi versetti su tale argomento nel sacro Corano.

Il versetto si chiude con in seguente monito: “In verità, Allah non ama chi è superbo vanaglorioso [i superbi vanagloriosi]”

Perciò, coloro che disubbidiscono al comandamento divino espresso in questo versetto, e per superbia, calpestano i diritti dei genitori, dei parenti, degli orfani, degli indigenti, degli “abnã’u-s-sabîl”, degli amici, e degli schiavi, ebbene, essi non vengono amati da Dio, e, di conseguenza, perdono il Suo favore e la Sua grazia.

VERSETTO 37

ÇáøóÐöíäó íóÈúÎóáõæäó æóíóÃúãõÑõæäó ÇáäøóÇÓó ÈöÇáúÈõÎúáö æóíóßúÊõãõæäó ãóÂÁóÇÊóÇåõãõ Çááøóåõ ãöä ÝóÖúáöåö æóÃóÚúÊóÏúäóÇ  áöáúßóÇÝöÑöíäó ÚóÐóÇÈÇð ãõåöíäÇð ﴿37﴾

37.       gli stessi che sono avari e ordinano agl’uomini l’avarizia [d’essere avari], e nascondono quello che Allah ha dato loro della Sua Grazia. Abbiamo preparato un umiliante castigo per i miscredenti.