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COMMENTO

Qui il sacro Corano, prima ricorda che i credenti non devono vanificare le proprie elemosine rinfacciandole a coloro alle quali le fanno, o molestandoli, poi fa due esempi, il primo per far comprendere quanto sia vana e inutile la beneficenza fatta rinfacciando e molestando, o quella fatta per far mostra di sé, e il secondo per esaltare l’importanza e il valore della vera carità, quella cioè fatta per amore di Allah.

Il primo versetto paragona coloro che non fanno le elemosina devotamente a una roccia liscia ricoperta di terra, sulla quale non può crescere e durare nulla di buono e durevole: “Egli è come una roccia liscia, ricoperta di terra, sulla quale si rovescia un acquazzone e la lascia nuda”

Un sottile strato di terra situato su una roccia liscia non può dare alcun frutto, come un’apparente carità fatta in modo indegno, per far mostra di sé, non può avere alcun effetto positivo.

Il secondo versetto paragona invece il caso di quelli che fanno la beneficenza puramente per amor di Dio a… “Coloro che invece elargiscono i loro averi, desiderosi solo di ottenere il consenso di Allah e di confermare sé stessi, sono come un giardino sopra un’altura che viene colpito da un acquazzone che ne raddoppia i frutti. E se l’acquazzone non lo raggiunge, [su di esso, cade almeno] una leggera pioggia”

Certo questo è il miracoloso effetto della devozione!

VERSETTO 266

ÃóíóæóÏøõ ÃóÍóÏõßõãú Ãóä Êóßõæäó áóåõ ÌóäøóÉñ ãøöä äøóÎöíáò æóÃóÚúäóÇÈò ÊóÌúÑöí ãöä ÊóÍúÊöåóÇ ÇáÃóäúåóÇÑõ áóåõ ÝöíåóÇ ãöä ßõáøö ÇáËøóãóÑóÇÊö æóÃóÕóÇÈóåõ ÇáúßöÈóÑõ æóáóåõ ÐõÑøöíøóÉñ ÖõÚóÝóÇÁ ÝóÃóÕóÇÈóåóÇ ÅöÚúÕóÇÑñ Ýöíåö äóÇÑñ ÝóÇÍúÊóÑóÞóÊú ßóÐóáößó íõÈóíøöäõ Çááøåõ áóßõãõ ÇáÂíóÇÊö áóÚóáøóßõãú ÊóÊóÝóßøóÑõæäó ﴿266﴾

266.  Piacerebbe forse a qualcuno di voi possedere un giardino di palme da datteri e vigne, sotto il quale scorrono ruscelli, dove per lui ci sono tutti i tipi di frutti, e venisse raggiunto dalla vecchiaia, con i figli ancora [piccoli e] deboli, e [d’un tratto] un uragano di fuoco lo colpisse [quel giardino] e questo si bruciasse? Cosí Allah vi mostra i Suoi segni nella speranza che meditiate.

COMMENTO

In questo versetto, il sacro Corano fa un altro efficace esempio per chiarire quanto l’essere umano abbia bisogno di rette azioni nel Giorno del Giudizio, e per far comprendere come l’ipocrita, colui che rinfaccia il bene fatto agli altri, e molesta coloro che aiuta, perda i propri meriti.

Il versetto afferma: “Piacerebbe forse a qualcuno di voi possedere un giardino di palme da datteri e vigne, sotto il quale scorrono ruscelli, dove per lui ci sono tutti i tipi di frutti, e venisse raggiunto dalla vecchiaia, con i figli ancora [piccoli e] deboli, e [d’un tratto] un uragano di fuoco lo colpisse [quel giardino] e questo si bruciasse?”

L’origine di tutti i mali dell’uomo è il non riflettere prima di compiere un’azione. Esiste forse atto piú stupido di quello di colui che fa un’elemosina, e poi la vanifica rinfacciando, molestando, o facendo mostra di sé? Ecco perché alla fine del versetto leggiamo: “Cosí Allah vi mostra i Suoi segni nella speranza che meditiate”

VERSETTO 267

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÃóäÝöÞõæÇú ãöä ØóíøöÈóÇÊö ãóÇ ßóÓóÈúÊõãú æóãöãøóÇ ÃóÎúÑóÌúäóÇ áóßõã ãøöäó ÇáÃóÑúÖö æóáÇó ÊóíóãøóãõæÇú ÇáúÎóÈöíËó ãöäúåõ ÊõäÝöÞõæäó æóáóÓúÊõã ÈöÂÎöÐöíåö ÅöáÇøó Ãóä ÊõÛúãöÖõæÇú Ýöíåö æóÇÚúáóãõæÇú Ãóäøó Çááøåó Ûóäöíøñ ÍóãöíÏñ ﴿267﴾

267.  O voi che avete creduto, donate delle cose buone che avete guadagnato e di ciò che Noi abbiamo estratto per voi dalla terra, e non proponetevi di darne via il cattivo, ciò che [voi] prendereste soltanto chiudendoci sopra un occhio. Sappiate che, in verità, Allah è autosufficiente e lodevole.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO IN ESAME?

In una tradizione dell’imam Sadiq (A) leggiamo che questo versetto fu rivelato a proposito di un gruppo di persone che prima dell’avvento dell’Islam avevano raccolto denaro e averi attraverso l’usura, e dei quali donavano in beneficenza. Allah vietò dunque loro di fare ciò, e ordinò loro di donare di beni e denari ottenuti lecitamente.

Nel tafsir Majma´u-l-bayaan, dopo questo hadith, viene narrata un’altra tradizione, questa volta del santo Alí (A): “Questo versetto è stato rivelato a proposito di quelli che donavano datteri secchi e di scarso valore mescolati a datteri buoni. Fu dunque loro vietato di fare ciò”

Queste due tradizioni non sono in contrasto tra di loro, ed è possibile che il versetto sia stato rivelato a proposito di ambedue i gruppi, e che voglia dire che ciò che si dà in elemosina deve essere puro sia materialmente sia spiritualmente.

COMMENTO

Nei versetti precedenti sono stati ricordati i positivi frutti della beneficenza, gli attributi che deve possedere il vero benefattore, e gli atti che potrebbero rendere vana questa retta azione. In questo versetto si parla invece degli attributi che deve possedere il bene che viene donato in beneficenza: “O voi che avete creduto, donate delle cose buone che avete guadagnato…”

La parola tayyib, il cui plurale, tayyibaat è stato da noi tradotto con l’espressione “cose buone”, viene usata per indicare sia le cose esteriori e materiali sia quelle interiori e spirituali. Il versetto vuole insomma dire che bisogna donare cose materialmente sane e buone, e, interiormente, pure, ottenute lecitamente.

La frase “…che [voi] prendereste soltanto chiudendoci sopra un occhio…”, non dimostra che il versetto vuole dire che ciò che viene donato in beneficenza è sufficiente che abbia purezza esteriore, poiché i credenti prenderebbero un bene esteriormente buono e puro ma interiormente impuro, e cioè ottenuto illecitamente, soltanto chiudendoci sopra un occhio, malvolentieri.

La frase “…donate delle cose buone che avete guadagnato e di ciò che Noi abbiamo estratto per voi dalla terra…”, fa riferimento ai guadagni provenienti dal commercio e dall’agricoltura, e in generale a tutti i tipi di guadagno, poiché, in realtà, tutto deriva dalla terra. Inoltre, dal versetto è possibile dedurre che tutto ciò che l’uomo guadagna deriva da Dio. Non è dunque giusto rifiutarsi di donare il meglio di quello che si è guadagnato sulla via di Allah.

Dal momento che alcune persone sono abituate a donare in beneficenza ciò che è privo di valore e che non usano, il sacro Corano afferma: “…e non proponetevi di darne via il cattivo, ciò che [voi] prendereste soltanto chiudendoci sopra un occhio”. In effetti, questo tipo di beneficenza non giova né al benefattore, dal punto di vista spirituale, né al bisognoso, dal punto di vista materiale, anzi è una forma di offesa, di umiliazione nei confronti degli indigenti, che nonostante la loro umile condizione potrebbero essere credenti dignitosi.

Il versetto si conclude con la significativa frase: “Sappiate che, in verità, Allah è autosufficiente e lodevole”. Il versetto intende dire che Dio non ha bisogno delle nostre elemosine, e che Egli ha il diritto di essere lodato per tutta la grazia che ci ha concesso.

È inoltre possibile che “hamid”, da noi tradotto con la parola lodevole, assuma il significato di “Colui che loda”. In questo caso il versetto assume il seguente significato: Allah è autosufficiente, e vi loda per le elemosine che elargite ai poveri, sforzatevi dunque di donare il meglio che avete!

VERSETTO 268

ÇáÔøóíúØóÇäõ íóÚöÏõßõãõ ÇáúÝóÞúÑó æóíóÃúãõÑõßõã ÈöÇáúÝóÍúÔóÇÁ æóÇááøåõ íóÚöÏõßõã ãøóÛúÝöÑóÉð ãøöäúåõ æóÝóÖúáÇð æóÇááøåõ æóÇÓöÚñ Úóáöíãñ ﴿268﴾

268.  Satana vi minaccia la povertà e vi ordina la corruzione [l’avarizia], [mentre] Allah vi promette perdono da parte Sua e grazia. Allah è immenso e sapiente.

COMMENTO

La prima frase del versetto afferma: “[Quando decidete di donare qualcosa] Satana vi minaccia la povertà e vi ordina la corruzione [l’avarizia, soprattutto quando decidete di donare qualcosa di valore]…”

Molte volte queste tentazioni di Satana impediscono al credente di fare la carità, persino quando questa è obbligatoria, come nel caso della zakaah e della khums.

In questo modo Allah vuole svegliare la coscienza umana, e ricordare che è errato astenersi dal fare l’elemosina per paura della povertà, poiché questa non è altro che una minaccia di Satana. Siccome poi qualcuno potrebbe pensare che nonostante questa sia una minaccia di Satana, è lo stesso logico aver paura di diventare poveri, il versetto aggiunge immediatamente “…e vi ordina la corruzione [l’avarizia]…”. Perciò avere paura della povertà è in ogni caso sbagliato, poiché Satana invita l’uomo solo al traviamento e alla perdizione.

In linea generale, ogni pensiero negativo è da considerarsi una deviazione dalla pura primitiva natura umana, e sottomissione al volere di Satana, ed è quindi capace di spingere l’uomo alla dannazione. Ogni pensiero positivo, viene ispirato da Dio attraverso la pura primitiva natura umana, ed è quindi salvante.

“…[mentre] Allah vi promette perdono da parte Sua e grazia…”

Il tafsir Majma´u-l-bayaan riporta una tradizione dell’imam Sadiq (A), nella quale leggiamo che nel momento della beneficenza, vengono proposte due cose da parte del Signore Eccelso e due da parte di Satana. Ciò che propone Allah è: il perdono dei peccati e l’accrescimento dei beni. Satana invece minaccia la povertà e ordina la corruzione.[307]

In una tradizione del Principe dei Credenti (A) leggiamo: “Quando cadete in povertà fate affari con Dio! [Fate beneficenza per salvarvi dalla povertà]”[308]

VERSETTO 269

íõÄÊöí ÇáúÍößúãóÉó ãóä íóÔóÇÁ æóãóä íõÄúÊó ÇáúÍößúãóÉó ÝóÞóÏú ÃõæÊöíó ÎóíúÑðÇ ßóËöíÑðÇ æóãóÇ íóÐøóßøóÑõ ÅöáÇøó ÃõæúáõæÇú ÇáÃóáúÈóÇÈö ﴿269﴾

269.  [Allah] dà la sapienza a chi vuole, e a chiunque venga data la sapienza, viene invero dato un bene enorme. E non rammentano [non traggono insegnamento] se non le persone dotate di [sano] intelletto.

COMMENTO

In una tradizione del santo imam Sadiq (A) leggiamo: “La hikmah [da noi tradotta col termine sapienza], è la conoscenza profonda della religione”[309]

Un’altra tradizione dice: “Hikmah significa prestare ubbidienza ad Allah, e conoscere l’Imam”[310]

La hikmah, la sapienza, è la conoscenza profonda dei segreti dell’universo e delle sue verità, che il Signore Eccelso dona ad alcuni individui per la loro purezza interiore, il loro timore di Dio, e i loro sforzi sulla Sua via. Chi è dotato di sapienza riesce a distinguere l’ispirazione divina dalle tentazioni di Satana, il vero dal falso. Solo coloro che sono veramente dotati di sano intelletto riescono a giovarsi della sapienza.

VERSETTO 270 E 271

æóãóÇ ÃóäÝóÞúÊõã ãøöä äøóÝóÞóÉò Ãóæú äóÐóÑúÊõã ãøöä äøóÐúÑò ÝóÅöäøó Çááøåó íóÚúáóãõåõ æóãóÇ áöáÙøóÇáöãöíäó ãöäú ÃóäÕóÇÑò ﴿270﴾ Åöä ÊõÈúÏõæÇú ÇáÕøóÏóÞóÇÊö ÝóäöÚöãøóÇ åöíó æóÅöä ÊõÎúÝõæåóÇ æóÊõÄúÊõæåóÇ ÇáúÝõÞóÑóÇÁ Ýóåõæó ÎóíúÑñ áøõßõãú æóíõßóÝøöÑõ Úóäßõã ãøöä ÓóíøöÆóÇÊößõãú æóÇááøåõ ÈöãóÇ ÊóÚúãóáõæäó ÎóÈöíÑñ ﴿271﴾

270.  In verità, Allah conosce ogni elargizione o voto che fate, e per gli iniqui non vi sono soccorritori.

271.  Se farete le [vostre] elemosine pubblicamente, sarà cosa buona, [ma] se le darete ai poveri nascondendole, sarà meglio per voi ed espierà parte dei vostri peccati. Allah è ben informato su quello che fate.

COMMENTO

Il primo versetto afferma: “In verità, Allah conosce ogni elargizione o voto che fate, e per gli iniqui non vi sono soccorritori”

Per iniqui, in questo versetto, s’intende coloro che spendono i loro averi nella via del peccato, che non pagano la zakaah, che non rispettano i voti fatti o che fanno voti per commettere peccati.

Nel secondo versetto in esame leggiamo: “Se farete le [vostre] elemosine pubblicamente, sarà cosa buona, [ma] se le darete ai poveri nascondendole, sarà meglio per voi ed espierà parte dei vostri peccati…”

È bene sapere che ciò vale solo per le elemosine supererogatorie. Quelle obbligatorie è invece meglio farle pubblicamente.

VERSETTO 272

áøóíúÓó Úóáóíúßó åõÏóÇåõãú æóáóÜßöäøó Çááøåó íóåúÏöí ãóä íóÔóÇÁ æóãóÇ ÊõäÝöÞõæÇú ãöäú ÎóíúÑò ÝóáÃäÝõÓößõãú æóãóÇ ÊõäÝöÞõæäó ÅöáÇøó ÇÈúÊöÛóÇÁ æóÌúåö Çááøåö æóãóÇ ÊõäÝöÞõæÇú ãöäú ÎóíúÑò íõæóÝøó Åöáóíúßõãú æóÃóäÊõãú áÇó ÊõÙúáóãõæäó ﴿272﴾

272.  Non sta a te guidarli, ma è Allah che guida chi vuole. Ogni bene che donerete sarà a vostro vantaggio, e non donate se non per ottenere in consenso divino. E ogni bene che donerete vi sarà completamente ripagato e non subirete alcun torto.

COMMENTO

Nel tafsir Majma´u-l-bayaan, e in quello di Fakhr Razi, troviamo delle tradizioni che espongono la ragione per la quale fu rivelato questo versetto, dalle quali possiamo dedurre che i mussulmani erano in dubbio se fare l’elemosina ai poveri non mussulmani o meno. Interrogarono a tal proposito il Messaggero di Allah, e fu cosí rivelato il versetto.

OSSERVAZIONI

  1. Non è giusto rifiutarsi di aiutare i non mussulmani bisognosi per indurli a convertirsi all’Islam.
  2. Aiutare gli indigenti è un dovere umano, quindi bisogna aiutare anche i poveri non mussulmani.
  3. L’Islam è una religione filantropa, e non vuole la povertà e l’indigenza per nessuno, nemmeno per i non mussulmani.
  4. La fede estorta con la beneficenza non ha alcun valore per l’Islam.
  5. È Allah che guida al vero gli uomini che ne sono alla ricerca.
  6. La beneficenza è a vantaggio del benefattore.
  7. Bisogna donare solo per Dio, per ottenere il Suo consenso, affinché la carità fatta divenga eterna.
  8. Siate generosi nel donare, poiché ciò che donate vi sarà ripagato integralmente, e non subirete alcun torto.
  9. L’elemosina fatta devotamente sarà in ogni caso premiata, a prescindere dal fatto che sia stata data a un credente o a un miscredente.

VERSETTO 273

áöáúÝõÞóÑóÇÁ ÇáøóÐöíäó ÃõÍÕöÑõæÇú Ýöí ÓóÈöíáö Çááøåö áÇó íóÓúÊóØöíÚõæäó ÖóÑúÈðÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö íóÍúÓóÈõåõãõ ÇáúÌóÇåöáõ ÃóÛúäöíóÇÁ ãöäó ÇáÊøóÚóÝøõÝö ÊóÚúÑöÝõåõã ÈöÓöíãóÇåõãú áÇó íóÓúÃóáõæäó ÇáäøóÇÓó ÅöáúÍóÇÝðÇ æóãóÇ ÊõäÝöÞõæÇú ãöäú ÎóíúÑò ÝóÅöäøó Çááøåó Èöåö Úóáöíãñ ﴿273﴾

273.  [Date soprattutto] agli indigenti che sono stati trattenuti sulla via di Allah, che [per il fatto che si sono votati a Dio] non sono in grado di viaggiare [per guadagnarsi da vivere]. L’ignaro, a causa della loro [grande] dignità [che non permette loro di chiedere], li crede agiati. Li riconoscerai dal loro viso; essi non chiedono mai alla gente con insistenza. [Sappiate] dunque [che] Allah è informato di ogni bene che donate.

COMMENTO

In alcuni tafaasir, tra cui il tafsir Al-kabir di Fakhr Razi, quello di Qurtubiyy, e il Majma´u-l-bayaan, leggiamo che questo versetto fu rivelato a proposito degli Ashaabu-s-suffah, la Gente della Piattaforma, che erano all’incirca quattrocento persone emigrate a Medina, e siccome non possedevano case e dimore in questa città, ebbene, vivevano accanto alla Moschea del Profeta, su una suffah, su una grande piattaforma. Essi erano sempre pronti per la gihad sulla via di Allah.

OSSERVAZIONI

  1. I poveri hanno il diritto di essere aiutati dai ricchi: “[Date soprattutto] agli indigenti…”
  2. Bisogna essere solleciti nei confronti di coloro che per il fatto che si sono votati ad Allah non sono in grado di procurarsi il necessario per vivere.
  3. Coloro che viaggiando, spostandosi possono procurarsi il necessario per vivere, non devono rimanere in attesa che qualcuno li aiuti facendo loro l’elemosina: “…non sono in grado di viaggiare [per guadagnarsi da vivere]…”
  4. Allah loda i poveri dignitosi.
  5. I poveri che non esternano il loro bisogno, che sono dignitosi, devono essere aiutati per primi.
  6. È sempre meglio non chiedere insistentemente aiuti alla gente: “…essi non chiedono mai alla gente con insistenza…”
  7. Il viso del povero dignitoso è pieno di decoro e dignità, ed è il suo segno di riconoscimento.
  8. Non è giusto che un gruppo di persone si voti completamente alla causa di Allah, e il resto della gente si astenga persino dal fare loro l’elemosina.

VERSETTO 274

ÇáøóÐöíäó íõäÝöÞõæäó ÃóãúæóÇáóåõã ÈöÇááøóíúáö æóÇáäøóåóÇÑö ÓöÑøðÇ æóÚóáÇóäöíóÉð Ýóáóåõãú ÃóÌúÑõåõãú ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú æóáÇó ÎóæúÝñ Úóáóíúåöãú æóáÇó åõãú íóÍúÒóäõæäó ﴿274﴾

274.  Quelli che di giorno e di notte, in segreto e apertamente, donano i loro beni, ebbene, essi avranno la propria ricompensa presso il loro Signore, non avranno nulla da temere e non saranno mai tristi.

COMMENTO

Nel tafsir As-saafi e nel Majma´u-l-bayaan, nel tafsir di Qurtubiyy e in quello di Fakhr Razi, leggiamo che questo versetto fu rivelato a proposito del santo imam Alí (A), il quale disponeva solo di quattro dracme al giorno: una la spendeva di giorno, una di notte, una la donava in elemosina pubblicamente, e una in segreto.

A prescindere però da ciò, la promessa fatta da questo versetto vale per tutti coloro che si comportano in questo modo. Essi in questo mondo non hanno alcun timore di diventare poveri, poiché hanno fede nelle promesse del loro Signore, hanno fiducia in Lui, e non si rattristano mai per aver elargito qualcosa, perché sanno di avere con sé il consenso divino: “…non avranno nulla da temere e non saranno mai tristi”

VERSETTO 275

ÇáøóÐöíäó íóÃúßõáõæäó ÇáÑøöÈóÇ áÇó íóÞõæãõæäó ÅöáÇøó ßóãóÇ íóÞõæãõ ÇáøóÐöí íóÊóÎóÈøóØõåõ ÇáÔøóíúØóÇäõ ãöäó ÇáúãóÓøö Ðóáößó ÈöÃóäøóåõãú ÞóÇáõæÇú ÅöäøóãóÇ ÇáúÈóíúÚõ ãöËúáõ ÇáÑøöÈóÇ æóÃóÍóáøó Çááøåõ ÇáúÈóíúÚó æóÍóÑøóãó ÇáÑøöÈóÇ Ýóãóä ÌóÇÁåõ ãóæúÚöÙóÉñ ãøöä ÑøóÈøöåö ÝóÇäÊóåóìó Ýóáóåõ ãóÇ ÓóáóÝó æóÃóãúÑõåõ Åöáóì Çááøåö æóãóäú ÚóÇÏó ÝóÃõæúáóÜÆößó ÃóÕúÍóÇÈõ ÇáäøóÇÑö åõãú ÝöíåóÇ ÎóÇáöÏõæäó ﴿275﴾

275.  Coloro che praticano l’usura, non sorgeranno [dalle tombe] se non come sorge chi, colpito da Satana, sia stato reso pazzo da lui. E questo perché dicono: “Il commercio è come l’usura!”, mentre Allah ha permesso il commercio e ha proibito l’usura. Ora, a chi giunge un monito dal proprio Signore e desiste [dal praticare l’usura], a lui appartiene ciò che è passato e il suo caso dipende da Allah. [Ma] quelli che ritornano [a praticare l’usura], ebbene, essi sono la gente del fuoco [dell’Inferno], nel quale rimarranno in eterno.

COMMENTO

Il termine ribaa, da noi tradotto con usura, letteralmente, significa “sovrappiú”. L’usuraio viene colpito e frastornato da Satana. Egli si presenterà come un pazzo il Giorno del Giudizio, o, invero, si comporta da squilibrato in questo mondo. La cupidigia distrugge l’intelletto, e non permette all’usuraio di fare del bene ai propri simili. Ciò provoca ingiustizia sociale, e porta la società al caos, minacciando lo stesso diritto di proprietà.

Notiamo che il versetto afferma che per l’usuraio la pratica dell’usura è come un lavoro, è una forma di commercio, anzi: “Il commercio è come l’usura!”

OSSERVAZIONI

  1. Gli usurai sono degli squilibrati, e rovinano l’equilibrio economico della società.
  2. Si giustificano i peccati per potere peccare di piú, e piú facilmente: “Il commercio è come l’usura!”
  3. Coloro che non sapevano del divieto dell’usura, potranno essere perdonati, ma quelli che la praticano pur sapendo di peccare, saranno duramente puniti.

NON RITORNATE A PRATICARE L’USURA!

Nel versetto leggiamo: “Ora, a chi giunge un monito dal proprio Signore e desiste [dal praticare l’usura], a lui appartiene ciò che è passato e il suo caso dipende da Allah. [Ma] quelli che ritornano [a praticare l’usura], ebbene, essi sono la gente del fuoco [dell’Inferno], nel quale rimarranno in eterno”

Il sacro Corano inizia a criticare l’usura già prima dell’Egira, nei versetti meccani[311]. Poi la vieta nella Sura (medinese) della Famiglia di ´Imraan: “Non praticate l’usura”[312], e i piú decisi divieti li troviamo nella sura in esame.

Inoltre il sacro Corano, nella Sura delle Donne[313], ricorda che l’usura era vietata anche dalla legge ebraica, come del resto leggiamo anche nella Torà[314]

Nella presente sura, i versetti che parlano dell’usura vengono subito dopo quelli che riguardano l’elemosina, due modi, buono e cattivo, diametralmente opposti, di usare gli averi e le ricchezze: l’elemosina è dare senza prendere nulla, e l’usura è prendere senza dare nulla. Per ogni effetto positivo posseduto dalla carità, esiste un effetto negativo per l’usura. È questo il motivo per il quale il Signore Eccelso afferma: “Allah scema l’usura e fa fruttare le elemosine”[315]

Le minacce che fa il sacro Corano per l’usura e per la sottomissione al taaghut, sono piú pericolose di quelle che fa per l’omicidio, l’oppressione, il vino, il gioco d’azzardo e la fornicazione.

Tutte le scuole dell’Islam affermano all’unanimità l’assoluto divieto dell’usura, e la considerano peccato maggiore.

In una tradizione, l’imam Sadiq (A), quando viene informato del fatto che una certa persona pratica l’usura, dice: “Se potessi gli taglierei la testa”[316]

Un giorno l’imam Alí (A) incontrò un usuraio, e gli chiese di pentirsi e non praticare piú l’usura. Quando egli si pentí, il nobile imam gli disse: “Bisogna far pentire l’usuraio dal praticare l’usura, come si fa pentire il politeista dal politeismo”[317]

Il nobile imam Baqir (A) disse: “Il piú turpe guadagno [illecito] è quello derivante dall’usura”

Il santo Messaggero di Allah disse: “Ogni volta che Allah decide di distruggere un paese, in esso compare l’usura”[318]

Il celebre Shaykh Mufid, nel suo libro Al-qun´ah, afferma: “Bisogna tagliare la testa a chiunque consideri lecita l’usura”[319]

L’imam Sadiq (A) espone la ragione della ripetizione del divieto dell’usura nei versetti del sacro Corano, dicendo: “Per indurre i ricchi a compiere opere pie e fare la beneficenza…”[320]

In un’altra tradizione dell’imam Sadiq (A) leggiamo: “Se l’usura fosse stata lecita, la gente avrebbe abbandonato il lavoro”[321]

L’imam Reza (A) disse: “Se l’usura si diffondesse nessuno farebbe piú prestiti [senza interessi]”[322]

VERSETTO 276

íóãúÍóÞõ Çááøåõ ÇáúÑøöÈóÇ æóíõÑúÈöí ÇáÕøóÏóÞóÇÊö æóÇááøåõ áÇó íõÍöÈøõ ßõáøó ßóÝøóÇÑò ÃóËöíãò ﴿276﴾

276.  Allah scema l’usura e fa fruttare le elemosine. Allah non ama nessun ingrato peccatore.

COMMENTO

Questo versetto ricorda che contrariamente agli obiettivi dell’usuraio, che mira, con l’usura, ad accrescere le proprie ricchezze, Allah scema l’usura, nel senso che non gli permette di fruttare, di raggiungere i suoi obiettivi.

Nell’usura non esiste beatitudine, benevolenza, sicurezza, tranquillità. Molti sono i ricchi usurai che non riescono a godersi la vita, che non hanno un’ora di pace, che sono odiati da tutti. Al contrario, in una società nella quale al posto dell’usura v’è la beneficenza, la carità, il prestito senza interessi, regna la felicità, il bene, la sicurezza e la pace. I poveri non disperano, e i ricchi non vivono nel continuo timore di essere derubati. Questa società è governata da un relativo equilibrio economico, accompagnato da amore benevolenza, misericordia e sicurezza.

Nel tafsir di Fakhr Razi leggiamo: “Quando l’usuraio annienta dentro di sé i sentimenti umani e la giustizia, i poveri e i bisognosi lo maledicono assieme ai suoi averi, ed egli corre costantemente il rischio di essere colpito dalla loro vendetta, dal loro odio, di essere derubato. Questo è un esempio di ciò che il versetto [in esame] vuole dire”

OSSERVAZIONI

  1. Non bisogna farsi ingannare da una crescita economica apparente, come quella ottenuta attraverso l’usura: “Allah scema l’usura…”
  2. È Allah che ci sostenta, e che non permette ai ricchi di godersi le loro ricchezze.
  3. Scemare, annientare i beni ottenuti attraverso l’usura deve essere considerata una costante tradizione divina.

VERSETTO 277

Åöäøó ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú æóÚóãöáõæÇú ÇáÕøóÇáöÍóÇÊö æóÃóÞóÇãõæÇú ÇáÕøóáÇóÉó æóÂÊóæõÇú ÇáÒøóßóÇÉó áóåõãú ÃóÌúÑõåõãú ÚöäÏó ÑóÈøöåöãú æóáÇó ÎóæúÝñ Úóáóíúåöãú æóáÇó åõãú íóÍúÒóäõæäó ﴿277﴾

277.  In verità, coloro che hanno prestato fede, compiuto le rette azioni, elevato la salaah e dato la zakaah, hanno la loro ricompensa presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno mai tristi.

COMMENTO

Dopo aver parlato, nel versetto precedente, degli empi usurai, il sacro Corano qui parla dei veri credenti dicendo: “In verità, coloro che hanno prestato fede, compiuto le rette azioni, elevato la salaah e dato la zakaah, hanno la loro ricompensa presso il loro Signore”

Gli uomini possono essere suddivisi in quattro categorie:

  1. i credenti, che hanno prestato fede, e che compiono le rette azioni;
  2. gli infedeli, che non credono e non compiono le rette azioni;
  3. i peccatori, che credono ma non compiono le rette azioni;
  4. gli ipocriti, i munaafiqun, che non credono, e non amano compiere il bene, ma esteriormente sembrano credenti che compiono rette azioni.

Se colui che pratica l’usura è lontano da Dio e dalla gente, di contro, il credente, con la preghiera, è vicino a Dio, e, con la zakaah, è vicino alla gente.

VERSETTO 278

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÇÊøóÞõæÇú Çááøåó æóÐóÑõæÇú ãóÇ ÈóÞöíó ãöäó ÇáÑøöÈóÇ Åöä ßõäÊõã ãøõÄúãöäöíäó ﴿278﴾

278.  voi che avete prestato fede, temete Allah e abbandonate ciò che rimane dell’usura, se siete credenti.

COMMENTO

Nei tafaasir quali il Majma´u-l-bayaan, l’Al-mizaan, e il tafsir del Maraaghi, leggiamo che quando fu rivelato il versetto del divieto dell’usura, alcuni dei compagni del sommo Profeta – quali Khaalid Bin Walid, Abbas, e Uthmaan – che dovevano avere dalla gente somme di denaro in qualità di usura, interrogarono il Messaggero di Allah a proposito di tale questione, e fu rivelato il versetto in esame. Dopodiché, il sommo Profeta disse: “Neanche mio zio Abbas ha il diritto di richiedere il pagamento dell’usura”

Il nobile Messaggero disse anche: “Prima di tutti devono astenersi i miei parenti dal praticare l’usura”

In un sermone il sommo Profeta disse: “Io calpesto tutta l’usura che si praticava prima dell’avvento dell’Islam, soprattutto quella di [mio zio] Abbas”[323]

VERSETTO 279

ÝóÅöä áøóãú ÊóÝúÚóáõæÇú ÝóÃúÐóäõæÇú ÈöÍóÑúÈò ãøöäó Çááøåö æóÑóÓõæáöåö æóÅöä ÊõÈúÊõãú Ýóáóßõãú ÑõÄõæÓõ ÃóãúæóÇáößõãú áÇó ÊóÙúáöãõæäó æóáÇó ÊõÙúáóãõæäó ﴿279﴾

279.  Ma se non lo farete, ebbene, sappiate [che avete intrapreso] una [grande] guerra contro Allah e il Suo Messaggero. Se poi vi pentirete, avrete [diritto solo a]  i vostri capitali. [Comportandovi cosí, siate sicuri che] non farete ingiustizia a nessuno e non subirete alcun torto.

COMMENTO

Nell’Islam non è permesso né praticare l’usura né sequestrare senza una valida e legittima ragione i beni della gente. Alcune dottrine non riconoscono il diritto di proprietà, e sequestrano tutti i beni della gente, altre invece permettono ogni forma di usura e sfruttamento illecito.

OSSERVAZIONI

  1. Colui che pratica l’usura è in guerra contro Allah, l’Onnipotente.
  2. Siccome l’usuraio è nemico di Allah, è dovere del governo islamico combatterlo.
  3. L’unico diritto che ha l’usuraio è quello di riavere i propri capitali, senza interessi.
  4. Non bisogna né farsi opprimere né fare ingiustizia.
  5. Non è lecito sequestrare senza una valida e legittima ragione i beni della gente, persino i beni legittimi degli usurai.

VERSETTO 280

æóÅöä ßóÇäó Ðõæ ÚõÓúÑóÉò ÝóäóÙöÑóÉñ Åöáóì ãóíúÓóÑóÉò æóÃóä ÊóÕóÏøóÞõæÇú ÎóíúÑñ áøóßõãú Åöä ßõäÊõãú ÊóÚúáóãõæäó ﴿280﴾

280.  E se [il vostro debitore] si trova in difficoltà [economiche], [concedetegli] allora una dilazione fino a che si risollevi. Ma se fate opera di carità [rimettendo il debito], è meglio per voi, se sapeste!

COMMENTO

Anche se in questo versetto è stato raccomandato al creditore di concedere una dilazione al proprio debitore, e, ancora meglio, di rimettergli il debito, il debitore, a sua volta, non deve approfittare della dilazione concessagli. In una tradizione leggiamo: “Per quelli che senza una valida ragione ritardano il pagamento dei propri debiti, verrà scritto il peccato del ladro, mentre per i creditori che concedono una dilazione ai propri creditori, verrà scritta la ricompensa dei martiri”[324]

OSSERVAZIONI

  1. Il sacro Corano, oltre a vietare l’usura, raccomanda gentilezza e cortesia nel riprendere il capitale dato in prestito.
  2. Ciò che conta nel fissare la scadenza per la restituzione del prestito, sono le possibilità economiche del debitore.
  3. L’Islam difende i poveri e i diseredati: “E se [il vostro debitore] si trova in difficoltà [economiche]…”
  4. È meglio rimettere il debito a chi non è in grado di restituirlo.
  5. La legge islamica vieta la reclusione del debitore che non è in grado di pagare il proprio debito, ed è dovere del governo islamico pagarli per lui.
  6. In una tradizione leggiamo: Per ogni giorno di dilazione, il creditore riceve la ricompensa che riceverebbe se elargisse in beneficenza la somma data in prestito.[325]

VERSETTO 281

æóÇÊøóÞõæÇú íóæúãðÇ ÊõÑúÌóÚõæäó Ýöíåö Åöáóì Çááøåö Ëõãøó ÊõæóÝøóì ßõáøõ äóÝúÓò ãøóÇ ßóÓóÈóÊú æóåõãú áÇó íõÙúáóãõæäó ﴿281﴾

281.  E temete un giorno in cui sarete [tutti] riportati ad Allah. Allora, a ognuno verrà completamente dato ciò che si sarà guadagnato: nessuno subirà torto.