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COMMENTO

Il sommo Profeta disse: «Io sono la “preghiera” di mio padre Abramo»

Ciò è confermato anche dal sacro Verbo di Allah: «O nostro Signore, suscita fra loro un [Tuo] messaggero a loro stessi appartenente, che reciti loro i Tuoi versetti, insegni loro il Libro e la sapienza e li purifichi. In verità, Tu sei l’Invincibile, il Saggio [”]»[193]

Certo, Allah l’Eccelso esaudí la sacra preghiera d’Abramo e inviò all’umanità il Sigillo dei Profeti, una perfetta guida, un Arabo suscitato tra gli Arabi – il cui messaggio è rivolto a tutti gli uomini, di tutte le epoche, di tutti i luoghi – che parla la loro stessa lingua, che conosce i loro desideri e i loro bisogni.

Il Signore Eccelso nell’ultima frase del versetto precedente, ha ricordato uno dei motivi del cambiamento della qiblah, e cioè il completamento della Sua grazia sulla gente, e la loro guida sulla retta via. Nel versetto in esame, usando l’espressione “kamaa”, da noi tradotta con il termine “come”, vuole dire che il cambiamento della qiblah non è stato l’unico dono di Allah, il Quale ha fatto molti altri doni all’umanità: “Come abbiamo inviato fra voi un [Nostro] messaggero a voi stessi appartenente”

L’espressione “minkum”, da noi tradotta con “a voi stessi appartenente”, è possibile che significhi che il profeta Muhammad è un essere umano come gli altri, e che solo un essere umano può guidare l’umanità al bene e alla virtú, e che questo è invero un grande dono fatto da Allah agli uomini.

Potrebbe anche significare che il profeta inviato appartiene alla razza araba, è un Arabo come quelli tra i quali è stato inviato il sacro Corano. Sappiamo che gli Arabi dell’era preislamica ci tenevano molto alla loro razza, e che non avrebbero mai accettato di sottomettersi a un profeta non arabo. A tal proposito nella Sura dei Poeti, versetti 198 e 199, leggiamo: “Se l’avessimo rivelato [il Corano] a un non arabo, e se egli l’avesse loro letto, non gli avrebbero prestato fede”

Dopo aver ricordato questo grande dono, il versetto ricorda altri quattro doni:

  1. “…che vi recita i Nostri versetti…”
  2. “…vi purifica…”
  3. “…v’insegna il Libro e la sapienza…”
  4. “…e v’insegna quello che non sapevate…”

Dopo aver ricordato questi cinque preziosi doni, il sacro Corano, nel versetto successivo, afferma: “RicordateMi dunque, e Io Mi ricorderò di voi, siateMi grati e non mostratevi irriconoscenti verso di Me”

Dio non ha bisogno di essere ricordato e ringraziato, siamo noi che abbiamo bisogno di ricordarLo e di ringraziarLo, perché ciò ci dà forza, ci salva dal male, e aumenta i doni che Egli ci fa.

VERSETTO 153

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÇÓúÊóÚöíäõæÇú ÈöÇáÕøóÈúÑö æóÇáÕøóáÇóÉö Åöäøó Çááøåó ãóÚó ÇáÕøóÇÈöÑöíäó ﴿153﴾

153.  O voi che avete prestato fede, cercate aiuto nella pazienza e nella salâh: in verità, Allah è con i pazienti.

COMMENTO

L’espressione “yaa ayyuha-l-ladhina aamanu”, che significa “o voi che avete prestato fede”, riguarda i credenti e i loro capi, padroni, signori, principi, guide, imam, il santo Alí e gli undici purissimi imam da lui discendenti.

A tal proposito, citiamo una delle tante tradizioni esistenti su questo argomento. Burhaan narra che Bin Abbas ha detto: «Allah non ha rivelato versetto che contenga “yaa ayyuha-l-ladhina aamanu”, se non che Alí ne sia il capo, il principe»[194]

“Cercate aiuto nella pazienza e nella salâh” è un ordine cosiddetto “irshaadiyy” [esortativo], poiché è ovvio che le creature abbiano, in ogni cosa, bisogno del Creatore, dipendano assolutamente da Colui che è assolutamente indipendente, dall’Autosufficiente. In effetti, l’essere umano è libero di scegliere, ma non agisce in modo indipendente: tutto in lui e nelle altre creature dipende dal Creatore, dal Signore Eccelso, dal Sostentatore Sublime, dalla Causa delle Cause, dal Sommo Essere.

Non bisogna poi trascurare che riceve l’aiuto divino chi ne è degno, e tale dignità si consegue mettendo in pratica il consiglio dato dal versetto in esame: “…cercate aiuto nella pazienza e nella salâh…”

Certo, chi si fa travolgere dai problemi della vita, chi è debole, impaziente, insofferente alle difficoltà e alle disgrazie, non è sicuramente degno dell’ausilio divino, e lo stesso dicasi per coloro che trascurano e sottovalutano il sommo rapporto con il proprio Creatore: la salaah, la preghiera.

In una tradizione leggiamo: “La pazienza è la chiave di ogni problema”

Alí (A), il Principe dei Credenti, descrivendo i timorati, disse: “Pazientano pochi giorni, che donano loro una lunga quiete”[195]

Alcuni esegeti sostengono che in questo versetto la parola “as-sabr” – da noi tradotta con il termine “pazienza” – significa as-saum o al-jihaad, denota cioè il digiuno rituale islamico o la gihad. Noi siamo dell’idea che tali interpretazioni possono essere accettate solo mantenendo – per la parola “as-sabr” – il significato “pazienza”, e dicendo che durante il digiuno o nella gihad è necessario pazientare, non dimostrare insofferenza alle difficoltà, alla fame, alla sete, alla guerra, lottare, con indefessa volontà, contro le passioni.

Quanto invece alla parola salaah, preghiera, alcuni esegeti sostengono che in questo versetto significa duaa’, e cioè supplica, implorazione; altri invece dicono che denota l’insieme degli atti obbligatori e supererogatori. Ognuna di queste tesi è sostenuta da tradizioni islamiche.

Quando poi il sacro Verbo di Allah afferma: “Allah è con i pazienti”, intende dire che coloro che sono pazienti, quelli che sopportano le difficoltà godono del Suo ausilio, del Suo appoggio, vengono guidati da Lui sulla retta via, godono della Sua infinita grazia, della Sua salvante protezione, e, al di sopra di ogni altro bene, ricevono la Sua generosa ricompensa: “Senza dubbio, verrà data ai pazienti la loro ricompensa, senza limiti”[196]

VERSETTO 154

æóáÇó ÊóÞõæáõæÇú áöãóäú íõÞúÊóáõ Ýöí ÓóÈíáö Çááøåö ÃóãúæóÇÊñ Èóáú ÃóÍúíóÇÁ æóáóßöä áÇøó ÊóÔúÚõÑõæäó ﴿154﴾

154.  E non considerate morti coloro che sono caduti sulla via di Allah. No, essi sono vivi, voi però non [lo] capite!

COMMENTO

Devono essere considerati “caduti sulla via di Allah”, tutti quelli che rimangono uccisi sul campo di battaglia affianco al sommo Profeta, a uno dei santi Imam, a uno dei loro luogotenenti, o, in generale, tutte le persone che perdono la vita per la causa d’Allah.

Anche se questo versetto fu rivelato in occasione della battaglia di Badr, non riguarda tuttavia solo i martiri di questa celebre guerra, vale per ogni caduto sulla via del Signore Eccelso: i santi Imam, i loro fedeli compagni, i sapienti timorati, i probi credenti.

In generale, la vita dopo la morte, tra questo mondo e la risurrezione, il cosiddetto barzakh, non riguarda solo i martiri, e il versetto, il sacro Corano non afferma che solo i “caduti sulla via di Allah” continuano a vivere dopo la morte.

Infatti, in base a quanto affermano alcuni versetti del sacro Corano e alcune tradizioni islamiche, credenti e miscredenti, in attesa del Giudizio Universale, vivranno in un mondo immaginale, nel cosiddetto barzakh, con un corpo simile a quello terreno: i primi godranno dei beni e della grazia di Allah, i secondi verranno colpiti dalla Sua ira, saranno puniti. A tal proposito, in uno dei nobili versetti del glorioso Corano, leggiamo: «…finché la morte non giunga a uno di loro. Egli dice: “Mio Signore! Fatemi ritornare! Forse potrò compiere opera buona in ciò che ho trascurato”. No, sono solo parole! Dietro di loro v’è un barzakh [una barriera] fino al giorno in cui verranno fatti risorgere»[197]

 

NO, ESSI SONO VIVI!

Esistono quattro tipi di vita: vegetale, animale, umana, spirituale.

La vita vegetale, è quella forza che permette la crescita e lo sviluppo materiale, ed è comune a vegetali, animali ed esseri umani. Tale vita svanisce con la morte.

La vita animale è quella forza attraverso la quale si realizza la percezione e il movimento volontario, ed è comune agli animali e agli esseri umani. Essa s’estingue con la morte.

La vita umana non è altro che l’intelletto umano, con il quale l’uomo si distingue dall’animale. La funzione di questa forza è quella di dirigere il corpo. Questa forma di vita s’interrompe nel momento in cui lo spirito umano abbandona il corpo, ma non s’annienta, continua bensí dopo la risurrezione, e riprende la sua funzione, che, come abbiamo già detto, è quella di dirigere, gestire il corpo.

La vita spirituale, quella riguardante la fede umana, è la pace dell’anima, la quiete interiore, la luce del cuore, che l’essere umano acquisisce attraverso la fede in Dio e la Sua conoscenza. Questa sublime forma di vita, questa somma forza spirituale è in grado di donare, in questo mondo e nell’aldilà, pace e beatitudine all’essere umano, di tenerlo lontano dalle tribolazioni e dai tormenti, di renderlo, in ogni cosa, deciso e risoluto. In effetti, la sua origine è il sommo Creatore, l’Onnipotente, l’Onnisciente.

Di quest’ultima forma di vita parla anche il sacro Corano, nella Sura delle Api (versetto 97) e nella Sura del Bottino (versetto 24).

Il concetto di vita, è un concetto generale, e può essere definito come la manifestazione di una serie di effetti dall’essere che la possiede. Detto ciò è possibile affermare che il Signore Eccelso è vivo: “Allah! Non v’è altra divinità all’infuori di Lui, il Vivo, l’Assoluto”[198], ovvero, l’Unico Dio è Colui che manifesta onnipotenza e onniscienza.

Sotto questo punto di vista, la vita del Signore Eccelso si identifica, coincide con la Sua sapienza e la Sua potenza: l’Essere Onnisciente Onnipotente, è il Vivo.

Concludiamo dunque che questo concetto è applicabile a ogni cosa che manifesta una serie di effetti, nel modo spiegato ora, anche se ciò si realizza con caratteristiche e modalità diverse, anche se questa manifestazione avviene nei diversi mondi con caratteristiche e modalità adeguate ad essi. Cosí la vita posseduta dai martiri nel barzakh sarà adeguata a questo mondo. Ecco perché le persone che vivono in questo nostro mondo, che godono solo della particolare percezione specifica di questo nostro mondo, non possono comprendere la vita posseduta dai martiri nel barzakh: “…voi però non [lo] capite!”]

VERSETTI 155-157

æóáóäóÈúáõæóäøóßõãú ÈöÔóíúÁò ãøöäó ÇáúÎóæÝú æóÇáúÌõæÚö æóäóÞúÕò ãøöäó ÇáÃóãóæóÇáö æóÇáÃäÝõÓö æóÇáËøóãóÑóÇÊö æóÈóÔøöÑö ÇáÕøóÇÈöÑöíäó ﴿155﴾ ÇáøóÐöíäó ÅöÐóÇ ÃóÕóÇÈóÊúåõã ãøõÕöíÈóÉñ ÞóÇáõæÇú ÅöäøóÇ áöáøåö æóÅöäøóÜÇ Åöáóíúåö ÑóÇÌöÚæäó ﴿156﴾ ÃõæáóÜÆößó Úóáóíúåöãú ÕóáóæóÇÊñ ãøöä ÑøóÈøöåöãú æóÑóÍúãóÉñ æóÃõæáóÜÆößó åõãõ ÇáúãõåúÊóÏõæäó ﴿157﴾

155.  Noi vi metteremo sicuramente alla prova con paura, fame e diminuzione dei beni, delle persone e dei raccolti. Ebbene, dai lieta novella ai pazienti,

156.  i quali, quando li coglie una disgrazia, dicono: “Innà lillàh wa innà ilaihi ràgi´un [in verità, noi apparteniamo ad Allah e a Lui ritorniamo]”

157.  Essi avranno benedizioni dal proprio Signore e misericordia, essi sono quelli che seguono la retta via.

COMMENTO

UNA LEGGE COSTANTE: LA PROVA DIVINA

Il santo imam Alí, il nobile Principe dei Credenti, ha detto sublimi e profonde parole a proposito di una delle costanti leggi divine: “Anche se Egli (che puro e immune da ogni colpa e difetto) conosce i Suoi servi meglio di quanto essi non conoscano se stessi, tuttavia, li prova per palesare gli atti che meritano d’essere premiati e quelli che meritano d’essere castigati”[199]

Il Signore Eccelso prova tutti gli esseri umani, ma non allo stesso modo. Egli usa ogni cosa, in questo vasto mondo, per provare gli uomini. Egli mette alla prova tutti, persino i profeti e gli imam. Ogni gioia è una prova, ogni tormento, ogni sofferenza serve a mettere alla prova l’uomo. Allah non è come noi, non prova per conoscere, ma solo per far crescere le Sue creature, per metterle nelle condizioni di sfruttare le loro potenzialità. Alcuni dei mezzi che usa Allah per metterci alla prova sono il coraggio e la paura, la ricchezza e la povertà, la sazietà e la fame, il guadagno e la perdita, l’abbondanza e la penuria, la pace e la guerra ecc.

Dio provò i primi mussulmani, quelli delle guerre di Badr e Uhud, e proverà anche gli ultimi, quelli dell’epoca del Mahdi.

Il versetto ricorda poi cinque delle piú dure avversità con le quali il Signore Eccelso mette alla prova gli esseri umani: “…paura, fame e diminuzione dei beni, delle persone e dei raccolti…”

Alla fine del versetto Allah l’Altissimo esorta i Suoi servi dicendo: “Ebbene, dai lieta novella ai pazienti”

Gli esegeti affermano che questa lieta novella è il perdono divino e l’eterna beatitudine, il Paradiso, e ciò è confermato da una tradizione del santo imam Sadiq (A)[200]

Altri hadith del nobile imam Sadiq (A), interpretano la “lieta novella” con la manifestazione del dodicesimo Imam.[201]

Certo, l’umanità intera attende l’avvento di un sommo salvatore, che colmi il mondo di pace, giustizia, fede e spiritualità, e combatta, sconfigga definitivamente il male e la corruzione.

In un hadith il sommo Profeta afferma: “Il Mahdi discende da me, ha un’alta e spaziosa fronte, e sul suo naso esiste una piccola sporgenza. Egli riempirà la terra di giustizia, come riempita si sarà di ingiustizia e oppressione”[202]

Il secondo versetto in esame continua descrivendo i “pazienti”: «…i quali, quando li coglie una disgrazia, dicono: “Innà lillàh wa innà ilaihi ràgi´un [in verità, noi apparteniamo ad Allah e a Lui ritorniamo]”»

Ora il sacro Corano intende farci conoscere i pazienti, dandoci un loro inconfondibile segno di riconoscimento, e cioè che essi, nelle avversità, quando vengono colpiti dalle disgrazie, anche dalle piú difficili da sopportare, non dimenticano mai il proprio Creatore, lo chiamano, lo invocano, cercano solo il Suo aiuto, e sono consapevoli che “apparteniamo ad Allah e a Lui ritorniamo”, e manifestano, a parole, questa loro fondamentale consapevolezza, dicendo: “Innà lillàh wa innà ilaihi ràgi´un”

Essi sanno benissimo che ogni prova, ogni difficoltà proveniente dal Signore Eccelso è a loro vantaggio, e che molte volte Egli priva la Sua creatura di una cosa per donare a essa un bene migliore. Essi constatano inoltre che tutto proviene da Lui e tutto a Lui ritorna. Perché dunque non dovrebbero dire “Innà lillàh wa innà ilaihi ràgi´un”, nei momenti di difficoltà, e, in generale, in ogni momento della loro vita?

È la loro divina pazienza, la loro sacra consapevolezza, che li aiuta nei momenti piú difficili, e li rende degni della benedizione e della grazia del Signore Altissimo: “Essi avranno benedizioni dal proprio Signore e misericordia”

Alcuni esegeti affermano che le salawaat, che noi abbiamo tradotto con “benedizioni”, non sono altro che il perdono e l’indulgenza divina; altri invece, dicono che questo termine denota le lodi e gli elogi che il Creatore Sublime dedica ai Suoi servi pazienti.

Il versetto usa poi il plurale (salawaat è il plurale di salaah) per farci capire che i pazienti saranno premiati con immensa grazia. Forse il plurale denota che i pazienti godranno di una costante e ininterrotta grazia divina.

In una tradizione del sommo Profeta leggiamo: “Chiunque venga colpito da una disgrazia, e dica, quando si ricorda di essa “Innà lillàh wa innà ilaihi ràgi´un”, Allah gli donerà la stessa ricompensa che gli donò il giorno in cui fu colpito da essa, anche dopo molto tempo”[203]

In un altro hadith afferma: “Allah premierà di migliore ricompensa la pazienza di queste persone, ed essi avranno un felice destino”

L’ultimo versetto in esame si conclude ricordando: “Essi sono quelli che seguono la retta via”

Certo, chi pazienta, per amor del Signore, di fronte a ogni difficoltà, e Lo ricorda sempre, e cerca solo il Suo aiuto, è vicino a Dio, e dimostra di seguire la verità, la retta via da Lui indicatagli.

VERSETTO 158

Åöäøó ÇáÕøóÝóÇ æóÇáúãóÑúæóÉó ãöä ÔóÚóÂÆöÑö Çááøåö Ýóãóäú ÍóÌøó ÇáúÈóíúÊó Ãóæö ÇÚúÊóãóÑó ÝóáÇó ÌõäóÇÍó Úóáóíúåö Ãóä íóØøóæøóÝó ÈöåöãóÇ æóãóä ÊóØóæøóÚó ÎóíúÑðÇ ÝóÅöäøó Çááøåó ÔóÇßöÑñ Úóáöíãñ ﴿158﴾

158.  In verità, Safà e Marwah [due famosi colli della Mecca] sono dei segni divini. Chi dunque esegue l’hajj [pellegrinaggio] alla Casa o l’umrah [visita], non fa peccato a girarvi attorno. Chi compie volontariamente un’opera meritoria, [deve sapere che] in verità, Allah è grato, sapiente.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Nella scuola sciita, il sa´iy [correre] tra i due colli di safaa e marwah, è uno dei fondamenti dell’hajj e dell’umrah.

Nell’epoca preislamica, gli idolatri avevano collocato su ognuno di questi due colli un idolo, che toccavano durante il sa´iy. Per questo motivo i mussulmani credevano che fosse peccato girarvi intorno. Allah rivelò il versetto e dissipò ogni dubbio intorno a tale questione.

Nel Tibiyaan vengono narrate alcune tradizioni dei santi imam Baqir e Sadiq (A) a tal proposito. Nel Majma´u-l-bayaan leggiamo la seguente tradizione del nobile imam Sadiq (A): «L’imam Sadiq (A) disse: “I mussulmani avevano visto i politeisti dell’epoca della Jahiliyyah [era pre-islamica] praticare, come in passato, i loro eretici riti sui due colli di Safà e Marwah [e per questo motivo detestavano girarvi intorno]. Allah rivelò allora il versetto”»

Questo versetto, in base a quanto affermano alcune tradizioni, fu rivelato in occasione della ´Umratu-l-qadaa, nel settimo anno dopo l’Egira.

COMMENTO

Considerando le particolari condizioni psicologiche nelle quali si trovavano i mussulmani prima della rivelazione di questo versetto, esso inizia dicendo: “In verità, Safà e Marwah [due famosi colli della Mecca] sono dei riti divini”, concludendo poi: “Chi dunque esegue l’hajj [pellegrinaggio] alla Casa o l’umrah [visita], non fa peccato a girarvi attorno”

Certo, il mussulmano non deve mai farsi scoraggiare dall’empio comportamento dei miscredenti: deve rispettare ed eseguire ogni rito divino, e ignorare completamente le eretiche pratiche e gli idoli dei miscredenti, dei politeisti e degli idolatri!

Il versetto si conclude dicendo: “Chi compie volontariamente un’opera meritoria, [deve sapere che] in verità, Allah è grato, sapiente”

Certo, Allah premia i probi credenti che odiano gli idoli, e conosce perfettamente cosa hanno in cuore coloro che li amano.

OSSERVAZIONI

I termini Safà e Marwah compaiono nel sacro Corano una volta sola.

Questi due piccoli colli distano tra di loro all’incirca 420 metri. Attualmente, tra di essi v’è un enorme corridoio coperto attraverso il quale i pellegrini effettuano il sa´iy. Safà e Marwah si elevano rispettivamente di quindici e otto metri dal pavimento di questo corridoio.

Questi due termini nel lessico arabo assumono un preciso significato. Safà è la pietra dura e liscia, priva di impurità, mentre con marwah si indica la pietra dura e ruvida.

Il termine sha´aa’ir, che noi abbiamo tradotto con “riti”, è il plurale di sha´irah, che significa segni, perciò, sha´aa’iri-l-Lah, sono i segni d’Allah, segni che ricordano il Signore Eccelso ai Suoi probi servi, come appunto i due colli di Safà e Marwah.

I´tamarah – che noi abbiamo tradotto con “…chi dunque esegue…l’umrah [visita]…” – deriva dalla radice ´umrah, che indica quegli elementi che vengono aggiunti a una costruzione per completarla. Nella legge islamica questo termine assume però un significato diverso, indica un particolare rito che va ad aggiungersi all’hajj per completarlo, e a volte viene compiuto separatamente da quest’ultimo, e prende il nome di ´umrah mufradah [singola]. Questo rito assomiglia per molti aspetti all’hajj.

VERSETTI 159 E 160

Åöäøó ÇáøóÐöíäó íóßúÊõãõæäó ãóÇ ÃóäÒóáúäóÇ ãöäó ÇáúÈóíøöäóÇÊö æóÇáúåõÏóì ãöä ÈóÚúÏö ãóÇ ÈóíøóäøóÇåõ áöáäøóÇÓö Ýöí ÇáúßöÊóÇÈö ÃõæáóÜÆößó íóáÚóäõåõãõ Çááøåõ æóíóáúÚóäõåõãõ ÇááøóÇÚöäõæäó ﴿159﴾ ÅöáÇøó ÇáøóÐöíäó ÊóÇÈõæÇú æóÃóÕúáóÍõæÇú æóÈóíøóäõæÇú ÝóÃõæúáóÜÆößó ÃóÊõæÈõ Úóáóíúåöãú æóÃóäóÇ ÇáÊøóæøóÇÈõ ÇáÑøóÍöíãõ ﴿160﴾

159.  In verità, quelli che occultano le chiare prove e la retta guida che Noi abbiamo fatto discendere, dopo che Noi, nel Libro, le esponemmo chiaramente agli uomini, ebbene, essi sono maledetti da Allah e da coloro che maledicono.

160.  Eccetto coloro che si sono pentiti e si sono emendati e hanno palesato [le verità che nascondevano]. [Solo] loro perdono! In verità, Io sono il Clementissimo, il Benevolo.

COMMENTO

Jalalu-d-din As-suyutiyy, nella sua celebre opera Asbaabu-n-nuzul, narra la seguente tradizione di Bin Abbas: “Alcuni mussulmani – tra cui Ma´aazh Bin Jabal, Sa´d Bin Ma´aazh e Khaarijah Bin Zayd – fecero alcune domande ai dotti giudei a proposito di alcune questioni trattate dalla Torà – in relazione all’avvento del sommo Profeta. Essi occultarono allora la verità e si rifiutarono di dare spiegazioni. Fu allora rivelato il versetto in esame”[204]

Questo sacro versetto, rivelato per ammonire i dotti giudei, è, in realtà, un serio monito per tutti quelli che intendono nascondere la verità.

Il primo nobile versetto in esame ammonisce severamente questi empi individui: “In verità, quelli che occultano le chiare prove e la retta guida che Noi abbiamo fatto discendere, dopo che Noi, nel Libro, le esponemmo chiaramente agli uomini, ebbene, essi sono maledetti da Allah e da coloro che maledicono”

Questo sacro versetto dimostra la gravità di questo peccato: esso merita la maledizione del Signore Eccelso e di tutti gli amici della verità. L’espressione “dopo che Noi, nel Libro, le esponemmo chiaramente agli uomini”, dimostra la gravità del peccato di nascondere le verità divine: esso vanifica gli immani sforzi compiuti dai profeti e dai retti credenti per conservarle, diffonderle, e tramandarle alle generazioni successive.

Il sacro Corano non toglie mai alla gente la speranza di salvarsi: esso è stato rivelato dal Signore Eccelso per salvare gli uomini e condurli alla beatitudine. È per questo motivo che il versetto successivo afferma: “Eccetto coloro che si sono pentiti e si sono emendati e hanno palesato [le verità che nascondevano]. [Solo] loro perdono! In verità, Io sono il Clementissimo, il Benevolo”

VERSETTI 161-163

Åöäøó ÇáøóÐöíäó ßóÝóÑõæÇ æóãóÇÊõæÇ æóåõãú ßõÝøóÇÑñ ÃõæáóÆößó Úóáóíúåöãú áóÚúäóÉõ Çááøåö æóÇáúãóáÂÆößóÉö æóÇáäøóÇÓö ÃóÌúãóÚöíäó ﴿161﴾ ÎóÇáöÏöíäó ÝöíåóÇ áÇó íõÎóÝøóÝõ Úóäúåõãõ ÇáúÚóÐóÇÈõ æóáÇó åõãú íõäÙóÑõæäó ﴿162﴾ æóÅöáóÜåõßõãú Åöáóåñ æóÇÍöÏñ áÇøó Åöáóåó ÅöáÇøó åõæó ÇáÑøóÍúãóäõ ÇáÑøóÍöíãõ ﴿163﴾

161.  In verità, i miscredenti morti nella miscredenza, sono maledetti da Allah, dagli angeli e da tutti gli uomini.

162.  Rimarranno in questo stato in eterno e il castigo non sarà loro alleviato, né sarà dato loro del tempo.

163.  Il vostro dio [Allah] è un dio [assolutamente] unico, non c’è altra divinità all’infuori di Lui, il Misericordioso, il Benevolo.

COMMENTO

Nel versetto precedente abbiamo detto che se coloro che nascondo la verità si pentono, e la palesano, la fanno conoscere alla gente, vengono perdonati dal Signore Altissimo.

In questo versetto v’è invece un nuovo severo monito, questa volta rivolto a tutti i miscredenti: “In verità, i miscredenti morti nella miscredenza, sono maledetti da Allah, dagli angeli e da tutti gli uomini”

Ecco un altro gruppo che merita la maledizione di Allah e dei suoi probi servi, che verrà punito col fuoco dell’Inferno. Esiste però una fondamentale differenza tra questa gente e coloro che occultano la verità: i miscredenti morti nella miscredenza non possono salvarsi, il loro pentimento non ha alcun valore dopo la loro morte.

Il sacro Corano aggiunge poi: “Rimarranno in questo stato in eterno e il castigo non sarà loro alleviato, né sarà dato loro del tempo”

Dal momento poi che la fede nel Dio Unico è in grado di salvarli, nell’ultimo versetto in esame, il Signore Eccelso afferma: “Il vostro dio [Allah] è un dio [assolutamente] unico”, e ribadisce: “Non c’è altra divinità all’infuori di Lui”. In effetti, Egli è: “Il Misericordioso, il Benevolo”

VERSETTO 164

Åöäøó Ýöí ÎóáúÞö ÇáÓøóãóÇæóÇÊö æóÇáÃóÑúÖö æóÇÎúÊöáÇóÝö Çááøóíúáö æóÇáäøóåóÇÑö æóÇáúÝõáúßö ÇáøóÊöí ÊóÌúÑöí Ýöí ÇáúÈóÍúÑö ÈöãóÇ íóäÝóÚõ ÇáäøóÇÓó æóãóÇ ÃóäÒóáó Çááøåõ ãöäó ÇáÓøóãóÇÁ ãöä ãøóÇÁ ÝóÃóÍúíóÇ Èöåö ÇáÃÑúÖó ÈóÚúÏó ãóæúÊöåóÇ æóÈóËøó ÝöíåóÇ ãöä ßõáøö ÏóÂÈøóÉò æóÊóÕúÑöíÝö ÇáÑøöíóÇÍö æóÇáÓøóÍóÇÈö ÇáúãõÓóÎøöÑö Èóíúäó ÇáÓøóãóÇÁ æóÇáÃóÑúÖö áÂíóÇÊò áøöÞóæúãò íóÚúÞöáõæäó ﴿164﴾

164.  In verità, nella creazione dei cieli e della terra, nell’alternarsi della notte e del giorno, nella nave che solca il mare carica di cose utili alla gente, nell’acqua che Allah fa scendere dal cielo, vivificando con essa la terra morta e disseminandovi animali di ogni tipo, nel mutare dei venti e nella nuvola soggiogata fra il cielo e la terra, [in tutto ciò] vi sono invero segni per la gente che ragiona.

COMMENTO

Dal momento che nel versetto precedente s’è parlato del sacro principio del tawhid, in questo versetto il Signore Eccelso dà una prova, fornisce un argomento della Sua esistenza e unicità.

Preliminarmente, è necessario fare attenzione che l’eccezionale ordine, la perfetta armonia che regna nell’universo, è una delle sicure prove, uno degl’inconfutabili argomenti dell’esistenza e dell’unicità divina, che ogni essere umano ha davanti agli occhi.

In questo nobile versetto vengono ricordati alcuni elementi degli effetti dello straordinario e perfetto ordine che regna in questo immenso universo, ognuno dei quali è un chiaro segno dell’esistenza e dell’unicità divina.

  1. In verità, nella creazione dei cieli e della terra,
  2. nell’alternarsi della notte e del giorno,
  3. nella nave che solca il mare carica di cose utili alla gente,
  4. nell’acqua che Allah fa scendere dal cielo, vivificando con essa la terra morta e disseminandovi animali di ogni tipo,
  5. nel mutare dei venti
  6. e nella nuvola soggiogata fra il cielo e la terra…

Questi sono gli inconfondibili segni dell’esistenza e dell’unicità divina per la gente che riflette: “…[in tutto ciò] vi sono invero segni per la gente che ragiona”

VERSETTO 165

æóãöäó ÇáäøóÇÓö ãóä íóÊøóÎöÐõ ãöä Ïõæäö Çááøåö ÃóäÏóÇÏÇð íõÍöÈøõæäóåõãú ßóÍõÈøö Çááøåö æóÇáøóÐöíäó ÂãóäõæÇú ÃóÔóÏøõ ÍõÈøðÇ áøöáøåö æóáóæú íóÑóì ÇáøóÐöíäó ÙóáóãõæÇú ÅöÐú íóÑóæúäó ÇáúÚóÐóÇÈó Ãóäøó ÇáúÞõæøóÉó áöáøåö ÌóãöíÚÇð æóÃóäøó Çááøåó ÔóÏöíÏõ ÇáúÚóÐóÇÈö ﴿165﴾

165.  E fra gli uomini vi sono persone che prendono, oltre ad Allah, dei ‘simili’ [idoli da adorare] e li amano come amano Allah. Ma coloro che credono, hanno per Allah un amore ben piú forte. E se coloro che hanno fatto ingiustizia vedessero, [come] quando vedranno il castigo, che tutta la forza appartiene ad Allah e che Allah è implacabile nel castigo [sicuramente si pentirebbero dei propri peccati]!

COMMENTO

Gli ignoranti adorano e amano idoli e feticci, mentre le persone dotate di sano intelletto  adorano e amano Allah.

Se questi empi – che con il loro indegno comportamento non fanno altro che danneggiare se stessi – potessero vedere il terribile castigo col quale vengono punite queste deviazioni, di certo rinnegherebbero gli impotenti idoli che adorano, e attesterebbero l’onnipotenza divina. A tal proposito, il Signore Eccelso, al fine di guidare questa traviata gente, nella Sura del Bestiame (versetto 102), afferma: “È questo Allah, il vostro Signore! Non c’è altro dio che Lui, il Creatore di tutte le cose. AdorateLo dunque. E' Lui che provvede ad ogni cosa”

Muhammad Bin Muslim narra che i santi imam Baqir (A) e Sadiq (A) dissero: «“…coloro che credono, hanno per Allah un amore ben piú forte…” sono la Famiglia di Muhammad»[205]

VERSETTO 166

ÅöÐú ÊóÈóÑøóÃó ÇáøóÐöíäó ÇÊøõÈöÚõæÇú ãöäó ÇáøóÐöíäó ÇÊøóÈóÚõæÇú æóÑóÃóæõÇú ÇáúÚóÐóÇÈó æóÊóÞóØøóÚóÊú Èöåöãõ ÇáÃóÓúÈóÇÈõ ﴿166﴾

166.  Quando i capi sconfesseranno i loro seguaci e vedranno il castigo, quando si romperanno i legami tra loro esistenti.

COMMENTO

Fate attenzione a chi prendete come guida, a chi amate. Voi che oggi vi fate guidare dagli empi capi della miscredenza, adorate e amate inerti e impotenti idoli, ebbene, sappiate che essi, in questo mondo, vi vogliono per sé, vi sfruttano per soddisfare le proprie passioni, per raggiungere i propri scopi, ma nel Giorno del Giudizio vi sconfesseranno.

In una tradizione del santo imam Baqir (A) leggiamo: “O Jaabir, giuro su Allah che essi [quelli di cui parla il versetto in esame] sono le guide dell’iniquità e i loro seguaci”[206]

VERSETTO 167

æóÞóÇáó ÇáøóÐöíäó ÇÊøóÈóÚõæÇú áóæú Ãóäøó áóäóÇ ßóÑøóÉð ÝóäóÊóÈóÑøóÃó ãöäúåõãú ßóãóÇ ÊóÈóÑøóÄõæÇú ãöäøóÇ ßóÐóáößó íõÑöíåöãõ Çááøåõ ÃóÚúãóÇáóåõãú ÍóÓóÑóÇÊò Úóáóíúåöãú æóãóÇ åõã ÈöÎóÇÑöÌöíäó ãöäó ÇáäøóÇÑö ﴿167﴾

167.  E diranno i seguaci: “Ah, se avessimo la possibilità di tornare indietro! Li rinnegheremmo come loro hanno fatto con noi”. Cosí Allah mostrerà loro le proprie azioni affinché si rammarichino [di ciò che hanno fatto]. Essi non usciranno mai dal Fuoco.

COMMENTO

Questi seguaci traviati, che vedono chiaramente l’infedeltà dei propri capi e dei loro idoli, per consolarsi dicono: “Ah, se avessimo la possibilità di tornare indietro! Li rinnegheremmo come loro hanno fatto con noi”. Ma ormai è troppo tardi, non possono piú tornare in questo mondo per rimediare: “Cosí Allah mostrerà loro le proprie azioni affinché si rammarichino [di ciò che hanno fatto]. Essi non usciranno mai dal Fuoco”

Essi non possono fare altro che rammaricarsi per gli immani peccati che hanno commesso, per il fatto che delle loro ricchezze si sono avvantaggiati solo i loro empi capi, per il fatto che hanno perso straordinarie occasioni per raggiungere l’eterna beatitudine, per salvarsi, per il fatto di aver adorato falsi dei e inutili idoli al posto del Creatore Sublime. Ma è inutile rammaricarsi, è troppo tardi! Non è piú possibile rimediare! È solo l’ora del Giudizio!

VERSETTO 168

íóÇ ÃóíøõåóÇ ÇáäøóÇÓõ ßõáõæÇú ãöãøóÇ Ýöí ÇáÃóÑúÖö ÍóáÇóáÇð ØóíøöÈÇð æóáÇó ÊóÊøóÈöÚõæÇú ÎõØõæóÇÊö ÇáÔøóíúØóÇäö Åöäøóåõ áóßõãú ÚóÏõæøñ ãøõÈöíäñ ﴿168﴾

168.  O uomini, mangiate ciò che di lecito e buono v’è sulla terra, e non seguite le orme di Satana, ché, in verità, egli è vostro evidente nemico.

COMMENTO

Colui che è dotato di sana fede, considera satanico, diabolico sia il mangiare cibi proibiti da Allah: “O voi che credete, in verità il vino, il maysir…sono opere di Satana…”[207], sia l’astenersi dal mangiare i cibi da Lui permessi: “…mangiate ciò che di lecito e buono v’è sulla terra, e non seguite le orme di Satana…”[208]

Alcuni documenti storici attestano che alcune famiglie arabe avevano, senza alcun valido motivo, proibito a se stessi alcuni alimenti, e, a volte, attribuivano queste proibizioni ad Allah. Fu allora rivelato il versetto in esame ed eliminò ogni ambiguità.

La sacra religione islamica cura perfettamente la vita terrena degli uomini, mostra completa sollecitudine rispetto ai bisogni materiali dell’essere umano, soprattutto rispetto alle sue necessità alimentari. Molti sono infatti i versetti e gli hadith che trattano questo argomento.

Uno dei doveri degli inviati divini è quello di far conoscere alla gente i cibi leciti, metterli nelle condizioni di poter distinguere quelli proibiti da quelli permessi. Questo versetto esorta gli uomini a mangiare dei leciti frutti della terra, e di non privarsi di ciò che Allah ha loro permesso, non cadere nella trappola tesa dal maledetto Satana, che vuole privare gli esseri umani delle gioie e dei piaceri di questo mondo e dell’aldilà.

Citiamo ora alcune tradizioni del sommo Profeta narrate dall’imam Baqir (A).

  1. Il culto è composto da settanta parti, la migliore delle quali è ricercare l’halah [guadagnarsi da vivere onestamente].[209]
  2. Chi, in questo mondo, ricerca il rizq [sostentamento divino] per non dipendere dalla gente, per donare benessere alla propria famiglia, e per beneficare i propri vicini, ebbene, il Giorno del Giudizio, incontrerà Allah, glorioso e magnifico, con il viso splendente come la luna piena.[210]
  3. Adorare Allah e, allo stesso tempo, guadagnarsi da vivere disonestamente, è come fondare una costruzione sulle sabbie mobili.[211]

VERSETTO 169

ÅöäøóãóÇ íóÃúãõÑõßõãú ÈöÇáÓøõæÁö æóÇáúÝóÍúÔóÇÁ æóÃóä ÊóÞõæáõæÇú Úóáóì Çááøåö ãóÇ áÇó ÊóÚúáóãõæäó ﴿169﴾

169.  Egli vi ordina invero il male e la turpitudine e di dire, riguardo ad Allah, cose che non sapete.

COMMENTO

Nel tafsir Ruhu-l-bayaan leggiamo: “Satana attua le sue tentazioni per gradi. Prima invita l’individuo alla miscredenza, e nel caso in cui non abbia successo, lo invita alla bid´ah [eresia], poi, se ancora non riesce a deviarlo, lo spinge a commettere peccato maggiore, e se ancora non riesce a farlo cadere in questo tipo di peccato, lo induce a commettere peccato minore. Se ancora non riesce, lo invita a preferire gli atti mubah [che non sono né proibiti né obbligatori né meritori né sconsigliati] a quelli di culto, se non riesce, lo invita all’atto di adorazione che ha valore minore, affinché l’individuo perda i meriti maggiori”[212]

VERSETTO 170

æóÅöÐóÇ Þöíáó áóåõãõ ÇÊøóÈöÚõæÇ ãóÇ ÃóäÒóáó Çááøåõ ÞóÇáõæÇú Èóáú äóÊøóÈöÚõ ãóÇ ÃóáúÝóíúäóÇ Úóáóíúåö ÂÈóÇÁäóÇ Ãóæóáóæú ßóÇäó ÂÈóÇÄõåõãú áÇó íóÚúÞöáõæäó ÔóíúÆÇð æóáÇó íóåúÊóÏõæäó ﴿170﴾

170.  E quando si dice loro: “Seguite ciò che Allah ha fatto discendere”, essi dicono: “No, noi seguiamo ciò che abbiamo visto seguire dai nostri antenati”. [Fanno ciò] anche se i loro antenati non capivano nulla e non erano sulla retta via?!