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COMMENTO

LA MAGNIFICENZA DELLA KA´BAH

Dopo aver esposto l’eccelso grado spirituale del santo profeta Abramo, il sacro Corano parla ora della magnificenza della Baytu-l-lah Al-haraam [la sacra Casa di Allah, la Ka´bah], e dell’ordine divino ad Abramo e Ismaele di purificarla: “E quando facemmo della Casa [la Kaºbah] un luogo di riunione per la gente e un sicuro rifugio”

La parola mathaabah deriva da “thawb”, che significa ritorno allo stato iniziale. Dal momento che la Ka´bah era un luogo di ritrovo, un punto di riferimento per tutti i credenti monoteisti, che vi si recavano ogni anno, facendo cosí ritorno fisico e spirituale al tawhid [alla fede nel Dio Unico] e alla loro natura primordiale, ebbene, per questo motivo il sacro Corano la presenta come mathaabah. La sacra Ka´bah è luogo di contemplazione, di ritorno al Signore Eccelso, un infinito mare di spiritualità, calma e quiete, un rifugio contro le tentazioni di Satana. Lo sottolinea il termine amnaa (che abbiamo tradotto con l’espressione “sicuro rifugio”) che viene dopo mathaabah. Si noti poi che questo è un luogo di ritorno e ritrovo per tutta la gente: “…un luogo di riunione per la gente…”

Il versetto continua dicendo: “Prendete il luogo dove ristette Abramo per luogo di salâh!”

Gli esegeti del sacro Corano discordano sul significato dell’espressione “Maqaamu Ibraahim” (che noi abbiamo tradotto con “luogo dove ristette Abramo”). Alcuni sostengono che è l’intero “Hajj”, altri che dicono che si tratta di “Arafah”, “Mash´aru-l-haraam” e delle tre “Jamaraat”. Altri ancora sono dell’idea che si tratta di tutto l’haram della Mecca. Tuttavia, sembra che il versetto – come confermano anche le tradizioni islamiche e gli studi di molti esegeti del nobile Corano – si riferisca al celebre “Maqaamu Ibraahim”, che è un luogo vicino alla Ka´bah, nel quale i pellegrini, dopo aver compiuto i tawaaf, eseguono la preghiera del tawaaf. Da ciò deduciamo che “musallaa” significa luogo di preghiera, salah.

Il versetto continua ricordando l’importante ordine dato dal Signore Eccelso ad Abramo e Ismaele: «E raccomandammo [ordinammo] ad Abramo e a Ismaele: “Purificate la Mia Casa per quelli che [vi] girano attorno, per coloro che [vi] si ritirano [in salâh], per coloro che s’inchinano e si prosternano [dinanzi ad Allah]”»

Ma cosa intende il sacro Corano per “purificazione”, in questo nobile versetto?

Alcuni sono dell’idea che Allah ordinò ad Abramo e Ismaele di mondare la Ka´bah dagli idoli, soprattutto dal sangue e dalle interiora degli animali che venivano sacrificati. Altri sostengono che il Signore Altissimo richiese a questi due nobili profeti di purificare la propria intenzione durante la costruzione del sacro edificio della Ka´bah. Non v’è tuttavia ragione di limitare qui il significato di questo termine: Allah chiese ad Abramo e Ismaele la purificazione della Ka´bah da ogni forma d’impurità, materiale e morale. Ciò è confermato anche dalle tradizioni islamiche.

EFFETTI SOCIALI E EDUCATIVI

In base al versetto in esame, la sacra Ka´bah è stata scelta come luogo di pace, di quiete, come sicuro rifugio. Sappiamo infatti che la benedetta religione islamica vieta severamente ogni forma di molestia, di conflitto, di guerra, di spargimento di sangue in questo sacro territorio; è addirittura proibito molestare e spargere il sangue degli animali.

In un mondo pieno di conflitti e guerre, l’esistenza di un simile luogo può risolvere i problemi dell’umanità. In effetti, in un luogo di pace, dove tutti sono tenuti a rispettare e non recare alcun danno al prossimo, le parti in conflitto discutono pacificamente e risolvono i loro dissensi.

VERSETTO 126

æÅöÐú ÞóÇáó ÅöÈúÑóÇåöíãõ ÑóÈøö ÇÌúÚóáú åóÐóÇ ÈóáóÏÇð ÁóÇãöäÇð æóÇÑúÒõÞú Ãóåúáóåõ ãöäó ÇáËøóÜãóÑÇÊö ãóäú ÁóÇãóäó ãöäúåõã ÈöÇááøåö æóÇáúíóæãö ÇáÇóÎöÑö ÞóÇáó æóãóä ßóÝóÑó ÝóÇõãóÊøöÚõåõ ÞóáöíáÇð Ëõãøó ÃóÖúØóÑøõåõ Åöáì ÚóÐóÇÈö ÇáäøóÇÑö æóÈöÆúÓó ÇáúãóÕöíÑõ ﴿126﴾

126.  E quando Abramo disse: “O Signore, fai di questo luogo una città sicura e dona ai suoi abitanti, a quelli che credono in Allah e nel Giorno Estremo, dei frutti [di questa terra]. [Allah] disse: “E a quelli che diventeranno miscredenti concederò un esiguo piacere e poi li trascinerò nel castigo del Fuoco. Che brutta fine [faranno]!”

COMMENTO

In questo nobile versetto il santo profeta Abramo (A) chiede due importanti cose al Signor Eccelso per gli abitanti della sacra Mecca, una delle quali è già stata ricordata nel versetto precedente. Il versetto in esame inizia dicendo: «E quando Abramo disse: “O Signore, fai di questo luogo una città sicura…”»

Il versetto precedente dimostra chiaramente che Allah esaudí questa prima preghiera del nobile Abramo, facendo della Mecca un sicuro rifugio, un luogo di pace.

La seconda richiesta di Abramo era: “…e dona ai suoi abitanti, a quelli che credono in Allah e nel Giorno Estremo, dei frutti [di questa terra]”

È interessante notare che Abramo prima chiede pace e sicurezza, e poi beni e mezzi di sussistenza, e ciò significa che, in generale, fino a quando non esiste pace e sicurezza, non è possibile creare condizioni economiche favorevoli.

Sul significato dei frutti che Abramo chiese a Dio, vi sono opinioni contrastanti tra gli esegeti. Tuttavia, sembra che questo termine abbia un ampio significato, che comprende in sé ogni forma di bene, di dono, materiale o spirituale che sia. A tal proposito, in un hadith del nobile imam Sadiq (A) leggiamo che essi sono i frutti del cuore: il Signore Eccelso donerà ai cuori della gente affetto e amore per questa sacra terra[186].

È altresí importante notare che Abramo (A) fa la suddetta richiesta solo per coloro che credono nel tawhid e nel Giorno del Giudizio, forse perché, dalla frase “Il mio patto non riguarda gli iniqui!”, aveva capito, dedotto che alcuni dei posteri sarebbero diventati empi, iniqui, politeisti, idolatri.

In ogni caso, il Signore Eccelso rispose ad Abramo dicendo: «[Allah] disse: “E a quelli che diventeranno miscredenti concederò un esiguo piacere e poi li trascinerò nel castigo del Fuoco. Che brutta fine [faranno]!”»

Certo, è possibile che in questo mondo godano d’un esiguo piacere, ma nell’aldilà, il piacere spetta esclusivamente ai buoni, e il castigo, il tormento agli empi.

VERSETTI 127-129

æÅöÐú íóÑúÝóÚõ ÅöÈúÑóÇåöíãõ  ÇáúÞóæóÇÚöÏó ãöäó ÇáúÈóíúÊö æÅöÓúãóÇÚöíáõ ÑóÈøóäóÇ ÊóÞóÈøóáú ãöäøóÇ Åöäøóßó ÃóäúÊó ÇáÓøóãöíÚõ ÇáúÚóáöíãõ ﴿127﴾ ÑóÈøóäóÇ æóÇÌúÚóáúäóÇ ãõÓúáöãóíúäö áóßó æóãöä ÐõÑøöíøóÊöäóÇ ÇõãøóÉð ãõÓúáöãóÉð áóßó æóÃóÑöäóÇ ãóäóÇÓößóäóÇ æóÊõÈú ÚóáóíúäóÇ Åöäøóßó ÃóäúÊó ÇáÊøóæøóÇÈõ ÇáÑøóÍöíãõ ﴿128﴾ ÑóÈøóäóÇ æóÇÈúÚóËú Ýöíåöãú ÑóÓæáÇð ãöäúåõãú  íóÊúáõæÇú Úóáóíúåöãú ÁóÇíóÇÊößó æóíõÚóáøöãõåõãõ ÇáúßöÊóÇÈó æóÇáúÍößúãóÉó  æóíõÒóßøöíåöãú Åöäøóßó ÃóäúÊó ÇáúÚóÒöíÒõ ÇáúÍóßöíãõ ﴿129﴾

127.  E [ricorda] quando Abramo e Ismaele elevavano le basi della Casa [e dicevano: “O] Signor nostro, accetta da noi. In verità, Tu sei Colui che [tutto] ascolta e conosce.

128.  Signor nostro, fai di noi due ‘musulmani’ [sottomessi] a Te e della nostra progenie un popolo ‘musulmano’ [sottomesso] a Te. Mostraci i precetti del nostro culto [il pellegrinaggio] e volgiTi a noi accettando il nostro pentimento. In verità, Tu sei il Clementissimo, il Benevolo.

129.  Signor nostro, suscita fra loro un [Tuo] messaggero a loro stessi appartenente, che reciti loro i Tuoi versetti, insegni loro il Libro e la sapienza e li purifichi. In verità, Tu sei il Potente, il Saggio [”].

COMMENTO

ABRAMO COSTRUISCE LA KA´BAH

Da diversi versetti coranici e da alcune tradizioni islamiche e opere di storia dell’Islam, si può facilmente dedurre che la sacra Ka´bah esisteva già prima del santo Abramo (A), addirittura all’epoca del nobile profeta Adamo (A). A tal proposito, il trentasettesimo versetto della Sura di Abramo (XIV), afferma: “O nostro Signor, ho stabilito una parte della mia progenie in una valle sterile, nei pressi della Tua Sacra Casa…”

Questo versetto dimostra che quando il santo Abramo trasferí la sua famiglia nell’arida terra della Mecca, la Ka´bah esisteva già.

Nel novantaseiesimo versetto della Sura della Famiglia d’Imran leggiamo: “In verità, la prima casa che è stata eretta per gli uomini [e per il culto divino] è certamente quella di Bakkah, benedetta, guida degli uomini”

Anche questo versetto dimostra la nostra tesi. Del resto, ciò è confermato anche dal primo versetto in esame: «E [ricorda] quando Abramo e Ismaele elevavano le basi della Casa [e dicevano: “O] Signor nostro, accetta da noi. In verità, Tu sei Colui che [tutto] ascolta e conosce»

Questo versetto dimostra che Abramo e Ismaele elevavano le già esistenti basi della Ka´bah.

Nel noto sermone Al-qaasi´ah del Nahju-l-balaaghah leggiamo: “Non vedete forse come Allah – che puro e immune è da ogni colpa e difetto – ha messo alla prova gli uomini, dall’epoca di Adamo fino ai nostri giorni, con dei sassi…dei quali ha fatto la Sua Sacra Casa [la Ka´bah], poi ha ordinato a Adamo e alla sua progenie di fare intorno ad essa il tawaaf”[187]

I versetti del sacro Corano e le tradizioni islamiche confermano la nota narrazione storica che dice che la Ka´bah fu costruita per la prima volta dal santo profeta Adamo (A), poi rimase distrutta nel diluvio universale, e fu in seguito ricostruita da Abramo e Ismaele.

Nei successivi due versetti in esame, Abramo e Ismaele fanno cinque importanti richieste al Signore Altissimo. Queste richieste, fatte durante la ricostruzione della Ka´bah, sono cosí precise e attente ai bisogni materiali e spirituali dell’uomo, che da sole sono in grado di dimostrare chiaramente l’eccezionale grado spirituale di questi due nobili profeti divini.

Le cinque richieste sono: «Signor nostro, suscita fra loro un [Tuo] messaggero a loro stessi appartenente, che reciti loro i Tuoi versetti, insegni loro il Libro e la sapienza e li purifichi. In verità, Tu sei il Potente, il Saggio [”]»

VERSETTI 130-132

æóãóä íóÑúÛóÈõ Úóä ãöáøóÉö ÅöÈúÑóÇåöíãó ÅöáÇøó ãóä ÓóÝöåó äóÝúÓóåõ æóáóÞóÏö ÇÕúØóÝóíúäóÇåõ Ýöí ÇáÏøõäúíóÇ æóÅöäøóåõ Ýöí ÇáÇóÎöÑóÉö áóãöäó ÇáÕøóÇáöÍöíäó ﴿130﴾ ÅöÐú ÞóÇáó áóåõ ÑóÈøõåõ ÃóÓúáöãú ÞóÇáó ÃóÓúáóãúÊõ áöÑóÈøö ÇáúÚóÇáóãöíäó ﴿131﴾ æóæóÕøóì Èöåó ÅöÈúÑóÇåöíãõ Èóäöíåö æóíóÚúÞõæÈõ íóÇ Èóäöíøó Åöäøó Çááøåó ÇÕúØóÝóì áóßõãõ ÇáÏøöíäó ÝóáÇó ÊóãõæÊõäøó ÅöáÇøó æóÃóäúÊõã ãõÓúáöãõæäó ﴿  132﴾

130.  E chi se non lo stolto potrebbe mai rifiutare la religione di Abramo? Invero Noi lo eleggemmo in questo mondo ed egli, nell’aldilà, sarà fra i probi.

131.  Quando il suo Signore gli disse: “Sottomettiti!”. Egli disse: “Mi sottometto al Signore dell’Universo”

132.  Abramo raccomandò questa stessa [fede] ai suoi figli e Giacobbe [disse ai propri figli]: “Figli miei, Allah ha scelto per voi questa religione, quindi, non morite se non ‘musulmani’ [sottomessi ad Allah]”

COMMENTO

ABRAMO: L’ESSERE UMANO MODELLO

Nei versetti precedenti abbiamo in parte esposto l’eccezionale personalità del santo Abramo (A), i suoi preziosi servigi all’umanità, le sue sante preghiere e le sue precise e salvanti richieste al Signore dei Mondi.

Ebbene, da quanto abbiamo detto deduciamo facilmente che questo grande profeta divino può essere un ottimo esempio, un eccellente modello per tutti i amanti della verità, e i suoi insegnamenti sono in grado di salvare l’uomo dall’ignoranza e dal peccato.

Per questo stesso motivo, il primo versetto in esame dice: “E chi se non lo stolto potrebbe mai rifiutare la religione di Abramo?”

Continua poi ricordando che: “Invero Noi lo eleggemmo in questo mondo ed egli, nell’aldilà, sarà fra i probi”

Certo, Abramo è l’eletto d’Allah, il capostipite dei probi!

Il versetto successivo mette in evidenza un’altra delle straordinarie virtú di questo nobile nunzio divino, che è, in realtà, l’origine di tutte le altre sue virtú: la sua impareggiabile devozione. Il versetto dice: «Quando il suo Signore gli disse: “Sottomettiti!”. Egli disse: “Mi sottometto al Signore dell’Universo”»

In un altro versetto leggiamo: “In verità, io, devoto, rivolgo il mio volto verso Colui che ha creato i cieli e la terra. Io non ai mushrikîn [coloro che associano pari ad Allah]”[188]

In realtà, la madre delle virtú umane è la devozione, la sottomissione al sublime Creatore. È per questo stesso motivo che il nobile Abramo (A) concentrava tutti i suoi nobili sforzi ad acquisire, in modo completo, questa fondamentale virtú.

Negli ultimi giorni della sua benedetta vita, il nobile Abramo (A) fece un’esemplare e salvante raccomandazione ai propri figli: “Abramo raccomandò questa stessa [fede] ai suoi figli…”, e lo stesso fece Giacobbe (A): «…e Giacobbe [disse ai propri figli]: “Figli miei, Allah ha scelto per voi questa religione, quindi, non morite se non ‘musulmani’ [sottomessi ad Allah]”»

Sembra che qui il sacro Corano, ricordando il testamento del nobile profeta Abramo (A), voglia ricordare a tutti gli uomini che: “Voi siete responsabili anche e soprattutto del futuro dei vostri figli. Non preoccupatevi solo della futura vita materiale della vostra progenie, ma pensate anche alla loro futura vita spirituale”

Non fu solo Abramo (A) a fare questa raccomandazione, ma anche Giacobbe (A), seguendo l’esempio del suo nobile padre, fece questo salvante testamento ai propri figli.

Il sacro Verbo d’Allah, in questo nobile versetto, tra tutti gli altri profeti, ricorda Giacobbe, forse per ricordare a giudei e cristiani che il loro deviato credo, la loro falsa devozione al Signore di Gesú e Mosè, non ha nulla a che vedere, è in netto contrasto con la retta fede, con la pura religione di Abramo e Giacobbe.

VERSETTI 133 E 134

Ãóãú ßõäúÊõãú ÔõåóÏóÂÁó ÅöÐú ÍóÖóÑó íóÚúÞõæÈó ÇáúãóæúÊõ ÅöÐú ÞóÇáó áöÈóäöíåö ãóÇ ÊóÚúÈõÏõæäó ãöä ÈóÚúÏöí óÞÇáõæÇ äóÚúÈõÏõ Åöáåóßó æÅöáåó ÁóÇÈÂÆößó ÅöÈúÑóÇåöíãó óæÅöÓúãóÇÚöíáó æÅöÓúÍóÇÞó ÅöáåÇð æóÇÍöÏÇð æóäóÍúäõ áóåõ ãõÓúáöãõæäó ﴿133﴾ Êöáúßó ÇõãøóÉñ ÞóÏú ÎóáóÊú áóåóÇ ãóÇ ßóÓóÈóÊú æóáóßõã ãóÇ ßóÓóÈúÊõãú æóáÇó ÊõÓúÆóáõæäó ÚóãøóÇ ßóÇäõæÇ íóÚúãóáõæäó ﴿134﴾

133.  Eravate forse presenti quando la morte si presentò a Giacobbe, quando disse ai suoi figli: “Che cosa adorerete dopo di me?”. Dissero: “Adoreremo il tuo dio, il dio dei tuoi padri Abramo, Ismaele e Isacco, un dio [assolutamente] unico, al Quale tutti noi siamo sottomessi”

134.  Questa è una nazione ormai passata. Avrà quel che s’è guadagnata e voi avrete ciò che vi sarete guadagnati, e non sarà chiesta ragione a voi di ciò che essi facevano.

COMMENTO

IN QUALE OCCASIONE FU RIVELATO IL VERSETTO?

Alcuni giudei sostenevano che Giacobbe, sul punto di morte, raccomandò ai propri figli di seguire lo stesso deviato credo da loro seguito. Ebbene, Allah rivelò il versetto in esame e li smentí.[189]

TUTTI SONO RESPONSABILI DELLE PROPRIE AZIONI

Il versetto inizia smentendo con assoluta decisione una menzogna detta dai nemici dell’Islam contro il santo profeta Giacobbe: «Eravate forse presenti quando la morte si presentò a Giacobbe, quando disse ai suoi figli: “Cosa adorerete dopo di me?”. Dissero: “Adoreremo il tuo dio, il dio dei tuoi padri Abramo, Ismaele e Isacco, un dio [assolutamente] unico, al Quale tutti noi siamo sottomessi”»

Giacobbe non raccomandò che la fede nell’unica divinità esistente, Allah, l’Eccelso, il Sublime, non volle dai suoi figli che la sottomissione al Signore dei Mondi, che è l’origine di ogni bene, di ogni virtú.

Questo versetto dimostra che il santo Giacobbe, sul punto di morte, era preoccupato per il futuro della sua progenie, tanto che, alla fine, chiese ai suoi figli: “Che cosa adorerete dopo di me?”. Si noti che questo nobile profeta, nella sua domanda, ha usato l’espressione “che cosa”, non ha chiesto:  “Chi adorerete dopo di me?”. Ciò è dovuto al fatto che nell’ambiente in cui viveva, un gruppo di persone adoravano idoli, si prosternavano davanti a degli oggetti, e Giacobbe temeva che i suoi figli, dopo la sua morte, diventassero idolatri, ma la decisa risposa dei figli lo rassicurò.

È necessario precisare che Giacobbe non era il padre d’Ismaele, e nemmeno suo nonno, era bensí suo zio paterno, cosa che non è assolutamente in contrasto con ciò che leggiamo nel versetto: “…il dio dei tuoi padri…”, poiché a volte, in arabo, si usa la parola “ab” (che viene di solito tradotta con il termine “padre” in lingua italiana) per indicare lo zio paterno. È per questo che possiamo tranquillamente considerare “Ãzar”, chiamato “ab” (in base a quanto dice il sacro Corano) dal nobile profeta Abramo (A), zio paterno di questo santo nunzio divino.

L’ultimo versetto in esame sembra rilevare uno degli storici errori dei giudei, che si vantavano del loro splendente passato, degli eccezionali meriti dei loro avi, e pensavano che ciò sarebbe stato sufficiente a salvarli dalla dannazione. Il sacro Corano dice: “Questa è una nazione ormai passata. Avrà quel che s’è guadagnata e voi avrete ciò che vi sarete guadagnati, e non sarà chiesta ragione a voi di ciò che essi facevano”

Invece di vantarsi del loro passato e dei meriti dei loro avi, è meglio che pensino a correggere se stessi, la propria condotta, il proprio pensiero, la propria anima.

Anche se il versetto sembra rivolgersi ai giudei, alla gente del Libro, tuttavia, esso ha un valore generale, si rivolge a tutti gli uomini, parla a tutte le nazioni, vale per tutte le epoche. Anche e soprattutto noi mussulmani dobbiamo trarre insegnamento da queste sacre parole.

VERSETTI 135-137

æóÞóÇáõæÇ ßõæäõæÇ åõæÏÇð Ãóæú äóÕóÇÑóì ÊóåúÊóÏõæÇ Þõáú Èóáú ãöáøóÉó ÅöÈúÑóÇåöíãó ÍóäöíÝÇð æóãóÇ ßóÇäó ãöäó ÇáúãõÔúÑößöíäó ﴿135﴾ ÞõæáõæÇ ÁóÇãóäøóÇ ÈöÇááøåö æóãó ÇõäúÒöáó ÅöáóíúäóÇ æóãó ÇõäúÒöáó Åöáóì ÅöÈúÑóÇåöíãó æóÅöÓúãóÇÚöíáó æÅöÓúÍóÇÞó æóíóÚúÞõæÈó æóÇáÃóÓúÈóÇØö æóãó ÇõæÊöíó ãõæÓóì æóÚöíÓóì æóãó ÇõæÊöíó ÇáäøóÈöíøõæäó ãöä ÑóÈøöåöãú áÇó äõÝóÑøöÞõ Èóíúäó ÃóÍóÏò ãöäúåõãú æóäóÍúäõ áóåõ ãõÓúáöãõæäó ﴿136﴾ ÝÅöä ÁóÇãóäõæÇ ÈöãöËúáö ãó ÁóÇãóäúÊõãú Èöåö ÝóÞóÏö ÇåÊóÏóæÇ æÅöä ÊóæóáøóæúÇ ÝóÅöäøóãóÇ åõãú Ýöí ÔöÞóÇÞò ÝóÓóíóßúÝöíßóåõãõ Çááøåõ æóåõæó ÇáÓøóãöíÚõ ÇáúÚóáöíãõ ﴿137﴾

135.  E dissero: “Diventate giudei o cristiani e sarete sulla retta via”. Di’: “No, [noi seguiamo] la religione di Abramo, seguace della verità, e non già politeista”

136.  Dite: “Crediamo in Allah e in ciò che è stato fatto discendere su di noi e in quello che è stato fatto discendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sugli Asbaat [i profeti della progenie di Giacobbe], e in ciò che è stato dato a Mosè e a Gesú e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore. Non facciamo differenza alcuna fra loro e a Lui siamo sottomessi”

137.  Se dunque crederanno similmente a voi, saranno sulla retta via. Se invece volgeranno le spalle, cadranno sicuramente in eresia, e allora ti basterà Allah contro di loro. Egli è Colui che [tutto] ascolta e conosce.

COMMENTO

IN QUALE CIRCOSTANZA SONO STATI RIVELATI I VERSETTI IN ESAME?

In una tradizione narrata da Bin Abbas leggiamo: «Alcuni dotti giudei e cristiani di Najraan, discutevano con dei mussulmani. Ognuno di questi due gruppi, giudei e cristiani, si considerava superiore all’altro, smentendolo. I giudei dicevano: “Mosè, il nostro profeta, è superiore a tutti gli altri profeti, e il nostro libro, la Torà, è superiore a tutti gli altri libri rivelati”. I cristiani, a loro volta, dicevano: “Gesú è la migliore guida, e il Vangelo è il miglior libro celeste”. Ognuno di questi due gruppi invitava i mussulmani alla propria religione. Allah rispose dunque loro, rivelando i versetti [in esame]»

SOLO NOI SIAMO SULLA RETTA VIA!

L’egoismo e la superbia fanno sí che l’essere umano consideri se stesso l’unico a essere nel giusto, sulla retta via, e veda tutti gli altri nell’errore, traviati, e cerchi perciò di costringerli a seguire ciò che segue lui, a fare ciò che fa lui. A tal proposito il sacro Verbo d’Allah afferma: «E dissero: “Diventate giudei o cristiani e sarete sulla retta via”. Di’: “No, [noi seguiamo] la religione di Abramo, seguace della verità, e non già politeista”»

I veri credenti sono coloro che seguono la pura religione monoteistica, libera da ogni forma di shirk [politeismo]. Il fondamentale criterio per distinguere la fede vera e pura da quella falsa e contaminata, è il tawhid, la fede nell’unica divinità esistente, Allah, puro e immune da ogni colpa e difetto, senza pari, assolutamente autosufficiente, l’Onnisciente, l’Onnipotente…

L’Islam c’insegna a non fare differenze tra i profeti divini, a rispettarli, a rispettare le loro religioni, i libri a loro rivelati dal Signore Eccelso. I principi delle vere religioni divine, sono comuni, e, ad esempio, anche Mosè e Gesú erano tutti e due seguaci d’Abramo, le loro religioni non erano altro che la continuazione della sua.

Non bisogna comunque dimenticare che le loro religioni sono state alterate e falsificate dai loro falsi ed empi seguaci, perciò tutti oggi hanno il dovere di seguire la religione islamica, che costituisce la perfezione della religione di Allah.

Il versetto successivo ordina ai mussulmani di dire ai loro oppositori: «Dite: “Crediamo in Allah e in ciò che è stato fatto discendere su di noi e in quello che è stato fatto discendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sugli Asbaat [i profeti della progenie di Giacobbe], e in ciò che è stato dato a Mosè e a Gesú e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore. Non facciamo differenza alcuna fra loro e a Lui siamo sottomessi”»

L’egoismo, il fanatismo, il razzismo ci portano a non comprendere che i profeti divini avevano tutti lo stesso scopo, perseguivano fini comuni, guidavano tutti la gente su un unico sentiero, erano tutti sottomessi a un’unica e all’unica divinità esistente, Allah, il Signore dell’Universo. Essi miravano tutti a liberare gli uomini da ogni forma di idolatria e politeismo, creare un mondo equo, eliminare ogni forma di discriminazione. Esistevano poi piccole e naturali differenze, dovute alle differenti e particolari circostanze e condizioni dell’epoca in cui viveva un profeta rispetto alle epoche in cui vivevano gli altri.

Il versetto successivo aggiunge poi: “Se dunque crederanno similmente a voi, saranno sulla retta via. Se invece volgeranno le spalle, cadranno sicuramente in eresia…”

Se essi avessero messo da parte e trascurato le insignificanti differenze razziali, tribali ecc., se avessero accettato e rispettato tutti i profeti divini, senza fare alcuna differenza fra loro, sicuramente avrebbero trovato la retta via, sarebbero morti credenti e si sarebbero salvati dall’eterna dannazione. Ma questi empi hanno preferito abbandonare il vero e seguire il falso, guadagnandosi cosí l’eterno fuoco dell’Inferno.

Il termine “shiqaaq”, da noi tradotto con “eresia”, letteralmente, significa scissione, dissenso, guerra, e qui assume il significato di miscredenza, eresia, o, in base a quanto affermano altri esegeti, significa traviamento o allontanamento dalla verità e inclinazione a seguire il falso. Alla base di tutti questi significati c’è invero un’unica verità: l’allontanamento dal Creatore Eccelso.

Alcuni esegeti del sacro Corano narrano che dopo la rivelazione del precedente versetto e la menzione di Gesú tra gli altri profeti [ricordati nel versetto], alcuni cristiani dissero: “Noi non accettiamo questo! Gesú non era simile agli altri profeti! Egli era figlio di Dio”. Fu allora rivelato l’ultimo versetto in esame, e ricordò loro che se non crederanno come credono i mussulmani saranno traviati, miscredenti, eretici.[190]

In ogni caso, alla fine dell’ultimo versetto il sacro Verbo d’Allah rincuora i mussulmani dicendo: “…e allora ti basterà Allah contro di loro. Egli è Colui che [tutto] ascolta e conosce”

CHI SONO GLI ASBAAT

I termini “sibt”, “sabt” e “inbisaat”, significano tutti “estendere facilmente”. A volte si usa la parola “sabat” per denotare l’albero, poiché i suoi rami s’estendono facilmente. Lo stesso dicasi per i discendenti di una famiglia – che si estende facilmente di generazione in generazione – che, in lingua araba, vengono chiamati “asbaat”

Nel versetto, il termine “asbaat” denota le famiglie e le tribú giudee, oppure i figli dei dodici figli di Giacobbe. In ogni caso, questa parola non indica i figli di Giacobbe, e ciò è confermato dal fatto che alcuni di essi s’erano comportati in modo iniquo con il loro nobile fratello Giuseppe, profeta e diletto di Allah.

Il termine “hanaf” significa invece allontanarsi dal male per seguire il bene. Al contrario, “janaf” significa allontanarsi dal bene per seguire il male. Ebbene, siccome i sinceri monoteisti aborrono lo shirk, e seguono con sincerità e decisione la fede monoteista, vengono chiamati haníf, parola che deriva da “hanaf”.

Per questo stesso motivo, uno dei significati della parola hanif, è “retto”, “diritto”. Da ciò comprendiamo che alla base dei significati ricordati dagli esegeti per questo termine – inerenti all’hajj [pellegrinaggio] alla Casa di Allah, alla sottomissione alla verità, alla fedeltà ad Abramo, o alla devozione – c’è un unico concetto generale.

VERSETTI 138-141

ÕöÈúÛóÉó Çááøåö æóãóäú ÃóÍúÓóäõ ãöäó Çááøåö ÕöÈúÛóÉð æóäóÍúäõ áóåõ ÚóÇÈöÏõæäó ﴿138﴾ Þõáú ÃóÊõÍóÂÌøõæäóäóÇ Ýöí Çááøåö æóåõæó ÑóÈøõäóÇ æóÑóÈøõßõãú æóáóäÇ ÃóÚúãóÇáõäóÇ æóáóßõãú ÃóÚúãóÇáõßõãú æóäóÍúäõ áóåõ ãõÎúáöÕõæäó ﴿139﴾ Ãóãú ÊóÞõæáõæäó Åöäøó ÅöÈúÑóÇåöíãó æÅöÓúãóÇÚöíáó æÅöÓúÍóÇÞó æóíóÚúÞõæÈó æóÇáÃóÓúÈóÇØó ßóÇäõæÇ åõæÏÇð Ãóæú äóÕóÇÑóì Þõáú ÁóÃóäúÊõãú ÃóÚúáóãõ Ãóãö Çááøåõ æóãóäú ÃóÙúáóãõ ãöãøóäú ßóÊóãó ÔóåóÇÏóÉð ÚöäÏóåõ ãöäó Çááøåö æóãóÇ Çááøåõ ÈöÛóÇÝöáò ÚóãøóÇ ÊóÚúãóáõæäó ﴿140﴾ Êöáúßó ÇõãøóÉñ ÞóÏú ÎóáóÊú áóåóÇ ãóÇ ßóÓóÈóÊú æóáóßõãú ãóÇ ßóÓóÈúÊõãú æóáÇó ÊõÓúÆóáõæäó ÚóãøóÇ ßóÇäõæÇú íóÚúãóáõæäó ﴿141﴾

138.  [Dite: “Noi abbiamo assunto] la ‘tinta’ di Allah [abbiamo cioè accettato la Sua religione e ci siamo sottomessi al Suo volere”]! E chi è migliore di Allah nella tinta? Noi adoriamo [solo] Lui!

139.  Di’: “Polemizzate con noi riguardo ad Allah, mentre Egli è il nostro e vostro Signore?! A noi le nostre azioni e a voi le vostre! Noi siamo devoti a Lui.

140.  O vorreste forse sostenere che Abramo, Ismaele, Isacco e Giacobbe e gli Asbàt [i profeti della progenie di Giacobbe] erano giudei o cristiani?!”. Di’: “Ne sapete piú voi o Allah?”. E chi è piú iniquo di chi nasconde una testimonianza che è presso di lui [e che ha ricevuto] da Allah? E Allah non è ignaro di ciò che fate.

141.  Questa è una nazione ormai passata. Avrà quel che s’è guadagnata e voi avrete ciò che vi sarete guadagnati, e non sarà chiesta ragione a voi di ciò che essi facevano.